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Secondo le statistiche, <strong>il</strong> fenomeno è molto<br />

più radicato nel Mezzogiorno d’Italia, mentre<br />

ne è quasi risparmiato <strong>il</strong> nord est. La maglia<br />

nera spetta alla Campania con <strong>il</strong> 73% in<br />

più rispetto alla media nazionale. Seguono a<br />

ruota la Calabria con <strong>il</strong> 61% in più, la Puglia<br />

con 44% in più e la Sic<strong>il</strong>ia con 43% in più.<br />

Stesso discorso per <strong>il</strong> prestito con usura: secondo<br />

uno studio di Contribuenti.it, <strong>il</strong> sovraindebitamento<br />

delle famiglie del<br />

Mezzogiorno, nei primi sei mesi del 2009, è<br />

cresciuto del 101,2% rispetto al 2008 e<br />

l’usura è aumentata dell’82,3%. A rischio sarebbero<br />

532.000 famiglie e 610.000 piccoli<br />

imprenditori con debiti che vanno dai 25 ai<br />

45m<strong>il</strong>a euro.<br />

Nella classifica delle regioni con i più alti tassi<br />

di usura c’è la Sic<strong>il</strong>ia, seguita dalle solite Campania,<br />

Puglia, Calabria, alle quali si aggiungono<br />

anche Bas<strong>il</strong>icata e Molise.<br />

Continuando con i numeri, <strong>il</strong> 77% delle vittime<br />

delle estorsioni ha pagato con danaro; <strong>il</strong><br />

23% ha invece consegnato la merce. A chiedere<br />

tangenti, secondo i commercianti, è nel<br />

60% dei casi la delinquenza comune, mentre<br />

per <strong>il</strong> 25% è la criminalità organizzata.<br />

Quantificare con precisione <strong>il</strong> volume d’affari<br />

di racket e usura però è una cosa molto complicata<br />

e farlo basandosi solo sul numero<br />

delle denunce darebbe risultati poco attendib<strong>il</strong>i.<br />

Esiste però una più complessa elaborazione,<br />

datata 2008, nella quale sono stati mesi a<br />

confronto più indicatori: la disoccupazione, i<br />

fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati,<br />

le denunce di estorsione e di usura, <strong>il</strong><br />

numero di sportelli bancari e <strong>il</strong> rapporto tra<br />

sofferenze e impieghi registrati negli istituti<br />

Inchieste<br />

di credito. In pratica, è stato individuato ‘l’indice<br />

del rischio usura’ attraverso la combinazione<br />

statistica di tutte quelle situazioni<br />

potenzialmente favorevoli al diffondersi dello<br />

strozzinaggio. Il risultato finale è a dir poco<br />

inquietante: le famiglie a rischio in Italia sono<br />

1m<strong>il</strong>ione e 500m<strong>il</strong>a.<br />

Per capire cosa porti le persone tra le mani<br />

degli strozzini, è ancora <strong>il</strong>luminante lo studio<br />

delle associazioni antiracket e dei contribuenti:<br />

oltre alla recente crisi economica che<br />

ha colpito soprattutto piccole attività, artigiani<br />

e commercianti, a sorpresa ci sono<br />

anche le scadenze fiscali.<br />

Per i lavoratori dipendenti, invece, sono le<br />

improvvise necessità che sopraggiungono<br />

dopo periodi di malattia o di infortuni o i cosiddetti<br />

consumi imposti, cioè quelli che derivano<br />

dalla necessità di conservare un certo<br />

status sociale o uno st<strong>il</strong>e di vita. Insomma, gli<br />

italiani finiscono per rivolgersi agli strozzini<br />

anche per pagare le tasse, per pagare le cure<br />

mediche o per i viaggi e i matrimoni.<br />

Ma torniamo nel Casertano, perché la vicenda<br />

di Giuseppe è una storia che si ripete.<br />

Nel 2008 Roberto Battaglia, imprenditore nel<br />

settore dei caseari, denunciò e fece arrestare<br />

i suoi estorsori. Tra questi c’era anche Luigi<br />

Schiavone che, secondo quanto detto da Battaglia<br />

agli inquirenti, sarebbe cugino di Francesco<br />

Schiavone, detto Sandokan, <strong>il</strong> famoso<br />

boss del libro ‘Gomorra’ di Roberto Saviano.<br />

Dopo la denuncia, Battaglia ha visto casa e<br />

azienda messi all’asta per via dei debiti.<br />

“Il problema - spiega Battaglia - è che le banche,<br />

in materia di antiracket, non rispettano<br />

i protocolli d’intesa , nati proprio per sostenere<br />

gli imprenditori in difficoltà e spingerli a<br />

denunciare”.<br />

La vicenda di Battaglia è vecchia di molti anni.<br />

Prima della sua coraggiosa denuncia, che<br />

portò all’arresto di cinque presunti aff<strong>il</strong>iati al<br />

clan dei Casalesi, le aziende di famiglia hanno<br />

subito <strong>il</strong> ricatto della camorra per anni. Con<br />

gli occhi gonfi di commozione Battaglia ricorda<br />

<strong>il</strong> padre: “È morto di crepacuore dopo<br />

anni di s<strong>il</strong>enzio, non ha mai denunciato per<br />

proteggere noi figli piccoli e mia madre. Ho<br />

tanti colleghi al nord che continuano a dirmi<br />

di trasferire le mie aziende dalle loro parti -<br />

dice -. Un mio amico di Lodi mi ripete sempre<br />

che da lui è pronta una stalla per tutti i miei<br />

capi di bestiame. Io rifiuto perché amo <strong>il</strong> mio<br />

lavoro e amo la mia terra. Voglio restare qua<br />

e rifarei tutto quello che ho fatto”.<br />

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