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“Paradossalmente, è il messaggio dell’intelligence, la
latanza rende più complicato questo momento
fondamentale di scambio informavo”
rezza della Repubblica) attingono a canali cosiddetti
classificati, cioè a informazioni che,
spesso, non sono in possesso nemmeno
della magistratura (la quale, come si sa, si avvale
della polizia giudiziaria per le indagini).
Detto in poche parole, le informazioni dei
Servizi arrivano solo ed esclusivamente sulla
scrivania del capo del governo con cadenza
mensile. Solo in casi di imminente rischio e
necessità gli apparati di intelligence condividono
le analisi e le notizie con le forze dell’ordine
e la magistratura. Leggendo la
Relazione al Parlamento, si ha così un momento
privilegiato per la comprensione di dinamiche
evolutive e linee di tendenza
relative alle organizzazioni criminali e ai loro
continui assestamenti.
Fuor di burocratese, lo stralcio parla chiaro:
nelle carceri, i boss si parlano. Comunicano.
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Inchieste
Decidono. Stringono patti, rinsaldando alleanze.
Paradossalmente, è il messaggio dell’intelligence,
la latitanza rende più
complicato questo momento fondamentale
di scambio informativo. Le lunghe distanze,
gli spostamenti continui, il timore di essere
pedinati o intercettati, la oggettiva difficoltà
di accesso a computer o telefoni. Basti pensare
ai famosi pizzini di Provenzano, foglietti
dattiloscritti che passavano di mano in
mano, di gregario in gregario, a volte impiegando
ore o addirittura giorni per arrivare a
destinazione. Le raffiche di arresti dei mesi
scorsi, dicono i Servizi, hanno creato le condizioni
di una “inedita concentrazione di leadership”
all’interno delle carceri. Fenomeno
inevitabile, insomma, quello di una direzione
da dentro il carcere dato che, oltre agli arresti
dei latitanti e capi storici di Cosa Nostra