GRAHAM Heater – Blood Red, L'Ombra del Vampiro - PandoraWord
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<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong>, l’ombra <strong>del</strong> vampiro<br />
(Bluenocturne N° 11)<br />
<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong><br />
La sua fidanzata Katie è stala uccisa da un<br />
vampiro sanguinario di nome Stephen, e da<br />
allora Mark Davidson pattuglia le strade di<br />
New Orleans armato di croce e acqua santa,<br />
cercando vendetta. Poi una notte la polizia<br />
rinviene il cadavere di una donna senza testa,<br />
e Mark capisce che l'ora <strong>del</strong>la resa dei conti è<br />
vicina. La sua convinzione si rafforza quando<br />
conosce Lauren Crow. una giovane donna<br />
che assomiglia come una goccia d'acqua alla<br />
sua amata Katie. Ma lei. nonostante<br />
l'attrazione bruciante che vibra tra loro, non è<br />
disposta a credergli. E convincerla che i suoi<br />
non sono soltanto i vaneggiamenti di un folle<br />
si rivelerà una missione quasi impossibile.<br />
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La loro bellezza è incantevole.<br />
Il loro potere senza limiti. Per secoli la<br />
solitudine ha dato loro la caccia, ma<br />
all'improvviso un raggio di luce illumina<br />
le tenebre <strong>del</strong>la loro esistenza con la<br />
promessa di un amore destinato a durare<br />
per l'eternità.
Titolo originale <strong>del</strong>l'edizione in lingua inglese:<br />
<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong><br />
Mira Books<br />
© 2007 Heather Graham Pozzessere<br />
Traduzione di Elena Rossi<br />
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione<br />
integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata<br />
per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.<br />
Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o<br />
persone <strong>del</strong>la vita reale è puramente casuale.<br />
© 2010 Harlequin Mondadori S.pA. Milano<br />
Prima edizione Bluenocturne<br />
marzo 2010<br />
Questo volume è stato impresso nel febbraio 2011<br />
da Grafica Veneta SpA - Trebaseleghe (Pd)<br />
BLUENOCTURNE<br />
ISSN 2035 - 486X<br />
Periodico quindicinale n. 11 <strong>del</strong>l'11/03/2010<br />
Direttore responsabile: Alessandra Bazardi<br />
Registrazione Tribunale di Milano n. 118 <strong>del</strong> 16/03/2009<br />
Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale<br />
Aut. n. 21470/2LL <strong>del</strong> 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA<br />
Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione<br />
Stampa Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)<br />
Gli arretrati possono essere richiesti<br />
contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171<br />
Harlequin Mondadori S.p A.<br />
Via Marco D'Aviano 2-20131 Milano
VOLUME 102
Prologo<br />
Non si era mai vista una sposa più bella né un matrimonio più<br />
perfetto. Perfino il tempo si era inchinato all'occasione e una leggera<br />
brezza rinfrescava l'aria. La serata non era né troppo calda né troppo<br />
fredda e il momento era stato scelto con cura: a occidente, il sole<br />
stava calando oltre l'orizzonte. La sposa aveva sempre desiderato<br />
sposarsi in un castello, e avevano trovato un'antica cattedrale<br />
appollaiata su una collina, all'interno di una vecchia città fortificata.<br />
Lo sposo faceva <strong>del</strong> suo meglio per apparire in tutto e per tutto il<br />
principe azzurro <strong>del</strong>le favole. Aveva sempre cercato di vivere<br />
seguendo un proprio codice morale, che gli imponeva di rispettare<br />
gli altri esseri umani. Non si piegava facilmente ai desideri altrui, ma<br />
aveva imparato l'importanza <strong>del</strong> compromesso e <strong>del</strong>la compassione.<br />
Sapeva di poter commettere degli errori ed era pronto ad<br />
ammetterlo. Poteva dire onestamente di essere pronto a combattere<br />
per i poveri e gli oppressi e aveva affrontato abbastanza battaglie da<br />
rendersi conto dei molti errori che venivano commessi intorno a lui.<br />
Soprattutto, mentre si preparava a prendere in moglie la bellissima<br />
sposa, poteva dire di amarla teneramente, più <strong>del</strong>la vita stessa.<br />
Ecco perché si sposava.<br />
Era pronto a darle qualsiasi cosa desiderasse: un castello sperduto<br />
in un paese a lui sconosciuto, un'elegante carrozza trainata da muli o<br />
qualsiasi altra cosa potesse rendere ancor più perfette le nozze da<br />
favola che lei sognava. Era stata una fortuna che le cose avessero<br />
improvvisamente iniziato a girare a suo favore: per molti anni aveva<br />
lavorato duramente per coltivare quello che si augurava fosse<br />
autentico talento, e all'improvviso si era ritrovato ricco, quasi dalla<br />
sera alla mattina. Anche se la sposa era originaria <strong>del</strong> paese in cui si<br />
trovavano per le nozze, l'aveva conosciuta negli Stati Uniti. Lei<br />
l'aveva sentito suonare la chitarra; lui aveva sollevato il capo... ed<br />
era stato amore a prima vista. Dal momento che molti dei loro amici<br />
più stretti avevano ancora <strong>del</strong>le difficoltà finanziarie, i due sposi<br />
erano riusciti con molto tatto - o almeno così speravano - a regalare<br />
il viaggio agli amici che non potevano affrontarlo, procurando loro
una gradita tregua dalle difficoltà quotidiane insieme al piacere di<br />
assistere alle nozze. Una sontuosa passatoia percorreva l'intera<br />
lunghezza <strong>del</strong>la navata centrale. Lo sposo, elegante nel suo smoking<br />
nero, aspettava accanto ai due testimoni. Quando l'organo attaccò la<br />
marcia nuziale e il prete si schiarì la voce, tutti si voltarono verso<br />
l'ingresso <strong>del</strong>la chiesa in attesa di veder comparire la sposa e il suo<br />
seguito.<br />
La prima a entrare fu un'adorabile ragazzina che spargeva<br />
tutt'intorno petali di fiori, concentrata sull'importante compito che le<br />
era stato affidato. Seguivano le damigelle, <strong>del</strong>iziose nei loro abiti<br />
color argento con rifiniture nere.<br />
E infine giunse la sposa...<br />
Era incantevole. I capelli, lunghi e luminosi come oro rosso, le<br />
ricadevano sulle spalle, incorniciando il viso come un'aureola.<br />
Indossava un abito moderno con suggestioni in stile rinascimentale e<br />
lo sposo rimase senza fiato nel vederla. Sotto il velo le brillavano gli<br />
occhi, lucidi di commozione. Le sorrise, e sentì il cuore battere più<br />
forte.<br />
Lei avanzò con grazia lungo la navata.<br />
Poi...<br />
Una goccia di sangue apparve sul suo vestito, un puntino rosso sul<br />
cuore che si allargò rapidamente fino a coprire il seno... l'intero<br />
corpetto...<br />
La sposa si fermò.<br />
Lo fissò.<br />
Sul suo volto comparve un'espressione d'orrore. I suoi occhi lo<br />
guardarono imploranti.<br />
Si lanciò verso di lei, ma non riuscì a raggiungerla. Sentì un rombo<br />
assordante, come una tempesta, un assedio, una corsa precipitosa...<br />
Poi il sangue si riversò verso di lui come un'onda di marea. Come<br />
se un fiume cremisi fosse esploso, rompendo gli argini e riversandosi<br />
lungo una collina...<br />
Batté le palpebre.
Vide il suo viso, i suoi occhi che imploravano aiuto.<br />
Poi il sangue fu dappertutto, invase la navata e i muri coperti di<br />
licheni <strong>del</strong>la cattedrale e salì, salì.<br />
Stava affogando nel sangue.<br />
Si sentiva soffocare.<br />
Molto lontano da quelle montagne remote, un uomo si svegliò da<br />
un incubo con un grido rauco e scattò a sedere. Il sogno era stato<br />
così vivido, i dettagli così realistici che per un istante credette<br />
davvero di essere coperto di sangue. Stava tossendo come se nel<br />
sonno avesse lottato per respirare.<br />
Scostò le lenzuola madide di sudore, si alzò e andò alla<br />
portafinestra che dava sul balcone, spalancandola. La realtà irruppe<br />
nella stanza accompagnata dal profumo <strong>del</strong>le magnolie in fiore.<br />
Non finirà mai? Quest'incubo non finirà mai di perseguitarmi?<br />
Era la fine <strong>del</strong>la primavera, l'inizio <strong>del</strong>l'estate. Di giorno faceva<br />
caldo ma di notte una piacevole brezza fresca accarezzava la pelle<br />
come una mano gentile.<br />
Guardò il cielo. Le nuvole velavano la luna tingendola di un<br />
colore sinistro.<br />
Strinse i denti, sul viso un'espressione rigida e determinata.<br />
Sembrava tutto come allora...<br />
Come il giorno di quelle nozze di sangue.
Capitolo 1<br />
Mark Davidson osservava una coppia seduta al bar, uguale a tutte<br />
le coppie in qualunque locale.<br />
L'uomo si sporgeva verso la donna, una ragazza graziosa, con un<br />
top attillato che lasciava scoperto l'ombelico e una gonna corta che<br />
attirava lunghi sguardi sulle gambe ancora più lunghe. Batteva le<br />
ciglia di tanto in tanto, chinando il capo e sorridendo timidamente,<br />
quasi con aria dispiaciuta, al tipo alto e scuro di fianco a lei.<br />
Nonostante l'apparente disinvoltura con cui rispondeva al suo<br />
atteggiamento provocante, c'era in quell'uomo una certa tensione,<br />
un'energia trattenuta che faceva pensare - quanto meno a Mark - che<br />
ci fosse qualcosa che non andava.<br />
I due ridevano insieme, flirtando. Il linguaggio <strong>del</strong> corpo diceva<br />
che lei era in cerca di avventure quella sera; e lui era senza dubbio<br />
entrato in azione.<br />
«Un altro drink, signore?» La voce <strong>del</strong>la cameriera, una donna<br />
attraente ma più matura, con grandi occhi e una bella figura, attirò<br />
momentaneamente la sua attenzione. Era gentile ma anche stanca,<br />
pensò. Forse gli ultimi anni non erano stati facili per lei.<br />
«Ehm...» Non sapeva perché gliel'avesse chiesto, visto che aveva<br />
appena toccato la birra che aveva ordinato. Del resto il locale<br />
doveva guadagnare, quindi forse il suo era un velato suggerimento.<br />
«Scusi, immagino che la risposta sia no» disse la donna con un lieve<br />
sospiro. Dal marcato accento <strong>del</strong> sud, Mark ebbe la sensazione che<br />
fosse originaria <strong>del</strong> posto. Non che a New Orleans abitassero solo<br />
nativi. Era il tipo di città di cui le persone si innamorano, come se<br />
avesse una personalità tutta sua. I più, in effetti, arrivavano presto a<br />
odiare la sua atmosfera spensierata e Mark stesso doveva ammettere<br />
che il vomito nelle strade dopo un Mardi Gras particolarmente<br />
scatenato non era esattamente un'attrattiva. Ma a lui no n<br />
importava. Amava New Orleans, con le sue stradine strette, i vecchi<br />
edifici e il crogiuolo di culture. Amava tutto di quella città.<br />
Tutto tranne...
Si rese conto che la cameriera gli bloccava la visuale. Aveva scelto<br />
un tavolino in fondo al locale, un po' in ombra, lontano dalla jazzband<br />
che suonava all'estremità sinistra <strong>del</strong> bancone, accanto<br />
all'ingresso. I musicisti erano bravi; Mark sarebbe andato volentieri<br />
nel locale anche solo per sentirli. Era una <strong>del</strong>le cose che amava di più<br />
di New Orleans; si poteva ascoltare buona musica, tra le migliori al<br />
mondo, e spesso bastava camminare lungo le strade. Giovani e<br />
promettenti talenti iniziavano spesso la loro carriera suonando in<br />
Jackson Square o all'angolo di una strada qualsiasi, esibendosi nella<br />
speranza che i passanti gettassero qualche dollaro nella custodia di<br />
una chitarra o in un cappello.<br />
C'erano così tante cose da amare a New Orleans.<br />
Come tutte le volte che era andato lì con Katie...<br />
No.<br />
Mandò giù un lungo sorso di birra ormai tiepida e strinse i denti.<br />
Non era lì per percorrere il viale dei ricordi.<br />
«Ma sì, dai, un'altra birra. Fredda, per favore» disse, cercando di<br />
sbirciare oltre la cameriera. Ma quando lei si spostò, si accorse che la<br />
coppia se n'era già andata.<br />
Scattò in piedi e frugò in tasca alla ricerca di una banconota che<br />
tese alla cameriera. «Non importa, ho cambiato idea» disse,<br />
dirigendosi verso l'uscita.<br />
«Signore, il resto» protestò la donna, fissando il biglietto da<br />
cinquanta dollari.<br />
«Lo tenga pure» mormorò lui, lo sguardo già fisso sulla porta che<br />
dava sulla strada.<br />
Fuori il mondo era luminoso, animato dai neon, dalle risate e dai<br />
ritmi di jazz e rock che si riversavano nell'aria umida dai bar e dai<br />
locali allineati lungo la strada. Insegne luminose reclamizzavano ogni<br />
tipo di drink e di divertimento; vecchi edifici sembravano scrutare la<br />
fiumana di gente con un'eleganza ammaliante, anche se un po'<br />
decrepita, nonostante la pubblicità che li ricopriva.<br />
Donne e uomini, in gruppo, in coppia o da soli, passeggiavano;<br />
alcuni erano un po' alticci, e barcollavano urtando gli altri passanti,
altri camminavano di buon passo.<br />
Mark imprecò tra sé perché non riusciva a localizzare la coppia <strong>del</strong><br />
bar.<br />
Dove diavolo avrebbe portato la ragazza? Non era costretto a<br />
scegliere il buio di un cimitero per commettere un omicidio; avrebbe<br />
potuto affittare una stanza ovunque. Maledizione, poteva anche<br />
essere una casa di proprietà. Ma dove? Da solo poteva muoversi<br />
veloce come il vento, tuttavia aveva la donna con sé, che lo<br />
rallentava.<br />
«Signore?»<br />
Si voltò. La cameriera l'aveva seguito.<br />
«Le ho detto di tenere il resto» disse in tono gentile.<br />
Lei gli sorrise. «Il barista ha detto che la coppia che stava tenendo<br />
d'occhio è andata a sinistra. Il tizio l'ha convinta a fare una visita<br />
notturna al cimitero.» Si strinse nelle spalle, lanciandogli un'occhiata<br />
dolce e riconoscente. «Ci sono un sacco di idioti che per rimorchiare<br />
una donna la convincono a entrare nei cimiteri di notte. Un posto<br />
pericoloso. Ci bazzicano trafficanti di droga e peggio. Stia attento.»<br />
«Grazie» rispose lui. «Molte grazie.»<br />
Sapendo in che direzione dirigersi, si mise a correre lungo la<br />
strada. Figurarsi se aveva optato per una stanza d'albergo o per il<br />
cortile di un grazioso Bed&Breakfast.<br />
Mentre correva, tastò la tasca dei pantaloni di tela, controllando<br />
che la fiala fosse ancora lì. Aveva anche un'arma tradizionale, ma<br />
sapeva che non gli sarebbe servita a molto, visto con chi aveva a che<br />
fare.<br />
Raggiunse il cimitero. Di notte era vietato entrare, ma non fu<br />
difficile scalare l'inferriata. Mentre atterrava con un tonfo sordo dalla<br />
parte opposta udì la risata. I due si trovavano in mezzo a un campo,<br />
dietro la lapide in marmo e stucco di una tomba, con i suoi angeli<br />
tristi e i cherubini in preghiera.<br />
«Oh, questo sì che è decadente. Mette i brividi e ha qualcosa di<br />
eccitante» disse una voce femminile.<br />
«Sì, lo so.»
«Vuoi... farlo qui? Proprio qui?» mormorò la donna. Sembrava<br />
esitante. Ora che si trovava nel cimitero, forse si sentiva un po'<br />
turbata da quella mancanza di rispetto per la morte. O forse era solo<br />
la paura di essere scoperti da un poliziotto.<br />
«Dimmelo tu» rispose l'uomo. «Vuoi sentire le mie labbra sulla<br />
pelle?»<br />
La ragazza emise un suono che Mark non riuscì a identificare.<br />
Serrò la mascella, cercando di controllare il dolore e la collera che gli<br />
montavano dentro. Non poteva biasimare la ragazza. Era possibile<br />
che fosse stata ipnotizzata.<br />
«Io... sì» mormorò lei.<br />
Mark si avvicinò strisciando ai due. Eccoli.<br />
L'uomo si era sfilato la camicia. La ragazza era distesa su una <strong>del</strong>le<br />
tombe e il suo addome nudo risplendeva alla luce <strong>del</strong>la luna. L'uomo<br />
si chinò su di lei e fece scorrere una mano per tutta la lunghezza<br />
<strong>del</strong>le gambe, sfiorandole con le labbra la pelle intorno all'ombelico.<br />
«Ti prego, aspetta!» C'era una nota di paura nella voce <strong>del</strong>la<br />
donna, adesso.<br />
«Troppo tardi.»<br />
«No. No!»<br />
«Sei molto bella... ci saremmo potuti divertire un po', prima. Ti<br />
avrei fatto provare un piacere inimmaginabile. Peccato che<br />
stanotte... be', sono davvero affamato. Temo di essere a digiuno da<br />
troppo tempo.»<br />
Lei cercò di protestare con voce strozzata. Aveva appena capito<br />
che stava per morire, Mark lo sapeva, e cercava disperatamente di<br />
gridare, ma il terrore, dolce come zucchero nel sangue, incominciava<br />
a paralizzarla e lei non riusciva a dar voce all'agonia che le bloccava<br />
la gola.<br />
Ora!<br />
Mark fece un respiro profondo, tendendo i muscoli. Se non avesse<br />
agito subito, la donna sarebbe potuta morire da un istante all'altro.<br />
Infilò la mano in tasca e spiccò un balzo.
Era in perfetta forma: dopo aver prestato servizio nei Marines,<br />
aveva fatto il buttafuori per anni mentre cercava un produttore<br />
interessato alla sua musica. Ma per quanto veloce fosse stato, l'uomo<br />
avvertì la sua presenza. Mark udì il suo ringhio rabbioso prima che si<br />
girasse verso di lui per affrontarlo, il viso distorto da un'orribile<br />
maschera di furore. Vide la bocca spalancata, i denti acuminati<br />
scintillare nel buio. Stranamente avevano un affascinante bagliore<br />
opalescente.<br />
Imprecò tra sé a bassa voce. Non era lo stesso individuo cui dava<br />
la caccia con ostinata determinazione da tempo immemorabile. Era<br />
un altro, senza dubbio altrettanto malvagio.<br />
Avvertì un tuffo al cuore. Eppure...<br />
Quella creatura stava per uccidere. Non doveva dimenticare la<br />
giustizia; doveva porla al di sopra <strong>del</strong>la vendetta. Non poteva<br />
permettersi di abbassare la guardia né di esitare un solo istante.<br />
Prima che potesse raggiungerlo, però, l'uomo scoppiò a ridere.<br />
«Hai intenzione di spararmi?» chiese.<br />
«Per l'inferno, no» gli assicurò Mark. La fiala era piena e già aperta.<br />
La scagliò mirando al viso e agli occhi <strong>del</strong>l'avversario.<br />
Quando l'acqua benedetta gli bagnò il viso, la creatura lanciò un<br />
raccapricciante grido di rabbia e stupore. Ci fu un rapido fluttuare di<br />
ombra e buio, un debole frullare d'ali, prima che fuggisse e si<br />
schiantasse su una lapide.<br />
Mark lo seguì. Tirò fuori dalla tasca il piolo di legno dalla punta<br />
aguzza che portava sempre con sé e lo conficcò nel petto <strong>del</strong>la<br />
creatura <strong>del</strong>la notte che giaceva accanto alla tomba.<br />
La notte fu illuminata per un istante da un'esplosione di colori, poi<br />
si alzò una nube di polvere, rossa <strong>del</strong> sangue di molte vite.<br />
Il frullare d'ali cessò. Per un istante accanto alla tomba si vide<br />
l'essenza annerita di un uomo... poi più nulla. Polvere e cenere.<br />
Polvere alla polvere.<br />
Mark si rialzò senza distogliere lo sguardo da quel punto. Poi tutto<br />
a un tratto iniziò a tremare e si ritrovò in un bagno di sudore<br />
freddo.
Improvvisamente la ragazza gridò e quel suono lo riportò alla<br />
realtà. Si voltò. Lo stava fissando con occhi colmi di terrore, il trucco<br />
che le colava sul viso insieme alle lacrime, in palese stato di shock.<br />
«Zitta» le disse in tono fermo ma non scortese.<br />
«Era un... un vampiro!» La ragazza batté le palpebre, incapace di<br />
credere alle sue stesse parole.<br />
«Sì.»<br />
«L'hai ucciso!» ansimò. «Ma era... reale.» Scosse il capo. «È...<br />
impossibile.»<br />
«Temo di no.»<br />
La ragazza vacillò. Tremava come se avesse la febbre alta. «Era...<br />
era davvero un vampiro?»<br />
Mark poteva sentire le sirene <strong>del</strong>la polizia che si avvicinavano.<br />
Qualcuno doveva aver udito le grida. «Sì» ammise. Anche se non era<br />
quello cui davo la caccia, aggiunse tra sé.<br />
«Io... non... non posso crederci.»<br />
«Dobbiamo andarcene di qui. Sta arrivando la polizia.»<br />
«Non dovremmo aspettare e riferire... ehm... spiegare cos'è<br />
successo?»<br />
Lui inarcò un sopracciglio. «Vorresti raccontare ai poliziotti quello<br />
che è successo qui?»<br />
Lo fissò, senza smettere di tremare. «Sì, ma... No, non è vero...<br />
non può essere reale...»<br />
«E reale» le assicurò. Si sforzò di essere paziente, ma non c'era<br />
tempo da perdere. Sospirò. «Non ti crederebbero comunque.<br />
Dobbiamo andarcene di qui.»<br />
Lei aprì e richiuse la bocca, cercando di formulare le parole. «Puoi<br />
aiutarmi a scavalcare il muro, per favore?»<br />
«Certamente. Da questa parte.»<br />
Anche lui poteva muoversi veloce come il vento - da giovane<br />
aveva giocato nella squadra di football <strong>del</strong> college - ma la donna era<br />
ancora così stordita che gli sembrava di trascinare un peso morto.
Dovette sollecitarla perché si aiutasse mentre la spingeva oltre il<br />
muro, poi scavalcò anche lui e la portò in salvo sul marciapiede.<br />
Una volta posati i piedi a terra, lei lo guardò scuotendo il capo.<br />
«Era davvero un vampiro?»<br />
«Sì.»<br />
«No» negò, ostinata. «Sì» capitolò infine.<br />
Avrebbe avuto bisogno di supporto psicologico, pensò Mark. In<br />
dosi massicce.<br />
«Tu... mi hai salvato la vita. Io... io... oh, Dio, ti devo...»<br />
«Dobbiamo andarcene di qui tutti e due. Penseranno che siamo<br />
ladri, drogati o qualcosa <strong>del</strong> genere» disse in tono neutro.<br />
«Sì, ma... io devo... devo ringraziarti in qualche modo.» I suoi<br />
occhi erano enormi, spaventati; non aveva intenzione di flirtare con<br />
lui, era soltanto riconoscente e incerta sul da farsi.<br />
Poi raddrizzò la schiena, ancora incapace di credere a ciò che era<br />
successo ma decisa a mantenere almeno una parvenza di dignità.<br />
«Mi hai salvato la vita. Sono in debito con te.»<br />
Le auto <strong>del</strong>la polizia si stavano avvicinando ai cancelli.<br />
«Vuoi davvero fare una cosa per me?» le chiese Mark. «Sii più<br />
prudente. Non andare in giro per cimiteri con il primo idiota che<br />
incontri in un bar, okay?» La prese per mano. «Andiamo.»<br />
Corse, trascinandola con sé lungo Canal Street e per tutta la strada<br />
fino al casinò <strong>del</strong>l'Harrah's Hotel.<br />
«Non so nemmeno come ti chiami» mormorò lei.<br />
«Meglio così» le rispose con gentilezza. «Entra. Telefona a<br />
qualcuno e fatti venire a prendere. Vai a casa.»<br />
Le voltò le spalle e se ne andò, improvvisamente esausto e più<br />
<strong>del</strong>uso di quanto fosse disposto ad ammettere.<br />
Era convinto di essere sulle tracce di... qualcuno.<br />
Invece si era sbagliato, semplice.<br />
Imprecò tra sé.<br />
Dannazione, c'erano una quantità di creature disgustose che se
andavano in giro per il mondo in cerca di preda.<br />
Mentre tornava all' albergo, stanco e <strong>del</strong>uso, gli venne in mente<br />
che anche l'uomo poteva essere considerato un predatore... anche<br />
prima che fosse contaminato dalla malvagità assoluta.<br />
Si fermò e guardò il cielo nuvoloso. Quella notte aveva ucciso un<br />
succhiasangue assassino.<br />
Ed era solo l'inizio.
Capitolo 2<br />
«Sto venendo a prenderti. Sarai mia, in un mondo di sangue,<br />
tenebra e morte» mormorò con voce cupa Deanna Marin.<br />
«Oh, per l'amor <strong>del</strong> cielo, smettila» la implorò Lauren Crow.<br />
«Sul serio. Forse apriremo una porta su un altro mondo e i<br />
demoni ne usciranno per portare tenebre e malvagità sulla terra»<br />
rincarò la dose Heidi Weiss, ridendo, senza riuscire a parlare con il<br />
tono basso e minaccioso di Deanna.<br />
Entrambe guardavano con un sorriso divertito l'amica seduta<br />
all'altro capo <strong>del</strong> tavolo all'aperto. Stavano sorseggiando un drink<br />
preso in uno dei tanti bar di Jackson Square, anche se Lauren non<br />
riusciva a ricordare quale. Il bicchiere di Deanna aveva la forma di<br />
un contenitore di materiale radioattivo e quello di Heidi era<br />
sagomato come un uomo nudo, completo di glutei e pettorali<br />
scolpiti. Forse per effetto <strong>del</strong>l'alcol e <strong>del</strong>l'atmosfera di New Orleans<br />
combinati, improvvisamente le due amiche non vedevano l'ora di<br />
far visita a una <strong>del</strong>le numerose veggenti che tenevano banco nei<br />
dintorni di Jackson Square, munite di Tarocchi e sfere di cristallo.<br />
Lauren era felice di essere lì: New Orleans era uno dei posti che<br />
amava di più al mondo. Pochi luoghi offrivano una tale ricchezza<br />
artistica, fatta non solo di stimoli visivi ma anche <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la<br />
città e <strong>del</strong>la vitalità <strong>del</strong>le persone che si respirava per le strade.<br />
Eppure quella sera...<br />
Forse era colpa <strong>del</strong>l'unico drink che aveva bevuto, ma anziché<br />
sentirsi allegra e spensierata, aveva l'impressione di essere oppressa<br />
da una bizzarra sensazione di angoscia e timore.<br />
«Lauren, si può sapere che cosa ti prende?» le chiese Heidi. «È solo<br />
per divertirsi.»<br />
Semplicemente non le andava l'idea. Non sapeva perché -non era<br />
particolarmente superstiziosa - ma non voleva farsi leggere le carte<br />
né tanto meno lasciare che qualcuno vedesse il suo futuro in una<br />
sfera di cristallo o le propinasse altri tipi di consigli astrali o<br />
soprannaturali. La vita, secondo lei, era già abbastanza difficile senza
doversi preoccupare in anticipo di tutte le cose brutte che<br />
potrebbero accadere.<br />
Ma detestava l'idea di fare la guastafeste mentre si trovavano a<br />
New Orleans per festeggiare l'addio al nubilato di Heidi,<br />
programmato da tempo. Dato che lavoravano insieme nello studio<br />
grafico che avevano aperto dopo il college, non era stato facile<br />
organizzarsi in modo da potersi assentare tutte insieme.<br />
Era la festa di Heidi, e lei si era ripromessa di fare <strong>del</strong> proprio<br />
meglio perché tutto andasse esattamente come l'amica desiderava.<br />
Tuttavia, quel desiderio di giocare con l'occulto era una novità che la<br />
faceva sentire a disagio.<br />
«Hai detto che questo fine settimana avresti fatto qualsiasi cosa<br />
pur di rendermi felice. Ricorda che sei la mia damigella, quindi è<br />
come se fossi mia schiava» scherzò Heidi.<br />
«Perché sei così contraria?» volle sapere Deanna.<br />
Lauren non era in grado di addurre una motivazione convincente<br />
e si rendeva conto che era una sciocchezza sentirsi così, ma non<br />
voleva sapere nulla <strong>del</strong> proprio futuro.<br />
«Puoi scegliere tu da chi andare. Che ne dici?» propose Heidi.<br />
«Pensavo solo... »<br />
«Non avrai paura di qualche effetto drammatico o di qualche<br />
messinscena spettrale» incalzò Deanna.<br />
«Non ho paura» protestò Lauren ma nel momento stesso in cui lo<br />
negava, si rese conto che era proprio così. Aveva paura.<br />
«Dai, rifletti» aggiunse Deanna. «La maggior parte dei medium di<br />
New Orleans sono ragazzi <strong>del</strong> college che cercano di raggranellare<br />
qualche soldo. Pensa a tutte le volte che siamo venute qui con i<br />
nostri album da disegno e quanto avevamo bisogno che la gente<br />
comprasse i nostri schizzi.»<br />
«Credo che tu trascuri il punto essenziale» intervenne Heidi. «Te<br />
l'ho già detto, si suppone che tu sia la mia schiava, ricordi?»<br />
«Sì, sì, sì» borbottò Lauren. «E va bene. In questo caso, credo che<br />
dovremmo rivolgerci a una specie di sacerdotessa voodoo. Siamo a<br />
New Orleans, dopotutto.»
«Perché, tu conosci un'autentica sacerdotessa voodoo?» domandò<br />
Heidi.<br />
Suo malgrado, la risposta le strappò un sorriso. Heidi Weiss aveva<br />
occhi color cobalto, capelli biondo platino e un sorriso che invitava<br />
al buonumore che ti sentissi allegro o meno. In quel momento il<br />
sorriso era leggermente asimmetrico, ma nessuna di loro aveva<br />
bevuto al punto di essere brilla, solo quel tanto da non pensare ai<br />
problemi.<br />
«Possiamo fare due passi e guardarci in giro» suggerì.<br />
Deanna decise di prendere il comando <strong>del</strong>la situazione.<br />
Esteriormente era l'opposto di Heidi, con occhi a mandorla scuri e<br />
capelli lisci, neri con riflessi quasi blu. «Ci sono. Per cominciare<br />
faremo il giro <strong>del</strong>la piazza. Poi, se non vediamo nessuno che piaccia<br />
a Lauren, passeremo in rassegna l'intero Quartiere Francese.»<br />
Lauren si chiese se Deanna avesse davvero tanta energia o se<br />
pensava che si sarebbe decisa più in fretta davanti all'alternativa di<br />
un'interminabile camminata, dato che era già palesemente stanca.<br />
Erano arrivate quella mattina con un volo low cost da Los Angeles e<br />
da allora non si erano fermate un attimo. Lauren si sentiva sempre a<br />
casa a New Orleans, dato che veniva da Baton Rouge, ma Deanna<br />
era cresciuta a New York e Heidi era di Boston. Erano venute spesso<br />
lì da quando avevano fatto amicizia al college, ma né Heidi né<br />
Deanna conoscevano come lei tutti gli angoli nascosti <strong>del</strong>la città. Per<br />
prima cosa erano andate al casinò, dopodiché Lauren le aveva<br />
guidate in un tour di tutti i negozietti <strong>del</strong> Quartiere Francese che non<br />
facevano parte di una grande catena. Ora era esausta e voleva solo<br />
farla finita al più presto con quella storia.<br />
«D'accordo: quella» disse, indicando una persona a caso.<br />
La donna che aveva scelto sedeva a un tavolino pieghevole, di<br />
fronte alla cattedrale. Sembrava più anziana di loro ma, oltre a<br />
questo era impossibile dire quanti anni avesse. Portava i capelli<br />
raccolti in una sciarpa e indossava una gonna e una camicetta<br />
bianche alla contadina. Il viso era notevole, con lineamenti marcati e<br />
la pelle di una bella sfumatura dorata che parlava di un'ascendenza<br />
multietnica. Parlava con voce grave a un uomo seduto di fronte a<br />
lei, indicando le carte dei Tarocchi che aveva disposto sul tavolo
davanti a sé. Avrebbe potuto essere in una fiera rinascimentale<br />
anziché nel Quartiere Francese di New Orleans. Alle sue spalle c'era<br />
una piccola tenda rossa che non avrebbe stonato su un campo di<br />
battaglia medievale, al cui interno si intravedeva un tavolino coperto<br />
da un drappo su cui erano raffigurate la luna e le stelle. Sopra il<br />
tavolo era posata una sfera di cristallo.<br />
«Ha già un cliente» osservò Deanna.<br />
«Sono sicura che non ne avrà per molto» replicò Lauren, alzando<br />
le spalle. Non sapeva perché avesse scelto quella donna, ma adesso<br />
che l'aveva fatto, era decisa. A un tratto si rese conto che invece<br />
sapeva esattamente che cosa l'avesse indotta a indicare proprio lei:<br />
aveva un viso interessante, che le sarebbe piaciuto ritrarre.<br />
«Potremmo andare da Madame Zorba» scherzò Heidi, inclinando<br />
il capo verso una donna più giovane, a pochi passi di distanza.<br />
Lauren sorrise. Madame Zorba era senza alcun dubbio una<br />
studentessa <strong>del</strong> college.<br />
«Preferisco la donna laggiù» insistette.<br />
«C'è anche uno zingaro dall'aria affascinante poco più avanti» disse<br />
Heidi.<br />
«Sei già fidanzata» la prese in giro Deanna.<br />
«Sì, ma a te e a Lauren potrebbe fare comodo.»<br />
«Wow. Grazie.»<br />
«Proprio quello di cui ho bisogno, uno zingaro» commentò<br />
Lauren, continuando a sorridere. Dannazione, Heidi, sai bene che<br />
non sto cercando un ragazzo.<br />
«Non devi mica innamorarti; impacchettarlo e portartelo a casa,<br />
sai» ribatté Heidi. Poi aggiunse in tono più dolce: «Dovresti uscire<br />
con qualcuno. È già passato più di un anno».<br />
«Grazie <strong>del</strong> consiglio, mammina» mormorò Lauren. A un tratto si<br />
bloccò, scossa da un brivido improvviso, e sollevò lo sguardo. Il<br />
cielo si era rannuvolato e a un tratto l'aria si era fatta più fredda.<br />
Sembrava che la luna cercasse di fare capolino tra le nubi. Aggrottò<br />
la fronte. Strano. C'era un bagliore rossastro dove avrebbe dovuto<br />
esserci la luna. «Può darsi che domani piova» osservò.
«Le previsioni dicevano che sarebbe stato bello per tutto il fine<br />
settimana» disse Deanna.<br />
Lauren si strinse nelle spalle. «Guarda il cielo.»<br />
«Bah... sarà lo smog.»<br />
«Non siamo mica a Los Angeles» ricordò loro Heidi con una risata.<br />
«E allora? Non si chiama inquinamento quando non siamo a L.A.?»<br />
replicò Deanna.<br />
«È un cielo rosso di collera» mormorò Lauren.<br />
«Oh, Dio» fece Heidi con una smorfia. «Non siamo ancora andate<br />
dall'indovina e già parla di fine <strong>del</strong> mondo.»<br />
«Non volevo dire quello. Solo che è strano.»<br />
«E non trovi niente di strano nel vento?» la prese in giro Heidi.<br />
«Ora che me lo fai notare, mi sembra più freddo.»<br />
«Grazie al cielo» sospirò Deanna.<br />
«Potremmo concederci un altro drink, che ne dite?» propose<br />
Lauren.<br />
Heidi ridacchiò. «Il cliente ha finito. Andiamo.»<br />
Lauren sospirò, esasperata. «Ricordati che l'hai voluto tu. Io farò<br />
tutto quello che vuoi, ma voglio sia messo agli atti che sono<br />
contraria a queste sciocchezze.»<br />
«Questo viaggio è fatto apposta per le sciocchezze» le rammentò<br />
Heidi. «Sto per sposarmi. Niente più folli weekend con le amiche.<br />
Niente più vacanze avventurose. Voglio dire, Barry non avrebbe<br />
niente da ridire se volessi andarmene via per qualche giorno con voi<br />
ragazze, ma... be', sapete come vanno le cose. E poi sono sicura che i<br />
suoi amici gli organizzeranno un addio al celibato memorabile, con<br />
tanto di spogliarelliste. E scommetto che quell'idiota di suo fratello<br />
farà in modo di procurargli una ballerina di lap-dance... »<br />
«Sarei felice di farti una lap-dance, se volessi» scherzò Lauren.<br />
Heidi rise. «No, grazie, non voglio una lap-dance. Adesso<br />
assecondami, schiava.»<br />
«Non vedo l'ora» borbottò Lauren. «Andiamo.»
Mentre si avvicinavano alla donna, pensò che le si doveva leggere<br />
in viso il nervosismo. O era così o si era fatta prendere da qualche<br />
ridicola paranoia, perché le parve che l'indovina aggrottasse la fronte<br />
vedendole, come se fosse preoccupata. Ciò nonostante, non poté<br />
fare a meno di ammirare la bellezza dei suoi lineamenti e si chiese se<br />
a un certo punto avrebbe osato chiederle il permesso di farle uno<br />
schizzo.<br />
Sul tavolo non c'era alcuna targhetta, niente <strong>del</strong> genere Madame<br />
X, Madame Zenia o un altro dei soliti cliché. La donna si alzò,<br />
tendendo un braccio e porgendo una mano sottile, con unghie ben<br />
curate.<br />
«Salve» disse semplicemente.<br />
Heidi ricambiò il saluto in tono cordiale.<br />
«Vuoi conoscere il futuro?» chiese la donna, fissandola con sguardo<br />
grave.<br />
«Assolutamente sì» rispose lei. «Mi chiamo Heidi Weiss e sto per<br />
sposarmi. Mi piacerebbe avere qualche... anticipazione.»<br />
La donna annuì, ma la sua espressione diceva che dietro le parole<br />
educate leggeva il semplice fatto che la ragazza non credeva davvero<br />
a ciò che stava facendo. Per lei era solo un gioco.<br />
«Io sono Deanna Marin» si presentò Deanna, facendosi avanti. «E<br />
questa è Lauren Crow.»<br />
La donna inarcò leggermente un sopracciglio, osservando Lauren.<br />
«Crow?»<br />
«Il mio bisnonno era Cherokee» spiegò lei, accettando la mano che<br />
la donna le tendeva. La sua stretta era decisa e trasmetteva una<br />
strana sicurezza, notò.<br />
«Anch'io ho sangue cherokee. Abbiamo gli stessi occhi verdi.»<br />
«Sì, è vero» convenne Lauren, anche se non era sicura che gli occhi<br />
verdi fossero una traccia <strong>del</strong>la sua ascendenza cherokee.<br />
«Quanto sei alta... uno e settantotto?»<br />
«Più o meno. Un altro nonno era originario <strong>del</strong>le Isole Orcadi.<br />
Dicono che fosse alto e robusto, un po' norvegese e un po' scozzese.»
«Ah, ecco perché hai i capelli rossi.»<br />
«Preferisco pensare che siano ramati.»<br />
La donna sorrise. Lauren doveva ammettere che le piaceva, e<br />
tuttavia ora meno che mai voleva che le leggesse il futuro. Avrebbe<br />
preferito invitare l'indovina a bere qualcosa con loro, piuttosto.<br />
«A me piace pensare che non sto diventando grigia» replicò<br />
sorridendo la donna. «Io mi chiamo Susan.»<br />
Heidi scoppiò a ridere, ma si scusò immediatamente. «Mi dispiace,<br />
è solo che... è un nome così normale.»<br />
Susan rispose con un sorriso. «La vita è normale, il ciclo <strong>del</strong>la vita è<br />
normale, l'aria che respiriamo è normale. Ci sono tante cose normali,<br />
incluse molte che non comprendiamo ancora.»<br />
«Ha un viso molto interessante» commentò Lauren, d'istinto.<br />
Susan inclinò lievemente il capo, accettando con grazia il<br />
complimento. Quando sollevò nuovamente lo sguardo, sorrideva.<br />
«Siete artiste?»<br />
«Io sono una progettista grafica» spiegò Deanna, «ma Heidi e<br />
Lauren possono disegnare qualsiasi cosa. Sono fantastiche.»<br />
«E così, tu vorresti farmi il ritratto?» chiese Susan, rivolgendosi a<br />
Lauren.<br />
«Mi piacerebbe molto.»<br />
«Non è per questo che siamo venute, però» intervenne Heidi.<br />
«Ah, sì, il futuro.» Susan sollevò le mani. «Che cosa vi riserva?<br />
Volete che vi legga la mano o preferite vedere che cosa dicono le<br />
carte? In alternativa, ovviamente, c'è sempre la sfera di cristallo.»<br />
«Ognuna di noi dovrebbe provare un metodo diverso» propose<br />
Deanna.<br />
«Per me i Tarocchi» scelse Heidi.<br />
«Io preferisco la lettura <strong>del</strong>la mano» dichiarò Deanna. Lauren si<br />
strinse nelle spalle. «Okay, a me la sfera di cristallo, allora.»<br />
Susan annuì, indicando <strong>del</strong>le piccole sedie pieghevoli all'interno<br />
<strong>del</strong>la tenda. «Lauren, sei libera di disegnare, se vuoi. Incomincerò
dalla futura sposa.»<br />
Lauren portava sempre con sé un piccolo album da disegno, ma si<br />
chiese come potesse saperlo Susan e ne fu leggermente turbata. Un<br />
po' più di leggermente, a dire la verità. Poi si disse che sapeva già<br />
che erano artiste, e che quindi era logico supporre che avesse con sé<br />
l'occorrente per dipingere. Senza dubbio chi si guadagnava da vivere<br />
in quel modo imparava a valutare le persone e sapeva come intuire<br />
molte cose da poche parole sulla cui base poi costruiva il resto.<br />
Deanna aprì la piccola sedia di legno e sedette di fianco a Heidi,<br />
mentre Lauren rimase un po' più indietro e tirò fuori l'album. Mentre<br />
guardava Susan dare istruzioni a Heidi su come scegliere le carte,<br />
poteva sentire intorno a sé i rumori <strong>del</strong>la piazza. La musica in<br />
lontananza, che proveniva dai bar. Le chiacchiere <strong>del</strong>la gente,<br />
interrotte di tanto in tanto da un grido di ammirazione per una <strong>del</strong>le<br />
opere d'arte esposte lungo la strada. Di fronte a loro, accanto alla<br />
cattedrale, un flautista solitario aveva messo per terra il cappello e<br />
suonava una melodia dolcissima e melanconica.<br />
Lauren alzò lo sguardo al cielo. Le nuvole coprivano ancora la<br />
luna come un velo rosso disteso nel cielo.<br />
Studiò Susan. Era elegante e aveva una bella voce, gentile. Era<br />
molto diversa da come si aspettava. La matita scorreva sul foglio.<br />
Tracciò prima le linee <strong>del</strong> viso, poi aggiunse le ombre e le sfumature.<br />
Alla fine tratteggiò lo sfondo: gli alberi che circondavano la piazza, i<br />
marciapiedi, la tenda, la statua di Andrew Jackson che si intravedeva<br />
alle spalle <strong>del</strong>la veggente.<br />
«Ehi! Che cosa significa questo?» esclamò Heidi, attirando<br />
l'attenzione di Lauren sul tavolo dove Susan aveva girato una carta<br />
raffigurante uno scheletro.<br />
«È... la Morte, vero?» volle sapere Heidi.<br />
Susan scosse il capo. «Questa carta spesso indica un cambiamento,<br />
una fine da cui nasce un nuovo inizio. Tu stai per finire la tua vita da<br />
single e iniziarne una nuova.»<br />
«Wow» mormorò Heidi. Anche se aveva parlato in tono leggero,<br />
Lauren pensò che sembrava sollevata e avvertì una nuova ondata di<br />
disagio.
«E questa cos'è?» chiese Deanna, indicando un'altra carta.<br />
«Gli Innamorati.» Susan guardò Heidi. «Puoi essere sicura che il tuo<br />
fidanzato ti ama davvero. Tu sei tutto quello che ha sempre<br />
desiderato e di cui ha bisogno nella vita.»<br />
«Oh» sospirò Heidi, felice. «La cosa è reciproca.»<br />
«Lo vedo» mormorò Susan.<br />
«Filerà tutto senza intoppi alle nozze?» chiese Heidi.<br />
«Non c'è matrimonio che fili senza qualche piccolo intoppo»<br />
rispose Susan mentre raccoglieva le carte e ricomponeva il mazzo.<br />
«Ma tu sei amata profondamente e ami a tua volta profondamente.»<br />
«Grazie.» Heidi si alzò e guardò Lauren con un'espressione che<br />
sembrava voler dire: Visto? Niente di cui avere paura.<br />
Lauren sorrise tra sé, chiedendosi se avesse davvero ascoltato.<br />
L'indovina non le aveva rivelato niente di specifico sulle nozze, solo<br />
frasi generiche. E aveva detto che l'arcano <strong>del</strong>la Morte indica spesso<br />
un cambiamento.<br />
Poi si chiese se non fosse lei a vedere significati nascosti dietro le<br />
parole.<br />
«Vai con la mano» disse Deanna. Lei e Heidi si scambiarono di<br />
posto. Mentre stava per sedersi, Deanna lanciò un'occhiata allo<br />
schizzo di Lauren e increspò la fronte.<br />
«Che cosa c'è?» le chiese Lauren.<br />
«Oh, niente... È molto bello. Solo che... hai messo al centro la<br />
carta con lo scheletro.»<br />
«Non è vero!» protestò Lauren, guardando il disegno. Era uno dei<br />
suoi lavori più riusciti, pensò. Era solo un disegno a due dimensioni,<br />
ma dava l'idea <strong>del</strong>la profondità. Aveva colto la singolare bellezza di<br />
Susan e l'atmosfera <strong>del</strong>la piazza. Guardando il disegno si aveva quasi<br />
l'impressione di sentire la musica.<br />
Tuttavia...<br />
Deanna aveva ragione. In qualche modo la carta dei Tarocchi era<br />
disegnata con tanta minuziosità da attirare lo sguardo e diventare il<br />
centro <strong>del</strong>la composizione.
«Non farmi il ritratto» le sussurrò Deanna.<br />
«D'accordo» le assicurò.<br />
Accorgendosi che Susan le stava osservando, Deanna le rivolse un<br />
mesto sorriso. «Lauren era fidanzata...»<br />
«E lui morì» aggiunse Susan.<br />
Wow, bel colpo, pensò Lauren, un po' irritata. Tuttavia la donna<br />
aveva il cinquanta per cento di possibilità di indovinare: o si erano<br />
lasciati o era morto. La realtà era che si era innamorata di un soldato<br />
e lui era andato in guerra. Si erano scritti per sei mesi, dopodiché<br />
aveva smesso di ricevere risposta alle sue lettere. Finché un ufficiale<br />
non si era presentato a casa sua.<br />
Il dolore aveva attraversato diverse fasi, dalla devastazione alla<br />
collera, e infine, in qualche modo, ne era uscita. Non credeva che le<br />
fosse rimasto qualche terribile blocco psicologico; era solo che in<br />
quel momento non stava cercando attivamente un'altra relazione.<br />
Ma se avesse incontrato la persona giusta...<br />
Si sarebbe sentita pronta? Onestamente, non lo sapeva.<br />
«Mi dispiace» le disse Susan, in un tono così sincero che la fece<br />
sentire in colpa senza sapere bene perché.<br />
«Grazie» rispose, ignorando la sensazione di disagio. «Ma questo è<br />
il passato e noi stiamo guardando al futuro, non è così? Che cosa<br />
dice la mano di Deanna?»<br />
Susan si concentrò sulle linee <strong>del</strong> palmo e sollevò lo sguardo con<br />
espressione grave.<br />
«Allora?» chiese Deanna, impaziente.<br />
«Finora mi dice soltanto che detesti i lavori domestici.»<br />
Deanna rise. «Vero. Il fatto è che sono un disastro, così alla fine<br />
rinuncio.»<br />
«Non si preoccupi, ha una donna bravissima che va da lei due<br />
volte alla settimana» intervenne Heidi.<br />
Susan seguì con il dito una <strong>del</strong>le linee <strong>del</strong>la mano.<br />
«È la linea <strong>del</strong>la vita, vero?» chiese Heidi.
Susan si strinse nelle spalle.<br />
«Non sembra molto lunga» osservò Deanna, preoccupata.<br />
Susan scosse il capo, guardandola in viso. «Spesso le cose sono<br />
come le rendiamo noi. Le linee <strong>del</strong>la mano... sono come le carte.<br />
Può non significare affatto qualcosa di male. Indica un cambiamento<br />
nella vita. Heidi per esempio sta per sposarsi.»<br />
«Io non ho nemmeno un fidanzato fisso.»<br />
«Sei una ragazza molto bella» disse Susan, criptica.<br />
«Che cos'altro vede?»<br />
«Qui...» continuò la veggente, indicando con un dito, «c'è il<br />
successo in campo artistico. Sei intelligente e determinata.» Susan<br />
alzò lo sguardo e la guardò negli occhi. «Quando sei concentrata su<br />
qualcosa puoi farla accadere. Quando falliamo, il più <strong>del</strong>le volte è<br />
perché abbiamo paura. Ricorda, tu possiedi talento e volontà. Non<br />
lasciarti frenare da circostanze che possono sembrare negative. Sei<br />
molto forte. E ci saranno dei cambiamenti.»<br />
«Mi sposerò?» domandò Deanna.<br />
Susan si strinse nelle spalle. «Le linee non me lo dicono. Posso<br />
vedere che sei capace di intense emozioni e hai un carattere<br />
generoso, che sei in grado di suscitare passione e amore intorno a<br />
te.»<br />
«Questo mi piace» sorrise Deanna.<br />
Lauren la guardò, cercando di evitare lo sguardo di Susan. Molte<br />
persone avrebbero potuto dirti le stesse cose, sembravano dire i suoi<br />
occhi severi.<br />
«Forza, Lauren, adesso tocca a te» la sollecitò Deanna.<br />
«Ah, la sfera di cristallo per la nostra giovane artista» mormorò<br />
Susan. Tuttavia non si mosse e abbassò lo sguardo.<br />
«Credo che Susan sia stanca» osservò Lauren.<br />
«Oh, no, non ti tirerai indietro!» insistette Heidi.<br />
«Posso vederlo?» domandò Susan, indicando il disegno.<br />
Lauren glielo tese.
