09.06.2013 Views

Massi della valletta di Pra Basse - AperTo

Massi della valletta di Pra Basse - AperTo

Massi della valletta di Pra Basse - AperTo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Luigi Motta e Michele Motta<br />

Rischi geomorfologici e sport all’aria aperta: il bouldering nell’anfiteatro morenico<br />

<strong>di</strong> Rivoli – Avigliana<br />

Parte II<br />

Valore ambientale dei massi erratici e valutazione<br />

d’impatto ambientale dell’arrampicata<br />

Abstract: The V.I.A. of bouldering on the erratic blocks of Susa Valley.<br />

The Susa Valley is rich in erratic blocks left by Quaternary glaciations. While in ancient times they were<br />

ranked among the most important elements of the landscape, in the past few centuries they have been<br />

gradually destroyed. At first in order to use them as buil<strong>di</strong>ng materials, then to make room for buil<strong>di</strong>ng<br />

lots and the expansion of towns. Their scientific value as geological and paleoclimatic in<strong>di</strong>cators is, as of<br />

yet, still high and not thoroughly investigated. This is way they fall into the category of protected<br />

environmental properties; however, the lack of knowledge concerning their whereabouts and the scarce<br />

information about their value ultimately make them all the more prone to gradual destruction. Since a few<br />

decades erratic blocks are central in a <strong>di</strong>scipline belonging to sporting climbing, that is nowadays <strong>di</strong>ffused<br />

again after a time of decadence. This sport increased public interest towards the kind of blocks that were<br />

peculiar to it. In this work the blocks' factors of geological, geomorphologic and archaeological interest,<br />

and the possible interaction between them and the sporting activity are analysed. Modern block-climbing<br />

practice follows rules that account for the smallest damage to erratic blocks. The damage is widely<br />

counterbalanced by the increase in public feeling for their usefulness, which protects them from uses<br />

implying a largely bigger damage, or their utter destruction altogether. Simple interventions to promote<br />

this activity are therefore strongly hoped for. They have the twin purposes of increasing the appeal of<br />

areas otherwise badly deprived in that department, and of constituting a starting platform for the publicity<br />

and promotion of the more naturalistic aspects of erratic blocks.<br />

Introduzione<br />

La Valle <strong>di</strong> Susa è una delle valli piemontesi in cui è maggiormente sviluppato il turismo. Quest’ultimo è<br />

però essenzialmente legato alla risorsa neve, e quin<strong>di</strong> concentrato nella stagione invernale e in poche<br />

località congestionate. D’altra parte molte località valsusine possiedono beni geomorfologici<br />

potenzialmente sfruttabili come risorsa turistica, tramite i cosiddetti "sport all'aria aperta". Tuttavia, la<br />

mancanza <strong>di</strong> conoscenze sulle loro potenzialità ne ha finora impe<strong>di</strong>to un'adeguata valorizzazione,<br />

nonostante siano un’alternativa ecosostenibile ai centri e alle forme <strong>di</strong> turismo alpino tra<strong>di</strong>zionali. In molti<br />

casi, inoltre non si hanno precise conoscenze sul possibile impatto ambientale degli sport all’aria aperta.<br />

Nel presente lavoro si valuta la potenzialità turistica, l’impatto ambientale e i possibili interventi<br />

migliorativi dell’arrampicata sui massi erratici, me<strong>di</strong>ante il confronto dei siti sfruttabili con quelli<br />

analoghi <strong>di</strong> altre zone europee già sfruttati turisticamente.<br />

Il valore degli erratici come “finestre” sul passato <strong>della</strong> Terra<br />

La Valle <strong>di</strong> Susa ha una forte impronta glaciale, che la rende ben delimitata anche al suo sbocco in<br />

pianura, dove costituisce il grande anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli-Avigliana, una serie <strong>di</strong> cerchie<br />

concentriche in cui si trova la maggior parte dei massi erratici valsusini. Questi sono formati soprattutto<br />

da “Pietre Ver<strong>di</strong>”, rocce prevalentemente <strong>di</strong>ffuse sui versanti <strong>della</strong> bassa valle sia in destra sia in sinistra<br />

orografica. In gran parte non derivano quin<strong>di</strong> dall’alta valle o dalla Val Cenischia, da cui proveniva la<br />

totalità o quasi del ghiaccio, ma si sono aggiunti al ghiacciaio valsusino solo nella parte finale del suo<br />

1 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

percorso. Le enormi <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> alcuni massi erratici dell’anfiteatro hanno attirato l’attenzione sin dei<br />

primi geologi che si sono occupati del Piemonte. Anfiteatri <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni, come la Serra d’Ivrea<br />

conservano, infatti, solo massi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> molto inferiori. Due sono le ipotesi genetiche più<br />

verosimili. Secondo la prima, i massi derivano principalmente da gran<strong>di</strong> frane avvenute sui versanti <strong>della</strong><br />

bassa Valle Susa, dove più marcata è la morfologia a U <strong>della</strong> valle. Ancora oggi, gli affioramenti <strong>di</strong> Pietre<br />

Ver<strong>di</strong> <strong>della</strong> bassa valle sono costituiti da placconate con fratture beanti parallele al versante (Caprie) e<br />

speroni in rilievo fratturati, che tendono a originare crolli <strong>di</strong> massi anche <strong>di</strong> enormi <strong>di</strong>mensioni. La<br />

seconda si basa non sull’aspetto delle Pietre Ver<strong>di</strong> in affioramento, ma su quello che presentano in<br />

gallerie, dove appaiono nuclei poco scistosi più resistenti, immersi in masse molto scistose e assai friabili.<br />

L’isolamento per erosione selettiva dei nuclei più resistenti può portare al loro crollo, e spiegherebbe<br />

anche come mai rocce normalmente piuttosto friabili come i serpentinoscisti, sui massi erratici appaiano<br />

assai compatte.<br />

Un’altra caratteristica dei massi dell’anfiteatro è <strong>di</strong> presentare litologie prevalenti <strong>di</strong>fferenti da un’area<br />

all’altra. Il Moncuni presenta quasi esclusivamente massi <strong>di</strong> serpentinoscisto, come l’area dei laghi <strong>di</strong><br />

Avigliana; nella <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> compaiono anche prasiniti, che assieme ai metagabbri <strong>di</strong>ventano<br />

prevalenti nella zona <strong>di</strong> Almese. Tra le due ipotesi sopra esposte, la prima potrebbe in<strong>di</strong>care che in<br />

ciascun'area i massi derivano da poche gran<strong>di</strong> frane; la seconda, che il trasporto dalle aree <strong>di</strong> provenienza<br />

è stato assai limitato. Quest’ultimo è sicuramente il caso <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> massi addossati ai versanti dei<br />

monti Musinè e Pirchiriano, sovrastanti le due opposte estremità dell’anfiteatro. Il masso <strong>di</strong> Torre <strong>della</strong><br />

Vigna è <strong>di</strong> lherzolite, roccia che in Valle <strong>di</strong> Susa affiora soltanto sul Musinè, la montagna su cui il masso<br />

si trova tuttora. Presenta però sicure strie glaciali, ed è quin<strong>di</strong> un vero e proprio erratico, anche se il<br />

trasporto è stato assai ridotto. Lo stesso si può <strong>di</strong>re per Pera Filbert (SACCO, 1922b) e il Masso <strong>di</strong> S.<br />

Ambrogio, costituiti <strong>della</strong> medesima serpentinite dei versanti soprastanti.<br />

All’interno <strong>della</strong> Valle <strong>di</strong> Susa sono presenti massi erratici generalmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più ridotte. Uno<br />

dei più noti e caratteristici, <strong>di</strong> forma ovoidale, si trova all’interno delle mura del Castello del Conte Verde<br />

fra Caprie e Condove. Più a monte, il Masso del Belvedere e il Masso Bruno, entrambi sopra Condove, si<br />

<strong>di</strong>stinguono per la quota elevata sul fondovalle, che li correla ai massi dell’anfiteatro. Il primo appartiene<br />

a un'unità attribuita sulla carta geologica 1: 50.000 "Susa" al Pleistocene superiore (Würm auctorum); il<br />

secondo è correlabile con massi attribuiti alla penultima glaciazione (Riss auct.; Pleistocene me<strong>di</strong>o). I<br />

massi <strong>di</strong> San Valeriano e <strong>di</strong> Grange <strong>di</strong> Bussoleno, invece, appartengono alla fase <strong>di</strong> deglaciazione finale<br />

del Pleistocene superiore (tardo Würm auct.), in cui il ghiacciaio arretrava sempre più all’interno <strong>della</strong><br />

valle. Il ritiro innescava estesi fenomeni gravitativi, che coinvolgevano anche depositi glaciali, causando<br />

la rise<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> erratici sul fondovalle al piede dei versanti.<br />

I massi dell’alta valle non si trovano nel fondovalle principale, ma nei valloni laterali, e sono tutti <strong>di</strong> età<br />

ancora più recente, <strong>della</strong> fine del Pleistocene superiore o dell’Olocene inferiore. Le aree dove sono<br />

maggiormente concentrati sono quelle <strong>di</strong> rocce compatte, piuttosto rare in alta valle, nella quale<br />

prevalgono rocce molto scistose come i calcescisti. Nel Vallone <strong>di</strong> Galambra, sopra Exilles, si ha la<br />

maggior concentrazione <strong>di</strong> massi, costituiti quasi tutti da gneiss minuti. Infine in Valle Stretta, ormai alla<br />

testata <strong>della</strong> valle, si ha una delle poche aree <strong>di</strong> massi calcareo-dolomitici, il cui trasporto glaciale è però<br />

dubbio.<br />

Anche gli erratici interni alla valle si presentano in gruppi piuttosto omogenei litologicamente, in<strong>di</strong>canti<br />

scarso trasporto. A parte quelli dell'alta valle, ovviamente costituiti soltanto delle litologie locali, i massi<br />

<strong>di</strong> Bussoleno sono prevalentemente <strong>di</strong> micascisti, affioranti localmente, quelli <strong>di</strong> San Valeriano sono tutti<br />

<strong>di</strong> gneiss granitoide, affiorante solo nella zona da San Valeriano a Borgone. Derivano perciò<br />

probabilmente da frane accumulate sul bordo del ghiacciaio pleistocenico, i cui materiali sono stati<br />

ri<strong>di</strong>stribuiti sulla morena laterale dopo breve percorso. I blocchi giunti più lontano dal bordo hanno potuto<br />

compiere <strong>di</strong>stanze maggiori, come quello del Castello del Conte Verde, deposto circa tre chilometri più a<br />

valle.<br />

Morfologie superficiali<br />

Gli erratici presentano micromorfologie superficiali conseguenti alle due principali tappe <strong>della</strong> loro storia<br />

geologica:<br />

2 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

il periodo <strong>di</strong> trasporto glaciale, con la conseguente esarazione che ha lasciato superfici striate (fig. 1) e<br />

una forma generale subangolosa e levigata;<br />

il periodo successivo alla messa in posto, in cui hanno agito i processi <strong>di</strong> degradazione meteorica (fig.<br />

2), sia nelle con<strong>di</strong>zioni climatiche attuali sia in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse, specialmente sui massi <strong>della</strong><br />

penultima glaciazione<br />

alcuni massi, trovandosi lungo impluvi percorsi da torrenti, sono stati anche levigati e arrotondati dalle<br />

acque correnti.<br />

Fig. 4 - Honeycomb. Su questa superficie<br />

del Roc d’la Rocia si ha weathering<br />

grade 4 per le con<strong>di</strong>zioni ambientali e<br />

geomorfologiche eccezionalmente<br />

Fig. 1 – Strie glaciali su serpentinite fratturata.<br />

Fig. 2 - Su una superficie striata (graffi quasi<br />

orizzontali) si è sviluppato un reticolo <strong>di</strong> graffi più<br />

profon<strong>di</strong> e larghi (pseudokarren) per l’esposizione agli<br />

agenti <strong>di</strong> degradazione meteorica.<br />

Fig. 3 - Aspetto tipico <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> un erratico in<br />

con<strong>di</strong>zioni naturali (non ripulito per l’arrampicata)<br />

nell’anfiteatro <strong>di</strong> Rivoli-Avigliana. L’azione degli agenti<br />

