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Don Cio inquadrato nel maxi schermo durante la manifestazione di Libera a M<strong>il</strong>ano 2010<br />
merose e diversificate possib<strong>il</strong>ità di reimpiego<br />
dei capitali accumulati <strong>il</strong>lecitamente dalle cosche.<br />
Sono 116 i comuni lombardi che hanno<br />
confiscato almeno un bene alla mafia e 639 i<br />
beni immob<strong>il</strong>i sequestrati in Lombardia. Un<br />
segno tangib<strong>il</strong>e dell’importanza degli investimenti<br />
della malavita nella regione che, come<br />
sottolinea <strong>il</strong> report “Mafie in Lombardia” dell’associazione<br />
Libera, è quinta in Italia per numero<br />
di beni confiscati dopo Sic<strong>il</strong>ia,<br />
Campania, Calabria e Puglia. A Quarto Oggiaro,<br />
quartiere nord della periferia di M<strong>il</strong>ano,<br />
nel 2007 si scopre che su 4 m<strong>il</strong>a appartamenti<br />
popolari (per l’80% di proprietà dell’Aler,<br />
l’azienda lombarda di ed<strong>il</strong>izia residenziale),<br />
700 sono occupati abusivamente. Le case servono<br />
ai parenti di ‘ndranghetisti e camorristi<br />
in carcere o come fabbriche per lo smercio di<br />
droga. Alla Bicocca ci sono le “case rosse”, 6<br />
torri di ed<strong>il</strong>izia popolare dove 216 alloggi rispondono<br />
alla famiglia dei Porcino. Nei box<br />
una catasta di motori, portiere e gomme: è <strong>il</strong><br />
deposito delle auto rubate, smontate e<br />
pronte a essere rivendute come pezzi di ricambio.<br />
Due macchine parcheggiate l’una di<br />
fronte all’altra segnano <strong>il</strong> confine tra M<strong>il</strong>ano<br />
e la ‘ndrangheta. A dicembre 2009 <strong>il</strong> tribunale<br />
ha sospeso 9 società immob<strong>il</strong>iari per 6 mesi<br />
come misura preventiva contro <strong>il</strong> rischio di inf<strong>il</strong>trazioni:<br />
è la prima volta che a M<strong>il</strong>ano viene<br />
preso un provvedimento del genere.<br />
28<br />
Inchieste<br />
La misura sembra colma, tanto che <strong>il</strong> 21 gennaio<br />
2010 arriva in città la Commissione parlamentare<br />
antimafia. Un evento eccezionale<br />
che non capitava da 16 anni, e che riporta alla<br />
memoria storie del passato come l’omicidio<br />
Ambrosoli del 1979 o la bomba di via Palestro<br />
nel 1993. Ma a far tremare i muri del palazzo<br />
non saranno i provvedimenti presi quanto le<br />
parole del prefetto Gian Valerio Lombardi: “A<br />
M<strong>il</strong>ano la mafia non esiste – o meglio - A M<strong>il</strong>ano<br />
ci sono alcuni clan, ma non per questo<br />
si può dire che la mafia esiste”.<br />
Parole che, a giudizio di molti, lasciano sgomenti<br />
e che non cessano di rimbombare<br />
anche a distanza di mesi. “Una specie di incidente<br />
– ha commentato al nostro taccuino<br />
Walter Veltroni durante la manifestazione di<br />
Libera a M<strong>il</strong>ano – perché a quella frase sono<br />
seguite le parole di chi indaga che hanno dimostrato<br />
tutto <strong>il</strong> contrario. Dai controlli nei<br />
cantieri all’esame della situazione in alcuni<br />
comuni, dal movimento terra al settore dei<br />
calcestruzzi, è emerso che la mafia, e la<br />
‘ndrangheta in particolare, è in una posizione<br />
molto centrale”.<br />
Tagliente anche <strong>il</strong> commento di Gian Carlo<br />
Caselli, ex procuratore antimafia a Palermo<br />
ora in carica a Torino: “So che <strong>il</strong> ministro degli<br />
Interni ha creato un osservatorio – ci ha spiegato<br />
sul retro del palco di M<strong>il</strong>ano mentre si<br />
leggevano i nomi delle vittime di mafia – per