Massi della valletta di Pra Basse - AperTo
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Luigi Motta e Michele Motta<br />
Rischi geomorfologici e sport all’aria aperta: il bouldering nell’anfiteatro morenico<br />
<strong>di</strong> Rivoli – Avigliana<br />
Parte II<br />
Valore ambientale dei massi erratici e valutazione<br />
d’impatto ambientale dell’arrampicata<br />
Abstract: The V.I.A. of bouldering on the erratic blocks of Susa Valley.<br />
The Susa Valley is rich in erratic blocks left by Quaternary glaciations. While in ancient times they were<br />
ranked among the most important elements of the landscape, in the past few centuries they have been<br />
gradually destroyed. At first in order to use them as buil<strong>di</strong>ng materials, then to make room for buil<strong>di</strong>ng<br />
lots and the expansion of towns. Their scientific value as geological and paleoclimatic in<strong>di</strong>cators is, as of<br />
yet, still high and not thoroughly investigated. This is way they fall into the category of protected<br />
environmental properties; however, the lack of knowledge concerning their whereabouts and the scarce<br />
information about their value ultimately make them all the more prone to gradual destruction. Since a few<br />
decades erratic blocks are central in a <strong>di</strong>scipline belonging to sporting climbing, that is nowadays <strong>di</strong>ffused<br />
again after a time of decadence. This sport increased public interest towards the kind of blocks that were<br />
peculiar to it. In this work the blocks' factors of geological, geomorphologic and archaeological interest,<br />
and the possible interaction between them and the sporting activity are analysed. Modern block-climbing<br />
practice follows rules that account for the smallest damage to erratic blocks. The damage is widely<br />
counterbalanced by the increase in public feeling for their usefulness, which protects them from uses<br />
implying a largely bigger damage, or their utter destruction altogether. Simple interventions to promote<br />
this activity are therefore strongly hoped for. They have the twin purposes of increasing the appeal of<br />
areas otherwise badly deprived in that department, and of constituting a starting platform for the publicity<br />
and promotion of the more naturalistic aspects of erratic blocks.<br />
Introduzione<br />
La Valle <strong>di</strong> Susa è una delle valli piemontesi in cui è maggiormente sviluppato il turismo. Quest’ultimo è<br />
però essenzialmente legato alla risorsa neve, e quin<strong>di</strong> concentrato nella stagione invernale e in poche<br />
località congestionate. D’altra parte molte località valsusine possiedono beni geomorfologici<br />
potenzialmente sfruttabili come risorsa turistica, tramite i cosiddetti "sport all'aria aperta". Tuttavia, la<br />
mancanza <strong>di</strong> conoscenze sulle loro potenzialità ne ha finora impe<strong>di</strong>to un'adeguata valorizzazione,<br />
nonostante siano un’alternativa ecosostenibile ai centri e alle forme <strong>di</strong> turismo alpino tra<strong>di</strong>zionali. In molti<br />
casi, inoltre non si hanno precise conoscenze sul possibile impatto ambientale degli sport all’aria aperta.<br />
Nel presente lavoro si valuta la potenzialità turistica, l’impatto ambientale e i possibili interventi<br />
migliorativi dell’arrampicata sui massi erratici, me<strong>di</strong>ante il confronto dei siti sfruttabili con quelli<br />
analoghi <strong>di</strong> altre zone europee già sfruttati turisticamente.<br />
Il valore degli erratici come “finestre” sul passato <strong>della</strong> Terra<br />
La Valle <strong>di</strong> Susa ha una forte impronta glaciale, che la rende ben delimitata anche al suo sbocco in<br />
pianura, dove costituisce il grande anfiteatro morenico <strong>di</strong> Rivoli-Avigliana, una serie <strong>di</strong> cerchie<br />
concentriche in cui si trova la maggior parte dei massi erratici valsusini. Questi sono formati soprattutto<br />
da “Pietre Ver<strong>di</strong>”, rocce prevalentemente <strong>di</strong>ffuse sui versanti <strong>della</strong> bassa valle sia in destra sia in sinistra<br />
orografica. In gran parte non derivano quin<strong>di</strong> dall’alta valle o dalla Val Cenischia, da cui proveniva la<br />
totalità o quasi del ghiaccio, ma si sono aggiunti al ghiacciaio valsusino solo nella parte finale del suo<br />
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percorso. Le enormi <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> alcuni massi erratici dell’anfiteatro hanno attirato l’attenzione sin dei<br />
primi geologi che si sono occupati del Piemonte. Anfiteatri <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni, come la Serra d’Ivrea<br />
conservano, infatti, solo massi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> molto inferiori. Due sono le ipotesi genetiche più<br />
verosimili. Secondo la prima, i massi derivano principalmente da gran<strong>di</strong> frane avvenute sui versanti <strong>della</strong><br />
bassa Valle Susa, dove più marcata è la morfologia a U <strong>della</strong> valle. Ancora oggi, gli affioramenti <strong>di</strong> Pietre<br />
Ver<strong>di</strong> <strong>della</strong> bassa valle sono costituiti da placconate con fratture beanti parallele al versante (Caprie) e<br />
speroni in rilievo fratturati, che tendono a originare crolli <strong>di</strong> massi anche <strong>di</strong> enormi <strong>di</strong>mensioni. La<br />
seconda si basa non sull’aspetto delle Pietre Ver<strong>di</strong> in affioramento, ma su quello che presentano in<br />
gallerie, dove appaiono nuclei poco scistosi più resistenti, immersi in masse molto scistose e assai friabili.<br />
L’isolamento per erosione selettiva dei nuclei più resistenti può portare al loro crollo, e spiegherebbe<br />
anche come mai rocce normalmente piuttosto friabili come i serpentinoscisti, sui massi erratici appaiano<br />
assai compatte.<br />
Un’altra caratteristica dei massi dell’anfiteatro è <strong>di</strong> presentare litologie prevalenti <strong>di</strong>fferenti da un’area<br />
all’altra. Il Moncuni presenta quasi esclusivamente massi <strong>di</strong> serpentinoscisto, come l’area dei laghi <strong>di</strong><br />
Avigliana; nella <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> compaiono anche prasiniti, che assieme ai metagabbri <strong>di</strong>ventano<br />
prevalenti nella zona <strong>di</strong> Almese. Tra le due ipotesi sopra esposte, la prima potrebbe in<strong>di</strong>care che in<br />
ciascun'area i massi derivano da poche gran<strong>di</strong> frane; la seconda, che il trasporto dalle aree <strong>di</strong> provenienza<br />
è stato assai limitato. Quest’ultimo è sicuramente il caso <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> massi addossati ai versanti dei<br />
monti Musinè e Pirchiriano, sovrastanti le due opposte estremità dell’anfiteatro. Il masso <strong>di</strong> Torre <strong>della</strong><br />
Vigna è <strong>di</strong> lherzolite, roccia che in Valle <strong>di</strong> Susa affiora soltanto sul Musinè, la montagna su cui il masso<br />
si trova tuttora. Presenta però sicure strie glaciali, ed è quin<strong>di</strong> un vero e proprio erratico, anche se il<br />
trasporto è stato assai ridotto. Lo stesso si può <strong>di</strong>re per Pera Filbert (SACCO, 1922b) e il Masso <strong>di</strong> S.<br />
Ambrogio, costituiti <strong>della</strong> medesima serpentinite dei versanti soprastanti.<br />
All’interno <strong>della</strong> Valle <strong>di</strong> Susa sono presenti massi erratici generalmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più ridotte. Uno<br />
dei più noti e caratteristici, <strong>di</strong> forma ovoidale, si trova all’interno delle mura del Castello del Conte Verde<br />
fra Caprie e Condove. Più a monte, il Masso del Belvedere e il Masso Bruno, entrambi sopra Condove, si<br />
<strong>di</strong>stinguono per la quota elevata sul fondovalle, che li correla ai massi dell’anfiteatro. Il primo appartiene<br />
a un'unità attribuita sulla carta geologica 1: 50.000 "Susa" al Pleistocene superiore (Würm auctorum); il<br />
secondo è correlabile con massi attribuiti alla penultima glaciazione (Riss auct.; Pleistocene me<strong>di</strong>o). I<br />
massi <strong>di</strong> San Valeriano e <strong>di</strong> Grange <strong>di</strong> Bussoleno, invece, appartengono alla fase <strong>di</strong> deglaciazione finale<br />
del Pleistocene superiore (tardo Würm auct.), in cui il ghiacciaio arretrava sempre più all’interno <strong>della</strong><br />
valle. Il ritiro innescava estesi fenomeni gravitativi, che coinvolgevano anche depositi glaciali, causando<br />
la rise<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> erratici sul fondovalle al piede dei versanti.<br />
I massi dell’alta valle non si trovano nel fondovalle principale, ma nei valloni laterali, e sono tutti <strong>di</strong> età<br />
ancora più recente, <strong>della</strong> fine del Pleistocene superiore o dell’Olocene inferiore. Le aree dove sono<br />
maggiormente concentrati sono quelle <strong>di</strong> rocce compatte, piuttosto rare in alta valle, nella quale<br />
prevalgono rocce molto scistose come i calcescisti. Nel Vallone <strong>di</strong> Galambra, sopra Exilles, si ha la<br />
maggior concentrazione <strong>di</strong> massi, costituiti quasi tutti da gneiss minuti. Infine in Valle Stretta, ormai alla<br />
testata <strong>della</strong> valle, si ha una delle poche aree <strong>di</strong> massi calcareo-dolomitici, il cui trasporto glaciale è però<br />
dubbio.<br />
Anche gli erratici interni alla valle si presentano in gruppi piuttosto omogenei litologicamente, in<strong>di</strong>canti<br />
scarso trasporto. A parte quelli dell'alta valle, ovviamente costituiti soltanto delle litologie locali, i massi<br />
<strong>di</strong> Bussoleno sono prevalentemente <strong>di</strong> micascisti, affioranti localmente, quelli <strong>di</strong> San Valeriano sono tutti<br />
<strong>di</strong> gneiss granitoide, affiorante solo nella zona da San Valeriano a Borgone. Derivano perciò<br />
probabilmente da frane accumulate sul bordo del ghiacciaio pleistocenico, i cui materiali sono stati<br />
ri<strong>di</strong>stribuiti sulla morena laterale dopo breve percorso. I blocchi giunti più lontano dal bordo hanno potuto<br />
compiere <strong>di</strong>stanze maggiori, come quello del Castello del Conte Verde, deposto circa tre chilometri più a<br />
valle.<br />
Morfologie superficiali<br />
Gli erratici presentano micromorfologie superficiali conseguenti alle due principali tappe <strong>della</strong> loro storia<br />
geologica:<br />