<strong>di</strong> degradazione meteorica e degli organismi viventi<br />

(muschi, ra<strong>di</strong>ci) ha scolpito sulla superficie del masso un<br />

reticolo <strong>di</strong> solchi (pseudokarren), <strong>di</strong>struggendo<br />

totalmente le originarie superfici levigate e striate.<br />

3 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

favorevoli: microclima particolarmente<br />

umido, roccia costituita da anfibolite<br />

facilmente alterabile, abbondanza <strong>di</strong><br />

vegetazione, in particolare edera, che<br />

favorisce il ristagno <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e<br />

l’aumento <strong>di</strong> aggressività delle acque <strong>di</strong><br />

scorrimento superficiale.<br />

Fig. 5 – Tafoni, detti localmente sacocie<br />

(=tasche), sull’omonimo masso.<br />

Honeycomb weathering grade = 2.<br />

Le forme <strong>di</strong> degradazione meteorica, sia perché recenti sia perché agiscono rapidamente, <strong>di</strong>struggono<br />

quasi totalmente le morfologie precedenti (fig. 3). Le striature glaciali sono perciò osservabili solo sulle<br />

superfici rimaste sepolte sino a tempi molto recenti. Nei climi temperati, infatti, i tempi <strong>di</strong> sviluppo delle<br />

microforme da degradazione meteorica hanno or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> 10 - 100 anni (MOTTERSHEAD,<br />

1994).<br />

Le microforme <strong>di</strong> degradazione meteorica più frequenti sono le seguenti.<br />

Croste e patine d'alterazione. Le più caratteristiche si trovano su serpentiniti e lherzoliti. Sono tipiche dei<br />

massi <strong>della</strong> penultima glaciazione, che hanno subito gli effetti del clima dell'ultimo interglaciale. A volte,<br />

come nel caso <strong>di</strong> Pietra Alta e delle Pere Grosse <strong>di</strong> Caselette e Rosta, ricordano per colore e caratteristiche<br />

le "vernici del deserto", croste lucide in<strong>di</strong>cative <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni subaride.<br />

Superfici a nido d'ape (honeycomb <strong>di</strong> ROBINSON & WILLIAMS, 1994a; fig. 4). Sono gruppi <strong>di</strong><br />

profonde cavità centimetriche, caratteristici in Valsusa delle anfiboliti, rocce molto alterabili. Secondo<br />

ROBINSON & WILLIAMS si formano generalmente per aloclastismo, in ambienti costieri o subari<strong>di</strong>:<br />

sono quin<strong>di</strong> correlabili con le croste tipo "vernici del deserto" sopra ricordate. MOTTERSHEAD (1994)<br />

ha proposto la classificazione del grado d'alterazione superficiale da honeycomb riportata in tab. 1.<br />

In Valsusa questa classificazione va applicata con cautela, poiché alcuni litotipi, specialmente le<br />

serpentiniti, hanno scarsa o nulla tendenza a formare cavità <strong>di</strong> degradazione. Sull'anfiteatro morenico i<br />

restanti litotipi hanno alterazione <strong>di</strong> grado 1 o 2, con l'esclusione <strong>di</strong> Pera Pluc, che giunge al grado 3, e del<br />

Roc d’la Rocia, che giunge al grado 4. La definizione del tipo e grado d'alterazione può rendere i massi<br />

erratici preziosi elementi <strong>di</strong> datazione e <strong>di</strong> correlazione dei depositi glaciali.<br />

Tafoni. Sono simili agli honeycomb, ma isolati e più gran<strong>di</strong> (<strong>di</strong>mensioni almeno decimetriche; fig. 5).<br />

Sono formati da qualsiasi processo <strong>di</strong> alterazione che provochi la migrazione <strong>di</strong> ioni verso la superficie<br />

<strong>della</strong> roccia, dove si ha la rideposizione per evaporazione, con l'indurimento <strong>della</strong> superficie, che <strong>di</strong>venta<br />

più resistente dell'interno <strong>della</strong> roccia (PARAGUASSU, 1972; WHALLEY, 1978). Anch'essi sono<br />

considerati in<strong>di</strong>catori climatici <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà o subari<strong>di</strong>tà (MAINGUET, 1972). In Valsusa pre<strong>di</strong>ligono le<br />

pareti rocciose a bassa quota e i lati dei massi soleggiati.<br />

Pseudokarren. Comprendono i flutes, solchi subparalleli osservabili talvolta sui fianchi ripi<strong>di</strong> <strong>della</strong><br />

sommità <strong>di</strong> massi. La loro genesi è certamente legata all'azione <strong>della</strong> pioggia, ma ancora poco conosciuta.<br />

4 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

In Valsusa sono rari e limitati a rocce acide. Meno tipiche, ma abbondanti sui serpentinoscisti, incisioni<br />

con sezione a V formate in corrispondenza a microfratture <strong>della</strong> roccia (fig. 6), come i graffi carsici.<br />

Anche sulle altre rocce le fratture prendono sovente l'aspetto <strong>di</strong> solchi svasati per il progressivo<br />

allargamento dei bor<strong>di</strong> a causa <strong>di</strong> processi d'idrolisi. Secondo ROBINSON & WILLIAMS (1994b) sono<br />

forme legate al clima attuale, <strong>di</strong> rapido sviluppo, <strong>di</strong> età anche inferiori a 300 anni.<br />

Conche <strong>di</strong> degradazione meteorica. Si formano nei punti d'accumulo <strong>di</strong> terriccio e detriti vegetali, che<br />

mantengono la roccia umida accelerandone la degradazione. Sono quin<strong>di</strong> presenti sia alla sommità, sia<br />

sui fianchi dei massi. Gli gnamma (ROBINSON & WILLIAMS, 1994a) sono depressioni chiuse <strong>di</strong><br />

profon<strong>di</strong>tà tale da causare ristagni d'acqua piovana (fig. 7). L'aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> quest'ultima accelera lo sviluppo<br />

degli gnamma portandoli prima alla fusione in forme complesse, infine a formare un confuso mosaico <strong>di</strong><br />

bacini collegati da solchi ad andamento circa angolare (meringue surface <strong>di</strong> TWIDALE, 1982; figg. 8 e<br />

9), che simula incisioni preistoriche.<br />

Tab. 1 - Classificazione dell’honeycomb<br />

weathering grade <strong>di</strong> MOTTERSHEAD<br />

(1994). In 30-35 anni in ambiente costiero<br />

possono comparire forme <strong>di</strong> grado 3, e<br />

l'autore citato ha <strong>di</strong>mostrato<br />

inoppugnabilmente che in 105 anni sono<br />

comparse forme <strong>di</strong> grado 7 nel porto <strong>di</strong><br />

Weston, UK. Si noti che anche in ambienti<br />

subalpini, come le mura <strong>di</strong> Avignone, sono<br />

presenti forme <strong>di</strong> grado 3 - 5 sicuramente<br />

con pochi secoli <strong>di</strong> vita.<br />

Fig. 6 – Pseudokarren simili a graffi sono comuni sui<br />

massi <strong>di</strong> serpentiniti, in questo caso la Pera d’le Masche.<br />

0 Forme <strong>di</strong> degradazione non visibili<br />

1 Buchi circolari isolati<br />

2 Buchi interessanti meno del 50% dell'area<br />

3 Presenza <strong>di</strong> honeycomb<br />

4 Honeycomb su più del 50% dell'area<br />

5 Honeycomb con talvolta punti <strong>di</strong> coalescenza<br />

("clessidre"; francese lunules)<br />

6 Honeycomb parzialmente coalescenti<br />

7 Honeycomb coalescenti su più del 50% dell'area<br />

8 Persistenza solo <strong>di</strong> alcuni dei setti fra gli<br />

honeycomb<br />

9 Scomparsa dei setti<br />

Fig. 7 – Gnamma alla sommità del masso 27 (Moncuni).<br />

5 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Fig. 8 – Le meringue surface si sviluppano per azione<br />

dell’idrolisi sotto copertura <strong>di</strong> muschi e licheni, come in<br />

questo masso presso Pera d’le Sacocie.<br />

Fig. 9 – Meringue surface su un piccolo erratico presso<br />

Pian Topie.<br />

Anche molte delle altre morfologie descritte sono state sovente scambiate per segni dell'uomo. Le<br />

superfici striate possono essere confuse con polissoir, superfici d'affilatura <strong>di</strong> lame. Conche e tafoni sono<br />

stati molto spesso descritti come coppelle e nicchie artificiali votive o cultuali.<br />

A scala maggiore, le morfologie più vistose sono profonde spaccature causate dai cicli gelo-<strong>di</strong>sgelo, che<br />

sovente <strong>di</strong>vidono i gran<strong>di</strong> massi in più in<strong>di</strong>vidui. SACCO (1922b) riferisce che i tre elementi in cui si è<br />

<strong>di</strong>visa Pera Filbert, nell’’800 erano ancora così vicini che si poteva saltare da uno all’altro, cosa che già<br />

nel 1922 era <strong>di</strong>venuta impossibile.<br />

6 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Usi storici dei massi<br />

Contrariamente a quanto riportato sovente su testi <strong>di</strong> ufologia o new age, si sa pochissimo su cosa<br />

effettivamente rappresentassero i massi per le antiche popolazioni liguri e celtiche. Stu<strong>di</strong>osi come<br />

BERNARDINI (1977) e BORBONESE (1982) hanno supposto che sovente rocce aguzze o grossi massi<br />

isolati fossero simboli del culto a una <strong>di</strong>vinità, forse chiamata Penn, nell'interpretatio romana Iuppiter<br />

Poeninus Del resto per le antiche popolazioni "non v'è nulla <strong>di</strong> più nobile e <strong>di</strong> più terrificante <strong>della</strong> roccia<br />

maestosa, del blocco <strong>di</strong> granito audacemente eretto. Il sasso, anzitutto, è." (ELIADE, 1954). Ha questa<br />

origine la credenza che i tafoni e le vaschette <strong>di</strong> corrosione frequenti su molti massi erratici, specialmente<br />

<strong>di</strong> prasiniti e anfiboliti (Pera Pluc, Pera Luvera, ecc.) fossero coppelle, scavate dai Celti per raccogliere il<br />

sangue in cruenti riti sacrificali (PIOLTI, 1881 e 1882; SACCO, 1922 a e b). Il rilevamento<br />

micromorfologico <strong>di</strong> dettaglio, da noi condotto dal 1985, esclude però l'esistenza <strong>di</strong> coppelle sulla<br />

maggior parte degli erratici dell’anfiteatro valsusino, e quasi certamente parecchie segnalazioni vanno<br />

riferite a microforme <strong>di</strong> degradazione meteorica. Sul Monte Musinè sono state ritrovate coppelle, forse<br />

celtiche, ma scavate su rocce in prossimità <strong>di</strong> massi erratici, senza che questi ultimi siano stati intaccati.<br />

Non è quin<strong>di</strong> il masso in sé luogo <strong>di</strong> culto; esso è utilizzato solo quando inserito in un contesto<br />

scenografico, tale per cui sia possibile osservare al tempo stesso la roccia dove sono incise le coppelle e il<br />

panorama circostante, come nelle più famose aree <strong>di</strong> incisioni rupestri liguro-piemontesi (M. Bego,<br />

Traversella; FERRERO, 1994). E' il caso <strong>della</strong> Pera d'le Sacocie, l'unico grosso masso con coppelle<br />

sommitali quasi certamente scavate dall'uomo (fig. 10).<br />

Ancora ELIADE (1954) afferma "Non saprei <strong>di</strong>re se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi.<br />

(...) Una roccia, un ciottolo, sono oggetto <strong>di</strong> rispettosa devozione perché rappresentano o imitano qualche<br />

cosa (...) Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti <strong>di</strong> azione spirituale, come centri <strong>di</strong> energia<br />

destinati alla <strong>di</strong>fesa propria o a quella dei loro morti. (...) La loro funzione era magica più che religiosa".<br />

E’ una prova a sostegno dell'antico significato magico dei massi, l’erezione su <strong>di</strong> essi sin da tempi remoti<br />

<strong>di</strong> statue <strong>della</strong> Vergine, croci o cappelle (SACCO, 1923b; fig. 11), per affermare la cristianità in aree già<br />

de<strong>di</strong>cate a riti pagani, come quella <strong>di</strong> Traversella in Val Chiusella (FERRERO, 1994).<br />

