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Ermelinda Pagano<br />

aff<strong>il</strong>iate alla picciotteria, mentre nei codici<br />

’ndranghetisti, secondo le testimonianze di<br />

alcuni collaboratori di giustizia, è contemplato<br />

<strong>il</strong> titolo di sorella d’omertà”.<br />

“Questo titolo”, spiega la sociologa Monica<br />

Massari, studiosa della Sacra Corona Unita,<br />

“ricorre anche in alcuni documenti e conversazioni<br />

intercettate in relazione all’attività<br />

della cosiddetta quarta mafia. Le donne della<br />

criminalità organizzata pugliese”, continua la<br />

Massari, “hanno sempre avuto un ruolo importante,<br />

a cominciare dalla moglie del capo<br />

fondatore Pino Rogoli, Domenica Biondi detta<br />

Mimina, di recente tornata in carcere per<br />

scontare una pena residua, che è sempre<br />

stata un alter ego del marito detenuto”.<br />

Ma donne di mafia sono anche le esponenti<br />

dello schieramento brindisino della Scu, che<br />

negli anni Novanta calcano la ribalta criminale<br />

spinte dalla necessità di gestire gli affari dei<br />

mariti, quasi tutti arrestati.<br />

Ma è nella camorra, ancor più che nelle altre<br />

mafie, che le donne hanno sempre avuto un<br />

ruolo particolarmente attivo, a partire dalle<br />

figure custodite nei libri di storia come Marianna<br />

De Crescienzo la Sangiovannara e<br />

Maria Cutinelli, fino a quelle attive ai giorni<br />

nostri. Lo confermano anche gli ultimi dati del<br />

Dipartimento di amministrazione penitenziaria:<br />

delle 108 donne italiane detenute nel nostro<br />

Paese per mafia, ben 73 sono nate in<br />

Campania. E non è un caso, dunque, che a<br />

promuovere <strong>il</strong> primo “censimento scientifico”<br />

60<br />

Italia<br />

sul fenomeno della presenza femmin<strong>il</strong>e nella<br />

criminalità organizzata ci abbia pensato una<br />

sociologa napoletana, Anna Maria Zaccaria,<br />

docente all’università “Federico II”.<br />

Esaminando i casi delle aff<strong>il</strong>iate alla camorra,<br />

la Zaccaria giunge a conclusioni analoghe a<br />

quelle della Ingrascì, negando la teoria della<br />

reale emancipazione. Anche per la sociologa<br />

campana, infatti, l’ascesa delle donne ai vertici<br />

dei clan è sempre indissolub<strong>il</strong>mente “connessa<br />

a legami forti di accreditamento con<br />

figure masch<strong>il</strong>i di spicco”.<br />

Ma le donne aff<strong>il</strong>iate alla camorra aumentano<br />

anche a causa di un’altra evidenza empirica.<br />

“In questi ultimi anni la maggior parte dei capi<br />

delle organizzazioni criminali campane sono<br />

stati assicurati alla giustizia”, spiega la pm<br />

della Dda di <strong>Napoli</strong> Stefania Castaldi, “o sono<br />

stati costretti a darsi alla latitanza inseguiti da<br />

pesanti ordini di cattura: è in quest’occasione<br />

che le loro donne ne prendono <strong>il</strong> posto, che si<br />

rimboccano le maniche per gestirne gli affari,<br />

più o meno sporchi”.<br />

Due storie per tutte, quella di una lady camorra<br />

di vecchia generazione, Gemma Donnarumma,<br />

e quella di una capessa<br />

emergente, Elmelinda Pagano. «Donna<br />

Gemma», moglie del boss Valentino Gionta<br />

dell’omonimo clan di Torre Annuziata, è in<br />

carcere dal 4 novembre 2008, quando, durante<br />

una maxi retata notturna, fu arrestata<br />

insieme ad altre dieci aff<strong>il</strong>iate. Per i magistrati<br />

la donna, attenta e precisa esecutrice degli<br />

ordini e dei dispositivi emessi dalle celle di<br />

Poggioreale, gestiva le estorsioni del clan. Già<br />

venticinque anni fa Giancarlo Siani definiva <strong>il</strong><br />

suo un «nome inquietante», perché inserito<br />

nell’elenco dei soci di molte delle aziende riferib<strong>il</strong>i<br />

al clan (come la Do.Gi. e la Oplonti<br />

Pesca), puntando sul fatto che la first lady<br />

della cosca di Torre Annunziata allora fosse<br />

ancora incensurata. Elmelinda Pagano, invece,<br />

ha sposato <strong>il</strong> boss Raffaele Amato, capo<br />

della fazione scissionista protagonista della<br />

guerra interna al clan Di Lauro. In piena faida,<br />

<strong>il</strong> 15 dicembre 2004, accompagnata dalla sorella<br />

Rosaria, Elmelinda ritira due m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro intestati alla San Paolo fiduciaria spa di<br />

Torino. Le due donne si recano presso la f<strong>il</strong>iale<br />

nolana del San Paolo Banco di <strong>Napoli</strong> e dopo<br />

un po’ vi escono con 4000 banconote da 500<br />

euro. Mentre gli uomini del clan sparano o si<br />

nascondono latitanti in Spagna, le donne, su<br />

loro ordine, si muovono per mettere al sicuro<br />

soldi sporchi di sangue e droga.

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