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il periodo <strong>di</strong> trasporto glaciale, con la conseguente esarazione che ha lasciato superfici striate (fig. 1) e<br />
una forma generale subangolosa e levigata;<br />
il periodo successivo alla messa in posto, in cui hanno agito i processi <strong>di</strong> degradazione meteorica (fig.<br />
2), sia nelle con<strong>di</strong>zioni climatiche attuali sia in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse, specialmente sui massi <strong>della</strong><br />
penultima glaciazione<br />
alcuni massi, trovandosi lungo impluvi percorsi da torrenti, sono stati anche levigati e arrotondati dalle<br />
acque correnti.<br />
Fig. 4 - Honeycomb. Su questa superficie<br />
del Roc d’la Rocia si ha weathering<br />
grade 4 per le con<strong>di</strong>zioni ambientali e<br />
geomorfologiche eccezionalmente<br />
Fig. 1 – Strie glaciali su serpentinite fratturata.<br />
Fig. 2 - Su una superficie striata (graffi quasi<br />
orizzontali) si è sviluppato un reticolo <strong>di</strong> graffi più<br />
profon<strong>di</strong> e larghi (pseudokarren) per l’esposizione agli<br />
agenti <strong>di</strong> degradazione meteorica.<br />
Fig. 3 - Aspetto tipico <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> un erratico in<br />
con<strong>di</strong>zioni naturali (non ripulito per l’arrampicata)<br />
nell’anfiteatro <strong>di</strong> Rivoli-Avigliana. L’azione degli agenti<br />
<strong>di</strong> degradazione meteorica e degli organismi viventi<br />
(muschi, ra<strong>di</strong>ci) ha scolpito sulla superficie del masso un<br />
reticolo <strong>di</strong> solchi (pseudokarren), <strong>di</strong>struggendo<br />
totalmente le originarie superfici levigate e striate.<br />
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favorevoli: microclima particolarmente<br />
umido, roccia costituita da anfibolite<br />
facilmente alterabile, abbondanza <strong>di</strong><br />
vegetazione, in particolare edera, che<br />
favorisce il ristagno <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e<br />
l’aumento <strong>di</strong> aggressività delle acque <strong>di</strong><br />
scorrimento superficiale.<br />
Fig. 5 – Tafoni, detti localmente sacocie<br />
(=tasche), sull’omonimo masso.<br />
Honeycomb weathering grade = 2.<br />
Le forme <strong>di</strong> degradazione meteorica, sia perché recenti sia perché agiscono rapidamente, <strong>di</strong>struggono<br />
quasi totalmente le morfologie precedenti (fig. 3). Le striature glaciali sono perciò osservabili solo sulle<br />
superfici rimaste sepolte sino a tempi molto recenti. Nei climi temperati, infatti, i tempi <strong>di</strong> sviluppo delle<br />
microforme da degradazione meteorica hanno or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> 10 - 100 anni (MOTTERSHEAD,<br />
1994).<br />
Le microforme <strong>di</strong> degradazione meteorica più frequenti sono le seguenti.<br />
Croste e patine d'alterazione. Le più caratteristiche si trovano su serpentiniti e lherzoliti. Sono tipiche dei<br />
massi <strong>della</strong> penultima glaciazione, che hanno subito gli effetti del clima dell'ultimo interglaciale. A volte,<br />
come nel caso <strong>di</strong> Pietra Alta e delle Pere Grosse <strong>di</strong> Caselette e Rosta, ricordano per colore e caratteristiche<br />
le "vernici del deserto", croste lucide in<strong>di</strong>cative <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni subaride.<br />
Superfici a nido d'ape (honeycomb <strong>di</strong> ROBINSON & WILLIAMS, 1994a; fig. 4). Sono gruppi <strong>di</strong><br />
profonde cavità centimetriche, caratteristici in Valsusa delle anfiboliti, rocce molto alterabili. Secondo<br />
ROBINSON & WILLIAMS si formano generalmente per aloclastismo, in ambienti costieri o subari<strong>di</strong>:<br />
sono quin<strong>di</strong> correlabili con le croste tipo "vernici del deserto" sopra ricordate. MOTTERSHEAD (1994)<br />
ha proposto la classificazione del grado d'alterazione superficiale da honeycomb riportata in tab. 1.<br />
In Valsusa questa classificazione va applicata con cautela, poiché alcuni litotipi, specialmente le<br />
serpentiniti, hanno scarsa o nulla tendenza a formare cavità <strong>di</strong> degradazione. Sull'anfiteatro morenico i<br />
restanti litotipi hanno alterazione <strong>di</strong> grado 1 o 2, con l'esclusione <strong>di</strong> Pera Pluc, che giunge al grado 3, e del<br />
Roc d’la Rocia, che giunge al grado 4. La definizione del tipo e grado d'alterazione può rendere i massi<br />
erratici preziosi elementi <strong>di</strong> datazione e <strong>di</strong> correlazione dei depositi glaciali.<br />
Tafoni. Sono simili agli honeycomb, ma isolati e più gran<strong>di</strong> (<strong>di</strong>mensioni almeno decimetriche; fig. 5).<br />
Sono formati da qualsiasi processo <strong>di</strong> alterazione che provochi la migrazione <strong>di</strong> ioni verso la superficie<br />
<strong>della</strong> roccia, dove si ha la rideposizione per evaporazione, con l'indurimento <strong>della</strong> superficie, che <strong>di</strong>venta<br />
più resistente dell'interno <strong>della</strong> roccia (PARAGUASSU, 1972; WHALLEY, 1978). Anch'essi sono<br />
considerati in<strong>di</strong>catori climatici <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà o subari<strong>di</strong>tà (MAINGUET, 1972). In Valsusa pre<strong>di</strong>ligono le<br />
pareti rocciose a bassa quota e i lati dei massi soleggiati.<br />
Pseudokarren. Comprendono i flutes, solchi subparalleli osservabili talvolta sui fianchi ripi<strong>di</strong> <strong>della</strong><br />
sommità <strong>di</strong> massi. La loro genesi è certamente legata all'azione <strong>della</strong> pioggia, ma ancora poco conosciuta.<br />
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In Valsusa sono rari e limitati a rocce acide. Meno tipiche, ma abbondanti sui serpentinoscisti, incisioni<br />
con sezione a V formate in corrispondenza a microfratture <strong>della</strong> roccia (fig. 6), come i graffi carsici.<br />
Anche sulle altre rocce le fratture prendono sovente l'aspetto <strong>di</strong> solchi svasati per il progressivo<br />
allargamento dei bor<strong>di</strong> a causa <strong>di</strong> processi d'idrolisi. Secondo ROBINSON & WILLIAMS (1994b) sono<br />
forme legate al clima attuale, <strong>di</strong> rapido sviluppo, <strong>di</strong> età anche inferiori a 300 anni.<br />
Conche <strong>di</strong> degradazione meteorica. Si formano nei punti d'accumulo <strong>di</strong> terriccio e detriti vegetali, che<br />
mantengono la roccia umida accelerandone la degradazione. Sono quin<strong>di</strong> presenti sia alla sommità, sia<br />
sui fianchi dei massi. Gli gnamma (ROBINSON & WILLIAMS, 1994a) sono depressioni chiuse <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà tale da causare ristagni d'acqua piovana (fig. 7). L'aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> quest'ultima accelera lo sviluppo<br />
degli gnamma portandoli prima alla fusione in forme complesse, infine a formare un confuso mosaico <strong>di</strong><br />
bacini collegati da solchi ad andamento circa angolare (meringue surface <strong>di</strong> TWIDALE, 1982; figg. 8 e<br />
9), che simula incisioni preistoriche.<br />
Tab. 1 - Classificazione dell’honeycomb<br />
weathering grade <strong>di</strong> MOTTERSHEAD<br />
(1994). In 30-35 anni in ambiente costiero<br />
possono comparire forme <strong>di</strong> grado 3, e<br />
l'autore citato ha <strong>di</strong>mostrato<br />
inoppugnabilmente che in 105 anni sono<br />
comparse forme <strong>di</strong> grado 7 nel porto <strong>di</strong><br />
Weston, UK. Si noti che anche in ambienti<br />
subalpini, come le mura <strong>di</strong> Avignone, sono<br />
presenti forme <strong>di</strong> grado 3 - 5 sicuramente<br />
con pochi secoli <strong>di</strong> vita.<br />
Fig. 6 – Pseudokarren simili a graffi sono comuni sui<br />
massi <strong>di</strong> serpentiniti, in questo caso la Pera d’le Masche.<br />
0 Forme <strong>di</strong> degradazione non visibili<br />
1 Buchi circolari isolati<br />
2 Buchi interessanti meno del 50% dell'area<br />
3 Presenza <strong>di</strong> honeycomb<br />
4 Honeycomb su più del 50% dell'area<br />
5 Honeycomb con talvolta punti <strong>di</strong> coalescenza<br />
("clessidre"; francese lunules)<br />
6 Honeycomb parzialmente coalescenti<br />
7 Honeycomb coalescenti su più del 50% dell'area<br />
8 Persistenza solo <strong>di</strong> alcuni dei setti fra gli<br />
honeycomb<br />
9 Scomparsa dei setti<br />
Fig. 7 – Gnamma alla sommità del masso 27 (Moncuni).<br />
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Fig. 8 – Le meringue surface si sviluppano per azione<br />
dell’idrolisi sotto copertura <strong>di</strong> muschi e licheni, come in<br />
questo masso presso Pera d’le Sacocie.<br />
Fig. 9 – Meringue surface su un piccolo erratico presso<br />
Pian Topie.<br />
Anche molte delle altre morfologie descritte sono state sovente scambiate per segni dell'uomo. Le<br />
superfici striate possono essere confuse con polissoir, superfici d'affilatura <strong>di</strong> lame. Conche e tafoni sono<br />
stati molto spesso descritti come coppelle e nicchie artificiali votive o cultuali.<br />
A scala maggiore, le morfologie più vistose sono profonde spaccature causate dai cicli gelo-<strong>di</strong>sgelo, che<br />
sovente <strong>di</strong>vidono i gran<strong>di</strong> massi in più in<strong>di</strong>vidui. SACCO (1922b) riferisce che i tre elementi in cui si è<br />
<strong>di</strong>visa Pera Filbert, nell’’800 erano ancora così vicini che si poteva saltare da uno all’altro, cosa che già<br />
nel 1922 era <strong>di</strong>venuta impossibile.<br />
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Usi storici dei massi<br />
Contrariamente a quanto riportato sovente su testi <strong>di</strong> ufologia o new age, si sa pochissimo su cosa<br />
effettivamente rappresentassero i massi per le antiche popolazioni liguri e celtiche. Stu<strong>di</strong>osi come<br />
BERNARDINI (1977) e BORBONESE (1982) hanno supposto che sovente rocce aguzze o grossi massi<br />
isolati fossero simboli del culto a una <strong>di</strong>vinità, forse chiamata Penn, nell'interpretatio romana Iuppiter<br />
Poeninus Del resto per le antiche popolazioni "non v'è nulla <strong>di</strong> più nobile e <strong>di</strong> più terrificante <strong>della</strong> roccia<br />
maestosa, del blocco <strong>di</strong> granito audacemente eretto. Il sasso, anzitutto, è." (ELIADE, 1954). Ha questa<br />
origine la credenza che i tafoni e le vaschette <strong>di</strong> corrosione frequenti su molti massi erratici, specialmente<br />
<strong>di</strong> prasiniti e anfiboliti (Pera Pluc, Pera Luvera, ecc.) fossero coppelle, scavate dai Celti per raccogliere il<br />
