scarica il pdf - CSV Napoli

“Vi spiego come è cambiata Cosa Nostra”
Rita Borsellino:“Da mafia agricola a organizzazione economica”
di Giulia Dell’Acqua
Rita Borsellino, europarlamentare
Nell’ultimo periodo si sente parlare sempre
di più di colletti bianchi, di connivenze tra
mafia e politica e nuovi sistemi criminali.
Come è cambiato, secondo il suo punto di
vista il fenomeno criminale negli ultimi anni?
Nel tempo ho avuto modo di osservare la capacità
di mutazione di cosa nostra. Non c’è da
meravigliarsi che sia completamente diversa
rispetto agli anni ‘80 e ‘90: in quegli anni i rapporti
con l’economia e la politica esistevano,
ma non costituivano l’attività principale. Nel
corso degli anni però, anche in seguito alle
stragi e alle loro conseguenze a livello repressivo,
grazie all’intervento forte dello Stato, alle
indagini, all’insicurezza generata nella mafia
dai collaboratori di giustizia, cosa nostra è
stata costretta a cambiare, trovando nuovi interessi
nella politica e nel mondo dell’economia.
Una mutazione che ha portato a un riassetto
dell’organizzazione criminale?
La mafia si è servita di relazioni più organiche,
38
Interviste
“Terreno ferle da chi ha
ceduto non per paura, ma per
opportunità”
sfruttando la sua abilità e la pochezza di alcuni
uomini politici. Ha trovato terreno fertile in
chi ha ceduto alle sue richieste non per paura,
ma per opportunità. Così, nel tempo, si è trasformata
da mafia agricola, a mafia del mattone,
a mafia della droga, per diventare, ora,
mafia dell’economia e della politica. Che Cosa
Nostra cerchi nella politica questi rapporti per
le sue attività è fisiologico, è normale. Non è
normale però, ed è estremamente grave, che
trovi tali appoggi.
Anche l’antimafia, quella della società civile,
ha cambiato pelle e si è riorganizzata
diventando una realtà forte, soprattutto
al sud Italia
La Sicilia è probabilmente tra le regioni italiane
quella che ha più esperienza, che ha
prodotto più risultati. È caposcuola: si sono
celebrati più processi, ci sono state più confische
dei beni ai mafiosi, beni riutilizzati a
scopi sociali. La Sicilia può dare moltissimo in
termini di esempio. Basti pensare all’esperienza
di “Addio Pizzo”, movimento che
nasce dal basso e proprio dalle nuove generazioni
che pensano e agiscono in modo diverso,
capaci di immaginare un futuro
migliore e determinate a costruirlo. È la conseguenza
dell’educazione alla legalità nelle
scuole, della reazione alle stragi delle coscienze
civili, del lavoro e dell’impegno quotidiano
degli educatori e delle persone
oneste. È tra i frutti più belli di tutto questo.
Come viene visto il fenomeno mafioso dagli
altri Paesi dell’UE?
Gli altri Paesi fanno fatica a comprendere
questo fenomeno e in parte lo rifiutano, tendendo
a sottovalutare il problema. Più che
altro si parla di terrorismo, di criminalità in
senso ampio, è difficile far passare il concetto
di criminalità organizzata di stampo mafioso.