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“NeglianniVenti,laprimissima<br />
pellicola Assunta Spina. Con<br />
Salvatore Giuliano di Rosi,<br />
siapreunf<strong>il</strong>onecheancoraoggi<br />
rimaneattualissimo”<br />
del ‘63. Seguiranno “Il caso Mattei“ e “Lucky<br />
Luciano”, rispettivamente del ‘72 e del ‘73.<br />
Si tratta di f<strong>il</strong>m in cui la denuncia dei crimini<br />
di camorra e mafia è indiretta, anche se, ne<br />
“La sfida”, a far da protagonista è la camorra<br />
degli ortomercati. La trama è ispirata a un<br />
episodio vero, la storia di Pascalone ‘e Nola,<br />
ucciso dai camorristi, e di Pupetta Maresca,<br />
che ne vendicherà la morte.<br />
Con Francesco Rosi, un altro regista merita<br />
un ruolo di primo piano nella cinematografia<br />
antimafiosa: Damiano Damiani. Con “Il<br />
giorno della civetta”, tratto da un romanzo<br />
di Leonardo Sciascia, inizia una serie di pellicole<br />
tutte caratterizzate dallo stesso tema di<br />
fondo. Da ricordare, fra le altre, “Confessione<br />
di un commissario di polizia al procuratore<br />
della Repubblica”; “L’istruttoria è<br />
chiusa: dimentichi”; “Un uomo in ginocchio”;<br />
“Come si uccide un magistrato”; “Pizza connection”;<br />
“L’inchiesta”. Infine, lo sceneggiato<br />
tv “La piovra”.<br />
Tre sono i f<strong>il</strong>m di Giuseppe Ferrara sull’argomento.<br />
Il primo è “Il sasso in bocca”, sulle<br />
collusioni fra mafia e Cosa Nostra. Seguono<br />
“Cento giorni a Palermo” ispirato alla storia<br />
del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso<br />
insieme con la giovane moglie, Emanuela<br />
Setti Carraro; infine, “Giovanni<br />
Falcone”, sulla vita e la morte del magistrato,<br />
fatto saltare in aria con la consorte,<br />
Francesca Morv<strong>il</strong>lo, e tre uomini della scorta.<br />
Nel 1986, Giuseppe Tornatore gira “Il camorrista”,<br />
tratto dal romanzo omonimo di<br />
Giò Marrazzo e ispirato alla vita di Raffaele<br />
Cutolo e della sorella Rosetta.<br />
Di Alessandro di Rob<strong>il</strong>ant , nel ‘93, è “Il giudice<br />
ragazzino”. Racconta quasi con tenerezza<br />
la storia del magistrato sic<strong>il</strong>iano<br />
Rosario Livatino, giovane e coraggioso. Pagherà<br />
con la vita la sfida alla mafia.<br />
Due magnifici f<strong>il</strong>m nel 2.000. Il primo è “I<br />
cento passi” di Marco Tullio Giordana. Il regista<br />
narra con commozione e intensa par-<br />
76<br />
Cinema<br />
tecipazione la vita di Peppino Impastato.<br />
Un’opera che è stata definita “un atto di resistenza”.<br />
Trucidato nel maggio del ‘78, occorreranno<br />
vent’anni perché <strong>il</strong> cosiddetto<br />
incidente (Impastato venne legato a un binario<br />
e fatto saltare con 6 ch<strong>il</strong>i di tritolo) trovasse<br />
un colpevole con l’incriminazione di<br />
Tano Badalamenti, mandante presunto dell’assassinio.<br />
Il secondo è “Placido Rizzotto”, di Pasquale<br />
Scimeca: vita e morte del sindacalista in lotta<br />
con la mafia corleonese. Il sicario fu Luciano<br />
Liggio, destinato a diventare uno dei più potenti<br />
boss di mafia.<br />
Infine, nel 2003, Stefano Incerti dirige “Segreti<br />
di Stato”, tratto dal libro di Salvatore<br />
Parlagreco. Argomento, la tormentata esistenza<br />
del primo pentito di mafia, Leonardo<br />
Vitale. Pagherà le sue rivelazioni col carcere,<br />
col manicomio, fra le cui mura diventa un relitto<br />
umano, e, infine, una volta uscito, con<br />
la vita.