sangue in cruenti riti sacrificali (PIOLTI, 1881 e 1882; SACCO, 1922 a e b). Il rilevamento<br />
micromorfologico <strong>di</strong> dettaglio, da noi condotto dal 1985, esclude però l'esistenza <strong>di</strong> coppelle sulla<br />
maggior parte degli erratici dell’anfiteatro valsusino, e quasi certamente parecchie segnalazioni vanno<br />
riferite a microforme <strong>di</strong> degradazione meteorica. Sul Monte Musinè sono state ritrovate coppelle, forse<br />
celtiche, ma scavate su rocce in prossimità <strong>di</strong> massi erratici, senza che questi ultimi siano stati intaccati.<br />
Non è quin<strong>di</strong> il masso in sé luogo <strong>di</strong> culto; esso è utilizzato solo quando inserito in un contesto<br />
scenografico, tale per cui sia possibile osservare al tempo stesso la roccia dove sono incise le coppelle e il<br />
panorama circostante, come nelle più famose aree <strong>di</strong> incisioni rupestri liguro-piemontesi (M. Bego,<br />
Traversella; FERRERO, 1994). E' il caso <strong>della</strong> Pera d'le Sacocie, l'unico grosso masso con coppelle<br />
sommitali quasi certamente scavate dall'uomo (fig. 10).<br />
Ancora ELIADE (1954) afferma "Non saprei <strong>di</strong>re se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi.<br />
(...) Una roccia, un ciottolo, sono oggetto <strong>di</strong> rispettosa devozione perché rappresentano o imitano qualche<br />
cosa (...) Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti <strong>di</strong> azione spirituale, come centri <strong>di</strong> energia<br />
destinati alla <strong>di</strong>fesa propria o a quella dei loro morti. (...) La loro funzione era magica più che religiosa".<br />
E’ una prova a sostegno dell'antico significato magico dei massi, l’erezione su <strong>di</strong> essi sin da tempi remoti<br />
<strong>di</strong> statue <strong>della</strong> Vergine, croci o cappelle (SACCO, 1923b; fig. 11), per affermare la cristianità in aree già<br />
de<strong>di</strong>cate a riti pagani, come quella <strong>di</strong> Traversella in Val Chiusella (FERRERO, 1994).<br />
Fig. 10 – Pera d’le Sacocie è uno dei<br />
pochissimi massi in cui la superficie<br />
sommitale, lavorata a coppelle, è<br />
osservabile contemporaneamente al<br />
fondovalle.<br />
Fig. 11 – L’e<strong>di</strong>cola costruita fra i massi <strong>di</strong> Pera Pinta è<br />
un tipico esempio <strong>di</strong> affermazione <strong>della</strong> cristianità. Un<br />
tempo era presente anche una grande pittura religiosa sul<br />
masso, da cui il nome.<br />
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Fig. 12 – Molti massi hanno lati levigati<br />
dal passaggio; la levigatura è dovuta però<br />
alla frequentazione sportiva (vie <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scesa). Pera Pinta è fra i pochi a<br />
presentare scivoli levigati che potrebbero<br />
essere in parte legati a pratiche rituali,<br />
come la glisse.<br />
Fig. 14 – Questo masso, prossimo alla<br />
Veneria, è uno dei tanti che presentano<br />
profonde cavità alla base, in genere <strong>di</strong><br />
origine naturale (tane <strong>di</strong> tassi e volpi), che<br />
possono essere state utilizzate per riporre<br />
o nascondere oggetti, e sono all’origine<br />
delle numerose leggende <strong>di</strong> tesori<br />
nascosti, come quella che riguarda la<br />
vicina Pera d’la Spina.<br />
Fig. 16 – <strong>Massi</strong> <strong>di</strong>strutti: uno <strong>di</strong><br />
serpentinite levigata e striata, <strong>di</strong>strutto<br />
dal proprietario verso il 1922 (SACCO,<br />
1928).<br />
Fig. 13 – Il Masso <strong>della</strong> Veneria ha una vasta cavità in<br />
parte artificiale, che potrebbe essere collegata al culto<br />
delle “Pietre Forate”.<br />
Fig. 15 - Molti massi in<strong>di</strong>cati su questa carta, che<br />
rappresenta la situazione all’inizio del ‘900 (SACCO,<br />
1922), sono attualmente scomparsi.<br />
Fig. 17 – <strong>Massi</strong> <strong>di</strong>strutti: uno <strong>di</strong> quarzite <strong>di</strong> Regione delle<br />
Pietre (Pianezza), cavato circa nel 1878 (SACCO, 1928).<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Fra le credenze pagane, la più documentata e <strong>di</strong>ffusa in molte parti del mondo è quella delle "pietre<br />
fecondatrici". In megaliti e massi l'"antenato", il morto "fissato" nel sasso <strong>di</strong>venta da presenza rancorosa<br />
verso i viventi, strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> accrescimento <strong>della</strong> vita. Così i Samoie<strong>di</strong> pregano e offrono oro<br />
alla pyl-paja (la donna-sasso), e gli sposi novelli camminano sopra un sasso perché la loro unione sia<br />
feconda (ELIADE, 1954). Deboli vestigia <strong>di</strong> queste usanze, ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> un culto antico, sopravvivono nella<br />
glisse (= scivolata) francese, in cui per avere figli le donne scivolano lungo una pietra consacrata (fig. 12),<br />
oppure nella friction, in cui si siedono sopra un monolito (Decines, Provenza) dormono sopra un masso<br />
(Finisterre), vi strofinano il ventre (Pont-Aven; SAINTYVES, SÉBILLOT, LANG, SARTORI, DE<br />
VASCONCELLOS, in ELIADE, 1954) o lo urtano con le natiche (Cappella del Sasso, Oropa; SACCO,<br />
1928). In Finisterre, nel me<strong>di</strong>oevo furono emesse dal clero e dai re numerose leggi contro il culto delle<br />
pietre, l'accoppiamento <strong>di</strong> coniugi durante il plenilunio e altre pratiche sessuali presso massi (DE<br />
PONTOIS, 1929). A Carnac fu piantata una croce sulla roccia per impe<strong>di</strong>re un rito tipo friction, e<br />
verosimilmente hanno lo stesso scopo le croci piantate in antichità su <strong>di</strong>versi erratici valsusini oggetto <strong>di</strong><br />
culto, come Pietra Alta, Pera Morera e la colonnina gneissica con simboli cristiani sul masso all’interno <strong>di</strong><br />
S. Antonio <strong>di</strong> Ranverso. Del resto, nel secolo IV il vescovo <strong>Massi</strong>mo da Torino lanciava invettive contro<br />
il culto delle pietre, gli “altari del <strong>di</strong>avolo”. Una credenza, per così <strong>di</strong>re, a queste complementare è quella<br />
delle "Pietre forate", attraverso cui devono essere fatti passare i bambini per assicurargli buona salute<br />
(secondo ELIADE, 1954, <strong>di</strong>ffusa in Francia, Grecia, Inghilterra). Non è esclu<strong>di</strong>bile che tale usanza fosse<br />
praticata anche presso alcuni gruppi <strong>di</strong> erratici valsusini, in cui lo spazio fra massi accostati naturalmente<br />
a formare una galleria è stato artificialmente ripulito da detriti e terriccio (Masso <strong>della</strong> Veneria, Pera<br />
Morera; fig. 13).<br />
Ancora nell''800 le genti conta<strong>di</strong>ne valsusine ritenevano che toccando gli erratici ci si propiziasse la<br />
fertilità dei campi e delle donne.<br />
Deriva dalla reminiscenza <strong>di</strong> culti pagani anche l'associazione fra massi e <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong> molte leggende<br />
piemontesi. La più conosciuta è quella relativa alla Pera Cagna, grosso erratico del Piano <strong>di</strong> Trione (Val<br />
Grande <strong>di</strong> Lanzo). "Pare che al <strong>di</strong>avolo fosse stato assegnato il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere una città e i suoi<br />
perversi abitanti, e si accingesse all'opera trasportando sulle spalle un enorme macigno. Nel suo itinerario<br />
passò sopra la Val Grande, ma per le preghiere <strong>di</strong> un santo eremita al <strong>di</strong>avolo mancarono le forze e il<br />
masso gli sfuggì precipitando nel posto dov'è tuttora. Tentò con tutte le forze <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> risollevarlo,<br />
trasformandosi via via in leone, aquila, avvoltoio, lasciando ogni volta impressi i segni dei suoi sforzi"<br />
(BERUTTO, 1983). I segni menzionati dalla leggenda costituiscono le "sacocie", i tafoni e le vaschette <strong>di</strong><br />
corrosione precedentemente citati. Probabilmente una leggenda analoga è all'origine del nome <strong>della</strong> Pera<br />
d'le Masche, ricca <strong>di</strong> pseudokarren foggiati a graffi. In Val <strong>di</strong> Susa una leggenda sicuramente senza<br />
substrato pagano precedente, racconta: “Venuto a morte, Erode non fu precipitato nell’inferno, ma<br />
condannato a girare il mondo in una carrozza <strong>di</strong> ferro arroventata che col vento fiammeggia e manda<br />
scintille. Per liberarsi <strong>di</strong> quel tormento Erode cerca <strong>di</strong> mandarla a fracassarsi contro i macigni che incontra<br />
nel suo cammino. Uno <strong>di</strong> questi si trova in Valle <strong>di</strong> Susa, tra Vayes e Sant’Antonino: <strong>di</strong> notte si può<br />
vedere la carrozza d’Erode che tra fumo e faville gira intorno a questo masso, poi, siccome non riesce a<br />
rovinarla, Erode scompare (LAPUCCI, 1991).<br />
Un utilizzo comprovato da numerosi rinvenimenti archeologici è quello <strong>di</strong> sito deposito <strong>di</strong> oggetti, anche<br />
<strong>di</strong> valore. Il masso può essere a<strong>di</strong>bito a magazzino <strong>di</strong> attrezzi agricoli quando ha lati strapiombanti, che<br />
formano anfratti sempre asciutti (fig. 14) oppure fungere da punto <strong>di</strong> riferimento per il seppellimento <strong>di</strong><br />
oggetti <strong>di</strong> valore in momenti <strong>di</strong> pericolo, particolarmente utile in aree uniformi e boscose. Per entrambi<br />
questi usi, le aree più importanti non sono quelle dell’anfiteatro ma quelle più interne alla valle, in<br />
particolare San Valeriano e La Maddalena <strong>di</strong> Chiomonte. Ancora una volta, l'uso antico ha lasciato tracce<br />
nelle leggende popolari. Per la Pera Cagna precedentemente citata, la leggenda vuole che siano nascoste<br />
nelle viscere del masso grosse quantità d'oro e d'argento, da qui il detto "il Calcante e Pera Cagna, valgon<br />
più <strong>di</strong> Francia e Spagna" (BERUTTO, 1983).<br />
C'è anche chi ha supposto che l'intero masso sia stato portato dall'uomo, e non da fenomeni naturali, come<br />
gigantesco menhir. ELIADE (1954) segnala che presso i Gond, tribù dravi<strong>di</strong>ca in<strong>di</strong>ana, si usava "deporre<br />
accanto alla tomba, quattro giorni dopo la sepoltura, una roccia enorme, che raggiunge qualche volta i tre<br />
metri <strong>di</strong> altezza". Anche i Maori delle isole Cook avevano una simile usanza. I gruppi <strong>di</strong> massi da loro<br />
eretti, le marae, erano consacrati al culto degli antenati, e ancora oggi essi usano scalare salti rocciosi<br />