Fig. 10 – Pera d’le Sacocie è uno dei<br />

pochissimi massi in cui la superficie<br />

sommitale, lavorata a coppelle, è<br />

osservabile contemporaneamente al<br />

fondovalle.<br />

Fig. 11 – L’e<strong>di</strong>cola costruita fra i massi <strong>di</strong> Pera Pinta è<br />

un tipico esempio <strong>di</strong> affermazione <strong>della</strong> cristianità. Un<br />

tempo era presente anche una grande pittura religiosa sul<br />

masso, da cui il nome.<br />

7 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Fig. 12 – Molti massi hanno lati levigati<br />

dal passaggio; la levigatura è dovuta però<br />

alla frequentazione sportiva (vie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scesa). Pera Pinta è fra i pochi a<br />

presentare scivoli levigati che potrebbero<br />

essere in parte legati a pratiche rituali,<br />

come la glisse.<br />

Fig. 14 – Questo masso, prossimo alla<br />

Veneria, è uno dei tanti che presentano<br />

profonde cavità alla base, in genere <strong>di</strong><br />

origine naturale (tane <strong>di</strong> tassi e volpi), che<br />

possono essere state utilizzate per riporre<br />

o nascondere oggetti, e sono all’origine<br />

delle numerose leggende <strong>di</strong> tesori<br />

nascosti, come quella che riguarda la<br />

vicina Pera d’la Spina.<br />

Fig. 16 – <strong>Massi</strong> <strong>di</strong>strutti: uno <strong>di</strong><br />

serpentinite levigata e striata, <strong>di</strong>strutto<br />

dal proprietario verso il 1922 (SACCO,<br />

1928).<br />

Fig. 13 – Il Masso <strong>della</strong> Veneria ha una vasta cavità in<br />

parte artificiale, che potrebbe essere collegata al culto<br />

delle “Pietre Forate”.<br />

Fig. 15 - Molti massi in<strong>di</strong>cati su questa carta, che<br />

rappresenta la situazione all’inizio del ‘900 (SACCO,<br />

1922), sono attualmente scomparsi.<br />

Fig. 17 – <strong>Massi</strong> <strong>di</strong>strutti: uno <strong>di</strong> quarzite <strong>di</strong> Regione delle<br />

Pietre (Pianezza), cavato circa nel 1878 (SACCO, 1928).<br />

8 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Fra le credenze pagane, la più documentata e <strong>di</strong>ffusa in molte parti del mondo è quella delle "pietre<br />

fecondatrici". In megaliti e massi l'"antenato", il morto "fissato" nel sasso <strong>di</strong>venta da presenza rancorosa<br />

verso i viventi, strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> accrescimento <strong>della</strong> vita. Così i Samoie<strong>di</strong> pregano e offrono oro<br />

alla pyl-paja (la donna-sasso), e gli sposi novelli camminano sopra un sasso perché la loro unione sia<br />

feconda (ELIADE, 1954). Deboli vestigia <strong>di</strong> queste usanze, ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> un culto antico, sopravvivono nella<br />

glisse (= scivolata) francese, in cui per avere figli le donne scivolano lungo una pietra consacrata (fig. 12),<br />

oppure nella friction, in cui si siedono sopra un monolito (Decines, Provenza) dormono sopra un masso<br />

(Finisterre), vi strofinano il ventre (Pont-Aven; SAINTYVES, SÉBILLOT, LANG, SARTORI, DE<br />

VASCONCELLOS, in ELIADE, 1954) o lo urtano con le natiche (Cappella del Sasso, Oropa; SACCO,<br />

1928). In Finisterre, nel me<strong>di</strong>oevo furono emesse dal clero e dai re numerose leggi contro il culto delle<br />

pietre, l'accoppiamento <strong>di</strong> coniugi durante il plenilunio e altre pratiche sessuali presso massi (DE<br />

PONTOIS, 1929). A Carnac fu piantata una croce sulla roccia per impe<strong>di</strong>re un rito tipo friction, e<br />

verosimilmente hanno lo stesso scopo le croci piantate in antichità su <strong>di</strong>versi erratici valsusini oggetto <strong>di</strong><br />

culto, come Pietra Alta, Pera Morera e la colonnina gneissica con simboli cristiani sul masso all’interno <strong>di</strong><br />

S. Antonio <strong>di</strong> Ranverso. Del resto, nel secolo IV il vescovo <strong>Massi</strong>mo da Torino lanciava invettive contro<br />

il culto delle pietre, gli “altari del <strong>di</strong>avolo”. Una credenza, per così <strong>di</strong>re, a queste complementare è quella<br />

delle "Pietre forate", attraverso cui devono essere fatti passare i bambini per assicurargli buona salute<br />

(secondo ELIADE, 1954, <strong>di</strong>ffusa in Francia, Grecia, Inghilterra). Non è esclu<strong>di</strong>bile che tale usanza fosse<br />

praticata anche presso alcuni gruppi <strong>di</strong> erratici valsusini, in cui lo spazio fra massi accostati naturalmente<br />

a formare una galleria è stato artificialmente ripulito da detriti e terriccio (Masso <strong>della</strong> Veneria, Pera<br />

Morera; fig. 13).<br />

Ancora nell''800 le genti conta<strong>di</strong>ne valsusine ritenevano che toccando gli erratici ci si propiziasse la<br />

fertilità dei campi e delle donne.<br />

Deriva dalla reminiscenza <strong>di</strong> culti pagani anche l'associazione fra massi e <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong> molte leggende<br />

piemontesi. La più conosciuta è quella relativa alla Pera Cagna, grosso erratico del Piano <strong>di</strong> Trione (Val<br />

Grande <strong>di</strong> Lanzo). "Pare che al <strong>di</strong>avolo fosse stato assegnato il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere una città e i suoi<br />

perversi abitanti, e si accingesse all'opera trasportando sulle spalle un enorme macigno. Nel suo itinerario<br />

passò sopra la Val Grande, ma per le preghiere <strong>di</strong> un santo eremita al <strong>di</strong>avolo mancarono le forze e il<br />

masso gli sfuggì precipitando nel posto dov'è tuttora. Tentò con tutte le forze <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> risollevarlo,<br />

trasformandosi via via in leone, aquila, avvoltoio, lasciando ogni volta impressi i segni dei suoi sforzi"<br />

(BERUTTO, 1983). I segni menzionati dalla leggenda costituiscono le "sacocie", i tafoni e le vaschette <strong>di</strong><br />

corrosione precedentemente citati. Probabilmente una leggenda analoga è all'origine del nome <strong>della</strong> Pera<br />

d'le Masche, ricca <strong>di</strong> pseudokarren foggiati a graffi. In Val <strong>di</strong> Susa una leggenda sicuramente senza<br />

substrato pagano precedente, racconta: “Venuto a morte, Erode non fu precipitato nell’inferno, ma<br />

condannato a girare il mondo in una carrozza <strong>di</strong> ferro arroventata che col vento fiammeggia e manda<br />

scintille. Per liberarsi <strong>di</strong> quel tormento Erode cerca <strong>di</strong> mandarla a fracassarsi contro i macigni che incontra<br />

nel suo cammino. Uno <strong>di</strong> questi si trova in Valle <strong>di</strong> Susa, tra Vayes e Sant’Antonino: <strong>di</strong> notte si può<br />

vedere la carrozza d’Erode che tra fumo e faville gira intorno a questo masso, poi, siccome non riesce a<br />

rovinarla, Erode scompare (LAPUCCI, 1991).<br />

Un utilizzo comprovato da numerosi rinvenimenti archeologici è quello <strong>di</strong> sito deposito <strong>di</strong> oggetti, anche<br />

<strong>di</strong> valore. Il masso può essere a<strong>di</strong>bito a magazzino <strong>di</strong> attrezzi agricoli quando ha lati strapiombanti, che<br />

formano anfratti sempre asciutti (fig. 14) oppure fungere da punto <strong>di</strong> riferimento per il seppellimento <strong>di</strong><br />

oggetti <strong>di</strong> valore in momenti <strong>di</strong> pericolo, particolarmente utile in aree uniformi e boscose. Per entrambi<br />

questi usi, le aree più importanti non sono quelle dell’anfiteatro ma quelle più interne alla valle, in<br />

particolare San Valeriano e La Maddalena <strong>di</strong> Chiomonte. Ancora una volta, l'uso antico ha lasciato tracce<br />

nelle leggende popolari. Per la Pera Cagna precedentemente citata, la leggenda vuole che siano nascoste<br />

nelle viscere del masso grosse quantità d'oro e d'argento, da qui il detto "il Calcante e Pera Cagna, valgon<br />

più <strong>di</strong> Francia e Spagna" (BERUTTO, 1983).<br />

C'è anche chi ha supposto che l'intero masso sia stato portato dall'uomo, e non da fenomeni naturali, come<br />

gigantesco menhir. ELIADE (1954) segnala che presso i Gond, tribù dravi<strong>di</strong>ca in<strong>di</strong>ana, si usava "deporre<br />

accanto alla tomba, quattro giorni dopo la sepoltura, una roccia enorme, che raggiunge qualche volta i tre<br />

metri <strong>di</strong> altezza". Anche i Maori delle isole Cook avevano una simile usanza. I gruppi <strong>di</strong> massi da loro<br />

eretti, le marae, erano consacrati al culto degli antenati, e ancora oggi essi usano scalare salti rocciosi<br />

come prova <strong>di</strong> coraggio per festeggiare il passaggio alla maggiore età. Pera Luvera, presso Avigliana, è il<br />

9 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

masso per il quale si è più frequentemente supposto un trasporto artificiale. Le sue <strong>di</strong>mensioni appaiono<br />

comunque eccessive, anche rispetto ai più gran<strong>di</strong> blocchi trasportati dalle civiltà megalitiche; del resto il<br />

masso è sicuramente un erratico, e potrebbe al massimo essere stato spostato da un punto all'altro<br />

dell'anfiteatro, il che è assai improbabile.<br />

L’utilizzo come pilastro naturale cui addossare la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici è comune fino a tempi recenti in<br />

<strong>di</strong>verse parti del Piemonte, fra cui Balma Boves, sul Monte Bracco (Valle Po), in cui un intero gruppo <strong>di</strong><br />

case è costruito al riparo <strong>di</strong> un enorme blocco, e <strong>di</strong>verse località in Valle Orco. In Val <strong>di</strong> Susa solo i massi<br />

dell’anfiteatro morenico hanno <strong>di</strong>mensioni sufficienti a questo uso; fra quelli così utilizzati la Pera Üssa,<br />

alta 6-7 m, sostiene il tetto <strong>di</strong> una cascina in regione Tolai, a N <strong>di</strong> Villarbasse (SACCO, 1922). Nella<br />

preistoria interi villaggi sono sorti nelle aree valsusine ricche <strong>di</strong> barme, anfratti e ripari naturali. Le aree<br />

più adatte non sono <strong>di</strong> massi erratici, ma <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> frana, come Vaie e La Maddalena <strong>di</strong> Chiomonte.<br />

Anche alcuni gruppi <strong>di</strong> massi fra Caprie e Rubiana hanno comunque fornito reperti paleoetnologici che ne<br />

attestano la frequentazione (FEDELE , 1989). Secondo la leggenda, più recentemente una cavità sotto il<br />

Roc S. Giorgio, sulla Collina <strong>di</strong> Rivoli, servì da rifugio a un eremita (SACCO, 1922).<br />

Largamente <strong>di</strong>ffuso è stato l’uso come fonte <strong>di</strong> materiale da costruzione. Nonostante le <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />

la vicinanza degli erratici ai luoghi d’utilizzo li rendeva assai attraenti per i cavatori, in considerazione<br />

dell’elevata incidenza sui costi totali che il trasporto del materiale cavato aveva nel passato. Inoltre i<br />

massi sono costituiti dai nuclei <strong>di</strong> roccia più sana, pregiata come materiale da taglio. Particolarmente<br />

apprezzati nei secoli scorsi erano i massi <strong>di</strong> metagabbro "Verde Alpi", totalmente o in parte (Masso <strong>di</strong><br />

Montecapretto, Roc <strong>di</strong> Borgata Braida) <strong>di</strong>strutti (GRASSI, 1980; figg. 15, 16 e 17). Poco utilizzabili, i<br />

massi <strong>di</strong> serpentino sono invece sopravvissuti in maggiore numero (GRASSI, 1982). Un <strong>di</strong>scorso a parte<br />

vale per la Pera Grossa <strong>di</strong> Rosta, costituita da serpentinoscisto fratturato poco pregiato, cavata per estrarne<br />

i blocchi usati per la costruzione del monumento ai caduti del Frejus, costruito a Torino in Piazza Statuto.<br />

Agli inizi del secolo scorso, una delle prime leggi <strong>di</strong> tutela del patrimonio naturale (Legge n. 778 del<br />

17.6.1922) ha proibito l’uso dei massi erratici come materiale da costruzione, dando il colpo <strong>di</strong> grazia a<br />

un’attività già in decadenza, soppiantata da escavazioni con tecniche industriali, antieconomica per la<br />

qualità variabile del materiale estratto e l’abbattimento dei costi <strong>di</strong> trasporto. L’unico impiego attuale è<br />

quello monumentale: ad esempio i massi estratti durante gli scavi per l’ampliamento <strong>della</strong> strada<br />

provinciale <strong>di</strong> Villarbasse sono stati recentemente posti a decorare l’area verde <strong>di</strong> uno svincolo.<br />