«Sei molto brava» mormorò la donna. «Mi hai colta con grande<br />
abilità.»<br />
«Vorrei lavorarci di più. Le manderò una copia quando l'avrò<br />
finito» promise.<br />
Susan annuì e le restituì il disegno. Lauren chiuse l'album e lo<br />
rimise in borsa.<br />
«Sembra che abbia avuto una serata difficile, Susan» disse. «Ha<br />
l'aria stanca. Non è obbligata a fare un'altra lettura.»<br />
«Sta cercando di tirarsi indietro» intervenne Heidi.<br />
Susan si alzò. Il suo volto era serio. «Credo proprio che dobbiamo<br />
guardare nella sfera di cristallo.»<br />
Heidi e Deanna fecero per alzarsi.<br />
«C'è posto solo per una persona nella tenda, mi dispiace. La sfera è<br />
molto diversa dalla lettura <strong>del</strong>la mano e <strong>del</strong>le carte.»<br />
Susan stava aspettando e alla fine Lauren la seguì nella tenda. I<br />
suoni che venivano dalla piazza giungevano attutiti e quando si<br />
sedette di fronte all'indovina fu come se il mondo esterno smettesse<br />
di esistere.<br />
«Il tuo fidanzato era un soldato?» le chiese, guardando nella sfera.<br />
Lauren la guardò, sorpresa. «Sì.»<br />
«Mi dispiace, davvero. Ma... c'è chi crede che il nostro destino sia<br />
prestabilito e immutabile, e chi invece è convinto che ciascuno di noi<br />
sia artefice <strong>del</strong> proprio futuro. Ciò che voglio dire, è che forse il tuo<br />
fidanzato è morto perché altre persone potessero vivere.»<br />
«Grazie, mi piace pensarlo» mormorò Lauren.<br />
«Non esci molto con i ragazzi.»<br />
«Qualche volta l'ho fatto.»<br />
Susan le rivolse un sorriso enigmatico.<br />
«Che cosa c'è?» domandò Lauren.<br />
«Non esci con i ragazzi perché da quando il tuo fidanzato è morto<br />
hai la sensazione di incontrare solo stupidi o approfittatori.»<br />
«Non è facile trovare la persona giusta.»
Stavano chiacchierando normalmente, come se fosse una qualsiasi<br />
conversazione in uno dei tanti locali <strong>del</strong>la città. Eppure, al tempo<br />
stesso, qualcosa era sottilmente cambiato da quando era entrata<br />
nella piccola tenda.<br />
A un tratto la sfera di cristallo si illuminò e al suo interno si formò<br />
una nebbia rossastra.<br />
Lauren la fissò, incapace di distogliere lo sguardo. Vedeva<br />
vagamente il volto di Susan e si rese conto, come se fosse a una<br />
grande distanza, che la veggente sembrava tesa, perfino angustiata.<br />
«Devi andartene... Tu e le tue amiche dovete andare via di qui.»<br />
«Sì» disse Lauren.<br />
Ma non riusciva a muoversi. Aveva la sensazione di essersi<br />
congelata sul posto, come se avesse tutti i muscoli paralizzati.<br />
Poi al centro <strong>del</strong>la sfera prese forma qualcosa di scuro, una<br />
sagoma rossa e nera che si faceva più nitida con il passare dei<br />
secondi.<br />
Sembrava un uccello. Un essere alato...<br />
A un tratto non lo era più, aveva preso la forma di un uomo.<br />
Alto, con il viso scuro, la figura imponente.<br />
Le parve di udire un suono e si rese conto che era una risata.<br />
Ricca, profonda, minacciosa e... cru<strong>del</strong>e.<br />
Udì <strong>del</strong>le parole.<br />
Dapprima erano pronunciate a voce così bassa che non riusciva a<br />
distinguerle. Poi capì.<br />
«Sto venendo per te. Sto venendo a prenderti» diceva la creatura<br />
nella sfera.<br />
«No» mormorò Lauren, lottando per tornare alla realtà. Qualcuno<br />
le aveva sentite parlare poco prima, non c'era altra spiegazione.<br />
Qualcuno aveva origliato le parole che Deanna aveva pronunciato<br />
per scherzo.<br />
«Lauren...» la chiamò l'uomo nella sfera di cristallo. «Sto arrivando,<br />
Lauren... »<br />
«No!»
«Verrò a prenderti. E sarai mia, in un mondo di sangue, tenebra e<br />
morte.»<br />
A quel punto Susan scattò in piedi, come se avesse spezzato<br />
improvvisamente i legami invisibili che tenevano inchiodata anche<br />
lei.<br />
Emise un suono strozzato e agitò con violenza il braccio colpendo<br />
la sfera di cristallo, che cadde dal tavolo e si infranse al suolo.<br />
E mentre andava in frantumi, a Lauren parve di udire un ultimo<br />
sussurro roco e l'eco di una risata malvagia.
Capitolo 3<br />
Lauren si ritrovò fuori dalla tenda senza nemmeno sapere come ci<br />
fosse arrivata. Tutto sembrava normale, e il padiglione <strong>del</strong>la<br />
veggente era tornato a essere esattamente ciò che era: una piccola<br />
tenda rossa.<br />
Era uscita di lì come se avessero concluso normalmente la breve<br />
seduta e non avesse ascoltato altro che qualche bella predizione sul<br />
suo futuro. Era di nuovo nel mondo reale, in mezzo alle luci al neon<br />
e alla vita notturna <strong>del</strong>la piazza. Una vita normale. Sentiva i passi<br />
<strong>del</strong>la gente e le risate, frammenti di conversazione, lo scalpitio degli<br />
zoccoli dei muli che battevano il selciato, trainando carrozzelle piene<br />
di turisti.<br />
Heidi e Deanna la stavano fissando a bocca aperta, e questo non<br />
era affatto normale.<br />
Lauren si voltò per guardare all'interno <strong>del</strong>la tenda. Le immagini<br />
che aveva visto le apparivano ridicole, ora, ma la sfera di cristallo in<br />
mille pezzi era lì a testimoniare che qualcosa fuori <strong>del</strong>l'ordinario era<br />
veramente successo.<br />
«Lauren!» esclamò Heidi, sgomenta. «Susan, ci dispiace tanto.<br />
Naturalmente le ripagheremo il danno. Che cosa è successo?» Si fece<br />
avanti, prendendo sottobraccio l'amica e abbassando la voce a un<br />
sussurro. «So che non eri entusiasta <strong>del</strong>la cosa, ma dovevi proprio<br />
rompere la sfera?»<br />
«È stato un incidente» protestò Lauren.<br />
Era stato sul serio un incidente e non era stata lei a rompere la<br />
sfera di cristallo. Ma al di là di questo, non era possibile che avesse<br />
visto veramente quello che credeva di aver visto. Era stata<br />
ingannata. Probabilmente si trattava di un qualche trucco da<br />
baraccone, anche se ora sembrava impossibile con tutte le luci e i<br />
rumori che la circondavano.<br />
I dettagli di ciò che aveva visto e le parole che aveva udito<br />
stavano svanendo dalla sua mente. Cercò di trattenerli, ma le<br />
stavano sfuggendo. E lei incominciava a sentirsi una sciocca.
Era in condizioni psicologiche ed emotive peggiori di quanto<br />
pensasse?, si chiese.<br />
No!<br />
Susan la stava ancora fissando e non sembrava preoccupata per la<br />
sfera di cristallo quanto per Lauren stessa.<br />
«Dove alloggiate, ragazze?» domandò.<br />
«All'Old Cote» rispose Deanna.<br />
Susan aggrottò la fronte. «Non lo conosco.»<br />
«È un posto molto carino, con piccole villette a schiera. Ci abitava<br />
una grande famiglia prima <strong>del</strong>l'uragano, ma l'hanno trasformato in<br />
Bed&Breakfast per rifarsi in parte <strong>del</strong>le perdite. La nonna - immagino<br />
che sia la matriarca <strong>del</strong>la famiglia - ci ha preso gusto, e credo che lo<br />
manterranno così per un po'. L'ho trovato su Internet» spiegò<br />
Deanna, evidentemente orgogliosa <strong>del</strong>la sua piccola scoperta.<br />
«Dove si trova?» volle sapere Susan.<br />
Deanna parve leggermente sorpresa dal suo tono insistente. «Oltre<br />
Rue Conti e per fortuna ben lontano da Bourbon. Il rumore è bello<br />
finché partecipi alla festa, ma quando vuoi dormire può essere<br />
eccessivo.»<br />
«Dovete spostarvi. Trasferitevi nell'albergo più grande e affollato e<br />
prendete una stanza tutte e tre insieme. Dovete restare sempre in<br />
gruppo finché non partirete da New Orleans» le mise in guardia<br />
Susan.<br />
«Ma abbiamo in programma di rimanere per diversi giorni» disse<br />
Heidi. «È la mia festa di addio al nubilato.»<br />
Susan scosse il capo con espressione costernata. Guardò Lauren, e<br />
lei capì che poteva leggerle in faccia come si sentiva: cominciava già<br />
a dubitare di quello che era successo, come se fosse stata vittima di<br />
un trucco o di uno scherzo.<br />
«Dovete partire al più presto.»<br />
«Oh, andiamo...» replicò Deanna, impaziente.<br />
«Le ripagheremo il danno» tagliò corto Heidi, che incominciava a<br />
essere irritata.
«Siete venute per una lettura. L'avete avuta e adesso dovete<br />
andarvene» ripeté Susan.<br />
Heidi tirò fuori il portafoglio per pagarla, e quando vide che la<br />
donna indietreggiava di qualche passo posò il denaro sul tavolo<br />
scuotendo il capo. Poi prese sottobraccio Lauren, trascinandola via.<br />
«Non ti lascerò scegliere mai più un'indovina.»<br />
Mentre si allontanavano dalla piazza, Deanna scoppiò a ridere.<br />
«Non vi sembra di essere entrate in un vecchio film <strong>del</strong>l'orrore?»<br />
«Mi aspettavo che da un momento all'altro ci dicesse di guardarci<br />
dal morso di un lupo mannaro» disse Heidi, unendosi alla sua risata.<br />
«E tu hai creduto a tutti i suoi trucchi!» aggiunse, rivolta a Lauren.<br />
«Non è vero» protestò lei, ma in cuor suo stava pensando: Sì, è<br />
vero. Metteva i brividi là dentro.<br />
Tuttavia si sentì un'idiota mentre oltrepassavano Royal Street, non<br />
lontano da Bourbon. Piccole bande suonavano a ogni angolo di<br />
strada e le note <strong>del</strong> jazz si mescolavano a quelle <strong>del</strong>la musica rock.<br />
«Abbiamo bisogno di un drink» sentenziò Heidi. «Dove andiamo?»<br />
«Meow» disse Deanna.<br />
«Come?»<br />
«Al Cat's Meow. Karaoke.»<br />
«Stai scherzando. Voglio bere» disse Heidi.<br />
«Ecco perché il karaoke è perfetto» esclamò allegramente Deanna.<br />
«Avrei bisogno di bere molto di più per cantare in pubblico»<br />
replicò Lauren. Erano riuscite a farla ridere, ma non aveva voglia di<br />
provare il karaoke più di quanta ne avesse avuta di sperimentare la<br />
divinazione. «Aspettate!» disse, bloccandosi di colpo e costringendo<br />
le amiche a fermarsi.<br />
«Che cosa c'è, adesso?» chiese Deanna.<br />
«Sono la schiava di Heidi, non la tua» la rimbeccò scherzosamente<br />
Lauren. «E tu non vuoi andare sul serio al karaoke, vero?» domandò<br />
voltandosi verso l'amica.<br />
«Puoi scommetterci!» rispose l'interpellata.
Con un gemito, Lauren si lasciò trascinare nel locale.<br />
Non era poi così male. Il gestore era un bell'uomo di colore con<br />
una voce eccezionale. Anche la scelta musicale era ottima; la sala era<br />
affollata di ballerini e tutti sembrarono apprezzare l'esecuzione di<br />
Summer Nights che Heidi e Deanna fecero tra grandi risate.<br />
Quando scesero dal palco, Lauren fu lieta di vedere che anche<br />
loro incominciavano a sentire gli effetti <strong>del</strong> frastuono e <strong>del</strong>la calca ed<br />
erano pronte ad andarsene prima che toccasse a lei rendersi ridicola<br />
in pubblico. Uscite dal locale, entrarono in un pub poco lontano,<br />
con luci soffuse e un sottofondo di musica jazz.<br />
«Ordinatemi uno di quei cocktail con le bollicine che ho bevuto<br />
prima» disse Lauren quando ebbero trovato un tavolo. «Vado un<br />
attimo in bagno.»<br />
Lasciò le amiche e si fece strada fra i tavoli. Quando raggiunse<br />
l'anticamera dei servizi, si scontrò con un uomo. Non si era resa<br />
conto di camminare a testa bassa, immersa nei propri pensieri, e non<br />
sapeva bene da dove fosse uscito quando gli era finita addosso.<br />
Sollevò lo sguardo, scusandosi, e fece un passo indietro.<br />
L'uomo era alto più di un metro e novanta e decisamente ben<br />
piantato. Aveva capelli scuri, di lunghezza media, e anche nella<br />
penombra <strong>del</strong> locale si notavano gli occhi di un blu intenso e<br />
luminoso. Doveva essere sulla trentina, con bei lineamenti scolpiti,<br />
zigomi alti, naso lungo e diritto, mascella decisa e fronte alta. La<br />
bocca era generosa, <strong>del</strong> tipo che può indurirsi in una linea sottile o<br />
piegarsi in un rapido sorriso.<br />
Era indubbiamente attraente, anche se la sua non era la bellezza di<br />
un mo<strong>del</strong>lo. Piuttosto, si aveva l'impressione che fosse un uomo che<br />
vive secondo le proprie regole, incurante <strong>del</strong>l'opinione altrui.<br />
«Mi scusi» disse Lauren, rendendosi conto che lo stava fissando.<br />
D'altra parte anche lui la stava guardando. Sembrava quasi che<br />
avesse visto un fantasma.<br />
«Katie» mormorò.<br />
«Lauren» lo corresse automaticamente lei.<br />
Lui fece un passo indietro, continuando a fissarla con sguardo
incandescente. «No, mi scusi. Lei mi ricorda una persona. Mi sono<br />
sbagliato. Scusi.» Tuttavia non si mosse e non distolse lo sguardo da<br />
lei.<br />
Come se la conoscesse davvero.<br />
Ma non era possibile. Si sarebbe ricordata di lui se le loro strade si<br />
fossero già incrociate. «Io... ehm... devo andare» borbottò.<br />
«Certo.»<br />
Ma continuò a fissarla e lei si sentì arrossire.<br />
Era sicura di non averlo mai visto prima, anche se le sarebbe<br />
piaciuto fare la sua conoscenza.<br />
Naturalmente poteva presentarsi. Erano in un pub, e non ci<br />
sarebbe stato niente di strano: succedeva spesso, nei locali, e alcuni ci<br />
andavano appositamente per conoscere gente.<br />
Ma lei non era quel tipo di persona. Non usciva con un uomo da<br />
quando... be', solo da quando era morto Ken, in effetti. Ci aveva<br />
provato con il proprietario di un negozio di stampe che Deanna<br />
aveva deciso di presentarle, ma non aveva funzionato.<br />
Semplicemente non si sentiva attratta da lui. Forse la ferita era<br />
ancora aperta, il senso di perdita troppo intenso. Era stata molto<br />
innamorata <strong>del</strong> suo fidanzato. Ken la faceva sorridere, la faceva<br />
ridere. Si era sentita attratta da lui sin dall'inizio. Non c'era niente<br />
che non andasse nel negoziante. Solo che non era il suo Ken. Solo<br />
che non si era sentita attratta da lui.<br />
Quello sconosciuto che la stava fissando, invece... be', l'attirava<br />
decisamente.<br />
Quel pensiero la fece arrossire. C'erano persone che abbordavano<br />
gli sconosciuti nei bar. Ma lei non era una di quelle. Si trovava lì solo<br />
per Heidi.<br />
Sorrise. «Sono davvero spiacente di esserle finita addosso. E adesso<br />
devo proprio andare.»<br />
«Giusto. Mi scusi.» L'uomo si fece da parte.<br />
Lauren lo oltrepassò, diretta verso la porta con la scritta Signore,<br />
ma prima di entrare non poté fare a meno di voltarsi.
Lui la stava ancora guardando.<br />
Fantastico. Stava entrando nella toilette in un corridoio poco<br />
illuminato e un uomo bello ma potenzialmente pericoloso non le<br />
toglieva gli occhi di dosso.<br />
Aprì la porta, la richiuse alle proprie spalle e si appoggiò al<br />
battente. Non c'era chiave nella serratura; solo le singole toilette si<br />
potevano chiudere dall'interno.<br />
Dovrei tornare al tavolo e chiedere a Heidi o a Deanna di<br />
accompagnarmi, pensò. Sto per essere aggredita nel bagno di un<br />
locale di Bourbon Street.<br />
Stai diventando ridicola, si disse subito dopo. Doveva essere colpa<br />
di quel senso di disagio che le era rimasto dentro dopo l'esperienza<br />
nella tenda <strong>del</strong>l'indovina. Probabilmente la donna stava ancora<br />
ridendo di loro. Forse avrebbero dovuto riferire l'incidente all'ufficio<br />
turistico. Sciocchezze! Cercare di spaventarle e dire loro di lasciare la<br />
città non favoriva certo gli affari.<br />
Socchiuse la porta e sbirciò fuori.<br />
L'uomo non c'era più. Lauren si sentì sollevata, e al tempo stesso<br />
un po' <strong>del</strong>usa.<br />
Sospirò, irritata con se stessa perché era così nervosa.<br />
Riluttante a tornare subito al tavolo, si sciacquò il viso con l'acqua<br />
fredda e si lavò le mani, dandosi <strong>del</strong>la stupida. Quando finalmente<br />
uscì dalla toilette, l'anticamera era deserta.<br />
Il locale si era riempito durante la sua assenza. Mentre si faceva<br />
strada tra la calca, notò che Heidi era rimasta sola al tavolo.<br />
Aggrottando la fronte, individuò Deanna al banco, che parlava con<br />
un uomo alto dai capelli scuri. Con un tuffo al cuore, si chiese se<br />
fosse lo stesso uomo.<br />
No, a meno che non si fosse cambiato, razionalizzò. Quello con<br />
cui si era scontrata indossava una camicia di sartoria; questo era<br />
vestito in modo più casual.<br />
Si diresse verso il banco. Deanna aveva bevuto più di lei quella<br />
sera, e Lauren non voleva che desse troppa confidenza a uno<br />
sconosciuto in quelle condizioni,
D'altra parte, non era Deanna che stava per sposarsi. Era libera di<br />
flirtare con chi voleva.<br />
A quanto pare mi preoccupo per qualsiasi cosa, stasera, pensò.<br />
Mentre si avvicinava al banco, l'uomo che parlava con Deanna si<br />
girò e si diresse verso l'uscita,<br />
«Oh, eccoti qui» la salutò l'amica vedendola. «Sua Maestà vuole<br />
altre ciliegie per il suo cocktail» aggiunse con un sorriso.<br />
Lauren si sforzò di sembrare allegra. Deanna non sembrava per<br />
niente sbronza, pensò. Era solo più vivace <strong>del</strong> solito. «Fantastico»<br />
disse. «Chi era quel tipo?»<br />
«Quale?» Deanna increspò la fronte e si gettò dietro le spalle i<br />
lunghi capelli neri.<br />
«Quello che era qui poco fa.»<br />
«Oh. Solo un tipo.»<br />
«Interessante?»<br />
«Sì, abbastanza.»<br />
«E...?»<br />
«Gli ho detto che stasera ero in compagnia.» Deanna rise. «Sono<br />
grande, non devi preoccuparti per me.»<br />
«Non ero preoccupata» mentì Lauren.<br />
«Sì che lo eri. E lo sei ancora. Sei... tesa» ribatté l'amica, e sospirò.<br />
«Non avremmo dovuto spingerti ad andare dall'indovina.»<br />
«Non dire sciocchezze.»<br />
«Quella donna aveva qualcosa di strano.»<br />
«Era molto bella, non trovi?»<br />
«Un viso interessante da ritrarre, ma strano. Vieni, torniamo al<br />
tavolo. Heidi sta aspettando le ciliegie.»<br />
La jazz-band che si esibiva nel locale era eccezionale; sembrava<br />
che i musicisti suonassero insieme da sempre. Una volta seduta,<br />
Lauren si lasciò assorbire dalla musica e sorrise. Dopotutto veniva<br />
dalla Louisiana ed era stata centinaia di volte a New Orleans.<br />
Conosceva bene la città. Chissà perché si era lasciata intimorire dai
trucchi di un'indovina di Jackson Square.<br />
«Allora non vuoi dirci dove andrete in luna di miele?» chiese<br />
Deanna.<br />
Heidi si strinse nelle spalle. «Lo dirò a voi, ragazze, ma non agli<br />
amici di Barry. Un paio di loro sono abbastanza svitati da<br />
raggiungerci.»<br />
«Allora?» la sollecitò Lauren.<br />
Heidi si sporse verso di loro, l'amore che provava per il promesso<br />
sposo evidente nel sorriso malizioso e negli occhi scintillanti. «Fiji»<br />
disse.<br />
«Fiji. Wow!» commentò Lauren.<br />
«Credi davvero che gli amici di Barry si farebbero vedere alle Fiji?»<br />
domandò Deanna.<br />
«Non si sa mai. Quello che posso garantirvi è che in quel caso<br />
finiremmo tutti nella piscina, che legherebbero le lattine all'auto e<br />
farebbero tutte le cose assurde tipiche dei ragazzi. Alcuni di loro<br />
sono già laureati e un paio sono perfino avvocati, come Barry, ma vi<br />
assicuro che si comportano ancora come una banda di ragazzini.»<br />
«Non stai per sposarti con loro. Solo con Barry» le ricordò<br />
Deanna.<br />
«Lui è meraviglioso» dichiarò Heidi, addentando la ciliegia infilata<br />
nello stuzzicadenti <strong>del</strong> cocktail.<br />
«È un bravo ragazzo» convenne Lauren.<br />
«E ha degli amici piuttosto attraenti. Svitati ma attraenti» aggiunse<br />
Deanna.<br />
«Posso combinare un incontro quando vuoi» propose Heidi.<br />
«Grazie, ma preferisco arrangiarmi da sola. Vedremo cosa<br />
succederà alle nozze» rispose Deanna.<br />
Lauren sbadigliò e si affrettò a scusarsi.<br />
«È tardi, vero?» chiese Heidi.<br />
«Non per New Orleans. E questa è la tua festa» le assicurò lei.<br />
«Lo so, ma credo che preferirei rientrare nel nostro simpatico
B&B.»<br />
«Perfetto. Ai tuoi ordini, mia signora» scherzò Lauren.<br />
Entrambe guardarono Deanna, chiedendosi se avrebbe sollevato<br />
obiezioni.<br />
«Okay» capitolò la ragazza con una risata. «Lo ammetto, sto<br />
crollando anch'io. Certo che siamo patetiche, però! Sono sicura che<br />
all'addio al celibato di Barry andranno avanti per tutta la notte.»<br />
«Già, ma la sua festa dura solo una notte mentre noi abbiamo un<br />
intero weekend» le ricordò Heidi. «Abbiamo ancora tempo per<br />
divertirci e fare shopping.»<br />
«Brindiamo alle Fiji, allora» disse Lauren.<br />
«Sì, alle Fiji.» Heidi fece tintinnare il bicchiere contro quello <strong>del</strong>le<br />
amiche. «E alle migliori amiche <strong>del</strong> mondo.»<br />
«Questo vale anche per te» ricambiò Lauren.<br />
«Evitiamo di diventare sdolcinate, per cortesia» disse Deanna.<br />
«Se Heidi vuole che siamo sdolcinate lo saremo. È lei che<br />
comanda.»<br />
«Okay» si arrese Deanna. «Però facciamolo mentre torniamo al<br />
B&B, d'accordo?»<br />
«Mi sembra ragionevole» approvò Lauren.<br />
Mentre si incamminavano, discussero dei negozi che Heidi voleva<br />
visitare il mattino seguente.<br />
Lungo Bourbon Street, tutto sembrava perfetto a Lauren. Il<br />
quartiere era più tranquillo di prima, ma i pub erano ancora aperti e<br />
c'era parecchia gente in giro. Piccoli gruppi uscivano dai locali e<br />
alcuni ambulanti distribuivano volantini con la pubblicità dei locali di<br />
striptease. Un gruppo che sembrava composto di pensionati<br />
camminava di buon passo poco più avanti. Tra loro c'erano <strong>del</strong>la<br />
coppie che sembravano aver vissuto insieme parecchi anni e si<br />
tenevano ancora per mano. Sorridendo, Lauren pensò che<br />
sembravano un po' fuori posto. Ma in fondo chi era lei per<br />
giudicare?, si disse. Evidentemente erano giovani nello spirito.<br />
Avevano lasciato da poco Bourbon, quando incominciò ad
avvertire una bizzarra sensazione di timore.<br />
Le strade non erano più così illuminate e non c'era molta gente.<br />
Le voci di Heidi e Deanna parvero svanire. Non le stava più<br />
ascoltando. Osservava le ombre.<br />
Aveva l'impressione che si muovessero troppo. Gli edifici che si<br />
susseguivano a poca distanza l'uno dall'altro avrebbero dovuto<br />
essere fermi. Invece la loro ombra si muoveva, diventando più lunga<br />
e spettrale.<br />
E poi c'era la brezza.<br />
Non l'aveva avvertita in Bourbon Street, ma ora soffiava con una<br />
forza inquietante.<br />
Affrettò il passo.<br />
«Ehi!» Il grido di protesta di Heidi penetrò nella sua coscienza,<br />
risvegliandola da quella strana sensazione di straniamento.<br />
«Come?» chiese.<br />
«Dobbiamo proprio correre?»<br />
«Sì, penso che sia meglio affrettarci» rispose lei.<br />
«Avevi detto che questo è un quartiere sicuro» protestò Heidi.<br />
«Lo è ma... è molto tardi.»<br />
«Guarda. Là davanti» disse Deanna.<br />
«Che cosa?» domandò Lauren, sentendo accelerare i battiti <strong>del</strong><br />
cuore.<br />
«Un poliziotto a cavallo.»<br />
«Oh.» Lauren rallentò il passo mentre passavano davanti al<br />
poliziotto, che si portò la mano all'elmetto e augurò loro la buona<br />
notte prima di proseguire verso Bourbon Street, ma non appena si fu<br />
allontanato non poté impedirsi di accelerare il passo.<br />
«Lauren, vai più piano» la pregò Deanna. «Le mie gambe non<br />
funzionano molto bene.»<br />
«Questo perché vogliono stendersi su un letto» replicò lei.<br />
«Le tue sono più lunghe <strong>del</strong>le mie» le ricordò l'amica.
Stringendo i denti, Lauren si costrinse a rallentare. Era spaventata<br />
senza sapere perché. Ed era in collera. Non aveva mai avuto paura a<br />
New Orleans prima d'allora.<br />
Tutta colpa di quella dannata indovina.<br />
Si costrinse a rallentare il passo, ma non poté impedirsi di scrutare<br />
le ombre. Benché continuasse a ripetersi che era ridicolo, era<br />
convinta che non si comportassero come si sarebbero dovute<br />
comportare <strong>del</strong>le normali ombre. Aveva l'assurda sensazione che la<br />
stessero spiando.<br />
Quando finalmente intravide in lontananza il Bed&Breakfast, con<br />
il suo grazioso cortile e i bungalow a schiera, dovette fare uno sforzo<br />
per non mettersi a correre.<br />
Varcando i cancelli in ferro battuto, tirò un sospiro di sollievo<br />
sperando che non fosse troppo evidente. L'edificio principale, che<br />
risaliva al 1840, era circondato da bungalow. Quello in cui<br />
alloggiavano loro si trovava proprio di fronte alla piscina.<br />
Lauren trascinò letteralmente le amiche verso l'ingresso.<br />
«Finalmente siamo arrivate. Adesso potrete riposarvi, non siete<br />
contente?»<br />
Deanna sbadigliò tirando fuori la chiave e aprì la porta. «Già, già,<br />
grandioso, siamo a casa.» Poi si voltò e disse in tono meditabondo:<br />
«Guardate che aria invitante ha la piscina».<br />
«Vuoi andare a nuotare... adesso?» trasecolò Lauren.<br />
«Be', sono tutta sudata... dal momento che mi hai fatto fare la<br />
strada di corsa» rispose Deanna.<br />
«Faremo troppo rumore» protestò lei.<br />
«Nessuno ci ha detto che non possiamo usare la piscina di notte»<br />
osservò Heidi.<br />
«Abbiamo bevuto tutte un po' troppo. Nessuno verrebbe a<br />
salvarci se dovessimo annegare» obiettò Lauren, che non vedeva<br />
l'ora di entrare e chiudere la porta a chiave.<br />
«Ha ragione» cedette Heidi. «Abbiamo bevuto troppo.»<br />
«Bene.» Lauren spalancò la porta e accese la luce. Fu felice di
scoprire che avevano lasciato il televisore acceso e che stavano<br />
trasmettendo una commedia brillante degli anni Settanta e non un<br />
film <strong>del</strong>l'orrore.<br />
«Come ci sistemiamo?» domandò Heidi. C'erano due letti gemelli<br />
nell'unica stanza da letto e un divano letto nel grande soggiorno con<br />
angolo cottura in cui si trovavano.<br />
«Io dormirò qui, voi due potete prendervi la stanza» rispose<br />
Lauren. Avrebbe dormito anche su un pavimento di legno in quel<br />
momento, tanto era sollevata di aver raggiunto finalmente il<br />
Bed&Breakfast.<br />
«Sei sicura? Se vuoi, puoi dividere il letto con una di noi» propose<br />
Deanna.<br />
«No, grazie. Tu russi quando hai bevuto» rispose Lauren,<br />
sorridendo. «Starò benissimo qui.»<br />
«Io non russo!» protestò Deanna.<br />
«Sì, invece» confermò Heidi sogghignando. «Ma solo quando hai<br />
bevuto.»<br />
«Humph» borbottò Deanna, dirigendosi verso la camera da letto.<br />
«Immagino che questo significhi che userà per prima il bagno»<br />
commentò Heidi, stringendosi nelle spalle. «Be', io mi metto il<br />
pigiama e crollo.» Abbracciò Lauren augurandole la buona notte.<br />
«Grazie, questo è il più bel viaggio che abbia mai fatto.»<br />
«Sono d'accordo» convenne lei, anche se non era affatto convinta<br />
che fosse vero.<br />
Rimase a guardare mentre anche Heidi entrava in camera da letto,<br />
poi si accinse ad aprire il letto estraibile. Non era poi tanto male,<br />
considerò. Nell'armadio trovò lenzuola e cuscini in abbondanza e<br />
riuscì a lavarsi i denti e il viso nel piccolo bagno di servizio accanto<br />
alla cucina.<br />
Si infilò calzoncini e maglietta, spense tutte le luci tranne quella <strong>del</strong><br />
bagno, e decise di lasciare acceso il televisore perché le voci <strong>del</strong>la<br />
commedia la accompagnassero nel sonno. Poi si affacciò alla finestra<br />
che dava sul cortile e sulla piscina, convinta che quel gesto l'avrebbe<br />
rassicurata. Invece avvertì un brivido gelido lungo la spina dorsale.
C'era qualcuno là fuori. Un uomo. Era appoggiato a un lampione,<br />
sulla strada. Riusciva a vederlo perfettamente nonostante l'inferriata<br />
che circondava il complesso, e sapeva che stava osservando il loro<br />
bungalow.<br />
Si rese conto, terrorizzata, che conosceva quell'uomo.<br />
Alto, capelli scuri, penetranti occhi blu... Era l'uomo che aveva<br />
urtato nel pub.<br />
Un grido le si gelò in gola. Ma in quel momento, come se si fosse<br />
accorto di essere stato visto, lo sconosciuto si staccò dal lampione e<br />
si allontanò. Lauren rimase a guardare la sua schiena per qualche<br />
secondo, prima che scomparisse alla vista.<br />
Soltanto dopo qualche istante si rese conto che stava stringendo<br />
convulsamente le tende fissando la strada buia. La notte ora<br />
appariva <strong>del</strong> tutto tranquilla e normale.<br />
Si morse il labbro inferiore, chiedendosi se fosse il caso di chiamare<br />
la polizia. Che cosa poteva dire? Che non aveva prove, ma era sicura<br />
che un uomo incontrato in un locale le avesse seguite fino all'albergo<br />
e spiasse il loro bungalow? Messa così, sarebbe stata un'ulteriore<br />
preoccupazione per uomini che dovevano affrontare problemi reali<br />
come drogati, malviventi e ubriachi molesti. Eppure,<br />
indipendentemente da quello che avrebbe pensato la polizia, era<br />
sicura che fossero... braccate.<br />
Guardò verso la camera da letto. La porta era socchiusa e la stanza<br />
silenziosa. Probabilmente Heidi e Deanna si erano già addormentate.<br />
D'accordo, decise, avrebbe chiamato la polizia e chiesto se una<br />
pattuglia poteva fare un paio di giri di controllo durante la notte.<br />
L'avrebbero presa sicuramente per una svitata, ma era sempre<br />
meglio che...<br />
Una volta presa la decisione, si allontanò dalla finestra, chiuse la<br />
porta <strong>del</strong>la camera da letto e telefonò alla polizia senza usare il<br />
numero <strong>del</strong>le emergenze. Le rispose un agente molto educato che<br />
prese l'informazione assicurandole che non era affatto un'idiota e<br />
promettendole che un'auto avrebbe tenuto sotto sorveglianza<br />
l'albergo per tutta la notte.
Quando riagganciò, si sentì quasi compiaciuta. Prese una lattina di<br />
Coca dal frigorifero e si rannicchiò sul divano a guardare la<br />
televisione.<br />
A un tratto il freddo <strong>del</strong>la bibita sembrò penetrarle nelle ossa,<br />
mentre la sua mente tornava ai vaghi ricordi di quanto era successo<br />
nella tenda <strong>del</strong>l'indovina. E mentre sedeva da sola al buio, i dettagli<br />
<strong>del</strong>la scena parvero farsi più chiari. Aveva la netta e inquietante<br />
sensazione che l'essere malvagio nella sfera di cristallo non fosse stato<br />
soltanto uno scherzo <strong>del</strong>l'immaginazione.<br />
E che nemmeno una dozzina di poliziotti potessero far fronte al<br />
pericolo agghiacciante che rappresentava.<br />
L'aveva visto. Fantastico. Adesso avrebbe pensato che le stesse<br />
dando la caccia.<br />
Lui stesso era ancora sotto shock. Non era possibile che quella<br />
donna somigliasse così tanto a Katie, eppure... Era come se la sua<br />
fidanzata fosse stata clonata. Perfino il suo sorriso, il modo in cui<br />
arrossiva o inarcava lievemente le sopracciglia... erano identici a<br />
quelli di Katie.<br />
Mentre si allontanava dal Bed&Breakfast, era fin troppo<br />
consapevole che probabilmente la donna in questione lo stava<br />
ancora guardando dalla finestra.<br />
Poi notò sorpreso che c'era una luce accesa sul portone <strong>del</strong>la<br />
costruzione principale e che l'interno era ancora illuminato.<br />
Decise di andarsene, ma poco dopo cambiò idea e tornò sui<br />
propri passi. Le tende <strong>del</strong> cottage erano tirate. La donna non poteva<br />
più vederlo. Salì i gradini <strong>del</strong> porticato e spinse la porta <strong>del</strong>la<br />
costruzione principale. Era aperta.<br />
«Salve. C'è qualcuno?»<br />
Un lungo corridoio conduceva a un bancone. Mentre avanzava,<br />
pensò che l'ambiente gli ricordava un altro Bed&Breakfast, il<br />
Cornstalk, uno dei più belli di New Orleans. Una scalinata curva<br />
conduceva al piano superiore mentre tutt'intorno alla hall si<br />
aprivano le camere <strong>del</strong> pianterreno. Niente era fatto in serie;
probabilmente ogni stanza era arredata in modo diverso.<br />
«Salve!» lo salutò una voce cordiale che proveniva dall'estremità<br />
opposta <strong>del</strong>la hall.<br />
Mark si diresse verso il banco <strong>del</strong>la reception, dietro il quale<br />
sedeva una donna sulla sessantina, dai capelli bianchi striati<br />
d'argento. Davanti a lei erano sparse <strong>del</strong>le carte e sul tavolo alla sua<br />
sinistra c'era un computer.<br />
«Ho visto le luci accese» disse Mark.<br />
«Dovrei chiudere e andare a letto, ma ho scoperto che mi piace<br />
molto fare la locandiera.» La donna aveva un bel sorriso, occhi scuri<br />
e sembrava circondata da un'aura di energia anche se era immobile.<br />
«Mi chiamo Lilly Martin. Come va?»<br />
«Piacere, Mark Davidson. Il suo Bed&Breakfast è molto bello. Mi<br />
chiedevo se avesse un bungalow libero.»<br />
La donna inclinò leggermente il capo. «Cerca una stanza alle tre<br />
<strong>del</strong> mattino?»<br />
Mark rise. «Ho già una stanza, ma ho visto questo posto e l'ho<br />
trovato incantevole.»<br />
Lilly Martin arrossì di piacere. «La ringrazio. Sì, in effetti ci sarebbe<br />
un bungalow libero. Ma non sono sicura che sia giusto affittarlo.<br />
Non posso darglielo gratis e non posso nemmeno addebitarle una<br />
notte intera.»<br />
«Potremmo spartirci la differenza» suggerì lui.<br />
«Perfetto. Affare fatto.»<br />
Lilly si voltò verso il computer. «Vediamo. Mark Davidson.<br />
Indirizzo, telefono, durata <strong>del</strong> soggiorno... Paga con la carta di<br />
credito?»<br />
Mark esibì patente e carta di credito. Mentre la donna registrava<br />
le informazioni, sbirciò il monitor <strong>del</strong> computer da sopra la sua<br />
spalla. Vi comparivano tutte le registrazioni <strong>del</strong> giorno.<br />
Scorse rapidamente lo schermo. Facile. Le ragazze erano nel<br />
cottage numero cinque.<br />
Lauren Crow, Heidi Weiss, Deanna Marin.
Si ritrasse sorridendo.<br />
Mentre inseriva i dati al computer, Lilly gli chiese: «Non per essere<br />
indiscreta, Mark, ma che cosa fa per vivere?».<br />
«Scrivo.»<br />
«Oh! Ho letto qualcosa di suo?»<br />
Lui esitò. «Probabilmente no. Per lo più scrivo articoli sportivi per<br />
le agenzie di stampa» mentì.<br />
Lilly lo guardò con la coda <strong>del</strong>l'occhio. «Hmm. E pensare che la<br />
credevo un mo<strong>del</strong>lo di biancheria intima.»<br />
«Come?»<br />
Lilly rise. «Mi scusi. Sembra uno di quei ragazzi <strong>del</strong>la pubblicità.»<br />
«Uh, grazie... credo.»<br />
«Oppure un ninja» aggiunse lei.<br />
«Un ninja?»<br />
Lilly rise nuovamente. «Che sciocca. Okay. Forse un poliziotto, o<br />
magari un agente <strong>del</strong>l'FBI.»<br />
«Solo un giornalista» replicò Mark. «Ma la ringrazio.» Un ninja?<br />
Dieci minuti dopo Lilly aveva completato la registrazione e lui<br />
aveva la chiave <strong>del</strong> suo bungalow. Tuttavia esitava ad andarsene.<br />
«Dovrebbe davvero chiudere a chiave a quest'ora di notte» consigliò<br />
alla donna.<br />
«Lo so. I miei figli mi sgridano sempre.»<br />
«Come è giusto che sia.»<br />
«Ma così facendo ho affittato un altro bungalow, no?» ribatté lei<br />
in tono cordiale.<br />
Mark le strinse le mani. «Sì, ma non è sicuro, Lilly. La prego,<br />
chiuda molto, molto più presto, d'accordo?»<br />
La donna emise un lungo sospiro. «Sì, certo, ha ragione. Ma non<br />
faccia la spia, d'accordo?» aggiunse ammiccando. «In ogni caso è ora<br />
di andare a dormire per tutti e due. Al mattino, caffè e croissant<br />
vengono serviti in sala da pranzo, alla sua sinistra, oppure nel patio,<br />
accanto alla piscina.»
«Magnifico, grazie. Vado a prendere le cose che ho lasciato nel<br />
mio orribile albergo» le disse con un sorriso. «Tornerò subito.»<br />
Lasciò che Lilly lo accompagnasse alla porta e, una volta uscito,<br />
controllò che chiudesse a chiave. Lo preoccupava un po' l'idea di<br />
trasferirsi lì; sperava che la sua presenza non mettesse in pericolo<br />
Lilly.<br />
Del resto, se lui pensava che quella ragazza assomigliasse a Katie,<br />
l'avrebbe pensato anche Stephen. E Mark era certo che Stephen fosse<br />
lì. Aveva seguito le sue tracce dall'Abruzzo a Cannes, poi a Essex e<br />
infine a New Orleans ed era solo questione di tempo prima che<br />
vedesse la ragazza. Sempre ammesso che non fosse già successo.<br />
Sì, Stephen era lì. Poteva sentirlo.<br />
Non si aspettava di incappare in così tanti vampiri nell'arco di una<br />
sola giornata. Quella sera avrebbe giurato di aver finalmente<br />
localizzato la creatura che cercava, e invece si era sbagliato. Era così<br />
ossessionato da Stephen che gli sembrava di vederlo in tutti gli<br />
uomini alti e scuri su cui posava lo sguardo?<br />
In ogni caso, era stata una buona notte di lavoro. Non<br />
rimpiangeva di aver ucciso il vampiro al cimitero: aveva salvato<br />
almeno una vita.<br />
Tuttavia...<br />
La sete di vendetta era come un fuoco che ardeva dentro di lui. E<br />
adesso tutto era più complicato.<br />
Perché era come se Katie fosse ritornata in vita.<br />
Sto ancora dormendo... e questo è un sogno, pensò Lauren.<br />
Doveva essere così.<br />
Era lì, al pub.<br />
E c'era anche lui.<br />
Le disse qualcosa, scherzando come se fossero amici da sempre.<br />
Anzi, come se fossero innamorati da sempre. Sentiva un odore che le<br />
solleticava i sensi, ed esercitava il suo effetto non solo sul corpo ma<br />
anche sulla mente, risvegliando la sua sensualità dall'interno,
sfiorando le zone più erotiche.<br />
Poi lui la toccava, la accarezzava.<br />
Si svegliò bruscamente nell'udire un sommesso click. Si rese conto<br />
che il televisore era rimasto acceso; ora trasmetteva una pubblicità di<br />
pillole dietetiche.<br />
Il sogno indugiava ancora nella sua mente, ma era sicura che non<br />
fosse stata la tivù a svegliarla.<br />
La porta! Aveva sentito la porta che si apriva.<br />
Balzò a sedere, guardandosi intorno. Il chiavistello era sollevato.<br />
Istintivamente spalancò il battente, pensando solo in un secondo<br />
momento che era la cosa più stupida da fare. Poi però fu contenta di<br />
averlo fatto.<br />
Deanna era fuori, in piedi all'estremità <strong>del</strong>la piscina, e parlava ad<br />
alta voce, come se discorresse con una persona invisibile o con<br />
qualcuno che se n'era appena andato.<br />
Lauren corse verso di lei, chiamandola per nome. «Deanna!»<br />
La ragazza non si mosse.<br />
Lauren le si piazzò di fronte, l'afferrò per le spalle e la fissò negli<br />
occhi. Erano vitrei, come se non la vedesse nemmeno.<br />
«Ehi!» disse, scuotendola. Niente. «Deanna!» Un'altra scossa, più<br />
forte.<br />
Finalmente la ragazza sussultò, sgranando gli occhi,<br />
allarmata. «Lauren?»<br />
«Si può sapere che cosa ci fai qui?»<br />
«Dormivo» mormorò, confusa.<br />
«Camminavi nel sonno» la corresse Lauren, a sua volta sconcertata.<br />
Deanna non aveva mai sofferto di sonnambulismo, almeno per<br />
quanto ne sapeva lei.<br />
«Incredibile» disse Deanna, facendo vagare lo sguardo sugli alberi<br />
<strong>del</strong> giardino, sulla superficie baluginante <strong>del</strong>la piscina, sulle ombre<br />
<strong>del</strong>la notte. «Sono fortunata a non essere caduta in piscina e<br />
annegata.»
«Non ricordi nemmeno di essere uscita? Davvero?»<br />
Deanna scosse il capo e gemette. «Non voglio più saperne di quei<br />
drink con tutti quei superalcolici, festa di nubilato o meno.»<br />
«Ben detto» approvò Lauren, ripensando con un brivido all'uomo<br />
che aveva visto accanto alla piscina poco prima. E se fosse stato<br />
ancora lì nei paraggi?, si chiese. «Torniamo dentro.» Una volta nel<br />
bungalow sprangò la porta. «Metterò una sedia davanti alla porta»<br />
decise.<br />
Deanna la strinse in un rapido abbraccio. «Grazie» disse con voce<br />
roca.<br />
Dopo che l'amica fu tornata in camera da letto, Lauren si sdraiò<br />
nuovamente, turbata. Era così stanca che non riusciva a tenere gli<br />
occhi aperti. Si assopì.<br />
E sognò.<br />
Mark tornò al Bed&Breakfast con l'auto e i bagagli. Guardò<br />
l'orologio: erano le quattro <strong>del</strong> mattino.<br />
Dopo aver parcheggiato e preso con sé la borsa, si fermò qualche<br />
istante nel cortile, pervaso da uno strano disagio.<br />
Qualcuno era stato lì. Lo sentiva dall'odore.<br />
Lasciò cadere la borsa per terra e corse verso il bungalow in cui<br />
alloggiavano le tre ragazze. Provò ad aprire la porta. Chiusa. Pregò<br />
che fosse rimasta così da quando se n'era andato.<br />
Quella faccenda non gli piaceva. Non gli piaceva per niente.<br />
E se Stephen avesse scoperto la ragazza, quella che assomigliava a<br />
Katie?<br />
Era tentato di bussare alla porta per assicurarsi che le ragazze<br />
stessero bene, ma tutto lasciava pensare che stessero dormendo<br />
pacificamente. E se l'avessero considerato un pazzo pericoloso non<br />
sarebbe stato più in grado di aiutarle.<br />
Lo sfiorò il pensiero di usare le ragazze come esca per attirare la<br />
creatura cui stava dando la caccia.<br />
No, si disse subito dopo, stringendo i denti. Niente esche, mai.
Rimase a fissare la porta ancora per qualche istante, poi scrutò il<br />
cortile, controllando ogni angolo. Chiunque fosse stato lì, se ne era<br />
andato. Probabilmente da tempo. Si allontanò a malincuore dalla<br />
porta e si diresse verso il suo bungalow.<br />
Per fortuna era quello accanto.<br />
Lauren si svegliò con la luce <strong>del</strong> sole che filtrava attraverso le<br />
tende e il cinguettio degli uccelli.<br />
Aggrottò la fronte aprendo gli occhi, nonostante il miracolo<br />
meraviglioso <strong>del</strong>la luce <strong>del</strong> giorno. Almeno non aveva fatto sogni<br />
spaventosi con indovine e creature mostruose in sfere di cristallo, si<br />
disse. E non aveva sognato nemmeno Deanna che usciva in cortile,<br />
profondamente addormentata. Quella era stata un'esperienza<br />
davvero spaventosa, e reale.<br />
Invece, aveva ripreso il sogno che aveva iniziato prima di uscire a<br />
cercare l'amica, e anche quello era stato altrettanto spaventoso.<br />
E fin troppo reale.<br />
Aveva sognato di nuovo quell'uomo.<br />
Il ricordo la fece arrossire. Era così strano. La sua mente l'aveva<br />
riportata nel pub, al momento in cui era finita addosso allo<br />
sconosciuto.<br />
Era stato incredibilmente erotico. E assurdamente reale. Aveva<br />
visto le pareti <strong>del</strong> locale con i loro poster dei grandi <strong>del</strong> jazz. Aveva<br />
avvertito perfino il vago odore di alcol che aleggia in ogni bar e il<br />
sentore di fumo stantio. Aveva visto le ombre e le luci soffuse. E lui.<br />
Si erano scambiati uno sguardo e un attimo dopo si era trovata tra le<br />
sue braccia, senza presentazioni, senza nemmeno qualche chiacchiera<br />
banale per rompere il ghiaccio. Per fortuna non ricordava come si<br />
fossero liberati dei vestiti, ma sicuramente era nuda, come lo era lui,<br />
nella penombra <strong>del</strong> corridoio. Bruciava di desiderio, sentiva il calore<br />
<strong>del</strong> suo corpo, la sua essenza vitale mentre la teneva stretta<br />
schiacciandola contro la parete. Poteva quasi ricordare la sensazione<br />
<strong>del</strong>le sue labbra sulla bocca e sulla pelle. La potenza <strong>del</strong> suo membro<br />
mentre facevano sesso contro la parete <strong>del</strong> pub.<br />
Anche se era stato soltanto un sogno, era umiliante. Lei non<br />
avrebbe mai fatto una cosa <strong>del</strong> genere nemmeno in mille anni, tanto
meno con uno sconosciuto. Una persona, per giunta, che poteva<br />
essere decisamente pericolosa.<br />
Emise un gemito. Aveva un disperato bisogno di una relazione<br />
affettiva, si disse, sedendosi sul letto e stiracchiandosi con un sorriso.<br />
Un nuovo giorno. Era sicura che una volta alzata, dopo aver<br />
bevuto un caffè e fatto la doccia, il ricordo <strong>del</strong> sogno sarebbe<br />
sbiadito. Decise che non poteva nemmeno raccontarlo a Heidi o a<br />
Deanna. Era troppo imbarazzante. Troppo... intimo.<br />
Scosse il capo, si alzò e si diresse spedita verso la macchina <strong>del</strong><br />
caffè.<br />
Heidi e Deanna erano ancora nel mondo dei sogni. Poteva vedere<br />
la testa scura in un letto e quella bionda nell'altro. Decise di<br />
approfittare <strong>del</strong> fatto che dormivano per fare la doccia.<br />
Mentre si infilava sotto il getto d'acqua, le sfuggì un gemito. Non<br />
era esattamente paura quella che provava, ma si sentiva fuori posto<br />
nella propria pelle, non riusciva a liberarsi <strong>del</strong>la sensualità <strong>del</strong> sogno.<br />
Continuava a immaginare le sue mani e le sensazioni che le<br />
trasmettevano sulla pelle nuda.<br />
Terminò la doccia il più rapidamente possibile.<br />
Decisamente, aveva bisogno di una relazione stabile, si ripeté. Ma<br />
non era così facile. Aveva passato l'età in cui cercava solo di divertirsi<br />
mentre costruiva la propria carriera. Voleva qualcosa di più solido:<br />
impegno, rispetto... e naturalmente passione. Qualcosa di simile a<br />
quello che aveva vissuto con Ken. Deanna le diceva sempre che non<br />
c'era bisogno di prendere un impegno al primo appuntamento e che<br />
non avrebbe mai scoperto se un uomo le piaceva abbastanza da<br />
amarlo se non gli concedeva almeno una chance. Ma era difficile<br />
tornare ai primi appuntamenti dopo essere stata già fidanzata,<br />
innamorata e pronta a costruire un nuovo futuro. La sola idea le<br />
dava fastidio. La faceva sentire a disagio. E non voleva correre il<br />
rischio di soffrire di nuovo.<br />
Mentre versava il caffè, Deanna emerse dalla camera da letto.<br />
Aveva un'aria stanca e arruffata.<br />
«Che Dio ti benedica, bambina» la salutò. «Caffè.»
