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Quando la malavita arriva sullo schermo<br />

Da Rosi a Damiani a Tornatore: quanti f<strong>il</strong>m sull’argomento<br />

di Cristiano Della Valle<br />

Da sempre, <strong>il</strong> cinema italiano si è distinto per<br />

la sua attenzione alla vita civ<strong>il</strong>e. Da sempre,<br />

registi di grande prestigio hanno portato<br />

sullo schermo i risvolti della società, anche<br />

quelli più commoventi; anche quelli più deteriori.<br />

Così a memoria, vengono in mente<br />

le tre trasposizioni di un dramma di Salvatore<br />

Di Giacomo, “Assunta Spina”. La prima<br />

è del 1915, quando <strong>il</strong> cinema era ancora<br />

muto. La divina (molto prima della Garbo)<br />

Francesca Bertini ne fu la splendida protagonista,<br />

con la regia di Gustavo Serena, che<br />

si riservò anche <strong>il</strong> ruolo di protagonista masch<strong>il</strong>e;<br />

ancora un’edizione senza sonoro nel<br />

1928, con Tina De Liguoro. Infine, nel 1948,<br />

l’edizione f<strong>il</strong>mata da Mario Mattoli, con una<br />

superba (la definizione è di Morando Morandini,<br />

ndr) Anna Magnani, affiancata da<br />

Eduardo e Titina De F<strong>il</strong>ippo. Una <strong>Napoli</strong> dolente<br />

e crudele, quella di questo f<strong>il</strong>m, con<br />

un’ambientazione che anticipa in qualche<br />

modo quelli che saranno i guasti di una certa<br />

malavita.<br />

Dal verismo di Di Giacomo al neorealismo<br />

del secondo dopoguerra, ad opera dei Rossellini,<br />

dei De Sica, dei Visconti, dei Lattuada,<br />

dei Germi e così via. In “Sciuscià”, anch’esso<br />

ambientato a <strong>Napoli</strong>, De Sica fa una violenta<br />

e tenerissima denuncia sociale.<br />

E’ dagli Anni Cinquanta che irrompe la tematica<br />

camorristica e mafiosa. L’atroce episodio<br />

di Portella della Ginestra venne<br />

ricordato da Francesco Rosi nel suo capolavoro<br />

“Salvatore Giuliano”. Il 1° maggio del<br />

‘47 si tornava a festeggiare la Festa del Lavoro,<br />

abolita dal regime fascista. A Portella<br />

della Ginestra si riunirono 2.000 lavoratori,<br />

in prevalenza contadini, che manifestavano<br />

contro <strong>il</strong> latifondo. All’improvviso, dalle colline<br />

circostanti, partirono raffiche di mitra.<br />

Tragico <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio: 11 morti (di cui 2 bambini)<br />

e 27 feriti. Mesi dopo si seppe che a<br />

sparare erano stati gli uomini del bandito<br />

Salvatore Giuliano, legato ad ambienti politici<br />

e mafiosi. Rosi con grande maestria racconta<br />

la storia di Giuliano, fino alla<br />

misteriosa morte, attribuita al suo braccio<br />

Cinema<br />

“Le vittime di camorra e<br />

mafia, da Falcone a Livatino<br />

a Dalla Chiesa, ricordate in<br />

opere che resteranno nella<br />

storia della cinematografia<br />

mondiale”<br />

destro Gaspare Pisciotta. Che poi, qualche<br />

anno dopo, nel carcere dell’Ucciardone<br />

venne avvelenato, dopo la sua minaccia di<br />

rivelare i veri mandanti della strage.<br />

Con “Salvatore Giuliano” si apre un f<strong>il</strong>one<br />

che non accenna ancora oggi ad esaurirsi.<br />

Ma che, anzi, è diventato un vero e proprio<br />

“genere”, grazie, purtroppo, al d<strong>il</strong>agare sempre<br />

più preoccupante della criminalità organizzata.<br />

Sempre del regista napoletano, che<br />

nell’apr<strong>il</strong>e scorso è stato colpito da un doloroso<br />

lutto, con la perdita drammatica della<br />

moglie Giancarla Mandelli, da segnalare “La<br />

sfida” e “I magliari”, entrambi girati prima di<br />

“Salvatore Giuliano, e “Le mani sulla città” ,<br />

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