La scomparsa dei cavatori non ha eliminato il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione per molti massi. Visti sovente come<br />

ostacolo ai progetti <strong>di</strong> lottizzazione e<strong>di</strong>lizia, sono talvolta fatti “sparire”, o incorporati nei giar<strong>di</strong>ni o nei<br />

muri <strong>di</strong> cinta, come nel caso del Roc <strong>di</strong> Rosta, che ancora all’inizio degli anni ’90 era isolato fra i campi,<br />

del già ricordato Roc S. Giorgio, del Masso <strong>di</strong> S. Pancrazio (Pianezza), del Rocco e del Roc <strong>di</strong> Rivoli, fra<br />

i più interessanti geologicamente. Non contribuisce certo a una seria tutela dei massi la vecchia legge, le<br />

cui sanzioni erano già assai modeste inizialmente e ormai semplicemente ri<strong>di</strong>cole, non essendo mai state<br />

rivalutate.<br />

Il masso risorsa naturalistica<br />

L’importanza scientifica dei massi erratici ha sicuramente le sue ra<strong>di</strong>ci nella scoperta dell’origine glaciale<br />

degli anfiteatri morenici. Opponendosi a quanti sostenevano che gli erratici fossero trasportati da<br />

gran<strong>di</strong>ose alluvioni, GASTALDI (1871 e 1874) affermò, confrontando i massi delle morene attuali con<br />

quelli degli anfiteatri morenici, che questi ultimi potevano essere stati trasportati solo da enormi ghiacciai.<br />

Le basi <strong>di</strong> questo confronto furono proprio i massi erratici piemontesi. A ricordo <strong>della</strong> <strong>di</strong>sputa il Roc <strong>di</strong><br />

Pianezza, il più grande dell’anfiteatro valsusino con i suoi 5000 m3 , ha preso il nome dello stu<strong>di</strong>oso che<br />

ne apprezzò il significato geomorfologico, <strong>di</strong>venendo il Roc Gastal<strong>di</strong>. E’ per l’importanza scientifica, e<br />

non per quella turistico-ricreativa, che fu emessa la prima legge a tutela dei massi erratici, <strong>di</strong> cui si è già<br />

detto. A tale legge seguì un primo censimento (SACCO, 1928), <strong>di</strong> cui si sono persi i dati, ma che ha<br />

lasciato <strong>di</strong>verse targhe segnaletiche / ricordo, come quella ancora leggibile su Pera Morera (<strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong><br />

Reano), che marcavano i massi protetti da speciali accor<strong>di</strong> coi proprietari (SACCO, 1928).<br />

In seguito, data ormai per scontata l’origine degli anfiteatri morenici (SACCO, 1887, 1921 e 1938),<br />

l’interesse per i massi andò calando, e solo un secolo dopo Gastal<strong>di</strong> PETRUCCI e CREMA (II ed. Carta<br />

Geologica, 1969) e BORTOLAMI et alii (1976) ripresero a cartografare i principali massi, nel quadro del<br />

10 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

rilevamento dell’anfiteatro morenico valsusino.<br />

L’interesse per i massi situati più all’interno <strong>della</strong> Val Susa è invece sempre stato minore: in<strong>di</strong>fferenziati<br />

dalle morene nelle prime carte geologiche (fogli Oulx, 1911, e Susa, 1910), sono stati parzialmente<br />

rilevati, e non censiti [1] , solo recentemente per la stesura del foglio <strong>di</strong> prova geologico 1:50.000 “Susa”.<br />

Il masso risorsa turistico – sportiva<br />

L’uso sportivo dei massi risale al primo dopoguerra, quando i mezzi <strong>di</strong> trasporto erano assai più limitati<br />

che adesso e gli erratici valsusini, molto prossimi alla città <strong>di</strong> Torino, erano considerati ottimo terreno<br />

d'allenamento in vista <strong>di</strong> salite alpinistiche. Alpinisti famosi dell’epoca, come Giusto Gervasutti, sono<br />

stati così i primi che hanno utilizzato i massi in chiave sportiva. L’utilizzo era però assai spora<strong>di</strong>co.<br />

Fattore limitante era proprio la scarsa frequentazione, che non favoriva la pulizia <strong>della</strong> roccia,<br />

generalmente ricoperta <strong>di</strong> edera e muschio a causa <strong>della</strong> bassa quota e dell’umi<strong>di</strong>tà. Solo con il “Nuovo<br />

Mattino”, il movimento che portò allo sviluppo dell’arrampicata libera in Italia, i massi <strong>di</strong>ventarono dei<br />

veri e propri siti <strong>di</strong> arrampicata. Nasceva così il sassismo (ingl. bouldering), arrampicata sui massi intesa<br />

non come allenamento a salite più impegnative in montagna, ma fine a sé stessa e incentrata sulla ricerca<br />

<strong>di</strong> passaggi sempre più estetici e sempre più <strong>di</strong>fficili. Il termine bouldering nasce da Boulder City (USA),<br />

uno dei siti dove è nata questa <strong>di</strong>sciplina. In Europa la <strong>di</strong>sciplina si è però sviluppata in maniera<br />

in<strong>di</strong>pendente, dagli arrampicatori francesi del movimento dei Bleusard, frequentatori dei massi <strong>di</strong> grès<br />

<strong>della</strong> foresta <strong>di</strong> Fointanebleau, presso Parigi. L’alto livello tecnico raggiunto da questo gruppo<br />

pubblicizzò la scalata su massi, favorendo anche in Italia la scoperta dei siti più adatti a questa pratica, fra<br />

cui inizialmente la Val Masino in Lombar<strong>di</strong>a e appunto l’anfiteatro valsusino in Piemonte.<br />

Per sua stessa natura, lo sport dell’arrampicata tende a sfruttare maggiormente i siti in cui ci sia un<br />

processo <strong>di</strong> mitizzazione, legato a un aumento progressivo delle <strong>di</strong>fficoltà raggiunte. La fase <strong>di</strong><br />

progressiva “colonizzazione” e aumento del livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà è stata importante soprattutto negli anni<br />

fra il 1974 e il 1979, quando specialisti del sassismo come Giancarlo Grassi e Marco Bernar<strong>di</strong> aprirono<br />

dei passaggi che toccavano i massimi livelli tecnici <strong>di</strong> quegli anni. “Nuova <strong>di</strong>mensione” su Pera Filbert,<br />

aperto nel 1976, fu il primo passaggio italiano unanimemente riconosciuto superiore al massimo grado<br />

<strong>della</strong> "scala UIAA chiusa", (VI+: GERVASUTTI, 1983), e in seguito alla sua apertura tale scala fu<br />

abbandonata e soppiantata da quelle in uso attualmente. Nel periodo imme<strong>di</strong>atamente successivo,<br />

sull’onda <strong>della</strong> notorietà così acquisita, i massi valsusini conobbero la massima frequentazione. Uscirono<br />

in rapida successione due guide descrittive (GRASSI, 1980 e 1982), la seconda delle quali proponeva<br />

un'offerta più che doppia <strong>di</strong> itinerari, nonostante il breve lasso <strong>di</strong> tempo fra le due pubblicazioni. In questo<br />

periodo alcuni massi erano frequentati nei fine settimana anche da decine <strong>di</strong> persone. A partire da metà<br />

degli anni ’80, la frequentazione conobbe un lento inarrestabile declino, cui si fa cenno già in una guida<br />

del 1987 (GALLO et alii, 1987). Le cause furono molteplici. La più importante fu un cambiamento <strong>di</strong><br />

moda: erano gli anni <strong>della</strong> ricerca <strong>di</strong> passaggi su placche <strong>di</strong> roccia abbattute sempre più lisce, pratica cui<br />

non si prestavano i massi dell’anfiteatro, al contrario <strong>di</strong> quelli del Vallone <strong>di</strong> Galambra, valorizzati<br />

proprio in questo periodo da Giancarlo Grassi. La successiva moda, <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> passaggi sempre più<br />

lunghi e continui, relegò decisamente in secondo piano la scalata su masso, per sua natura costituita da<br />

passaggi brevi e intensi, detti appunto "tipo blocco” (dal francese bloc; inglese boulder). Anche gli ultimi<br />

praticanti del sassismo <strong>di</strong>sertarono i massi dell’anfiteatro a favore <strong>di</strong> altre zone piemontesi, fra l'altro a<br />

causa <strong>della</strong> precedente forte frequentazione, che aveva causato la consunzione degli appigli, specialmente<br />

sui massi serpentinitici.<br />

Per alcuni anni i massi più como<strong>di</strong> furono comunque ancora molto frequentati, nuovamente soltanto come<br />

terreno d’allenamento facilmente raggiungibile da Torino.<br />

A metà degli anni ’90 la maggior parte degli erratici erano tornati quasi alle con<strong>di</strong>zioni originarie: la<br />

crescita <strong>della</strong> vegetazione, l’esaurimento delle guide descrittive e la mancanza <strong>di</strong> informazioni ne<br />

rendevano quasi impossibile l’in<strong>di</strong>viduazione, favorendo un abbandono quasi totale. Alla fine del secolo,<br />

quando ormai sembravano relegati alla storia dell’alpinismo, l’interesse per i massi si è bruscamente<br />

risvegliato. Ancora una volta si tratta <strong>di</strong> un effetto indotto dall’evoluzione delle mode oltralpe. Nell’area<br />

<strong>di</strong> Fontainebleau non si è mai conosciuto un periodo <strong>di</strong> decadenza comparabile con quello italiano, e gli<br />

specialisti del settore hanno sempre aperto nuovi passaggi, ai massimi livelli tecnici. Con la <strong>di</strong>ffusione<br />

11 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

delle gare <strong>di</strong> arrampicata si è così affacciata una specialità (boulder) che si basa sui passaggi corti<br />

"esplosivi" caratteristici dei massi. Questa <strong>di</strong>sciplina si presta molto all’arrampicata in strutture artificiali,<br />

dato che è uno sport in<strong>di</strong>viduale, non richiede locali <strong>di</strong> grande altezza e può essere praticata in normali<br />

palestre. Dopo alcuni anni è ripreso <strong>di</strong> riflesso l’interesse anche per i massi naturali. Lo stile <strong>di</strong><br />

arrampicata è tuttavia mutato: non si cercano più vie <strong>di</strong> salita verso l’alto, ma circuiti in traversata che<br />

seguono il masso tenendosi a pochi decimetri <strong>di</strong> altezza, ottenendo così la continuità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà oggi <strong>di</strong><br />

moda. É sostanzialmente cambiato anche il criterio <strong>di</strong> sicurezza: i primi sassisti praticavano uno sport<br />

sostanzialmente pericoloso, stretto parente dell’arrampicata solitaria (nella quale sovente i maggiori<br />

esponenti del sassismo eccellevano) per la pericolosità delle cadute, che potevano oltrepassare i <strong>di</strong>eci<br />

metri <strong>di</strong> altezza. Oggi, la sicurezza derivante dalla minore altezza delle cadute possibili è incrementata<br />

anche dalla scelta accurata delle reception, ovvero i punti in cui è possibile cadere, che sono<br />

accuratamente liberati da pietre e rami, e possibilmente protetti con appositi cuscini <strong>di</strong> sicurezza (crash<br />

pad). Cambia quin<strong>di</strong> anche il valore dei massi: alcuni <strong>di</strong> quelli molto frequentati in passato sono adatti<br />

allo sport moderno (ad esempio Pietra Alta <strong>di</strong> Casellette), mentre quelli su terreni in forte pendenza, con<br />

cattive reception, oppure considerati eccessivamente facili, sono pressoché abbandonati.<br />

Le principali aree <strong>di</strong> bouldering delle Alpi occidentali<br />

Attualmente, sebbene alcuni massi siano regolarmente visitati, non si può comparare questa<br />

frequentazione neppure lontanamente a quella <strong>di</strong> aree affermate, come quella già ricordata <strong>di</strong><br />

Fontainebleau, che muovono un vero e proprio flusso turistico <strong>di</strong> importanza non trascurabile. Anche<br />

numerose aree <strong>di</strong> bouldering delle Alpi occidentali, sebbene meno note, costituiscono vere e proprie<br />

risorse turistiche, pubblicizzate dagli enti locali e regolarmente incluse nelle presentazioni delle offerte<br />

turistiche dei luoghi. A questo proposito le principali aree <strong>di</strong> bouldering possono essere classificate in<br />

quattro gruppi:<br />

1. aree <strong>di</strong>rettamente attrezzate dagli enti per il turismo, tramite l’opera <strong>di</strong> professionisti del settore;<br />

debitamente pubblicizzate, risultano anche tra le più frequentate;<br />

2. aree situate all’interno <strong>di</strong> parchi e riserve naturali, pubblicizzate come alternativa “pulita” (clean<br />

climbing) all’arrampicata sportiva su pareti rocciose, che richiede la sistematica attrezzatura fissa delle<br />

vie;<br />

3. aree utilizzate dai club alpini e dai professionisti del settore per i corsi <strong>di</strong> arrampicata;<br />