«Ne prenderemo un altro nel patio quando faremo colazione»<br />
disse Lauren. E dopo una breve esitazione le chiese: «Ti senti bene?».<br />
«Solo un po' stanca» rispose lei.<br />
«Be', ti sei data parecchio da fare nel bel mezzo <strong>del</strong>la notte» le<br />
ricordò Lauren.<br />
Deanna prese una tazza di caffè e lo sorseggiò. «Non mi era mai<br />
successa una cosa <strong>del</strong> genere in vita mia.»<br />
«Troppo alcol» suggerì Lauren.<br />
«Quello, in effetti, mi è già successo» ammise Deanna.<br />
«Non ricordi proprio niente?»<br />
La ragazza scosse il capo, ma abbassò lo sguardo. Lauren pensò<br />
che c'era sotto qualcosa di più, anche se preferì non forzarla. Poteva<br />
solo sperare che Deanna si sarebbe confidata con lei quando si fosse<br />
sentita pronta.<br />
Andò alla porta e rimosse la sedia che aveva incastrato sotto la<br />
maniglia. «Bene, vediamo se la luce <strong>del</strong> sole che splende sulla piscina<br />
ci aiuta a cominciare bene la giornata.» Aprì la porta.<br />
Sullo zerbino c'era un giornale.<br />
Si chinò a raccoglierlo e automaticamente lesse il titolo in prima<br />
pagina.<br />
CADAVERE DI DONNA SENZA TESTA<br />
RIPESCATO NEL MISSISSIPPI .
Capitolo 4<br />
Mark era seduto in cortile a bere il caffè e a leggere il giornale,<br />
munito di occhiali da sole. Provò un senso di amara fatalità di fronte<br />
a quel titolo a caratteri cubitali, e niente di ciò che lesse nell'articolo<br />
lo sorprese.<br />
La donna trovata senza testa veniva chiamata Jane Doe, come<br />
tutte le vittime non ancora identificate. Il coroner stimava che fosse<br />
morta da sette a dieci giorni prima e che il suo corpo fosse stato<br />
lasciato in un punto qualsiasi a monte <strong>del</strong> fiume, in un tratto di<br />
centosessanta chilometri dal luogo in cui era stato ritrovato. Bianca,<br />
alta circa uno e settanta, cinquantotto chili di peso, età apparente tra<br />
i ventotto e i trent'anni. I resti erano stati orribilmente devastati dal<br />
fiume e dalle creature di cui era popolato. Il coroner non aveva altro<br />
da dire per il momento, se non che stavano eseguendo altri test sulla<br />
vittima.<br />
La testa non era ancora stata ritrovata.<br />
Mark posò il giornale e sorseggiò il caffè, fissando la porta <strong>del</strong><br />
bungalow affittato dalle tre ragazze. Qualcuno aveva ritirato il<br />
giornale, ma nessuna di loro era ancora uscita di casa.<br />
Mark occupava un tavolo alle spalle di una simpatica coppia<br />
<strong>del</strong>l'Ohio, e alla sua sinistra c'erano due sposini in luna di miele,<br />
Bonnie e Ralph. Altri ospiti gli erano passati davanti, augurandogli<br />
amichevolmente il buon giorno. Alcuni di loro non avevano letto il<br />
giornale. Altri sì ed erano rimasti agghiacciati dalla notizia. Ma tutti<br />
sembravano in grado di prendere le distanze dall'omicidio. Una<br />
giovane donna sola, aggredita e uccisa. Ebbene, era facile che una<br />
donna graziosa fosse in pericolo e diventasse una potenziale vittima.<br />
Stando ai frammenti di conversazione che aveva udito intorno a sé,<br />
molti preferivano pensare che fosse una tossicomane o una<br />
prostituta, o qualunque cosa assicurasse loro che la violenza di cui<br />
era stata oggetto non li avrebbe mai sfiorati. Stava ascoltando uno di<br />
quei commenti quando finalmente la porta <strong>del</strong> bungalow numero<br />
cinque si aprì e ne uscirono le tre ragazze. Una profonda<br />
inquietudine lo assalì nel vedere Lauren Crow, la donna dai capelli
amati e dagli straordinari occhi verdi che gli ricordava così tanto<br />
Katie. Anche la bruna era una bellezza mozzafiato, esotica e<br />
flessuosa. Mark decise che doveva essere Deanna, mentre la biondina<br />
con l'aria da piccola principessa doveva essere quella di nome Heidi.<br />
La notte prima aveva pensato a loro come esche, ma l'articolo che<br />
aveva appena letto lo costrinse a vederle in termini più brutali:<br />
erano bersagli.<br />
Tutte e tre belle e giovani. Dell'età giusta. Pura tentazione per il<br />
killer che aveva gettato quel povero corpo straziato nel Mississippi.<br />
«Poveretta» stava dicendo Heidi mentre lei e le amiche si<br />
avvicinavano a un tavolo libero.<br />
«Orribile» commentò Lauren.<br />
«Sì, ma vi prego, non fatevi ossessionare da questa storia» disse<br />
Deanna. «Non ricordo le statistiche, ma in ogni momento, solo negli<br />
Stati Uniti, ci sono dozzine di serial killer all'opera. Diventeremmo<br />
pazze se dovessimo preoccuparci di loro tutti i giorni. Giusto?»<br />
«Sì, certo. È solo che... quel titolo a caratteri cubitali fa una certa<br />
impressione» disse Lauren.<br />
«Be', è naturale: il corpo era decapitato.»<br />
«Già. Più orribile il <strong>del</strong>itto, più grandi i titoli» mormorò Lauren.<br />
Deanna la prese sotto braccio e sistemò gli occhiali da sole. «Noi<br />
però siamo ragazze sveglie e non faremo niente di stupido come<br />
andare in giro da sole. Sei tu quella che ci faceva la predica sulla<br />
sicurezza ai tempi <strong>del</strong> college, e noi ti abbiamo sempre ascoltata,<br />
no?»<br />
«Mio padre era un poliziotto» le ricordò Lauren. «Ho imparato<br />
presto la lezione.»<br />
«Giusto. E l'hai insegnata a noi. Nessuna <strong>del</strong>le tre va in giro da sola<br />
di notte e tutte siamo ben attente alle persone che ci stanno<br />
intorno.»<br />
«Lo so.»<br />
«Adesso basta con gli argomenti deprimenti. È ora di fare<br />
shopping» intervenne Heidi. «Sul serio, Lauren, mia schiava adorata,
è la mia festa. So che ti preoccupi sempre dei pericoli <strong>del</strong> mondo, ma<br />
adesso andiamo a divertirci.»<br />
«Giusto, vada per lo shopping» concordò Deanna.<br />
Mark le osservava a distanza, cercando di isolare quello che<br />
dicevano dalle altre conversazioni. Studiò a lungo Deanna. Aveva<br />
l'aria stanca, come se non avesse dormito affatto.<br />
Le ragazze non l'avevano visto, dal momento che teneva il<br />
giornale aperto davanti al viso e portava gli occhiali da sole. In quel<br />
momento stavano attraversando lentamente il cortile, come se<br />
fossero incerte se andare o meno.<br />
«Caffè?» propose Deanna.<br />
«Lo prenderemo per strada» decise Heidi. «Adesso andiamo...»<br />
«... a fare shopping» concluse mesta Lauren.<br />
«Vedo che sei ancora preoccupata» sospirò l'amica.<br />
«Scommetto che è per via di quella donna di ieri sera, l'indovina»<br />
intervenne Deanna.<br />
«Non avremmo mai dovuto obbligare Lauren a fare quello che<br />
non voleva» ammise Heidi.<br />
«Ormai è acqua passata e sto bene. Andiamo.»<br />
Con grande sollievo di Mark, Lauren gli passò davanti senza<br />
notarlo e nemmeno le altre due lo degnarono di un'occhiata.<br />
Prima di uscire dal cortile, tuttavia, Lauren si fermò e si voltò a<br />
guardare indietro, perplessa, come se avesse la sensazione di aver<br />
visto qualcosa ma non sapesse esattamente cosa.<br />
Increspò la fronte quando lo sguardo le cadde su Mark e lui la<br />
fissò attraverso le lenti scure.<br />
Ebbe una lieve esitazione, e lui si chiese se l'avesse riconosciuto<br />
dalla sera prima. Il giornale gli nascondeva parte <strong>del</strong> viso, ma<br />
l'espressione <strong>del</strong>la ragazza era titubante.<br />
Deanna, concentrata a sistemare le cinghie <strong>del</strong>la borsa, la chiamò.<br />
«Ehi! Credevo che stessimo andando.»<br />
Invece di rispondere, Lauren tornò sui propri passi dirigendosi
verso Mark. «Salve» disse, guardandolo dritto in faccia.<br />
Il cuore gli fece una capriola nel petto. Assomigliava a Katie come<br />
una goccia d'acqua. «Salve.»<br />
«Se non sbaglio ci siamo già incontrati... ieri sera.»<br />
«Sì, al pub.»<br />
«Alloggi qui?»<br />
«È un gran bel posticino. Vedo che anche tu e le tue amiche l'avete<br />
scoperto.» Si alzò tendendole la mano. «Io so come ti chiami, ma<br />
non mi sono presentato. Mark Davidson.»<br />
Quando gli strinse la mano il contatto, benché <strong>del</strong> tutto casuale,<br />
gli trasmise un brivido.<br />
«Il mio cognome è Crow. Lauren Crow» mormorò lei. Si voltò<br />
verso le amiche, che l'avevano seguita e si erano fermate dietro di<br />
lei. «E queste sono Deanna Marin e Heidi Weiss.»<br />
«Salve» dissero all'unisono le due ragazze, facendosi avanti per<br />
stringergli la mano.<br />
«Voi due vi conoscete?» domandò Deanna, incuriosita.<br />
«Non proprio. Ci siamo incontrati ieri sera al pub.»<br />
«Fantastico.»<br />
«Noi siamo di Los Angeles. E tu da dove vieni?» chiese Heidi.<br />
«Al momento? Sono nel bel mezzo di un trasloco.»<br />
«Pensi di trasferirti qui a New Orleans?» domandò Deanna.<br />
«È una bella città.»<br />
«Credo di sì.» Deanna cercò di trattenere uno sbadiglio e si affrettò<br />
a scusarsi. «Ma non si riesce a dormire un granché.»<br />
Mark notò che Lauren lo stava guardando con aria sospettosa.<br />
«Che cosa fai per vivere?» si informò ancora Deanna.<br />
Lauren le diede un colpetto con il gomito e le rivolse un'occhiata<br />
di rimprovero, ma lui si limitò a ridere. «Non importa. Scrivo e<br />
suono.»<br />
«Che cosa?» gli chiese bruscamente Lauren.
«Il pianoforte e la chitarra.»<br />
«E componi, anche?» chiese Deanna.<br />
«A volte, ma per lo più mi limito a scrivere articoli per le riviste<br />
specialistiche e qualche racconto.»<br />
«Interessante» commentò Heidi.<br />
«Racconti <strong>del</strong>l'orrore?» indagò Lauren in tono velatamente<br />
provocatorio.<br />
I suoi occhi verdi non l'avevano lasciato un secondo, e Mark non<br />
poté fare a meno di chiedersi perché sembrasse così turbata da lui.<br />
«Ho provato un po' di tutto» rispose.<br />
«E sei ricco e famoso?» scherzò Heidi.<br />
«Temo di no. Mi limito a tirare avanti.»<br />
«Non so se crederci» mormorò Deanna sorridendo.<br />
«Probabilmente usi uno pseudonimo e non vuoi dircelo, confessa!»<br />
«Niente di così intrigante o misterioso, mi dispiace.»<br />
«Bene, piacere di averti conosciuto» tagliò corto Lauren, posando<br />
una mano sulla spalla di Heidi senza distogliere lo sguardo da lui.<br />
«Ora dobbiamo andare.»<br />
«Che fretta c'è?» chiese Heidi.<br />
«Hai detto che volevi andare a fare shopping» le ricordò. «Spero<br />
che ci rivedremo, Mr. Davidson, ma adesso dobbiamo proprio<br />
andare.»<br />
«Giusto» mormorò Heidi, trascinando un po' quell'unica parola.<br />
«Immagino che ci rivedremo. Dopotutto alloggiamo nello stesso<br />
albergo» si congedò Deanna.<br />
«Già» borbottò Lauren. Non sembrava affatto felice <strong>del</strong>la cosa,<br />
notò Mark.<br />
«Ti fermerai per qualche giorno?» volle sapere Heidi.<br />
«Sì. Mi hanno dato il bungalow numero sei.»<br />
«È quello accanto al nostro» osservò Lauren, senza riuscire a<br />
nascondere la sorpresa.<br />
«Davvero?»
«Immagino che allora ci rivedremo di sicuro» concluse, la<br />
diffidenza e l'irritazione evidenti nel tono di voce. «Ma adesso<br />
dobbiamo proprio andare.» Si voltò e si avviò di buon passo verso la<br />
strada.<br />
«Arrivederci» salutò Deanna.<br />
«A più tardi» aggiunse Heidi.<br />
«Certo. Godetevi New Orleans» rispose Mark, e tornò a sedersi<br />
fingendo di concentrarsi di nuovo nella lettura <strong>del</strong> giornale.<br />
«Accidenti, l'hai incontrato ieri sera e non solo non ce l'hai<br />
presentato ma non hai detto nemmeno una parola?» si meravigliò<br />
Heidi, fissando Lauren mentre si dirigevano verso Royal Street.<br />
«Non l'ho esattamente incontrato. Gli sono finita addosso.»<br />
«Che fortuna! Io finisco addosso solo agli ottantenni con il<br />
bastone» si lamentò Deanna.<br />
«Ha uno sguardo... magnetico» commentò Heidi.<br />
Lauren le lanciò una rapida occhiata.<br />
«Non guardarmi così. Io amo Barry e sono sicura che<br />
sconfiggeremo tutte le statistiche e resteremo sposati per sempre. Ma<br />
se fossi finita addosso a un tipo come quello, non l'avrei<br />
dimenticato. Tu invece non ci hai raccontato niente.»<br />
Lauren sospirò. «Che cosa avrei dovuto dirvi? Non abbiamo<br />
bevuto qualcosa insieme, non siamo usciti a cena... Mi sono<br />
scontrata con lui nel corridoio <strong>del</strong>le toilette.»<br />
«Io avrei almeno accennato alla cosa» replicò Deanna.<br />
«Alloggia nel nostro Bed&Breakfast» osservò Heidi.<br />
«Già.»<br />
Deanna si fermò e scoppiò a ridere. «Ma l'hai sentita, Heidi? Ha<br />
detto una sola parola, ed è riuscita a riempirla di diffidenza. Che<br />
cosa c'è di strano, Lauren? L'hai incontrato a New Orleans e guarda<br />
caso sta a New Orleans, pensa un po'.»<br />
«Sta a New Orleans nel nostro stesso albergo» sottolineò lei.<br />
«Io direi che è fantastico» disse Heidi.
«Tu sei fidanzata» le ricordò Lauren.<br />
«Ma non morta» ribatté con un sorriso l'amica.<br />
«Che ti prende, Lauren?» esclamò Deanna. «Di solito non ti<br />
comporti così. Quel ragazzo è affascinante ed è stato gentile. Qual è<br />
il problema?»<br />
Lauren inarcò un sopracciglio e scosse il capo. «Non lo so. Forse<br />
ero solo nervosa, ieri sera, ma sono sicura di averlo visto qui fuori,<br />
quando siamo tornate. Era fermo sulla strada.»<br />
«Se alloggia al Bed&Breakfast doveva per forza passare di qui per<br />
rientrare» le fece notare Heidi con un sorriso.<br />
«Molto acuto. Poi ho trovato Deanna che camminava nel sonno,<br />
accanto alla piscina!»<br />
Heidi si voltò verso Deanna. «Camminavi nel sonno?»<br />
«Credo di sì. Per fortuna Lauren mi ha trovata prima che<br />
annegassi. O forse, se fossi caduta in acqua, mi sarei svegliata,<br />
chissà?»<br />
«Forse non avremmo mai dovuto prendere quel volo» mormorò<br />
Heidi.<br />
«Sciocchezze! Oggi sarà una giornata stupenda» le assicurò Lauren.<br />
«Da questa parte, ragazze. La boutique dove volevate andare è a<br />
pochi isolati sulla destra. Io intanto faccio un salto nella galleria<br />
d'arte di fronte. Ci vediamo lì tra mezz'ora, e voglio vedervi con i<br />
cappelli più belli che riuscirete a trovare.»<br />
Quando ebbero raggiunto la meta di Heidi, aspettò che entrassero<br />
nel negozio e si allontanò.<br />
Il tenente di polizia Sean Canady sedeva alla scrivania <strong>del</strong> suo<br />
ufficio, al distretto, fissando il giornale.<br />
Cadavere decapitato.<br />
Un'altra volta, pensò con un gemito.<br />
«Salve, tenente.»<br />
Alzando lo sguardo, vide davanti a sé l'agente Bobby Munro.
«Ciao, Bobby.» Non gli chiese se avesse visto il titolo; era<br />
impossibile che gli fosse sfuggito.<br />
«Il Mississippi è un fiume lunghissimo. Il corpo potrebbe essere<br />
finito in acqua in qualunque punto» disse Bobby. «E ci sono un sacco<br />
di criminali che decapitano le loro vittime. Senza testa è più difficile<br />
identificarle.»<br />
Bobby era un ottimo agente, pensò Sean. Benché giovane e<br />
belloccio, era comunque un bravo poliziotto. Aveva già conosciuto<br />
l'inferno ma non era ancora demotivato. Si considerava ancora dalla<br />
parte dei buoni e credeva sul serio di poter contribuire a creare un<br />
mondo migliore.<br />
Sean si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la poltrona e guardò l'agente.<br />
Lui faceva quel mestiere da molto più tempo e, se non era proprio<br />
demotivato, era quanto meno stanco. Era originario <strong>del</strong>la regione.<br />
Sapeva di essersi guadagnato il rispetto dei suoi superiori, dal sindaco<br />
al governatore, e persino quello dei federali. Gli era concesso un<br />
largo margine di flessibilità nelle indagini. La sua parola era<br />
considerata affidabile e il suo fiuto infallibile.<br />
E quella storia non gli piaceva.<br />
«Un killer professionista che cerchi di nascondere l'identità di una<br />
<strong>del</strong>le sue vittime le avrebbe tagliato anche le mani» osservò.<br />
«Abbiamo rilevato le impronte e sono sicuro che sapremo presto chi<br />
era.»<br />
«Un traffico di droga che si è concluso male?» ipotizzò Bobby.<br />
Sean si strinse nelle spalle. «Può darsi. Tu tieni gli occhi aperti.»<br />
«Ci può contare, tenente. Ma tenga presente che il Mississippi è il<br />
fiume più grande degli Stati Uniti.»<br />
«Già.» Sean fece un mesto sorriso. «Solo che il cadavere si trova nel<br />
nostro obitorio.»<br />
Lauren terminò gli acquisti e si mise d'accordo con il gallerista<br />
perché la piccola opera d'arte che aveva scelto venisse consegnata al<br />
Bed&Breakfast, dopodiché uscì in Royal Street. Il sole splendeva alto<br />
nel cielo. Si schermò gli occhi con una mano mentre con l'altra
frugava nella borsa alla ricerca degli occhiali da sole. Quando una<br />
<strong>del</strong>le tipiche carrozze trainate dai muli le passò davanti, batté le<br />
palpebre e strizzò gli occhi contro il bagliore <strong>del</strong> sole. Avrebbe<br />
giurato di aver visto Deanna sul sedile anteriore accanto al<br />
conducente, un uomo alto e scuro, con un cappello a cilindro.<br />
La carrozza viaggiava a velocità sostenuta.<br />
«Deanna?» gridò, seguendo il veicolo, ma il traffico la costrinse a<br />
tornare rapidamente sul marciapiede e a farsi strada tra la folla, e la<br />
vettura era ormai lontana quando finalmente rinunciò a inseguirla.<br />
E poi, non era possibile che fosse Deanna, si disse. Non avrebbe<br />
mai preso una carrozza da sola, e in quel momento avrebbe dovuto<br />
essere a far compere con Heidi.<br />
Quando però attraversò la strada per raggiungere la boutique<br />
dove avevano appuntamento, trovò solo Heidi nel retro, intenta a<br />
provare diversi cappelli.<br />
«Ciao» la salutò. «Come ti sembra questo?»<br />
Indossava un cappello di paglia a tesa larga con un fiore dai colori<br />
sgargianti. Le stava molto bene.<br />
«È perfetto» disse. «Dov'è Deanna?»<br />
«Ha detto qualcosa a proposito di un negozietto qui accanto.<br />
Tornerà subito.»<br />
«Avrei giurato di averla appena vista a bordo di una carrozza.»<br />
«Perché mai dovrebbe fare un giro in carrozza senza di noi?»<br />
chiese Heidi.<br />
«In effetti, non avrebbe senso.»<br />
«Quindi probabilmente hai visto soltanto una ragazza che le<br />
assomiglia» disse Heidi. «Sai, i prezzi sono un po' alti, in questo<br />
negozio, ma il cappello mi piace molto. Che ne dici, secondo te<br />
dovrei prenderlo?»<br />
«Sì, certo» le rispose in tono distratto lei. «Vado a vedere nel<br />
negozio qui accanto.»<br />
Heidi si voltò a guardarla. «Sembri preoccupata.»<br />
«No, non proprio.»
«Lauren, è pieno giorno! Ci sono milioni di persone per le strade.»<br />
«Lo so.»<br />
«E va bene» sospirò Heidi. «Andiamo a cercarla.»<br />
«Tu compra il cappello. Io vado a vedere qui di fianco.»<br />
«D'accordo, ti raggiungo lì.»<br />
Appena uscita in strada, Lauren fu letteralmente aggredita dalla<br />
musica. Si fermò di colpo.<br />
Stava succedendo qualcosa per strada. Un funerale jazz, intuì. Il<br />
carro funebre, trainato da muli e scortato dalla polizia a cavallo,<br />
passò davanti a lei proprio mentre usciva. Dietro venivano parenti e<br />
amici e, con loro, i musicisti. Era uno spettacolo che non si vedeva<br />
tutti i giorni; aveva un che di unico, di triste e meraviglioso insieme.<br />
Era una cerimonia in grande stile, pensò.<br />
Probabilmente il corteo era partito dalla chiesa e avrebbe<br />
accompagnato il feretro fino al cimitero, che si trovava piuttosto<br />
lontano da lì. In quel momento i musicisti stavano suonando un<br />
lamento funebre, ma lei aveva assistito ad altri funerali jazz e sapeva<br />
che una volta arrivati al cimitero avrebbero celebrato la vita <strong>del</strong><br />
defunto, concludendo con il vecchio gospel When the Saints Go<br />
Marching In, una vecchia usanza che univa le credenze africane con i<br />
riti religiosi <strong>del</strong>l'Occidente.<br />
Per strada tutti si erano fermati a osservare il corteo funebre che<br />
procedeva lentamente.<br />
Lauren fece lo stesso.<br />
Le persone <strong>del</strong> corteo funebre erano vestite di nero, bianco e tutte<br />
le sfumature intermedie di grigio. Uno dei trombettisti era un<br />
afroamericano molto alto, con bei lineamenti scolpiti. Mentre<br />
suonava, posò lo sguardo su Lauren e lei gli fece un cenno <strong>del</strong> capo<br />
in segno di rispetto. Stranamente, l'uomo continuò a guardarla con<br />
aria solenne finché non l'ebbe superata.<br />
Lauren rimase ad ascoltare il malinconico inno finché non fu che<br />
un'eco lontana, coperta ben presto dai rumori <strong>del</strong>la strada e da una<br />
banda rock che suonava in un angolo. Poi si riscosse e si affrettò a<br />
raggiungere il negozio accanto.
Vide T-shirt, scatolette con pozioni voodoo, teste di alligatori,<br />
can<strong>del</strong>e votive, ma nessuna traccia di Deanna.<br />
Aspettò qualche minuto. Poi, visto che Heidi non si faceva vedere,<br />
tornò alla boutique dove l'aveva lasciata poco prima, ma non vi<br />
trovò nessuna <strong>del</strong>le due amiche,<br />
Irritata, tirò fuori il cellulare e digitò il numero di Deanna, e<br />
quando le rispose la segreteria telefonica lasciò un messaggio. La<br />
stessa cosa si ripeté con quello di Heidi. Imprecando tra sé, lasciò un<br />
messaggio anche a lei.<br />
Non voleva allontanarsi troppo, certa che fossero da qualche<br />
parte lì vicino. Ma dopo essere entrata e uscita da una dozzina di<br />
negozi, caffè e ristoranti, sentì crescere il livello di irritazione.<br />
Cedendo al caldo e alla stanchezza, scelse un locale con dei<br />
tavolini sulla strada e ordinò un gigantesco tè freddo.<br />
Per ingannare il tempo tirò fuori l'album da disegno per<br />
immortalare uno scorcio di strada particolarmente suggestivo, e si<br />
trovò a fissare il ritratto <strong>del</strong>l'indovina che aveva fatto la sera prima.<br />
«Ci hai rovinato la festa, sai?» mormorò, rivolta alla donna <strong>del</strong>lo<br />
schizzo. Aveva una bellezza che colpiva; tutto in lei era fuori <strong>del</strong><br />
comune, dal colore <strong>del</strong>la pelle alla struttura ossea <strong>del</strong> viso.<br />
«Ehi, parli da sola?» disse qualcuno.<br />
Lauren alzò lo sguardo, sorpresa, e qualcosa le fece scattare un<br />
allarme in testa.<br />
L'attraente vicino <strong>del</strong> bungalow numero sei le stava davanti con<br />
un piacevole sorriso sul volto. Si chiamava Mark, ricordò.<br />
Non rispose, combattuta tra un'istintiva diffidenza e l'inesplicabile<br />
desiderio di avviare una conversazione. Era davvero un bel ragazzo.<br />
Alto e ben proporzionato, prestante senza avere un fisico da<br />
culturista; i lineamenti <strong>del</strong> viso erano di una bellezza classica e<br />
intensamente virile. Le piaceva perfino il suo odore e si sentiva<br />
stranamente invogliata ad avvicinarsi di più a lui.<br />
Mi piacerebbe davvero conoscerlo, ammise.<br />
Eppure qualcosa, in quell' uomo, la spaventava. O forse a<br />
spaventarla era l'attrazione che esercitava su di lei, considerò.
Sarebbe stata così intimorita se non fosse stato per quello che era<br />
successo nella tenda <strong>del</strong>l'indovina il giorno prima, con la sfera di<br />
cristallo e l'illusione di genuino pericolo che aveva provato?<br />
«Wow» esclamò Mark, guardando lo schizzo. «È davvero<br />
splendido.»<br />
«Grazie» mormorò, imbarazzata.<br />
Non le chiese se poteva tenerle compagnia e lei non gli aveva<br />
detto nulla che potesse passare per un invito, tuttavia Mark scostò la<br />
sedia di fronte e si mise a sedere.<br />
Era contenta che l'avesse fatto, si rese conto Lauren. Le piaceva<br />
stare con lui, parlare con lui e sentire su di sé il suo sguardo.<br />
Tuttavia la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era<br />
forte, e la indusse a rimanere sulla difensiva.<br />
«Sei una vera artista» osservò Mark.<br />
«È il mio lavoro.»<br />
Lui le rivolse un sorriso affascinante. «Non tutti sono abbastanza<br />
bravi da trasformare una passione in lavoro.»<br />
«Sono stata fortunata.»<br />
«Anche le tue amiche sono artiste?»<br />
«In un certo senso... Si occupano di progettazione grafica.»<br />
«Vuoi dire che create marchi, depliant e cose <strong>del</strong> genere?» indagò<br />
educatamente lui.<br />
«Sì, e anche campagne pubblicitarie e così via.»<br />
Non voleva che se ne andasse. Che cosa c'era in lui che la attirava<br />
così intensamente?, si chiese. Avrebbe voluto toccarlo, assicurarsi che<br />
fosse reale, seguire i contorni <strong>del</strong> suo viso, sentire i battiti <strong>del</strong> suo<br />
cuore sotto il palmo <strong>del</strong>la mano.<br />
Lui tamburellò con le dita accanto all'album. «Ho visto questa<br />
donna. La somiglianza è incredibile. C'è qualcosa di magico in lei e tu<br />
l'hai colto alla perfezione.»<br />
«Grazie.» Lauren esitò. «Così... la conosci?»<br />
Mark scosse il capo. «L'ho vista passeggiando nella piazza. Ha un
viso così particolare che è impossibile non notarla. Siete andate tutte<br />
e tre a farvi predire il futuro da lei?»<br />
«Sì.»<br />
«E...?»<br />
Il suo tono era scherzoso, il sorriso accattivante. Eppure Lauren<br />
avvertì una nota seria nella sua voce, come se lui sospettasse che<br />
aveva avuto <strong>del</strong>le strane visioni.<br />
Impossibile, naturalmente.<br />
«Avremo tutte una vita lunga e felice» mentì.<br />
«Splendido. Dove sono le tue amiche? Si sono smarrite nei<br />
meandri di New Orleans?» le chiese, corrugando lievemente la fronte<br />
malgrado il tono leggero.<br />
«No, le ho solo perse di vista mentre facevamo shopping.»<br />
«E sei preoccupata.»<br />
«È pieno giorno e ci sono migliaia di persone qui intorno» replicò<br />
lei.<br />
Quando la cameriera si avvicinò al loro tavolo, Mark ordinò un tè<br />
freddo, quindi si rivolse a Lauren. «Posso offrirti il pranzo?»<br />
«Dovrei aspettare le mie amiche.» La ragazza lanciò un'occhiata<br />
alla strada, poi riportò l'attenzione su di lui e sobbalzò quando Mark<br />
posò una mano sulla sua. Una miriade di sensazioni si accese sulla<br />
pelle, fluì nelle vene e si condensò al centro <strong>del</strong> suo essere come un<br />
fiume di lava incandescente. Era tentata di ritrarre la mano, ma in<br />
quel modo si sarebbe tradita. Lo guardò inarcando un sopracciglio.<br />
Improvvisamente lui si fece serio in volto e parlò con voce grave.<br />
«Forse penserai che sono pazzo, ma ti assicuro che non è così. Ho<br />
paura che tu e le tue amiche siate in pericolo.»<br />
«Oh, per favore» mormorò Lauren, chiudendo gli occhi un istante<br />
per nascondere la <strong>del</strong>usione che si fosse rivelato uno squilibrato.<br />
«Non di nuovo questa storia.»<br />
Ora voleva solo che se ne andasse. Per un istante si era illusa che<br />
la trovasse interessante, attraente, che volesse farle la corte. Aveva<br />
desiderato che lo facesse. Le sue attenzioni la lusingavano... eppure
aveva la fastidiosa sensazione che ci fosse qualcosa sotto ogni parola<br />
che diceva, che non volesse essere veramente con lei e che fosse<br />
semplicemente pazzo.<br />
«In che senso di nuovo?» le domandò, brusco, Mark.<br />
Lauren si sentì assalire dall'irritazione e da un inquietante senso di<br />
paura. «L'indovina mi ha detto la stessa cosa. Siamo qui per una festa<br />
di addio al nubilato, Mr. Davidson. Heidi sta per sposarsi e abbiamo<br />
pianificato questo viaggio da mesi. Non riesco a capire perché uno<br />
sconosciuto come te dovrebbe volerci rovinare il divertimento.»<br />
Lui era rimasto calmo, appoggiato allo schienale <strong>del</strong>la sedia.<br />
Lauren non poteva decifrare la sua espressione perché<br />
improvvisamente i suoi occhiali sembravano scuri come la notte.<br />
Sapeva che avrebbe dovuto dirgli semplicemente di andarsene, ma<br />
per qualche inesplicabile ragione non riusciva a farlo.<br />
A impedirglielo non era il fatto che lui le teneva ancora la mano.<br />
Non sapeva resistere alla sua presenza.<br />
«Ti giuro che non desidero altro che sapervi al sicuro» mormorò<br />
Mark.<br />
«Io non sono in pericolo!»<br />
«Sì, invece. Hai visto i titoli dei giornali.»<br />
Lauren scosse il capo, rabbrividendo. «Vuoi dire che qualsiasi<br />
donna che si trovi lungo le rive <strong>del</strong> Mississippi rischia di essere<br />
uccisa?»<br />
«Sì.»<br />
«Oh, andiamo!»<br />
«C'è un killer in azione qui intorno» replicò lui, con una sicurezza<br />
tale che Lauren si sentì improvvisamente avvolta dal gelo benché<br />
facesse piuttosto caldo.<br />
«Sei un poliziotto?» gli domandò di punto in bianco.<br />
«No.»<br />
«FBI?»<br />
«No.»
«Allora chi sei esattamente?»<br />
«Te l'ho detto, uno scrittore e un musicista.»<br />
«Oh, be', questo spiega molte cose» ironizzò lei. «Sono sicura che<br />
sai tutto dei serial killer e che sai anche come e perché le mie amiche<br />
e io saremmo in pericolo.»<br />
Il tono calmo e autorevole con cui le rispose le ghiacciò il sangue<br />
nelle vene. «È così.»<br />
Lauren si limitò a fissarlo, allibita.<br />
La cameriera portò il tè e Mark la ringraziò.<br />
«Io adesso me ne vado» annunciò Lauren, tornando al presente. «E<br />
tu lascerai in pace me e le mie amiche» aggiunse con fermezza.<br />
Lui ignorò le sue parole. «Io so chi è il killer. Lo conosco da molto<br />
tempo. È stato lui a uccidere la mia fidanzata.»<br />
Lauren rimase inchiodata sul posto mentre le tornava alla mente<br />
ciò che lui aveva detto quando si erano scontrati nel corridoio <strong>del</strong><br />
pub. Il nome che aveva pronunciato.<br />
«Katie?» mormorò, e dopo una breve esitazione aggiunse: «La<br />
donna per cui mi hai scambiata ieri sera?».<br />
«Sì.»<br />
«Io non sono Katie.»<br />
Mark incurvò le labbra in un mesto sorriso. «Lo so.»<br />
«E tu credi che quell'uomo... l'abbia uccisa?»<br />
Mark esitò prima di annuire.<br />
«È morta qui, a New Orleans?» indagò Lauren.<br />
«No.»<br />
«Oh, capisco.»<br />
«No, non puoi capire» ribatté Mark. «Katie lo incontrò qui,<br />
durante un viaggio. E ora ho paura che ti stia dando la caccia,<br />
proprio come ha fatto con lei.»<br />
Lauren sospirò e abbassò lo sguardo.<br />
Quell'uomo era affascinante, aveva un sex appeal pazzesco... ed
era assolutamente pazzo. Avrebbe potuto essere addirittura un<br />
assassino.<br />
Per quel che ne sapeva, era possibile che fosse lui stesso a darle la<br />
caccia.<br />
Stava per allontanarsi dal tavolo quando le domandò: «Siete<br />
rimaste sempre nel bungalow, chiuse a chiave, dopo che siete<br />
rientrate, ieri sera?».<br />
«Ti ho visto che ci stavi osservando dalla strada» lo accusò Lauren<br />
invece di rispondere.<br />
«Siete rimaste chiuse in casa?» ripeté lui.<br />
«Sì, anche se non sono affari tuoi» mentì.<br />
Lui sembrava ancora preoccupato. «Te l'ho chiesto perché è<br />
importante» spiegò con calma.<br />
Lauren si sentiva stranamente indecisa ed era irritata con se stessa<br />
perché non riusciva ad andarsene lasciando le cose tra loro in<br />
sospeso.<br />
In effetti, qualcosa era veramente successo, quella notte. Deanna<br />
era uscita dal bungalow in stato di sonnambulismo, cosa che non le<br />
era mai successa prima, e Lauren l'aveva seguita. Non solo, aveva<br />
avuto la netta sensazione che ci fosse qualcun altro, là fuori, e che in<br />
qualche modo Mark lo sapesse.<br />
Ai limiti <strong>del</strong>la sua coscienza indugiavano il ricordo <strong>del</strong> sogno di cui<br />
lui era stato protagonista e la ridicola speranza che, contro ogni<br />
evidenza, Mark si rivelasse perfettamente sano di mente.<br />
Si sforzò di sorridere con noncuranza. «D'accordo. Abbocco.<br />
Perché è così importante?»<br />
Anziché rispondere, Mark frugò nel taschino <strong>del</strong>la camicia. «Voglio<br />
darti una cosa.»<br />
«Non posso accettare niente da te.»<br />
Lui la guardò con un sorriso seducente e divertito insieme. «Stai<br />
tranquilla, non comporta alcun vincolo» le assicurò.<br />
Lauren era colpita dalla sensualità che trasudava da quell'uomo,<br />
apparentemente senza che se ne rendesse conto.
Dio, come avrebbe voluto che fosse normale. Non aveva mai<br />
incontrato nessuno come lui, non aveva nemmeno sognato di poter<br />
incontrare un tipo simile dopo aver perso Ken. Il timbro <strong>del</strong>la sua<br />
voce era affascinante, il linguaggio <strong>del</strong> corpo sottilmente provocante.<br />
Se solo l'avesse incontrato in altre circostanze...<br />
«Questa apparteneva a Katie» le disse, sporgendosi verso di lei.<br />
Lauren guardò l'oggetto che aveva tirato fuori dal taschino. Era<br />
una croce d'argento, molto bella e chiaramente antica. «Non posso<br />
accettarla, davvero» rispose, fissandolo dall'altro lato <strong>del</strong> tavolo.<br />
«Ti prego.»<br />
«È un oggetto di valore.»<br />
«Non lo venderei nemmeno tra mille anni.»<br />
Lei scosse il capo. «No, davvero.»<br />
Improvvisamente le sorrise. «Se la prendessi e la portassi al collo,<br />
mi sentirei più tranquillo sapendoti in giro per New Orleans. Potrei<br />
perfino smettere di darti noia.»<br />
«Secondo me hai qualche rotella fuori posto» gli disse in tutta<br />
franchezza Lauren.<br />
«Non è così, credimi.»<br />
Lei bevve un lungo sorso di tè, poi posò entrambi i gomiti sul<br />
tavolo e si sporse verso di lui. «Okay, guardiamola dal mio punto di<br />
vista. Prima ti finisco addosso in un pub, poi ti vedo fermo nella<br />
strada dove abito.»<br />
«È anche la mia.»<br />
«Una semplice coincidenza, vero?»<br />
Lui si strinse nelle spalle.<br />
«Okay. Poi mi siedo a bere un tè ed ecco che salti fuori tu con una<br />
storia assurda a proposito di un killer. Non credi che dovresti andare<br />
alla polizia se sai chi è l'assassino?»<br />
«Forse. Solo che non so bene come spiegare ciò che so.»<br />
«Perché è pura follia» suggerì in un sussurro Lauren. «Ti giuro che<br />
voglio solo saperti al sicuro.»
Lauren emise un gemito, guardandosi le mani. «Ho ascoltato una<br />
parte <strong>del</strong>la tua storia e non sono sicura di voler sentire il resto. Ti<br />
prego... tu mi piaci molto ma... Devo chiederti davvero di stare<br />
lontano da me.»<br />
Ecco fatto. Ci era riuscita, gli aveva detto di lasciarla in pace.<br />
Lui tornò ad appoggiarsi allo schienale <strong>del</strong>la sedia e raddrizzò le<br />
spalle, fissandola con espressione rassegnata e un po' dispiaciuta.<br />
A un tratto Lauren udì la voce di Heidi. «Eccoti qui! Lauren, perché<br />
non rispondevi al telefono? Oh, ciao, Mark. Okay, adesso capisco<br />
perché non rispondevi! Possiamo unirci a voi o dobbiamo toglierci<br />
dai piedi?»<br />
Heidi non era sola. Deanna era con lei. La sua voce era scherzosa,<br />
era una splendida giornata e tutto era normale.<br />
Eppure...
Capitolo 5<br />
Mark Davidson era un tipo affascinante e le sue amiche sapevano<br />
civettare spudoratamente quando ci si mettevano, pensò Lauren.<br />
Quando chiese loro dove fossero finite, Deanna parve sorpresa<br />
che si fosse preoccupata tanto solo perché si erano allontanate senza<br />
avvisare. «Stavamo facendo shopping, se non sbaglio» rispose, un po'<br />
piccata. «E sono perfettamente in grado di entrare e uscire dai negozi<br />
da sola. Sei tu, piuttosto, quella che ci ha piantate in asso.»<br />
Ignorando l'accusa, Lauren le domandò se per caso avesse preso<br />
una carrozza. «Perché mai avrei dovuto farlo?» fu la sconcertata<br />
risposta <strong>del</strong>l'amica.<br />
Quello che l'aveva turbata tanto, in realtà non era che una mera<br />
coincidenza, si rimproverò Lauren. Forse era il caso che cominciasse<br />
a preoccuparsi per se stessa.<br />
Ordinarono un paio di po'boy, i tradizionali sandwich con frittura<br />
di mare, mentre Mark le intratteneva con i racconti dei suoi viaggi e<br />
<strong>del</strong> suo lavoro.<br />
«Devi essere un musicista di talento» osservò Heidi, di buon<br />
umore.<br />
«Questo lo lascio decidere a chi ascolta» replicò Mark.<br />
«Mi piacerebbe molto sentirti suonare» disse Lauren.<br />
Lui si strinse nelle spalle. «Raccontatemi qualcosa di più sulla vostra<br />
attività: mi incuriosisce molto.»<br />
Era stato molto abile a stornare il discorso da sé, penso Lauren,<br />
ma lei non gliel'avrebbe fatta passare liscia. «Anche Mark ha perso la<br />
sua fidanzata» raccontò alle amiche. «Si chiamava Katie e secondo lui<br />
mi assomigliava molto. Oppure io somiglio a lei, dipende dai punti<br />
di vista... »<br />
Tutti ammutolirono. «Mi dispiace» mormorò infine Heidi<br />
rompendo il silenzio.<br />
«Anche a me.» Deanna allungò il braccio sul tavolo e strinse la<br />
mano di Mark.
Lauren notò che lui la scrutava come se volesse scoprire qualcosa<br />
o aspettasse che lei in qualche modo si tradisse. «Mark è preoccupato<br />
per noi» riprese.<br />
«Perché?» volle sapere Heidi.<br />
«A causa <strong>del</strong> cadavere che hanno trovato nel Mississippi» spiegò<br />
Lauren.<br />
Con sua sorpresa, Heidi gli rivolse un sorriso luminoso. «È così<br />
carino da parte tua!»<br />
«Pensate, andiamo in vacanza e conosciamo un giovanotto così<br />
affascinante e protettivo» esclamò Deanna. «E alloggia proprio nel<br />
bungalow accanto al nostro» aggiunse, rivolta a Lauren.<br />
Dovevano aver preso tutte e due un colpo di sole, decise lei. Il<br />
modo in cui civettavano con lui... non era sicura se le facesse venire<br />
voglia di gridare o le desse la nausea. «Crede di sapere chi è il killer;<br />
è convinto che sia lo stesso che ha ucciso la sua fidanzata.»<br />
«Oh, mio Dio!» Deanna si sporse verso Mark, sfiorandogli il<br />
braccio con sincera partecipazione.<br />
«Non ho detto che l'ha uccisa, ma che è responsabile <strong>del</strong>la sua<br />
morte» precisò Mark, aggrottando la fronte.<br />
«Be', se sei in possesso di informazioni significative, credo che<br />
dovresti andare alla polizia» gli disse Heidi.<br />
«Avete ragione, dovrei farlo» ammise lui, alzandosi. «Bene, penso<br />
che farò due passi fino al distretto di polizia. Grazie per avermi<br />
tenuto compagnia a pranzo, ragazze. Se avete bisogno di me, mi<br />
trovate al bungalow numero sei.»<br />
«Siete impazzite?» sibilò Lauren non appena si fu allontanato.<br />
Mark si voltò a guardarla con espressione divertita, e lei capì che<br />
l'aveva sentita anche a distanza. Arrossì,<br />
imbarazzata.<br />
«Si può sapere che cosa ti prende?» le chiese Heidi. «È un ragazzo<br />
davvero affascinante.»<br />
«È proprio questo il punto» borbottò lei.<br />
«Ti comporti in modo ridicolo, Lauren. È chiaro che hai fatto
colpo su di lui, ma se sei così idiota da non accorgertene e non hai<br />
intenzione di lanciarti, lascia almeno una possibilità a Deanna.»<br />
«Be', mia cara, se davvero non ti interessa sei messa peggio di<br />
quanto pensassi» commentò Deanna.<br />
«Ehi, non sono io quella che cammina nel sonno» replicò lei. «E<br />
quel tizio nasconde qualcosa... Scommetto quello che volete che<br />
mente e che non è affatto diretto al distretto di polizia.»<br />
«Potremmo seguirlo» propose Deanna.<br />
«Sì, dopo aver chiesto il conto. Ha pranzato con noi e se n'è<br />
andato senza nemmeno pagare» fece notare Lauren, agitando la<br />
mano per chiamare la cameriera.<br />
«Può portarci il conto, per favore?» chiese quando la donna le<br />
raggiunse.<br />
«Il signore che era con voi mi ha lasciato il numero <strong>del</strong>la carta di<br />
credito prima di sedersi al vostro tavolo» le informò.<br />
«Oh, grazie.» Lauren la guardò, confusa.<br />
«Le lasceremo una mancia» disse Heidi.<br />
«Il vostro amico è stato molto generoso» rispose la cameriera.<br />
«Non ce n'è bisogno, davvero.»<br />
«Be', aggiungeremo qualcosa in ogni caso» mormorò Heidi, e<br />
mentre Lauren e Deanna si alzavano, frugò nella borsa e posò una<br />
banconota sul tavolo. «Ehi, guardate qua» esclamò un secondo dopo.<br />
Era la croce d'argento. Lauren si rese conto che Mark l'aveva<br />
lasciata sul tavolo.<br />
«Da dove arriva?» domandò Heidi, incuriosita.<br />
«L'ha lasciata Mr. Fantastico» rispose Lauren, scuotendo il capo<br />
mentre gliela prendeva di mano. «Andiamo, voglio dimostrarvi che<br />
ci ha raccontato un sacco di storie.»<br />
Le condusse a passo spedito attraverso il Quartiere Francese,<br />
ignorando per una volta l'architettura degli edifici, che non mancava<br />
mai di incantarla, e i musicisti di strada che sembravano sempre così<br />
bravi. Quando raggiunsero il distretto di polizia, Lauren aprì la porta<br />
e si bloccò di colpo.
Mark Davidson stava parlando con il sergente di turno allo<br />
sportello.<br />
La ragazza indietreggiò in tutta fretta, pestando un piede a Heidi e<br />
finendole addosso.<br />
«Ehi!» protestò lei.<br />
«Ne deduco che Mr. Davidson è proprio qui» disse Deanna con un<br />
sorrisetto saputo.<br />
«Sì» ammise Lauren, sconcertata.<br />
«Vedi?» fece Deanna.<br />
«Eppure c'è qualcosa che non va...»<br />
«Tu pensi sempre che ci sia qualcosa che non va» replicò l'amica.<br />
«Lauren, non puoi vivere la tua vita se non ti va mai bene niente»<br />
aggiunse poi in tono più gentile.<br />
«No, voi non capite» cercò di giustificarsi lei.<br />
«Capiamo benissimo, invece» replicarono all'unisono Deanna e<br />
Heidi, guardandola con aria preoccupata. Erano entrambe convinte<br />
che avesse un disperato bisogno di lasciarsi alle spalle il passato.<br />
«No, vi sbagliate» replicò lei. «Sto bene, adesso. Mi piacerebbe<br />
incontrare il ragazzo giusto - o almeno uno non troppo sbagliato -<br />
andare al cinema, a cena, a un concerto... E so benissimo che non è<br />
necessario programmare una vita intera per uscire con qualcuno.»<br />
Heidi scambiò uno sguardo grave con Deanna. «Sai di che cosa<br />
avrebbe bisogno?»<br />
«Sì» rispose lei.<br />
«Di che cosa?» chiese Lauren.<br />
«Sesso, mia cara. Scatenato, selvaggio, passionale» rispose Deanna.<br />
«Oh, ti prego!»<br />
«Istintivo. Sfrenato» aggiunse Heidi.<br />
«Volete finirla, per cortesia?» cercò di fermarle Lauren.<br />
«Guarda, è diventata rossa. Aha, allora è attratta da lui» osservò<br />
Deanna, trionfante.<br />
«Del resto, come potrebbe non esserlo?»
«Sentite» insistette Lauren. «C'è davvero qualcosa che non va in<br />
quel tizio.»<br />
Le altre due si scambiarono un'occhiata. «L'indovina» affermò<br />
Deanna.<br />
Heidi prese sotto braccio Lauren. «Non so che cosa dobbiamo fare<br />
con te. Aspetta! Mi è venuta un'idea grandiosa! Andiamo a giocare a<br />
Craps.»<br />
«Tu perdi sempre a Craps» le ricordò Lauren.<br />
«Però mi diverto moltissimo. Avanti, schiava, andiamo al casinò<br />
<strong>del</strong>l'Harrah's Hotel. Più tardi prenderemo il sole accanto alla piscina<br />
e prima di cena faremo un tuffo. Stasera cucina tipica <strong>del</strong>la Louisiana<br />
da K-Paul, e per concludere giro turistico in Bourbon Street in cerca<br />
di buona musica. Non è grandioso?»<br />
«Grandioso» disse Lauren, anche se non sembrava convinta. Poi<br />
guardò Deanna increspando la fronte. «Sei sicura di non aver fatto<br />
un giro in carrozza, oggi? Giurerei di averti vista in compagnia di un<br />
uomo alto, dai capelli scuri, come quello con cui stavi parlando ieri<br />
sera al bar.»<br />
«Quello carino?»<br />
«Sì. Sei andata in carrozza con lui?»<br />
«No.»<br />
Era difficile stabilire quando Deanna arrossiva, perché la sua<br />
carnagione aveva una <strong>del</strong>icata sfumatura bronzea, eppure a Lauren<br />
parve che fosse diventata rossa.<br />
Come se avesse mentito.<br />
«Ehi, date retta a me, schiave» le richiamò Heidi.<br />
Entrambe si voltarono a guardarla. «Al casinò» ordinò.<br />
Lauren sospirò senza distogliere lo sguardo da Deanna.<br />
«D'accordo, andiamo al casinò.»<br />
Mark sapeva che le ragazze l'avevano seguito, istigate da Lauren.<br />
Per fortuna se n'erano andate subito.
