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Quando la 'ndrangheta si sposta al Nord Italia<br />

La Lombardia come crocevia per <strong>il</strong> reimpiego di capitali <strong>il</strong>leci<br />

dal nostro corrispondente Gianni Di Lascio<br />

Al nord la criminalità e <strong>il</strong> malaffare sono di colore<br />

rosso accesso. Non <strong>il</strong> rosso sangue che<br />

troppo spesso ha bagnato le strade di città del<br />

sud come <strong>Napoli</strong> o Palermo, ma lo scarlatto<br />

della ‘nduja e del peperoncino calabresi. Qui<br />

non si spara, perché al nord la mafia deve assomigliare<br />

alla nebbia di M<strong>il</strong>ano in un celebre<br />

f<strong>il</strong>m di Totò: “quando c’è non si vede”. Eppure<br />

qui <strong>il</strong> crimine ha un nome, ‘ndrangheta, e tanti<br />

cognomi: gli stessi delle ‘ndrine che a parecchie<br />

centinaia di ch<strong>il</strong>ometri sono “un’autorità”,<br />

e che qui preferiscono agire nel s<strong>il</strong>enzio<br />

e nell’ombra. Ma sempre facendo i propri<br />

“sporchi affari”. Secondo <strong>il</strong> rapporto dell’Osservatorio<br />

socioeconomico sulla criminalità<br />

del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro<br />

(Cnel) presentato lo scorso febbraio, la<br />

‘ndrangheta è l’organizzazione criminale numero<br />

uno al nord. Pizzo, usura, finanza e<br />

droga, fino ad arrivare all’ed<strong>il</strong>izia e ai grandi<br />

appalti: all’ombra della Madonnina la ‘ndrangheta<br />

conquista s<strong>il</strong>enziosa pezzi di economia<br />

legale. Ci sono le mani delle cosche sui lavori<br />

dell’Alta velocità ferroviaria e in quelli dell’ampliamento<br />

dall’autostrada A4 “M<strong>il</strong>ano-<br />

Bergamo”, c’è <strong>il</strong> mondo delle banche e<br />

dell’alta finanza ma, soprattutto, c’è l’Expo<br />

2015 ormai alle porte.<br />

La mafia arrivata con lo Stato.<br />

E’ <strong>il</strong> 1954 quando Giacomo Zagari, originario<br />

di San Ferdinando nella Piana di Gioia Tauro,<br />

si trasferisce prima a Galliate Lombardo e poi<br />

a Buguggiate. E’ la prima famiglia di ‘ndrangheta<br />

di cui si abbia notizia in Lombardia. Ma<br />

è <strong>il</strong> decennio che verrà, quello compreso tra<br />

gli anni 60 e 70, a segnare <strong>il</strong> “contagio” malavitoso<br />

del nord. E, anche se può sembrare paradossale,<br />

parte della responsab<strong>il</strong>ità sarà<br />

proprio dello Stato. Già, perché saranno le<br />

istituzioni nel 1965 a estendere <strong>il</strong> soggiorno<br />

obbligato anche ai mafiosi. Una vagonata di<br />

oltre 400 uomini delle cosche si trapiantano<br />

forzatamente nelle province di M<strong>il</strong>ano, Varese,<br />

Como, Lecco, Brescia e Pavia. Terreni<br />

resi fert<strong>il</strong>i dal boom economico dove la “malerba”<br />

non tarda ad attecchire. Prima <strong>il</strong> controllo<br />

delle bische e del contrabbando, poi i<br />

24<br />

Inchieste<br />

“Tuo comincia nel 1954, col<br />

trasferimento della famiglia<br />

Zagari. Successivamente la<br />

situazione precipita grazie ai<br />

soggiorniobbliga400uomini<br />

trapianta a M<strong>il</strong>ano, Varese,<br />

Como, Lecco”<br />

sequestri di persona, per finire ai giorni nostri<br />

con <strong>il</strong> monopolio sul mercato delle sostanze<br />

stupefacenti e le inf<strong>il</strong>trazioni negli appalti<br />

pubblici.<br />

Ma a differenza del passato, oggi boss e gregari<br />

sono pienamente inseriti in settori dell’economia.<br />

Posseggono immob<strong>il</strong>i, attività<br />

imprenditoriali, commerciali, sono impegnati<br />

nel riciclaggio e nella ricerca di relazioni con <strong>il</strong><br />

mondo politico. Le cosche calabresi hanno<br />

fatto un definitivo salto di qualità: dalle srl alle<br />

spa. Si muovono come le società quotate in<br />

borsa, usano trucchi del mestiere come le<br />

“scatole cinesi”, si impongono al territorio<br />

come una vera e propria banca parallela. La<br />

‘ndrangheta aiuta gli imprenditori in difficoltà,<br />

offre fideiussioni e prestiti. I traffici <strong>il</strong>leciti<br />

viaggiano su internet. Gli aff<strong>il</strong>iati criptano le<br />

loro comunicazioni con sistemi come Voip e<br />

Skype, pur mantenendo l’antichissimo linguaggio<br />

dei pastori. Una rete fatta di broker<br />

e commercialisti, avvocati e dirigenti di banca:<br />

l’incarnazione esemplare della cosiddetta<br />

“mafia dei colletti bianchi”.<br />

Le mappe criminali.<br />

Ogni cosca si è presa la sua fetta di torta. Da<br />

M<strong>il</strong>ano all’hinterland <strong>il</strong> controllo è cap<strong>il</strong>lare,<br />

senza lotte o faide intestine. Tutto si muove<br />

secondo taciti accordi tra famiglie che qui,<br />

come al sud, sono capaci di dettare legge. Lo<br />

sanno le imprese, i cittadini, le istituzioni. E lo<br />

sanno anche le forze dell’ordine, tanto che la

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