4. aree conosciute unicamente dai “sassisti”, generalmente poco frequentate.<br />

Le prime si trovano esclusivamente sul versante francese delle Alpi. Qui la forte concorrenza fra le varie<br />

località, spinge a cercare proposte che coprano tutti gli sport alpini, fra cui è costantemente inclusa<br />

l’arrampicata. Generalmente si preferisce sviluppare l’arrampicata sportiva su parete, per la quale la<br />

normativa (francese) relativa alla sicurezza è meglio definita. Le aree <strong>di</strong> bouldering si sviluppano così in<br />

prossimità a stazioni turistiche importanti, ma prive <strong>di</strong> pareti rocciose adatte all’arrampicata (Bonneval, ai<br />

pie<strong>di</strong> del Col de l'Iseran), oppure in siti particolarmente atti allo scopo (Aussois e La Motte in Val<br />

Maurienne). Le aree sono attrezzate quasi come un giar<strong>di</strong>no pubblico, con la pulitura e l’adattamento dei<br />

terreni prospicienti i massi, in particolare per quanto riguarda le reception. Una soluzione spesso adottata<br />

per la promozione è quella dei circuiti: si collegano i massi con sentieri, in<strong>di</strong>cando con colori <strong>di</strong>versi,<br />

come fossero piste da sci, le <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>fficoltà dei circuiti (fig. 18). Generalmente si adotta una scala <strong>di</strong><br />

tre o quattro livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, aggiungendo un circuit enfants, rispondente alle forti richieste <strong>di</strong> “terreni<br />

<strong>di</strong> gioco” <strong>di</strong> questo tipo nelle aree turistiche francesi.<br />

Le seconde si trovano su ambedue i versanti delle Alpi, particolarmente in quelle Marittime (Val Gesso,<br />

Vallée de Gordolasque). In questo caso gli enti parco si limitano alla pubblicizzazione, lasciando che sia<br />

la stessa frequentazione dei massi a mantenerli puliti da muschi e vegetazione. Questo avviene<br />

effettivamente nelle aree più frequentate, come Ailefroide (Delfinato) o la Vallèe de Gordolasque, mentre<br />

in quelle <strong>della</strong> Val Gesso, sebbene conosciute da lungo tempo, la frequentazione e la pulizia sono<br />

inferiori.<br />

Le aree utilizzate per i corsi d’arrampicata hanno come caratteristiche comuni quelle <strong>di</strong> avere numerosi<br />

12 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

massi vicini fra loro e su terreno aperto, ampie possibilità <strong>di</strong> parcheggio e d’accesso anche con<br />

autopullman, e un modesto livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Le più tipiche sono in Italia, in Val Pellice (Col Manzol) e<br />

Valle Ala <strong>di</strong> Stura (Courbassere). Talvolta sono attrezzate con strutture <strong>di</strong>dattiche per i corsi, come<br />

“soste” e ancoraggi per prove d’assicurazione. Sebbene non siano state create a scopo turistico e non<br />

siano quasi pubblicizzate, l’elevata affluenza le rende interessanti economicamente: nel caso del Col<br />

Manzol costituiscono una delle maggiori fonti <strong>di</strong> richiamo per le locali strutture ricettive.<br />

Infine le aree conosciute unicamente dai sassisti comprendono sia zone “storiche”, come ad esempio<br />

quelle <strong>della</strong> Val Pellice, che possono non essere adatte alla pratica moderna oppure semplicemente essere<br />

state <strong>di</strong>menticate, sia aree <strong>di</strong> recente scoperta, come quelle <strong>di</strong> Cumiana e <strong>di</strong> Val Pesio. In mancanza <strong>di</strong> una<br />

pubblicità ufficiale, la frequentazione resta legata alla <strong>di</strong>ffusione per “passaparola” delle informazioni,<br />

generalmente ostacolata dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i massi in aree prive <strong>di</strong> segnaletica e sovente<br />

immerse nella vegetazione. Maggior fortuna hanno quelle aree che, essendo prossime a siti d’arrampicata<br />

sportiva, sono incluse nelle guide che li descrivono; nel caso <strong>di</strong> Cumiana, l’area è stata anche descritta in<br />

un sito Internet. E' probabile che quest'ultimo tipo <strong>di</strong> pubblicizzazione <strong>di</strong>venterà in futuro decisivo: già<br />

attualmente è il veicolo principale d'informazioni sulle novità relative ai massi <strong>della</strong> Svizzera tedesca e<br />

italiana, una delle aree europee all'avanguar<strong>di</strong>a anche per il livello tecnico raggiunto in questi ultimi anni.<br />

Fig. 18 – Esempio <strong>di</strong> circuiti: La Roche<br />

Ecroulée. Da Y. & J.J. ROLLAND (1993)<br />

– Grimper dans le Haut Val Durance.<br />

Louis-Jean, 148 pp., Gap.<br />

Fig. 19 – Su questa via del Roc d’la<br />

Rocia la frequentazione troppo bassa ha<br />

consentito la ricrescita dell’edera, col<br />

conseguente abbandono totale dell’uso<br />

sportivo.<br />

Fig. 20 – Il masso ideale per il bouldering prevede altezza<br />

limitata e buona reception, come in questo masso presso<br />

Pera Pinta, alto 4 m e su terreno pianeggiante coperto<br />

d’aghi <strong>di</strong> pino.<br />

13 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Fig. 21 – Questa tana <strong>di</strong> volpe alla base<br />

del Masso 27 (Moncuni) continua a<br />

essere frequentata, nonostante<br />

l’arrampicata sul masso stesso.<br />

Fig. 22 – I massi attualmente più frequentati sono quelli più<br />

<strong>di</strong>fficili, come questo sopra Rivera.<br />

Anche <strong>di</strong>verse aree valsusine appartengono alle tipologie sopra descritte. L’area del Vallone Galambra è<br />

sorta per opera dello specialista Giancarlo Grassi, sponsorizzato dal gestore del rifugio che sorge nel<br />

vallone, allo scopo sia <strong>di</strong> aumentare le attrattive turistiche del vallone, sia <strong>di</strong> attirare i corsi d’arrampicata.<br />

In quest'ottica è stata anche una delle prime in cui si è cercato <strong>di</strong> sviluppare una struttura a “circuiti”.<br />

L’iniziativa ha però avuto risultati inferiori alle attese (peraltro soprattutto per problemi <strong>di</strong> gestione del<br />

rifugio). Mompellato (Colle del Lys) è una delle zone <strong>di</strong> recente valorizzazione, ad opera dei massimi<br />

specialisti attuali <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina. Sebbene nell’ambiente piemontese sia noto, il sito è troppo elitario per<br />

una massiccia frequentazione; inoltre le reception sono sovente cattive, non è pubblicizzato a scala<br />

nazionale, e non è inserito in alcuna guida d’arrampicata.<br />

I massi dell’anfiteatro, pur essendo singolarmente vali<strong>di</strong> (fig. 20), sono prevalentemente in<strong>di</strong>vidui isolati,<br />

poco adatti sia ai corsi d’arrampicata, sia alla creazione <strong>di</strong> circuiti. Prima <strong>della</strong> sua scomparsa nel 1993,<br />

Grassi ha cercato <strong>di</strong> sviluppare circuiti nella zona d’Almese, dove esistono gruppi <strong>di</strong> massi poco o niente<br />

conosciuti (fig. 22). I massi dell’anfiteatro sono inoltre fra i pochissimi <strong>di</strong> cui esistono guide descrittive,<br />

sebbene fuori commercio e reperibili solo in biblioteca.<br />

Confronto fra l'area valsusina e quelle piemontesi - provenzali<br />

Nonostante l'indubbio valore storico dell'area valsusina, <strong>di</strong>versi altri siti piemontesi - provenzali sono<br />

attualmente più frequentati, causa ed effetto <strong>di</strong> una maggiore attenzione da parte delle autorità regionali,<br />

specie oltralpe. E' interessante osservare la <strong>di</strong>fferenza fra l’"offerta" valsusina (tab. 3) e quella delle<br />

principali aree gravitanti su Torino (tab. 2) e su altre città piemontesi e provenzali (tab. 4).<br />

Fra le aree piemontesi, quelle <strong>di</strong> Courbassere e del Vallone dei Carbonieri concorrono col Vallone <strong>di</strong><br />

Galambra come siti <strong>di</strong> corsi d'arrampicata, e attualmente sono vincenti, anche se le loro caratteristiche<br />

tecniche non paiono sostanzialmente <strong>di</strong>verse. Anche fra le aree d'alto livello, quella piemontese più<br />

frequentata, la Valle Ellero, ha caratteristiche tecniche inferiori a molte aree valsusine. Inoltre l'anfiteatro<br />

<strong>di</strong> Rivoli-Avigliana ha potenzialmente l'atout <strong>della</strong> prossimità ad una gran città che non è vicina a falesie<br />

sportive (si confrontino in particolare i casi d’Aix e Marsiglia, tab. 4).<br />

In definitiva, la relativamente scarsa frequentazione dei siti valsusini non è imputabile a cause tecniche,<br />

bensì a:<br />

mancanza <strong>di</strong> "aree <strong>di</strong> manovra" necessarie allo svolgimento <strong>di</strong> corsi o all'iniziazione; in altri<br />

termini, gli erratici valsusini risultano sovente oppressi dalle sterpaglie, sovente spinose, e <strong>di</strong>fficilmente<br />

fruibili da gruppi numerosi o gruppi familiari con bambini;<br />

<strong>di</strong>fficoltà d'accesso, che non è quasi mai segnalato, talvolta ingombro <strong>di</strong> vegetazione e in<strong>di</strong>cato<br />

sulle guide in maniera antiquata rispetto alla nuova <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> strade e proprietà private;<br />

Tab. 2 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering piemontesi gravitanti su Torino<br />

Località Periodo <strong>di</strong><br />

frequentazione<br />

normale<br />

N° massi e<br />

n° passaggi<br />

Altezza e<br />

qualità<br />

reception<br />

Distanza<br />

da<br />

Torino<br />

Tempo<br />

<strong>di</strong><br />

accesso<br />

a pie<strong>di</strong><br />

Roccia Frequentazione<br />

14 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Zona del<br />

Masso<br />

Kosterlitz,<br />

Ceresole<br />

Reale<br />

Balme <strong>di</strong><br />

Val Grande<br />

Courbassere<br />

(Val d'Ala)<br />

Balme Val<br />

d'Ala<br />

La Motte<br />

(Modane,<br />

Francia)<br />

Fraz.Picchi<br />

<strong>di</strong> Cumiana<br />

Bobbio<br />

Pellice<br />

Vallone<br />

Carbonieri<br />

(V. Pellice)<br />

Roccia<br />

Maneud (V.<br />

Pellice)<br />

Tarda<br />

primavera -<br />

autunno<br />

Tarda<br />

primavera -<br />

autunno<br />

Tarda<br />

primavera -<br />

autunno<br />

Tarda<br />

primavera -<br />

autunno<br />

Estate -<br />

autunno<br />

una decina,<br />

in genere<br />

con 1 -2<br />

passaggi<br />

ciascuno<br />

3, una<br />

cinquantina<br />

una<br />

ventina,<br />

oltre 100<br />

passaggi<br />

molti,<br />

settore in<br />

espansione<br />

Tutto l'anno 10, una<br />

trentina<br />

Marzo -<br />

Ottobre<br />

Estate 18, circa<br />

230<br />

Ottobre -<br />

Aprile<br />

Val<strong>di</strong>nferno Autunno -<br />

Primavera<br />

6 - 20,<br />

cadute<br />

sovente<br />

pericolose<br />

4 - 10, da<br />

buona a<br />

me<strong>di</strong>a<br />

3 - 10,<br />

me<strong>di</strong>a<br />

molto<br />

variabile<br />

7, oltre 100 2,5 - 8,<br />

ottima<br />

3 - 7,<br />

me<strong>di</strong>ocre<br />

11, 96 2 - 6, da<br />

me<strong>di</strong>ocre<br />

a buona<br />

3 - 8,<br />

sovente<br />

ottima<br />

3, 47 3 - 10, da<br />

buona a<br />

pessima<br />

89, oltre<br />

300<br />

passaggi<br />

2,5 - 10,<br />

sovente<br />

ottima<br />

80 km Da<br />

nullo a<br />

pochi<br />

minuti<br />

Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo in<br />

gneiss<br />

occhia<strong>di</strong>no<br />

fessurato<br />

45 km 1' Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo in<br />

prasiniti<br />

45 km 15' -<br />

20'<br />

Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo in<br />

serpentiniti<br />

Tolto il masso<br />

Kosterlitz,<br />

d'importanza<br />

storica e<br />

ancora<br />

abbastanza<br />

frequentato,<br />

quasi nulla<br />

Conosciuti da<br />

lungo tempo e<br />

molto<br />

frequentati<br />

Abbastanza<br />

frequentati, ma<br />

quasi solo per<br />

corsi <strong>di</strong><br />

arrampicata<br />

60 km 5' - 20' " Frequentazione<br />

in aumento<br />

112 km 5' - 10' Gneiss Poco<br />

frequentati da<br />

italiani, sono i<br />

più prossimi a<br />

Torino con<br />

circuiti<br />

26 km 2' - 10' Gneiss<br />

ghiandone<br />

Da poco<br />

scoperti, poco<br />

frequentati<br />

62 km 2' - 15' Gneiss Molto<br />

frequentati da<br />

locali<br />

67 km 10' -<br />

20'<br />

Gneiss Molto<br />

frequentati,<br />

anche da corsi<br />

<strong>di</strong> arrampicata<br />

57 km 5' Gneiss Poco<br />

frequentati, per<br />

scarsità<br />

d'informazioni<br />

e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

reperimento<br />

120 km 5' - 15' Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo in<br />

quarzite<br />

A lungo<br />

conosciuto<br />

solo dai locali,<br />

non molto<br />

frequentato<br />

15 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

16 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Tab. 3 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering valsusine. Sono riportate per ciascuna località: quota,<br />