Al distretto di polizia aveva ottenuto più informazioni di quanto si<br />
aspettasse, anche se era passato parecchio tempo da quando abitava<br />
a New Orleans e molte cose erano cambiate.<br />
Al sergente di turno aveva detto di non avere informazioni sicure,<br />
ma di essere al corrente <strong>del</strong>la presenza in città di un europeo che era<br />
stato coinvolto in diversi crimini oltre oceano, omicidi le cui vittime<br />
erano simili alla donna trovata nel Mississippi.<br />
Si aspettava di essere introdotto in qualche ufficio per parlare con<br />
un passacarte annoiato. Invece, con sua grande sorpresa, l'avevano<br />
accompagnato dal tenente Sean Canady, un uomo imponente, con<br />
gelidi occhi azzurri e un mento volitivo.<br />
«Mi hanno detto che ha informazioni riguardo al cadavere<br />
decapitato che abbiamo ripescato nel fiume» disse Canady,<br />
rimettendosi a sedere dopo una breve stretta di mano e indicandogli<br />
una sedia davanti alla scrivania.<br />
«Non esattamente» lo corresse Mark. «Ma ho motivo di credere<br />
che il <strong>del</strong>itto possa essere collegato a un uomo di nome Stephen<br />
Delansky, che ritengo si trovi in città.»<br />
«Capisco.» Canady posò le mani sulla scrivania. «Purtroppo, Mr.<br />
Davidson, gli omicidi non sono rari e nemmeno le vittime<br />
decapitate, anche se devo ammettere che quest'ultimo dettaglio è già<br />
più insolito.»<br />
«No, certo.»<br />
«Dunque...?»<br />
Mark respirò a fondo. «Secondo alcune antiche credenze, la<br />
decapitazione impedisce a un mortale di essere trasformato in<br />
vampiro. E una più recente afferma che alcuni vampiri usano tale<br />
precauzione con le vittime di cui non sono interamente... sicuri.<br />
Controllo <strong>del</strong>la popolazione, in un certo senso. Selezione dei più... »<br />
«Dei più forti? Dei più furbi?» disse Canady.<br />
Probabilmente lo riteneva un idiota, pensò Mark. «Sì.»<br />
Il tenente non batté ciglio. O stava cercando di intrattenerlo fino<br />
all'arrivo <strong>del</strong> furgone imbottito per il manicomio, oppure non c'era<br />
più niente che lo sorprendesse.
A meno che...<br />
A meno che non avesse già avuto <strong>del</strong>le esperienze con i vampiri.<br />
«Vuole dire che c'è un vampiro a piede libero a New Orleans?»<br />
Mark scosse il capo. «No» rispose, quindi prese fiato prima di<br />
concludere: «Sto dicendo che ce ne sono molti».<br />
«Guarda! È tornato fuori il Mostro <strong>del</strong>la laguna nera!» esclamò<br />
Deanna, trionfante, guardando Lauren con gli occhi che brillavano di<br />
gioia. «Bonus, bonus, bonus.»<br />
Deanna adorava le slot machine, e quella in particolare più <strong>del</strong>le<br />
altre.<br />
Entrambe si erano allontanate dal tavolo di Craps dopo aver<br />
perso troppo rapidamente le proprie fiches, lasciando Heidi, che<br />
invece stava vincendo, a continuare da sola.<br />
Avevano ripiegato sulle slot machine e ora, anche se le puntate<br />
erano minime, almeno stavano vincendo.<br />
«Non è fantastico?» disse Lauren, indicando il mostro. «Sembra<br />
incredibile che il film facesse davvero paura.»<br />
Lauren rifletté sulla domanda. «È stato molto tempo fa, prima che<br />
inventassero gli effetti speciali di cui disponiamo oggi giorno.»<br />
«Non credo che io mi sarei lasciata spaventare» dichiarò Deanna<br />
con un sorriso.<br />
«Cocktail?» Una graziosa cameriera in abiti succinti interruppe la<br />
loro conversazione.<br />
Deanna guardò l'orologio. «Certo.»<br />
«Ricordi che hai fatto la sonnambula, ieri notte?» le sussurrò<br />
Lauren.<br />
Deanna agitò una mano in aria. «Sono quasi le cinque.»<br />
«Sono le tre.»<br />
«Be', ormai non manca molto. Un Bacardi Cola, per favore»<br />
ordinò alla cameriera. «E tu, smettila di comportarti come se fossi<br />
mia madre. Se non sbaglio, questo doveva essere un weekend
scatenato.»<br />
«Una birra a bassa gradazione» ordinò Lauren.<br />
«Wow, ti sei lanciata, vedo» la prese in giro Deanna.<br />
Lauren osservò attentamente l'amica. Aveva un fisico da mo<strong>del</strong>la,<br />
e l'altezza, insieme al colorito e ai lineamenti esotici, facevano sì che<br />
fosse difficile scambiarla per un'altra persona.<br />
«Davvero non hai fatto un giro in carrozza questa mattina?» le<br />
chiese.<br />
«No» rispose Deanna, guardandola fissa negli occhi. «Dov'eri?»<br />
«Dov'eri tu?»<br />
«Ti stavo cercando.»<br />
«Ho lasciato Heidi che provava il venticinquesimo cappello e ho<br />
girato un po' per i negozi lì intorno.»<br />
Ancora una volta a Lauren parve di vederla arrossire. «Che cosa<br />
stai cercando di nascondermi?» indagò.<br />
Deanna si strinse nelle spalle. «Va bene, ho incontrato quel tipo<br />
<strong>del</strong> pub.»<br />
«Oh?» Lauren avvertì una strana sensazione di disagio. «È con lui<br />
che mi sembrava di averti vista, infatti.»<br />
«Che strano» mormorò Deanna.<br />
«Che cosa?»<br />
«C'era una carrozza... be', ci sono un sacco di carrozze a New<br />
Orleans, e io ero tentata di prenderne una, ma poi ho visto Jonas.»<br />
«Jonas?»<br />
«Il ragazzo <strong>del</strong> pub.»<br />
«E poi?» incalzò Lauren.<br />
«Abbiamo chiacchierato, lui ha detto che sperava di incontrarmi<br />
ancora stasera e se n'è andato. Ho cercato Heidi e poi ti abbiamo<br />
vista insieme al bel palestrato <strong>del</strong>la porta accanto.»<br />
«L'allarmante palestrato <strong>del</strong>la porta accanto» la corresse Lauren.<br />
Deanna scoppiò a ridere. «Sai che cosa c'è di veramente allarmante
in lui?»<br />
«Cosa?»<br />
«Tu.»<br />
«Io?»<br />
«Sì, tu. La tua reazione. Hai paura di avvicinarti a chiunque. Hai<br />
paura perfino di pranzare con qualcuno. Ma sarebbe ora che<br />
superassi queste paure, Lauren. Siccome ti senti attratta da quel<br />
ragazzo - attratta sessualmente, intendo - cerchi di respingerlo. Non<br />
vuoi rischiare di soffrire, di perdere nuovamente qualcuno a cui<br />
tieni.»<br />
«Grazie, dottoressa.»<br />
«Perché non gli dai una possibilità?»<br />
«Sono stata carina con lui a pranzo.»<br />
«Quello che vuole è ben più di un pranzo. E credo che lo voglia<br />
anche tu.»<br />
Lauren arrossì, rivelando all'amica che aveva toccato una corda<br />
sensibile.<br />
«Lo senti anche tu, non è così?»<br />
«Che cosa dovrei sentire?»<br />
«Il desiderio di... Be', stavo per dire di saltargli addosso, ma<br />
trattandosi di te mi limiterò a dire soltanto desiderio.»<br />
Lauren emise un gemito e si alzò, stiracchiandosi.<br />
«Dove credi di andare? Abbiamo appena ordinato da bere a una<br />
cameriera che lavora sodo tutto il giorno. Non sarebbe educato<br />
andarsene, non credi? Aspetta almeno che torni, così prendiamo i<br />
nostri drink e le lasciamo la mancia.»<br />
«Oh, d'accordo.» Per ingannare il tempo, Lauren premette il<br />
pulsante <strong>del</strong>la slot machine e rimase a guardare a occhi sgranati<br />
mentre cinque mostri <strong>del</strong>la laguna nera si allineavano in fila sul<br />
monitor.<br />
I campanelli cominciarono a squillare.<br />
«Cinquantamila pence!» esclamò Deanna, <strong>del</strong>iziata. «Hai appena
vinto cinquecento dollari!»<br />
«Questo sì che è un bel colpo!» convenne Lauren.<br />
I campanelli stavano ancora suonando e la gente si fece intorno<br />
per assistere alla vincita. Lauren era certa che ci fossero jackpot ben<br />
più alti, ma cinquecento dollari non erano certo da buttar via e la<br />
maggior parte <strong>del</strong>le persone era entusiasta che qualcuno avesse<br />
avuto fortuna. Soltanto un vecchio ipocondriaco si avvicinò<br />
protestando: «La vincita spettava a me. Quella macchinetta mi ha<br />
svuotato le tasche».<br />
L'impiegato fu felice di firmare il foglio che attestava la vincita, la<br />
cameriera fu felice <strong>del</strong>la lauta mancia che le lasciarono e il cassiere fu<br />
felice di consegnare il denaro anche se in realtà non era una somma<br />
così importante: l'uomo di fronte a loro stava incassando cinquemila<br />
dollari in fiches da poker.<br />
«Non è tanto la cifra, quanto l'eccitazione <strong>del</strong>la vincita» commentò<br />
Deanna.<br />
«Anche vincere cinquemila dollari dev'essere una bella eccitazione»<br />
ribatté Lauren ridendo. Era stato davvero divertente.<br />
Entrambe si erano dimenticate di Heidi. «Al tavolo di Craps»<br />
dissero all'unisono quando pensarono all'amica.<br />
Arrivarono con tempismo perfetto proprio quando Heidi, che<br />
evidentemente aveva una giornata fortunata, vinse tutta la posta in<br />
gioco. Gli altri giocatori applaudirono mentre lei si alzava, felice e<br />
con gli occhi scintillanti.<br />
«Ehi, non può andarsene proprio adesso, Lady Fortuna!» esclamò<br />
un signore di mezza età elegantemente vestito.<br />
«Non abbia paura. La fortuna continuerà a sorriderle» le assicurò<br />
un giovanotto che indossava un chiodo da motociclista con il logo<br />
<strong>del</strong>la Harley Davidson.<br />
«Meglio andarcene adesso che siamo in attivo» disse Deanna.<br />
«Perché non mi hai portata via prima, quando stavo vincendo<br />
ancora di più, allora?» ribatté Heidi mentre aspettavano di cambiare<br />
le fiches. «E a voi come è andata alle slot machines?» chiese poi in<br />
tono di sufficienza.
«Lauren ha vinto cinquecento dollari.»<br />
«Cinquecento dollari?»<br />
«Già» confermò Deanna, orgogliosa.<br />
«Io credo di averne vinti trecentotrentacinque.» Heidi sorrise,<br />
maliziosa. «Il che significa che tocca a te pagare la cena.»<br />
«Prima sole e piscina, giusto?» chiese Lauren.<br />
«Puoi scommetterci» approvò Heidi.<br />
Poco dopo uscivano in un luminoso pomeriggio di sole, dirette<br />
verso il Bed&Breakfast.<br />
Tuttavia, malgrado la splendida giornata, Lauren non riusciva a<br />
scrollarsi di dosso la sensazione di essere circondata da cupe ombre.<br />
«Vampiri, al plurale» ripeté Sean Canady, guardando negli occhi<br />
Mark.<br />
Il tenente si era scusato ed era uscito dall'ufficio per qualche<br />
minuto. Mark era sorpreso che non fosse tornato con gli infermieri e<br />
la camicia di forza.<br />
Forse erano ancora per strada.<br />
Okay, pensò. Proviamo con un'altra tattica. «Ascolti, tenente, io<br />
adoro New Orleans. È un posto unico al mondo, ma ci sono un<br />
sacco di sette e di svitati.»<br />
«In questo le do ragione.»<br />
Non parlavo di me, aggiunse tra sé Mark prima di riprendere.<br />
«Stephen Delansky è il capo di una setta. È anche uno psicopatico, un<br />
uomo che non prova alcun rimorso per il dolore che provoca. È in<br />
grado di ipnotizzare le persone e indurle a uccidere.»<br />
«Bene, la ringrazio per le informazioni. Apprezzo che sia venuto di<br />
persona.»<br />
«Non ha compilato alcun verbale.»<br />
«Lo farò.»<br />
«Di solito i poliziotti mettono per iscritto le dichiarazioni dei<br />
testimoni.»
«Ha familiarità con le procedure di polizia?» domandò Canady.<br />
Mark esitò solo un istante prima di rispondere: «Be', sa, guardo<br />
anch'io i serial polizieschi».<br />
«Giusto» convenne educatamente Canady. «E anche CSI,<br />
immagino. Riusciamo sempre a incastrare il nostro uomo in un solo<br />
episodio» concluse in tono asciutto.<br />
«Deve credermi, tenente. È importante che troviate quell'uomo e<br />
lo fermiate.» Mark si alzò. C'erano molte cose che avrebbe voluto<br />
dire, ma così facendo avrebbe rischiato sul serio di essere internato.<br />
Increspò la fronte notando una catena al collo <strong>del</strong> tenente. «È una<br />
croce?»<br />
«Sì, perché?»<br />
«Così, pura curiosità.»<br />
Decise di andarsene alla svelta, prima che la situazione si<br />
complicasse. Ci aveva provato, ma come al solito era lui da solo<br />
contro Stephen.<br />
«Grazie <strong>del</strong> tempo che mi ha dedicato, tenente. Un'ultima cosa,<br />
prima che me ne vada: sono sicuro che l'assassino ha una specie di<br />
covo da queste parti. Probabilmente nel Quartiere Francese, forse<br />
nel Garden District o perfino nei quartieri residenziali. Lo cercherò.<br />
Se lo cercherete anche voi, siate prudenti.»<br />
Canady batté le palpebre, ma non tradì alcuna emozione.<br />
«Buona fortuna, tenente» salutò Mark, scuotendo il capo. Che cosa<br />
diavolo si aspettava, in fondo? Che mettesse insieme una squadra<br />
armata di paletti e acqua santa?<br />
«Anche a lei» rispose Canady.<br />
Mark si voltò e uscì dall'ufficio. Non aveva bisogno di guardare<br />
indietro per sapere che gli occhi di ghiaccio <strong>del</strong> tenente l'avrebbero<br />
seguito fino in strada.<br />
Benché fossero ormai le quattro <strong>del</strong> pomeriggio, il sole era ancora<br />
caldo quando le tre amiche in costume da bagno si sistemarono sui<br />
lettini accanto alla piscina. Il posto era tutto per loro, dato che gli
altri ospiti <strong>del</strong> Bed&Breakfast erano impegnati in altre attività.<br />
Tuffarsi in acqua era <strong>del</strong>izioso ed era piacevole anche uscirne.<br />
Trascorsero un paio d'ore chiacchierando piacevolmente <strong>del</strong>le<br />
nozze di Heidi, <strong>del</strong>la città, e di come investire le vincite al gioco.<br />
Evitarono invece di accennare al cadavere senza testa o ai due<br />
uomini avvenenti che avevano incontrato in quei giorni. Alla fine<br />
Heidi si alzò, stiracchiandosi con uno sbadiglio. «Vado a fare una<br />
doccia» annunciò. «Se rimango ancora al sole finirò per andare<br />
arrosto.»<br />
Dopo che Heidi fu rientrata nel bungalow, si levò una lieve brezza<br />
rinfrescante, piacevole sulla pelle ancora bagnata. Lauren aveva la<br />
sensazione di essere tornata nel mondo normale e si stava finalmente<br />
rilassando.<br />
A un tratto Deanna si voltò verso di lei. «Lo senti anche tu?»<br />
domandò con voce tesa.<br />
«Che cosa?»<br />
«Come se qualcuno ci stesse osservando.»<br />
Lauren la fissò perplessa. «Ehm... credi che Mark Davidson ci stia<br />
spiando dal suo bungalow?»<br />
«No, non è in casa.»<br />
«Come lo sai?»<br />
«Ho bussato alla sua porta mentre ti stavi cambiando per<br />
chiedergli se voleva venire in piscina con noi.»<br />
Lauren registrò l'informazione. «Forse non ha voluto rispondere»<br />
suggerì.<br />
Deanna scosse il capo con fermezza.<br />
«Come fai a esserne così sicura?»<br />
«Ho visto la donna <strong>del</strong>le pulizie entrare nel suo bungalow. Ha<br />
lasciato la porta aperta e all'interno di lui non c'era traccia.»<br />
«D'accordo, così non si tratta di Mark. Ma tu pensi che qualcuno ci<br />
stia spiando?»<br />
«Non lo penso. Lo so per certo.»
Lauren sentì evaporare quella piacevole sensazione di pace e<br />
tranquillità. Si guardò in giro. La brezza muoveva le foglie degli<br />
alberi intorno alla casa e alla piscina, ma non era come se si<br />
trovassero in una foresta fitta e buia.<br />
Si alzò e camminò per il cortile, aggirando una siepe di ibisco e un<br />
croton; si spinse fino al parcheggio sul retro e controllò anche gli<br />
alberi che lo circondavano.<br />
«Non c'è nessuno» riferì, tornando a sdraiarsi.<br />
Deanna non sembrava convinta.<br />
«Forse qualcuno ci stava guardando dalla costruzione principale»<br />
suggerì Lauren. «Magari la padrona di casa voleva assicurarsi che non<br />
ci lanciassimo in un party scatenato.»<br />
«Non riesco a farti capire.»<br />
Sì, ci riesci. Mi stai facendo venire i brividi, pensò Lauren. «Bene»<br />
disse. «Heidi dovrebbe essere uscita dalla doccia, adesso. Possiamo<br />
rientrare. Ti cedo il primo turno. Credo che mi farò un caffè prima<br />
che voi due decidiate di ricominciare il giro dei locali.»<br />
«Okay.» Deanna incominciò a raccogliere le loro cose e Lauren la<br />
imitò. «Deanna» disse a un tratto, bloccandosi.<br />
«Sì?»<br />
«Credi... credi che possa essere l'uomo che hai incontrato al pub<br />
ieri sera?»<br />
«Quello carino?»<br />
«Non l'ho visto bene. Non so se sia carino.»<br />
Deanna aggrottò la fronte, riflettendo, ma poi scosse il capo. «No.<br />
Non c'era niente di... inquietante in lui. Quell'altro, invece...»<br />
«Quale altro?»<br />
Deanna esitò. «Non lo so.»<br />
«Non ti seguo. Di che cosa stai parlando?»<br />
«Ci sono due uomini.»<br />
«Due?» ripeté Lauren, perplessa. «Vuoi dire Mark Davidson e<br />
l'uomo che hai incontrato al pub?»
«No, Mark è quello che hai conosciuto tu.»<br />
«Allora di chi stai parlando?»<br />
«Io... non lo so, davvero. Forse avevo bevuto un po' troppo, non<br />
ricordo con precisione. Ma sono sicura di aver visto... o incontrato...<br />
due uomini. Uno è quello <strong>del</strong> pub. Si chiama Jonas e mi piace. È<br />
molto dolce e l'ho visto di nuovo stamattina, proprio quando... »<br />
«Proprio quando...?»<br />
«Il giro in carrozza» rispose Deanna in tono brusco. «Hai fatto<br />
davvero un giro in carrozza?»<br />
«No, ma sono stata tentata di farlo.» La guardò, confusa. «Tutto<br />
questo è pazzesco. Sai che ti dico? Mi sa che hai ragione a diffidare<br />
<strong>del</strong>le indovine. Ma...»<br />
«Ma cosa?» la sollecitò Lauren.<br />
«C'è qualcos'altro» mormorò, turbata, Deanna.<br />
«Ti riferisci al secondo uomo che hai visto? Hai parlato con lui?<br />
Forse ti è capitato di incontrarlo un paio di volte per caso. Deanna,<br />
quello che dici non ha molto senso. Non capisco nemmeno di cosa<br />
stai parlando.»<br />
«Nemmeno io. Più che altro è una sensazione» mormorò lei.<br />
«Scusami. So che sembro... confusa. Dev'essere stato il<br />
sonnambulismo.»<br />
«Va tutto bene. Sto solo cercando di capire.»<br />
Deanna si bloccò all'improvviso, guardandosi intorno. «Se n'è<br />
andata.»<br />
Lauren esitò. «Chi?»<br />
«Qualsiasi cosa ci stesse osservando.»<br />
«Chiunque ci stesse osservando, vuoi dire.»<br />
Deanna rabbrividì. «No. Qualsiasi cosa» ripeté, fissando l'amica<br />
con occhi sgranati. «Non era umana, ne sono sicura.»
Capitolo 6<br />
Cercare la tana di Stephen era come cercare un ago nel pagliaio,<br />
pensò Mark. Avrebbe potuto scegliere la cantina di un complesso<br />
residenziale abbandonato in qualsiasi parte <strong>del</strong>la città. O un vecchio<br />
magazzino. O una zona industriale in disuso. Intuire dove si<br />
nascondeva non era affatto facile.<br />
E raggiungere il secondo dei suoi obiettivi non si prospettava più<br />
semplice. Doveva assolutamente entrare nell'obitorio, anche se non<br />
sapeva come. Del resto, convincere qualcuno <strong>del</strong> personale a<br />
mostrargli le polaroid <strong>del</strong>la vittima o magari <strong>del</strong>le foto digitali non<br />
gli sarebbe servito a molto.<br />
Era abbastanza abile a ipnotizzare la gente e con una persona<br />
fiduciosa come la proprietaria <strong>del</strong> B&B, Lilly Martin, era quasi sicuro<br />
di riuscirci. Ma all'obitorio c'erano impiegati, assistenti, funzionari e<br />
ausiliari per il trasporto <strong>del</strong>le salme... tutta gente che sarebbe stato<br />
meglio eludere.<br />
Per fortuna la prima persona che si trovò davanti era una giovane<br />
donna sui venticinque anni, che teneva una fotografia <strong>del</strong> marito e<br />
<strong>del</strong> figlio sulla scrivania.<br />
Qualunque uomo d'affari sa che uno sguardo diretto e sicuro di sé<br />
è quello che garantisce i migliori risultati. E la donna non era difficile<br />
da agganciare. Senza raccontare troppe bugie, Mark riuscì a<br />
convincerla di essere lì in veste ufficiale e ottenne il permesso di<br />
vedere il corpo rinvenuto nelle acque <strong>del</strong> Mississippi.<br />
Poco dopo scoprì che i resti si trovavano ancora in una <strong>del</strong>le sale<br />
destinate alle autopsie. Maledicendo la cattiva sorte, Mark si<br />
introdusse di soppiatto in uno sgabuzzino sul retro dove indossò<br />
camice, guanti e mascherina da chirurgo, dopodiché, armato di un<br />
blocco da appunti, imboccò il corridoio diretto alla sala autopsie. E<br />
si ritrovò di fronte un ostacolo imprevisto: il tenente Sean Canady.<br />
L'agente sollevò lo sguardo, lo vide e, nonostante il camice e la<br />
mascherina, lo riconobbe all'istante.<br />
Dannazione, rischiava di farsi arrestare, pensò Mark. Brutta
situazione.<br />
Non aveva senso fingere. «Salve, tenente» salutò mentre Canady<br />
avanzava verso di lui lungo il corridoio.<br />
«Musicista e scrittore, eh?»<br />
«Lo giuro. Dovrebbe sentirmi suonare.»<br />
Canady lo studiò a lungo, guardandolo dritto negli occhi. Poi, con<br />
grande sorpresa di Mark, si strinse nelle spalle. «Sente la necessità di<br />
vedere il cadavere? Venga con me.»<br />
Uno degli assistenti portò un paio di guanti a Canady. Lui<br />
ringraziò e chiese: «Chi c'è in sala?».<br />
«Il dottor Mordock.»<br />
«Bene.»<br />
La sala autopsie era come tutte le altre <strong>del</strong> suo genere. Sterile.<br />
Piastrelle e pareti di un azzurro spento. Odore di morte, di antisettici<br />
e di conservanti. Acqua corrente per tenere puliti e il più possibile<br />
liberi da germi i tavoli in acciaio e per permettere ai medici e ai<br />
tecnici di lavorare sui resti umani con tutti i loro fluidi e tessuti.<br />
Solo una <strong>del</strong>le lettighe presenti nella stanza era occupata da un<br />
corpo coperto da un lenzuolo. Un uomo in camice e maschera era in<br />
piedi alle sue spalle.<br />
«Salve, Sean» disse quando entrarono.<br />
«Salve, Doc» rispose il tenente.<br />
Mordock guardò Mark con aria interrogativa. «Mark Davidson» lo<br />
presentò Canady. «Ha visto altre vittime trovate in circostanze simili.<br />
Potrebbe essere in grado di dirci se stiamo cercando un killer che ha<br />
già colpito altrove» spiegò brevemente.<br />
«Se è insieme a te, per me non ci sono problemi» disse Mordock<br />
sollevando il lenzuolo.<br />
C'è sempre qualcosa di triste e di inquietante in un corpo nudo su<br />
una lettiga d'acciaio, ma quando la testa non c'è, l'effetto è ancora<br />
più forte.
Mark sapeva che Mordock poteva dedurre un buon numero di<br />
informazioni dai danni inferti dall'acqua, dai pesci e dai crostacei che<br />
popolavano il Mississippi. Poteva stabilire il giorno e l'ora <strong>del</strong>la<br />
morte, qual era stato l'ultimo pasto <strong>del</strong>la vittima e molto di più.<br />
Ma a lui non importava nulla di tutto questo, anche se ascoltò con<br />
interesse la conversazione tra il medico e Sean Canady.<br />
«L'avete identificata?» chiese Mordock.<br />
Canady annuì. «Eloise Dryer. Qualche furterello, adescamento. È<br />
conosciuta in alcuni bor<strong>del</strong>li <strong>del</strong> posto, ma risulta residente a<br />
Houston.»<br />
«Una prostituta, dunque?» domandò Mark.<br />
«Più o meno» rispose Canady.<br />
Mark esaminò il collo <strong>del</strong> cadavere.<br />
«Decapitata con un'accetta» dichiarò Mordock. «Post mortem. Un<br />
taglio netto. Sono disposto a scommettere che più di un condannato<br />
al patibolo avrebbe dato qualunque cosa per essere ucciso con un<br />
colpo così pulito.»<br />
«Ed era già morta?» chiese Mark.<br />
Mordock indicò il taglio. «Non c'è sangue» disse.<br />
Eccolo, notò Mark. Un segno di puntura. Dopotutto non era un<br />
sistema così efficace per nascondere ogni prova. «Non c'è sangue»<br />
ripeté, lanciando un'occhiata a Canady.<br />
Il poliziotto rimase in silenzio, il volto inespressivo.<br />
«L'omicidio potrebbe far parte di un rituale» riprese Mordock. «Dio<br />
sa se ci sono abbastanza individui fuori di testa in circolazione.»<br />
Guardò Mark. «E non mi riferisco solo a New Orleans. Diavolo,<br />
sono stato chiamato per un caso nei boschi <strong>del</strong> Midwest, nel cuore<br />
<strong>del</strong>l'America, e quello che si erano trovati di fronte quei ragazzi era<br />
roba da far vomitare anche il poliziotto più incallito. E sì, ho visto il<br />
segno. Proprio sulla giugulare. È stata dissanguata come un maiale al<br />
macello.»<br />
«Questo non lo diremo alla stampa» affermò Canady, lanciando<br />
un'occhiata di avvertimento a Mark.
Lui si strinse nelle spalle. «Non scrivo per i quotidiani.»<br />
«Però scrive.»<br />
«Non mi occuperò di questo caso.»<br />
Canady parve soddisfatto. «Grazie, Doc. Metti qualsiasi altra<br />
informazione ti venga in mente nel tuo rapporto e fammelo avere il<br />
prima possibile. Ancora non si sa dove è stata buttata nel fiume?»<br />
«I tecnici <strong>del</strong>la scientifica ci stanno lavorando. Correnti, flussi e<br />
cose <strong>del</strong> genere. Ma non è morta da molto tempo. Con le correnti e<br />
tutto il resto, un corpo fa in fretta ad andare all'inferno una volta in<br />
acqua. Ma ecco qualcosa di interessante: a chi l'ha gettata nel fiume<br />
non interessava che venisse trovata o meno. Il corpo non era stato<br />
zavorrato; è stato semplicemente spinto in acqua.»<br />
Canady ringraziò nuovamente l'anatomopatologo e si voltò per<br />
uscire dalla sala autopsie. Mark lo seguì.<br />
Nel corridoio, il tenente si levò i guanti guardandolo negli occhi.<br />
«Ha avuto quello che cercava?»<br />
«Sì, e lei?» Anche lui si tolse l'armamentario di protezione.<br />
Canady lo studiò attentamente.<br />
«Non un solo vampiro ma molti, eh?»<br />
Mark si schiarì la gola. «È stata usata per qualche rituale<br />
sanguinario.» E visto che il tenente restava in silenzio, continuò:<br />
«Ogni culto ha una specie di leader, un gran sacerdote o qualcosa <strong>del</strong><br />
genere» disse, osservando Canady. «Ho l'impressione che lei abbia<br />
già avuto a che fare con una setta <strong>del</strong> genere, tenente. Che sappia di<br />
che cosa sto parlando.»<br />
«Venga da me domani. Le metterò a disposizione un disegnatore<br />
per tracciare l'identikit di quel tizio, Stephen Come-si-chiama.»<br />
«Grazie.» Mark esitò. Canady sembrava una brava persona e lo<br />
trattava abbastanza rispettosamente, ma lui era preoccupato per la<br />
sua incolumità. «Il fatto è che... quegli uomini credono sul serio di<br />
essere dei vampiri. Cadono a terra se vengono toccati dall'acqua<br />
santa, arretrano di fronte alle croci e... a meno che non vogliano che<br />
la loro vittima si risvegli dopo la morte, le tagliano la testa per<br />
impedire che la popolazione dei loro simili cresca a dismisura. Sono
preoccupato per i suoi uomini...»<br />
Canady sorrise. «I miei agenti non sanno che devono infilzarlo con<br />
un paletto. È questo che vuole dire?»<br />
Non capì se si stesse prendendo gioco di lui o meno. «Sì, qualcosa<br />
<strong>del</strong> genere.»<br />
«Ci penserò io. La aspetto al distretto domani, Mr. Davidson.»<br />
«Ci sarò. Ehm... tenente?»<br />
«Sì?»<br />
«Potrebbero non essere soltanto uomini.»<br />
«Scusi?»<br />
«I vampiri. Ne esistono di entrambi i sessi.»<br />
«Afferrato. A domani.»<br />
Mark esitò ancora. «Come le ho già detto, Stephen Delansky si<br />
nasconde da qualche parte in città. Può muoversi anche durante il<br />
giorno, ma quello per lui è il momento migliore per riposare.»<br />
«Ho avvisato la polizia locale di stare in guardia» gli disse Canady.<br />
«E non solo in questo quartiere.»<br />
«Ottimo. Purché sappiano che potrebbero trovarsi davvero in<br />
pericolo... »<br />
«Conosco il mio lavoro» tagliò corto Canady.<br />
«Giusto. Bene, grazie.»<br />
Appena lasciato l'obitorio, Mark si affrettò a tornare al<br />
Bed&Breakfast. Mentre entrava nella proprietà, vide Deanna e<br />
Lauren in costume da bagno che rientravano nel loro bungalow con<br />
borse che immaginò piene di riviste e lozioni.<br />
Chiudetevi dentro, pensò, guardandole sparire oltre la porta.<br />
Chiudete a chiave e non aprite a nessuno...<br />
Poi, decidendo che per il momento erano abbastanza al sicuro, si<br />
diresse verso la propria auto.<br />
Proprio quando il mondo sembrava bello e normale...
Quando Lauren e Deanna entrarono nel bungalow, Heidi aveva<br />
già finito la doccia, si era rivestita e stava parlando al cellulare.<br />
Vedendole entrare, lanciò loro un sorriso articolando con le labbra<br />
"Barry".<br />
Entrambe annuirono, poi Deanna si infilò in bagno, mentre<br />
Lauren si sistemava sul divano e accendeva la tivù per ascoltare un<br />
notiziario.<br />
Un ufficiale di polizia, alto e prestante, attorniato da una marea di<br />
giornalisti che lottavano per arrivare più vicini con i microfoni, stava<br />
leggendo un comunicato stampa. «Ricordiamo a tutti, ma in<br />
particolare alle donne, di usare prudenza e buon senso» stava<br />
dicendo il poliziotto.<br />
«È vero che la vittima era una prostituta già nota alla polizia?»<br />
gridò uno dei reporter.<br />
«La vittima era prima di tutto una donna» replicò l'ufficiale con<br />
fermezza. «E ancora non sappiamo dove sia stata uccisa. Potrebbe<br />
essere successo in un punto qualsiasi lungo il Mississippi. Questa è<br />
una grande città, abbiamo affrontato momenti difficili, ma ci siamo<br />
sempre rialzati. Ora fate conto che abbiamo un problema e cercate<br />
di comportarvi in modo intelligente: uscite, divertitevi, andate a<br />
cena fuori o al casinò se siete appassionati al gioco; godetevi tutto<br />
quello che New Orleans ha da offrire, ma restate in gruppo, evitate<br />
di andare in giro da soli. Non date per scontato di essere al sicuro<br />
solo perché l'ultima vittima era una donna o una prostituta.<br />
Nascondersi o cambiare le proprie abitudini non avrebbe senso: la<br />
presenza di criminali e predatori in città non è una cosa insolita e<br />
comportarsi in modo intelligente è come sempre la difesa migliore.»<br />
I reporter incominciarono a gridare domande, cercando di<br />
sovrastare con la propria voce quella degli altri. L'agente alzò una<br />
mano. «Non c'è altro che possa dirvi al momento, se non aggiungere<br />
un ultimo avvertimento: non aprite la porta agli sconosciuti.»<br />
«Nemmeno a quelli alti e belli, tenente?» domandò una donna con<br />
un sorriso.<br />
«A nessuno, bello o brutto che sia, Amy» le rispose serio l'ufficiale.<br />
Stava parlando di un omicidio ed era chiaro che non aveva
apprezzato la battuta. Era tutto. I reporter continuarono a gridare,<br />
ma lui si voltò e si allontanò.<br />
Le immagini sullo schermo scomparvero all'improvviso. Lauren<br />
alzò lo sguardo e si accorse che Heidi aveva spento la tivù con il<br />
telecomando. «Quell'uomo ha ragione» disse con fermezza la<br />
ragazza. «Dobbiamo fare come dice lui.»<br />
«Sì, certo. È un tipo in gamba» commentò Lauren.<br />
Heidi sedette accanto a lei. «La tua espressione mi dice che stai<br />
prendendo troppo seriamente questa storia. Stasera si esce.»<br />
«Già, e ci comporteremo come ha detto il poliziotto.»<br />
«Vale a dire?» le domandò Heidi aggrottando la fronte.<br />
«Staremo sempre insieme.»<br />
«Certo, si capisce» replicò la ragazza, agitando una mano. «Non<br />
sarà difficile.»<br />
Poco dopo Deanna uscì dal bagno, seguita da una nuvola di<br />
vapore. Indossava un accappatoio e aveva in mano il beautycase. «È<br />
tutto tuo, Lauren.»<br />
Mentre si crogiolava sotto la doccia, Lauren rifletté sul servizio che<br />
aveva appena visto alla tivù. Comportatevi in modo intelligente,<br />
aveva detto il poliziotto. Forse, la cosa più intelligente da fare<br />
sarebbe stata salire sul primo aereo e andarsene da lì.<br />
Ma Heidi e Deanna non avrebbero mai acconsentito.<br />
Deanna, tra l'altro, si stava comportando in modo ancora più<br />
strano di lei, pensò. Che cosa le stava succedendo? Di solito non era<br />
propensa a fantasie o stranezze.<br />
Come se non bastasse, ultimamente erano attorniate da troppi<br />
uomini alti e dai capelli scuri. Mark Davidson, bello da impazzire ma<br />
dannatamente inquietante. E Jonas, il ragazzo che aveva incontrato<br />
Deanna. E quell'altro...<br />
Quella cosa non è umana, aveva detto Deanna.<br />
Smettila, si rimproverò Lauren. Ci sono spesso momenti in cui<br />
anche tu hai la sensazione di essere osservata, ammettilo. Rabbrividì.<br />
A volte, rifletté, anche quando era a casa a Los Angeles sentiva il
cuore accelerare i battiti guardando fuori dalla finestra, la sera,<br />
perché aveva sentito i cespugli frusciare accanto alla porta. La paura<br />
era un'emozione umana, si disse. E poi, quella non era esattamente<br />
paura, quanto piuttosto un senso di disagio.<br />
Quella sera sarebbero uscite, come da programma, si disse con<br />
fermezza; avrebbero fatto il giro dei locali e sarebbero state sempre<br />
insieme.<br />
Tuttavia, le parole <strong>del</strong> poliziotto continuavano a risuonarle alla<br />
mente.<br />
Non aprite la porta agli sconosciuti.<br />
Erano secoli che non tornava in quella strada. Da quando era<br />
tornato a New Orleans non era mai capitato da quelle parti, e<br />
ancora adesso non sapeva bene perché tutto a un tratto la<br />
tentazione di andarci fosse stata così forte.<br />
Tuttavia, sapeva di essere nel posto giusto.<br />
La casa non c'era più da tempo e al suo posto non era stato<br />
ricostruito nulla. Solo un intrico di vegetazione copriva la proprietà.<br />
Si domandò oziosamente a chi appartenesse ora. Probabilmente non<br />
sarebbe stato difficile scoprirlo.<br />
Rimase a contemplare il terreno per un po', poi percorse a piedi<br />
l'ampia curva <strong>del</strong> viale d'ingresso. C'erano ancora alcune <strong>del</strong>le<br />
vecchie querce e magnolie, e qua e là spuntavano i resti <strong>del</strong>le<br />
fondamenta. Se chiudeva gli occhi, poteva quasi vedere l'edificio<br />
com'era un tempo. Udire le risate.<br />
Era stata una gran bella casa, tanto tempo prima.<br />
Si voltò e tornò verso l'auto. Non si poteva modificare il passato,<br />
ma il futuro si avvicinava e lui aveva tutte le intenzioni di cambiarlo.<br />
«Un Hurricane, per favore» ordinò Deanna.<br />
Il cameriere era un nero alto e affascinante, con un sorriso allegro<br />
che sembrava illuminare il mondo. Per tutta la sera aveva flirtato<br />
apertamente con le tre ragazze e loro erano state al gioco.
«Hurricane» ripeté sottovoce.<br />
Deanna esitò, temendo di aver fatto una gaffe. «La gente ordina<br />
ancora gli Hurricane, vero?» domandò.<br />
Il cameriere le rivolse un altro sorriso assassino. «Ma certo!<br />
Dopotutto è solo un drink. Sapete, durante l'uragano Katrina rimase<br />
aperto soltanto un bar. Quando la birra finì, i proprietari non si<br />
diedero per vinti: andarono a rifornirsi in un vicino supermercato e<br />
lasciarono un biglietto alla cassa per avvertire che avrebbero saldato<br />
il debito alla riapertura <strong>del</strong>l'esercizio. Comunque non è stato<br />
l'uragano a metterci in ginocchio, ma l'alluvione. Quindi non fatevi<br />
problemi e ordinate quello che volete.»<br />
«Grazie» disse Deanna. «Bella figura» mormorò a bassa voce<br />
mentre il cameriere si allontanava.<br />
«Anche da dietro non è male» scherzò Heidi, ridendo.<br />
Lauren notò che nel locale non c'era il solito brusio. Forse molti<br />
erano rimasti in casa, dopotutto. Loro invece avevano cenato da K-<br />
Paul, dopodiché avevano scelto un locale che proponeva musica<br />
jazz. A Lauren era parso di riconoscere uno dei musicisti, un<br />
afroamericano molto alto che al momento suonava il sassofono,<br />
mentre lei avrebbe giurato di averlo visto suonare il trombone solo<br />
qualche ora prima.<br />
«Heidi, ricordati che sei fidanzata» esclamò Deanna, fingendo di<br />
essere scandalizzata dal commento <strong>del</strong>l'amica.<br />
«Oh, lo so, lo so. Ma mi guardo in giro per voi due.»<br />
«Heidi, ti prego» gemette Lauren.<br />
«Oh, dimenticavo, lei ha già il bel tenebroso <strong>del</strong> bungalow<br />
numero sei» scherzò Heidi.<br />
Lauren rifiutò di abboccare e si concentrò invece sulla musica,<br />
riportando lo sguardo sui musicisti. L'uomo che le pareva di<br />
conoscere le fece un cenno, come se anche lui l'avesse riconosciuta.<br />
Quando sollevò il boccale di birra in un brindisi alla sua salute, lui<br />
le sorrise.<br />
Il locale era affollato ma piuttosto grande e l'acustica era ottima.<br />
Per un momento fu contenta di essere lì.
«È un gran figo, Deanna» disse Heidi, riscuotendola dai suoi<br />
pensieri. Lauren tornò a guardare le amiche e notò che Heidi<br />
inclinava il capo, indicando il cameriere. «Non fartelo scappare.»<br />
«Deanna sta aspettando Jonas» disse senza sapere bene perché. Il<br />
rossore che tutto a un tratto imporporò il viso di Deanna era<br />
evidente anche alla luce fioca e Lauren rimase senza fiato per la<br />
sorpresa. Aveva buttato lì quel commento quasi per scherzo, e<br />
invece lei stava veramente aspettando quel tizio.<br />
«Ah, che spreco!» sospirò scherzosamente Heidi.<br />
«Fatti avanti tu, allora» la provocò Deanna.<br />
«Mia cara, dovresti lasciar decidere a noi con chi flirtare»<br />
intervenne Lauren.<br />
«Vorrei solo che tutti fossero felici come lo sono io. Il mondo<br />
intero. Ve lo immaginate? Niente diffidenza, niente guerre, perché<br />
tutti sarebbero veramente felici, anche i capi di stato.»<br />
Lauren scambiò un'occhiata con Deanna, che inclinò la bottiglia di<br />
birra con una smorfia ironica. «Secondo me ne ha bevuta una di<br />
troppo.»<br />
«Ridete pure se volete» riprese Heidi, ostinata, «ma converrete con<br />
me che diversi politici trarrebbero beneficio da una vita sessuale<br />
migliore.»<br />
Lauren sorrise, rilassata e disposta a lasciarsi trasportare dalla<br />
corrente dopo la terza birra.<br />
«Senti senti» commentò distrattamente Deanna mentre il cameriere<br />
tornava con il suo cocktail. Borbottò un ringraziamento, ma senza<br />
guardarlo davvero, gli occhi fissi sul bancone <strong>del</strong> bar.<br />
Lauren si girò di scatto, cercando di capire che cosa avesse attirato<br />
la sua attenzione e alla fine lo individuò: lo sconosciuto di Deanna.<br />
Immediatamente si irrigidì.<br />
Era decisamente attraente. Alto uno e ottantacinque circa, asciutto<br />
e muscoloso al punto giusto. Appena sotto la trentina, con folti<br />
capelli scuri leggermente ondulati.<br />
L'uomo si scostò dalla fronte una ciocca che si arricciava a forma<br />
di C, prese un drink e ringraziò il barista. Poi si voltò e vide Deanna.
Le sorrise. Un bel sorriso.<br />
Deanna si alzò, con il suo cocktail in mano, e si avviò verso il<br />
banco.<br />
Heidi la fissò sconcertata. «Cosa... »<br />
Lauren era già in piedi. «È lui» le spiegò.<br />
«Lui chi?»<br />
«Il tizio per cui si è presa una cotta.»<br />
«Jonas» mormorò Deanna.<br />
Lauren la seguì con lo sguardo, ma prima che l'amica raggiungesse<br />
l'uomo al banco qualcuno si frappose tra loro come un muro di<br />
mattoni. Stava chiaramente cercando di impedire che Jonas e<br />
Deanna si incontrassero, pensò Lauren riconoscendo Mark.<br />
Che le stesse spiando?, si chiese Lauren.<br />
A quanto pareva, sì.<br />
Mentre guardava, Jonas reagì a qualcosa che aveva detto Mark.<br />
Un'emozione simile a paura lampeggiò nel suo sguardo mentre<br />
scuoteva il capo. Le sembrò che dicesse: «Tu non capisci» ma non ne<br />
era sicura.<br />
Mark gli posò una mano sul petto e sul volto di Jonas comparve<br />
un'espressione di collera, poi di sfida. Lauren decise che era venuto il<br />
momento di intervenire e si affrettò a raggiungere l'amica.<br />
«Che cosa diavolo sta facendo Mark?» le domandò Deanna.<br />
«Ha tutta l'aria di cercare la rissa» rispose Lauren. Guardò verso il<br />
tavolo. Heidi aveva seguito il consiglio che lei stessa aveva dato<br />
all'amica poco prima e, <strong>del</strong> tutto ignara <strong>del</strong>la tensione all'altro capo<br />
<strong>del</strong>la sala, stava parlando con il cameriere, ridendo e mostrandogli<br />
l'anello di fidanzamento.<br />
In effetti, ben pochi dei clienti <strong>del</strong> locale si erano accorti che stava<br />
succedendo qualcosa. La musica si era interrotta e l'attenzione <strong>del</strong><br />
pubblico era concentrata sul cantante, che stava raccontando la<br />
storia <strong>del</strong> jazz di New Orleans. Lauren guardò il sassofonista<br />
afroamericano che aveva già visto quella mattina. Al funerale jazz,<br />
ricordò a un tratto.
Si era accorto di ciò che stava accadendo al banco e osservava<br />
attentamente i due uomini.<br />
E stava parlando a bassa voce al cellulare.<br />
Lauren riportò l'attenzione su Mark, che aveva posato una mano<br />
sul braccio di Jonas e gli stava indicando con aria truce un corridoio<br />
che dava sul retro.<br />
«Vogliono uscire e prendersi a pugni!» esclamò Deanna, incredula.<br />
Che avesse ragione?, si chiese Lauren, che aveva notato un vicolo<br />
sul retro <strong>del</strong> locale.<br />
Sotto lo sguardo allibito di Deanna, Jonas si avviò in quella<br />
direzione, seguito da Mark. Lauren passò davanti all'amica, irritata<br />
all'idea che l'atteggiamento protettivo di Mark potesse avergli preso<br />
la mano.<br />
Si fece strada lungo il corridoio, superando i servizi e un<br />
ripostiglio, e sbucò in un piccolo cortile con qualche tavolino dove<br />
erano sedute poche persone. Il cancello in ferro battuto che dava sul<br />
vicolo era aperto.<br />
Lo varcò di corsa per raggiungere i due uomini.<br />
«Tu non sai niente» stava dicendo Jonas mentre Mark lo teneva<br />
inchiodato contro il muro. «Non sai proprio niente.»<br />
«Ho tutte le intenzioni di scoprirlo.»<br />
«Io non ti sono nemico.»<br />
«Sei uno di loro.»<br />
«Mark!» gridò Lauren posandogli una mano sulla spalla. Lui si<br />
irrigidì, digrignando i denti, e si voltò a guardarla con il viso<br />
stravolto dalla tensione e dal furore.<br />
«Vai via di qui, Lauren. Subito!»<br />
«Non ti permetterò di picchiare quest'uomo» ribatté lei.<br />
«Ehi, guarda che non sono mica una mammoletta!» intervenne<br />
Jonas con una punta di indignazione nella voce, e quando Mark si<br />
voltò verso di lui tentò di allungargli un pugno.<br />
Mark tuttavia reagì con prontezza, parò il colpo a mezz'aria e
contraccambiò con un gancio. Jonas, colpito alla mascella, si accasciò<br />
a terra.<br />
«Smettetela!» gridò Lauren.<br />
«Se l'è cercata» sibilò Jonas. Qualcosa nel suo sguardo, in tutto il<br />
suo atteggiamento, sembrò cambiare. Emise un suono minaccioso e<br />
si lanciò addosso a Mark.<br />
Lauren avvertì un movimento alle sue spalle e si girò di scatto,<br />
convinta che fosse Deanna intenzionata a intervenire per separare i<br />
due contendenti.<br />
Ma non era lei.<br />
Era il sassofonista.<br />
«Ho chiamato la polizia» annunciò il nero in tono brusco. «Quindi<br />
alzate le chiappe e andatevene da qui... subito!»<br />
Aveva una bottiglia di birra in mano e la scagliò contro i due<br />
uomini. Lauren ebbe l'impressione che una cortina di vapore o di<br />
nebbia si levasse dall'ombra, oscurandoli alla vista. Udì un sibilo<br />
rabbioso, ma non avrebbe saputo dire da chi o da dove venisse.<br />
Poi udì l'ululato <strong>del</strong>le sirene. Bourbon Street era chiusa al traffico<br />
di sera, ma un attimo dopo le auto <strong>del</strong>la polizia inchiodarono<br />
all'incrocio mentre due poliziotti a cavallo sopraggiungevano<br />
dall'estremità opposta <strong>del</strong> vicolo.<br />
«Due tizi si stanno picchiando laggiù» disse il sassofonista,<br />
indicando con il pollice il vicolo alle proprie spalle.<br />
«Dove?» domandò uno dei poliziotti a cavallo.<br />
«Proprio lì!» esclamò Lauren con impazienza, voltandosi verso il<br />
punto in cui si trovavano Mark e Jason.<br />
Ma il vicolo era deserto. Chissà come, i due erano riusciti a<br />
dileguarsi nelle tenebre.<br />
Udì la portiera di un'auto che sbatteva. Un poliziotto, alto, con i<br />
capelli brizzolati, gli occhi grigi freddi come acciaio e un portamento<br />
imponente quanto la sua statura, si stava dirigendo verso di loro.<br />
Benché fosse in borghese qualcosa le disse che si trattava di un<br />
ufficiale.
