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La TRAVIATA 2009 - Il giornale dei Grandi Eventi

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12 <strong>La</strong> Traviata <strong>Il</strong><br />

<strong>La</strong> Traviata nei giornali dell’epoca<br />

Critiche per un capolavoro<br />

Debutto - 6 marzo 1853,<br />

Teatro <strong>La</strong> Fenice<br />

Gazzetta di Venezia,<br />

7 marzo 1853<br />

Tra pel grande rumore,<br />

che ne han<br />

menato i giornali a<br />

Parigi, e per quella furia<br />

di repliche, che ne hanno<br />

dato all'Apollo, crediamo<br />

che i lettori sappiano<br />

non pur a memoria il<br />

soggetto, ma abbiano<br />

sulle dita fino alle parole<br />

di questo dramma: poich'esso<br />

non è altro, che la<br />

Dame aux camèlias del<br />

Dumas figlio, un po' raffazzonato,<br />

il dramma, alla<br />

foggia delle opere, e<br />

trasferito a' tempi del<br />

grande Luigi, per cavarne<br />

un po' più di grandezza<br />

e di lustro nelle decorazioni.<br />

Noi siam dunque<br />

sollevati dal disturbo<br />

di farne una più minuta<br />

esposizione; il che è<br />

bene per più d'un motivo,<br />

tra gli altri per questo<br />

“che la poca fatica a<br />

tutti è sana”<br />

II Piave ebbe il talento di<br />

trarre, come a dire, il sugo,<br />

il midollo, di stillare<br />

l'estratto, se non lo spirito,<br />

di quel grande composto,<br />

pur mantenendo<br />

tutte le più belle situazioni<br />

della favola, accrescendole<br />

anzi con la opportuna<br />

Introduzione<br />

del padre a tal sito, dove<br />

nell'originale l'opera sua<br />

<strong>Il</strong> Caffaro, Genova,<br />

13 marzo 1890<br />

mezzo del<br />

teatro Geno-<br />

«Nel<br />

vese/ Mi ritrovai<br />

con la Traviata<br />

oscura,/ Allestita in un<br />

modo assai cortese.<br />

Ma la Traviata avea tanta<br />

paura/ Che finì per cantare<br />

in assabese, /E questo<br />

fu per tutti una sventura.<br />

Poiché c'era il baritono<br />

Sammarco/ E'1 tenore<br />

Giuseppe Russitano/ Che<br />

sostennero bene il loro incarco.<br />

E con entrambi, il pubblico<br />

sovrano,/ D'applausi e<br />

di chiamate non fu par-<br />

non appariva, ma, con<br />

effetto minore, era soltanto<br />

narrata; allargando<br />

infine felicemente alcun<br />

episodio, com'è di<br />

quelle mascherate graziose,<br />

ch’ei tirò dentro al<br />

festino, e che cantano altresì<br />

i migliori versi del<br />

libro. Avvegnacchè,<br />

quanto a questi, secondo<br />

altre volte notammo, ei<br />

sa farli; iI che non importa<br />

altrimenti che l'estro<br />

debba sempre ri-<br />

Manifesto prima esecuzione della Traviata<br />

spondergli a un modo.<br />

<strong>Il</strong> prim'atto comincia con<br />

una veglia sontuosa in<br />

casa la Violetta, così il<br />

Piave chiama la Margherita;<br />

una cena ed un brindisi.<br />

Seguita appresso un<br />

duetto tra soprano e tenore,<br />

la Salvini-Donatelli<br />

e il Graziani in cui succede<br />

la dichiarazione d'amore,<br />

che fa Alfredo a<br />

colei; poi la cavatina della<br />

donna, la quale non sa<br />

ancora risolversi d'ab-<br />

Una simpatica poesia<br />

“editoriale”<br />

co,/ Ma l'opera era monca<br />

e il caso strano./ A un certo<br />

punto un cavaliere antiquo/<br />

Sulla ribalta venne<br />

ad avvertire/ Che la Traviata<br />

aveva un male iniquo,/Da<br />

impedirle perfin<br />

di proseguire/ Sicché l'opera<br />

andò nel modo obliquo/<br />

Ch'io non vi dico, ne<br />

vi posso dire./<strong>Il</strong> teatro era<br />

pieno come un uovo/ E<br />

c’era folla di signore belle,/<br />

Fatto piacente, ma<br />

non certo nuovo.<br />

Chiasso alla fine e suon di<br />

man con elle; Sicchè ancora<br />

intontito me ne trovo…/<br />

E quindi uscimmo<br />

a riveder le stelle».<br />

bandonare la gaia vita<br />

per quell'amore. In tutti<br />

questi luoghi ha pari bellezza,<br />

la bellezza antica,<br />

quella che si usava e piaceva<br />

ai tempi della<br />

buon'anima del Rossinl,<br />

e risulta, non da sottigliezze<br />

di dotto ragionamento,<br />

ma dalla originalità<br />

del pensiero, dalla<br />

soavità e vivezza del canto,<br />

che ti tocca le fibre, e<br />

ti fa muovere d’in sullo<br />

scanno. Ha, fra le altre, il<br />

motivo<br />

del brindisi,<br />

ed<br />

una frase<br />

del duetto,<br />

che si<br />

ripete poi<br />

a pertichino<br />

del tenore<br />

