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Comuni sciolti: come gli zombi a volte tornano
A San Giuseppe e Taurianova nelle liste sempre gli stessi
di Francesco Gravetti
Nove comuni sciolti nel 2008, dieci nel 2009.
Qualche riabilitazione, decisa dai giudici del
Tar e del Consiglio di Stato che accolgono i
ricorsi degli amministratori mandati a casa.
Ma si tratta di poche eccezioni: il fenomeno
dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni
della criminalità organizzata resiste nel
tempo. E’ la risposta che lo Stato tenta di
dare per eliminare i legami tra politica e
mafia, ripulire territori dove gli intrecci sono
molteplici e gli interessi così alti che il rispetto
delle regole viene ridotto ad un optional.
Secondo dati del ministero
dell’Interno, oltre 170 Comuni sono stati
sciolti per mafia. Tuttavia la pervasività della
presenza mafiosa, sempre più proiettata al
controllo delle istituzioni locali, nevralgici
centri della spesa pubblica, ha dimostrato di
saper superare ed eludere gli eventi traumatici
derivanti dallo scioglimento. Spesso si
è registrato, a distanza di poco tempo, che
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Italia
l’organo comunale è stato di nuovo dissolto.
E sono complessivamente venticinque i casi
di Consigli comunali sciolti per due volte e,
in un caso, addirittura tre volte. Ben 130 amministratori,
poi, sono stati rieletti nei Comuni
incriminati. Intervenire, insomma, non
è facile e una volta che si è riusciti a mandare
a casa la classe politica collusa, non è detto
che essa non torni, più forte e prepotente di
prima. Un ipotetico viaggio tra i Comuni
sciolti per mafia sarebbe caratterizzato quasi
per intero dal sole. Il sole del Sud. È qui, soprattutto,
che la criminalità fa politica. Consulti
un’ideale cartina e ti imbatti in nomi di
città dalla provenienza inconfondibile: Siculiana
(Agrigento) o Amantea (Cosenza) oppure
Pago del Vallo di Lauro (Avellino). C’è
chi lo ha fatto, un viaggio del genere. Nello
Trocchia, giornalista che ha collaborato con
Liberazione, Carta, La Voce della Campania,
Indymedia e attualmente è redattore del-