«Salve, tenente» disse il nero.<br />
«Che succede, Big Jim?»<br />
«Una rissa, di quelle che potrebbero finire male» rispose il<br />
sassofonista.<br />
«Tra...?»<br />
«Erano proprio lì» intervenne Lauren. «Quest'uomo ha intimato<br />
loro di fermarsi e gli ha tirato addosso una bottiglia di birra... e un<br />
secondo dopo erano spariti. Se ne sono andati, immagino.»<br />
Gli occhi azzurri si posarono su di lei. «E lei chi è?»<br />
«Mi chiamo Lauren Crow.»<br />
Il poliziotto si guardò intorno. «Parteggiava per uno dei due?» le<br />
chiese.<br />
«Certo che no! Sono venuta a dire a Mark di lasciare in pace quel<br />
tipo.»<br />
«E questo Mark chi sarebbe? Il suo ragazzo?» si informò il tenente.<br />
«No! È solo un... conoscente. Alloggia nel nostro stesso<br />
Bed&Breakfast» spiegò rapidamente lei. Dannazione, in che razza di<br />
situazione l'aveva messa quel pazzo?<br />
I due poliziotti a cavallo perlustrarono il vicolo.<br />
L'agente che era arrivato insieme al tenente scese dall'auto e<br />
rimase in silenzio sullo sfondo. Mentre altri due uomini in uniforme<br />
scendevano da una seconda auto, il tenente sollevò una mano. «Ci<br />
sono già io, ragazzi. In ogni caso, pare che sia tutto finito.»<br />
«Perfetto. 'Notte, tenente Canady» disse uno di loro.<br />
«Ehi, tenente, lei lavora troppo» commentò l'altro in tono<br />
rispettoso.<br />
«Già... be', comunque ormai ci penso io. Grazie» rispose Canady<br />
mentre i due agenti tornavano verso la loro auto.<br />
«Mark» disse Canady rivolgendosi a Lauren. «Mark... e poi?»<br />
«Mark Davidson.»<br />
«Capisco.»<br />
Aveva tirato fuori un taccuino, ma non stava scrivendo. «E chi era
l'altro?»<br />
«Non lo conosco. So che ha parlato brevemente con una mia<br />
amica» spiegò Lauren. Accidenti, stava tirando in ballo anche<br />
Deanna. «In realtà non lo conosce nemmeno lei.» Guardò oltre la<br />
cancellata, verso il cortile e il bar, ma di Deanna non c'era traccia.<br />
«Immagino che sia ancora dentro. Ho pensato che quell'uomo -<br />
Jonas, credo che si chiami - avesse intenzione di scatenare una rissa e<br />
ho cercato di impedirlo.»<br />
«È così che sono andate le cose, Big Jim?» chiese il tenente.<br />
«Direi di sì» confermò il sassofonista. «Questa è l'impressione che<br />
ho avuto.»<br />
Lauren avrebbe voluto baciarlo. Tirò un sospiro di sollievo e giurò<br />
a se stessa che non avrebbe più avuto niente a che fare con Mark<br />
Davidson.<br />
Si udì un rumore di zoccoli. I poliziotti a cavallo erano di ritorno.<br />
«Se c'erano due tizi pronti a saltarsi alla gola, non ne abbiamo visto<br />
traccia qui intorno» riferì uno di loro. «Big Jim deve aver raffreddato<br />
i bollenti spiriti.»<br />
«Grazie, Macinaw» disse il tenente.<br />
«Noi torniamo in Bourbon Street.»<br />
Canady annuì e li guardò allontanarsi lungo la strada.<br />
Poi si avvicinò a Lauren e indicando la gola domandò:<br />
«Interessante, quella croce. È antica?».<br />
«Oh... sì. Credo di sì.»<br />
Il tenente la fissò come se si aspettasse <strong>del</strong>l'altro. Lei deglutì, restia<br />
a dirgli che l'aveva indossata dopo che Mark Davidson l'aveva<br />
lasciata sul tavolo quel pomeriggio perché non voleva rischiare di<br />
perderla prima di avere l'occasione di restituirgliela.<br />
«Dovrebbe tenerla sempre indosso» osservò Canady, facendo un<br />
passo indietro. «Dove alloggia?» le chiese subito dopo.<br />
Quando glielo disse inarcò un sopracciglio. «È stata lei a chiamare<br />
la notte scorsa per chiedere che una pattuglia tenesse d'occhio i<br />
dintorni?»
Lei arrossì. «Sì.»<br />
«Qualcosa l'aveva spaventata?»<br />
«Io... avevo visto un uomo aggirarsi sul marciapiede davanti<br />
all'albergo.»<br />
Canady annuì, osservandola intensamente. «Da dove viene?»<br />
«Sono originaria di Baton Rouge, ma vivo a Los Angeles.»<br />
«Capisco.»<br />
Che cosa aveva capito?<br />
«Sono qui in vacanza con due amiche. Se posso esserle utile in<br />
qualsiasi modo ne sarò felice. Altrimenti... be', ora dovrei tornare da<br />
loro.»<br />
«Certo.» Il tenente si rivolse all'agente che lo aveva accompagnato.<br />
«Ufficialmente sono fuori servizio, Bobby. Ne ho avuto abbastanza<br />
per oggi. Tieni occhi e orecchie aperti. Io vado a fare quattro<br />
chiacchiere con Big Jim e a bermi una birra.»<br />
«Certo, tenente.» L'agente si voltò e risalì in macchina. «Mi chiami<br />
se ha bisogno di un passaggio.»<br />
«Posso accompagnarla io» si offrì Big Jim.<br />
«Ottimo.»<br />
«La ringrazio, signorina Crow» concluse il tenente, facendole<br />
cenno che era libera di rientrare al bar.<br />
Lauren attraversò il cortile. Nessuno sembrava essersi accorto di<br />
ciò che era accaduto a pochi passi di distanza. Ma che cosa era<br />
successo in realtà?, si chiese lei.<br />
Due uomini si erano presi a pugni e poi erano spariti, come se<br />
fossero stati inghiottiti dalla nebbia.<br />
Deanna era tornata al tavolo ed era impegnata in una discussione<br />
seria con Heidi. Lauren riprese il proprio posto al tavolo.<br />
Né Big Jim né il tenente Canady la seguirono. Poco dopo il<br />
sassofonista tornò sul palco e il poliziotto si accomodò su uno<br />
sgabello al banco. I membri <strong>del</strong>la band gli rivolsero un cenno di<br />
saluto, e uno di loro alzò il bicchiere alla sua salute.
Il tenente allentò il colletto <strong>del</strong>la camicia e ordinò da bere.<br />
Sembrava che ascoltasse la musica, ma Lauren era convinta che<br />
l'unica ragione per cui aveva voluto fermarsi era per controllare che<br />
fosse veramente in compagnia <strong>del</strong>le sue amiche. O forse solo per<br />
tenerla d'occhio. Non sapeva perché, ma si sentiva innervosita dalla<br />
sua presenza come lo era stata da tutto il resto.<br />
Deanna si sporse verso di lei. «Che cosa è successo?» domandò. «Il<br />
sassofonista è stato un fulmine; credo che abbia chiamato la polizia<br />
prima ancora che quei due uscissero dal locale. Stavo per seguirti, ma<br />
lui mi ha fermata e mi ha dato questo» concluse tirando fuori un<br />
biglietto da visita e consegnandolo a Lauren.<br />
«Che cos'è?» volle sapere Heidi.<br />
«È l'indirizzo di un altro Bed&Breakfast» mormorò Lauren.<br />
Monstresse House.»<br />
«Credi che abiti lì?» Heidi ridacchiò. «E questo che cosa sarebbe?<br />
Un nuovo metodo per rimorchiare?»<br />
«Non stava cercando di abbordarmi» precisò piccata Deanna.<br />
«No?»<br />
«No, e lo sai anche tu.»<br />
«Forse è amico <strong>del</strong> proprietario e distribuisce i biglietti da visita<br />
per fargli pubblicità» suggerì Lauren.<br />
«Può darsi. C’è qualcosa in quel ragazzo... non so... che mi ispira<br />
fiducia» disse Deanna.<br />
Lauren guardò di nuovo il biglietto. «Lo terrò nel portafoglio.»<br />
«Giusto. Non si sa mai, potremmo tornare a New Orleans, prima<br />
o poi» disse Deanna, ma Lauren ebbe la netta impressione che in<br />
realtà stesse pensando che non avrebbe voluto tornarci mai più.<br />
«Allora, che cosa è successo là fuori?» chiese nuovamente Heidi.<br />
«Niente» rispose Lauren. «Mark e Jonas stavano litigando, poi è<br />
uscito quel tipo <strong>del</strong>la band, Big Jim, e gli ha tirato addosso una<br />
bottiglia di birra. Sono spariti prima che arrivassero i poliziotti.»<br />
«Spariti?» domandò Deanna, <strong>del</strong>usa.<br />
«Non è possibile che tu sia già cotta di quel ragazzo» osservò
Heidi. «E comunque questo dovrebbe servirti di lezione: mai farsi<br />
coinvolgere dai tipi strani.»<br />
Le altre due la fissarono, sconcertate.<br />
Heidi sospirò. «Dai, torniamo a casa. L'atmosfera è decisamente<br />
fiacca stasera. Bel modo di festeggiare.»<br />
Lauren si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la sedia, richiamò l'attenzione<br />
<strong>del</strong> cameriere e gli chiese di portare il conto.<br />
Dopo aver pagato, si alzarono e si diressero verso l'uscita.<br />
Nonostante il tenente fosse voltato di spalle, Lauren era sicura che<br />
avesse notato che se ne stavano andando.<br />
«Che serata deprimente» commentò Heidi pochi minuti dopo,<br />
mentre camminavano nella notte.<br />
Deanna le passò un braccio intorno alle spalle. «Heidi, mi<br />
dispiace.»<br />
«No, sono io che devo chiederti scusa. È solo che non riesco a<br />
capire... Quei due si conoscevano già?»<br />
«Non credo» rispose Lauren.<br />
«Allora...?»<br />
«Boh.»<br />
Imboccarono Bourbon Street camminando di buon passo. Lauren<br />
aveva l'impressione che qualcuno le stesse seguendo, ma quando si<br />
voltò non vide nessuno. La sensazione non la abbandonò, eppure il<br />
buio e le ombre quella sera non la spaventavano perché in cuor suo<br />
aveva la certezza che a pedinarle fosse il tenente.<br />
«Che ne dite di fare una crociera sul fiume, domani?» propose<br />
Deanna.<br />
«Buona idea» approvò Heidi. «E prima di partire mi piacerebbe<br />
anche andare allo zoo. Lo adoro.»<br />
«Perfetto» disse Lauren, voltandosi nuovamente. Non riuscì a<br />
distinguere nulla, ma era sicura che il poliziotto si nascondesse<br />
nell'ombra di uno degli edifici vicini.<br />
Raggiunsero il cortile <strong>del</strong> Bed&Breakfast senza incidenti. I cancelli<br />
cigolarono quando Lauren li aprì. Girarono intorno alla piscina. La
simpatica coppia di lesbiche <strong>del</strong> bungalow numero tre era seduta a<br />
uno dei tavolini. Alte, bionde e bellissime, Janice ed Helen<br />
lavoravano come mo<strong>del</strong>le per una grande catena di abbigliamento.<br />
Avevano davanti a loro <strong>del</strong>le tazze di plastica e guardavano le stelle.<br />
«Una notte stupenda, vero?» osservò Janice.<br />
«È così bello stare a guardare il cielo con il profumo <strong>del</strong>le<br />
magnolie» replicò Helen. «Non pare anche a voi?» chiese, come se<br />
davvero volesse conoscere il loro parere.<br />
«Magnifico» convenne Lauren.<br />
«Janice pensa che sia anche un po' inquietante.»<br />
«Vedo ombre dappertutto» spiegò Janice scoppiando a ridere.<br />
«Scherzi <strong>del</strong>l'immaginazione, suppongo. Lei non fa una piega<br />
nemmeno di fronte al più truce film <strong>del</strong>l'orrore, ma io li guardo solo<br />
a casa, dove posso andarmene quando non ce la faccio più.»<br />
«Io vado a letto, sono sfinita» annunciò Deanna, avviandosi verso<br />
il bungalow, seguita da un coro di buonanotte.<br />
«Credo che seguirò il suo esempio» disse Heidi poco dopo.<br />
«Meglio che rientriamo anche noi.» Janice le guardò con un sorriso<br />
e aggiunse: «Avremmo ancora <strong>del</strong>lo champagne, se vi va».<br />
«Domani sera?» propose Lauren.<br />
«Perfetto» rispose Janice. «Ci vediamo qui fuori? Adoro questo<br />
posto di notte, solo che a volte... »<br />
«A volte cosa?» la sollecitò Lauren.<br />
Janice si strinse nelle spalle e guardò Helen con aria di scusa. «Be',<br />
ho la sensazione che qualcuno ci osservi.»<br />
Erano tutte pazze, si chiese Lauren, o il loro senso di disagio era<br />
giustificato? Era vero che i bungalow erano in una zona piuttosto<br />
isolata, ma erano pur sempre visibili dalla costruzione principale.<br />
Sull'altro lato, un muro separava la proprietà da un vecchio edificio<br />
vittoriano, occupato al pianterreno da alcune botteghe che<br />
vendevano T-shirt, caffè e pozioni voodoo, mentre al piano<br />
superiore c'erano appartamenti da affittare. Il muro era alto e<br />
robusto; non sarebbe stato facile per un intruso scalarlo.
«Anche Deanna ha avuto la sensazione che qualcuno ci osservasse»<br />
disse Lauren.<br />
«E che cosa c'è di strano, sentiamo?» esclamò Helen, ridendo. «La<br />
tua amica è uno schianto. Sarà il solito guardone che spia una bella<br />
donna.»<br />
«In ogni caso, sarà meglio chiudere la porta a chiave» suggerì<br />
Lauren.<br />
«Ci puoi scommettere» convenne Helen.<br />
Lauren era contenta di aver trovato le due donne ad accoglierle,<br />
anche se le parole di Janice l'avevano messa in allarme. Ma a ben<br />
pensarci, la spiegazione di Helen era plausibile, rifletté.<br />
Dopo essersi augurate la buonanotte, si avviarono verso i rispettivi<br />
bungalow. Quando furono davanti alla porta, Lauren si voltò verso<br />
la strada e vide che un uomo le aveva effettivamente seguite. Alla<br />
luce dei lampioni si vedeva chiaramente: era il poliziotto.<br />
Rassicurata, si voltò ed entrò in casa.<br />
«Io vado a letto» annunciò Heidi, stringendo le amiche in un<br />
rapido abbraccio. «Scusatemi se sono stata una lagna. Domani sera<br />
niente risse, ci divertiremo un sacco.»<br />
«Puoi giurarci» le assicurò Deanna.<br />
«Sicuro» promise Lauren.<br />
Anche Deanna la abbracciò, dopo che Heidi si fu ritirata in camera<br />
da letto. «Sei una grande amica. E io mi sono comportata in modo<br />
davvero strano. Scusami. Ti voglio bene.»<br />
«Anch'io. E non sei tu a essere strana. È solo che sono successe<br />
<strong>del</strong>le cose inspiegabili, non trovi?»<br />
«Sì, ma vuoi sapere qual è la più bizzarra?»<br />
«Sentiamo.»<br />
«Nonostante quello che è successo stasera, voglio rivedere Jonas.<br />
Non temere» si affrettò ad aggiungere. «Non ho intenzione di uscire<br />
di notte o di fare altre pazzie. Sono esausta e voglio proprio farmi<br />
una bella dormita.»<br />
«Buonanotte.»
Rimasta sola, Lauren si avvicinò alla finestra, scostò le tende e<br />
guardò fuori. Il poliziotto se n'era andato.<br />
Mentre guardava la strada, dei colpi leggeri alla porta la fecero<br />
sobbalzare e per poco non le scappò un grido. Probabilmente era il<br />
poliziotto, si disse, ed era per questo che non lo vedeva più in<br />
strada.<br />
Senza riflettere, aprì la porta.<br />
Non era il poliziotto.<br />
Prese fiato per gridare, ma non ne ebbe il tempo.<br />
Una mano le coprì la bocca mentre qualcuno la trascinava fuori<br />
nella notte.
Capitolo 7<br />
Sean Canady si trovava sul marciapiede di Conti Street, dopo<br />
essersi assicurato che Lauren e le sue amiche fossero rientrate sane e<br />
salve nel loro bungalow, quando suonò il cellulare.<br />
«Canady» rispose.<br />
«Sono Bobby, tenente. Abbiamo un problema.»<br />
«Parla.»<br />
«Un altro cadavere nel fiume.»<br />
Sean imprecò tra sé. «Dove?»<br />
Quando l'agente gli comunicò le coordinate, fu sollevato di sentire<br />
che non era nel cuore <strong>del</strong>la città.<br />
«Manda un'auto a prendermi» disse, dandogli l'indirizzo.<br />
«Sissignore.»<br />
«Bobby?»<br />
«Sì?»<br />
Sean fece una pausa. «È senza testa?»<br />
«Sì, tenente, senza testa.»<br />
«Non gridare. Ti prego, non gridare. Giuro su Dio che non voglio<br />
farti <strong>del</strong> male. Sto cercando di aiutarti!»<br />
pensieri le turbinavano nella mente alla velocità <strong>del</strong>la luce mentre<br />
veniva trascinata lontana dalla soglia.<br />
Doveva gridare, si disse, doveva chiamare aiuto.<br />
Avrebbe finto di acconsentire, e non appena le avesse tolto la<br />
mano dalla bocca, avrebbe urlato con tutto il fiato che aveva in<br />
gola.<br />
suo sguardo sembrava sincero, notò. Ed era un uomo forte,<br />
muscoloso. Se avesse voluto trascinarla da qualche parte, avrebbe<br />
potuto farlo facilmente.
Chiama aiuto!<br />
Quante donne nella storia erano morte perché avevano dato<br />
ascolto alle parole non gridare?<br />
Lei non era una stupida. Anzi, era la figlia di un poliziotto!<br />
«Ti prego, se solo mi ascolterai, giuro che non ti toccherò mai più.<br />
Devi solo ascoltarmi. Devi capire il pericolo in cui ti trovi.»<br />
In realtà mi piace quando mi tocchi, anche se guardi me e pensi a<br />
Katie, anche se non sono nemmeno sicura che tu sia sano di mente...<br />
Pensieri distorti dalla paura, si disse.<br />
Eppure, quando Mark le tolse la mano dalla bocca, Lauren si<br />
limitò a guardarlo con gli occhi che lanciavano strali. Tremava, ma<br />
nonostante ciò che si era ripromessa, non gridò. «La polizia sa tutto<br />
di te» si limitò a dirgli.<br />
«Forse qualcuno di loro sa di che cosa sto parlando.»<br />
«Sanno che alloggi qui.»<br />
«Ti prego.» Non la stava toccando, anche se Lauren aveva<br />
l'impressione che volesse farlo. «Vieni nel mio bungalow. Solo per<br />
dieci minuti. Puoi andartene quando vuoi.»<br />
Non solo non avrebbe gridato, si rese conto, ma lo avrebbe<br />
accontentato. Non era un gran rischio, considerò. I bungalow erano<br />
piccoli e molto vicini l'uno all'altro. Se avesse gridato, qualcuno<br />
l'avrebbe sentita.<br />
«Se penserai ancora che sono completamente pazzo dopo aver<br />
ascoltato quello che devo dirti, ti giuro... che ti lascerò in pace.»<br />
«Potrei farti arrestare.»<br />
«Le vostre vite valgono il rischio.»<br />
Sembrava sincero. Lauren sapeva che avrebbe dovuto ascoltare la<br />
voce <strong>del</strong>la ragione e dirgli di no. Certo, era attratta da quell'uomo, e<br />
in un modo che non aveva mai creduto possibile. In sua presenza si<br />
sentiva come se tutti i sensi fossero acuiti, e tuttavia quella non era<br />
una buona ragione per fidarsi di lui. Eppure... «Sarà meglio che ti<br />
sbrighi» disse bruscamente. «Aspetta qui. Vado a chiudere la porta.»<br />
Con sua stessa sorpresa, rientrò con calma nel bungalow, prese le
chiavi e si assicurò che la porta fosse ben chiusa prima di tornare<br />
fuori, questa volta volontariamente. Mark la condusse al bungalow<br />
di fianco e la fece entrare. Appena varcata la soglia, Lauren respirò a<br />
fondo, chiedendosi se non avesse appena firmato la propria<br />
condanna a morte.<br />
Il bungalow era identico a quello in cui stavano loro - camera da<br />
letto, soggiorno con angolo cottura e bagno - solo che in quello di<br />
Mark il divano era rimasto un divano. Lauren sedette su una sedia<br />
per evitare qualunque contatto fisico, anche casuale.<br />
«Vuoi qualcosa da bere?» le chiese lui.<br />
«No. Hai detto che devi parlarmi, quindi parla.»<br />
Mark si accomodò di fronte a lei sul divano. Si sporse in avanti e<br />
respirò a fondo senza toglierle gli occhi di dosso. «Tu sai che il<br />
pericolo è reale. Nel fiume è stato trovato un corpo senza testa.»<br />
«Difficile non averlo letto sul giornale» replicò Lauren.<br />
«E come ti ho già detto, io so chi è il killer.»<br />
Dovrei sospettare di te, pensò lei, ma per qualche strana ragione<br />
non riusciva a crederci. In caso contrario non lo avrebbe mai seguito<br />
lì spontaneamente.<br />
Forse non era <strong>del</strong> tutto sano di mente, decise, ma non stava<br />
mentendo. «Come puoi esserne certo?» gli chiese.<br />
«Perché lo conosco bene.»<br />
Lauren lo fissò, cercando di assimilare quello che aveva detto, poi<br />
domandò con cautela: «Sei proprio sicuro che quello che mi stai<br />
dicendo sia... reale?».<br />
«Stephen Delansky è fin troppo reale» le rispose con calma Mark.<br />
«Sono venuto qui perché mi sono imbattuto in uno dei suoi... accoliti<br />
e ho capito che era diretto a New Orleans. Con un esercito.»<br />
«Un esercito?» ripeté lei. «E chi sarebbe questo Stephen Delansky?»<br />
«Un vecchio nemico. E non è solo nemico mio. È un uomo<br />
pericoloso. Molti anni fa feci un viaggio a Kiev, in Ucraina. Lì<br />
incontrai una donna, Katja.»<br />
«Quella che mi assomigliava.»
«Sì» mormorò lui. Trasse un profondo respiro prima di continuare,<br />
come per farsi coraggio. «Io sono originario di questa zona. Dopo<br />
aver conosciuto Katja, lei si trasferì qui con me. Eravamo pazzi l'uno<br />
<strong>del</strong>l'altra. La chiamavo Katie. Pensavamo di tornare a Kiev per il<br />
matrimonio, perché lei aveva sempre sognato di sposarsi in un<br />
castello e laggiù ce ne sono di molti belli. Mentre eravamo ancora<br />
qui a New Orleans incontrò più di una volta un suo vecchio amico,<br />
Stephen. Una volta la vidi parlare con lui e le chiesi chi fosse, suggerii<br />
perfino che ci presentasse, ma lui non volle incontrarmi. Intanto<br />
facevamo i preparativi per le nozze. Poi, poco prima <strong>del</strong>la<br />
cerimonia, Katie morì. Per colpa di quell'uomo.»<br />
La sua voce era ammaliante, seducente. La toccava in profondità,<br />
lasciandola indifesa. Voleva continuare ad ascoltarlo. Voleva<br />
credergli.<br />
E tuttavia non poteva fare a meno di pensare che forse il dolore<br />
<strong>del</strong>la perdita aveva alterato il suo equilibrio mentale. Sapeva che<br />
cosa significava negare la realtà, passare attraverso la collera, lo<br />
strazio e poi l'accettazione apatica di un lutto così grave.<br />
Forse lui non era ancora arrivato in fondo a quel percorso.<br />
«Le ha sparato? L'ha pugnalata? Come l'ha uccisa?» chiese con voce<br />
sommessa.<br />
Lui chinò il capo per qualche istante e Lauren fu tentata di<br />
allungare una mano e sfiorargli i lucidi capelli neri.<br />
Poi Mark sollevò lo sguardo e la guardò negli occhi.<br />
«Stephen è un vampiro.»<br />
Lauren rimase immobile, come paralizzata. Si augurò di aver<br />
sentito male, ma sapeva che non era così. «Capisco» mormorò, anche<br />
se in realtà l'unica cosa che capiva era che lui non era sano di mente.<br />
Che cosa triste. Il primo uomo con cui aveva pensato di poter avere<br />
una relazione, forse perfino di poter amare di nuovo...<br />
Una relazione? Okay, sesso.<br />
Doveva riprendere la padronanza di sé, si disse. Non era mai stata<br />
il tipo da avventure occasionali.<br />
Solo che quell'uomo non le ispirava nulla di "occasionale".
Perfino in quel momento, dopo averlo sentito affermare in tutta<br />
serietà che esistevano i vampiri, provava ancora il desiderio di<br />
accarezzare i suoi capelli scuri come la notte.<br />
Mark scosse il capo e incurvò le labbra in un sorriso autoironico.<br />
«So che non mi credi. Ma credi almeno a questo. Conosco il<br />
poliziotto che è venuto nel locale, quello che vi ha seguite fin qui. È<br />
il tenente Sean Canady. Oggi sono stato con lui all'obitorio.»<br />
«All'obitorio?» ripeté Lauren, fissandolo con sguardo vacuo.<br />
«Avevo bisogno di vedere il corpo.»<br />
«Quello <strong>del</strong>la donna senza testa?» Il solo pensiero le metteva i<br />
brividi.<br />
«Sì.»<br />
«Fammi capire. Il tenente Canady, un ufficiale di polizia, ti ha<br />
portato con sé a vedere il corpo <strong>del</strong>la vittima di un crimine?»<br />
«Sì, puoi chiederglielo, se non ci credi.»<br />
C'era una nota di assoluta sincerità nella sua voce. Lauren non<br />
poté dubitare che Canady l'avesse portato con sé all'obitorio.<br />
Fantastico. Anche i poliziotti sono impazziti, pensò.<br />
Mark alzò una mano. «Ti prego, ascolta fino in fondo. I poliziotti<br />
non sono pazzi, come non lo sono io. Siamo a New<br />
Orleans, la capitale <strong>del</strong> voodoo. Lo sanno tutti che da queste parti<br />
si praticano ogni genere di culti dai rituali raccapriccianti.»<br />
«Sì, certo» mormorò Lauren.<br />
Doveva andarsene di lì. Le aveva promesso che non l'avrebbe<br />
fermata. Tutto quello che doveva fare era alzarsi e uscire. Ma non lo<br />
fece.<br />
«E dopo che hai visto il corpo?»<br />
«Anche se è stata decapitata, si vedono ancora i segni.»<br />
«I segni? Di un vampiro?»<br />
«Sì.»<br />
Lauren fece un respiro profondo; avvertiva il bisogno di fuggire a<br />
gambe levate, ma nello stesso tempo era affascinata dal racconto.
Anche se desiderava disperatamente che quella conversazione non<br />
avesse mai avuto luogo. «E va bene» disse. «Torniamo a quello che è<br />
successo stasera in quel locale. Quell'uomo, Jonas, Deanna lo<br />
considera un amico. Perché volevi picchiarlo?»<br />
«Perché è un vampiro.»<br />
«Credevo che il vampiro fosse Stephen.»<br />
«Stephen è uno di loro, un vampiro molto vecchio e molto<br />
potente. Può influenzare la gente intorno a lui, incutere rispetto.»<br />
Mark fece una smorfia. «Proprio come il leader di una setta»<br />
mormorò. «Credo che sia venuto qui con un esercito di vampiri. E<br />
sono convinto che sappia che sei qui.»<br />
«Mi darebbe la caccia perché assomiglio a Katie?»<br />
«Non so se sia stato veramente innamorato di lei o se averla fosse<br />
diventata per lui solo una questione d'orgoglio, un'ossessione. Ma se<br />
quando ti ho vista ho pensato, anche solo per una frazione di<br />
secondo, che fossi Katie, posso assicurarti che Stephen avrebbe<br />
reagito esattamente allo stesso modo.»<br />
Lauren si inumidì le labbra e parlò in tono pacato e ragionevole.<br />
«D'accordo, ma... se Stephen vuole me, perché Jonas sta dietro a<br />
Deanna?»<br />
«Speravo di scoprirlo stasera. Deanna è molto bella; qualsiasi<br />
uomo la noterebbe anche in mezzo alla folla. Può darsi che sia tutto<br />
qui. Forse, dopo averla vista, Jonas la vuole per sé. O forse Stephen<br />
ha deciso di togliere di mezzo le tue amiche una a una, e ha<br />
ordinato a lui di occuparsi di Deanna. Naturalmente Stephen sa che<br />
anch'io sono nella zona.»<br />
«Come fa a saperlo?»<br />
Mark si incupì. «Fidati, lo sa. Ed è stato qui, nella tenuta. So anche<br />
questo.»<br />
«L'hai visto?»<br />
«Ho sentito il suo... odore.»<br />
Ha sentito il suo odore?<br />
Lauren si sentì scuotere da un brivido gelido. Avrebbe dovuto
idere.<br />
Anzi no, avrebbe dovuto andarsene. Avrebbe dovuto farlo già<br />
dieci minuti prima.<br />
Ma ancora una volta si limitò a guardarlo, allibita. C'era qualcosa<br />
nelle sue parole, una sincerità pacata che era inquietante. Mark<br />
parlava con una tale autorità e sicurezza da far pensare che quello<br />
che diceva fosse vero... o almeno che ci credesse veramente.<br />
Rimase in silenzio per qualche istante, poi si sporse in avanti e<br />
disse: «Mark, io so che cosa significhi perdere una persona cara.<br />
Anch'io ero fidanzata. Lui era nell'esercito e rimase ucciso oltremare.<br />
Sapevo che correva dei pericoli laggiù, ma in qualche modo non<br />
riesci a credere che possa accadere qualcosa di orribile alle persone<br />
che ami. Era un pilota, e il suo aereo precipitò. Cercai di convincermi<br />
che non era vero, che c'era stato un errore, che si trattava di qualcun<br />
altro... Poi il suo corpo venne rimpatriato e fui costretta ad<br />
affrontare la verità. Ci sono diversi stadi <strong>del</strong> lutto, sai. Negazione e<br />
rifiuto, rabbia, sensi di colpa... Sono certa che è stato un dolore<br />
terribile perdere Katie. C'erano giorni in cui io stessa credevo di aver<br />
perso il senno. Ti giuro, sono pacifista, ma avrei distrutto mezzo<br />
mondo con la bomba atomica».<br />
Lui scosse il capo, gli occhi velati dalle ciglia scure, poi le rivolse un<br />
mesto sorriso, <strong>del</strong> tipo che le faceva desiderare di confortarlo. «Io<br />
non voglio fare <strong>del</strong> male a nessuno, se non a Stephen e alla sua<br />
genia.»<br />
«Vuoi dire i vampiri?»<br />
Mark esitò. «La sua genia» ripeté.<br />
Lauren alzò le mani in segno di resa. «Che cosa vuoi da me?» gli<br />
chiese.<br />
«Lascia che vi protegga.»<br />
«Vuoi seguirci come un'ombra?»<br />
«Sì.»<br />
Si alzò, pensando per l'ennesima volta che doveva andarsene da lì<br />
e dare ascolto alla voce <strong>del</strong>la ragione. Al tempo stesso non sapeva<br />
rinunciare a stare con lui, accanto a lui, a guardarlo negli occhi e a
sentire la sua voce. Tutto quello che desiderava era che quella fosse<br />
una conversazione normale. Che le chiedesse un appuntamento, per<br />
esempio. Voleva ridere con lui. Voleva che la prendesse tra le<br />
braccia... voleva vivere il sogno.<br />
«Devo pensarci» disse infine.<br />
Anche lui si alzò. «Vuoi andare alla polizia domani mattina per<br />
denunciarmi come squilibrato e metterti nelle mani <strong>del</strong>le autorità.<br />
Ma loro non possono aiutarti. Non sono sicuro che possano aiutare<br />
nemmeno se stessi.»<br />
«Senti, sono davvero stanca. Ho bevuto un po' e in questo<br />
momento non so proprio che cosa pensare.» Si avviò verso la porta<br />
e si voltò prima di uscire. «E non sono la tua Katie.»<br />
Lui scosse il capo. «Questo lo so. Tu sei molto diversa, sei solo te<br />
stessa.» La sua voce aveva un tono roco e Lauren non fu in grado di<br />
bloccare le immagini sensuali che evocava nella sua mente, pur<br />
sapendo che era folle anche solo pensare di poter avere una<br />
relazione con lui.<br />
Non sapeva bene perché, eppure aveva bisogno di sapere che la<br />
considerava diversa, una donna con una personalità propria. Ed era<br />
irritata con se stessa perché questo le sembrava così importante. Non<br />
voleva sentirsi la sostituta di un'altra se...<br />
Se fosse finita a letto con lui.<br />
Ma non sarebbe successo. Tanto per cominciare, quell'uomo non<br />
era <strong>del</strong> tutto sano di mente.<br />
«Allora perché sei interessato a me?» chiese in tono più duro di<br />
quanto fosse nelle sue intenzioni.<br />
«Perché sei una persona notevole.»<br />
A un tratto fu troppo. «Devo andare. Heidi o Deanna potrebbero<br />
svegliarsi e si spaventerebbero se non mi trovassero in casa.»<br />
«Sì, certo.»<br />
Mentre pronunciava quelle parole, un grido agghiacciante lacerò il<br />
silenzio <strong>del</strong>la notte.<br />
Il rumore degli elicotteri che sorvolavano il Mississippi era
assordante.<br />
Se non fosse stato per quello e per le squadre al lavoro, avrebbe<br />
potuto essere una notte qualunque in una qualunque località lungo il<br />
fiume. Anche se non li vedeva, Sean sapeva che tutto intorno c'erano<br />
sciamo di insetti. La brezza portava con sé il profumo <strong>del</strong>le<br />
magnolie, e se chiudeva gli occhi...<br />
... sentiva ancora il rumore degli elicotteri e le grida degli uomini.<br />
I due ragazzini che avevano fatto la macabra scoperta scendendo<br />
il fiume in canoa si trovavano sulla banchina, avvolti in coperte,<br />
pallidi e spaventati. Sean sapeva che non avevano niente a che fare<br />
con l'omicidio. Chiamò due agenti e disse loro di accompagnarli a<br />
casa.<br />
«Cristo santo, quell'uomo è seriamente malato» mormorò<br />
qualcuno accanto a lui.<br />
Sean non disse nulla. Sapeva che l'assassino non era affatto<br />
malato. E nemmeno pazzo. Era malvagio. E scaltro. Sapeva anche<br />
che doveva tenere la situazione sotto controllo e lasciare che la<br />
polizia locale credesse al solito maniaco.<br />
«Che nessuno tocchi la vittima finché non arriva Mordock» ordinò,<br />
facendo un cenno a Bobby perché si assicurasse che i suoi ordini<br />
venissero eseguiti alla lettera.<br />
Si avvicinò all'acqua, pur sapendo che non avrebbe trovato indizi.<br />
L'assassino era ben di più di un dannato maniaco, pensò, e godeva di<br />
ciò che stava facendo. Controllo <strong>del</strong>la popolazione. Lasciava quel<br />
tanto di indizi da mettere la polizia su una falsa pista. Gettava i corpi<br />
nel Mississippi, ben sapendo che il fiume avrebbe cancellato gran<br />
parte <strong>del</strong>le tracce.<br />
«Tenente? È arrivato Mordock» riferì Bobby poco dopo.<br />
Sean tornò accanto al cadavere e lo guardò. Non era mai riuscito<br />
a fare il suo lavoro con distacco. New Orleans era la sua città e lui<br />
l'amava, lottava per lei. Aveva a cuore la sua gente.<br />
Ma la ragazza morta aveva un che di irreale. Niente testa. La pelle<br />
livida, il tipico gonfiore degli annegati.<br />
Mordock finì di esaminare il corpo e sollevò lo sguardo. «Ne
sapremo di più dopo l'autopsia» disse.<br />
«Che cosa puoi dirmi adesso?»<br />
«Il decesso è avvenuto da due a quattro giorni fa, direi. Non credo<br />
siano di più.»<br />
«Decapitata prima o dopo la morte?» domandò Sean, pur<br />
conoscendo già la risposta.<br />
«Dopo.»<br />
Uno dei poliziotti lì accanto si fece il segno <strong>del</strong>la croce. «Grazie a<br />
Dio» mormorò. Poi si voltò e si allontanò in tutta fretta. Sean lo udì<br />
vomitare.<br />
«Dissanguata?» chiese con un filo di voce.<br />
«Sì.» Mordock lo guardò negli occhi. «Abbiamo per le mani una<br />
setta di pazzi che si credono vampiri o qualcosa <strong>del</strong> genere?»<br />
«Già, qualcosa <strong>del</strong> genere» rispose Sean. «Scusami, devo chiamare<br />
mia moglie.»<br />
Mark poteva essere alto, robusto e veloce, ma Lauren fu più svelta<br />
di lui.<br />
Schizzò nel cortile e vide... qualcosa.<br />
Una sagoma scura. Sembrava l'incarnazione stessa <strong>del</strong>l'oscurità. Un<br />
grande buco nero nell'universo.<br />
All'estremità <strong>del</strong>la piscina, qualcuno - o qualcosa - stava parlando<br />
con Deanna.<br />
La ragazza, splendida in una leggera camicia da notte bianca,<br />
teneva una mano sul cuore mentre fissava...<br />
Che cosa?<br />
Lauren non riusciva a vedere chiaramente, ma era sicura che ci<br />
fosse qualcosa davanti a lei. Qualcosa oltre all'oscurità.<br />
L'oscurità si muoveva.<br />
Mark la superò. Era incredibile che un uomo <strong>del</strong>la sua corporatura<br />
potesse muoversi così velocemente e subito pensò che doveva essere<br />
stato un giocatore di football. Poi si chiese come potesse perdere
tempo in pensieri tanto futili quando era così terrorizzata. Mentre<br />
Mark correva, notò che aveva tirato fuori qualcosa dalla tasca.<br />
All'improvviso un getto di liquido volò dritto verso l'ombra vivente<br />
che incombeva su Deanna.<br />
Lauren si fermò, con il cuore che batteva all'impazzata. Vide Mark<br />
fermarsi davanti a Deanna, ponendosi fra lei e qualunque cosa fosse<br />
ciò che era lì fino a un istante prima. La sua mente rifiutava di<br />
accettare la sensazione di aver visto una nuvola di pura malvagità<br />
dissolversi nell'aria. Era stata soltanto un'illusione ottica dovuta al<br />
buio, si disse. Qualcuno era veramente stato lì.<br />
Eppure, quando Mark aveva lanciato il liquido, era sicura di aver<br />
udito qualcosa.<br />
Una specie di sibilo.<br />
Poi l'ombra era svanita, e con essa era sparito anche Mark. Non<br />
era uscito dal cancello, ma stava correndo attraverso il cortile come<br />
un quarterback lanciato verso la meta. Con un balzo scavalcò il<br />
muro che separava i bungalow dalla proprietà accanto.<br />
Lauren lo fissò allibita per qualche istante.<br />
Poi tornò alla realtà con un sussulto. Deanna era immobile, scossa<br />
da un violento tremito.<br />
«Deanna!» gridò, correndo verso di lei e stringendola tra le<br />
braccia.<br />
L'amica rimase immobile; sembrava che non l'avesse riconosciuta.<br />
«Deanna?» la chiamò, scrollandola.<br />
Finalmente la ragazza si riscosse: ammiccò, come se si fosse<br />
svegliata bruscamente da un sonno profondo, e la fissò sgranando gli<br />
occhi.<br />
«Io...» Si interruppe e si guardò intorno, confusa. «Non ricordo di<br />
essere uscita» disse, rabbrividendo. «Ho avuto un altro attacco di<br />
sonnambulismo? Ho sognato di uscire dal bungalow per vedere<br />
Jonas... ma poi non era più Jonas.» Sembrava sperduta e impaurita;<br />
poi il suo atteggiamento cambiò all'improvviso e la sua espressione<br />
passò da perplessa a impaziente e irritata. «Stavi parlando con Mark<br />
Davidson? Che cosa diavolo ha per la testa quel tizio? Voleva fare
<strong>del</strong> male a Jonas?»<br />
«Deanna, questa è una faccenda seria. E non ha niente a che<br />
vedere con Mark o con Jonas» disse con fermezza Lauren. «Stavi<br />
camminando di nuovo nel sonno. E hai gridato.»<br />
«Non è vero! Io non ho affatto gridato!» esclamò, sgomenta,<br />
la ragazza.<br />
«Va tutto bene?»<br />
Lauren si voltò sentendo un'altra voce. Era Helen. Lei e Janice<br />
erano uscite dal loro bungalow e le guardavano stringendosi nelle<br />
vestaglie.<br />
«Oh» gemette Deanna. «Vi ho svegliate? Ho davvero gridato?»<br />
«Sì» confermò Janice. «O almeno, qualcuno l'ha fatto.»<br />
«Non volevo, mi dispiace moltissimo. Non capisco come sia<br />
potuto accadere... Questa sera ero anche stata attenta a non bere<br />
troppo» si scusò Deanna.<br />
In quel momento uscì anche Heidi, ancora assonnata e confusa.<br />
«Ehi, che cosa sta succedendo qui fuori?»<br />
«Va tutto bene» la tranquillizzò Deanna, che sembrava tornata la<br />
stessa di sempre e cercava di liquidare il proprio comportamento<br />
come una sciocchezza. «In vita mia ho fatto migliaia di sogni, a volte<br />
belli, a volte brutti, ma non mi era mai capitato di svegliare l'intero<br />
vicinato. Mi dispiace tanto.»<br />
«Non c'è problema. È una fortuna che siamo vicine di bungalow»<br />
disse Janice. «Comunque è strano...» aggiunse in tono pensoso.<br />
«Dov'è il bel palestrato <strong>del</strong> bungalow numero sei? Mi stupisce che<br />
non sia uscito anche lui. Ha l'aria di un...»<br />
«Di un vero duro?» scherzò Helen.<br />
«Credo che sia un poliziotto o qualcosa <strong>del</strong> genere» terminò<br />
Janice.<br />
«È uno scrittore e un musicista» la corresse Lauren.<br />
«Così dice lui. Secondo me è <strong>del</strong>la polizia. FBI, forse.»<br />
Io credo che sia pazzo, avrebbe voluto dire Lauren.
Ma in realtà tutto quello che era successo quella notte era una<br />
follia. Anche se doveva ammettere che ora il cortile sembrava <strong>del</strong><br />
tutto normale, senza ombre viventi né strani occhi che le spiassero;<br />
era umido e buio ed era molto tardi.<br />
Deanna, pallidissima, stava ancora tremando. «Mark...» mormorò,<br />
poi scoppiò a ridere. «Credo che si sia lanciato all'inseguimento <strong>del</strong><br />
mostro uscito dal mio sogno.»<br />
Non era più in collera con lui per aver aggredito Jonas, notò<br />
Lauren.<br />
«Bene, visto che è tutto a posto...» disse Janice con uno sbadiglio.<br />
«Sì, mi dispiace davvero molto. Spero che riuscirete tutte a<br />
riprendere sonno» si scusò ancora Deanna.<br />
«Non c'è problema» le assicurò Helen.<br />
«Allora, possiamo tornare a dormire anche noi?» chiese Heidi.<br />
«Bloccheremo la porta, Deanna, così non potrai uscire di nuovo.»<br />
Dopo che furono rientrate, Lauren si assicurò che la porta fosse<br />
ben chiusa, e per maggior precauzione la bloccò incastrando lo<br />
schienale di una sedia sotto la maniglia.<br />
Heidi e Deanna la osservarono senza fiatare.<br />
«Mi sembra che vada bene» disse infine Heidi.<br />
«Grazie» mormorò Deanna.<br />
Dopodiché si ritirarono entrambe nella loro stanza.<br />
Lauren si rannicchiò sul divano letto, prese il telecomando e fece<br />
un po' di zapping finché non trovò una replica di Tre cuori in affitto.<br />
Dovevano andarsene, pensò mentre guardava la vecchia sit-com.<br />
Poco ma sicuro, dovevano tornare a casa.<br />
A Heidi non avrebbe fatto piacere interrompere la vacanza, ma<br />
Lauren avrebbe cercato in qualche modo di convincerla che non<br />
aveva senso rimanere in un posto dove il loro vicino sosteneva di<br />
essere un cacciatore di vampiri, Deanna continuava a camminare nel<br />
sonno e lei stessa credeva di aver visto l'oscurità prendere vita.<br />
E dove un corpo senza testa era stato trovato a galleggiare nel
fiume...<br />
Rimase sveglia per circa un'ora, cercando di seguire la sit-com<br />
anche se in realtà fissava lo schermo senza vederlo.<br />
Non riusciva a spegnere la mente. Continuava a vedere Mark che<br />
scattava all'inseguimento <strong>del</strong>l'ombra e le lanciava addosso una<br />
qualche sostanza liquida.<br />
Poco prima, al bar, Big Jim aveva gettato una birra addosso ai due<br />
avversari nel vicolo, rammentò. Strano...<br />
Vampiri. Mark insisteva nel dire che erano vampiri.<br />
Oh, per favore!<br />
Mark Davidson era pazzo. Intrigante ma fuori di testa.<br />
Si chiese se la follia fosse contagiosa, perché anche Janice era<br />
convinta che qualcuno le stesse spiando.<br />
Mentre cercava di trovare un senso a tutte quelle cose assurde<br />
doveva essersi addormentata, perché si svegliò di soprassalto quando<br />
un grido da far accapponare la pelle squarciò per la seconda volta il<br />
silenzio <strong>del</strong>la notte.<br />
Secondo giorno, secondo cadavere.<br />
Sean fece una smorfia vedendo il titolo <strong>del</strong> giornale. Se<br />
l'aspettava, e temeva che avrebbe scatenato un'ondata di panico in<br />
tutta la città.<br />
Bobby entrò nel suo ufficio. «Si sente bene, tenente?»<br />
«Oh, sì, d'incanto.»<br />
L'agente rimase in silenzio qualche istante. «Abbiamo messo al<br />
lavoro tutti gli uomini in servizio e la polizia fluviale sta perlustrando<br />
in lungo e in largo tutto il Mississippi» lo aggiornò.<br />
Sean fissò il collega. «Già. Come se questo potesse fermarlo.»<br />
Bobby arrossì. «Che cos'altro potremmo fare, tenente? Vuole che<br />
faccia cercare quel tipo che ha nominato la ragazza ieri sera? Mark<br />
Davidson?»<br />
Sean si appoggiò allo schienale. «Buona idea. Ma non voglio che<br />
venga arrestato. Mi occuperò io di lui, intesi? Se avrò bisogno di
aiuto te lo farò sapere.»<br />
«Sì, signore.» Bobby esitò. «Ho messo in guardia i ragazzi, ma non<br />
so quanto possa servire» aggiunse, avviandosi verso la porta.<br />
«Bene.» Sean si alzò. «Io vado in giro a fare qualche domanda.<br />
Voglio che chiami tutti gli ospedali. Sai che cosa stiamo cercando.<br />
Chiedi a qualcuno di controllare tutte le denunce <strong>del</strong>le persone<br />
scomparse. E per quando sarò di ritorno voglio sulla scrivania tutti i<br />
rapporti su persone che si comportano in modo strano.»<br />
Bobby lo fissò.<br />
«Che c'è?» chiese in tono brusco Sean.<br />
L'agente si strinse nelle spalle. «Qui a New Orleans la gente si fa<br />
vanto di comportarsi in modo strano.»<br />
«Bobby, fila a prendere quei rapporti!»<br />
«Non riesco a svegliarla!» esclamò Heidi con gli occhi sgranati per<br />
l'ansia mentre Lauren si chinava su Deanna. «Guardala! Non è solo<br />
pallida, è cinerea! Sta male davvero, Lauren. E non si sveglia.»<br />
Lauren corse al telefono e chiamò il servizio di emergenza, poi<br />
sedette accanto a Deanna e cercò di sentirle il polso.<br />
Niente!<br />
Le tastò la gola, e finalmente...<br />
«È viva» annunciò con un sospiro di sollievo.<br />
Mentre parlava, udì la sirena <strong>del</strong>l'ambulanza che si avvicinava.<br />
I minuti successivi furono caotici. I paramedici si precipitarono nel<br />
bungalow, e mentre si occupavano di Deanna Lauren e Heidi<br />
dovettero rispondere alle loro domande; uno di loro era in costante<br />
contatto telefonico con un medico <strong>del</strong> Pronto Soccorso.<br />
Poi le ragazze andarono a turno in bagno per vestirsi e Lauren<br />
cercò la borsa di Deanna per assicurarsi che ci fossero carta d'identità<br />
e assicurazione sanitaria. Uno dei paramedici disse che una di loro<br />
poteva salire sull'ambulanza con l'amica, mentre l'altra avrebbe<br />
dovuto raggiungere l'ospedale con mezzi propri.
Quando Deanna era già sistemata sulla lettiga e l'ambulanza era<br />
pronta a partire, Helen e Janice uscirono dal loro bungalow per<br />
vedere che cosa stesse succedendo. Erano già vestite e, dato che<br />
avevano un'auto, si misero subito a disposizione per un passaggio.<br />
Lauren mandò Heidi con Deanna sull'ambulanza e salì in macchina<br />
con le due ragazze, ringraziandole profusamente. Quando<br />
arrivarono all'ospedale, si fermò un istante prima di scendere<br />
dall'auto. «Mi raccomando, state molto attente anche voi, intesi?»<br />
«Certo, stai tranquilla. Siamo abbastanza navigate» le assicurò<br />
Helen.<br />
Ma Lauren notò che Janice aveva la fronte corrugata, come se<br />
avvertisse che c'era qualcosa che non andava. Proprio come lei.<br />
«Tienici informate» le raccomandò Helen e lei promise che<br />
l'avrebbe fatto.<br />
Al Pronto Soccorso trovò Heidi seduta in sala d'attesa. «Un<br />
medico ha preso in carico Deanna proprio ora» la aggiornò.<br />
«Hanno detto qualcosa?»<br />
«Le faranno una trasfusione, perché a quanto pare ha una grave<br />
anemia. Ho tanta paura, Lauren. Forse è per questo che soffriva di<br />
sonnambulismo.» Heidi rabbrividì. «Se non l'avessimo portata qui in<br />
tempo avrebbe rischiato di morire.»<br />
Vedendo lo sfinimento e il terrore sul viso <strong>del</strong>l'amica, Lauren la<br />
strinse in un forte abbraccio. «Ma non è successo. E adesso che è<br />
nelle mani dei medici si risolverà tutto.»<br />
«È colpa mia, lo so.»<br />
Lauren si rese conto che ne era davvero convinta, anche se non<br />
riusciva a capire perché dovesse sentirsi in colpa.<br />
Comunque fosse, non poteva lasciare che si tormentasse. «Se<br />
Deanna sta male non può certo essere colpa tua. Rifletti: se tu non<br />
fossi stata con lei e non ti fossi accorta che aveva perso i sensi,<br />
avrebbe rischiato di morire. Invece, per fortuna eravamo lì per<br />
portarla subito all'ospedale.»<br />
Heidi annuì, anche se non sembrava ancora <strong>del</strong> tutto convinta.