come prova <strong>di</strong> coraggio per festeggiare il passaggio alla maggiore età. Pera Luvera, presso Avigliana, è il<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
masso per il quale si è più frequentemente supposto un trasporto artificiale. Le sue <strong>di</strong>mensioni appaiono<br />
comunque eccessive, anche rispetto ai più gran<strong>di</strong> blocchi trasportati dalle civiltà megalitiche; del resto il<br />
masso è sicuramente un erratico, e potrebbe al massimo essere stato spostato da un punto all'altro<br />
dell'anfiteatro, il che è assai improbabile.<br />
L’utilizzo come pilastro naturale cui addossare la costruzione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici è comune fino a tempi recenti in<br />
<strong>di</strong>verse parti del Piemonte, fra cui Balma Boves, sul Monte Bracco (Valle Po), in cui un intero gruppo <strong>di</strong><br />
case è costruito al riparo <strong>di</strong> un enorme blocco, e <strong>di</strong>verse località in Valle Orco. In Val <strong>di</strong> Susa solo i massi<br />
dell’anfiteatro morenico hanno <strong>di</strong>mensioni sufficienti a questo uso; fra quelli così utilizzati la Pera Üssa,<br />
alta 6-7 m, sostiene il tetto <strong>di</strong> una cascina in regione Tolai, a N <strong>di</strong> Villarbasse (SACCO, 1922). Nella<br />
preistoria interi villaggi sono sorti nelle aree valsusine ricche <strong>di</strong> barme, anfratti e ripari naturali. Le aree<br />
più adatte non sono <strong>di</strong> massi erratici, ma <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> frana, come Vaie e La Maddalena <strong>di</strong> Chiomonte.<br />
Anche alcuni gruppi <strong>di</strong> massi fra Caprie e Rubiana hanno comunque fornito reperti paleoetnologici che ne<br />
attestano la frequentazione (FEDELE , 1989). Secondo la leggenda, più recentemente una cavità sotto il<br />
Roc S. Giorgio, sulla Collina <strong>di</strong> Rivoli, servì da rifugio a un eremita (SACCO, 1922).<br />
Largamente <strong>di</strong>ffuso è stato l’uso come fonte <strong>di</strong> materiale da costruzione. Nonostante le <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />
la vicinanza degli erratici ai luoghi d’utilizzo li rendeva assai attraenti per i cavatori, in considerazione<br />
dell’elevata incidenza sui costi totali che il trasporto del materiale cavato aveva nel passato. Inoltre i<br />
massi sono costituiti dai nuclei <strong>di</strong> roccia più sana, pregiata come materiale da taglio. Particolarmente<br />
apprezzati nei secoli scorsi erano i massi <strong>di</strong> metagabbro "Verde Alpi", totalmente o in parte (Masso <strong>di</strong><br />
Montecapretto, Roc <strong>di</strong> Borgata Braida) <strong>di</strong>strutti (GRASSI, 1980; figg. 15, 16 e 17). Poco utilizzabili, i<br />
massi <strong>di</strong> serpentino sono invece sopravvissuti in maggiore numero (GRASSI, 1982). Un <strong>di</strong>scorso a parte<br />
vale per la Pera Grossa <strong>di</strong> Rosta, costituita da serpentinoscisto fratturato poco pregiato, cavata per estrarne<br />
i blocchi usati per la costruzione del monumento ai caduti del Frejus, costruito a Torino in Piazza Statuto.<br />
Agli inizi del secolo scorso, una delle prime leggi <strong>di</strong> tutela del patrimonio naturale (Legge n. 778 del<br />
17.6.1922) ha proibito l’uso dei massi erratici come materiale da costruzione, dando il colpo <strong>di</strong> grazia a<br />
un’attività già in decadenza, soppiantata da escavazioni con tecniche industriali, antieconomica per la<br />
qualità variabile del materiale estratto e l’abbattimento dei costi <strong>di</strong> trasporto. L’unico impiego attuale è<br />
quello monumentale: ad esempio i massi estratti durante gli scavi per l’ampliamento <strong>della</strong> strada<br />
provinciale <strong>di</strong> Villarbasse sono stati recentemente posti a decorare l’area verde <strong>di</strong> uno svincolo.<br />
La scomparsa dei cavatori non ha eliminato il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione per molti massi. Visti sovente come<br />
ostacolo ai progetti <strong>di</strong> lottizzazione e<strong>di</strong>lizia, sono talvolta fatti “sparire”, o incorporati nei giar<strong>di</strong>ni o nei<br />
muri <strong>di</strong> cinta, come nel caso del Roc <strong>di</strong> Rosta, che ancora all’inizio degli anni ’90 era isolato fra i campi,<br />
del già ricordato Roc S. Giorgio, del Masso <strong>di</strong> S. Pancrazio (Pianezza), del Rocco e del Roc <strong>di</strong> Rivoli, fra<br />
i più interessanti geologicamente. Non contribuisce certo a una seria tutela dei massi la vecchia legge, le<br />
cui sanzioni erano già assai modeste inizialmente e ormai semplicemente ri<strong>di</strong>cole, non essendo mai state<br />
rivalutate.<br />
Il masso risorsa naturalistica<br />
L’importanza scientifica dei massi erratici ha sicuramente le sue ra<strong>di</strong>ci nella scoperta dell’origine glaciale<br />
degli anfiteatri morenici. Opponendosi a quanti sostenevano che gli erratici fossero trasportati da<br />
gran<strong>di</strong>ose alluvioni, GASTALDI (1871 e 1874) affermò, confrontando i massi delle morene attuali con<br />
quelli degli anfiteatri morenici, che questi ultimi potevano essere stati trasportati solo da enormi ghiacciai.<br />
Le basi <strong>di</strong> questo confronto furono proprio i massi erratici piemontesi. A ricordo <strong>della</strong> <strong>di</strong>sputa il Roc <strong>di</strong><br />
Pianezza, il più grande dell’anfiteatro valsusino con i suoi 5000 m3 , ha preso il nome dello stu<strong>di</strong>oso che<br />
ne apprezzò il significato geomorfologico, <strong>di</strong>venendo il Roc Gastal<strong>di</strong>. E’ per l’importanza scientifica, e<br />
non per quella turistico-ricreativa, che fu emessa la prima legge a tutela dei massi erratici, <strong>di</strong> cui si è già<br />
detto. A tale legge seguì un primo censimento (SACCO, 1928), <strong>di</strong> cui si sono persi i dati, ma che ha<br />
lasciato <strong>di</strong>verse targhe segnaletiche / ricordo, come quella ancora leggibile su Pera Morera (<strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong><br />
Reano), che marcavano i massi protetti da speciali accor<strong>di</strong> coi proprietari (SACCO, 1928).<br />
In seguito, data ormai per scontata l’origine degli anfiteatri morenici (SACCO, 1887, 1921 e 1938),<br />
l’interesse per i massi andò calando, e solo un secolo dopo Gastal<strong>di</strong> PETRUCCI e CREMA (II ed. Carta<br />
Geologica, 1969) e BORTOLAMI et alii (1976) ripresero a cartografare i principali massi, nel quadro del<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
rilevamento dell’anfiteatro morenico valsusino.<br />
L’interesse per i massi situati più all’interno <strong>della</strong> Val Susa è invece sempre stato minore: in<strong>di</strong>fferenziati<br />
dalle morene nelle prime carte geologiche (fogli Oulx, 1911, e Susa, 1910), sono stati parzialmente<br />
rilevati, e non censiti [1] , solo recentemente per la stesura del foglio <strong>di</strong> prova geologico 1:50.000 “Susa”.<br />
Il masso risorsa turistico – sportiva<br />
L’uso sportivo dei massi risale al primo dopoguerra, quando i mezzi <strong>di</strong> trasporto erano assai più limitati<br />
che adesso e gli erratici valsusini, molto prossimi alla città <strong>di</strong> Torino, erano considerati ottimo terreno<br />
d'allenamento in vista <strong>di</strong> salite alpinistiche. Alpinisti famosi dell’epoca, come Giusto Gervasutti, sono<br />
stati così i primi che hanno utilizzato i massi in chiave sportiva. L’utilizzo era però assai spora<strong>di</strong>co.<br />
Fattore limitante era proprio la scarsa frequentazione, che non favoriva la pulizia <strong>della</strong> roccia,<br />
generalmente ricoperta <strong>di</strong> edera e muschio a causa <strong>della</strong> bassa quota e dell’umi<strong>di</strong>tà. Solo con il “Nuovo<br />
Mattino”, il movimento che portò allo sviluppo dell’arrampicata libera in Italia, i massi <strong>di</strong>ventarono dei<br />
veri e propri siti <strong>di</strong> arrampicata. Nasceva così il sassismo (ingl. bouldering), arrampicata sui massi intesa<br />
non come allenamento a salite più impegnative in montagna, ma fine a sé stessa e incentrata sulla ricerca<br />
<strong>di</strong> passaggi sempre più estetici e sempre più <strong>di</strong>fficili. Il termine bouldering nasce da Boulder City (USA),<br />
uno dei siti dove è nata questa <strong>di</strong>sciplina. In Europa la <strong>di</strong>sciplina si è però sviluppata in maniera<br />
in<strong>di</strong>pendente, dagli arrampicatori francesi del movimento dei Bleusard, frequentatori dei massi <strong>di</strong> grès<br />
<strong>della</strong> foresta <strong>di</strong> Fointanebleau, presso Parigi. L’alto livello tecnico raggiunto da questo gruppo<br />
pubblicizzò la scalata su massi, favorendo anche in Italia la scoperta dei siti più adatti a questa pratica, fra<br />
cui inizialmente la Val Masino in Lombar<strong>di</strong>a e appunto l’anfiteatro valsusino in Piemonte.<br />
Per sua stessa natura, lo sport dell’arrampicata tende a sfruttare maggiormente i siti in cui ci sia un<br />
processo <strong>di</strong> mitizzazione, legato a un aumento progressivo delle <strong>di</strong>fficoltà raggiunte. La fase <strong>di</strong><br />
progressiva “colonizzazione” e aumento del livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà è stata importante soprattutto negli anni<br />
fra il 1974 e il 1979, quando specialisti del sassismo come Giancarlo Grassi e Marco Bernar<strong>di</strong> aprirono<br />
dei passaggi che toccavano i massimi livelli tecnici <strong>di</strong> quegli anni. “Nuova <strong>di</strong>mensione” su Pera Filbert,<br />
aperto nel 1976, fu il primo passaggio italiano unanimemente riconosciuto superiore al massimo grado<br />
<strong>della</strong> "scala UIAA chiusa", (VI+: GERVASUTTI, 1983), e in seguito alla sua apertura tale scala fu<br />
abbandonata e soppiantata da quelle in uso attualmente. Nel periodo imme<strong>di</strong>atamente successivo,<br />
sull’onda <strong>della</strong> notorietà così acquisita, i massi valsusini conobbero la massima frequentazione. Uscirono<br />
in rapida successione due guide descrittive (GRASSI, 1980 e 1982), la seconda delle quali proponeva<br />
un'offerta più che doppia <strong>di</strong> itinerari, nonostante il breve lasso <strong>di</strong> tempo fra le due pubblicazioni. In questo<br />
periodo alcuni massi erano frequentati nei fine settimana anche da decine <strong>di</strong> persone. A partire da metà<br />
degli anni ’80, la frequentazione conobbe un lento inarrestabile declino, cui si fa cenno già in una guida<br />