di<br />

dentro,<br />

nell'ultimo<br />

tempo<br />

della cavatina,<br />

di<br />

tal gusto e sapore, di tale<br />

peregrinità d'accento, da<br />

non poterli appien definire;<br />

poiché la parola,<br />

che raggiunge pure i più<br />

alti ed astrusi concepimenti<br />

dell'anima umana,<br />

e li raffigura, non ha valore<br />

a rappresentare e<br />

render sensibili le forme,<br />

nè meno più semplici,<br />

della musica. <strong>La</strong> Salvini-<br />

Donatelli cantò que’ pas-<br />

«E’ assai selvaggio, molto silenzioso, riservato<br />

quanto mai, troppo diffidente. <strong>Il</strong> suo<br />

esteriore è austero, quasi sgarbato… saluta<br />

appena, non visita alcuno,<br />

lascia intrigare<br />

per lui, non dice motto<br />

e rumina. Uno strano<br />

Italiano». Così Jules<br />

Lecomte descrisse,<br />

nel 1855, Verdi. Uno<br />

strano Italiano, burbero,<br />

austero, un<br />

“orso” solitario.<br />

Capace, tuttavia, anche<br />

di una sottile e<br />

divertente ironia e provvisto, soprattutto,<br />

di una simpatica autoironia che affiora,<br />

qua e là, nella sua produzione<br />

musicale.<br />

Un esempio significativo, tratto dall’estremo<br />

capolavoro del nostro compositore,<br />

quel Falstaff che nel 1893 chiuse,<br />

nel segno del sorriso, una carriera essenzialmente<br />

indirizzata verso il tragi-<br />

si d’agilità, che molti<br />

per lei scrisse il<br />

maestro, con una<br />

perizia e perfezion<br />

da non dirsi: ella<br />

rapì il teatro, che,<br />

alla lettera, la subissò<br />

d'applausi. Quest'atto<br />

ottenne il<br />

maggior trionfo al<br />

maestro; si cominciò<br />

a chiamarlo, prima<br />

ancora che si alzasse<br />

la tela, per<br />

una soavissima armonia<br />

di violini, che preludia<br />

allo spartito; poi al<br />

brindisi, poi al duetto,<br />

poi non so quante altre<br />

volte, e solo e con la donna,<br />

alla fine dell'atto.<br />

Nel secondo mutò fronte<br />

ahimè la fortuna. Imperciocché<br />

nella guisa medesima<br />

che dell'arte oratoria<br />

fu detto ch'ella tre<br />

cose richiede; azione,<br />

azione, azione, tre cose<br />

egualmente in quella della<br />

musica si domandano:<br />

voce, voce, voce. E nel<br />

vero un maestro ha un<br />

bello inventare, se non<br />

ha chi sappia e possa eseguire<br />

ciò che egli crea. Al<br />

Verdi toccò la sventura<br />

di non trovar ieri sera le<br />

sopraddette tre cose, se<br />

non da un lato solo: onde<br />

tutti i pezzi, che non furono<br />

cantati dalla Salvini-Donatelli,<br />

andarono,<br />

per dirla fuor di figura, a<br />

Curiosità<br />

Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

precipizio. Nessuno degli<br />

altri cantanti trovavasi<br />

in piena sanità e sicurezza<br />

di gola, quantunque<br />

ognuno renda giustizia<br />

alla rispettiva loro<br />

bravura.<br />

<strong>La</strong>onde, pur concedendo<br />

che la musica fu magnificamente<br />

dall'orchestra<br />

sonata, tanto che in un<br />

delizioso preludio dell'atto<br />

terzo ella meritò<br />

che si levasse un grido<br />

universale di bravi, con<br />

tal fusione ed accordo di<br />

suono l'eseguirono i violini,<br />

che mossi pareano<br />

da un solo archetto,<br />

aspetteremo a giudicare<br />

il rimanente dell’opera,<br />

a non mettere il piede in<br />

fallo, ch'ella sia meglio<br />

cantata; e per intanto,<br />

qui rompiamo l'articolo,<br />

salutando il benigno lettore…..<br />

Tommaso Locatelli<br />

L’ironia di Verdi, che cita se stesso<br />

Frédéric Chopin<br />

co. Dunque, siamo nel secondo atto, al<br />

povero Falstaff, “Don Giovanni” mancato<br />

e un po’ troppo attempato, viene<br />

tesa una trappola, un<br />

finto appuntamento<br />

con la giovane e bella<br />

Alice. A condurre il<br />

gioco è la matura<br />

Quickly che dipinge<br />

lo stato di ansia della<br />

fanciulla “innamorata”<br />

usando la frase<br />

«Povera donna»: parole<br />

intonate esattamente<br />

sulle stesse<br />

note sulle quali si autocommisera Violetta<br />

nel primo atto di Traviata nella sua<br />

grande e straordinaria scena: una scaletta<br />

discendente che da fa conduce a do.<br />

Verdi insomma si autocita prendendosi<br />

in giro e ispirandosi addirittura ad una<br />

delle sue eroine più grandi e affascinanti.<br />

Uno strano Italiano davvero.<br />

R. I.

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