«Va tutto bene» le assicurò Lauren. Tutto si sarebbe risolto, e non<br />
appena Deanna fosse stata in grado di viaggiare, l'avrebbero portata<br />
via da lì.<br />
Sperava solo che nessuno le avrebbe seguite...<br />
Che idea ridicola!, si rimproverò subito dopo, sentendosi<br />
un'idiota. Si era lasciata suggestionare dalle assurdità con cui Mark<br />
Davidson aveva cercato di convincerla che erano inseguite da<br />
qualcosa di malvagio.<br />
Vampiri, nientemeno!<br />
«Ehi, guarda. c'è quel tipo di ieri sera...» disse a un tratto Heidi.<br />
«Quale tipo?»<br />
«Quello che è entrato ad ascoltare la musica ieri sera. Non avevi<br />
detto che è un poliziotto?»<br />
Lauren si girò. Era proprio lui, il tenente Sean Canady. Era al<br />
banco <strong>del</strong>l'accettazione e stava facendo domande.<br />
Mentre lo guardava, lui si voltò e la riconobbe. «Salve, signorina<br />
Crow» la salutò avvicinandosi.<br />
«Salve, tenente. Questa è la mia amica Heidi Weiss.»<br />
Canady le rivolse un breve cenno <strong>del</strong> capo. «Ho sentito che la<br />
vostra amica sta molto male.»<br />
«Sì.»<br />
Canady sorrise con gentilezza a Heidi. «Sono certo che le<br />
permetteranno di vederla e di stare un po' con lei se lo chiederà.» Il<br />
suo tono non era altrettanto <strong>del</strong>icato quando si rivolse nuovamente<br />
a Lauren. «Vorrei farle qualche domanda,<br />
signorina Crow.»<br />
Sospettava di lei?<br />
Heidi corrugò la fronte, sconcertata. «Okay» disse. «Vado da<br />
Deanna.»<br />
Dopo che se ne fu andata, il tenente si sedette al suo posto<br />
accanto a Lauren.<br />
«Ieri sera ci ha seguite fino all'albergo» esordì lei. «Non riesco a
immaginare cos'altro voglia sapere.»<br />
Canady si strinse nelle spalle con un sorriso. «Mi scusi, credevo che<br />
avrebbe apprezzato una scorta.»<br />
Lauren distolse lo sguardo e cercò di raccogliere le idee. Un uomo<br />
seduto di fronte a loro, che si premeva sulla mascella una compressa<br />
di garza sporca di sangue, la fissò con insistenza e la cosa la<br />
innervosì. Due infermiere stavano medicando una bambina che si era<br />
schiacciata un dito nella portiera <strong>del</strong>l'auto. Le persone che si<br />
trovavano lì erano malate o ferite, e tuttavia la sala in sé era<br />
luminosa e piena di vita, notò. Il che faceva sembrare più irreali che<br />
mai gli avvenimenti <strong>del</strong>la notte prima e le ombre animate.<br />
«Vorrei che mi dicesse qualcosa di più sull'uomo coinvolto nella<br />
rissa al bar» disse Canady.<br />
Lauren si voltò nuovamente verso di lui. «È pazzo.»<br />
«Oh? Per quale motivo?»<br />
«Crede che esistano i vampiri.» Rimase in attesa <strong>del</strong>la sua reazione.<br />
Si aspettava che il tenente scuotesse il capo con aria ironica o facesse<br />
un commento sprezzante, e quando nulla di tutto ciò accadde<br />
aggiunse: «Mi ha sentita? Quell'uomo è fuori di testa. Non credo che<br />
sia pericoloso e ammetto che è piuttosto affascinante ma... è<br />
completamente pazzo, non c'è altra spiegazione».<br />
Ancora una volta Canady non disse una parola. «Tenente?»<br />
«Vedo che porta ancora la sua croce» osservò infine lui.<br />
Lauren si portò una mano alla gola. Se ne era completamente<br />
dimenticata. «Non è mia» mormorò.<br />
«Be', continui a indossarla ugualmente» le consigliò in tono<br />
solenne. «È molto bella. E in questo modo non la perderà. Non sa<br />
dirmi niente <strong>del</strong>l'altro uomo? Jonas?»<br />
Lei scosse il capo. «No. So solo che Deanna gli ha parlato un paio<br />
di volte.» Fissò Canady negli occhi, avvertendo ancora una volta che<br />
c'era qualcosa che non andava. «Che cosa diavolo sta succedendo,<br />
tenente?» chiese.<br />
«Ho tutte le intenzioni di scoprirlo» rispose lui. «Mi ascolti, non<br />
sono certo che siate al sicuro dove alloggiate e non ho abbastanza
uomini per proteggervi.»<br />
«Perché è così preoccupato per noi, mi scusi?»<br />
Canady rimase in silenzio per un po', guardando dritto davanti a<br />
sé. «Faccio il poliziotto da molto tempo» rispose infine. «La mia è<br />
solo una sensazione, ma credo che siate state scelte come bersaglio<br />
da... be', da uno squilibrato, chiamiamolo così. Conosco un albergo<br />
in cui sareste al sicuro.» Si strinse nelle spalle e sorrise. «Uno dei miei<br />
uomini esce con la direttrice ed è sempre da quelle parti. La<br />
proprietaria è all'estero. Credo che lei e la sua amica Heidi dovreste<br />
trasferirvi lì. Si chiama Monstresse House e si trova a Bourbon.» Si<br />
alzò. «Metterò un agente a piantonare la stanza <strong>del</strong>la vostra amica<br />
per essere certi che non corra pericoli.»<br />
«Forse la dimetteranno oggi stesso» disse Lauren.<br />
«La tratterranno.»<br />
Lauren sentì un nodo di paura serrarle la gola. «Non è possibile<br />
che sia così grave. Devo riportarla a casa» mormorò.<br />
«Prima deve riprendersi. Nel frattempo, voi due trasferitevi a<br />
Monstresse House. E si fidi di me: ho tutte le intenzioni di andare a<br />
fondo di questa storia.»<br />
Le tese un biglietto da visita e Lauren lo prese senza nemmeno<br />
guardarlo. Con un ultimo sorriso rassicurante, il tenente si diresse<br />
verso la porta.<br />
Lei rimase a guardarlo per qualche istante, poi riportò lo sguardo<br />
di fronte a sé. L'uomo con la mascella insanguinata se n'era andato,<br />
ma aveva lasciato il giornale.<br />
Il titolo d'apertura le gelò il sangue nelle vene.<br />
SECONDO GIORNO, SECONDO CADAVERE.<br />
Chiuse gli occhi, li riaprì, poi fissò il biglietto che teneva in mano.<br />
Era identico a quello che Big Jim aveva dato a Deanna la sera prima.
Capitolo 8<br />
Mark aprì gli occhi con un gemito.<br />
Ci era andato vicino. Molto vicino.<br />
Ma non si era aspettato la trappola e questo era stato un grave<br />
errore - quasi fatale - da parte sua. Appena Deanna aveva gridato<br />
aveva capito subito che cosa stava succedendo, e in quel momento<br />
lanciarsi all'inseguimento gli era parsa l'unica scelta possibile, pur<br />
sapendo di essere solo mentre Stephen poteva contare su un intero<br />
esercito.<br />
Quello che i seguaci di Stephen ignoravano era che al loro capo<br />
non importava che fine avrebbero fatto; erano lì per essere<br />
sacrificati, tutto qui. Di conseguenza, più folli scalmanati Stephen<br />
avrebbe raccolto intorno a sé, più lui ne avrebbe dovuti sacrificare<br />
strada facendo per evitare che lo catturassero o lo uccidessero.<br />
In effetti, era già un miracolo che fosse riuscito a cavarsela la notte<br />
precedente, pensò.<br />
Rotolando sul letto, si alzò e andò in bagno, dove si guardò allo<br />
specchio.<br />
Si aspettava di essere conciato peggio. Per fortuna non erano<br />
riusciti a disarmarlo, pensò. Era caduto in un'imboscata e lo avevano<br />
pestato a sangue, ma lui aveva tenuto ben strette le sue armi, armi<br />
che i suoi avversari non erano preparati ad affrontare.<br />
Stephen, naturalmente, l'aveva sempre saputo.<br />
I suoi scagnozzi invece non sospettavano neanche lontanamente<br />
che il loro grande capo conoscesse il nemico, ed erano morti per lui.<br />
Mark guardò ancora il proprio viso riflesso nello specchio,<br />
dandosi <strong>del</strong>lo stupido. In quella storia non c'era spazio per gli errori,<br />
avrebbe dovuto saperlo.<br />
Una bella doccia bollente l'avrebbe aiutato a sentirsi meglio<br />
pensò, infilandosi in bagno.<br />
Fu così. Mezz'ora più tardi, ben rasato e vestito, non aveva più un<br />
aspetto così terribile. Si stava passando il pettine tra i capelli ancora
umidi quando bussarono alla porta.<br />
Era Helen, la ragazza <strong>del</strong> bungalow accanto. «Mark, per fortuna ci<br />
sei» disse, trafelata.<br />
«È successo qualcosa?»<br />
«Ho pensato che dovessi saperlo. Una <strong>del</strong>le ragazze <strong>del</strong> bungalow<br />
accanto è stata portata all'ospedale d'urgenza stamattina.»<br />
«Deanna?» chiese Mark con il cuore che martellava nel petto.<br />
Helen aggrottò la fronte, sconcertata. «Sì, come fai a saperlo?»<br />
«Lauren mi aveva detto che si era sentita un po' strana<br />
ultimamente, tutto qui» mentì.<br />
«Ah. Be', Heidi è salita con lei sull'ambulanza mentre Janice e io<br />
abbiamo lasciato Lauren al Pronto Soccorso. È passato già un po' di<br />
tempo... Ho provato a bussare, prima, ma evidentemente non hai<br />
sentito.»<br />
«Ho il sonno pesante» spiegò Mark. «Grazie di tutto. Ti sono grato<br />
di avermi informato.»<br />
«Figurati. Oh, ecco il tuo giornale» aggiunse con un sorriso,<br />
tendendogli la copia <strong>del</strong> quotidiano che veniva lasciata ogni mattina<br />
davanti a ciascun bungalow.<br />
Mark lesse il titolo.<br />
SECONDO GIORNO, SECONDO CADAVERE.<br />
Ringraziò ancora Helen, e dopo aver chiuso la porta scagliò il<br />
giornale attraverso la stanza. Pochi minuti dopo uscì di corsa, diretto<br />
all'ospedale.<br />
Errore numero due.<br />
Non lo vide nemmeno arrivare, tanto era concentrato su Deanna<br />
e sul secondo cadavere.<br />
Qualunque cosa fosse ciò che lo colpì, fu come una tonnellata di<br />
mattoni sul cranio.<br />
Mentre crollava per terra, pensò che forse era il manico di
un'accetta. Una molto grande, come un'arma da battaglia<br />
medioevale. Poi perse i sensi e non pensò più a nulla.<br />
«Ci trasferiremo in questo posto» dichiarò Lauren.<br />
«Come, scusa?» domandò Heidi, distratta.<br />
Deanna era stata sistemata in una stanza ma non aveva ancora<br />
ripreso coscienza. Se non altro, aveva acquistato un po' di colore; i<br />
medici avevano assicurato loro che sarebbe guarita, se avesse<br />
superato le successive ventiquattr'ore. Il livello di globuli rossi era<br />
così basso che aveva rischiato di morire, ma la trasfusione aveva<br />
invertito il processo e c'erano buone probabilità che tutto si<br />
risolvesse per il meglio.<br />
Le avevano assegnato una stanza singola, e un poliziotto montava<br />
la guardia fuori dalla porta.<br />
Avrebbe dovuto sentirsi tranquilla, pensò Lauren, ma non era così.<br />
«Quel poliziotto, il tenente Canady, dice che sarebbe più prudente<br />
se cambiassimo albergo e ci trasferissimo al Monstresse House»<br />
spiegò a Heidi.<br />
«Perché si preoccupa di dove stiamo?»<br />
Lauren respirò a fondo. «Teme che uno squilibrato ci abbia scelte<br />
come bersaglio.»<br />
Heidi aggrottò la fronte.<br />
«Potrebbe trattarsi di uno squilibrato convinto di essere un<br />
vampiro» continuò Lauren.<br />
Heidi la fissò per diversi secondi con espressione incredula, poi<br />
scoppiò a ridere. «Lauren, ti rendi conto di quello che hai appena<br />
detto? Un vampiro? Leggi troppi romanzi horror.»<br />
«Heidi... »<br />
«Deanna ha perso molto sangue» continuò l'amica in tono<br />
ragionevole. «È malata. Probabilmente lo era già prima che<br />
venissimo qui ed è per questo che ha avuto quelle crisi di<br />
sonnambulismo. Non è stata aggredita.»<br />
«Heidi, il tenente Canady dice che dobbiamo cambiare albergo e<br />
io preferirei fare come dice lui» dichiarò con fermezza Lauren. «Senti,
pare che un poliziotto sia sempre lì e il tenente lo considera un posto<br />
sicuro. Se qualcuno ci ha davvero prese di mira, dobbiamo trasferirci.<br />
Non vorrai mettere in pericolo qualcun altro, per esempio Janice o<br />
Helen?»<br />
Heidi inarcò un sopracciglio, riflettendo. «D'accordo. Come vuoi.<br />
Quando ci spostiamo? Non credo che dovremmo lasciare sola<br />
Deanna in questo momento.»<br />
Lauren era d'accordo con lei, ma non voleva nemmeno passare<br />
tutto il giorno in ospedale. Decise che più tardi avrebbe fatto un<br />
salto in Jackson Square. Voleva trovare Susan, l'indovina, e farle<br />
pressioni finché non le avesse detto qualcosa che avesse senso.<br />
Avrebbe dovuto raccontare alla polizia di quella donna, pensò<br />
con amarezza. Ma che cosa poteva dire? In fondo non c'era niente di<br />
concreto e non voleva passare per pazza. No, meglio parlare prima<br />
con lei, decise.<br />
Si sporse verso Heidi. «D'accordo, per il momento faremo così: io<br />
vado a preparare i bagagli. Se hai bisogno di fare due passi per<br />
prendere una boccata d'aria fai pure, ma poi torna qui. D'accordo?»<br />
«D'accordo» rispose Heidi. Guardò il letto in cui Deanna giaceva<br />
immobile e pallidissima, quindi si alzò e posò una mano sulla fronte<br />
<strong>del</strong>l'amica. «È fresca» mormorò, «ma non ghiacciata come prima.»<br />
Scambiò uno sguardo con Lauren attraverso il letto. «Sono così<br />
preoccupata per lei.»<br />
«Anch'io.»<br />
«Credi che sia stata colpa mia?»<br />
«No, assolutamente no» le assicurò Lauren. «E si riprenderà, vedrai.<br />
È quello che hanno detto i dottori.»<br />
Heidi fissò lo sguardo nel vuoto. «Dissero così anche di mio padre<br />
prima che morisse per un secondo infarto» mormorò, angosciata.<br />
«Non me la sento di lasciarla in questo momento. Vai tu, d'accordo?»<br />
A un tratto si udì la suoneria di un cellulare. Heidi si frugò in tasca.<br />
«Barry» annunciò allarmata prima di rispondere. «Che cosa devo<br />
dirgli?»<br />
«È il tuo fidanzato» le ricordò Lauren.
«Lo so, ma si preoccuperebbe. Meglio che non risponda. Lo<br />
richiamerò più tardi, quando avrò pensato a cosa dirgli.»<br />
«Digli solo che Deanna si è sentita male e che è all'ospedale, che<br />
siamo qui con lei e che i dottori dicono che si riprenderà.»<br />
Heidi annuì. «Giusto. Gli dirò così, ma più tardi. Vai, adesso, e fai<br />
quello che devi fare. Io starò qui con Deanna. Andrà tutto bene.»<br />
«Okay, farò il più in fretta possibile» le assicurò Lauren.<br />
Heidi le rivolse un lieve sorriso. «Ehi, non ha senso stare tutte e<br />
due sedute qui. Io uscirò più tardi. Mi dispiace solo che tocchi a te<br />
raccogliere tutte le nostre cose.»<br />
«Non c'è problema. Ci vediamo tra poco.» Lauren ricambiò il<br />
sorriso e uscì.<br />
Mark riprese lentamente i sensi, ma non aprì gli occhi. Prima cercò<br />
di sentire l'ambiente in cui si trovava.<br />
Era seduto. Legato a una sedia, con i polsi stretti dietro la schiena.<br />
Non era una stazione di polizia.<br />
La temperatura era gradevole, grazie all'aria condizionata.<br />
Non si udivano rumori, ma sapeva che c'era qualcuno con lui nella<br />
stanza. Non Stephen, però. Non era un vampiro.<br />
La testa gli pulsava.<br />
Respirò a fondo un paio di volte, cercando di placare il dolore.<br />
«L'hai colpito troppo forte» sussurrò qualcuno. Una voce<br />
femminile. Dolce, preoccupata.<br />
«Avevo bisogno che perdesse i sensi.»<br />
Per poco Mark non sobbalzò, rivelando così di aver ripreso<br />
conoscenza. Aveva riconosciuto la voce. Era quella <strong>del</strong> tenente<br />
Canady.<br />
Continuò ad ascoltare, cercando di stabilire dove si trovava.<br />
«Sean, avresti potuto ucciderlo.»<br />
«Smettila di preoccuparti, Maggie. Il nostro amico è un tipo tosto.»
«Non sai nemmeno se sia colpevole di qualcosa.»<br />
«Però so che è al corrente di quello che sta succedendo qui<br />
intorno.»<br />
Mark si sforzò di distinguere altri rumori, cercando di capire se ci<br />
fosse qualcun altro nella stanza. Dopo essersi concentrato per diversi<br />
secondi, ebbe la certezza che non ci fossero altre persone.<br />
Tastò le corde, flettendo impercettibilmente i polsi per vedere se<br />
cedevano.<br />
Era chiaro che non era in arresto. Le cose potevano anche andare<br />
diversamente in Louisiana, ma nemmeno lì era legale che un<br />
poliziotto ti spaccasse la testa e ti tenesse legato a una sedia in un<br />
posto isolato.<br />
Si raddrizzò e aprì gli occhi.<br />
Canady era seduto su una sedia di fronte a lui. Una bella donna<br />
con intensi occhi castani e capelli rosso scuro era in piedi al suo<br />
fianco e gli teneva una mano sulla spalla. Il tenente indossava una<br />
camicia di buon taglio e una giacca leggera; la donna sembrava<br />
appena rientrata dalla palestra.<br />
Mark fissò il poliziotto per un istante, poi si guardò intorno.<br />
Si trovavano in una soffitta. Era piuttosto spaziosa, quindi doveva<br />
essere un edificio grande. Riconobbe l'architettura: anche la sua<br />
abitazione era costruita in uno stile simile. Probabilmente era dalle<br />
parti di Plantation Road, decise, e quella casa doveva avere almeno<br />
duecento anni.<br />
Inarcò lentamente un sopracciglio guardando Canady e la donna.<br />
«Suppongo di non essere precisamente agli arresti» disse.<br />
«Non ufficialmente. Non ancora.»<br />
Attese, facendo <strong>del</strong> suo meglio per nascondere i movimenti<br />
mentre lavorava alle corde che gli stringevano i polsi. Naturalmente<br />
Canady era armato. Era certo che portasse sempre una pistola<br />
addosso. Glock? Smith & Wesson? Qualsiasi fosse, la giacca la<br />
nascondeva. Ma lui era sicuro che fosse lì. «È casa sua?» chiese.<br />
Canady annuì. Non sembrava particolarmente in collera. Più che<br />
altro circospetto e meditabondo.
«Salve» disse la donna. «Io sono Maggie.»<br />
«Maggie... Canady?»<br />
«Sì.»<br />
«Vorrei ringraziarla <strong>del</strong>l'ospitalità, ma...»<br />
«Che cos'è venuto a fare qui in città?» domandò il tenente.<br />
Mark chinò il capo per nascondere il mezzo sorriso che gli era<br />
affiorato alle labbra. Gli sembrava di essere finito in un vecchio<br />
western e che lo sceriffo stesse per intimargli di montare in sella e<br />
squagliarsela prima <strong>del</strong> tramonto.<br />
«Sono venuto da lei, se ben ricorda» rispose.<br />
«Per dirmi che ci sono dei vampiri a New Orleans.»<br />
«So chi è il vostro killer. Mi creda, se non è stato lui a commettere<br />
gli omicidi, ne è responsabile.»<br />
Era quasi riuscito a liberare le mani.<br />
«Quel tale, Stephen» disse Canady.<br />
«Sì.»<br />
«Così, lei sostiene che ci sono dei veri vampiri a New Orleans.»<br />
«Sean» mormorò Maggie.<br />
«Maggie, lascia che lo dica.»<br />
Mark scosse il capo e li fissò, poi sospirò. «Sì, sostengo che ci sono<br />
veri vampiri a New Orleans. C'è un pericolo reale là fuori, e non<br />
sono io.»<br />
Aggrottò la fronte, perplesso. Maggie Canady lo stava fissando<br />
come se credesse a ogni parola che aveva detto, anche se il marito<br />
restava scettico.<br />
«Cercavo solo di metterla in guardia» concluse.<br />
«Dove si trovava la notte scorsa?» domando Canady.<br />
Mark sospirò nuovamente. «Stavo lottando contro un vampiro.»<br />
Decise di mettere tutte le carte in tavola. «Stephen è qui. Sta dando<br />
la caccia a Lauren Crow. Non so se lo faccia perché vuole<br />
tormentarmi o perché ha un profondo bisogno inconscio di ritrovare<br />
Katie.»
«Katie?» ripeté Canady.<br />
«Una donna che lui e io conoscevamo un tempo» rispose con<br />
calma. «Allora non sapevo nulla di vampiri; avrei riso anche solo a<br />
sentirne parlare, finché non andai a Kiev. La incontrai lì. Era nata a<br />
Kiev e voleva sposarsi in uno dei castelli <strong>del</strong>la zona. Conosceva<br />
Stephen già da prima. Credo che lui l'abbia seguita fin qui e poi di<br />
nuovo a Kiev. Cercò di allontanarla da me, ma lei ritornò.»<br />
«Dov'è adesso questa Katie?»<br />
«È morta.»<br />
Maggie e il marito si scambiarono un'occhiata.<br />
«Ho seguito le tracce di Stephen fin da quando sono arrivato qui,<br />
ma so che è sempre stato vicino. Mi sono imbattuto in Lauren Crow<br />
per caso, in un locale. Ho creduto di vedere un fantasma, tanto<br />
assomiglia a Katie.»<br />
«Quella che è stata attaccata però è Deanna» osservò Canady.<br />
Mark aggrottò la fronte e sentì l'adrenalina scorrere nelle vene. Si<br />
era ormai liberato <strong>del</strong>le corde, ma avrebbe preferito evitare un<br />
contrasto diretto. «Le ho detto...» Esitò, respirò a fondo e poi disse<br />
tutto d'un fiato: «I vampiri esistono e Stephen è uno dei più malvagi.<br />
Non solo, credo che abbia radunato un piccolo esercito. Mi sono<br />
imbattuto in alcune di quelle creature. Se lei non mi darà ascolto, se<br />
non mi aiuterà, ci sarà una carneficina».<br />
«Liberalo, Sean» mormorò Maggie.<br />
«Lei mi crede?» domandò Mark.<br />
«Certo che le crediamo. Non è così, Sean?»<br />
Mark fissò la donna. Era un miracolo. «Voi... voi siete disposti a<br />
credere che i vampiri esistono?»<br />
La donna si gettò dietro le spalle i lunghi capelli rosso scuro.<br />
«Certo che ci credo. Un tempo ero una di loro. E abbiamo diversi<br />
amici che lo sono ancora. Ci sono molti modi per sopravvivere<br />
senza uccidere vittime innocenti e trasformarle... » Sospirò. «A<br />
proposito, Sean ha convinto le sue amiche a trasferirsi a Monstresse<br />
House. La proprietaria è una vampira di nome Jessica, ma è partita<br />
con alcuni compagni per sistemare una faccenda in Africa. Sean, ti
prego, lascialo andare.» Sfiorò <strong>del</strong>icatamente il braccio <strong>del</strong> marito.<br />
«Sai che dice la verità.»<br />
Lauren era dispiaciuta e si sentiva un po' in colpa all'idea di<br />
lasciare il Bed&Breakfast, così non disse alla proprietaria che si<br />
trasferivano; le lasciò pensare che avevano semplicemente deciso di<br />
anticipare la partenza.<br />
In effetti avrebbero dovuto veramente tornare a casa, ma non<br />
potevano partire finché Deanna non fosse stata in grado di<br />
viaggiare.<br />
Radunare tutte le loro cose fu uno strazio, perché sia Heidi che<br />
Deanna avevano l'abitudine di lasciare tutto in giro. Lauren cercò di<br />
aggrapparsi all'irritazione: se non altro le impediva di pensare agli<br />
strani eventi che si erano verificati in quelle ultime ore.<br />
Quando ebbe fatto i bagagli, li portò sul marciapiede e chiamò un<br />
taxi.<br />
Il conducente, che parlava una lingua di difficile identificazione,<br />
non fu molto contento di dover caricare in auto così tante valigie<br />
per accompagnare una sola persona a pochi isolati di distanza.<br />
Impaziente, Lauren gli promise una lauta mancia.<br />
L'indirizzo sul biglietto da visita che le aveva dato il tenente<br />
corrispondeva a un edificio in Bourbon Street che non aveva mai<br />
notato prima. C'erano un prato, un vialetto costeggiato da alberi e<br />
fiori, e una piscina sul retro. Il cancello era in ferro battuto.<br />
La casa sorgeva un poco all'interno rispetto alla strada e aveva un<br />
bel porticato che la faceva assomigliare a una fazenda sudamericana.<br />
Il taxista scaricò i bagagli sul marciapiede, e quando Lauren cercò<br />
di spiegargli che aveva bisogno d'aiuto per raggiungere l'ingresso,<br />
finse di non capire una sola parola di inglese, prese il denaro e la<br />
piantò in asso.<br />
Era appena sparito, che la porta si aprì e una donna snella, alta<br />
circa un metro e sessanta, si precipitò lungo il vialetto, seguita da un<br />
poliziotto che Lauren aveva già visto: era l'agente che era<br />
intervenuto nel vicolo dietro il bar insieme al tenente Canady.
Qualche istante dopo comparve anche il sassofonista, Big Jim.<br />
«Salve!» la salutò cordialmente la donna. «Sono Stacey Lacroix. Tu<br />
sei Lauren, vero? Sean mi ha parlato di te. Non ti dispiace se ti do<br />
<strong>del</strong> tu, vero? Vieni dentro. Ci occuperemo noi dei bagagli.» Era<br />
minuta, ma sembrava un vortice di energia. «Oh, e questo è Bobby<br />
Munro» aggiunse, presentandole il poliziotto.<br />
«Ci siamo già conosciuti» disse l'agente con un mezzo sorriso.<br />
«Nel vicolo, ricordo. Salve, io sono Lauren Crow.»<br />
«E questo è Big Jim Dixon, il miglior sassofonista di tutti gli Stati<br />
Uniti» continuò Stacey.<br />
«La solita esagerata» replicò Jim Dixon, porgendo la mano alla<br />
ragazza. «Anche noi ci conosciamo già.»<br />
«E credo di averti visto suonare anche a un funerale jazz l'altro<br />
giorno.»<br />
«Sì, ero io» confermò lui, sollevando senza sforzo una <strong>del</strong>le valigie<br />
più pesanti.<br />
Nonostante l'accoglienza calorosa, Lauren si sentì un po' a disagio.<br />
Se non altro, si consolò prendendo la tracolla di Deanna, in quattro<br />
sarebbe bastato un solo viaggio per trasportare i bagagli all'interno.<br />
Prima di seguire gli altri lungo il vialetto d'ingresso, si fermò a<br />
guardarsi intorno come aveva fatto Stacey.<br />
Tutto a un tratto il cielo aveva assunto un colore cinereo e le<br />
nuvole si addensavano scure e minacciose sopra di loro. Alcuni<br />
uccelli si alzarono in volo sopra casa.<br />
«Andiamo dentro» li sollecitò Stacey.<br />
Lauren avvertì un'improvvisa tensione aleggiare nell'aria. Big Jim<br />
era già a metà strada. Si affrettò a seguirlo.<br />
Il posto era bellissimo e Lauren se ne innamorò non appena vi<br />
mise piede. Pensò che la casa doveva essere molto vecchia, il che<br />
non era insolito per la zona, ma era stata restaurata ed era tenuta<br />
alla perfezione. Il corrimano <strong>del</strong>le scale era levigato e lucente;<br />
tappeti di lana ricoprivano i pavimenti di legno; un orologio a<br />
pendolo batté le ore al loro ingresso e un lampadario di cristallo<br />
illuminava l'atrio, avvolgendolo in un caldo bagliore.
«La reception è là dietro» le spiegò Stacey. «Ti farò firmare il<br />
registro dopo averti mostrato le vostre stanze. La proprietaria è<br />
all'estero in questo momento, ma credo che sarete soddisfatte <strong>del</strong>la<br />
sistemazione. Non avevamo previsto di avere ospiti, ma quando<br />
Sean ha chiamato... be', non potevo proprio dirgli di no. Se non<br />
altro avrete un sacco di spazio.»<br />
Bobby Munro e Big Jim erano già a metà <strong>del</strong>l'elegante scalinata.<br />
Stacey chiuse a chiave la porta d'ingresso e li seguì. Lauren le andò<br />
dietro.<br />
La scala conduceva a un lungo corridoio che si estendeva in<br />
entrambe le direzioni. «Le camere degli ospiti sono a sinistra» spiegò<br />
Stacey, voltandosi a guardarla. «C'è una balconata che corre sul<br />
retro, con una magnifica vista sulla piscina. Abbiamo un'unica regola:<br />
non fare entrare nessuno, mai, senza chiedere prima a me. L'ha<br />
stabilita Jessica, la proprietaria, e noi tutti la rispettiamo.»<br />
Stacey le stava sorridendo, tuttavia c'era qualcosa di strano nel<br />
modo in cui parlava. Come se infrangere quella regola potesse<br />
portare conseguenze disastrose, tipo una carrozza che si trasformava<br />
in zucca. O peggio.<br />
«È una casa bellissima» disse educatamente Lauren.<br />
«Sì, vero?»<br />
Big Jim e Bobby uscirono proprio in quel momento da una <strong>del</strong>le<br />
stanze degli ospiti. «Non sapevamo dove mettere i bagagli» disse il<br />
sassofonista, «così li abbiamo lasciati tutti in una stanza.»<br />
«Mi pare di aver capito che siete in tre» riprese Stacey. «Il tenente<br />
ci ha detto che una <strong>del</strong>le tue amiche è in ospedale, mentre l'altra -<br />
Heidi, giusto? - avrà bisogno di una sistemazione per la notte. In<br />
ogni caso, questa è la tua stanza, quella di Heidi è qui accanto e la<br />
vostra amica potrà sistemarsi in quella di fronte.»<br />
«Non sono sicura che avremo bisogno di così tanto spazio»<br />
mormorò Lauren. La porta <strong>del</strong>la camera che le era stata assegnata<br />
era aperta e si vedeva che il locale era molto ampio. C'erano un<br />
letto imponente, un tavolo, un armadio enorme e un sacco di spazio<br />
nel mezzo. Una portafinestra dava sulla balconata.<br />
Stacey si strinse nelle spalle. «La casa è grande. Ne approfittiamo,
quando è possibile.»<br />
«Al piano di sotto, sul retro, c'è la cucina» la informò Bobby,<br />
osservandola con un sorriso. «Io sono qui per la maggior parte <strong>del</strong><br />
tempo, quando non sono in servizio.» Prese per mano Stacey e<br />
aggiunse: «Siamo fidanzati».<br />
«Congratulazioni.»<br />
«Io invece abito nel villino <strong>del</strong> custode sul retro» la informò Big<br />
Jim. «Non che faccia veramente il custode: semplicemente, vivo lì.»<br />
«Che Bobby è un poliziotto lo sapevi già, no?» disse Stacey.<br />
«Sì.» Lauren non poté fare a meno di chiedersi se i poliziotti <strong>del</strong><br />
posto fossero normali. Quelli che aveva incontrato fino a quel<br />
momento sembravano osservarla come se non la giudicassero <strong>del</strong><br />
tutto sana di mente. Se non altro l'avevano presa abbastanza sul<br />
serio da mettere qualcuno a piantonare la stanza di Deanna<br />
all'ospedale, si disse.<br />
«Sono sicura che la tua stanza ti piacerà» continuò Stacey,<br />
invitandola a entrare con un gesto <strong>del</strong>la mano, evidentemente<br />
orgogliosa.<br />
Lauren trovò la camera davvero adorabile. Tutto era di un gusto<br />
squisito, dal legno levigato <strong>del</strong>l'armadio ottocentesco al letto a<br />
baldacchino, al tavolo in ciliegio, al copriletto a fiori. Esitò,<br />
chiedendosi se potesse permettersi una sistemazione così raffinata,<br />
indipendentemente dal fatto che il tenente Canady la ritenesse<br />
sicura, ma prima che potesse esprimere le proprie riserve Stacey le<br />
disse un prezzo a persona che era ridicolmente basso.<br />
«Com'è possibile che possiate mandare avanti l'attività con questi<br />
prezzi?» non poté trattenersi dal chiedere.<br />
«Oh, Jessica non ha bisogno di Monstresse House per vivere» le<br />
spiegò. «È una psicologa ed è ricca di famiglia. Apre e chiude questo<br />
posto quando più le fa comodo.»<br />
«Siamo le uniche ospiti in questo momento?»<br />
«C'è un altro cliente che arriverà più tardi» rispose Stacey. «Se sei<br />
pronta, possiamo procedere con la registrazione.»<br />
«Io devo andare al lavoro, ma di solito passo qui la notte» la
informò Bobby. «Mi ha fatto davvero piacere conoscerti.»<br />
«E io devo andare al club» disse Big Jim.<br />
«A presto» li salutò Lauren mentre i due si avviavano lungo le<br />
scale. Si sentì leggermente a disagio vedendoli andar via. Aveva<br />
l'impressione che sapessero troppe cose di lei e che si fossero mostrati<br />
un po' troppo amichevoli. E che dire di quella regola? Non far<br />
entrare nessuno.<br />
Non era tutto un po' troppo misterioso?<br />
Oh, al diavolo, si disse. Che cosa poteva esserci di più inquietante<br />
di quello che stava già succedendo? Un uomo affascinante l'aveva<br />
sequestrata solo per poterle dire che c'erano dei vampiri a New<br />
Orleans. Deanna era in ospedale e aveva subito una trasfusione<br />
dopo una crisi di sonnambulismo e forse un'aggressione. Il bel<br />
tenebroso era sparito per inseguire un'ombra nel buio e un tenente<br />
di polizia aveva disposto che la stanza di Deanna venisse piantonata.<br />
«Sono pronta, andiamo» disse a Stacey, scrollandosi di dosso quei<br />
pensieri. «Mi farà bene muovermi.»<br />
Era iniziato tutto con l'indovina, rifletté mentre scendevano alla<br />
reception. E appena fatta la registrazione, sarebbe andata a cercarla<br />
per avere <strong>del</strong>le risposte.<br />
Heidi aveva finito di sfogliare la terza rivista. Aveva studiato<br />
Modern Bride, leggendo un articolo sui piccoli incidenti <strong>del</strong>l'ultimo<br />
minuto che avrebbero potuto rovinare le nozze, poi era passata a<br />
People e infine aveva dato una scorsa a Time.<br />
Deanna non aveva dato segno di vita. Giaceva sul letto come la<br />
Bella Addormentata, bellissima nel suo sonno profondo, in attesa <strong>del</strong><br />
bacio <strong>del</strong> vero amore.<br />
Perché non si sveglia?<br />
Heidi si concesse qualche istante di autocommiserazione. Si<br />
trovava con le sue migliori amiche in una città che tutte e tre<br />
adoravano, dove avrebbero dovuto pensare solo a divertirsi. Barry<br />
era a casa con i fratelli e i suoi amici. Non c'era niente di meglio di<br />
un gruppo di giovani avvocati per lasciarsi andare a divertimenti
sfrenati. Pensò di chiamarlo, poi decise che in quel momento doveva<br />
essere al lavoro e non voleva sembrare una di quelle donne che<br />
chiamano un uomo solo per sentirsi rassicurare.<br />
No, era tutto a posto. Deanna riceveva le cure migliori per... per<br />
qualsiasi malattia fosse quella che l'aveva colpita. Lauren sarebbe<br />
tornata presto. Un giorno avrebbero ripensato a quei giorni come a<br />
un'esperienza che le aveva unite ancora di più. In fondo non<br />
avrebbe mai voluto che il suo matrimonio o la festa di addio al<br />
nubilato finissero per essere noiosi.<br />
Posò la rivista, si alzò, si stiracchiò, poi si chinò su Deanna per<br />
scostarle i capelli dalla fronte. L'infermiera era entrata pochi minuti<br />
prima a controllare la flebo e registrare i segni vitali <strong>del</strong>la paziente.<br />
Tutto stava andando bene e lasciava sperare che Deanna avrebbe<br />
ripreso presto conoscenza.<br />
Andò alla porta e sbirciò nel corridoio. Un poliziotto in uniforme<br />
seduto su una sedia leggeva il giornale. Tornò accanto a Deanna e si<br />
sedette. La poltrona poteva essere trasformata in letto;<br />
probabilmente lei o Lauren vi avrebbero trascorso la notte. Per il<br />
momento, tuttavia, era soltanto una poltrona confortevole.<br />
«Ti spiace se accendo la tivù?» chiese ad alta voce. Il suono <strong>del</strong>la<br />
propria voce le parve irreale. Come se a Deanna potesse importare<br />
se accendeva o no la televisione, si disse.<br />
Il telecomando era appeso alla testiera <strong>del</strong> letto, ma riuscì a<br />
sistemare il filo in modo da controllare lo schermo dalla poltrona.<br />
Fece un po' di zapping e alla fine si fermò su un talk show; non che<br />
fosse appassionata a quel genere di programmi, ma non c'era nulla<br />
che volesse vedere veramente.<br />
Chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la poltrona,<br />
lasciandosi cullare dal brusio <strong>del</strong>le voci in sottofondo. Era<br />
stanchissima. In fondo era come se fosse da sola, si disse, cedendo al<br />
sonno.<br />
Pochi minuti sognò che si trovava in uno strano posto. Era come<br />
se un uomo fosse comparso alla televisione e parlasse direttamente a<br />
lei. Era un uomo molto sensuale. Di solito Heidi non si lasciava<br />
influenzare dalla bellezza fisica o dal carisma, anche se sapeva
iconoscerli. Essere profondamente innamorata di Barry non le<br />
impediva di vedere bellezza e fascino negli altri uomini, e quello in<br />
particolare era riuscito a conquistare tutta la sua attenzione. Stava<br />
sognando, ne era certa, ma nel sogno gli sorrideva. Lui faceva<br />
battute provocanti, la corteggiava, e lei si ritrovò a rispondere.<br />
Aveva capelli molto scuri, un viso dai lineamenti virili e una voce<br />
ipnotica. Non era sicura di cosa stesse dicendo esattamente, tuttavia<br />
si sentì arrossire. Strano. Aveva la sensazione che la sua voce la<br />
toccasse. Che la eccitasse sessualmente.<br />
Che assurdità...<br />
Provò un calore crescente e fu come se potesse sentire le sue dita<br />
che le sfioravano la pelle <strong>del</strong>icata all'interno <strong>del</strong>le cosce.<br />
È solo un sogno, si disse. Si stava avvicinando il giorno <strong>del</strong>le nozze<br />
e una parte di lei aveva ceduto per qualche istante al panico. Era più<br />
che comprensibile: dopotutto stava per rinunciare agli altri uomini<br />
per sempre! Ed ecco spiegato quel sogno erotico con un attore <strong>del</strong>la<br />
televisione.<br />
Ora però lo sconosciuto <strong>del</strong> sogno le stava dicendo di alzarsi.<br />
Di andare alla finestra e farlo entrare.<br />
Naturalmente non gli stava obbedendo davvero. Siamo seri, chi<br />
mai entrerebbe in un ospedale dalla finestra? E com'era possibile che<br />
lei si alzasse, andasse alla finestra e lo facesse entrare...?<br />
Che gli permettesse di fare certe cose...<br />
Che facesse sesso con lui...<br />
Mentre Deanna giaceva in stato comatoso sul letto, poi!
Capitolo 9<br />
Lauren firmò il registro e lasciò Monstresse House sentendosi<br />
piena di energia e determinata a trovare l'indovina di Jackson<br />
Square.<br />
Ma dopo aver fatto più di una volta il giro <strong>del</strong>la piazza, si rese<br />
conto che molte <strong>del</strong>le persone che frequentavano abitualmente la<br />
zona si facevano vedere solo sul tardi, probabilmente verso sera.<br />
Peggio ancora, aveva la sensazione di essere seguita, pur essendo<br />
in uno spazio pubblico alla luce <strong>del</strong> giorno. Il sole era forte, l'aria<br />
calda e una leggera brezza spirava dal fiume. Il mondo sembrava<br />
tranquillo, normale.<br />
Ma non lo era affatto.<br />
Tornò all'ospedale pensando che probabilmente Heidi era pronta<br />
a tirarle il collo.<br />
Invece non era affatto in collera.<br />
Entrando nella stanza, la vide addormentata nella poltrona<br />
accanto al letto. Si svegliò solo quando Lauren la toccò; si stiracchiò<br />
e arrossì, guardandosi intorno con aria disorientata.<br />
«Ciao. Ci sono novità? Hai parlato con qualcuno?»<br />
Heidi sembrava un po' confusa. «Ehm... sì. L'ultima infermiera che<br />
è entrata ha detto che i segni vitali sono forti e che Deanna si sta<br />
riprendendo bene. Non si è ancora svegliata, ma sembra che stia<br />
riposando tranquilla e i medici sono soddisfatti dei suoi progressi.»<br />
«Mi dispiace» si scusò Lauren. «Non avevo intenzione di metterci<br />
così tanto.»<br />
«Perché, sei stata via a lungo?»<br />
«Sì, ma il nuovo Bed&Breakfast è bellissimo.»<br />
«Lo era anche l'altro» puntualizzò Heidi.<br />
«Vedrai, Monstresse House ti piacerà» le assicurò Lauren.<br />
Heidi si strinse nelle spalle. «Se è quello che volevi.»<br />
«Grazie per avermi accontentata.»
«Bella schiava ti sei dimostrata.»<br />
«Scusami.»<br />
Heidi aggrottò la fronte un istante. «C'è ancora il poliziotto in<br />
corridoio, vero?»<br />
«Sì, certo.»<br />
«Credi che possiamo andare a pranzo insieme? Abbiamo saltato la<br />
colazione e sto morendo di fame.»<br />
Lauren esitò. Era pieno giorno, si disse poi. Deanna era in<br />
ospedale con un poliziotto che montava la guardia fuori dalla porta<br />
<strong>del</strong>la sua stanza. «Vuoi che prendiamo qualcosa alla caffetteria<br />
<strong>del</strong>l'ospedale?»<br />
«Veramente avrei preferito uscire, ma va bene lo stesso.»<br />
In corridoio, Lauren vide che l'agente in servizio era un uomo sulla<br />
cinquantina, probabilmente di origine francese o spagnola. Aveva un<br />
viso che ispirava fiducia, un po' tirato ma gentile e rassicurante.<br />
Quando gli disse che andavano a mangiare un boccone insieme,<br />
rispose: «Buona idea. Andrò a sedermi dentro per stare con la vostra<br />
amica. Fate pure con calma».<br />
Mentre lo ringraziava, Lauren notò che portava una pesante<br />
catena d'oro al collo. «È un crocifisso?» gli chiese.<br />
«Oh... sì.» Lo tirò fuori dalla camicia per farglielo vedere. «Un<br />
regalo di mia moglie. Lo porto sempre. È molto bello anche il suo.»<br />
«Così indossi la croce di Mark» la prese in giro Heidi.<br />
Lauren le rivolse un vago sorriso e ringraziò di nuovo l'agente.<br />
Al bar, scoprirono che il self-service <strong>del</strong>l'ospedale era abbastanza<br />
decente. Riempirono i vassoi e sedettero a un tavolo.<br />
«Mi dispiace davvero che la tua festa sia andata in questo modo,<br />
ma soprattutto sono preoccupata per Deanna» disse Lauren.<br />
«Oh, non pensarci. Credo che dopotutto sia stata una buona cosa<br />
non esagerare. Ho avuto più tempo per riflettere sul passo che sto<br />
per compiere» rispose Heidi in tono leggero.<br />
«Che cosa vuoi dire?»
«Ho ripensato all'intera faccenda <strong>del</strong> matrimonio» spiegò,<br />
stringendosi nelle spalle.<br />
Lauren rimase bloccata a mezz'aria mentre portava alle labbra una<br />
forchettata di lattuga. «Come, scusa?»<br />
«Non credo di essere pronta per il matrimonio.»<br />
«Heidi, mancano solo due settimane alle nozze.»<br />
«Lo so.» Per nulla turbata, Heidi si sistemò il tovagliolo sulle<br />
ginocchia.<br />
«Ma tu ami Barry.»<br />
«Sì, certo che lo amo.»<br />
«Allora?»<br />
«Forse non sono ancora pronta.»<br />
«Ma eri così sicura.»<br />
«Le cose possono cambiare.»<br />
«Hai parlato con lui? Avete avuto una discussione o qualcosa <strong>del</strong><br />
genere?» domandò Lauren, sempre più perplessa.<br />
«No, non voglio discutere al telefono di una questione così<br />
<strong>del</strong>icata, e in ogni caso no, non abbiamo mai litigato. Ogni tanto<br />
siamo in disaccordo su qualcosa, ma le nostre non sono mai vere<br />
liti.»<br />
«Da quanto tempo non lo senti?»<br />
«Da ieri.»<br />
«E allora cosa...?»<br />
«Non sono sicura di essere pronta per il matrimonio.» Heidi<br />
arrossì, guardandola negli occhi. «Se proprio vuoi saperlo, mi è<br />
venuto il dubbio che forse non sono <strong>del</strong> tutto pronta per una vita<br />
sessualmente monogama.»<br />
Lauren si limitò a fissarla con sguardo vacuo.<br />
«Non ho voglia di discuterne» tagliò corto Heidi.<br />
«Come vuoi.»<br />
Heidi posò la forchetta. «Sai, dopotutto non ho veramente fame.
Dato che sei qui, andrò a fare due passi. Passerò a controllare che<br />
non abbiamo dimenticato niente al vecchio Bed&Breakfast e a dare<br />
un'occhiata a quello nuovo. D'accordo?»<br />
«Okay» disse Lauren. Non sapeva nemmeno se l'amica l'avesse<br />
sentita: Heidi era già uscita.<br />
Scoprì che anche a lei era passato l'appetito e a un tratto sentì<br />
l'urgenza di tornare da Deanna.<br />
Salì le scale di corsa.<br />
L'agente di polizia era ancora nella stanza e arrossì quando Lauren<br />
lo trovò a leggere la rivista di Heidi sulle spose. «Ci sono <strong>del</strong>le belle<br />
fotografie» disse. «Mia moglie e io siamo fuggiti a Las Vegas per<br />
sposarci. A volte penso di averla privata di un vero matrimonio.»<br />
«Da quanto tempo siete sposati?»<br />
«Ventisei anni.»<br />
«In questo caso immagino che sia contenta di quello che ha avuto»<br />
gli assicurò Lauren.<br />
Il poliziotto sorrise. Sembrava una persona felice. Lauren sedette ai<br />
piedi <strong>del</strong> letto con la sensazione che il mondo potesse tornare a<br />
posto. Il poliziotto rimase con lei. Non si accorse di essersi appisolata<br />
finché non si sentì scuotere e l'agente le disse che stava arrivando un<br />
collega a dargli il cambio.<br />
Lauren si riscosse, batté le palpebre e si rese conto che era già il<br />
crepuscolo.<br />
Lauren si stava chiedendo se fosse opportuno allontanarsi<br />
dall'ospedale per cercare di rintracciare l'indovina senza avvertire<br />
Heidi, quando l'amica rientrò.<br />
La mente di Lauren era ancora in subbuglio.<br />
Le condizioni di Deanna erano immutate, ma ora era Heidi a<br />
comportarsi in modo strano. Era tornata dalla sua passeggiata di<br />
buon umore anche se sembrava un po'... spiritata. Non era un<br />
termine che Lauren usasse abitualmente, tuttavia sembrava il più<br />
adatto a descrivere il comportamento <strong>del</strong>l'amica. Accennò al fatto di
non aver risposto a diverse chiamate di Barry, affermò in tono<br />
spensierato che Deanna sarebbe stata bene e si dichiarò felicissima di<br />
restare con lei a guardare la televisione o a leggere per tutta la sera.<br />
Quando Lauren le promise che sarebbe tornata il prima possibile, le<br />
disse di non preoccuparsi.<br />
Ciò nonostante Lauren continuò a provare un certo disagio<br />
all'idea di lasciarla lì da sola. Ma poi si disse che stava diventando<br />
ridicola. C'era un poliziotto di guardia alla porta e di certo, in caso<br />
di bisogno, sarebbe stato perfettamente in grado di proteggere le<br />
due ragazze.<br />
Dopo aver lasciato l'ospedale prese un taxi e si fece portare a<br />
Monstresse House, perché aveva deciso di prendere con sé una<br />
giacca leggera prima di perlustrare Jackson Square. Il tassista,<br />
gentilissimo, le offrì la propria comprensione quando seppe che<br />
aveva un'amica all'ospedale. Credeva nell'occulto e le consigliò di<br />
procurarsi un talismano efficace che la proteggesse contro il male.<br />
Lauren lo ringraziò, pensando tra sé che non era il caso di lasciarsi<br />
suggestionare.<br />
Sfortunatamente il tassista non riuscì a portarla fino a Monstresse<br />
House e nemmeno in Bourbon Street, perché le strade erano<br />
bloccate a causa di un incidente, e scusandosi profusamente le<br />
suggerì di scendere e percorrere a piedi gli ultimi isolati.<br />
Lauren seguì il consiglio, anche se non sapeva esattamente dove si<br />
trovasse, perché le strade erano così illuminate e piene di gente che<br />
non avrebbe corso pericoli. Mentre camminava, ripensò a tutto<br />
quello che avevano fatto da quando erano arrivate in città.<br />
A un tratto si sentì pervadere da una sensazione di gelo che la<br />
indusse a fermarsi. Si guardò intorno aggrottando la fronte; la strada<br />
era fiancheggiata da vecchi edifici residenziali, c'erano solo pochi<br />
negozi qua e là e la maggior parte erano caffè che aprivano solo di<br />
giorno. Splendide dimore si innalzavano protette da alti muri. A un<br />
tratto le parve che le siepi che costeggiavano il marciapiede<br />
incominciassero a stormire tutte insieme.<br />
Riprese a camminare, affrettando il passo, poi si bloccò di nuovo.<br />
Qualcuno era sbucato da dietro un muro di mattoni, una figura
imponente, che si stagliava scura contro il cielo notturno.<br />
In lontananza si udiva il rumore <strong>del</strong> traffico; risate, persino <strong>del</strong>la<br />
musica.<br />
Lauren rimase immobile. Tutto a un tratto si era levata una brezza<br />
insolitamente fresca per la stagione. Si rese conto di essere rimasta<br />
sola sulla strada. Portoni e cancelli erano chiusi. Non era lontana da<br />
Bourbon Street, e tuttavia era come se fosse ai confini <strong>del</strong> mondo.<br />
La figura davanti a lei non si muoveva, o almeno non lo faceva in<br />
modo percettibile, eppure sembrava avvicinarsi, come se fluttuasse,<br />
librandosi nell'aria a pochi centimetri dal marciapiede.<br />
All'improvviso la sagoma scura si rivelò un uomo. Alto, sulla<br />
trentina, atletico, con occhi e capelli scuri. Indossava jeans neri, una<br />
polo <strong>del</strong>lo stesso colore e una giacca sportiva. I suoi capelli<br />
sembravano più neri <strong>del</strong>la notte.<br />
E i suoi occhi...<br />
Dovevano essere neri anche quelli.<br />
Solo che sembrava che vi brillassero <strong>del</strong>le pagliuzze dorate.<br />
Lauren si disse che doveva muoversi, affrettare il passo e<br />
oltrepassare quell'uomo, ma si rese conto a un tratto di essere come<br />
paralizzata.<br />
Lo sconosciuto si avvicinò sorridendo.<br />
Lauren udì un clacson suonare, ma era come se provenisse da un<br />
altro mondo. Lo seguì il miagolio di uno strumento a corda.<br />
Ma era così lontano.<br />
«Salve.»<br />
Fu come se il suo cuore rabbrividisse quando lo sconosciuto parlò.<br />
Lauren non capiva perché non riuscisse a muoversi. Era come se fosse<br />
paralizzata. Ed era furiosa con se stessa. Che cosa diavolo le stava<br />
succedendo?<br />
La voce <strong>del</strong>l'uomo era calda e profonda, e Lauren si chiese se fosse<br />
quella a tenerla inchiodata sul posto; poi però si rese conto che era<br />
rimasta lì, ad aspettarlo, ancor prima che parlasse.<br />
Non rispose.