del 1987 (GALLO et alii, 1987). Le cause furono molteplici. La più importante fu un cambiamento <strong>di</strong><br />
moda: erano gli anni <strong>della</strong> ricerca <strong>di</strong> passaggi su placche <strong>di</strong> roccia abbattute sempre più lisce, pratica cui<br />
non si prestavano i massi dell’anfiteatro, al contrario <strong>di</strong> quelli del Vallone <strong>di</strong> Galambra, valorizzati<br />
proprio in questo periodo da Giancarlo Grassi. La successiva moda, <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> passaggi sempre più<br />
lunghi e continui, relegò decisamente in secondo piano la scalata su masso, per sua natura costituita da<br />
passaggi brevi e intensi, detti appunto "tipo blocco” (dal francese bloc; inglese boulder). Anche gli ultimi<br />
praticanti del sassismo <strong>di</strong>sertarono i massi dell’anfiteatro a favore <strong>di</strong> altre zone piemontesi, fra l'altro a<br />
causa <strong>della</strong> precedente forte frequentazione, che aveva causato la consunzione degli appigli, specialmente<br />
sui massi serpentinitici.<br />
Per alcuni anni i massi più como<strong>di</strong> furono comunque ancora molto frequentati, nuovamente soltanto come<br />
terreno d’allenamento facilmente raggiungibile da Torino.<br />
A metà degli anni ’90 la maggior parte degli erratici erano tornati quasi alle con<strong>di</strong>zioni originarie: la<br />
crescita <strong>della</strong> vegetazione, l’esaurimento delle guide descrittive e la mancanza <strong>di</strong> informazioni ne<br />
rendevano quasi impossibile l’in<strong>di</strong>viduazione, favorendo un abbandono quasi totale. Alla fine del secolo,<br />
quando ormai sembravano relegati alla storia dell’alpinismo, l’interesse per i massi si è bruscamente<br />
risvegliato. Ancora una volta si tratta <strong>di</strong> un effetto indotto dall’evoluzione delle mode oltralpe. Nell’area<br />
<strong>di</strong> Fontainebleau non si è mai conosciuto un periodo <strong>di</strong> decadenza comparabile con quello italiano, e gli<br />
specialisti del settore hanno sempre aperto nuovi passaggi, ai massimi livelli tecnici. Con la <strong>di</strong>ffusione<br />
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delle gare <strong>di</strong> arrampicata si è così affacciata una specialità (boulder) che si basa sui passaggi corti<br />
"esplosivi" caratteristici dei massi. Questa <strong>di</strong>sciplina si presta molto all’arrampicata in strutture artificiali,<br />
dato che è uno sport in<strong>di</strong>viduale, non richiede locali <strong>di</strong> grande altezza e può essere praticata in normali<br />
palestre. Dopo alcuni anni è ripreso <strong>di</strong> riflesso l’interesse anche per i massi naturali. Lo stile <strong>di</strong><br />
arrampicata è tuttavia mutato: non si cercano più vie <strong>di</strong> salita verso l’alto, ma circuiti in traversata che<br />
seguono il masso tenendosi a pochi decimetri <strong>di</strong> altezza, ottenendo così la continuità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà oggi <strong>di</strong><br />
moda. É sostanzialmente cambiato anche il criterio <strong>di</strong> sicurezza: i primi sassisti praticavano uno sport<br />
sostanzialmente pericoloso, stretto parente dell’arrampicata solitaria (nella quale sovente i maggiori<br />
esponenti del sassismo eccellevano) per la pericolosità delle cadute, che potevano oltrepassare i <strong>di</strong>eci<br />
metri <strong>di</strong> altezza. Oggi, la sicurezza derivante dalla minore altezza delle cadute possibili è incrementata<br />
anche dalla scelta accurata delle reception, ovvero i punti in cui è possibile cadere, che sono<br />
accuratamente liberati da pietre e rami, e possibilmente protetti con appositi cuscini <strong>di</strong> sicurezza (crash<br />
pad). Cambia quin<strong>di</strong> anche il valore dei massi: alcuni <strong>di</strong> quelli molto frequentati in passato sono adatti<br />
allo sport moderno (ad esempio Pietra Alta <strong>di</strong> Casellette), mentre quelli su terreni in forte pendenza, con<br />
cattive reception, oppure considerati eccessivamente facili, sono pressoché abbandonati.<br />
Le principali aree <strong>di</strong> bouldering delle Alpi occidentali<br />
Attualmente, sebbene alcuni massi siano regolarmente visitati, non si può comparare questa<br />
frequentazione neppure lontanamente a quella <strong>di</strong> aree affermate, come quella già ricordata <strong>di</strong><br />
Fontainebleau, che muovono un vero e proprio flusso turistico <strong>di</strong> importanza non trascurabile. Anche<br />
numerose aree <strong>di</strong> bouldering delle Alpi occidentali, sebbene meno note, costituiscono vere e proprie<br />
risorse turistiche, pubblicizzate dagli enti locali e regolarmente incluse nelle presentazioni delle offerte<br />
turistiche dei luoghi. A questo proposito le principali aree <strong>di</strong> bouldering possono essere classificate in<br />
quattro gruppi:<br />
1. aree <strong>di</strong>rettamente attrezzate dagli enti per il turismo, tramite l’opera <strong>di</strong> professionisti del settore;<br />
debitamente pubblicizzate, risultano anche tra le più frequentate;<br />
2. aree situate all’interno <strong>di</strong> parchi e riserve naturali, pubblicizzate come alternativa “pulita” (clean<br />
climbing) all’arrampicata sportiva su pareti rocciose, che richiede la sistematica attrezzatura fissa delle<br />
vie;<br />
3. aree utilizzate dai club alpini e dai professionisti del settore per i corsi <strong>di</strong> arrampicata;<br />
4. aree conosciute unicamente dai “sassisti”, generalmente poco frequentate.<br />
Le prime si trovano esclusivamente sul versante francese delle Alpi. Qui la forte concorrenza fra le varie<br />
località, spinge a cercare proposte che coprano tutti gli sport alpini, fra cui è costantemente inclusa<br />
l’arrampicata. Generalmente si preferisce sviluppare l’arrampicata sportiva su parete, per la quale la<br />
normativa (francese) relativa alla sicurezza è meglio definita. Le aree <strong>di</strong> bouldering si sviluppano così in<br />
prossimità a stazioni turistiche importanti, ma prive <strong>di</strong> pareti rocciose adatte all’arrampicata (Bonneval, ai<br />
pie<strong>di</strong> del Col de l'Iseran), oppure in siti particolarmente atti allo scopo (Aussois e La Motte in Val<br />
Maurienne). Le aree sono attrezzate quasi come un giar<strong>di</strong>no pubblico, con la pulitura e l’adattamento dei<br />
terreni prospicienti i massi, in particolare per quanto riguarda le reception. Una soluzione spesso adottata<br />
per la promozione è quella dei circuiti: si collegano i massi con sentieri, in<strong>di</strong>cando con colori <strong>di</strong>versi,<br />
come fossero piste da sci, le <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>fficoltà dei circuiti (fig. 18). Generalmente si adotta una scala <strong>di</strong><br />
tre o quattro livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, aggiungendo un circuit enfants, rispondente alle forti richieste <strong>di</strong> “terreni<br />
<strong>di</strong> gioco” <strong>di</strong> questo tipo nelle aree turistiche francesi.<br />
Le seconde si trovano su ambedue i versanti delle Alpi, particolarmente in quelle Marittime (Val Gesso,<br />
Vallée de Gordolasque). In questo caso gli enti parco si limitano alla pubblicizzazione, lasciando che sia<br />
la stessa frequentazione dei massi a mantenerli puliti da muschi e vegetazione. Questo avviene<br />
effettivamente nelle aree più frequentate, come Ailefroide (Delfinato) o la Vallèe de Gordolasque, mentre<br />
in quelle <strong>della</strong> Val Gesso, sebbene conosciute da lungo tempo, la frequentazione e la pulizia sono<br />
inferiori.<br />
Le aree utilizzate per i corsi d’arrampicata hanno come caratteristiche comuni quelle <strong>di</strong> avere numerosi<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
massi vicini fra loro e su terreno aperto, ampie possibilità <strong>di</strong> parcheggio e d’accesso anche con<br />
autopullman, e un modesto livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Le più tipiche sono in Italia, in Val Pellice (Col Manzol) e<br />
Valle Ala <strong>di</strong> Stura (Courbassere). Talvolta sono attrezzate con strutture <strong>di</strong>dattiche per i corsi, come<br />
“soste” e ancoraggi per prove d’assicurazione. Sebbene non siano state create a scopo turistico e non<br />
siano quasi pubblicizzate, l’elevata affluenza le rende interessanti economicamente: nel caso del Col<br />
Manzol costituiscono una delle maggiori fonti <strong>di</strong> richiamo per le locali strutture ricettive.<br />
Infine le aree conosciute unicamente dai sassisti comprendono sia zone “storiche”, come ad esempio<br />
quelle <strong>della</strong> Val Pellice, che possono non essere adatte alla pratica moderna oppure semplicemente essere<br />
state <strong>di</strong>menticate, sia aree <strong>di</strong> recente scoperta, come quelle <strong>di</strong> Cumiana e <strong>di</strong> Val Pesio. In mancanza <strong>di</strong> una<br />
pubblicità ufficiale, la frequentazione resta legata alla <strong>di</strong>ffusione per “passaparola” delle informazioni,<br />
generalmente ostacolata dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i massi in aree prive <strong>di</strong> segnaletica e sovente<br />
immerse nella vegetazione. Maggior fortuna hanno quelle aree che, essendo prossime a siti d’arrampicata<br />
sportiva, sono incluse nelle guide che li descrivono; nel caso <strong>di</strong> Cumiana, l’area è stata anche descritta in<br />
un sito Internet. E' probabile che quest'ultimo tipo <strong>di</strong> pubblicizzazione <strong>di</strong>venterà in futuro decisivo: già<br />
attualmente è il veicolo principale d'informazioni sulle novità relative ai massi <strong>della</strong> Svizzera tedesca e<br />
italiana, una delle aree europee all'avanguar<strong>di</strong>a anche per il livello tecnico raggiunto in questi ultimi anni.<br />
Fig. 18 – Esempio <strong>di</strong> circuiti: La Roche<br />
Ecroulée. Da Y. & J.J. ROLLAND (1993)<br />
– Grimper dans le Haut Val Durance.<br />
Louis-Jean, 148 pp., Gap.<br />
Fig. 19 – Su questa via del Roc d’la<br />
Rocia la frequentazione troppo bassa ha<br />
consentito la ricrescita dell’edera, col<br />
conseguente abbandono totale dell’uso<br />
sportivo.<br />
Fig. 20 – Il masso ideale per il bouldering prevede altezza<br />
limitata e buona reception, come in questo masso presso<br />
Pera Pinta, alto 4 m e su terreno pianeggiante coperto<br />
d’aghi <strong>di</strong> pino.<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Fig. 21 – Questa tana <strong>di</strong> volpe alla base<br />
del Masso 27 (Moncuni) continua a<br />