determinante il periodo <strong>di</strong> fruibilità; numero <strong>di</strong> massi e <strong>di</strong> passaggi d'arrampicata segnati (con esclusione<br />

<strong>di</strong> quelli in traversata e <strong>di</strong> quelli sovrapposti ad altri seguendo <strong>di</strong>fferenti regole); altezza massima,<br />

ottimale se compresa fra 3 (per mantenere interessante il blocco) e 6 metri oltre i quali la reception è<br />

pericolosa e può essere necessario usare una corda; <strong>di</strong>stanza dai quartieri occidentali <strong>di</strong> Torino in auto e<br />

tempo <strong>di</strong> accesso a pie<strong>di</strong>; roccia; nomi dei massi più noti.<br />

Località Quota<br />

(m<br />

s.l.m.)<br />

N°massi N°<br />

passaggi<br />

Valle Stretta 1650 3 - 10 20 - 70,<br />

forse<br />

possibili<br />

Grangie <strong>di</strong><br />

Bussoleno<br />

S. Valeriano<br />

(Grangetta)<br />

Vallone<br />

Galambra<br />

Condove<br />

(Ceretto)<br />

Condove<br />

(Muni)<br />

Rilievi fra<br />

Condove e<br />

Caprie<br />

circuiti<br />

700 5 - 10 40 - 60,<br />

forse<br />

possibili<br />

circuiti<br />

Altezza (m) e<br />

qualità delle<br />

reception<br />

3 - 8, da<br />

buona a<br />

scarsa<br />

3 - 10, da<br />

buona a<br />

scarsa<br />

400 3 67 4 - 6, buona -<br />

me<strong>di</strong>ocre<br />

1800<br />

-<br />

1900<br />

10 - 15 Oltre<br />

100,<br />

possibili<br />

circuiti<br />

3 - 8,<br />

generalmen-te<br />

buona<br />

Distanza<br />

da<br />

Torino<br />

Tempo<br />

<strong>di</strong><br />

accesso<br />

a pie<strong>di</strong><br />

99 km 1' - 2' Calcari<br />

dolomitici<br />

48 km 5' - 20' Micascisti,<br />

pietre ver<strong>di</strong><br />

36 km 2' - 10' Gneiss<br />

granitoide<br />

86 km 5' - 15' Gneiss<br />

minuti<br />

Roccia Nomi dei<br />

massi<br />

principali<br />

Il più noto<br />

detto "L'as<br />

da lavare"<br />

M. Grange<br />

M. <strong>di</strong> Borg<br />

Molere<br />

600 1 27 5 - 6, me<strong>di</strong>a 33 km 10' Metagabbro Sasso del<br />

Belvedere<br />

1000 1 10 10 - 20,<br />

pessima<br />

387 -<br />

510<br />

10 - 15 Oltre<br />

100,<br />

possibili<br />

circuiti<br />

3 - 8,<br />

generalmen-te<br />

buona<br />

38 km 5' Anfibolite Masso Bru<br />

o Roc <strong>di</strong>j C<br />

30 - 32<br />

km<br />

5' - 20' Gneiss<br />

granitoide,<br />

serpentinite<br />

Blocco de<br />

Castello d<br />

Conte Ver<br />

Caprie 400 3 - 4 una<br />

trentina<br />

3 - 5, buona 30 km 5' - 10' <strong>Pra</strong>siniti<br />

Montecomposto 680 2 23 4 - 5, buona 31 km 1' Pietre ver<strong>di</strong> Pera Brun<br />

(Rubiana)<br />

(inaccessib<br />

Roc Dugu<br />

M. Curt<br />

(Almese)<br />

Mompellato<br />

(Colle del Lys)<br />

500 -<br />

700<br />

1300<br />

-<br />

1400<br />

14 - 15 Oltre<br />

200<br />

3 - 25, da<br />

buona a<br />

pessima<br />

Oltre 10 Oltre 50 Variabili, da<br />

me<strong>di</strong>a a<br />

pessima<br />

24 km 1' - 5' Anfiboliti,<br />

prasiniti,<br />

flasergabbri<br />

42 km 20' -<br />

30'<br />

Anfiboliti<br />

Roc d'la<br />

Rocia, Ro<br />

Borgata<br />

Braida, Pe<br />

Pluc, M.<br />

Montecapr<br />

17 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

M. Musinè<br />

versante SW<br />

M. Musinè<br />

versante S<br />

400 -<br />

500<br />

8 Oltre<br />

150<br />

400 7-8 Circa<br />

100<br />

3 - 10, molto<br />

variabile<br />

3 - 7, da<br />

ottima a<br />

me<strong>di</strong>ocre<br />

21 - 24<br />

km<br />

17 km 10' -<br />

30'<br />

5' - 15' Anfiboliti,<br />

Serpentiniti<br />

Lherzoliti,<br />

prasiniti,<br />

serpentiniti<br />

Pera Pinta<br />

Palla <strong>di</strong><br />

Montabon<br />

Roc Perun<br />

Pera Masn<br />

Masso del<br />

Camerletto<br />

M. <strong>della</strong> T<br />

<strong>della</strong> Vign<br />

Caselette 350 1 49 13, me<strong>di</strong>ocre 19 km 1' Serpentinite Pietra Alta<br />

Sacra <strong>di</strong> S.<br />

Michele<br />

600 3 86 3 - 15, da<br />

buona a<br />

pessima<br />

S. Ambrogio 400 2 32 4 - 15, da<br />

buona a<br />

Laghi<br />

d'Avigliana<br />

Moncuni<br />

(Avigliana)<br />

pessima<br />

400 2 63 12 - 18,<br />

pessima<br />

400 -<br />

600<br />

7 183 4 - 12, da<br />

buona a<br />

pessima<br />

Trana 400 2 80 5 - 15,<br />

me<strong>di</strong>ocre<br />

Vachersa<br />

(Reano)<br />

28 km 2' Serpentinite Pera Filbe<br />

21 km 5' Serpentinite Masso <strong>di</strong> S<br />

Ambrogio<br />

20 - 22<br />

km<br />

20 - 25<br />

km<br />

10' -<br />

20'<br />

Serpentinite Roc d'la P<br />

Furcera, R<br />

<strong>di</strong> Pera Pia<br />

5' - 15' Serpentinite M. Casacc<br />

Pera Luve<br />

Roc d'la B<br />

Pera d'le<br />

masche, R<br />

d'le tume<br />

20 km 5' Serpentinite Pietra<br />

Salomone<br />

450 1 13 4, buona 20 km 2' Gneiss<br />

ghiandone<br />

Il Forte (Reano) 500 5 108 3 - 12, da<br />

ottima a<br />

pessima<br />

Sfera <strong>di</strong> R<br />

(il noto M<br />

Vachersa n<br />

è usato)<br />

20 km 5' - 15' Serpentiniti Pera More<br />

<strong>Massi</strong> <strong>di</strong> C<br />

Maresco<br />

Buttigliera Alta 500 1 35 12, me<strong>di</strong>ocre 20 km 15' Serpentinite Roc Mufì<br />

Rosta 500 1 - 2 50 - 70 10, pessima 18 km 5' - 15' Serpentinite Pera Gross<br />

Roc <strong>di</strong> Ro<br />

(forse non<br />

accessibile<br />

Valletta <strong>di</strong> <strong>Pra</strong><br />

<strong>Basse</strong> (Reano)<br />

400 10 145 -<br />

160<br />

3 - 6,<br />

ge-neralmente<br />

buona<br />

15 - 16<br />

km<br />

2' - 15' Serpentinite,<br />

prasiniti<br />

M. <strong>di</strong> Ave<br />

Pera o Roc<br />

Sacoce, M<br />

<strong>della</strong> Vene<br />

M. <strong>di</strong> <strong>Pra</strong><br />

<strong>Basse</strong><br />

18 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Villarbasse 350 1 31 6, buona 12 0 Serpentinite Pera Maja<br />

Rivoli 450 1 28 6, me<strong>di</strong>ocre 10 10' Serpentinite M. Casale<br />

del Pozzet<br />

scarsità d'informazioni, poiché il "passaparola" funziona bene solo fra gli arrampicatori <strong>di</strong> livello<br />

me<strong>di</strong>o-alto, mentre quelli debuttanti, tendenzialmente la categoria maggiormente interessata ai massi (per<br />

l'assenza <strong>di</strong> manovre <strong>di</strong> corda, la possibilità <strong>di</strong> arrampicare anche senza compagni esperti, ecc.), ignorano<br />

perlopiù esistenza e ubicazione dei massi. Infatti le guide relative sono da qualche tempo esaurite, e la<br />

scelta dei luoghi <strong>di</strong> scalata è sempre più legata ad una loro presenza su Internet, ma solo Pietra Alta<br />

(peraltro iperfrequentata!) compare sulla "rete".<br />

Tab. 4 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering gravitanti su altre città<br />

Località Periodo <strong>di</strong><br />

frequentazione<br />

normale<br />

Sasso<br />

Marconi<br />

N° massi e<br />

n° passaggi<br />

Distanza<br />

dalla città<br />

Tutto l'anno 1, 28 2 km<br />

Aosta<br />

Tempo<br />

<strong>di</strong><br />

accesso a<br />

19 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46<br />

pie<strong>di</strong><br />

Roccia Frequentazione<br />

7' Erratico <strong>di</strong><br />

pietre<br />

ver<strong>di</strong><br />

5' - 10' Gneiss<br />

Locale, me<strong>di</strong>o - alta<br />

Cuzzago Tutto l'anno Una decina 71 km<br />

Locale, me<strong>di</strong>o - alta<br />

Novara<br />

granitoide<br />

Val Gesso Maggio - 4 aree con 30 - 40 5' - 30' Gneiss e Locale e torinese,<br />

Ottobre oltre 200 km<br />

granito me<strong>di</strong>a<br />

massi<br />

circuiti<br />

e Cuneo<br />

Val Ellero Primavera - 2, 42 16 km 5' Gneiss Abbastanza noto in<br />

autunno<br />

Mondovì,<br />

tutto il Piemonte,<br />

25<br />

Cuneo<br />

km<br />

molto frequentato<br />

Alto in Val Marzo - 10, 60 - 70 23 km 5' - 15' Erratici <strong>di</strong> Locale (paesi<br />