Si limitò a fissarlo e lui ricambiò il suo sguardo.<br />
«Ti stavo cercando» disse infine lo sconosciuto.<br />
La stava cercando? Ridicolo. Non lo conosceva. O sì? In quel<br />
momento si fece strada dentro di lei la consapevolezza di averlo già<br />
visto prima, solo che non riusciva a ricordare quando o dove.<br />
Scoprì sorpresa che riusciva ancora a parlare. «Io non la conosco»<br />
disse. Se si fosse sforzata, pensò, forse sarebbe riuscita anche a<br />
muoversi.<br />
«Ma io conosco te. E tu ricorderai, col tempo.»<br />
Era la tattica peggiore che avesse mai visto per attaccare discorso,<br />
pensò Lauren. «Mi scusi, ma devo andare» mormorò, alzando un<br />
braccio.<br />
Poteva muoversi!<br />
Ma quando cercò di fare un passo avanti, se lo trovò<br />
improvvisamente di fronte anche se non l'aveva visto muoversi. È<br />
come se fosse volato qui.<br />
Lo guardò negli occhi. Erano dorati. Anzi no, erano scuri. E c'era<br />
una specie di fuoco che sembrava ardere dall'interno.<br />
Era diventata completamente pazza.<br />
«Questa volta sono in vantaggio» mormorò lo sconosciuto. «Non<br />
ti perderò di nuovo.»<br />
Lauren aprì la bocca per parlare, per dirgli che non poteva<br />
perdere qualcosa che non aveva mai avuto. Ma il fuoco che ardeva<br />
nel suo sguardo era così abbagliante...<br />
La croce, pensò. La croce d'argento. Se solo avesse potuto tirarla<br />
fuori...<br />
Un gesto <strong>del</strong> genere tuttavia avrebbe implicato che credeva nei<br />
vampiri, ed era ridicolo, considerò.<br />
Inoltre non poteva più muovere le braccia. Era incatenata dal<br />
bagliore <strong>del</strong> suo sguardo. Provò a muovere una mano, implorò il<br />
proprio corpo di reagire...<br />
Quando toccò la croce con le dita e la tirò fuori dalla camicia, un<br />
lampo di furia attraversò gli occhi <strong>del</strong>lo sconosciuto.
Aprì la bocca. I suoi denti non erano ingialliti, e nemmeno orribili,<br />
marci o grondanti sangue. Semplicemente non erano denti.<br />
Erano zanne!<br />
L'uomo si avventò su di lei, furioso alla vista <strong>del</strong>la croce. Sembrava<br />
che soffrisse, ma che fosse determinato a sopportare il dolore pur di<br />
agguantarla. Voleva strapparle la croce dal collo, intuì Lauren,<br />
costringendosi a indietreggiare.<br />
Fu allora che apparve Mark.<br />
Lauren non riuscì a capire da dove fosse sbucato; semplicemente,<br />
tutto a un tratto era lì.<br />
Sentì le sue mani sulle spalle e si rese conto che la spingeva via.<br />
Impugnava una pistola ad acqua, notò sconcertata. Una pistola ad<br />
acqua da bambini!<br />
Lui sollevò l'arma e sparò all'aggressore.<br />
Si alzò una nuvola di vapore, poi un sibilo lacerò il silenzio,<br />
accompagnato da un ruggito furibondo.<br />
L'uomo dagli occhi di brace parve svanire nel buio, benché<br />
echeggiasse ancora il suono <strong>del</strong>la sua voce.<br />
E all'improvviso, in quella strada così vicina a Bourbon eppure così<br />
lontana, si materializzarono una ventina di ombre, simili a pozze di<br />
oscurità che si muovevano.<br />
Presero forma. E vita.<br />
Mark le lanciò qualcosa.<br />
Un'altra pistola ad acqua.<br />
Lauren lo fissò, sgomenta, ma afferrò istintivamente il giocattolo.<br />
«Non lasciare che prendano la croce. Spara!» le gridò Mark.<br />
Sparare?<br />
Con una pistola ad acqua?<br />
Le ombre si stavano affollando intorno a lei. Erano tantissime.<br />
Sembravano... Prima erano soltanto ombre, realizzò atterrita Lauren,<br />
ma adesso erano proprio persone.<br />
Una bambina con le gonne corte e i capelli a caschetto, il viso
spruzzato di lentiggini. Un ragazzo sulla ventina con una T-shirt dei<br />
Grateful Dead. Un uomo che sembrava il sosia di James Bond. Una<br />
donna che assomigliava come una goccia d'acqua alla protagonista di<br />
Lucy ed io.<br />
Qualcuno si lanciò addosso a Mark e lui lo respinse con un calcio<br />
degno di Jackie Chan. L'aggressore volò all'indietro e andò a sbattere<br />
con violenza contro un muro, poi si rialzò come se niente fosse e<br />
tornò all'attacco.<br />
Mark si era girato e per un istante Lauren pensò che volesse<br />
sparare a lei con la pistola ad acqua, ma non era così. Udì un grido<br />
di rabbia, seguito da quell'orribile sibilo, proprio dietro di sé. Si voltò<br />
e vide una sagoma nera trasformarsi in un cumulo di cenere<br />
infuocata.<br />
Una bambina saltò sulla schiena di Mark. Lui la afferrò con<br />
entrambe le mani e la fece volare oltre le spalle, sul marciapiede.<br />
Sembrava Pollyanna.<br />
Mark mirò in mezzo ai suoi occhi con la pistola ad acqua e<br />
premette il grilletto.<br />
La bambina lanciò un grido.<br />
Un sibilo, una palla di fuoco, e la piccola diventò un mucchietto<br />
di cenere.<br />
Mark cominciò a ruotare su se stesso, spruzzando getti d'acqua<br />
con la pistola.<br />
Da qualche parte, qualcuno suonava <strong>del</strong>la musica jazz.<br />
In lontananza echeggiavano <strong>del</strong>le risate.<br />
Un'auto suonò il clacson.<br />
Altri sibili, punteggiati da grida di rabbia.<br />
«Spara!» gridò Mark. «Girati e spara!»<br />
Lauren si voltò. Un uomo che sembrava un cavaliere d'altri tempi<br />
incombeva su di lei. Assomigliava così tanto ai ritratti di Carlo II che<br />
lo shock la fece esitare.<br />
Poi strinse il dito sul grilletto.
Il cavaliere era a pochi centimetri da lei quando il getto d'acqua lo<br />
colpì; digrignò i denti e lanciò un grido mentre si dissolveva davanti<br />
ai suoi occhi, lasciando impressa nella sua mente l'immagine <strong>del</strong>le<br />
fauci spalancate e <strong>del</strong>le zanne lucenti.<br />
A Lauren parve di vedere una lingua di fuoco illuminare un teschio<br />
prima di vederlo sparire tra le fiamme...<br />
Avvertì una presenza alle proprie spalle. Un uomo cercò di<br />
afferrarla alla gola. Quando toccò la croce d'argento gridò e le sue<br />
dita si incendiarono. Per un istante la fissò, il viso stravolto da una<br />
maschera di furore che si trasformò in un teschio prima di esplodere<br />
con una fiammata. Attraverso il fumo, Lauren vide Mark e capì che<br />
era stato lui a sparare.<br />
Poi udì una specie di frullare d'ali e vide le ombre volare in alto.<br />
Pochi secondi dopo la strada era tornata tranquilla. I rumori che<br />
provenivano da Bourbon Street parvero crescere di volume,<br />
diventare sempre più reali e vicini.<br />
Lauren rimase immobile sul marciapiede.<br />
Stava ancora fissando un uomo.<br />
Ma questa volta l'uomo era Mark.<br />
Tremando, guardò la pistola ad acqua che teneva in mano. Aveva<br />
portato le armi giuste, pensò distrattamente. Contenevano una gran<br />
quantità d'acqua. I bambini si sarebbero divertiti un mondo a giocare<br />
in piscina.<br />
Solo che lei non era una bambina e quella non era una piscina.<br />
E già le riusciva impossibile credere a quello che era appena<br />
successo.<br />
«Tutto bene?» le domandò Mark.<br />
Che cosa sta dicendo?, si chiese Lauren. Tutto bene? È fuori di<br />
senno?<br />
«Tutto bene?» ripeté. «Accidenti, no!»<br />
Lui respirò a fondo e le rivolse un sorriso di scusa. «Mi dispiace.<br />
Volevo dire, sei ferita? Ti ha toccata prima che arrivassi io?»<br />
Lei deglutì, scossa da un tremito incontrollabile. «No.»
Mark si avvicinò con cautela.<br />
«Non è possibile che abbia visto quello che ho creduto di vedere»<br />
mormorò Lauren.<br />
«È così» le assicurò lui.<br />
Era impossibile. Tutto era successo così rapidamente. Non può<br />
essere stato reale.<br />
Guardò a terra. Sembrava che un giardiniere maldestro avesse<br />
perso <strong>del</strong>la terra mentre spingeva la carriola lungo la strada.<br />
Mark allungò un braccio per prenderle la pistola dalla mano con<br />
la stessa cautela che avrebbe usato se l'arma fosse stata vera.<br />
«Dobbiamo rientrare a Monstresse House» le disse gentilmente.<br />
«L'albergo» gli fece eco lei, aggrottando la fronte.<br />
«Se non altro non sei svenuta» mormorò lui.<br />
Quelle parole la riscossero. All'improvviso la voce nella sua mente<br />
che continuava a dirle che ci doveva essere qualcosa di vero nelle<br />
storie che lui le aveva raccontato, si fece più forte.<br />
I vampiri esistono davvero.<br />
«Certo che non sono svenuta!» sbottò. Stava tremando così forte<br />
che stentava a reggersi in piedi.<br />
«Andiamo» disse Mark.<br />
«A Monstresse House?»<br />
«Sì.»<br />
«Ma certo!» esclamò Lauren, colpita da un'intuizione. «Tu hai una<br />
camera lì, vero?»<br />
«Sì.»<br />
«Deanna è stata morsa da un vampiro.» Era una constatazione,<br />
non una domanda. Aveva ancora problemi a digerire il fatto che i<br />
vampiri fossero reali.<br />
«Sì.»<br />
«Vivrà?»<br />
«Lo spero.»
Lauren prese a camminare con movimenti meccanici, quasi fosse<br />
una marionetta guidata da qualcun altro.<br />
Mentre Mark si incamminava al suo fianco, le venne in mente che<br />
era intervenuto appena in tempo.<br />
Mi ha salvato la vita.<br />
Erano quasi in Bourbon Street e dappertutto c'era gente che<br />
parlava e rideva.<br />
Un ubriaco le passò davanti e lei pensò che era stupendo. Era<br />
reale. Normale.<br />
«Mi stavi seguendo» disse in tono d'accusa, fermandosi e<br />
voltandosi verso Mark.<br />
«Fin dove ho potuto» ammise lui, fermandosi a sua volta.<br />
Era tentata di picchiarlo. «Sei arrivato tardi!»<br />
«Pensavo che fossi all'ospedale. Sono corso non appena ho saputo<br />
che eri uscita.»<br />
Voleva che la stringesse tra le braccia. Voleva rannicchiarsi contro<br />
il suo petto. No, voleva che anche lui si comportasse in modo<br />
normale. Aveva un disperato bisogno di fare un passo indietro.<br />
Aprì la bocca per parlare. C'erano così tante cose da dire, così<br />
tante domande da fare... Ma dalle sue labbra non ne uscì nemmeno<br />
una. Non sapeva da che parte incominciare.<br />
Fece un passo verso di lui, poi un altro. Si appoggiò alla sua spalla.<br />
Sembrava solido, forte. Sentì le sue braccia stringerla e rimase così,<br />
scossa da un violento tremito.<br />
Oh, Dio, così è molto meglio...<br />
Gli posò una mano sulla camicia e sentì la compattezza dei<br />
muscoli attraverso il tessuto. Aveva desiderato stargli vicina, ma<br />
aveva avuto paura.<br />
Nemmeno in quel momento osava fidarsi di lui, anche se...<br />
Anche se lui mi ha salvato la vita!<br />
Ma aveva bisogno di sentire il suo fresco odore virile, la forza<br />
vitale <strong>del</strong> suo corpo. Il suono <strong>del</strong>la sua voce.
Oh, Dio, sarebbe stato così facile...<br />
Si staccò da lui e riprese a camminare.<br />
Raggiunsero la casa in Bourbon Street e tutt'a un tratto il cielo<br />
parve riempirsi di uccelli. Stormi di uccelli. O pipistrelli.<br />
O forse ombre volanti.<br />
Quando li vide, Mark si incupì. Non sembrava spaventato,<br />
piuttosto in collera.<br />
«Apri il cancello» le disse con calma.<br />
Lauren ubbidì e gli uccelli, pipistrelli o ombre che fossero,<br />
continuarono a librarsi sopra di loro, senza avvicinarsi.<br />
Insieme percorsero il vialetto che conduceva alla casa. La porta<br />
d'ingresso si aprì prima che arrivassero a metà strada. «Venite,<br />
presto» disse Stacey.<br />
Era evidente che lei e Mark si conoscevano già.<br />
«Che cosa è successo?» domandò.<br />
«Stephen si è esibito per la prima volta davanti a Lauren» le spiegò<br />
Mark.<br />
«Oh, mio Dio, dove? Quando?» Guardò Lauren con aria<br />
sospettosa. «È riuscito a...?»<br />
«No» rispose Mark. «Ma sta diventando sempre più audace. Era<br />
appena fuori da Bourbon.»<br />
Stacey sospirò. «Era solo?»<br />
«No. Ha con sé un esercito, proprio come pensavo.»<br />
Lauren non riusciva a staccare lo sguardo dai due. Parlavano come<br />
se la città fosse cinta d'assedio dal nemico contro cui avevano lottato<br />
poco prima.<br />
«Una vera infestazione» borbottò Stacey. Poi notò che Lauren la<br />
stava fissando e sorrise, stringendosi nelle spalle. «Immagino che ora<br />
capirai il motivo per cui non dobbiamo fare entrare assolutamente<br />
nessuno.»<br />
«Sì» mormorò lei. Capiva che erano pazzi, e anche lei doveva<br />
essere fuori di testa, perché vedeva le stesse cose che vedevano loro.
«Mi dispiace» aggiunse. «Sto facendo <strong>del</strong> mio meglio per...»<br />
«Per credere l'incredibile» concluse per lei Stacey.<br />
«Tu sei davvero convinta che esistano i vampiri?»<br />
«Sì.»<br />
«Ma... »<br />
Stacey scosse il capo, guardandola negli occhi. «Ti chiedi perché il<br />
mondo non lo sappia? Tu li hai appena visti e ancora non riesci a<br />
crederci. E poi...» Esitò, lanciando un'occhiata a Mark. «Credo che<br />
Mr. Davidson potrebbe dirti che là fuori è pieno di vampiri che<br />
vivono la loro vita in modo <strong>del</strong> tutto normale, senza fare <strong>del</strong> male a<br />
nessuno. Ma ci sono anche quelli che...» Fece un'altra pausa e<br />
concluse tutto d'un fiato: «Anche tra le persone normali ci sono degli<br />
psicopatici. Killer che uccidono a sangue freddo. Non è diverso nel<br />
mondo dei non-morti».<br />
«I non-morti» ripeté lentamente Lauren. «In altre parole, stai<br />
dicendo che potrei aver già conosciuto dei vampiri, vampiri buoni,<br />
senza rendermene conto?»<br />
«È possibile, sì» annuì Stacey. «Molti vivono senza che gli amici più<br />
intimi conoscano la verità.»<br />
Lauren la guardò con aria scettica.<br />
«So che ti è difficile accettarlo» intervenne Mark.<br />
«Ma l'importante è che qui sei al sicuro» terminò Stacey. «Big Jim<br />
dorme nel villino <strong>del</strong> custode. Bobby è qui per gran parte <strong>del</strong> tempo<br />
e io ho già passato esperienze simili. La nostra unica debolezza può<br />
venire dall'interno.»<br />
Lauren li fissò entrambi. «È stato il Tenente Canady a consigliarci<br />
di venire qui. Mi state dicendo che anche lui crede ai vampiri?»<br />
«Sì» rispose Mark.<br />
«Sua moglie era una di loro» spiegò Stacey, come se fosse la cosa<br />
più naturale <strong>del</strong> mondo.<br />
«Era?»<br />
«Nessuno ha capito esattamente che cosa sia successo nel suo caso,<br />
sta di fatto che Maggie un tempo era una vampira. Lo è stata per
molti anni. Poi Sean entrò nella sua vita; insieme lottarono contro<br />
un nemico profondamente malvagio e lei... tornò a essere umana.<br />
Fu una gran cosa per Maggie, perché desiderava disperatamente<br />
avere una famiglia. Le cose sono andate diversamente per Jessica<br />
Fraser, la proprietaria di questo posto. Anche lei è una vampira,<br />
buona, naturalmente.»<br />
«Naturalmente.»<br />
«È per questo che Sean vi ha mandate qui» le spiegò Stacey. «Noi<br />
sappiamo come combattere il male. Abbiamo già lottato contro i<br />
vampiri.»<br />
«Quelli cattivi, naturalmente» mormorò Lauren.<br />
«Naturalmente» confermò Stacey, seria in volto.<br />
Possibile che quell'incubo fosse reale?, si chiese Lauren.<br />
Solo pochi giorni prima il mondo ruotava intorno al suo asse, e<br />
anche se tutte loro avevano qualche piccolo problema, almeno<br />
erano... sane di mente.<br />
Ora, invece...<br />
Mark le posò una mano sulla spalla e lei lo guardò negli occhi.<br />
Erano profondi, straordinari, occhi che l'avevano praticamente<br />
ipnotizzata fin dall'inizio.<br />
«Andrà tutto bene. Non ho intenzione di fermarmi finché non<br />
avrò sconfitto Stephen, non importa quanti servi abbia ai suoi<br />
ordini.»<br />
«Giusto.» Lauren sapeva che la sua voce suonava esausta e<br />
incredula, ma non le importava.<br />
«Ho bisogno di una doccia» disse Mark.<br />
Solo in quel momento Lauren notò che la sua camicia era<br />
impregnata di una sostanza nera simile a fuliggine.<br />
Anche lei ne era ricoperta.<br />
Era la sostanza stessa <strong>del</strong>la morte.<br />
Cenere alla cenere.<br />
Polvere alla polvere.
Aveva letteralmente addosso il male di innumerevoli anni.<br />
Un'altra rivelazione la colpì, con tale violenza che temette di<br />
svenire.<br />
Ora ricordava dove aveva visto l'uomo che l'aveva fermata in<br />
Bourbon Street.<br />
Nella sfera di cristallo.
Capitolo 10<br />
La doccia gli fece bene. Mark rimase a lungo sotto il getto<br />
bollente, avvolto da una nuvola di vapore. Dubitava di potersi<br />
sentire ancora veramente pulito visto il lavoro che faceva da tanti<br />
anni, ma di sicuro si sentiva molto meglio fisicamente.<br />
Forse, se fosse riuscito a distruggere Stephen e a vendicarsi <strong>del</strong><br />
male che gli aveva fatto, poi avrebbe trovato un po' di pace.<br />
Ripensandoci, doveva ammettere che era stata una giornata piena<br />
di sorprese.<br />
Non capitava spesso di scoprire che un tenente di polizia non solo<br />
credeva alle sue parole, ma aveva già avuto esperienza nella lotta<br />
contro i vampiri.<br />
E poi c'era stata la battaglia sul marciapiede.<br />
Aveva sempre saputo che Stephen prima o poi sarebbe arrivato a<br />
Lauren, ma non sapeva quando, dove o come l'avrebbe fatto. E<br />
quando l'aveva sorpreso nell'atto di trasformarsi, si era illuso di<br />
avere finalmente l'occasione di liberare per sempre il mondo da<br />
quella creatura.<br />
Stephen però non aveva intenzione di morire. Mark era riuscito a<br />
coglierlo di sorpresa con l'acqua santa, ma ucciderlo sarebbe stato<br />
ben più difficile. Essendo a capo di una setta, Stephen aveva degli<br />
accoliti pronti a morire per lui e Mark sapeva di essere stato<br />
fortunato, perché fino ad allora quelli che gli aveva mandato<br />
addosso mentre spariva erano per la maggior parte inesperti.<br />
Abbastanza antichi da sapere come partecipare a una caccia, ma<br />
anche abbastanza folli da andare allo sbaraglio. Nessuno di loro<br />
aveva molta esperienza, nemmeno il cavaliere che era comparso per<br />
ultimo. Probabilmente veniva da una festa in costume.<br />
Del resto, quella era la prima regola di ogni guerra: mandare<br />
avanti le forze che si potevano sacrificare. Strinse i denti per la<br />
collera, chiedendosi quando Stephen avesse incominciato a<br />
preoccuparsi di tenere sotto controllo la sua gente. Pensò alle povere<br />
donne assassinate, i cui corpi senza testa erano stati buttati nel fiume.
Era possibile, anche se poco probabile, che fossero stati alcuni dei<br />
nuovi accoliti a commettere i crimini. E lui aveva la sensazione che il<br />
responsabile fosse lo stesso Stephen.<br />
Gli piaceva creare un'atmosfera di terrore.<br />
Gli piaceva quando le autorità pensavano di dare la caccia a un<br />
maniaco, sanguinario ma umano.<br />
Naturalmente non aveva previsto di incontrare un uomo come<br />
Sean Canady.<br />
In tutta onestà, nemmeno Mark aveva immaginato di trovarsi in<br />
una situazione simile. Non era solo il poliziotto a sapere<br />
<strong>del</strong>l'esistenza dei vampiri. C'era un'intera comunità di persone, a<br />
New Orleans, che ne era al corrente e che si occupava di intervenire<br />
contro i più pericolosi. Sfortunatamente, molti di loro in quel<br />
momento erano all'estero.<br />
Secondo la moglie di Sean, Maggie, gran parte <strong>del</strong>le stragi<br />
avvenivano nei paesi in via di sviluppo, dove la gente non aveva<br />
niente, né ricchezze né speranza, e i colpi di stato erano all'ordine<br />
<strong>del</strong> giorno; dove l'AIDS imperversava e la vita <strong>del</strong>la gente era così<br />
dura e triste che i vampiri potevano governare incontrastati sui loro<br />
feudi.<br />
Ma Sean era ancora lì, insieme a pochi altri di cui non aveva<br />
voluto fare il nome. Mark sapeva che doveva comportarsi con<br />
cautela, con lui, se voleva guadagnarsi la sua fiducia. Maggie invece<br />
aveva un carattere più aperto. Lo aveva ascoltato con grande serietà,<br />
e poi gli aveva raccontato alcune storie dei loro amici.<br />
Era stata una conversazione assurda, o almeno lo sarebbe stata se<br />
lui non fosse stato l'uomo che era e se la situazione non fosse stata<br />
così critica.<br />
E ora Stephen era uscito allo scoperto.<br />
Soprattutto, ora Lauren credeva all'esistenza dei vampiri. Di più,<br />
forse incominciava anche a fidarsi di lui.<br />
Mentre usciva dalla doccia, decise che era di vitale importanza<br />
tornare al più presto in ospedale.<br />
Si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi e iniziò ad asciugarsi i
capelli, quando udì bussare alla porta. Esitò, non sentendosi ancora<br />
pronto per una visita. «Sì?»<br />
«Sono io, Lauren.»<br />
Dopo un istante di esitazione, Mark andò alla porta e l'aprì.<br />
Gli occhi di Lauren sembravano di un verde ancora più brillante di<br />
quanto ricordasse. I capelli splendevano come oro scuro. Era pallida,<br />
ma appariva forte e cauta.<br />
«Posso entrare?» gli chiese, rimanendo sulla soglia.<br />
«Ehm... certo.» Mark si fece da parte, facendole un cenno con la<br />
mano.<br />
Lei entrò e sedette ai piedi <strong>del</strong> letto. Se aveva notato il suo<br />
abbigliamento sommario, non lo diede a vedere.<br />
Sapeva di shampoo, sapone e acqua di colonia, e a Mark parve un<br />
profumo estremamente erotico. Indossava un semplice abito di<br />
maglia nero che sottolineava le curve in un modo che era<br />
impossibile non notare.<br />
«Quello che è successo... è davvero reale?» domandò senza<br />
preamboli.<br />
«Sì» rispose semplicemente lui.<br />
«È impossibile» mormorò lei guardandolo negli occhi, e Mark capì<br />
che desiderava sentirsi dire che nulla di ciò che era successo era reale.<br />
Si avvicinò al letto e sedette di fianco a lei, ricambiando il suo<br />
sguardo senza sfiorarla. «Che cosa è impossibile?» chiese. «Il male nel<br />
mondo si manifesta in modi diversi, il più <strong>del</strong>le volte in forma<br />
umana. Oggi ha assunto quella di un vampiro, tutto qui. Stephen è<br />
reale, e così pure la sua piccola schiera di potenziali assassini. Ho<br />
cercato di spiegarti quello che stava accadendo. E biasimo me stesso<br />
per ciò che è successo a Deanna. In un primo momento pensavo che<br />
fossi tu l'unica a correre un serio pericolo. Ma lui ha cercato di<br />
arrivare a te tramite la tua amica.»<br />
«credi che Deanna si riprenderà?»<br />
«Ci sono buone speranze.»<br />
Lauren si alzò e camminò con passo agitato fino alla portafinestra
che dava sulla balconata. Scostò le tende e guardò fuori nella notte.<br />
«È così bello» disse con voce piena di toccante nostalgia.<br />
«Lo è» convenne lui. Sorpreso, vide che lei lasciava andare le tende<br />
e tornava verso il letto.<br />
«Dovrei darmi una mossa» gli disse Lauren. «Ci sono <strong>del</strong>le cose che<br />
devo fare stanotte.»<br />
«Hai intenzione di tornare all'ospedale?»<br />
«Sì, certo, e...»<br />
Lasciò la frase in sospeso, senza smettere di guardarlo negli occhi.<br />
Era così vicina che Mark poteva sentire il suo profumo e gli faceva<br />
male. Perché non era Katie.<br />
Era molto diversa da lei.<br />
Era stata la somiglianza ad attrarlo in un primo momento, ma i<br />
capelli rosso scuro erano solo suoi, come lo erano lo smeraldo e<br />
l'oro dei suoi occhi cangianti. E il suo sorriso seducente... anche<br />
quello apparteneva solo a lei.<br />
«E...?» la sollecitò con dolcezza.<br />
Lauren si avvicinò, gli mise le braccia al collo e trovò le sue labbra<br />
mentre si stringeva a lui, aderendo al suo corpo come se fossero fatti<br />
l'uno per l'altro. Mark era penosamente consapevole <strong>del</strong>la pienezza<br />
dei seni, sentiva la propria erezione premere contro di lei e sapeva<br />
che anche lei la sentiva.<br />
Non è Katie, ricordò a se stesso.<br />
Era Lauren, ed era sotto shock. Per quanto forte potesse essere in<br />
condizioni normali, in quel momento era vulnerabile. Se avesse<br />
avuto un minimo di correttezza, si sarebbe tirato indietro...<br />
Ma chi diavolo sarebbe riuscito a farlo?<br />
Non c'era esitazione in quelle labbra che sfioravano le sue. Erano<br />
dolci, con una traccia di menta; i movimenti <strong>del</strong>la lingua erano un<br />
invito stuzzicante, irresistibile...<br />
Una voce risuonò nella sua mente.<br />
Staccati.
Mark la ignorò. Le dita di Lauren gli accarezzavano il petto e il<br />
suo tocco era elettrizzante. Il bacio si faceva più profondo e<br />
appassionato a ogni istante. Ancora stupito che fosse venuta da lui,<br />
Mark le prese il volto fra le mani, ansioso di assaporare la sua bocca.<br />
Le passò le dita tra i capelli, una cascata di seta e velluto che per lui<br />
era seduzione allo stato puro.<br />
Lauren si staccò da lui e, guardandolo negli occhi, sollevò l'orlo<br />
<strong>del</strong> vestito e se lo sfilò dalla testa. Rimase davanti a lui con indosso<br />
soltanto i sandali.<br />
«Sei sempre così determinata?» non poté trattenersi dal chiederle<br />
con voce roca.<br />
«Solo questa volta» gli assicurò lei con un sorriso, tornando a<br />
sistemarsi tra le sue braccia.<br />
Mark non dovette preoccuparsi <strong>del</strong>l'asciugamano che gli cingeva i<br />
fianchi perché si dileguò come per incanto.<br />
Poi non ci fu niente a dividerli e lui si abbandonò al piacere di<br />
assaporare il contatto con la sua pelle nuda, cercando di non cedere<br />
alla follia.<br />
L'aveva desiderata fin dal primo istante, l'aveva osservata, si era<br />
sentito eccitato da lei, eppure era sempre riuscito a mantenersi<br />
lucido...<br />
Fino a quel momento.<br />
Si staccò dalle sue labbra per stuzzicarle il lobo <strong>del</strong>l'orecchio e<br />
accarezzare la pelle morbida <strong>del</strong>la gola. La sentì inarcarsi sotto di sé<br />
mentre faceva scorrere le dita lungo la sua schiena, fino ai glutei.<br />
Sentì i muscoli flettersi e tendersi.<br />
Le labbra di Lauren scesero lungo la gola, la sua lingua tracciò una<br />
scia di fuoco lungo la giugulare.<br />
Mark la prese fra le braccia e si lasciò cadere sul letto, le membra<br />
già avvinghiate prima ancora di toccare il materasso. I loro sguardi si<br />
incontrarono e Lauren sorrise prima di cercare nuovamente la sua<br />
bocca in un bacio eccitante e irresistibile. Quando terminò, lui scese a<br />
esplorare la clavicola e l'attaccatura dei seni con la bocca, mentre<br />
con la mano risaliva dalle cosce ai fianchi, accarezzandole la pelle
intorno all'ombelico.<br />
Le mordicchiò i capezzoli, assaporando il tocco <strong>del</strong>le sue dita,<br />
erotico, leggero e sensuale lungo la schiena, sulle costole, sul ventre.<br />
Sulla sua erezione.<br />
Soffocando un gemito contro la sua pelle, la strinse a sé, spinto da<br />
un desiderio urgente e incontrollabile. La voleva subito, la voleva<br />
per sempre. Voleva che non finisse mai. Scese più giù. Ancora più<br />
giù.<br />
Accarezzare con le mani e con le labbra la sua pelle vellutata gli<br />
accendeva il sangue e la mente. La sentiva inarcarsi contro di lui,<br />
mormorando parole infuocate e muovendosi con una grazia sinuosa<br />
che eccitava ogni fibra <strong>del</strong> suo corpo. L'eccitazione crebbe<br />
vertiginosamente, ma in qualche modo Mark riuscì a mantenere il<br />
controllo mentre la stuzzicava e la accarezzava dalla punta dei seni,<br />
all'addome, all'interno <strong>del</strong>le cosce.<br />
Lauren emise un gemito di piacere, il corpo scosso da un lungo<br />
fremito mentre le sue dita danzavano frenetiche sulla pelle di Mark,<br />
cercando di evocare in lui il medesimo, folle desiderio.<br />
Ma lui aveva ceduto alla follia sin dal primo sussurro.<br />
Fin dal primo sguardo che aveva posato su di lei.<br />
Lauren si sollevò per cercare ancora le sue labbra, scivolando<br />
sensuale lungo il suo corpo. Un istante dopo era sopra di lui, e i suoi<br />
capelli lo sfioravano come una magica cascata di fuoco che li<br />
avvolgeva entrambi. Penetrò dentro di lei con un'unica, possente<br />
spinta, poi la strinse tra le braccia e la fece rotolare sotto di sé. E il<br />
mondo fu pieno solo <strong>del</strong> calore dei loro corpi avvinghiati. Quando<br />
la sentì fremere e inarcare il busto, l'orgasmo esplose dentro di lui<br />
con la forza di un tuono. La tenne stretta, assaporando ogni gemito,<br />
ogni fremito di passione. Il ritmo accelerato <strong>del</strong> cuore e <strong>del</strong> respiro<br />
creava una strana melodia nella notte; udì il cuore di Lauren pulsare<br />
rapido contro il proprio, per poi calmarsi lentamente.<br />
Continuò a tenerla tra le braccia, respirando il suo profumo, e<br />
quando finalmente si voltò a guardarla lei gli sorrise dolcemente.<br />
«Forse sono stata un po' troppo aggressiva?» chiese, arrossendo.
«Ti prego, sentiti pure libera di esserlo quando vuoi» rispose<br />
scherzando.<br />
Lei gli scostò una ciocca di capelli umidi dalla fronte. «Non sei<br />
pazzo, dopotutto» mormorò.<br />
«Grazie. Non è proprio il complimento che mi aspettavo in questo<br />
momento, ma grazie lo stesso.»<br />
Lauren sorrise, poi lo fissò, seria. «I vampiri esistono.»<br />
«Sì.»<br />
«Hai idea di quanto mi sembri assurdo tutto questo?»<br />
«Sì.» Mark annuì e le accarezzò una guancia. «Sei incredibile.»<br />
Lauren abbassò le palpebre, scossa da un fremito leggero. «Anche<br />
tu. Era questo il complimento che volevi?» gli chiese poi in tono<br />
scherzoso, tornando a guardarlo.<br />
Mark le sorrise. «È quasi notte» mormorò.<br />
Lei annuì inarcando un sopracciglio. «Io... devo andare<br />
all'ospedale» disse, giocherellando con la croce che portava al collo.<br />
«Questa mi proteggerà?»<br />
«Fino a un certo punto. Stephen può fare in modo che venga<br />
rimossa, ma... Be', non andare da nessuna parte senza pistola ad<br />
acqua.»<br />
Lauren scoppiò a ridere, anche se aveva le lacrime agli occhi. Mark<br />
si mise a sedere e la prese tra le braccia, tenendola stretta e<br />
cullandola dolcemente. «Ehi» mormorò goffamente.<br />
«Mi dispiace... solo che... una pistola ad acqua, dici?»<br />
«Sì.»<br />
Si staccò da lui guardandolo negli occhi. «Se l'acqua santa li uccide<br />
così facilmente, come mai Stephen non è ancora morto?»<br />
Mark sospirò. «Finora, è sempre riuscito a sparire prima che<br />
potessi dargli il colpo di grazia: anche se sono riuscito a ferirlo, i suoi<br />
accoliti mi hanno tenuto occupato mentre lui fuggiva.»<br />
C'erano ancora così tante cose che doveva spiegarle. Considerato<br />
tutto quello che aveva accettato fino a quel momento, Lauren si
stava comportando fin troppo bene. Ma lui doveva essere prudente<br />
nel decidere quanto dirle e a quale velocità. Aveva bisogno di sapere<br />
abbastanza da potersi difendere, ma non troppo. Un eccesso di<br />
informazioni si sarebbe potuto rivelare pericoloso.<br />
«I giovani vampiri sono avventati, impetuosi e non molto potenti.<br />
Credono di essere invincibili, anche se per fortuna non è così, ma<br />
sono assetati di sangue e riescono a uccidere facilmente perché la<br />
maggior parte <strong>del</strong>la gente non sa che esistono. Le persone, vedi,<br />
tendono a fidarsi <strong>del</strong> prossimo, e i vampiri sanno essere molto...<br />
seducenti.»<br />
Lauren aggrottò la fronte. «Deanna continuava a dirmi che c'erano<br />
due uomini. Insisteva che Jonas era buono e che c'era qualcun altro<br />
che invece era malvagio.»<br />
«Potrebbe avere ragione.»<br />
«Ma tu hai detto che Jonas è un vampiro.»<br />
Mark esitò. «Sì» ammise infine.<br />
«Quindi è malvagio.»<br />
«Non lo so.»<br />
«Non capisco.»<br />
Mark chinò il capo, riflettendo. «Pensa a quante cose orribili sono<br />
successe nel corso <strong>del</strong> storia» disse dopo qualche secondo.<br />
«L'Inquisizione Spagnola fu una <strong>del</strong>le peggiori persecuzioni<br />
<strong>del</strong>l'umanità, e tuttavia questo non significa che tutti gli uomini di<br />
chiesa fossero malvagi. Stalin trucidò migliaia di persone, ma non<br />
tutti i russi sono malvagi. Hitler era un pazzo maniaco, eppure<br />
questo non fa di tutti i tedeschi dei criminali. Ci sono terroristi che<br />
uccidono nel nome di Allah, anche se la maggior parte dei<br />
musulmani sono persone pacifiche.»<br />
Lauren lo stava fissando come se avesse perso la ragione. «Di che<br />
cosa diavolo stai parlando?»<br />
Lui alzò le mani in segno di resa. «Voglio dire che ci sono anche<br />
vampiri buoni.»<br />
«Vampiri buoni?»
Mark parlò lentamente, scegliendo con cura le parole. «Vampiri<br />
che vogliono coesistere in pace con gli esseri umani, che hanno loro<br />
stessi un'indole umana. La proprietaria di questa casa, per esempio, è<br />
una vampira buona...» Si interruppe per un istante, prima di<br />
concludere: «... e saggia».<br />
Lauren saltò giù dal letto, fissandolo a occhi sgranati. Leggendo nel<br />
suo sguardo che lo considerava completamente pazzo, Mark si rese<br />
conto di essersi spinto troppo oltre.<br />
«Tu... tu sapevi tutto questo?» gli domandò, incredula.<br />
Era in piedi davanti a lui, nuda e bellissima. Mark quasi sorrise tra<br />
sé avvertendo la risposta istantanea <strong>del</strong> proprio corpo, ma non<br />
aveva dubbi su quello che Lauren stava pensando in quel momento.<br />
Non gli avrebbe permesso di avvicinarsi di nuovo dopo quello che le<br />
aveva appena detto. «Lauren, ci sono tante cose... »<br />
«Devo andare in ospedale» lo interruppe, brusca.<br />
«Ti accompagno io. Sono in macchina.»<br />
Lauren annuì. Prese il vestito e se lo infilò. «Dieci minuti. Devo<br />
fare una doccia e cambiarmi, prepararmi per la notte.»<br />
Mark non capì esattamente che cosa avesse voluto dire, ma non<br />
ebbe il tempo di chiederglielo perché era già sparita. Si alzò con una<br />
smorfia e andò anche lui a farsi una rapida doccia prima di vestirsi.<br />
Se non altro si era trasferita a Monstresse House, continuava a<br />
ripetersi. Se non altro aveva accettato di farsi accompagnare in<br />
ospedale. Se non altro...<br />
L'aveva toccata. Aveva fatto l'amore con le i.<br />
Se non altro adesso aveva un'idea <strong>del</strong> pericolo mortale che si<br />
trovava davanti.<br />
Mark voleva pensare che avrebbero avuto un futuro insieme.<br />
Ma non osava.<br />
C'era un gran numero di turisti in giro per la piazza. Il che era un<br />
bene, pensò Susan. Era quasi come ai vecchi tempi. A pochi passi da<br />
lei una caricaturista stava ritraendo una giovane coppia di
innamorati. Una donna con turbante e vestiti da zingara aveva<br />
sistemato il suo tavolino a fianco <strong>del</strong>l'artista.<br />
Susan rimase seduta al suo tavolo per qualche istante, chiuse gli<br />
occhi e posò le mani sui Tarocchi disposti davanti a lei. Non girò le<br />
carte; si limitò a chiudere gli occhi e a stare in ascolto.<br />
Poteva sentire il rumore <strong>del</strong>le carrozze trainate dai muli.<br />
Un sax che suonava alla sua sinistra.<br />
Le chiacchiere <strong>del</strong>la gente,<br />
Qualcuno che aveva già alzato un po' troppo il gomito inciampò<br />
sul marciapiede e fu aiutato da un compagno più sobrio.<br />
Susan si concentrò più a fondo.<br />
Il suo nome per intero era Susan Beauvais e la sua famiglia viveva<br />
a New Orleans da secoli. Uno dei suoi antenati era fuggito dalla<br />
sanguinosa rivoluzione scoppiata ad Haiti nel 1791, e negli oltre due<br />
secoli trascorsi da allora la famiglia si era arricchita di personaggi di<br />
ogni razza: alcuni erano bianchi, almeno uno era un nativo<br />
d'America. Ma era stata la madre di Susan, una creola, a svelarle la<br />
magia che la maggior parte <strong>del</strong>le persone non scopre per tutta la<br />
vita. Leggere i Tarocchi, la mano e la sfera di cristallo per i turisti le<br />
consentiva di mantenere un discreto tenore di vita. Volendo avrebbe<br />
potuto rivelare molto di più, ma non sempre si sentiva a proprio<br />
agio con quel potere. A volte era meglio che le persone non<br />
sapessero che cosa riservava loro il futuro.<br />
E tuttavia c'erano casi in cui era necessario che un individuo<br />
sapesse che cosa lo aspettava. E questo era uno di quelli.<br />
Le era già capitato di avvertire vibrazioni negative in precedenza,<br />
ma mai così forti, così spaventose.<br />
Si concentrò ancora più a fondo e finalmente lo sentì.<br />
Un suono leggero come uno stormire di foglie al vento.<br />
Un frullare d'ali.<br />
Sollevò lo sguardo verso il cielo. Pipistrelli. Non era raro vederne,<br />
lì; trovavano rifugio sui cornicioni degli edifici più alti.<br />
Tolse le mani dalle carte, chiese alla caricaturista di tenere d'occhio
il suo tavolo e si incamminò verso la chiesa, guardandosi intorno<br />
nervosa.<br />
I grandi portoni erano ancora aperti, anche se tra poco li<br />
avrebbero chiusi.<br />
All'interno, si inginocchiò a un banco e tirò fuori la pesante croce<br />
che portava sempre sotto la camicia di cotone. La tenne stretta<br />
mentre mormorava una preghiera.<br />
Non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per sentire che qualcuno<br />
era scivolato accanto a lei. «Non dovresti essere qui» disse, scuotendo<br />
il capo.<br />
«È casa mia» rispose una voce maschile.<br />
«La linea che separa il bene dal male è molto sottile.» Susan si<br />
voltò a guardare il giovane di bell'aspetto seduto al suo fianco.<br />
«Potresti trovarti sotto il fuoco incrociato.»<br />
«Si stanno avvicinando tempi duri.»<br />
Susan chinò nuovamente il capo. «Lo so.»<br />
«Dovevo venire.»<br />
«Pregherò per te» disse Susan.<br />
«Devi aiutarmi.»<br />
«E come potrei?»<br />
«Tu vedi molte cose.»<br />
Lei si voltò a guardarlo. «Non è come un film che scorre nella mia<br />
mente. Vedo solo quello che viene da me. Se potessi scegliere, se<br />
potessi vedere come combattere il male ogni volta, il male non<br />
esisterebbe. Ma tu, tu devi andare via.»<br />
«Non posso.»<br />
«Molti non si fidano di te da queste parti.»<br />
«Voglio mettermi alla prova.»<br />
Susan lo fissò. «Non sai contro che cosa ti metti.»<br />
«Imparerò» replicò il ragazzo in tono risoluto.<br />
Susan lo osservò attentamente mentre si alzava e usciva dalla<br />
chiesa. Dopo diversi minuti, si alzò anche lei e andò al bacile
<strong>del</strong>l'acqua santa. Intinse le dita e si fece il segno <strong>del</strong>la croce diverse<br />
volte.<br />
A un tratto si accorse che c'era un giovane prete in fondo alla<br />
chiesa, e che la stava osservando in silenzio, perplesso. «Buonasera,<br />
padre» lo salutò.<br />
Lui rispose con un cenno <strong>del</strong> capo. Forse aveva fatto voto di<br />
silenzio.<br />
Susan gli sorrise prima di uscire.<br />
Tornò al suo tavolo e di nuovo posò le dita sulle carte, chiudendo<br />
gli occhi. Poteva ancora sentire il frullare di ali al di sotto <strong>del</strong>le risate,<br />
<strong>del</strong>le ruote <strong>del</strong>le carrozze e <strong>del</strong>lo scalpitio degli zoccoli dei muli.<br />
Doveva proteggere la sua pace o cercare di mettersi in contatto<br />
con la ragazza?, si chiese. C'erano così tante cose che aveva bisogno<br />
di sapere.<br />
«Vorrei che mi leggesse i Tarocchi» disse qualcuno.<br />
Susan sollevò lo sguardo.<br />
E il sangue le si gelò nelle vene.<br />
Era lui.<br />
Heidi parve infastidita nel vedere Lauren e Mark quando<br />
arrivarono in ospedale. Da parte sua, Lauren rimase sconcertata<br />
notando che l'amica non portava più l'anello di fidanzamento, ma<br />
preferì non chiederle spiegazioni davanti a Mark. Non riusciva a<br />
capire che cosa le fosse successo: possibile che avesse dimenticato<br />
quanto amava Barry? Stavano insieme da quando avevano<br />
terminato il college e si erano trasferite in California. Vivevano<br />
insieme già da due anni. Volevano le stesse cose: due figli, un altro<br />
cane norvegese, un gatto e le vacanze in autostop attraverso le<br />
grandi foreste di sequoie.<br />
«Posso anche stare qui da sola, sai» disse Heidi.<br />
Senza prestarle veramente attenzione, Mark si era avvicinato al<br />
capezzale di Deanna. Parve sollevato quando le sfiorò la fronte, poi<br />
infilò la mano nella tasca dei jeans e ne tirò fuori un'altra catenina
con una croce.<br />
«Che cosa fai?» domandò Heidi in tono brusco.<br />
«Dico solo una preghiera» rispose lui, mettendo al collo di Deanna<br />
la catenina e armeggiando qualche istante con il minuscolo<br />
fermaglio.<br />
Deanna si mosse inquieta nel sonno, poi si rilassò nuovamente.<br />
«Non la vuole!» protestò Heidi.<br />
«Va tutto bene» le disse Lauren. «Io... l'ho comprata per lei» mentì.<br />
«Che stupidaggine!»<br />
«Non le farà certo <strong>del</strong> male» cercò di tranquillizzarla Lauren,<br />
sconcertata dalla sua reazione.<br />
«Dovresti toglierle quell'affare di dosso.»<br />
«Perché mai?»<br />
Heidi non rispose subito. «Credo che sua madre sia in parte ebrea»<br />
disse infine.<br />
«Allora le daremo anche una Stella di David» propose Mark.<br />
Heidi aprì la bocca per ribattere, ma non le venne in mente nulla<br />
da dire.<br />
«Credo che ti farebbe bene uscire da qui per un po'» le suggerì<br />
Lauren.<br />
«Io... c'è bisogno di me qui» replicò Heidi.<br />
«Adesso c'è Lauren» osservò Mark.<br />
«Giusto. Io resterò qui mentre voi andate a mangiare qualcosa nel<br />
Quartiere Francese» propose Lauren.<br />
Sapeva che Mark non avrebbe mai suggerito una cosa simile, ma<br />
se tutto quello che le aveva detto era vero, non avrebbe lasciato che<br />
Heidi andasse in giro da sola, pensò.<br />
Non se c'erano creature alate che potevano trasformarsi<br />
improvvisamente in vampiri e attaccare a pochi passi da Bourbon<br />
Street.<br />
«Ehm... certo» disse Mark, rivolgendo a Heidi uno dei suoi sorrisi<br />
affascinanti. «Ti porto a fare due passi.»
«Sento che dovrei restare qui» replicò, ostinata, lei.<br />
In realtà Lauren avrebbe voluto uscire con l'amica, se non altro<br />
per cercare di capire che cosa le stesse succedendo. Ma si chiedeva se<br />
fosse prudente. Per quanto avvertita e armata di croce e pistola ad<br />
acqua, era in grado di sconfiggere qualcosa di cui riusciva a stento ad<br />
ammettere l'esistenza?<br />
«Forse sarebbe meglio che uscissi io con lei mentre tu resti qui»<br />
suggerì infine a Mark.<br />
Lui la fissò con espressione minacciosa.<br />
Okay, pessima idea.<br />
Mark si rivolse a Heidi in tono deciso, guardandola negli occhi.<br />
«Lascia che ti porti fuori a cena.»<br />
«D'accordo.»<br />
Lauren fu sorpresa di vedere l'amica alzarsi come se non avesse<br />
mai avuto niente in contrario e quella fosse la cosa più naturale <strong>del</strong><br />
mondo.<br />
Mark le posò le mani sulle spalle. «Tu resta qui. E sii prudente, mi<br />
raccomando.»<br />
«È un ospedale. E c'è un poliziotto in corridoio» gli ricordò lei.<br />
«Sii prudente lo stesso» ripeté lui.<br />
«Sì, certo.» Che cosa diavolo poteva succederle in una stanza<br />
d'ospedale?<br />
«Non staremo via a lungo. Andiamo, Heidi.»<br />
Lauren annuì, prese una rivista e trascinò la poltrona accanto al<br />
letto di Deanna. Dopo che i due se ne furono andati, toccò la fronte<br />
<strong>del</strong>l'amica: la temperatura sembrava normale. Aveva ripreso colore,<br />
il respiro era regolare e quando le posò due dita sul polso il battito<br />
le parve normale.<br />
Eppure continuava a dormire come una principessa in attesa <strong>del</strong><br />
bacio <strong>del</strong> principe, pensò.<br />
Si alzò e sistemò lo schermo <strong>del</strong> televisore. Passò da un canale<br />
all'altro, irritata perché non trovava niente che avesse voglia di<br />
vedere, nemmeno i programmi che di solito trovava interessanti.
