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Alleanze criminali dietro le sbarre<br />

I Servizi: “in carcere si decidono le strategie dei<br />

clan”. Boss e aff<strong>il</strong>iati stringono patti e coalizioni.<br />

di Piero Sorrenno<br />

Immaginate un posto dove si danno convegno<br />

boss e gregari, capiclan e soldati. Uno<br />

spazio in cui gli incontri sono all’ordine del<br />

giorno, dove la rete dei dialoghi si fa fitta, si<br />

scambiano informazioni, si prendono decisioni.<br />

Un luogo attraverso cui f<strong>il</strong>trano notizie,<br />

circolano dati, numeri, nomi. Come fosse<br />

una gigantesca tavolata attorno alla quale le<br />

organizzazioni criminali stringono patti, rinsaldano<br />

sodalizi, rompono alleanze storiche.<br />

Uno scenario da incubo. Che, stando alla Relazione<br />

2009 sulla politica dell’informazione<br />

per la sicurezza, redatta dei Servizi italiani e<br />

spedita pochi mesi fa al Parlamento, esiste,<br />

ed è in tumultuosa attività. Quello spazio<br />

sono le carceri italiane.<br />

Centrotrentanove pagine, nove capitoli. Si<br />

parte dall’analisi delle minacce terroristiche<br />

internazionali per arrivare a uno studio sulla<br />

proliferazione delle armi di distruzione di<br />

massa, passando per <strong>il</strong> racconto della nebulosa<br />

dell’estremismo antagonista e anarcoinsurrezionalista.<br />

Ma la sezione più densa, e<br />

più preoccupante, è quella che va da pagina<br />

71 a pagina 87 dell’informativa. Non è la<br />

prima relazione sull’argomento. Sul tema, <strong>il</strong><br />

23 febbraio scorso, l’Osservatorio socio-economico<br />

sulla criminalità del Consiglio nazionale<br />

dell’economia e del lavoro aveva<br />

licenziato un rapporto su «L’inf<strong>il</strong>trazione<br />

della criminalità nell’economia di alcune regioni<br />

del Nord Italia». E le librerie sono ormai<br />

colme di saggi, reportage, studi sull’argomento.<br />

Ma c’è un elemento di novità, nel<br />

rapporto 2009 dei Servizi. Ed è, appunto,<br />

quello che assegna alle carceri un paradossale<br />

ruolo di collettore per le operazioni dei<br />

clan nazionali. Leggiamo. Scrive l’Aisi (Agenzia<br />

informazioni e sicurezza interna): “L’attività<br />

dell’Aisi sul fronte della lotta alla<br />

criminalità organizzata si è sv<strong>il</strong>uppata sotto<br />

<strong>il</strong> duplice prof<strong>il</strong>o della ricerca informativa e<br />

dell’analisi, a supporto e nel contesto di una<br />

pagante strategia interistituzionale a tutto<br />

tondo cui concorrono, in prima linea, magistratura<br />

e forze dell’ordine, amministrazione<br />

prefettizia e penitenziaria, organi di vig<strong>il</strong>anza<br />

Inchieste<br />

bancaria e finanziaria (…) Le evidenze<br />

emerse hanno consentito di cogliere, con costanza<br />

e tempestività, note evolutive e linee<br />

di tendenza dello scenario criminale nazionale<br />

al fine di formulare aggiornate e attendib<strong>il</strong>i<br />

previsioni di rischio per la sicurezza e<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo economico-sociale del Paese.<br />

In questa prospettiva, <strong>il</strong> livello di minaccia<br />

espresso dal fenomeno mafioso resta elevato<br />

soprattutto per la capacità dei sodalizi<br />

di inquinare e condizionare l’economia non<br />

soltanto a livello locale, ma anche nazionale.<br />

Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o delle dinamiche criminali, <strong>il</strong><br />

dato più significativo – dovuto all’arresto di<br />

numerosi elementi apicali delle organizzazioni<br />

mafiose – è parso quello dell’inedita<br />

concentrazione di leadership in ambito detentivo<br />

e della correlata, accresciuta valenza<br />

del circuito carcerario quale potenziale centro<br />

mediatore degli indirizzi strategici dei<br />

boss reclusi”.<br />

È una lettura molto istruttiva, quella del Rap-<br />

“L’allarme dell’Agenzia<br />

Informazione e Sicurezza<br />

Interna è scaato dopo i<br />

recenti arresti di molti<br />

capi clan”<br />

porto annuale dei Servizi al Parlamento. Sia<br />

perché si tratta di un documento che di solito<br />

serve da base al rapporto annuale della<br />

Dia (Direzione investigativa antimafia) e a<br />

quello della Dna (Direzione nazionale antimafia),<br />

che tra l’altro raccoglie le specifiche<br />

relazioni distrettuali delle procure antimafia<br />

sulle specificità territoriali e sulle risultanze<br />

del lavoro della magistratura; sia perché, soprattutto,<br />

muove da materiali e studi del<br />

tutto diversi da quelli della magistratura e<br />

delle forze dell’ordine. Gli analisti di Aisi, Aise<br />

(Agenzia informazioni sicurezza esterna) e<br />

Cisr (Comitato interministeriale per la sicu-<br />

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