essere frequentata, nonostante<br />
l’arrampicata sul masso stesso.<br />
Fig. 22 – I massi attualmente più frequentati sono quelli più<br />
<strong>di</strong>fficili, come questo sopra Rivera.<br />
Anche <strong>di</strong>verse aree valsusine appartengono alle tipologie sopra descritte. L’area del Vallone Galambra è<br />
sorta per opera dello specialista Giancarlo Grassi, sponsorizzato dal gestore del rifugio che sorge nel<br />
vallone, allo scopo sia <strong>di</strong> aumentare le attrattive turistiche del vallone, sia <strong>di</strong> attirare i corsi d’arrampicata.<br />
In quest'ottica è stata anche una delle prime in cui si è cercato <strong>di</strong> sviluppare una struttura a “circuiti”.<br />
L’iniziativa ha però avuto risultati inferiori alle attese (peraltro soprattutto per problemi <strong>di</strong> gestione del<br />
rifugio). Mompellato (Colle del Lys) è una delle zone <strong>di</strong> recente valorizzazione, ad opera dei massimi<br />
specialisti attuali <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina. Sebbene nell’ambiente piemontese sia noto, il sito è troppo elitario per<br />
una massiccia frequentazione; inoltre le reception sono sovente cattive, non è pubblicizzato a scala<br />
nazionale, e non è inserito in alcuna guida d’arrampicata.<br />
I massi dell’anfiteatro, pur essendo singolarmente vali<strong>di</strong> (fig. 20), sono prevalentemente in<strong>di</strong>vidui isolati,<br />
poco adatti sia ai corsi d’arrampicata, sia alla creazione <strong>di</strong> circuiti. Prima <strong>della</strong> sua scomparsa nel 1993,<br />
Grassi ha cercato <strong>di</strong> sviluppare circuiti nella zona d’Almese, dove esistono gruppi <strong>di</strong> massi poco o niente<br />
conosciuti (fig. 22). I massi dell’anfiteatro sono inoltre fra i pochissimi <strong>di</strong> cui esistono guide descrittive,<br />
sebbene fuori commercio e reperibili solo in biblioteca.<br />
Confronto fra l'area valsusina e quelle piemontesi - provenzali<br />
Nonostante l'indubbio valore storico dell'area valsusina, <strong>di</strong>versi altri siti piemontesi - provenzali sono<br />
attualmente più frequentati, causa ed effetto <strong>di</strong> una maggiore attenzione da parte delle autorità regionali,<br />
specie oltralpe. E' interessante osservare la <strong>di</strong>fferenza fra l’"offerta" valsusina (tab. 3) e quella delle<br />
principali aree gravitanti su Torino (tab. 2) e su altre città piemontesi e provenzali (tab. 4).<br />
Fra le aree piemontesi, quelle <strong>di</strong> Courbassere e del Vallone dei Carbonieri concorrono col Vallone <strong>di</strong><br />
Galambra come siti <strong>di</strong> corsi d'arrampicata, e attualmente sono vincenti, anche se le loro caratteristiche<br />
tecniche non paiono sostanzialmente <strong>di</strong>verse. Anche fra le aree d'alto livello, quella piemontese più<br />
frequentata, la Valle Ellero, ha caratteristiche tecniche inferiori a molte aree valsusine. Inoltre l'anfiteatro<br />
<strong>di</strong> Rivoli-Avigliana ha potenzialmente l'atout <strong>della</strong> prossimità ad una gran città che non è vicina a falesie<br />
sportive (si confrontino in particolare i casi d’Aix e Marsiglia, tab. 4).<br />
In definitiva, la relativamente scarsa frequentazione dei siti valsusini non è imputabile a cause tecniche,<br />
bensì a:<br />
mancanza <strong>di</strong> "aree <strong>di</strong> manovra" necessarie allo svolgimento <strong>di</strong> corsi o all'iniziazione; in altri<br />
termini, gli erratici valsusini risultano sovente oppressi dalle sterpaglie, sovente spinose, e <strong>di</strong>fficilmente<br />
fruibili da gruppi numerosi o gruppi familiari con bambini;<br />
<strong>di</strong>fficoltà d'accesso, che non è quasi mai segnalato, talvolta ingombro <strong>di</strong> vegetazione e in<strong>di</strong>cato<br />
sulle guide in maniera antiquata rispetto alla nuova <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> strade e proprietà private;<br />
Tab. 2 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering piemontesi gravitanti su Torino<br />
Località Periodo <strong>di</strong><br />
frequentazione<br />
normale<br />
N° massi e<br />
n° passaggi<br />
Altezza e<br />
qualità<br />
reception<br />
Distanza<br />
da<br />
Torino<br />
Tempo<br />
<strong>di</strong><br />
accesso<br />
a pie<strong>di</strong><br />
Roccia Frequentazione<br />
14 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Zona del<br />
Masso<br />
Kosterlitz,<br />
Ceresole<br />
Reale<br />
Balme <strong>di</strong><br />
Val Grande<br />
Courbassere<br />
(Val d'Ala)<br />
Balme Val<br />
d'Ala<br />
La Motte<br />
(Modane,<br />
Francia)<br />
Fraz.Picchi<br />
<strong>di</strong> Cumiana<br />
Bobbio<br />
Pellice<br />
Vallone<br />
Carbonieri<br />
(V. Pellice)<br />
Roccia<br />
Maneud (V.<br />
Pellice)<br />
Tarda<br />
primavera -<br />
autunno<br />
Tarda<br />
primavera -<br />
autunno<br />
Tarda<br />
primavera -<br />
autunno<br />
Tarda<br />
primavera -<br />
autunno<br />
Estate -<br />
autunno<br />
una decina,<br />
in genere<br />
con 1 -2<br />
passaggi<br />
ciascuno<br />
3, una<br />
cinquantina<br />
una<br />
ventina,<br />
oltre 100<br />
passaggi<br />
molti,<br />
settore in<br />
espansione<br />
Tutto l'anno 10, una<br />
trentina<br />
Marzo -<br />
Ottobre<br />
Estate 18, circa<br />
230<br />
Ottobre -<br />
Aprile<br />
Val<strong>di</strong>nferno Autunno -<br />
Primavera<br />
6 - 20,<br />
cadute<br />
sovente<br />
pericolose<br />
4 - 10, da<br />
buona a<br />
me<strong>di</strong>a<br />
3 - 10,<br />
me<strong>di</strong>a<br />
molto<br />
variabile<br />
7, oltre 100 2,5 - 8,<br />
ottima<br />
3 - 7,<br />
me<strong>di</strong>ocre<br />
11, 96 2 - 6, da<br />
me<strong>di</strong>ocre<br />
a buona<br />
3 - 8,<br />
sovente<br />
ottima<br />
3, 47 3 - 10, da<br />
buona a<br />
pessima<br />
89, oltre<br />
300<br />
passaggi<br />
2,5 - 10,<br />
sovente<br />
ottima<br />
80 km Da<br />
nullo a<br />
pochi<br />
minuti<br />
Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo in<br />
gneiss<br />
occhia<strong>di</strong>no<br />
fessurato<br />
45 km 1' Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo in<br />
prasiniti<br />
45 km 15' -<br />
20'<br />
Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo in<br />
serpentiniti<br />
Tolto il masso<br />
Kosterlitz,<br />
d'importanza<br />
storica e<br />
ancora<br />
abbastanza<br />
frequentato,<br />
quasi nulla<br />
Conosciuti da<br />
lungo tempo e<br />
molto<br />
frequentati<br />
Abbastanza<br />
frequentati, ma<br />
quasi solo per<br />
corsi <strong>di</strong><br />
arrampicata<br />
60 km 5' - 20' " Frequentazione<br />
in aumento<br />
112 km 5' - 10' Gneiss Poco<br />
frequentati da<br />
italiani, sono i<br />
più prossimi a<br />
Torino con<br />
circuiti<br />
26 km 2' - 10' Gneiss<br />
ghiandone<br />
Da poco<br />
scoperti, poco<br />
frequentati<br />
62 km 2' - 15' Gneiss Molto<br />
frequentati da<br />
locali<br />
67 km 10' -<br />
20'<br />
Gneiss Molto<br />
frequentati,<br />
anche da corsi<br />
<strong>di</strong> arrampicata<br />
57 km 5' Gneiss Poco<br />
frequentati, per<br />
scarsità<br />
d'informazioni<br />
e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
reperimento<br />
120 km 5' - 15' Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo in<br />
quarzite<br />
A lungo<br />
conosciuto<br />
solo dai locali,<br />
non molto<br />
frequentato<br />
15 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
16 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Tab. 3 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering valsusine. Sono riportate per ciascuna località: quota,<br />
determinante il periodo <strong>di</strong> fruibilità; numero <strong>di</strong> massi e <strong>di</strong> passaggi d'arrampicata segnati (con esclusione<br />
<strong>di</strong> quelli in traversata e <strong>di</strong> quelli sovrapposti ad altri seguendo <strong>di</strong>fferenti regole); altezza massima,<br />
ottimale se compresa fra 3 (per mantenere interessante il blocco) e 6 metri oltre i quali la reception è<br />
pericolosa e può essere necessario usare una corda; <strong>di</strong>stanza dai quartieri occidentali <strong>di</strong> Torino in auto e<br />
tempo <strong>di</strong> accesso a pie<strong>di</strong>; roccia; nomi dei massi più noti.<br />
Località Quota<br />
(m<br />
s.l.m.)<br />
N°massi N°<br />
passaggi<br />
Valle Stretta 1650 3 - 10 20 - 70,<br />
forse<br />
possibili<br />
Grangie <strong>di</strong><br />
Bussoleno<br />
S. Valeriano<br />
(Grangetta)<br />
Vallone<br />
Galambra<br />
Condove<br />
(Ceretto)<br />
Condove<br />
(Muni)<br />
Rilievi fra<br />
Condove e<br />
Caprie<br />
circuiti<br />
700 5 - 10 40 - 60,<br />
forse<br />
possibili<br />
circuiti<br />
Altezza (m) e<br />
qualità delle<br />
reception<br />
3 - 8, da<br />
buona a<br />
scarsa<br />
3 - 10, da<br />
buona a<br />
scarsa<br />
400 3 67 4 - 6, buona -<br />
me<strong>di</strong>ocre<br />
1800<br />
-<br />
1900<br />
10 - 15 Oltre<br />
100,<br />
possibili<br />
circuiti<br />
3 - 8,<br />
generalmen-te<br />
buona<br />
Distanza<br />
da<br />
Torino<br />
Tempo<br />
<strong>di</strong><br />
accesso<br />
a pie<strong>di</strong><br />
99 km 1' - 2' Calcari<br />
dolomitici<br />
48 km 5' - 20' Micascisti,<br />
pietre ver<strong>di</strong><br />
36 km 2' - 10' Gneiss<br />
granitoide<br />
86 km 5' - 15' Gneiss<br />
minuti<br />
Roccia Nomi dei<br />
massi<br />
principali<br />
Il più noto<br />
detto "L'as<br />
da lavare"<br />
M. Grange<br />
M. <strong>di</strong> Borg<br />
Molere<br />
600 1 27 5 - 6, me<strong>di</strong>a 33 km 10' Metagabbro Sasso del<br />
Belvedere<br />
1000 1 10 10 - 20,<br />
pessima<br />
387 -<br />
510<br />
10 - 15 Oltre<br />
100,<br />
possibili<br />
circuiti<br />
3 - 8,<br />
generalmen-te<br />
buona<br />
38 km 5' Anfibolite Masso Bru<br />
o Roc <strong>di</strong>j C<br />
30 - 32<br />
km<br />
5' - 20' Gneiss<br />
granitoide,<br />
serpentinite<br />
Blocco de<br />
Castello d<br />
Conte Ver<br />
Caprie 400 3 - 4 una<br />
trentina<br />
3 - 5, buona 30 km 5' - 10' <strong>Pra</strong>siniti<br />
Montecomposto 680 2 23 4 - 5, buona 31 km 1' Pietre ver<strong>di</strong> Pera Brun<br />
(Rubiana)<br />
(inaccessib<br />
Roc Dugu<br />
M. Curt<br />
(Almese)<br />
Mompellato<br />
(Colle del Lys)<br />
500 -<br />
700<br />
1300<br />
-<br />
1400<br />
14 - 15 Oltre<br />
200<br />
3 - 25, da<br />
buona a<br />
pessima<br />
Oltre 10 Oltre 50 Variabili, da<br />
me<strong>di</strong>a a<br />
pessima<br />
24 km 1' - 5' Anfiboliti,<br />
prasiniti,<br />
flasergabbri<br />
42 km 20' -<br />
30'<br />
Anfiboliti<br />
Roc d'la<br />
Rocia, Ro<br />
Borgata<br />
Braida, Pe<br />
