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Sede della fondazione “'A voce d' 'e creature<br />

concorrere all’assegnazione del bene confiscato.<br />

Nella domanda, devono specificare<br />

statuto giuridico, esperienza sul campo e<br />

scopo sociale. Presentano un progetto dettagliato<br />

sulla destinazione d’uso e le attività che<br />

intendono realizzare. Quindi ciascuna pratica<br />

viene valutata da una commissione, che dà<br />

l’ok a scadenza biennale. Questa la procedura<br />

anche per don Luigi Merola, <strong>il</strong> parroco che ha<br />

lasciato Forcella subito dopo la morte di Annalisa.<br />

Minacciato per aver esortato gli abitanti<br />

del quartiere a ribellarsi alla camorra. A<br />

fermare la scia di sangue.<br />

Con don Merola, all’Arenaccia è stata inaugurata<br />

la fondazione “‘A voce d’ ‘e creature”<br />

nella v<strong>il</strong>la confiscata al boss Brancaccio.<br />

La fondazione lavora contro la dispersione<br />

scolastica. Con sportelli dedicati all’ascolto,<br />

spazi per l’orientamento e la formazione e<br />

progetti di educazione al lavoro. E ancora, all’Arenaccia,<br />

la cooperativa Dedalus porta<br />

avanti iniziative in favore degli immigrati.<br />

Sono 42 le realtà positive. Ma scorrere<br />

l’elenco delle proprietà acquisite dal Comune,<br />

un tesoro da 9 m<strong>il</strong>ioni, significa anche<br />

tracciare una mappa criminale che attraversa<br />

ogni quartiere con le famiglie Acanfora, Baratto,<br />

Brancaccio, Contini, Esposito, Giuliano,<br />

Maresca, Morra, Mazzarella, solo per citarne<br />

alcune.<br />

L’elenco è lungo. In totale, sono 72 i beni confiscati<br />

assegnati all’amministrazione partenopea.<br />

Tutti assegnati ai fini istituzionali e<br />

sociali, eccetto tredici. Tra questi, sei sono<br />

inut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i: devastati prima che <strong>il</strong> Comune<br />

ne entrasse in possesso. “Non abbiamo i<br />

Territorio<br />

fondi per procedere alle ristrutturazioni”,<br />

spiega l’assessore ai Beni confiscati Luigi<br />

Scotti. Gli altri sette immob<strong>il</strong>i invece sono indisponib<strong>il</strong>i<br />

perché abitati. Ceduti in affitto in<br />

precedenza, dagli oramai ex proprietari. È ancora<br />

in atto un braccio di ferro davanti al Tar<br />

che, in due casi, ha sospeso lo sfratto sollecitato<br />

dal Comune.<br />

Storia a parte, quella de “la Gloriette”. La v<strong>il</strong>la<br />

del defunto boss del contrabbando, Michele<br />

Zaza, già confiscata, ma assegnata alla questura,<br />

presto diventerà centro di accoglienza<br />

per disab<strong>il</strong>i e minori a rischio con <strong>il</strong> passaggio<br />

di consegne all’amministrazione. Il complesso,<br />

con rifugio-bunker e piscina all’aperto,<br />

è in perfette condizioni. “Non è stata<br />

distrutto perché abitato dalla moglie del<br />

boss”, sostiene Scotti. Per 15 anni, “la Gloriette”<br />

è rimasta in mano agli eredi dell’allora<br />

capoclan, grazie a cav<strong>il</strong>li e distrazioni del Demanio<br />

che l’aveva affidata a una società con<br />

regolare contratto di locazione ma per canone<br />

dal valore simbolico. Sei funzionari sono<br />

stati indagati per abuso di ufficio e omissione.<br />

E nel frattempo, sono passati 23 anni dal sequestro<br />

della v<strong>il</strong>la, otto dalla confisca.<br />

Entrare in casa di un boss rimane comunque<br />

un tabù. “È successo che le associazioni ci abbiano<br />

restituito <strong>il</strong> bene assegnato dopo aver<br />

subìto pesanti minacce”, avverte l’assessore.<br />

“È successo proprio a Forcella. Raccontare<br />

queste storie è uno schiaffo alla camorra”,<br />

aggiunge. Per Telefono Azzurro, Raia assicura:<br />

“Siamo stati accolti bene, non abbiamo<br />

problemi”.<br />

Del passato non si parla nello stab<strong>il</strong>e di via<br />

della Giudecca. A ricordare quello che ha significato<br />

rimane solo l’ascensore che conduce<br />

all’ultimo piano. Un’opera realizzata a<br />

spese dei Giuliano: c’è una sola fessura blindata<br />

che scorre e si apre, l’asse portante rimane<br />

fermo. La porta è bloccata per fare da<br />

scudo ai proiett<strong>il</strong>i. Per celare e proteggere chi<br />

è dentro l’ascensore. Mentre fuori, lungo la<br />

strada, Annalisa non ha trovato riparo dalla<br />

pioggia di fuoco.<br />

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