Pennavaira Novembre<br />

Albenga<br />

quarzite costieri), bassa<br />

Crevari Autunno -<br />

Primavera<br />

La Gineste Autunno -<br />

Primavera<br />

Una decina,<br />

alcune decine<br />

<strong>di</strong> passaggi<br />

1 km<br />

Genova<br />

9, circa 40 2 km<br />

Marsiglia<br />

Bibemus Tutto l'anno 7, un<br />

centinaio<br />

3 km Aix<br />

en<br />

Provence<br />

5' Scogliera<br />

calcarea<br />

5' - 10' <strong>Basse</strong><br />

paretine<br />

calcaree<br />

5' max Antica<br />

cava <strong>di</strong><br />

calcare<br />

tenero,<br />

molte<br />

prese<br />

Locale, me<strong>di</strong>a<br />

Locale, me<strong>di</strong>a<br />

(soffrono la<br />

concorrenza delle<br />

numerose falesie<br />

vicine)<br />

Noto<br />

internazionalmente,<br />

molto frequentato


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Gordolasque Tarda<br />

primavera -<br />

autunno<br />

Ventavon Settembre -<br />

Giugno<br />

Ceuse Aprile -<br />

Ottobre<br />

Lacou<br />

(Nevache)<br />

Estate -<br />

autunno<br />

Diversi<br />

circuiti,<br />

centinaia <strong>di</strong><br />

passaggi<br />

5 - 6, una<br />

ventina<br />

Nizza 5' - 1 h<br />

artificiali<br />

Erratici<br />

granitici<br />

30 km<br />

Gap<br />

Una ventina 20 km<br />

Gap<br />

5 - 6 25 km<br />

Briançon<br />

Ailefroide Estate Una decina,<br />

oltre 100<br />

25 km<br />

Briançon<br />

Tournoux Estate Una decina 3 km da<br />

Puy - St. -<br />

Vincent<br />

La Roche<br />

Ecroulée<br />

Giugno -<br />

Settembre<br />

Una trentina,<br />

3 circuiti +<br />

circuit enfant<br />

Impatto dell'arrampicata sulle micromorfologie<br />

10' - 20' Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo<br />

calcarei<br />

30' - 1h Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo<br />

calcarei<br />

1' Erratici<br />

gneissici e<br />

quarzitici<br />

1' - 10' Erratici e<br />

massi<br />

franati<br />

granitici<br />

5' - 10' Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo<br />

calcarei<br />

Queyras 1' - 5' Blocchi <strong>di</strong><br />

crollo<br />

calcarei<br />

Molto frequentato,<br />

sito in percorso<br />

naturalistico<br />

all'interno del Parco<br />

del Mercantour<br />

Poco frequentato<br />

Abbastanza<br />

frequentato, favorito<br />

dalla vicinanza <strong>di</strong> una<br />

falesia molto nota<br />

Molto frequentato<br />

come sito<br />

d'appren<strong>di</strong>mento<br />

(bambini e corsi <strong>di</strong><br />

scalata)<br />

Noto<br />

internazionalmente ma<br />

non molto frequentato<br />

Esempio <strong>di</strong> sito creato<br />

per ampliare l'offerta<br />

estiva <strong>di</strong> una stazione<br />

sciistica (Puy - St.-<br />

Vincent)<br />

Esempio <strong>di</strong> regione a<br />

vocazione<br />

"turistico-alternativa"<br />

in cui il bouldering è<br />

stato utilizzato per<br />

ampliare l'offerta<br />

turistica<br />

Dal 1970 si è sviluppata nel mondo una presa <strong>di</strong> coscienza <strong>della</strong> fragilità del patrimonio d'arte rupestre<br />

giacente all'aria aperta e <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> una sua tutela (SOLEILHAVOUP, 1993). E' indubbio che<br />

l'utilizzo sportivo dei massi può danneggiare anche irreparabilmente le incisioni rupestri; d'altra parte, il<br />

problema è ridotto data la rarità d’incisioni sui massi frequentati per l'arrampicata. In Valsusa la Pera d'le<br />

Sacocie è l'unico masso utilizzato con incisioni rupestri, che sono comunque limitate alla superficie<br />

sommitale, interessata marginalmente dal transito. Inoltre è <strong>di</strong>mostrato che in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> forte<br />

degradazione meteorica, come alla sommità dei massi, le incisioni levigate dal continuo afflusso <strong>di</strong> turisti<br />

si conservano meglio delle altre (SJÖBERG, 1994). Dato che la tutela delle incisioni non può essere fatta<br />

ricoprendole <strong>di</strong> sostanze protettive (aut. cit., 1993 e 1994), la migliore protezione consiste probabilmente<br />

in una segnaletica opportuna che riporti l'ubicazione esatta delle incisioni e inviti a non toccarle o<br />

calpestarle.<br />

Le forme naturali come tafoni o honeycomb costituiscono ottimi appigli e quin<strong>di</strong> sono frequentemente<br />

20 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

toccate; si può anzi affermare che la loro abbondanza è <strong>di</strong>rettamente proporzionale al valore sportivo del<br />

masso. Rese resistenti allo sfregamento dai processi d’indurimento superficiale, appaiono ben conservate<br />

anche sulle superfici dei massi troppo frequentati. Non corrono quin<strong>di</strong> seri pericoli, salvo nel caso in cui<br />

si affermi la tendenza a <strong>di</strong>struggere, o mo<strong>di</strong>ficare con "sikatura" gli appigli naturali per variare<br />

artificialmente la <strong>di</strong>fficoltà tecnica. Per prevenire simili danni, appare utile una segnaletica che inviti a<br />

rispettare la morfologia naturale del masso, possibilmente spiegando anche significato e valore ambientale<br />

delle micromorfologie.<br />

L'impatto <strong>della</strong> frequentazione sportiva sugli altri valori ambientali del masso varia col tempo, secondo tre<br />

sta<strong>di</strong> successivi.<br />

Nello sta<strong>di</strong>o esplorativo, si ha:<br />

rimozione delle poche piante cresciute sulle fessure delle pareti più ripide, <strong>di</strong> gran parte dei muschi<br />

e licheni sulle vie d’arrampicata e sui percorsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa;<br />

estirpazione d’arbusti (rovi, sambuchi, ecc.) accostati alle pareti e delle coperture d’edera;<br />

eliminazione <strong>di</strong> parte <strong>della</strong> copertura <strong>di</strong> foglie secche e humus caratteristica <strong>della</strong> sommità<br />

pianeggiante d’alcuni massi;<br />

apposizione <strong>di</strong> piccole tacche <strong>di</strong> vernice ;<br />

asportazione d’appigli instabili e detriti rocciosi.<br />

Dopo la pubblicizzazione, si ha generalmente il periodo <strong>di</strong> maggiore frequentazione, a causa del fattore<br />

novità. In esso si registra:<br />

<strong>di</strong>sturbo o rimozione <strong>della</strong> flora anche sulle parti del masso non <strong>di</strong>rettamente interessate<br />

dall'arrampicata;<br />

creazione <strong>di</strong> una fascia priva <strong>di</strong> vegetazione intorno al masso, larga da uno a tre metri;<br />

levigatura degli appigli e asportazione parziale <strong>di</strong> scagliette rocciose superficiali nelle litologie<br />

meno resistenti (graniti, anfiboliti);<br />

creazione <strong>di</strong> sentieri marcati d’avvicinamento;<br />

allontanamento delle specie <strong>di</strong> microfauna <strong>di</strong>urne o più sensibili.<br />

Sovente segue una fase <strong>di</strong> decadenza nella frequentazione, che causa una ripresa <strong>della</strong> vegetazione<br />

ruderale e spinosa, accelerando l'abbandono totale del masso, con i seguenti effetti:<br />

grande sviluppo <strong>di</strong> specie ruderali, favorite dal maggiore soleggiamento derivante dalla fascia<br />

liberata dalla vegetazione arbustiva;<br />

ritorno <strong>della</strong> fauna selvatica;<br />

sviluppo <strong>di</strong> coperture <strong>di</strong> muschio e edera (fig. 19) che favoriscono la degradazione superficiale <strong>della</strong><br />

roccia, finendo per creare nuovi appigli e rendendo così nuovamente attraente dal punto <strong>di</strong> vista sportivo<br />

il masso; questa fase può però richiedere <strong>di</strong>versi anni.<br />

Si noti che in definitiva gran parte degli effetti <strong>della</strong> frequentazione sono reversibili, e quin<strong>di</strong> questo<br />

utilizzo è altamente competitivo, per quanto riguarda l'impatto ambientale, anche con altri impieghi più o<br />

meno "ecosostenibili", come mostrato in tab. 5.<br />

Tab. 5 - Matrice degli impatti ambientali degli usi possibili degli erratici valsusini e dei terreni limitrofi.<br />

Impatti ambientali<br />

Usi Limitazione<br />

o<br />

preclusione<br />

al<br />

bouldering<br />

Limitazione<br />

o<br />

preclusione<br />

alle altre<br />

forme<br />

d’utilizzo<br />

turistico e<br />

culturale<br />

Effetti<br />

sulla flora<br />

Effetti<br />

sulla fauna<br />

Effetti sul<br />

patrimonio<br />

geomorfologico<br />

e<br />

paleoetnologico<br />

Esempi<br />

Venatori limitazione limitazione scarsi gravi nulli La caccia è<br />

vietata in gran<br />

parte<br />

dell'anfiteatro<br />

21 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Culturali (gite<br />

scolastiche,<br />

ecc.)<br />

Cicloturistici<br />

ed<br />

escursionistici<br />

Ins. in circuiti<br />

trialistici o<br />

fuoristrada<br />

Coltivazioni forte<br />

limitazione<br />

no - me<strong>di</strong>o -<br />

forti<br />

me<strong>di</strong>o -<br />

forti<br />

me<strong>di</strong> (scarsi se<br />

si attuano opere<br />

<strong>di</strong> protezione)<br />

Roc Gastal<strong>di</strong>,<br />

Pietra Alta<br />

no - me<strong>di</strong> me<strong>di</strong> nulli "Circuito<br />

ciclistico dei<br />

massi erratici"<br />

d’Avigliana,<br />

massi presso le<br />

piste<br />

tagliafuoco del<br />

M. Musinè<br />

limitazione - me<strong>di</strong> o<br />

gravi<br />

forte<br />

limitazione<br />

gravi<br />

(causa<br />

pestici<strong>di</strong>)<br />

me<strong>di</strong> o<br />

gravi<br />

nulli Pera Grossa <strong>di</strong><br />

Rosta<br />

gravi nulli o scarsi Pera Majana<br />

Ceduo no no scarsi scarsi nulli <strong>Massi</strong> <strong>di</strong> Case<br />

Maresco<br />

Zone<br />

industriali<br />

Zone<br />

residenziali<br />

Bouldering<br />

(sta<strong>di</strong>o<br />

esplorativo)<br />

Bouldering<br />

(sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> forte<br />

frequentazione)<br />

Bouldering<br />

(sta<strong>di</strong>o<br />

d’abbandono)<br />

preclusione preclusione gravissimi gravissimi gravi Roc <strong>di</strong><br />

Collegno<br />

preclusione no, salvo se<br />

recintato<br />

gravissimi gravissimi gravissimi Roc <strong>di</strong> Rosta,<br />

Pera Grossa <strong>di</strong><br />

Caselette<br />

- no me<strong>di</strong> scarsi scarsi Alcuni massi<br />

minori del M.<br />

Musinè<br />

- leggero<br />

<strong>di</strong>sturbo<br />

gravi me<strong>di</strong> me<strong>di</strong> Pietra Alta,<br />

Masso del<br />

piano <strong>di</strong> Torre<br />

<strong>della</strong> Vigna<br />

- no scarsi nulli nulli Area del<br />

Moncuni<br />

Esistono inoltre <strong>di</strong>verse azioni possibili <strong>di</strong> limitazione dell'impatto:<br />

- <strong>di</strong>fferenziare il più possibile l'offerta <strong>di</strong> massi, <strong>di</strong>luendo così l'afflusso su un numero maggiore;<br />

- evitare <strong>di</strong> pubblicizzare siti troppo frequentati, e sconsigliarne anzi l'utilizzo;<br />

- segnalare le norme <strong>di</strong> comportamento da rispettare (non toccare le incisioni rupestri, non mo<strong>di</strong>ficare gli<br />

appigli naturali, ecc.).<br />

E' da notare che quest'ultimo intervento non va rivolto espressamente ai praticanti del bouldering, poiché<br />

tale sport non ha senso al <strong>di</strong> fuori delle proprie regole, che prevedono anche un assoluto rispetto del<br />

masso; tuttavia non bisogna <strong>di</strong>menticare che la migliorata accessibilità al masso attira anche semplici<br />

curiosi, che perlopiù ne ignorano il valore ambientale.<br />

Prospettive <strong>di</strong> sviluppo<br />

22 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Attualmente la frequentazione sportiva appare l'unico fattore limitante la tendenza d’alcuni massi a<br />

