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Le re criminali e il controllo dell’economia In quindici anni il faurato delle mafie è quintuplicato: dai venquaromila miliardi di lire del 1993 ai seanta miliardi di euro del 2008 di Francesco Barbagallo Le mafie italiane hanno conquistato il primo posto nel mondo. Dopo si collocano le mafie cinesi, giapponesi, russe, latino-americane, nordamericane, africane. Il numero degli affiliati a ciascuna delle tre mafie italiane è di circa 6.000. Gli utili della camorra nel 2008 sono stati calcolati approssimativamente in 13 miliardi di euro, più o meno come per cosa nostra. Nel 1993 la Commissione parlamentare antimafia aveva stimato il fatturato annuo delle tre organizzazioni criminali del Sud intorno ai 24 mila miliardi di lire. Nel 2008 il fatturato è balzato a circa 70 miliardi di euro: quintuplicato. In una fase della storia mondiale segnata da una “Il potere criminale è il potere centrale nell’economia e nella società della Campania, della Calabria e della Sicilia” gravissima crisi finanziaria ed economica, proprio la potenza finanziaria e la crescente infiltrazione nell’economia legale dei clan dovrebbe suscitare preoccupazioni più diffuse di quante se ne vedano in giro, soprattutto nell’universo sempre più appariscente quanto evanescente del governo e del mondo politico, nazionale e locale. Il potere criminale è ormai il potere centrale nell’economia e nella società in Campania, Calabria e Sicilia. Ha cumulato, con le tante attività illecite, un enorme patrimonio monetario, che investe in tutti i settori più redditizi dell’economia e della finanza. Pienamente inserita nei processi di globalizzazione e integrazione finanziaria, perfettamente operativa nei più aggiornati sistemi criminali, la camorra, come le altre mafie, manovra le tecnologie più avanzate. E sa sfruttare al meglio le garanzie di impunità assicurate da mercati sempre meno controllati. Sul finire del 2009 il governatore della Banca d’Italia Draghi ha definito il Mezzogiorno d’Italia “il territorio arretrato più esteso e popoloso del- 12 Contributi l’Unione Europea, dove permane un ritardo allarmante nei servizi essenziali: dall’istruzione alla giustizia, dalla sanità ai trasporti, dalla gestione dei rifiuti alla distribuzione idrica”. Al centro di tutto si espandono le mafie: “La criminalità organizzata infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del mercato e accresce i costi della vita economica e civile”. L’incapacità della politica, nazionale e locale, di superare l’autoreferenzialità e la diffusa tendenza a sistemare i propri adepti, e l’oscuramento di qualsiasi prospettiva legale di sviluppo per questo vasto territorio meridionale, insieme “La quesone va affrontata a livello nazionale con adegua strumen polici, sociali e culturali” alle tendenze mondiali espresse dal nuovo modello di sviluppo capitalistico, definito “informazionale” dal grande sociologo Manuel Castells, favoriscono le tendenze diffuse tra i diversi strati sociali, in alto e in basso, a inserirsi nelle varie forme di questi traffici illeciti. La questione criminale è diventata la più drammatica questione nazionale e dal Sud si estende sempre più verso tutto il Centro-Nord. Non può essere fronteggiata soltanto con l’azione pur efficace della magistratura e delle forze dell’ordine, ma va affrontata con adeguati strumenti politici, sociali, culturali. Su questo terreno si gioca il futuro civile e progressivo del paese, se si vuole evitare che l’Italia precipiti al livello degli Stati già definiti dal prevalere dei gruppi e delle attività criminali. E’ passato un decennio da quando Castells ha lanciato un messaggio drammatico, fondato sull’analisi diretta delle realtà in sviluppo nei diversi continenti: “L’economia criminale globale sarà un fattore fondamentale nel XXI secolo, e la sua influenza economica, politica e culturale perva-
Francesco Barbagallo derà tutte le sfere della vita. Il punto non è stabilire se le nostre società saranno in grado di eliminare le reti criminali, ma capire se le reti criminali finiranno o meno per controllare una parte sostanziale della nostra economia, delle nostre istituzioni e della nostra vita quotidiana”. Questo processo si è già realizzato in gran parte del Mezzogiorno. E’ passato già troppo tempo senza che se ne sia voluto prendere adeguata coscienza e si sia messa in campo qualche concreta iniziativa, accanto alla meritoria e indispensabile, ma parziale, azione repressiva. La camorra e le altre mafie si sono perfettamente inserite nella “società in rete” che caratterizza il mondo contemporaneo, collegandosi efficacemente con gli ambienti professionali, imprenditoriali, amministrativi, politici. L’estensione crescente delle differenti forme di attività ha notevolmente aumentato la capacità criminale di fornire occasioni di lavoro e di inserimento nell’odierna “società dello spettacolo”, determinando una diffusione della sua popolarità, specie tra i sempre più estesi ceti emarginati e tra i giovani esclusi in massa dal mercato del lavoro. Fin quando non ci saranno decisivi cambiamenti sul terreno politico e culturale la realtà del presente e la prospettiva del futuro saranno sempre più oscure. Contributi Il personaggio Francesco Barbagallo, salernitano, è un accademico e storico italiano. E' nato nel 1945 ed è Professore Ordinario di Storia Contemporanea, oltre a rivesre il ruolo di direore del Diparmento di Disciplina Statale dell'Università Federico II di Napoli. Dal 1983, Barbagallo è direore della rivista "Studi Storici", una pubblicazione specializzata a scadenza trimestrale, nata nel 1959. Gli studi di Barbagallo si concentrano sulla storia contemporanea d'Italia e, in parcolare, del Mezzogiorno, con un approfondimento del periodo che va dal Seecento ad oggi. Lo studioso ne approfondisce tu gli aspe, nella loro vasta dinamica sociale, polica e culturale. Barbagallo è altresì un aento studioso del fenomeno criminale nelle regioni meridionali. A questo argomento ha dedicato diversi lavori e interven. Proprio sul fenomeno della malavita organizzata, il docente salernitano ha dedicato la sua ul- ma faca leeraria, "Storia della camorra", Laterza Editore. Un'opera estremamente interessante. L'autore sviscera nei suoi aspe, anche i più nascos, il fenomeno camorrisco, accompagnandone l'"excursus" da quando l'organizzazione malavitosa è nata. Dalle origini della camorra sino ai giorni nostri un viaggio all’interno della malavita napoletana. 13
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