Pluc, M.<br />
Montecapr<br />
17 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
M. Musinè<br />
versante SW<br />
M. Musinè<br />
versante S<br />
400 -<br />
500<br />
8 Oltre<br />
150<br />
400 7-8 Circa<br />
100<br />
3 - 10, molto<br />
variabile<br />
3 - 7, da<br />
ottima a<br />
me<strong>di</strong>ocre<br />
21 - 24<br />
km<br />
17 km 10' -<br />
30'<br />
5' - 15' Anfiboliti,<br />
Serpentiniti<br />
Lherzoliti,<br />
prasiniti,<br />
serpentiniti<br />
Pera Pinta<br />
Palla <strong>di</strong><br />
Montabon<br />
Roc Perun<br />
Pera Masn<br />
Masso del<br />
Camerletto<br />
M. <strong>della</strong> T<br />
<strong>della</strong> Vign<br />
Caselette 350 1 49 13, me<strong>di</strong>ocre 19 km 1' Serpentinite Pietra Alta<br />
Sacra <strong>di</strong> S.<br />
Michele<br />
600 3 86 3 - 15, da<br />
buona a<br />
pessima<br />
S. Ambrogio 400 2 32 4 - 15, da<br />
buona a<br />
Laghi<br />
d'Avigliana<br />
Moncuni<br />
(Avigliana)<br />
pessima<br />
400 2 63 12 - 18,<br />
pessima<br />
400 -<br />
600<br />
7 183 4 - 12, da<br />
buona a<br />
pessima<br />
Trana 400 2 80 5 - 15,<br />
me<strong>di</strong>ocre<br />
Vachersa<br />
(Reano)<br />
28 km 2' Serpentinite Pera Filbe<br />
21 km 5' Serpentinite Masso <strong>di</strong> S<br />
Ambrogio<br />
20 - 22<br />
km<br />
20 - 25<br />
km<br />
10' -<br />
20'<br />
Serpentinite Roc d'la P<br />
Furcera, R<br />
<strong>di</strong> Pera Pia<br />
5' - 15' Serpentinite M. Casacc<br />
Pera Luve<br />
Roc d'la B<br />
Pera d'le<br />
masche, R<br />
d'le tume<br />
20 km 5' Serpentinite Pietra<br />
Salomone<br />
450 1 13 4, buona 20 km 2' Gneiss<br />
ghiandone<br />
Il Forte (Reano) 500 5 108 3 - 12, da<br />
ottima a<br />
pessima<br />
Sfera <strong>di</strong> R<br />
(il noto M<br />
Vachersa n<br />
è usato)<br />
20 km 5' - 15' Serpentiniti Pera More<br />
<strong>Massi</strong> <strong>di</strong> C<br />
Maresco<br />
Buttigliera Alta 500 1 35 12, me<strong>di</strong>ocre 20 km 15' Serpentinite Roc Mufì<br />
Rosta 500 1 - 2 50 - 70 10, pessima 18 km 5' - 15' Serpentinite Pera Gross<br />
Roc <strong>di</strong> Ro<br />
(forse non<br />
accessibile<br />
Valletta <strong>di</strong> <strong>Pra</strong><br />
<strong>Basse</strong> (Reano)<br />
400 10 145 -<br />
160<br />
3 - 6,<br />
ge-neralmente<br />
buona<br />
15 - 16<br />
km<br />
2' - 15' Serpentinite,<br />
prasiniti<br />
M. <strong>di</strong> Ave<br />
Pera o Roc<br />
Sacoce, M<br />
<strong>della</strong> Vene<br />
M. <strong>di</strong> <strong>Pra</strong><br />
<strong>Basse</strong><br />
18 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Villarbasse 350 1 31 6, buona 12 0 Serpentinite Pera Maja<br />
Rivoli 450 1 28 6, me<strong>di</strong>ocre 10 10' Serpentinite M. Casale<br />
del Pozzet<br />
scarsità d'informazioni, poiché il "passaparola" funziona bene solo fra gli arrampicatori <strong>di</strong> livello<br />
me<strong>di</strong>o-alto, mentre quelli debuttanti, tendenzialmente la categoria maggiormente interessata ai massi (per<br />
l'assenza <strong>di</strong> manovre <strong>di</strong> corda, la possibilità <strong>di</strong> arrampicare anche senza compagni esperti, ecc.), ignorano<br />
perlopiù esistenza e ubicazione dei massi. Infatti le guide relative sono da qualche tempo esaurite, e la<br />
scelta dei luoghi <strong>di</strong> scalata è sempre più legata ad una loro presenza su Internet, ma solo Pietra Alta<br />
(peraltro iperfrequentata!) compare sulla "rete".<br />
Tab. 4 - Le principali aree <strong>di</strong> bouldering gravitanti su altre città<br />
Località Periodo <strong>di</strong><br />
frequentazione<br />
normale<br />
Sasso<br />
Marconi<br />
N° massi e<br />
n° passaggi<br />
Distanza<br />
dalla città<br />
Tutto l'anno 1, 28 2 km<br />
Aosta<br />
Tempo<br />
<strong>di</strong><br />
accesso a<br />
19 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46<br />
pie<strong>di</strong><br />
Roccia Frequentazione<br />
7' Erratico <strong>di</strong><br />
pietre<br />
ver<strong>di</strong><br />
5' - 10' Gneiss<br />
Locale, me<strong>di</strong>o - alta<br />
Cuzzago Tutto l'anno Una decina 71 km<br />
Locale, me<strong>di</strong>o - alta<br />
Novara<br />
granitoide<br />
Val Gesso Maggio - 4 aree con 30 - 40 5' - 30' Gneiss e Locale e torinese,<br />
Ottobre oltre 200 km<br />
granito me<strong>di</strong>a<br />
massi<br />
circuiti<br />
e Cuneo<br />
Val Ellero Primavera - 2, 42 16 km 5' Gneiss Abbastanza noto in<br />
autunno<br />
Mondovì,<br />
tutto il Piemonte,<br />
25<br />
Cuneo<br />
km<br />
molto frequentato<br />
Alto in Val Marzo - 10, 60 - 70 23 km 5' - 15' Erratici <strong>di</strong> Locale (paesi<br />
Pennavaira Novembre<br />
Albenga<br />
quarzite costieri), bassa<br />
Crevari Autunno -<br />
Primavera<br />
La Gineste Autunno -<br />
Primavera<br />
Una decina,<br />
alcune decine<br />
<strong>di</strong> passaggi<br />
1 km<br />
Genova<br />
9, circa 40 2 km<br />
Marsiglia<br />
Bibemus Tutto l'anno 7, un<br />
centinaio<br />
3 km Aix<br />
en<br />
Provence<br />
5' Scogliera<br />
calcarea<br />
5' - 10' <strong>Basse</strong><br />
paretine<br />
calcaree<br />
5' max Antica<br />
cava <strong>di</strong><br />
calcare<br />
tenero,<br />
molte<br />
prese<br />
Locale, me<strong>di</strong>a<br />
Locale, me<strong>di</strong>a<br />
(soffrono la<br />
concorrenza delle<br />
numerose falesie<br />
vicine)<br />
Noto<br />
internazionalmente,<br />
molto frequentato
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Gordolasque Tarda<br />
primavera -<br />
autunno<br />
Ventavon Settembre -<br />
Giugno<br />
Ceuse Aprile -<br />
Ottobre<br />
Lacou<br />
(Nevache)<br />
Estate -<br />
autunno<br />
Diversi<br />
circuiti,<br />
centinaia <strong>di</strong><br />
passaggi<br />
5 - 6, una<br />
ventina<br />
Nizza 5' - 1 h<br />
artificiali<br />
Erratici<br />
granitici<br />
30 km<br />
Gap<br />
Una ventina 20 km<br />
Gap<br />
5 - 6 25 km<br />
Briançon<br />
Ailefroide Estate Una decina,<br />
oltre 100<br />
25 km<br />
Briançon<br />
Tournoux Estate Una decina 3 km da<br />
Puy - St. -<br />
Vincent<br />
La Roche<br />
Ecroulée<br />
Giugno -<br />
Settembre<br />
Una trentina,<br />
3 circuiti +<br />
circuit enfant<br />
Impatto dell'arrampicata sulle micromorfologie<br />
10' - 20' Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo<br />
calcarei<br />
30' - 1h Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo<br />
calcarei<br />
1' Erratici<br />
gneissici e<br />
quarzitici<br />
1' - 10' Erratici e<br />
massi<br />
franati<br />
granitici<br />
5' - 10' Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo<br />
calcarei<br />
Queyras 1' - 5' Blocchi <strong>di</strong><br />
crollo<br />
calcarei<br />
Molto frequentato,<br />
sito in percorso<br />
naturalistico<br />
all'interno del Parco<br />
del Mercantour<br />
Poco frequentato<br />
Abbastanza<br />
frequentato, favorito<br />
dalla vicinanza <strong>di</strong> una<br />
falesia molto nota<br />
Molto frequentato<br />
come sito<br />
d'appren<strong>di</strong>mento<br />
(bambini e corsi <strong>di</strong><br />
scalata)<br />
Noto<br />
internazionalmente ma<br />
non molto frequentato<br />
Esempio <strong>di</strong> sito creato<br />
per ampliare l'offerta<br />
estiva <strong>di</strong> una stazione<br />
sciistica (Puy - St.-<br />
Vincent)<br />
Esempio <strong>di</strong> regione a<br />
vocazione<br />
"turistico-alternativa"<br />
in cui il bouldering è<br />
stato utilizzato per<br />
ampliare l'offerta<br />
turistica<br />
Dal 1970 si è sviluppata nel mondo una presa <strong>di</strong> coscienza <strong>della</strong> fragilità del patrimonio d'arte rupestre<br />
giacente all'aria aperta e <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> una sua tutela (SOLEILHAVOUP, 1993). E' indubbio che<br />
l'utilizzo sportivo dei massi può danneggiare anche irreparabilmente le incisioni rupestri; d'altra parte, il<br />
problema è ridotto data la rarità d’incisioni sui massi frequentati per l'arrampicata. In Valsusa la Pera d'le<br />
Sacocie è l'unico masso utilizzato con incisioni rupestri, che sono comunque limitate alla superficie<br />
sommitale, interessata marginalmente dal transito. Inoltre è <strong>di</strong>mostrato che in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> forte<br />
degradazione meteorica, come alla sommità dei massi, le incisioni levigate dal continuo afflusso <strong>di</strong> turisti<br />
si conservano meglio delle altre (SJÖBERG, 1994). Dato che la tutela delle incisioni non può essere fatta<br />
ricoprendole <strong>di</strong> sostanze protettive (aut. cit., 1993 e 1994), la migliore protezione consiste probabilmente<br />
in una segnaletica opportuna che riporti l'ubicazione esatta delle incisioni e inviti a non toccarle o<br />
calpestarle.<br />
Le forme naturali come tafoni o honeycomb costituiscono ottimi appigli e quin<strong>di</strong> sono frequentemente<br />
20 <strong>di</strong> 25 26/10/2006 17.46
<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
toccate; si può anzi affermare che la loro abbondanza è <strong>di</strong>rettamente proporzionale al valore sportivo del<br />
masso. Rese resistenti allo sfregamento dai processi d’indurimento superficiale, appaiono ben conservate<br />
anche sulle superfici dei massi troppo frequentati. Non corrono quin<strong>di</strong> seri pericoli, salvo nel caso in cui<br />
si affermi la tendenza a <strong>di</strong>struggere, o mo<strong>di</strong>ficare con "sikatura" gli appigli naturali per variare<br />
artificialmente la <strong>di</strong>fficoltà tecnica. Per prevenire simili danni, appare utile una segnaletica che inviti a<br />
rispettare la morfologia naturale del masso, possibilmente spiegando anche significato e valore ambientale<br />
delle micromorfologie.<br />
L'impatto <strong>della</strong> frequentazione sportiva sugli altri valori ambientali del masso varia col tempo, secondo tre<br />
sta<strong>di</strong> successivi.<br />
Nello sta<strong>di</strong>o esplorativo, si ha:<br />
rimozione delle poche piante cresciute sulle fessure delle pareti più ripide, <strong>di</strong> gran parte dei muschi<br />
e licheni sulle vie d’arrampicata e sui percorsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa;<br />
estirpazione d’arbusti (rovi, sambuchi, ecc.) accostati alle pareti e delle coperture d’edera;<br />
eliminazione <strong>di</strong> parte <strong>della</strong> copertura <strong>di</strong> foglie secche e humus caratteristica <strong>della</strong> sommità<br />
pianeggiante d’alcuni massi;<br />
apposizione <strong>di</strong> piccole tacche <strong>di</strong> vernice ;<br />
asportazione d’appigli instabili e detriti rocciosi.<br />
