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Il giudice Antonio Ingroia<br />

tocca ai cittadini cercare di cambiare <strong>il</strong> corso<br />

degli eventi. I maggiori risultati contro la<br />

mafia si sono ottenuti quando c’è stato un<br />

forte movimento di opinione contro la malavita<br />

organizzata. La mia espressione sul corso<br />

degli eventi è stata interpretata, in un editoriale<br />

televisivo, come se volessi propugnare<br />

un programma politico, dando alla magistratura<br />

compiti di governo o cose del genere.<br />

Niente di meno esatto.<br />

A proposito di questa interpretazione,<br />

spesso i magistrati vengono accusati di volersi<br />

fare solo della pubblicità, anche con<br />

ambizioni politiche. Nel suo caso, lei ha questo<br />

tipo di ambizione?<br />

Naturalmente no. Penso semplicemente che<br />

<strong>il</strong> magistrato non debba chiudersi in una specie<br />

di turris eburnea, lontano dalla gente. Il<br />

mio maestro Borsellino, contrariamente a<br />

quanto si possa pensare di lui, era un magistrato<br />

che parlava con la gente, che si apriva,<br />

che non si nascondeva, che guardava fuori al<br />

Palazzo di Giustizia. E’ l’uomo che ha introdotto,<br />

anche per <strong>il</strong> giudice, la conferenza<br />

stampa, un momento importante, in cui <strong>il</strong><br />

magistrato rende edotta la gente sul proprio<br />

operato, un momento di autentico dialogo<br />

diretto. Per Borsellino, un elemento fondamentale<br />

era la partecipazione, <strong>il</strong> consenso, <strong>il</strong><br />

sostegno dei cittadini. Andava nelle scuole,<br />

incontrava gli studenti, partecipava ai dibattiti<br />

con i cittadini. Questo è <strong>il</strong> suo insegnamento,<br />

un f<strong>il</strong>o diretto di comunicazione con<br />

i cittadini. Nessuna pubblicità, dunque, tanto<br />

meno per ambizioni politiche.<br />

Interviste<br />

A proposito di Borsellino, lei ha recentemente<br />

ricordato che, fra le sue tesi più importanti,<br />

c’era quella secondo la quale <strong>il</strong><br />

nodo per la lotta alla mafia è essenzialmente<br />

politico e che prima di una magistratura<br />

antimafia occorre una politica<br />

antimafia. Una utopia, oggi?<br />

Non credo che si debba essere così pessimisti.<br />

Certo, Paolo Borsellino si lagnava della latitanza<br />

di una politica con la P maiuscola. La<br />

lotta alla mafia, per essere vincente, ha bisogno<br />

della continuità e questa continuità può<br />

essere assicurata solo dalla politica. La mia<br />

opinione è che manchi un progetto autentico<br />

in materia. Ci sono iniziative sporadiche, episodiche.<br />

La magistratura da sola non ce la<br />

può fare. Ci troviamo in effetti con una politica<br />

che, specialmente negli ultimi anni, ha<br />

cercato di ricacciare indietro la magistratura,<br />

mentre, invece, ci sarebbe bisogno di significativi<br />

passi avanti.<br />

In effetti, la legge per la lotta alla mafia è del<br />

1982. Occorrerebbe, come minimo, “rinfrescarla“.<br />

Qualche mese fa, a Reggio Calabria, <strong>il</strong> Governo,<br />

nei suoi massimo vertici, con <strong>il</strong> Presidente<br />

del Consiglio, ha assunto l’impegno di<br />

varare un Testo Unico della legislazione antimafia.<br />

Questo provvedimento, attualmente,<br />

è ancora “in fieri”. Pare che ci siano<br />

altre emergenze, come le intercettazioni... Io<br />

credo che <strong>il</strong> Testo Unico, atteso da anni,<br />

debba essere introdotto e colgo questa occasione<br />

per sollecitarne <strong>il</strong> varo”.<br />

Giudice Ingroia, lei ritiene che siamo in<br />

emergenza democratica? Ultimamente lei<br />

ha parlato di sistematica demolizione non<br />

solo dei p<strong>il</strong>astri del diritto ma addirittura<br />

della demolizione dello Stato.<br />

La demolizione dello stato di diritto, sì. E lo<br />

dico con preoccupazione. Uno dei p<strong>il</strong>astri è<br />

l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge,<br />

ed è a rischio; un altro p<strong>il</strong>astro è l’indipendenza<br />

della magistratura, ed è a rischio. Ebbene,<br />

io credo che si stia realizzando una<br />

centralizzazione di un potere verso <strong>il</strong> potere<br />

e questo mi preoccupa. Vede, non abbiamo<br />

avuto un assedio della politica alla giustizia;<br />

abbiamo semplicemente perso la politica,<br />

perché le istituzioni sono state occupate<br />

dagli interessi privati, quindi è <strong>il</strong> privato che<br />

ha sostituito <strong>il</strong> pubblico”.<br />

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