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Uno striscione sull'Expo durante il corteo di Libera a Milano 2010
testa. Società coinvolte nei subappalti, procedure
irregolari e cave utilizzate per smaltire
illecitamente i rifiuti: il campionario
dell’illecito non si lascia sfuggire nulla.
Eppure tutti questi esempi non fanno notizia,
non creano indignazione, non lasciano il
segno. Delle inchieste e degli intrecci della
malavita si parla poco, anche sui giornali e in
televisione. Chi, invece, prova a portare allo
scoperto una realtà che è già sotto gli occhi
di tutti, ne fa le spese in prima persona. Ne
sa qualcosa Giulio Cavalli, giovane attore lodigiano,
che nel suo spettacolo “A cento passi
dal Duomo” denuncia gli affari delle cosche
in Lombardia, facendo nomi e cognomi di politici
e aziende collusi con la criminalità organizzata.
Per questo è oggetto di minacce, al
punto di finire sotto scorta. Non a Palermo,
non a Napoli. Ma a Lodi, in Lombardia. “Le
mafie si nascondono dove la mancanza di osservazione
gli permette di pascolare – ci ha
raccontato l’attore camminando nel corteo
di Milano organizzato da Libera per la XV giornata
della memoria per le vittime della mafia
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Inchieste
il 20 marzo scorso – A Milano continuano a
farlo diverse famiglie da almeno 4 generazioni.
Accanto alla cocaina, il movimento
terra e l’edilizia sono i settori più ricercati per
reinvestire i capitali dalla ‘ndrangheta, che in
Lombardia ha una presenza silenziosa ma
molto più prepotente di quello che si crede”.
Silenziosa sì, ma talmente plateale da essere
ormai visibile anche sul palcoscenico di un
teatro.
‘Ndrangheta e ortomercato
L’Ortomercato di Milano è il più grande d’Italia.
Ogni notte vi fanno capo centinaia di camion
che distribuiscono i prodotti in tutta la
regione. Ci lavorano circa 3 mila persone, per
un giro d’affari di 3 milioni di euro al giorno
con 150 tra imprese e cooperative interessate.
Un affare che la ‘ndrangheta fiuta al
volo. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare
emessa nel 2007 nei confronti di Salvatore
Morabito, Antonino Palamara, Pasquale
Modaffari e altre 21 persone, la cosca Morabito-Bruzzaniti,
era riuscita a utilizzare le
strutture dell’Ortomercato come punto di ri-