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Inf<strong>il</strong>trazioni mafiose e <strong>il</strong>legalità in Toscana<br />
La malavita sul territorio dalla Maremma alla Vers<strong>il</strong>ia<br />
dal nostro corrispondente Cristiana Guccinelli<br />
Sarà che non se ne parla molto, sarà per un<br />
meccanismo di assoluzione collettiva è un<br />
fatto i cittadini toscani ritengano le mafie<br />
questione di altri luoghi e di altri contesti sociali<br />
e culturali.<br />
Se è vero che in Toscana la criminalità organizzata<br />
non riceve consenso sociale e, tranne<br />
sporadici tentativi, non emergono rapporti<br />
tra criminalità organizzata e sistema politico,<br />
è altrettanto vero che le inf<strong>il</strong>trazioni mafiose,<br />
italiane e straniere, sono ben presenti e tendono<br />
negli anni ad incrementare le loro attività<br />
<strong>il</strong>legali.<br />
La “Fondazione Antonino Caponnetto”, nata a<br />
Firenze nel 2003 nel nome del fondatore del<br />
pool antimafia di Palermo, ha lo scopo di tenere<br />
alta l’attenzione sui fenomeni mafiosi che<br />
avvengono in regione. Nel settembre scorso<br />
ha presentato un Rapporto sulla presenza delle<br />
mafie dal titolo significativo, “La Toscana non è<br />
terra di mafia ma la mafia c’è e gode di ottima<br />
salute”. Per <strong>il</strong> presidente Salvatore Calleri “la<br />
Toscana è una terra ricca in cui la mafia ricicla<br />
<strong>il</strong> denaro sporco, è un fenomeno spalmato su<br />
tutto <strong>il</strong> territorio. Le zone più a rischio sono le<br />
provincie di Firenze e Pistoia e tutta la costa viareggina.<br />
Ci sono campanelli d’allarme, come i<br />
passaggi di mano di alberghi e pizzerie, che<br />
vanno verificati”.<br />
Il rapporto offre una mappa dettagliata e fornisce<br />
categorie interpretative del fenomeno.<br />
1) La criminalità organizzata si adatta al territorio<br />
nel quale opera;<br />
2) I“campanelli d’allarme” si nascondono<br />
spesso dietro fatti di cronaca nera che occorre<br />
decodificare.<br />
3) Le mafie si spartiscono i settori economici.<br />
La mafia russa realizza grandi investimenti immob<strong>il</strong>iari,<br />
puntando su strutture alberghiere e<br />
fabbriche di calzature. La mafia cinese ricicla su<br />
immob<strong>il</strong>i ed esercizi commerciali ma le sue<br />
principali attività <strong>il</strong>legali sono lo sfruttamento<br />
dei clandestini e della manodopera, la prostituzione,<br />
<strong>il</strong> racket ed <strong>il</strong> gioco d’azzardo. Traffico<br />
di stupefacenti e di armi per la mafia albanese.<br />
Traffico di “badanti”, truffe e rapine con strumenti<br />
tecnologici per la mafia rumena.<br />
italia<br />
Firenze, aentato di via dei Georgof<strong>il</strong>i del 1994<br />
E le mafie italiane? Fin dagli anni Sessanta, qui<br />
sono arrivati, malgrado l’opposizione delle istituzioni<br />
locali, molti malavitosi in soggiorno obbligato.<br />
Duecentoventotto tra <strong>il</strong> 1961 ed <strong>il</strong><br />
1972. Da allora la rete di presenze correlate si<br />
è strutturata ed i capitali criminali sono stati<br />
immessi nell’economia regionale.<br />
A documentarlo è <strong>il</strong> report di “Avviso Pubblico”,<br />
un’associazione nata nel 1996 da una rete di<br />
amministratori di Comuni, Province, Regioni e<br />
Comunità Montane, per promuovere azioni di<br />
prevenzione e contrasto all’inf<strong>il</strong>trazione mafiosa<br />
negli enti locali. Dallo studio emerge che,<br />
dagli anni 70 ad oggi, i nuclei delle organizzazioni<br />
criminali in Toscana sono cresciuti da 38 a<br />
43. Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra sono<br />
presenti nelle province di Lucca, Massa Carrara,<br />
Livorno, Pistoia e Firenze. Assente la camorra<br />
dalle province di Pisa, Prato e Siena.<br />
I settori economici esposti ad “attacco” sono<br />
soprattutto piccole agenzie bancarie, ed<strong>il</strong>izia,<br />
gioco d’azzardo, turismo balneare, attività immob<strong>il</strong>iari.<br />
Altro indice significativo della presenza criminale<br />
in regione è quello dei beni confiscati: 8<br />
aziende e 28 immob<strong>il</strong>i, solo nel 2008.<br />
In aumento <strong>il</strong> numero dei reati ambientali. Il<br />
traffico <strong>il</strong>lecito di rifiuti resta prerogativa del<br />
clan dei casalesi, <strong>il</strong> gruppo più forte di tale tipo<br />
all’interno della regione. Ma, come denuncia<br />
Legambiente, cresce anche l’abusivismo e <strong>il</strong><br />
numero di incendi dolosi. La Toscana non sarà<br />
terra di mafia, ma qui “la mafia gode di ottima<br />
salute”.<br />
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