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Giuseppe Impastato<br />

losa perché entrata nel tessuto sociale. Gestisce<br />

un po’ tutto, dall’acqua alla sanità.<br />

Che cosa si può fare per combatterla?<br />

Dobbiamo partire dal presupposto che bisogna<br />

portare avanti un’azione di resistenza<br />

vera e propria. A livello individuale si può fare<br />

tantissimo, cercando innanzitutto di rompere<br />

con la cultura mafiosa dentro noi stessi.<br />

Quando lotto contro la mafia è come se lottassi<br />

contro me stesso, contro una forma di<br />

agire e di pensare. Non voglio dire che siamo<br />

tutti mafiosi, siamo persone per bene. Purtroppo<br />

la cultura mafiosa è radicata dentro di<br />

noi. Tuttavia credo che questo Paese sia ancora<br />

vivo e che ce la possa fare.<br />

Sul fronte dell’antimafia cosa è cambiato?<br />

Sono stati fatti tanti passi avanti. Grazie alle<br />

nostre lotte, siamo riusciti a far approvare la<br />

legge 109 sull’ut<strong>il</strong>izzo dei beni confiscati ai<br />

mafiosi; abbiamo oggi cooperative che lavorano<br />

su terre sottratte alla mafia. A Palermo<br />

opera <strong>il</strong> movimento dei “senza casa”, che occupa<br />

le case una volta proprietà dei mafiosi.<br />

Tuttavia le conquiste si sono ottenute negli<br />

anni, anche con molti ostacoli, e l’impegno<br />

delle istituzioni è stato più forte sull’onda dell’emergenza<br />

e dopo i sacrifici di tantissime<br />

persone che ci hanno lasciato la pelle. Così<br />

dopo l’uccisione di Dalla Chiesa nell’82 è<br />

stato introdotto <strong>il</strong> 416 bis, che punisce l’associazione<br />

per delinquere di tipo mafioso, cui<br />

è stato dato nuovo impulso dopo le stragi che<br />

coinvolsero i giudici Falcone e Borsellino.<br />

Interviste<br />

Tutti risultati importanti, ma se vogliamo<br />

sconfiggere la mafia dobbiamo partire dal<br />

basso.<br />

In che modo?<br />

Scendendo in piazza, facendo sentire la propria<br />

voce, come è accaduto l’anno scorso<br />

quando diecim<strong>il</strong>a persone hanno manifestato<br />

a Ponteranica, nel bergamasco, contro la<br />

mafia e <strong>il</strong> sindaco leghista che voleva togliere<br />

la targa che dedicava la biblioteca comunale<br />

a Peppino. Cose come questa si possono amplificare,<br />

possono trovare un perno forte soprattutto<br />

nei movimenti che stanno cercando<br />

di far nascere conflitti culturali, che per una<br />

lotta di resistenza rappresentano <strong>il</strong> nostro futuro.<br />

Quindi una forma di lotta alla mafia resta<br />

l’associazionismo?<br />

Certo. Legarsi all’associazionismo e al volontariato<br />

è un impegno che deve procedere di<br />

pari passo con un sano sv<strong>il</strong>uppo economico<br />

del Paese. Soprattutto i giovani dovrebbero<br />

legarsi ai movimenti e alle associazioni. Per<br />

questo vado nelle scuole, cercando di coinvolgere<br />

i ragazzi e di sensib<strong>il</strong>izzarli in questo<br />

senso”.<br />

La casa del boss affidata<br />

all’Associazione Peppino<br />

Impastato<br />

Cinisi, corso Umberto 183. La casa di don<br />

Tano Badalamenti, <strong>il</strong> mandante dei sicari di<br />

Impastato, è ora la sede dell'Associazione che<br />

porta <strong>il</strong> nome di Peppino. Qui si trasferirà<br />

anche la Biblioteca Comunale. Una palazzina<br />

a due piani che Falcone e Borsellino avevano<br />

sequestrato nel 1985 e che, un lustro dopo, è<br />

stata finalmente confiscata. Il sindaco di Cinisi,<br />

Salvatore Palazzolo, ha consegnato le<br />

chiavi della casa a Giovanni Impastato, che<br />

dell'associazione è <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e. Onde evitare<br />

che i padrini potessero riacquistare <strong>il</strong><br />

fabbricato. Badalamenti è morto nelle carceri<br />

americane nel 2004. E Giovanni Impastato<br />

chiede che le indagini sulla morte del fratello<br />

vengano riaperte. La vita del giovane Peppino<br />

ha dato origine alla trama del f<strong>il</strong>m “I cento<br />

passi”. Ovvero la distanza esatta fra la sede<br />

della Radio diretta da Impastato e la casa del<br />

boss Badalamenti, attaccato dagli editoriali<br />

dell’emittente per le sue attività mafiose.<br />

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