Dopo la pubblicizzazione, si ha generalmente il periodo <strong>di</strong> maggiore frequentazione, a causa del fattore<br />
novità. In esso si registra:<br />
<strong>di</strong>sturbo o rimozione <strong>della</strong> flora anche sulle parti del masso non <strong>di</strong>rettamente interessate<br />
dall'arrampicata;<br />
creazione <strong>di</strong> una fascia priva <strong>di</strong> vegetazione intorno al masso, larga da uno a tre metri;<br />
levigatura degli appigli e asportazione parziale <strong>di</strong> scagliette rocciose superficiali nelle litologie<br />
meno resistenti (graniti, anfiboliti);<br />
creazione <strong>di</strong> sentieri marcati d’avvicinamento;<br />
allontanamento delle specie <strong>di</strong> microfauna <strong>di</strong>urne o più sensibili.<br />
Sovente segue una fase <strong>di</strong> decadenza nella frequentazione, che causa una ripresa <strong>della</strong> vegetazione<br />
ruderale e spinosa, accelerando l'abbandono totale del masso, con i seguenti effetti:<br />
grande sviluppo <strong>di</strong> specie ruderali, favorite dal maggiore soleggiamento derivante dalla fascia<br />
liberata dalla vegetazione arbustiva;<br />
ritorno <strong>della</strong> fauna selvatica;<br />
sviluppo <strong>di</strong> coperture <strong>di</strong> muschio e edera (fig. 19) che favoriscono la degradazione superficiale <strong>della</strong><br />
roccia, finendo per creare nuovi appigli e rendendo così nuovamente attraente dal punto <strong>di</strong> vista sportivo<br />
il masso; questa fase può però richiedere <strong>di</strong>versi anni.<br />
Si noti che in definitiva gran parte degli effetti <strong>della</strong> frequentazione sono reversibili, e quin<strong>di</strong> questo<br />
utilizzo è altamente competitivo, per quanto riguarda l'impatto ambientale, anche con altri impieghi più o<br />
meno "ecosostenibili", come mostrato in tab. 5.<br />
Tab. 5 - Matrice degli impatti ambientali degli usi possibili degli erratici valsusini e dei terreni limitrofi.<br />
Impatti ambientali<br />
Usi Limitazione<br />
o<br />
preclusione<br />
al<br />
bouldering<br />
Limitazione<br />
o<br />
preclusione<br />
alle altre<br />
forme<br />
d’utilizzo<br />
turistico e<br />
culturale<br />
Effetti<br />
sulla flora<br />
Effetti<br />
sulla fauna<br />
Effetti sul<br />
patrimonio<br />
geomorfologico<br />
e<br />
paleoetnologico<br />
Esempi<br />
Venatori limitazione limitazione scarsi gravi nulli La caccia è<br />
vietata in gran<br />
parte<br />
dell'anfiteatro<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Culturali (gite<br />
scolastiche,<br />
ecc.)<br />
Cicloturistici<br />
ed<br />
escursionistici<br />
Ins. in circuiti<br />
trialistici o<br />
fuoristrada<br />
Coltivazioni forte<br />
limitazione<br />
no - me<strong>di</strong>o -<br />
forti<br />
me<strong>di</strong>o -<br />
forti<br />
me<strong>di</strong> (scarsi se<br />
si attuano opere<br />
<strong>di</strong> protezione)<br />
Roc Gastal<strong>di</strong>,<br />
Pietra Alta<br />
no - me<strong>di</strong> me<strong>di</strong> nulli "Circuito<br />
ciclistico dei<br />
massi erratici"<br />
d’Avigliana,<br />
massi presso le<br />
piste<br />
tagliafuoco del<br />
M. Musinè<br />
limitazione - me<strong>di</strong> o<br />
gravi<br />
forte<br />
limitazione<br />
gravi<br />
(causa<br />
pestici<strong>di</strong>)<br />
me<strong>di</strong> o<br />
gravi<br />
nulli Pera Grossa <strong>di</strong><br />
Rosta<br />
gravi nulli o scarsi Pera Majana<br />
Ceduo no no scarsi scarsi nulli <strong>Massi</strong> <strong>di</strong> Case<br />
Maresco<br />
Zone<br />
industriali<br />
Zone<br />
residenziali<br />
Bouldering<br />
(sta<strong>di</strong>o<br />
esplorativo)<br />
Bouldering<br />
(sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> forte<br />
frequentazione)<br />
Bouldering<br />
(sta<strong>di</strong>o<br />
d’abbandono)<br />
preclusione preclusione gravissimi gravissimi gravi Roc <strong>di</strong><br />
Collegno<br />
preclusione no, salvo se<br />
recintato<br />
gravissimi gravissimi gravissimi Roc <strong>di</strong> Rosta,<br />
Pera Grossa <strong>di</strong><br />
Caselette<br />
- no me<strong>di</strong> scarsi scarsi Alcuni massi<br />
minori del M.<br />
Musinè<br />
- leggero<br />
<strong>di</strong>sturbo<br />
gravi me<strong>di</strong> me<strong>di</strong> Pietra Alta,<br />
Masso del<br />
piano <strong>di</strong> Torre<br />
<strong>della</strong> Vigna<br />
- no scarsi nulli nulli Area del<br />
Moncuni<br />
Esistono inoltre <strong>di</strong>verse azioni possibili <strong>di</strong> limitazione dell'impatto:<br />
- <strong>di</strong>fferenziare il più possibile l'offerta <strong>di</strong> massi, <strong>di</strong>luendo così l'afflusso su un numero maggiore;<br />
- evitare <strong>di</strong> pubblicizzare siti troppo frequentati, e sconsigliarne anzi l'utilizzo;<br />
- segnalare le norme <strong>di</strong> comportamento da rispettare (non toccare le incisioni rupestri, non mo<strong>di</strong>ficare gli<br />
appigli naturali, ecc.).<br />
E' da notare che quest'ultimo intervento non va rivolto espressamente ai praticanti del bouldering, poiché<br />
tale sport non ha senso al <strong>di</strong> fuori delle proprie regole, che prevedono anche un assoluto rispetto del<br />
masso; tuttavia non bisogna <strong>di</strong>menticare che la migliorata accessibilità al masso attira anche semplici<br />
curiosi, che perlopiù ne ignorano il valore ambientale.<br />
Prospettive <strong>di</strong> sviluppo<br />
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<strong>Massi</strong> <strong>della</strong> <strong>valletta</strong> <strong>di</strong> <strong>Pra</strong> <strong>Basse</strong> http://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm<br />
Attualmente la frequentazione sportiva appare l'unico fattore limitante la tendenza d’alcuni massi a<br />
<strong>di</strong>ventare <strong>di</strong>scariche abusive (Pera Filbert), punto <strong>di</strong> ritrovo <strong>di</strong> tossicomani (Pera Grossa <strong>di</strong> Rosta) o<br />
materiale decorativo recintato, interdetto alla fruizione pubblica (Pera Bruna <strong>di</strong> Rubiana). D'altra parte lo<br />
sfruttamento dei massi come risorse turistico-sportive comporta necessariamente un loro sia pur limitato<br />
danneggiamento come risorse naturalistiche. I massi costituiscono nell'anfiteatro morenico oasi rocciose<br />
con un microclima particolare, su cui prosperano specie animali e vegetali altrove rare, ad esempio il<br />
biacco (Coluber viri<strong>di</strong>flavus), i carabi<strong>di</strong> (Calosoma, ecc.), le campanule e felci rupicole. Questi organismi<br />
generalmente sono attratti più dalla superficie sommitale e dal piede dei massi (fig. 21) che non dalle<br />
pareti laterali; i danni sono perciò molto limitati se, come avviene spesso, si evita <strong>di</strong> pulire troppo<br />
ra<strong>di</strong>calmente la sommità e il piede dei massi.<br />
Esistono anche rischi <strong>di</strong> un danneggiamento <strong>della</strong> stessa attività sportiva, quando gli appigli sono<br />
consumati dall'eccessiva frequentazione, rendendo l'arrampicata più <strong>di</strong>fficile ma soprattutto più<br />
sgradevole. Sulle falesie più frequentate ciò ha portato a volte alla protezione degli appigli con resine<br />
sintetiche tipo "sika", il che porta da un lato ad un danno estetico, dall'altro <strong>di</strong>strugge la libertà <strong>di</strong> scelta<br />
degli appigli, facendo sempre più somigliare l'arrampicata su masso a quella super co<strong>di</strong>ficata d'ambiente<br />
indoor. Quest'evoluzione "naturale" dello stile d'arrampicata si fonde con una nuova moda, proveniente<br />
sempre dai massi <strong>di</strong> Fontainebleau (BRIAND, 1996), <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare anche la sequenza esatta degli appigli<br />
da utilizzare. Già al giorno d'oggi uno dei massi più frequentati (Masso <strong>di</strong> Pian Dune<strong>di</strong>, presso Caselette)<br />
ha appigli leggermente "ritoccati" e numerati. Un eccesso <strong>di</strong> quest'evoluzione, segnalato nell'importante<br />
spot <strong>di</strong> Bibemus (Aix-en-Provence), prevede la <strong>di</strong>struzione totale degli appigli naturali e la creazione<br />
d’appigli che simulano le sequenze-chiave delle vie estreme più celebri. Fortunatamente questa tendenza<br />
è stata condannata sia dalla maggioranza degli arrampicatori, sia dallo stesso proprietario del sito <strong>di</strong><br />
Bibemus. In conclusione, i danni effettivi o pronosticabili derivanti dalla frequentazione sportiva paiono<br />
irrilevanti in rapporto al vantaggio <strong>di</strong> ostacolarne molto un'ulteriore <strong>di</strong>struzione: è infatti più <strong>di</strong>fficile<br />
<strong>di</strong>struggere o deturpare abusivamente i massi, se nella percezione pubblica passano da anonimi pezzi <strong>di</strong><br />
pietra a veri e propri beni ricreativi. Non si può quin<strong>di</strong> che propugnare una maggiore valorizzazione<br />
turistico-sportiva dei massi, evitando al tempo stesso <strong>di</strong> procedere ad interventi eccessivi, che<br />
toglierebbero quell'atmosfera da "wilderness fuori porta" rappresentante una delle maggiori attrattive<br />
attuali degli erratici. Alcune semplici ed economiche iniziative <strong>di</strong> valorizzazione potrebbero essere:<br />
1. ripulitura e segnalazione dei sentieri d’accesso;<br />
2. creazione <strong>di</strong> un'"area <strong>di</strong> rispetto" ripulita del sottobosco spinoso, e nei siti più adatti posa<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
d’attrezzature complementari (panchine, ecc.);<br />
posa <strong>di</strong> tabelle informative del valore naturalistico degli erratici, similmente a quanto fatto con<br />
successo in molte falesie sportive francesi per indurre ad un maggiore rispetto dell'area; a fianco <strong>di</strong><br />
esse potrebbero essere segnalati i locali pubblici prossimi al sito, campeggi, ecc.;<br />
creazione <strong>di</strong> circuiti nei siti adatti (Almese, Rivera, Torre <strong>della</strong> Vigna, Vallone Galambra, Valle<br />
Stretta);<br />
pubblicizzazione su Internet (su siti regionali o sportivi già esistenti) delle caratteristiche e<br />
dell'ubicazione dei massi.<br />
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Se si vogliono segnalare cambiamenti o imprecisioni, si prega <strong>di</strong> scrivere a: michele.motta@unito.it<br />
Ultimo aggiornamento: Gennaio 2004.<br />
© Motta Michele 2004<br />
[1] Nelle Note Illustrative sono menzionati solo i gruppi <strong>di</strong> massi <strong>di</strong> regione C. Breri, in Val Cenischia, e regione Siliodo.<br />
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