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Contributi<br />

La camorra on line spopola su “Youtube”<br />

Aumentano pagine e si dedica a boss e clan della malavita<br />

di Marcello Ravveduto<br />

Li chiamano “criminal network”, sono i siti<br />

web dedicati alle mafie. Attenzione, non si<br />

tratta di pagine dai contenuti edificanti, sono<br />

vere e proprie apologie della criminalità. L’invasione<br />

barbarica viaggia su due enormi vascelli:<br />

Facebook e Youtube. Di alcuni giorni fa<br />

la notizia che un ragazzino di 12 anni stava<br />

creando un gruppo dal titolo significativo: “A’<br />

Scission Ro Rion” che tradotto è “La scissione<br />

del rione”. Il gruppo ha già raggiunto 4.615<br />

fan. I link postati sono di questo tipo: “meglio<br />

morto che pentito, i pentiti sono guappi di<br />

cartone che hanno paura della galera (ritornello<br />

della canzone neomelodica Femmena<br />

d’onore interpretata da Lisa Castaldi), meglio<br />

disoccupato che servo dello stato (con un<br />

chiaro riferimento fotografico ai carabinieri).<br />

Preso dalla furia comunicativa <strong>il</strong> ragazzino ha<br />

voluto fare lo “smargiasso” pubblicando <strong>il</strong> link<br />

“Il gruppo Facebook a’<br />

scission ro’ Rion, dedicato<br />

alla guerra di Scampia, in<br />

poco tempo ha raggiunto<br />

oltre 4500 adesioni”<br />

È una masseria senza capo, per sottolineare<br />

l’attuale vuoto di potere al rione Masseria<br />

Cardone. Il dodicenne si accorge di aver “pisciato”<br />

fuori dal vaso quando interviene tra i<br />

commentatori un tal E. L. che gli spiega di continuare<br />

a fare <strong>il</strong> ragazzino, altrimenti dovrà assumersi<br />

la responsab<strong>il</strong>ità di ciò che ha scritto.<br />

Minacce on line? No, di più: le nuove leve criminali<br />

seguono <strong>il</strong> magmatico mondo dei social<br />

network e lo ut<strong>il</strong>izzano per inviare<br />

messaggi espliciti. Si ripete uno schema ben<br />

strutturato: le fasce sociali marginali metabolizzano<br />

i processi di modernizzazione fagocitandoli<br />

e restituendoli sotto forma di<br />

subcultura criminale. Un fenomeno paradossale:<br />

i figli dei neoplebei hanno difficoltà ad<br />

esprimersi in italiano, ma conosco gli strumenti<br />

digitali in grado di veicolare ed imporre,<br />

con <strong>il</strong> linguaggio dell’avvertimento<br />

mafioso, <strong>il</strong> loro st<strong>il</strong>e di vita. Analfabeti analogici<br />

ma alfabetizzati digitali. In realtà, la predisposizione<br />

alla comunicazione è una caratteristica<br />

precipua delle bande di camorra. I clan della città<br />

di <strong>Napoli</strong> ostentano la propria marginalità legittimandola<br />

con un’identità alternativa, opposta<br />

alla cosiddetta normalità. È la dimostrazione<br />

che la camorra cittadina, più di ogni altra<br />

mafia, somiglia alle gang metropolitane americane.<br />

In entrambi i casi l’orgoglio della diversità<br />

è raccontato attraverso canzoni (la<br />

canzone è la tipica forma della narrazione<br />

epica – ricordate la chanson de geste?) che<br />

interpretano storie reali di degradazione urbana.<br />

Youtube è lo strumento migliore per<br />

entrare in contatto con questo mondo. I<br />

video musicali neomelodici lanciati in rete<br />

sono amplificatori di una particolare mentalità<br />

collettiva, un ponte che unisce autori, interpreti<br />

ed ascoltatori. Le canzoni di malavita,<br />

sparate nel flusso virtuale, vanno alla ricerca<br />

di un pubblico omogeneo capace di condividere<br />

i contenuti del testo. Se <strong>il</strong> pubblico si<br />

identifica nella canzone, si ottiene una reciprocità<br />

tra emittente e ricevente che genera<br />

consenso sociale. Se leggiamo i vari commenti<br />

ai video e ai gruppi troveremo favorevoli<br />

e contrari. I contrari sono indignanti e un<br />

po’ snob, i favorevoli, invece, si prodigano<br />

nelle giustificazioni. Top Junior scrive: “…è la<br />

nostra vita e ci dobbiamo adattare al sistema<br />

e alla società… è veramente diffic<strong>il</strong>e essere un<br />

bravo ragazzo in un quartiere… per mangiare<br />

facciamo quello che non dobbiamo fare”.<br />

Anche i cantanti intervengono “…non giudicate<br />

mai se non sapete la verità se non ci sei<br />

passato o vissuto per una cosa non giudicarla<br />

mai… raccontano solo la vita reale”. Il messaggio<br />

è chiaro e sott<strong>il</strong>e: guardare senza giudicare,<br />

ovvero noi siamo questi e nessuno ci<br />

può cambiare.<br />

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