<strong>di</strong>ventare <strong>di</strong>scariche abusive (Pera Filbert), punto <strong>di</strong> ritrovo <strong>di</strong> tossicomani (Pera Grossa <strong>di</strong> Rosta) o<br />

materiale decorativo recintato, interdetto alla fruizione pubblica (Pera Bruna <strong>di</strong> Rubiana). D'altra parte lo<br />

sfruttamento dei massi come risorse turistico-sportive comporta necessariamente un loro sia pur limitato<br />

danneggiamento come risorse naturalistiche. I massi costituiscono nell'anfiteatro morenico oasi rocciose<br />

con un microclima particolare, su cui prosperano specie animali e vegetali altrove rare, ad esempio il<br />

biacco (Coluber viri<strong>di</strong>flavus), i carabi<strong>di</strong> (Calosoma, ecc.), le campanule e felci rupicole. Questi organismi<br />

generalmente sono attratti più dalla superficie sommitale e dal piede dei massi (fig. 21) che non dalle<br />

pareti laterali; i danni sono perciò molto limitati se, come avviene spesso, si evita <strong>di</strong> pulire troppo<br />

ra<strong>di</strong>calmente la sommità e il piede dei massi.<br />

Esistono anche rischi <strong>di</strong> un danneggiamento <strong>della</strong> stessa attività sportiva, quando gli appigli sono<br />

consumati dall'eccessiva frequentazione, rendendo l'arrampicata più <strong>di</strong>fficile ma soprattutto più<br />

sgradevole. Sulle falesie più frequentate ciò ha portato a volte alla protezione degli appigli con resine<br />

sintetiche tipo "sika", il che porta da un lato ad un danno estetico, dall'altro <strong>di</strong>strugge la libertà <strong>di</strong> scelta<br />

degli appigli, facendo sempre più somigliare l'arrampicata su masso a quella super co<strong>di</strong>ficata d'ambiente<br />

indoor. Quest'evoluzione "naturale" dello stile d'arrampicata si fonde con una nuova moda, proveniente<br />

sempre dai massi <strong>di</strong> Fontainebleau (BRIAND, 1996), <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare anche la sequenza esatta degli appigli<br />

da utilizzare. Già al giorno d'oggi uno dei massi più frequentati (Masso <strong>di</strong> Pian Dune<strong>di</strong>, presso Caselette)<br />

ha appigli leggermente "ritoccati" e numerati. Un eccesso <strong>di</strong> quest'evoluzione, segnalato nell'importante<br />

spot <strong>di</strong> Bibemus (Aix-en-Provence), prevede la <strong>di</strong>struzione totale degli appigli naturali e la creazione<br />

d’appigli che simulano le sequenze-chiave delle vie estreme più celebri. Fortunatamente questa tendenza<br />

è stata condannata sia dalla maggioranza degli arrampicatori, sia dallo stesso proprietario del sito <strong>di</strong><br />

Bibemus. In conclusione, i danni effettivi o pronosticabili derivanti dalla frequentazione sportiva paiono<br />

irrilevanti in rapporto al vantaggio <strong>di</strong> ostacolarne molto un'ulteriore <strong>di</strong>struzione: è infatti più <strong>di</strong>fficile<br />

<strong>di</strong>struggere o deturpare abusivamente i massi, se nella percezione pubblica passano da anonimi pezzi <strong>di</strong><br />

pietra a veri e propri beni ricreativi. Non si può quin<strong>di</strong> che propugnare una maggiore valorizzazione<br />

turistico-sportiva dei massi, evitando al tempo stesso <strong>di</strong> procedere ad interventi eccessivi, che<br />

toglierebbero quell'atmosfera da "wilderness fuori porta" rappresentante una delle maggiori attrattive<br />

attuali degli erratici. Alcune semplici ed economiche iniziative <strong>di</strong> valorizzazione potrebbero essere:<br />

1. ripulitura e segnalazione dei sentieri d’accesso;<br />

2. creazione <strong>di</strong> un'"area <strong>di</strong> rispetto" ripulita del sottobosco spinoso, e nei siti più adatti posa<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

d’attrezzature complementari (panchine, ecc.);<br />

posa <strong>di</strong> tabelle informative del valore naturalistico degli erratici, similmente a quanto fatto con<br />

successo in molte falesie sportive francesi per indurre ad un maggiore rispetto dell'area; a fianco <strong>di</strong><br />

esse potrebbero essere segnalati i locali pubblici prossimi al sito, campeggi, ecc.;<br />

creazione <strong>di</strong> circuiti nei siti adatti (Almese, Rivera, Torre <strong>della</strong> Vigna, Vallone Galambra, Valle<br />

Stretta);<br />

pubblicizzazione su Internet (su siti regionali o sportivi già esistenti) delle caratteristiche e<br />

dell'ubicazione dei massi.<br />

Bibliografia<br />

AUBERT É. (1860) – La Vallée d’Aoste. Amyot, 280 pp., Paris.<br />

BERNARDINI E. (1977) - La preistoria in Liguria. SAGEP, 231 pp., Genova.<br />

BERUTTO G. (1983) - Valli <strong>di</strong> Lanzo e Moncenisio. IGC, 319 pp., Torino.<br />

BORBONESE A. (1982) - I sentieri del Finale. Ardorino, 16 pp., Finale Ligure.<br />

BRIAND B. (1996) - Du côté de Fontainebleau. Grimper, 20, 4-5.<br />

BORTOLAMI G.C. ET ALII (1976) - Lineamenti <strong>di</strong> litologia e geoidrologia del settore piemontese <strong>della</strong><br />

pianura padana. Quad. I.R.S.A., 28 (1), 37 pp.<br />

CHEVALLIER R. (1988) - Geografia, archeologia e storia <strong>della</strong> Gallia Cisalpina. Antropologia Alpina,<br />

311 pp., Torino.<br />

DESOR E. (1879) – La pierre de croix de Pieve <strong>di</strong> Teco, lettre à M.L. Pigorini. Bull. Paletnologia<br />

23 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

italiana, anno X, 5-6, Parma.<br />

ELIADE M. (1954) - Trattato <strong>di</strong> storia delle religioni. Einau<strong>di</strong>, 538 pp., Torino.<br />

FEDELE F. (1989) - Il popolamento preistorico <strong>della</strong> bassa Valsusa. In "Materiali per una storia del<br />

territorio e del paesaggio agrario nella bassa Valsusa". Pubbl. Ist. Tecn. Comm. Geom. "G. Galilei", 1,<br />

75-92, Avigliana.<br />

FERRERO I. (1994) - Passeggiate archeologiche in Canavese e in Valle d'Aosta. Cossavella, Ivrea.<br />

GALLO A., MIOTTI G., PARODI A., PE R., PESCI E. (1987) - Luoghi <strong>della</strong> libera. Liguria, Piemonte,<br />

valle d'Aosta, Lombar<strong>di</strong>a. Le guide <strong>di</strong> Alp, 1, Vivalda, 238 pp., Torino.<br />

GASTALDI B. (1871) - Stu<strong>di</strong> geologici sulle Alpi occidentali. Mem. R. Com. Geol. It., 1, 1-48.<br />

GASTALDI B. (1874) - Stu<strong>di</strong> geologici sulle Alpi occidentali. Mem. R. Com. Geol. It., 2 (2), 1-64.<br />

GERVASUTTI G. (1983) - Per la scala italiana delle <strong>di</strong>fficoltà. Scandere, suppl. a Monti e Valli, 21,<br />

60-63.<br />

GIULIANO W. & VASCHETTO P. (ined.) – <strong>Massi</strong> erratici dell’anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli-Avigliana.<br />

Cataloghi <strong>della</strong> Giunta Regionale del Piemonte, 31 pp., Torino.<br />

GRASSI G.C. (1980) - Valle Susa e Sangone. Itinerari alpini, 49, Tamari, 259 pp., Bologna.<br />

GRASSI G.C. (1982) - Sassismo spazio per la fantasia. Arrampicate sui massi erratici <strong>della</strong> Valle <strong>di</strong><br />

Susa. CAI Sez. <strong>di</strong> Torino, 247 pp., Torino.<br />

LAPUCCI C. (1991) – Dizionario delle figure fantastiche. Vallar<strong>di</strong>, 410 pp., Milano.<br />

MAINGUET M. (1972) - Le modélé des grès. IGN, Paris.<br />

MOTTERSHEAD D.N. (1994)- Spatial Variations in Intensity of Alveolar Weathering of a Dated<br />

Sandstone Structure in a Coastal Environment, Weston-super-Mare, UK. In "Rock Weathering and<br />

Landform Evolution". Wiley, 151-174, Chichester.<br />

PARAGUASSU A. B. (1972) - Experimental silicification of sandstone. Bull. Geological Soc. America,<br />

83, 2853-2858.<br />

PIOLTI G. (1881) – Nota sopra alcune pietre a scodelle dell’Anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli. Atti R. Acc.<br />

Scienze Torino.<br />

PIOLTI G. (1882) – Nuove vicende intorno alle pietre a segnali dell’Anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli. Atti<br />

R. Acc. Scienze Torino.<br />

DE PONTOIS B. (1929) - Le Finistère préhistorique, 268 pp., Paris.<br />

ROBINSON & WILLIAMS (1994a)- Sandstone Weathering and Landforms in Britain and Europe. In<br />

"Rock Weathering and Landform Evolution". Wiley, 371-392, Chichester.<br />

ROBINSON & WILLIAMS (1994b)- Weathering Flutes on Siliceous Rocks in Britain and Europe. In<br />

"Rock Weathering and Landform Evolution". Wiley, 413-432, Chichester.<br />

SACCO F. (1887) - L'anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli. Boll. R. Comit. Geol. It., 5-6, 45 pp.<br />

SACCO F. (1921) - Il glacialismo <strong>della</strong> Valle <strong>di</strong> Susa. L'Universo, 2, 561-592.<br />

SACCO F. (1922a) - I principali massi erratici dell'anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli. Boll. Soc. Geol. It., 41,<br />

161-174.<br />

SACCO F. (1922b) - Pera Filbert. L’escursionista, 6, 3-8, Torino.<br />

SACCO F. (1923) - I massi erratici e il sentimento religioso. La Giovane Montagna, VIII.<br />

SACCO F. (1924) - Resti dell'uomo preistorico nella Collina <strong>di</strong> Torino. Atti R. Acc. Sci. Torino, 59,<br />

430-440.<br />

SACCO F. (1928) - I <strong>Massi</strong> Erratici. L’escursionista, 8-9-10-11, 3-22, Torino.<br />

SACCO F. (1938) - Il glacialismo piemontese. L'Universo, 19, 217-352.<br />

SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1910) - Carta Geologica d'Italia. Foglio 55 "Susa". Scala<br />

1:100.000.<br />

SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1911) - Carta Geologica d'Italia. Foglio 54 "Oulx". Scala<br />

1:100.000.<br />

SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1969) - Carta Geologica d'Italia. Foglio 56 "Torino" (II e<strong>di</strong>zione).<br />

Scala 1:100.000.<br />

SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1999) - Carta Geologica d'Italia. Foglio 154 "Susa" (Copia <strong>di</strong><br />

prova). Scala 1:50.000.<br />

SERVIZIO GEOLOGICO D'ITALIA (1999) - Note illustrative <strong>della</strong> Carta Geologica d'Italia alla scala<br />

1:50.000 154 "Susa" . Regione Piemonte, 127 pp., Torino.<br />

SJÖBERG R. (1994) - Diagnosis of Weathering on Rock Carving Surfaces in Northern Bohuslän,<br />

24 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46


<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />

Southwest Sweden. In "Rock Weathering and Landform Evolution". Wiley, 223-241, Chichester.<br />

SOLEILHAVOUP F. (1993) - Scientifiques et touristes dans les site d'art rupestre de plein air: des règles<br />

à appliquer: une déontologie à fixer. Survey - Boll. CeSMAP, 7-8 (1991-92), 81-97, Pinerolo<br />

TEJADA-FLORES L. (1967) - Games climbers play. Ascent, annuario Sierra Club, San Francisco.<br />

TWIDALE C. R. (1982) - Granite landforms. Elsevier, Amsterdam.<br />

WHALLEY W. B. (1978) - Scanning electron microscope examination of a laboratory simulated silcrete.<br />

In "Scanning Electron Microscopy in the Study of Se<strong>di</strong>ments", Geo-Abstracts, Norwich, 399-405.<br />

Siti Web<br />

www.regione.vda.it/territorio/geositi<br />

www.provincia.torino.it/territorio/geositi<br />

http://edera-rg.com/Valsangone/Viaggi/itin-trek<br />

Se si vogliono segnalare cambiamenti o imprecisioni, si prega <strong>di</strong> scrivere a: michele.motta@unito.it<br />

Ultimo aggiornamento: Gennaio 2004.<br />

© Motta Michele 2004<br />

[1] Nelle Note Illustrative sono menzionati solo i gruppi <strong>di</strong> massi <strong>di</strong> regione C. Breri, in Val Cenischia, e regione Siliodo.<br />

25 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!