Alla fine optò per un canale che trasmetteva cartoni animati.<br />
Spongebob poteva andare, per il momento.<br />
Stava ascoltando distrattamente la tivù e sfogliando una <strong>del</strong>le<br />
riviste di Heidi, quando un'infermiera entrò per controllare le<br />
condizioni di Deanna. Lauren la guardò con diffidenza,<br />
immediatamente tesa. Magnifico, pensò. Adesso sospettava di tutti?<br />
L'infermiera cambiò la flebo, e le assicurò che la sua amica faceva<br />
progressi e che con un po' di fortuna si sarebbe svegliata presto. Tutti<br />
i segnali erano positivi e il conteggio dei globuli rossi stava salendo<br />
rapidamente.<br />
Lauren la ringraziò e dopo che se ne fu andata cercò di mettersi<br />
comoda. Girò una pagina, annoiata e un po' preoccupata.<br />
Che cos'aveva fatto?<br />
Aggressivo era un eufemismo per descrivere il suo comportamento<br />
di quella sera. E tuttavia non riusciva a pentirsene. Per un momento<br />
aveva dimenticato il tempo, il luogo e tutti gli orrori che erano<br />
entrati all'improvviso nella sua vita. Mark l'aveva fatta sentire viva,<br />
sensuale, bellissima. Come se lo conoscesse da sempre, come se il<br />
mondo fosse perfettamente normale. Come se...<br />
Come se non avessero appena combattuto in un vicolo contro le<br />
creature <strong>del</strong>la notte. Come se una <strong>del</strong>le sue migliori amiche non<br />
giacesse in un letto d'ospedale, in coma. Lui sembrava incarnare<br />
tutto il bene <strong>del</strong> mondo, era il ragazzo perfetto, un uomo di cui si<br />
sarebbe potuta facilmente innamorare...<br />
«Lauren.»<br />
Per poco non cadde dalla sedia per la sorpresa. Guardò verso il<br />
letto. A prima vista non sembrava che Deanna si fosse mossa, poi<br />
notò che tendeva i muscoli, come se stesse scomoda. La vide<br />
sollevare le mani e portarsele alla gola. Aveva ancora gli occhi chiusi,<br />
ma muoveva le labbra. Stava mormorando qualcosa.<br />
Lauren si avvicinò, chinandosi su di lei. «Deanna, sono qui. Che<br />
cosa c'è?»<br />
«L'indovina.»<br />
Lauren trattenne il fiato. «Deanna, sono io, Lauren. Va tutto bene»
mormorò. «Che cosa volevi dire <strong>del</strong>l'indovina?»<br />
«L'indovina» ripeté la ragazza.<br />
Lauren sedette sul letto e prese le mani <strong>del</strong>l'amica nelle proprie,<br />
stringendole per rassicurarla «Va tutto bene. Quella donna non è qui<br />
con noi» disse.<br />
«Pericolo» articolò con le labbra Deanna.<br />
Lauren si guardò intorno. La porta che dava sul corridoio era<br />
socchiusa; un rumore di passi si mescolava a quello <strong>del</strong>le voci. Udì il<br />
poliziotto indicare a qualcuno un'altra stanza. Non c'era alcun<br />
pericolo nei paraggi. «È tutto a posto» mormorò. «Deanna, sono qui<br />
con te. Va tutto bene, siamo al sicuro.»<br />
A un tratto Deanna spalancò gli occhi e la fissò. Tentò perfino di<br />
rivolgerle un debole sorriso.<br />
«Deanna?» ripeté, sollevata ma ancora rosa dall'ansia.<br />
Strinse più forte le mani <strong>del</strong>l'amica. Deanna sembrava tornata la<br />
stessa di sempre, e lei fu sorpresa di sentire le lacrime colmarle gli<br />
occhi per il sollievo. «Come stai, cara? Come ti senti?»<br />
Deanna tentò nuovamente di sorridere, senza riuscirci. «Mi<br />
dispiace» mormorò.<br />
«Per l'indovina?» le chiese.<br />
La ragazza aggrottò la fronte, come se non avesse idea di che cosa<br />
stesse parlando.<br />
«Non devi aver paura. Sono qui con te» cercò di tranquillizzarla<br />
Lauren.<br />
Deanna distolse lo sguardo un istante. «No, tu non capisci. Lui sta<br />
venendo da me. Viene a prendermi »<br />
«Nessuno viene a prenderti. Sei in ospedale e io sono qui con te.<br />
La polizia ha messo perfino un agente di guardia. Sei al sicuro.»<br />
«No» mormorò lei, scuotendo il capo. «Lui viene con il buio, nei<br />
miei sogni.»<br />
«Ci sono io, qui, e non permetterò a nessuno di avvicinarsi a te, te<br />
lo prometto.» Lauren fece una pausa e scelse con cura le parole.<br />
«Davvero, ti capisco. Lui è malvagio e cerca di infiltrarsi nella tua
mente, e tu hai paura che... che in qualche modo riesca a<br />
raggiungerti.»<br />
Deanna la fissò. «Tu non puoi proteggermi» mormorò.<br />
«Sì che posso» le promise. «Ascoltami, ci sono altre persone che...<br />
che conoscono questo tipo di male. Andrà tutto bene, credimi. Io<br />
posso proteggerti.» Il cuore le mancò un colpo. Poteva davvero<br />
farlo?<br />
Sì. Lauren sapeva che poteva essere forte, molto forte. Anche se<br />
aveva paura. Anche se conosceva una verità che non era possibile...<br />
«Deanna, hai detto qualcosa a proposito <strong>del</strong>l'indovina.» Esitò un<br />
istante, prima di chiederle: «È lei il male?».<br />
Ma Deanna era agitata e sembrò non sentirla.<br />
Lauren provò un moto di collera verso quella dannata veggente.<br />
Tutto era incominciato con lei. Doveva assolutamente trovare quella<br />
donna e chiederle spiegazioni, pensò.<br />
«Ascoltami, tesoro, andrà tutto bene» ripeté.<br />
A un tratto Deanna sobbalzò e lanciò un grido di puro terrore:<br />
«No!».<br />
Lauren vide che aveva gli occhi puntati sulla finestra e seguì la<br />
direzione <strong>del</strong> suo sguardo.<br />
Un'ombra scura, nera contro il grigio <strong>del</strong> cielo, sembrava librarsi<br />
nella notte.<br />
Due sfere di fuoco sembravano brillare al suo interno. Come un<br />
paio di occhi... venuti dritti dall'inferno.
Capitolo 11<br />
Mark cercò di mantenere la calma, ripetendosi che Lauren era al<br />
sicuro in ospedale con Deanna.<br />
Strano, rifletté. Non solo sembrava che gli credesse, ma addirittura<br />
che si fidasse di lui.<br />
Naturalmente non sapeva ancora tutta la verità, e questo gli<br />
pesava enormemente. Per il momento, tuttavia, era più importante<br />
trovare il covo di Stephen e distruggerlo. Portare fuori a cena Heidi,<br />
che si stava comportando come una vera svampita, ovviamente non<br />
gli avrebbe fatto fare passi avanti, ma aveva voluto impedire che le<br />
due ragazze uscissero da sole di notte.<br />
Decise di portarla nel locale in cui suonava Big Jim Dixon. Sean<br />
Canady gli aveva assicurato che il sassofonista era un uomo dotato<br />
di senso pratico, che sapeva bene come difendere se stesso e gli altri.<br />
Canady gli aveva anche detto che tutti gli agenti di guardia a<br />
Deanna in ospedale erano stati messi al corrente <strong>del</strong>l'esistenza di<br />
creature soprannaturali. Mark sapeva che doveva fidarsi in una certa<br />
misura degli altri, anche se la rabbia e la determinazione che lo<br />
animavano erano così forti da convincerlo di essere l'unico che<br />
potesse trovare e distruggere Stephen Delansky.<br />
Tuttavia, aveva bisogno di aiuto per poter difendere gli innocenti<br />
che rischiavano di essere trucidati mentre lui inseguiva la sua preda.<br />
Stephen era molto potente. Era sopravvissuto a infiniti tentativi di<br />
distruggerlo. Sapeva utilizzare l'ipnosi e guariva rapidamente da<br />
qualsiasi ferita gli venisse inferta: sembrava che gli bastassero pochi<br />
minuti o tutt'al più qualche ora per guarire e recuperare le forze.<br />
Mark rivolse un cenno di saluto a Big Jim mentre lui e Heidi<br />
entravano nel locale. Il sassofonista ricambiò.<br />
«Non ho appetito» dichiarò Heidi pochi minuti dopo, posando il<br />
menu sul tavolo.<br />
«Hai bisogno di mangiare qualcosa.»<br />
«Ho bisogno di stare con Deanna» ribatté lei.
Non sembrava nemmeno la stessa persona che il giorno prima<br />
aveva flirtato spensieratamente con lui, pur esaltando le virtù <strong>del</strong> suo<br />
fidanzato.<br />
«Ascolta, c'è Lauren con Deanna, e noi torneremo tra poco.<br />
Lauren si preoccuperà per te se non mangi qualcosa e non prendi<br />
una boccata d'aria fresca.»<br />
«Okay, prenderò un hamburger» capitolò la ragazza, e pochi<br />
secondi dopo, quando apparve una cameriera, lo ordinò. «Mi piace<br />
la carne poco cotta, quasi cruda» precisò. «Ha capito? Ben al sangue.»<br />
Mark aggrottò la fronte nel sentire quel tono esigente, al limite<br />
<strong>del</strong>la maleducazione. Ancora una volta gli sembrò molto diversa<br />
dalla donna che aveva conosciuto nei giorni precedenti.<br />
Ordinò un hamburger poco cotto anche per sé e ringraziò<br />
educatamente la cameriera, prima di appoggiarsi allo schienale <strong>del</strong>la<br />
sedia, osservando Heidi.<br />
«Smettila di fissarmi» gli disse lei in tono irritato.<br />
«È venuto anche da te, vero?» le chiese con voce sommessa.<br />
Lei arrossì e scosse il capo. Sembrava confusa. «Io... non so di che<br />
cosa stai parlando.»<br />
Mark si sporse verso di lei attraverso il tavolo. «Sì che lo sai.<br />
Pensaci. Sforzati. In qualche modo è riuscito a entrare dentro di te.<br />
Era Stephen in persona o qualcun altro?»<br />
Heidi arrossì. «Non so di che cosa stai parlando» ripeté.<br />
«Era alto e scuro, più scuro di me? Ti è semplicemente apparso? Sei<br />
uscita dall'ospedale? O si sono aperte le finestre? L'hai invitato a<br />
entrare nella stanza?»<br />
«No!» protestò Heidi, scuotendo il capo, ma i suoi occhi erano<br />
colmi di lacrime. «Non è entrato nessuno. Tu sei pazzo.»<br />
Veloce come un fulmine, Mark si allungò sul tavolo e le prese la<br />
testa fra le mani, sollevandole il mento in modo da poterle<br />
ispezionare il collo.<br />
Era proprio come aveva temuto.<br />
segni <strong>del</strong>le punture erano lì. Minuscoli, quasi invisibili. Non era
stata prosciugata, solo contaminata.<br />
Era una provocazione, una sfida. Stephen aveva voluto mandargli<br />
un messaggio forte e chiaro per dirgli che poteva prendere chiunque<br />
volesse.<br />
E che alla fine avrebbe avuto Lauren.<br />
Heidi si liberò di scatto. «Non toccarmi» sibilò. «Non...» Poi lo fissò<br />
negli occhi e si morse il labbro.<br />
«Non è colpa tua» le disse in tono gentile Mark. «Dammi il tuo<br />
cellulare.»<br />
«È stato solo un sogno!» protestò lei.<br />
«No, era reale. Dammi il tuo cellulare. Devo chiamare Lauren e<br />
non ho il suo numero.»<br />
Lo sguardo di Heidi sembrava incollato al suo. Frugò nella borsa<br />
alla ricerca <strong>del</strong> telefono senza mai abbandonare i suoi occhi.<br />
La cameriera arrivò con gli hamburger proprio mentre Mark<br />
selezionava il numero di Lauren sul cellulare di Heidi.<br />
«Non è abbastanza al sangue» si lamentò la ragazza, distogliendo<br />
finalmente lo sguardo da lui.<br />
«Vanno bene così» disse con fermezza Mark. «Ci porti anche il<br />
conto, per piacere.»<br />
Il telefono di Lauren squillò a lungo prima che scattasse la<br />
segreteria telefonica. Doveva aver spento il telefono in ospedale,<br />
pensò. «Scordati la cena. Dobbiamo andare» disse bruscamente.<br />
«Ma...»<br />
«Subito!»<br />
Se ne era andato. La visione era sparita nello spazio di un<br />
secondo, come se non fosse mai esistita.<br />
Lauren batté le palpebre, fissando la finestra. Non c'era niente là<br />
fuori. Assolutamente niente.<br />
Perché non aveva pensato a tirare le tende appena entrata nella<br />
stanza?, si rimproverò. Le ombre potevano giocare strani scherzi alla
mente. Probabilmente aveva visto <strong>del</strong>le luci che provenivano da<br />
chissà dove, l'ombra di una nuvola sulla luna, il riflesso dei fari di<br />
un'automobile. Poteva essere stata qualsiasi cosa.<br />
«Deanna» disse, voltandosi a guardare verso il letto.<br />
Deanna aveva gli occhi chiusi. Stava dormendo come se non si<br />
fosse mai svegliata.<br />
«Deanna?» la chiamò ancora.<br />
La scosse <strong>del</strong>icatamente, ma lei non riaprì gli occhi.<br />
«Ciao, cosa succede?»<br />
Lauren si voltò verso la porta. Stacey Lacroix e Bobby Munro<br />
erano sulla soglia. Lui era in borghese e Stacey teneva in mano un<br />
vaso di fiori. Aggrottò la fronte guardando Lauren.<br />
«Si è svegliata per qualche istante» spiegò lei, alzandosi. «Ha<br />
parlato.»<br />
La fissarono entrambi. Era evidente che pensavano che avesse<br />
creduto di vederla aprire gli occhi perché era quello che desiderava<br />
più di ogni altra cosa.<br />
«Bene, forse significa che presto si risveglierà <strong>del</strong> tutto» commentò<br />
Bobby con un sorriso forzato.<br />
Stacey gli lanciò un'occhiata, poi anche lei sorrise a Lauren. Anche<br />
quando stava ferma sembrava un vortice di energia e competenza.<br />
«Dov'è Mark?» domandò.<br />
«Ha portato fuori a cena Heidi.»<br />
«Allora è un bene che siamo passati di qui» osservò Bobby.<br />
«Sì.» Dove diavolo eravate pochi minuti fa?, pensò Lauren. Avreste<br />
potuto dirmi se c 'erano davvero un paio di occhi nella notte o se la<br />
mia mente genera altri orrori. Come se non ce ne fossero già<br />
abbastanza là fuori.<br />
«Peccato che non siamo arrivati prima. Avresti potuto andare con<br />
loro» disse Stacey. «Ma adesso siamo qui e abbiamo un po' di tempo.<br />
Se vuoi, puoi fare due passi in corridoio, sgranchirti le gambe,<br />
andare a prendere una bibita, un caffè o qualcos'altro.»<br />
Lauren esitò. Si fidava di loro. Era stato Sean Canady, un tenente
di polizia, a mandarla a Monstresse House. Se non poteva fidarsi di<br />
Bobby Munro, un altro poliziotto, e di Stacey Lacroix - la direttrice<br />
di un B&B che apparteneva a una vampira buona, ricordò a se stessa<br />
- di chi poteva fidarsi?<br />
«Sicuri che non sia un disturbo per voi?» chiese. Sapeva che Stacey<br />
intendeva pochi minuti e non tutto il tempo che aveva intenzione di<br />
prendersi lei. Ma le sembrava di primaria importanza parlare con<br />
l'indovina e sapeva di poterla trovare solo di sera.<br />
C'erano dei vampiri, là fuori, ricordò a se stessa.<br />
Ma lei era armata, e sarebbe stata in guardia. Avrebbe usato la<br />
massima prudenza.<br />
«Mi farebbe davvero piacere fare due passi e bere qualcosa. Credo<br />
che andrò alla caffetteria a mangiare un boccone, se per voi va<br />
bene.»<br />
«Ma certo» le assicurò Bobby con un sorriso. Era magro e tutto<br />
muscoli, con un simpatico sorriso ironico. Sembrava un bravo<br />
ragazzo, perfetto per Stacey.<br />
«Vai pure» gli fece eco Stacey. «Bobby e io conosciamo l'agente di<br />
guardia in corridoio; è un tipo in gamba. E non lasceremo sola la tua<br />
amica neanche un attimo. Puoi fidarti di noi, lo sai.»<br />
Devo fidarmi di voi, pensò Lauren.<br />
«Grazie. Tornerò in un batter d'occhio.»<br />
«Prendi pure tutto il tempo che vuoi» le disse Bobby. Lei annuì,<br />
rivolse loro un pallido sorriso e si sforzò di non correre mentre<br />
usciva dalla stanza.<br />
Lauren se n'era andata da qualche minuto quando Bobby disse<br />
all'improvviso: «Che cos'è? Mi pare di sentire una musica».<br />
«Sembra E<strong>del</strong>weiss» rispose Stacey, che si era seduta accanto al<br />
letto di Deanna.<br />
«È vero, ma da dove diavolo viene?»<br />
«Dal letto.» Stacey fissò il letto, poi incominciò a cercare sotto le<br />
coperte.
«Aha!» esclamò, tirando fuori un cellulare. «È quello di Lauren.»<br />
Bobby aggrottò la fronte. «Dobbiamo richiamare, potrebbe essere<br />
importante» decise, prendendo il telefono e armeggiando con i tasti.<br />
Qualche istante dopo rispose una voce femminile che sembrava<br />
nello stesso tempo irritata e impaurita. «Pronto?»<br />
«Heidi?» chiese Bobby, esitante.<br />
«Chi parla?» replicò in tono scontroso la donna.<br />
Bobby la udì confabulare con qualcuno, poi un'altra persona prese<br />
l'apparecchio. «Lauren?» disse una voce ansiosa. «Sono Mark.»<br />
«Ciao Mark, sono Bobby Munro. Stacey e io siamo qui con<br />
Deanna. Lauren è andata a prendere un caffè, ma ha dimenticato il<br />
telefono.»<br />
«Trovala subito e restate con lei. Non so come, Stephen è riuscito<br />
a entrare nella stanza di Deanna. Heidi è stata contaminata.»<br />
«Okay» rispose Bobby. Chiuse il telefono e guardò Stacey. «Vado a<br />
cercare Lauren» spiegò. «Fai molta attenzione. In qualche modo è<br />
riuscito a intrufolarsi anche qui.»<br />
«Dev'essere stata Heidi a farlo entrare. Non preoccuparti, io non<br />
lo farò.»<br />
Bobby annuì, serio, e si affrettò a uscire. Non sempre le buone<br />
azioni venivano premiate, pensò. Concedere una pausa alle ragazze<br />
si era rivelata davvero una pessima idea.<br />
Un killer era entrato nella stanza.<br />
E Lauren era sparita.<br />
Fortunatamente Lauren trovò un taxi libero proprio fuori<br />
dall'ospedale e vi salì al volo.<br />
Il conducente parlava un inglese perfetto, con un marcato accento<br />
<strong>del</strong> sud, le assicurò che non c'era molto traffico e le diede un<br />
biglietto da visita in modo che potesse chiamarlo se ne aveva<br />
bisogno per tornare indietro. Poco dopo la lasciò in Decatur Street,<br />
all'angolo con Jackson Square.
Lauren fece il giro <strong>del</strong>la piazza.<br />
Arrivata al punto dove avevano incontrato per la prima volta<br />
l'indovina, notò che c'era un tavolo su cui erano disposti dei<br />
Tarocchi. Ma non c'era nessuno.<br />
Non vide nemmeno la tenda rossa. Forse Susan non era riuscita a<br />
procurarsi un'altra sfera di cristallo, pensò.<br />
Una giovane artista, seduta accanto al tavolino vuoto, stava<br />
tracciando distrattamente degli schizzi su un album da disegno.<br />
Aveva davanti a sé un cavalletto con alcune caricature molto riuscite,<br />
ma quando Lauren si avvicinò si accorse che stava lavorando al<br />
ritratto di un uomo.<br />
A prima vista sembrava una persona qualunque, solo che... non lo<br />
era. Indossava jeans alla moda e una camicia sportiva di classe, ma<br />
anche nel ritratto, i suoi occhi erano singolari... conturbanti.<br />
E incutevano paura.<br />
Lauren non avrebbe saputo dire come o perché, tuttavia<br />
l'impressione era quella, benché si trattasse solo di uno schizzo.<br />
«Mi scusi» disse, facendo sobbalzare la giovane donna. «Mi<br />
dispiace, non volevo spaventarla.»<br />
La ragazza chiuse l'album.<br />
«Quell'uomo, per caso l'ha visto, stasera?» domandò Lauren.<br />
La ragazza annuì. Sembrava che cercasse di riprendersi. «Vuole una<br />
caricatura? Sono piuttosto brava e chiedo solo venti dollari.»<br />
«Mi spiace, non ho tempo, adesso, ma...» Lauren frugò nella borsa<br />
e tirò fuori una banconota da venti. Un tempo anche lei era stata<br />
una studentessa che cercava di mettere insieme il denaro per<br />
proseguire gli studi. «Ecco... Quando ha visto quell'uomo?»<br />
«Io...» La ragazza la fissò, confusa, poi scoppiò a ridere e ammise:<br />
«Non ne ho idea».<br />
«Ci pensi, per favore. È importante.»<br />
La caricaturista ci provò, ma alla fine scosse il capo. «Non lo so.<br />
Onestamente, non lo so.»<br />
«È successo qualcosa di... strano, stasera?» volle sapere Lauren.
La ragazza parve sinceramente divertita. «Andiamo, siamo a New<br />
Orleans!»<br />
«La prego. Mi sarebbe davvero molto utile saperlo.»<br />
«Io... non saprei. È come se fossi rimasta avvolta tutta la sera in<br />
una specie di nebbia.»<br />
«Che cosa può dirmi <strong>del</strong>la donna che di solito sta qui accanto?» le<br />
domandò.<br />
La ragazza aggrottò la fronte. «Quale donna?»<br />
«Quel tavolo appartiene a un'indovina che si chiama Susan.»<br />
«Oh, sì, certo.»<br />
«L'ha vista? Sa dove si trovi?»<br />
«È entrata in chiesa, poco fa. Ma adesso hanno chiuso i portoni... »<br />
«Grazie.»<br />
Lauren si diresse a passo spedito verso la chiesa, che effettivamente<br />
sembrava chiusa. Poi, all'ingresso <strong>del</strong> vicolo che correva accanto alla<br />
fiancata, notò un cartello. Si avvicinò e aggrottò la fronte leggendo<br />
l'annuncio.<br />
Prove <strong>del</strong> coro. E si stavano svolgendo proprio in quel momento!<br />
Tornò al portone principale. Era chiuso. Corse lungo il vicolo e<br />
trovò un ingresso laterale da cui riuscì a entrare. In una piccola<br />
cappella laterale, qualcuno stava dirigendo il coro. L'inno che<br />
stavano cantando era bellissimo.<br />
Lauren guardò verso il fondo <strong>del</strong>la chiesa, scrutando tra i banchi.<br />
E lì scorse l'indovina, che fissava l'altare.<br />
Lauren percorse la navata e si infilò nel banco accanto a Susan.<br />
«Che cosa ci fa qui?» le chiese in un sussurro.<br />
Susan si voltò verso di lei. «Questa è la casa di Dio. Non porterai<br />
veleno qui dentro.»<br />
«Voglio sapere che cosa ha fatto a me e alle mie amiche» disse<br />
Lauren.<br />
«Io? Tu hai portato il pericolo e la maledizione su di me. Non<br />
dovevi venire qui. Dovevate partire quando ve l'ho detto.»
Lauren respirò profondamente, chiedendosi quanto le sarebbe<br />
sembrato assurdo quello che stava per dirle. «So che ci sono dei<br />
vampiri qui intorno. Ma non è colpa mia. Lei lo sapeva, e non ci ha<br />
messe in guardia.»<br />
«Vi ho detto di andarvene» mormorò Susan. «Ma tu e le tue<br />
amiche vi siete rifiutate di credermi. Pensate di essere al sicuro nella<br />
vostra beata ignoranza, e così sarò io a pagare per la vostra<br />
ostinazione e arroganza. È sufficiente la tua presenza qui per<br />
mettermi in pericolo.»<br />
«Susan, una <strong>del</strong>le mie amiche è in coma, ma ne è uscita per pochi<br />
minuti e ha fatto il suo nome. Che cosa sa? Perché Deanna ha<br />
parlato di lei?»<br />
Susan si voltò, scrutandola con sospetto. «Forse perché si è resa<br />
conto che mi hai messa in pericolo. Ho paura di lavorare. Come<br />
vivrò? A causa tua sono diventata un bersaglio.»<br />
«Di che cosa sta parlando?»<br />
Susan la fissò. Il suo volto era privo di espressione, la voce dura.<br />
«Di Stephen. Stephen Delansky.»<br />
Lauren fu colta talmente di sorpresa che si limitò a fissarla. Forse<br />
era solo una truffa che Susan aveva messo in piedi con Mark, pensò.<br />
E a quanto pareva, anche i poliziotti ne facevano parte.<br />
Se non avesse visto quelle ali nel cielo, le ombre che prendevano<br />
forma e la inseguivano con le fauci spalancate...<br />
L'indovina riportò lo sguardo sull'altare. «Ci sarà sempre <strong>del</strong> male<br />
nel mondo. Ci sarà sempre chi lo combatterà. Ci saranno sempre<br />
quelli come me, che lo vedono, lo sentono, ne sono toccati... ma<br />
non hanno il potere di contrastarlo.» Si voltò nuovamente verso<br />
Lauren, anche se sembrava che parlasse con se stessa. «Il male è già<br />
venuto in passato e tornerà ancora. Questo è il destino <strong>del</strong> mondo.»<br />
I suoi occhi misero a fuoco Lauren. «Ma tu, tu mi hai rovinata.»<br />
«Era lei ad avere la sfera di cristallo!»<br />
«E attraverso la sfera, lui ti ha vista.»<br />
«Ma era già qui» protestò Lauren, spaventata.<br />
«Sì, però ora ci resterà finché non ti avrà.»
«È assurdo» replicò in tono aspro Lauren.<br />
«Davvero? È assurdo quando una madre si sveglia di notte e sa che<br />
suo figlio è morto? È assurdo quando un marito sente all'improvviso<br />
che la moglie è in pericolo? O quando un gemello sa che la sua metà<br />
ha bisogno d'aiuto? E in questo momento sei tu ad avere bisogno di<br />
aiuto.»<br />
«L'ho trovato» sussurrò Lauren.<br />
Susan la ignorò e riprese: «Dimentica quello che credi reale, quello<br />
che consideri la normalità. Dimentica tutto, se vuoi sopravvivere. Se<br />
io sono ancora viva è solo perché so che alcune cose sono reali<br />
anche se non possiamo vederle, che può essere vero anche ciò che<br />
non osiamo ammettere. Se vuoi sopravvivere anche tu, devi<br />
comprendere questo, per te stessa e per le tue amiche».<br />
«Io non sono sua nemica, Susan. È stata lei a tirarmi dentro questa<br />
storia. Lei e la sua sfera di cristallo.»<br />
«Lui ti avrebbe trovata comunque» replicò l'indovina. «Il cristallo ti<br />
ha semplicemente fatto sapere che era già successo. Dovevi fuggire<br />
finché ne avevi l'opportunità.» Si strinse nelle spalle. «Forse ti<br />
avrebbe seguita, e la mia vita non sarebbe più stata in pericolo.»<br />
La donna parlava in tono così freddo, con una tale<br />
determinazione, che le sue parole furono come uno schiaffo per<br />
Lauren. Poi Susan si voltò ancora verso di lei. «Hai trovato aiuto,<br />
dici? Prendilo e tienilo stretto, allora. Non puoi vincere da sola.<br />
Nemmeno un esercito potrebbe aiutarti se non sa vedere e non<br />
crede. Quanto alle tue amiche, tienile al sicuro se puoi.» Si alzò,<br />
palesemente ansiosa di andarsene. Tirò fuori dalla tasca <strong>del</strong>la gonna<br />
un foglio di carta piegato in quattro e lo mostrò a Lauren. «Io non so<br />
tutto, ma raccolgo gli indizi che trovo sulla mia strada. Leggilo. È un<br />
articolo di giornale che potrebbe aiutarti. Ma non farlo adesso.<br />
Prima allontanati da qui, torna da coloro che ti vogliono aiutare. Se<br />
ti importa qualcosa di loro, stai lontana da me. E quando esci di qui,<br />
segnati con l'acqua santa.»<br />
Detto questo, Susan si allontanò di corsa lungo la navata.<br />
Lauren si alzò, più confusa che mai. «Susan, aspetti!»<br />
Ma la veggente se n'era già andata.
Lauren uscì dal banco, si inginocchiò nella navata centrale e si fece<br />
il segno <strong>del</strong>la croce. E non dimenticò di bagnarsi con l'acqua<br />
benedetta prima di uscire dalla chiesa.<br />
Nel vicolo, tutto era tranquillo. Buio. Avvolto nell'ombra. Di<br />
certo c'era <strong>del</strong>la gente lì intorno, si disse. Era ancora presto, specie<br />
per gli standard di New Orleans. Le carrozze giravano fino a tarda<br />
notte e i musicisti suonavano agli angoli <strong>del</strong>le strade.<br />
Ma il vicolo, stretto e tortuoso, sembrava appartenere a un'altra<br />
epoca, avvolto com'era in una strana atmosfera di decadente<br />
eleganza. La brezza sussurrava in una lingua stranamente fredda.<br />
Udì qualcosa nell'aria.<br />
Come uno stormo di uccelli che volavano sopra di lei.<br />
O pipistrelli.<br />
Alzò lo sguardo verso il cielo scuro.<br />
Un tempo avrebbe pensato semplicemente che la notte era<br />
popolata di creature che riposavano sui cornicioni di giorno e<br />
uscivano a caccia col buio.<br />
Ora sapeva che non era così. Ora sapeva che era lei che stavano<br />
cercando.<br />
Bobby Munro era nell'atrio quando Mark e Heidi tornarono in<br />
ospedale. Aveva l'aria stravolta, come se stesse male. «Che cosa è<br />
successo?» gli chiese Mark in tono ansioso.<br />
«Non riusciamo a trovare Lauren. Non è più all'interno<br />
<strong>del</strong>l'ospedale, ho cercato dappertutto.»<br />
Mark sentì i muscoli contrarsi per la tensione e serrò la mascella,<br />
lottando per controllare la collera e il terrore che minacciavano di<br />
sopraffarlo. «Vado io a cercarla. Tu devi tornare da Deanna. Heidi,<br />
vai con Bobby.»<br />
Lei lo guardò e incurvò le labbra in un lento sorriso mentre si<br />
avvolgeva una ciocca di capelli intorno al dito. Uno sguardo di pura<br />
lascivia le illuminò il viso. «Sta arrivando, lo sai» disse. «Sta tornando<br />
per ucciderti.»
«Puoi fare qualcosa per lei?» domandò Mark a Bobby, frustrato.<br />
Era chiaro che c'era qualcosa che non andava in Heidi,<br />
ma non aveva il tempo di preoccuparsi per lei in quel momento.<br />
«Farò <strong>del</strong> mio meglio» gli assicurò Bobby, ma Mark se ne era già<br />
andato.<br />
Lasciò l'auto nel parcheggio. Era di fondamentale importanza<br />
trovare immediatamente Lauren, e conveniva muoversi a piedi tra la<br />
folla <strong>del</strong> Quartiere Francese.<br />
Leticia Lockwood terminò il giro <strong>del</strong>le visite ai pazienti, augurò la<br />
buonanotte alle altre infermiere e si diresse verso il parcheggio<br />
<strong>del</strong>l'ospedale. Probabilmente era l'ultima <strong>del</strong> suo turno ad andarsene,<br />
ma non le importava. Riteneva di essere fortunata ad aver finito il<br />
corso di infermiera. Amava il suo lavoro, aiutare gli altri la<br />
gratificava, e per giunta la pagavano per farlo.<br />
Sorrise mentre si dirigeva verso la sua auto. Zia Judy non lo<br />
sapeva ancora, ma quella sera sarebbero andate in chiesa. L'anziana<br />
signora ne sarebbe stata felice. Grazie a lei, Leticia era riuscita a<br />
raggiungere il suo obiettivo senza lasciarsi distrarre dalle tentazioni.<br />
Come per esempio Tyrone Martin, ai tempi <strong>del</strong> liceo. Tyrone era<br />
uno dei ragazzi più affascinanti che si fosse mai visto in un campo da<br />
football. Poi era finito nella spirale <strong>del</strong>la droga, si era dato ai piccoli<br />
furti e ora stava scontando una condanna di sei anni nel<br />
penitenziario di stato. Mentre altri si erano rovinati per colpa sua, a<br />
lei non era successo. Aveva rifiutato la sua coca, la sua erba e gli<br />
innumerevoli tentativi di infilarsi nel suo letto, e ne era felice.<br />
Tyrone aveva generato diversi figli illegittimi, le cui madri erano<br />
mantenute dall'assistenza pubblica. Era stata la forza di carattere di<br />
zia Judy a tenerla incollata ai libri. Non l'aveva mai minacciata, ma<br />
Leticia aveva voluto darle la soddisfazione che meritava, e si era<br />
messa d'impegno per fare le cose per bene.<br />
Quella sera, però...<br />
Aveva promesso al nuovo diacono <strong>del</strong>la chiesa battista che<br />
sarebbe andata alle prove <strong>del</strong> coro. L'avrebbe fatto per cantare e<br />
anche per Pete Rosman, l'uomo che aveva cercato per tutta la vita e<br />
al quale sapeva di piacere. Entrambi amavano aiutare il prossimo,
avevano gli stessi interessi e credevano che se tutti si fossero dati da<br />
fare, nel mondo, le cose sarebbero state migliori.<br />
Aveva quasi raggiunto l'auto quando vide un uomo. Era piegato<br />
in due accanto a un albero e sembrava che non stesse bene. Leticia<br />
aggrottò la fronte, preoccupata. «Ehi, si sente bene?» gridò.<br />
Quando lui sollevò una mano e fece un debole gesto, si affrettò a<br />
raggiungerlo. Aveva un bel viso, decise, ma era troppo pallido,<br />
probabilmente era malato.<br />
Lo prese per un braccio. «Venga... il Pronto Soccorso è qui vicino,<br />
l'aiuterò io.»<br />
«No, no...» L'uomo le rivolse un sorriso affascinante. «Mi dispiace.<br />
Va tutto bene, ho solo bisogno di sedermi per un minuto. Ero fuori<br />
con degli amici e temo di aver bevuto troppo.»<br />
«Succede spesso da queste parti» mormorò Leticia.<br />
«Lei disapprova. Mi dispiace» si scusò lui. «Sto bene, non si<br />
preoccupi. Può andare... mi riprenderò subito. Andrò in albergo a<br />
sdraiarmi per un po'. È stata molto gentile, comunque. Ed è anche<br />
molto carina.»<br />
Leticia arrossì.<br />
«Davvero, va tutto bene» le assicurò di nuovo, ma si appoggiava<br />
pesantemente a lei e continuava a guardarla con quegli occhi<br />
incredibili.<br />
Leticia si rimproverò tra sé. Avrebbe aiutato quell'uomo non<br />
perché aveva dei begli occhi e le aveva fatto un complimento,<br />
decise. L'avrebbe fatto perché aveva bisogno di aiuto. In fondo, le<br />
avrebbe rubato solo pochi minuti accompagnarlo al suo albergo.<br />
«Venga con me. Le do un passaggio.»<br />
«Lei è troppo gentile.»<br />
Si appoggiò al suo braccio, accettando l'aiuto che gli offriva.<br />
Leticia gli aprì la portiera e lo fece sedere davanti. Mentre prendeva<br />
posto al volante, pronta a mettere in moto, lui alzò gli occhi al cielo<br />
e imprecò.<br />
Stava guardando verso la cattedrale. Leticia seguì la direzione <strong>del</strong><br />
suo sguardo e aggrottò la fronte. Sembrava uno stormo di uccelli in
volo. Anche da quella distanza, le pareva di sentirli battere le ali.<br />
«Sono solo uccelli, o forse pipistrelli» disse con l'intenzione di<br />
rassicurarlo.<br />
Ma in realtà lui non sembrava nervoso. A un tratto aveva l'aria di<br />
un grosso felino che aveva fiutato la presenza <strong>del</strong>la sua preda<br />
intrappolata poco lontano. Si voltò a guardarla. C'era qualcosa di<br />
molto strano in lui. «Mi dispiace, ma sono in ritardo» disse.<br />
«Di che cosa sta parlando?» chiese, turbata, Leticia.<br />
Lo guardò negli occhi, e aprì la bocca per gridare.<br />
Troppo tardi.<br />
I pipistrelli volavano in circolo, descrivendo lenti cerchi mentre<br />
planavano verso il basso, sfiorando Lauren con il tocco <strong>del</strong>le loro<br />
ali... un tocco terrificante.<br />
Non atterravano, non si posavano su di lei, ciò nonostante Lauren<br />
sapeva che non sarebbe stato facile coprire la breve distanza che la<br />
separava dalla piazza.<br />
Lì avrebbe trovato gente, auto <strong>del</strong>la polizia, forse anche qualche<br />
poliziotto a cavallo.<br />
Avrebbe trovato aiuto.<br />
Valutò la distanza.<br />
Avrebbe fatto prima a tornare in chiesa, rifletté. Tempio, rifugio.<br />
Camminando rasente il muro, scivolò fino alla porta laterale più<br />
in fretta che poté.<br />
Era chiusa, maledizione! Bussò ma non le aprì nessuno.<br />
Se non altro era armata, ricordò a se stessa.<br />
Già, ma è soltanto una pistola ad acqua.<br />
La tirò fuori dalla borsa e mirò alla prima creatura alata che le<br />
volò vicino. Tenendo la pistola giocattolo con entrambe le mani,<br />
premette il grilletto. Un getto d'acqua colpì il pipistrello, che<br />
precipitò al suolo con un orribile sibilo, seguito da una piccola<br />
esplosione e da una nuvoletta di fumo... Poi rimase soltanto un<br />
mucchietto di polvere.
Mentre fissava annichilita la scena, Lauren notò una figura vestita<br />
di nero in fondo al vicolo. Era in piedi e la stava osservando.<br />
I pipistrelli incombevano su di lei, sempre più numerosi. Lauren<br />
ignorò il misterioso personaggio e si girò ad affrontare il pericolo più<br />
immediato. Iniziò a sparare, ignorando i sibili e la pioggia di polvere,<br />
finché non si rese conto all'improvviso che stava esaurendo la carica<br />
d'acqua.<br />
Si fermò.<br />
La figura in fondo al vicolo la stava ancora guardando.<br />
Poi nel vicolo echeggiò una risata agghiacciante.<br />
Mark passò al setaccio Bourbon Street, andando di locale in locale<br />
e cercando di fare più in fretta che poteva, spinto da un'inquietudine<br />
che si faceva più forte a ogni secondo.<br />
Era riuscito ad avvisare Canady e sapeva che anche il poliziotto e i<br />
suoi uomini stava cercando Lauren. Aveva fatto tutto il possibile,<br />
eppure si sentiva in colpa, come se avesse fallito di nuovo.<br />
Non aveva idea di dove diavolo potesse essersi cacciata. Ma<br />
l'avrebbe trovata, giurò a se stesso. Lauren era una donna forte. Lo<br />
sarebbe stata anche davanti al pericolo. E poi gli credeva, conosceva<br />
la verità.<br />
Uscendo da uno dei locali, Mark si scontrò con un altro uomo.<br />
Jonas.<br />
«Tu!» esclamò, infilando la mano in tasca alla ricerca <strong>del</strong>l'arma.<br />
Questa volta non l'avrebbe mancato.<br />
«Per tutti i santi, amico, vuoi ascoltarmi?» lo implorò l'altro.<br />
«Ho un'intera fiala di acqua santa» lo mise in guardia Mark. «Se fai<br />
un movimento sbagliato, ti distruggo.»<br />
Aveva parlato in tono tranquillo perché c'era gente tutto intorno<br />
a loro. Poteva udire la musica che proveniva dall'interno <strong>del</strong> locale e<br />
una cameriera che gridava qualcosa al barman.<br />
Mentre lui e Jonas e si fronteggiavano sulla soglia, una donna<br />
sorrise e chiese se potevano spostarsi perché voleva entrare.
Mark afferrò per un braccio l'altro uomo e lo trascinò sul<br />
marciapiede.<br />
«Non sono io quello che stai cercando!» disse Jonas.<br />
«Dove diavolo è Lauren?»<br />
«Lauren?» ripeté Jonas aggrottando la fronte. «È Deanna quella che<br />
è in ospedale. Vuoi ascoltarmi per un momento? Io non sono<br />
malvagio.»<br />
Malvagio? Forse no, pensò Mark, ma sei sicuramente un vampiro.<br />
Quando tirò fuori la fiala con l'acqua santa, Jonas lo guardò senza<br />
battere ciglio. «Colpiscimi pure se vuoi, ma ti sto dicendo la verità.<br />
Voglio aiutarti. Io... io tengo a Deanna. Non ho mai incontrato una<br />
donna come lei. È...» Un lampo di rabbia gli attraversò lo sguardo.<br />
«È troppo bella per diventare il giocattolo di un bastardo depravato<br />
come lui.»<br />
«Nessuno ti conosce da queste parti» replicò Mark. «I poliziotti di<br />
New Orleans sanno che esistono i vampiri; alcuni di loro, almeno.<br />
Ma nessuno sa chi sei.»<br />
Jonas alzò una mano e tirò fuori una catenina dalla T-shirt. C'era<br />
appesa una croce.<br />
«Credi che potrei portarla se fossi in combutta con quel mostro di<br />
Stephen?» ribatté.<br />
Mark inarcò un sopracciglio.<br />
«Ascolta, sono nuovo di qui» riprese Jonas. «Sono stato a New<br />
York per molto tempo. Lì la gente si fa i fatti suoi ed è pieno di<br />
banche <strong>del</strong> sangue... Sono venuto a New Orleans per lavorare<br />
nell'ambiente <strong>del</strong>la musica, tutto qui. Non voglio fare <strong>del</strong> male a<br />
nessuno.» Gli rivolse un mesto sorriso. «Diavolo, ci sono abbastanza<br />
già abbastanza depravati in giro, non credi?»<br />
«Stai alla larga da me» lo mise in guardia Mark.<br />
«Posso aiutarti. Voglio farlo. Ascolta, non è molto tempo che sono<br />
stato trasformato e non sono molto potente, ma darei... la mia<br />
esistenza per aiutare Deanna. Farò qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa.»<br />
«Stammi solo alla larga» ripeté Mark.
Fece per allontanarsi sentendo crescere nuovamente l'ansia per<br />
Lauren. Non avrebbe ucciso Jonas, decise, anche se lasciarlo in vita si<br />
sarebbe potuto rivelare un grave errore: in quel momento non<br />
aveva il tempo di pensare al modo migliore di gestire la faccenda.<br />
Doveva trovare Lauren.<br />
«Come posso convincerti che dico sul serio?» gli gridò dietro Jonas.<br />
Mark continuò a camminare senza rispondere.<br />
Procedeva a lunghe falcate, ansioso di uscire da Bourbon Street.<br />
Era come se una voce stesse gridando dentro di lui.<br />
Doveva trovarla. Subito.<br />
L'uomo in fondo al vicolo continuava a fissarla, immobile.<br />
Lauren non si mosse. Aveva quasi finito l'acqua santa e stava<br />
disperatamente cercando di richiamare alla mente tutto quello che le<br />
aveva detto Mark. Quell'uomo era Stephen, ne era certa. Mark le<br />
aveva detto che era uno dei vampiri più potenti. Poteva colpirlo con<br />
l'acqua benedetta rimasta e sicuramente l'avrebbe ferito, ma sarebbe<br />
bastato? C'era il fondato rischio che si arrabbiasse e decidesse che era<br />
giunto il momento di affondare i denti nella sua gola...<br />
«Non sono Katja!» gridò.<br />
«Tu sei quella che io avrò» le rispose in tono sommesso lui.<br />
Era come se il mondo si fosse fermato. Come se il tempo si fosse<br />
congelato in quell'istante. Era sola nel vicolo con quella figura<br />
ammantata di tenebre.<br />
«No» mormorò. «Tu non sai che cosa voglia dire avere veramente<br />
qualcuno. Tu non mi avrai mai. E nella tua brutalità e cru<strong>del</strong>tà<br />
troverai la tua stessa distruzione.»<br />
Lui incominciò ad avanzare.<br />
Che portata aveva la pistola a spruzzo?, si domandò Lauren.<br />
«Metti giù quell'arma. E togliti la croce. Perché io ti avrò. In un<br />
modo o nell'altro otterrò ciò che voglio, e questa è l'unica cosa che<br />
importa. E quando mi sarò stancato di te... be', forse sarai fortunata<br />
e non succederà.»
Lauren fece un passo indietro.<br />
Stephen sembrava più vicino di prima. Come se si fosse spostato<br />
fluttuando nell'aria. Poi si incamminò lentamente verso di lei, come<br />
se fossero vecchi conoscenti che si erano incontrati per caso.<br />
Avvertì, più che sentirlo, un improvviso frullare d'ali.<br />
Un'ombra nell'aria. Buio...<br />
Lauren vide che Stephen aggrottava la fronte.<br />
Poi, all'improvviso, un altro uomo si materializzò tra lei e<br />
Stephen. Era Jonas, il giovane dai capelli scuri che aveva fatto colpo<br />
su Deanna. «Lasciala stare» disse.<br />
Stephen si fermò, poi scoppiò a ridere. «E come pensi di<br />
convincermi, sentiamo?»<br />
Jonas si voltò leggermente verso Lauren. «Scappa!» le gridò.<br />
Lauren si rese conto che con tutta probabilità Stephen era<br />
abbastanza potente da fare a pezzi il giovane. Il giovane? Non era<br />
altro che una creatura <strong>del</strong>la notte anche lui; l'aveva appena visto<br />
materializzarsi dal nulla. «Non combattere contro di lui!»<br />
«Vai!» la sollecitò Jonas.<br />
Stephen si avvicinò, fluttuando... Raggiunse Jonas e alzò una<br />
mano. Sembrava un movimento fortuito, distratto, ma bastò a far<br />
volare l'altro nel vicolo mandandolo a cozzare con violenza contro<br />
il muro <strong>del</strong>la chiesa.<br />
Poi Stephen riprese ad avanzare verso di lei.<br />
Lauren scoprì che aveva difficoltà a muoversi. Poteva vedere i suoi<br />
occhi. Erano scuri e nello stesso tempo luminosi. Sembravano fatti di<br />
tenebra, profondi come lo Stige, e ardevano di un fuoco interno.<br />
Lauren cercò di concentrarsi, si costrinse a battere le palpebre, a<br />
sollevare il braccio, poi prese la mira con la pistola.<br />
«Non sparerai» disse Stephen.<br />
Lauren premette il grilletto.<br />
Quando il getto d'acqua lo colpì si udì un sibilo che crebbe<br />
progressivamente fino a diventare un ruggito furioso, ma Stephen
non si fermò.<br />
Nel frattempo Jonas si era ripreso e si stava rialzando. Si lanciò di<br />
corsa verso di loro, balzando alle spalle <strong>del</strong> vampiro. «Scappa,<br />
Lauren! Non lasciare che entri nella tua mente!»<br />
Lei annuì, arretrando. Stephen si era già voltato e si stava<br />
liberando di Jonas come se non fosse altro che un insetto fastidioso.<br />
«Lascialo andare!» gli ordinò Lauren, sparando ancora con la<br />
pistola ad acqua.<br />
Colpito dallo spruzzo, Stephen lanciò un altro grido di rabbia.<br />
Lauren premette ancora il grilletto di plastica, ma non successe<br />
niente. L'arma era scarica.<br />
«Vai!» le gridò Jonas.<br />
Stephen disse qualcosa che lei non riuscì a capire, ma a un tratto si<br />
sentì come se fosse stata colpita da una raffica d'aria gelida e<br />
paralizzante. I piedi erano pesanti come piombo. Aprì la bocca per<br />
gridare. Stephen scagliò a terra Jonas e gli diede un calcio,<br />
allontanandolo come se fosse un rifiuto, dopodiché riprese ad<br />
avanzare verso di lei.<br />
Un istante prima che la raggiungesse e che il suo alito fetido si<br />
riversasse su di lei, un vortice di energia si materializzò in mezzo alla<br />
strada e Stephen venne colpito da un fulmine.<br />
Sulle prime Lauren non riuscì a immaginare quale potesse essere la<br />
fonte di un simile potere, poi si rese conto che era un uomo.<br />
Mark.<br />
Lui si lanciò su Stephen, attaccandolo con tale violenza che Lauren<br />
lo paragonò alla collera di Dio in persona. Il suo assalto colse di<br />
sorpresa il vampiro. Per una frazione di secondo, Stephen esitò, poi i<br />
due rotolarono avvinghiati sul pavimento di pietra, come un massa<br />
scura di collera e furore.<br />
In quel momento il cielo riprese vita; migliaia di ali scaturirono dal<br />
buio e tornarono a farsi inghiottire dalle tenebre. Lauren vide<br />
qualcosa volare verso di lei e nello stesso istante udì Mark gridare a<br />
Jonas: «Portala via di qui! Portala via subito!».
Jonas si mosse con la velocità di un fulmine. Lauren sentì le sue<br />
braccia che la stringevano. «Corri! Aiutami, Lauren, dannazione!<br />
Corri!»<br />
Corsero.<br />
Le ombre prendevano forma al loro passaggio, come se le ali e<br />
l'oscurità si fondessero fino a diventare enormi mani che si<br />
protendevano per ghermirli.<br />
Corsero a perdifiato, finché non sbucarono nella piazza<br />
mescolandosi ancora una volta alla fiumana di umanità. La gente<br />
passeggiava pigramente, parlando e ridendo. Un chitarrista suonava<br />
una canzone country, una rispettabile imitazione di Johnny Cash.<br />
Alla luce dei lampioni, in mezzo alla folla, tra la musica, le<br />
chiacchiere e la vita <strong>del</strong>la piazza, Lauren smise finalmente di correre.<br />
Jonas la stringeva ancora quando si voltò a guardare verso il vicolo.<br />
Non vide nulla.<br />
Niente ali né ombre. Nessuna traccia di Stephen.<br />
E nemmeno di Mark.
Capitolo 12<br />
«Non avremmo dovuto abbandonarlo» protestò Lauren.<br />
Erano ai margini <strong>del</strong>la piazza, accanto a un cartello che indicava lo<br />
storico Palazzo Pontalbo. Alla destra di Lauren c'era un cannone<br />
<strong>del</strong>la Guerra civile protetto da un'inferriata; oltre il prato si vedeva<br />
la statua equestre di Andrew Jackson. Tutt'intorno a lei c'era un<br />
mondo perfettamente normale.<br />
Jonas la guardò scuotendo mestamente il capo. «Non avevamo<br />
scelta. Non capisci? Sarebbe stato più vulnerabile se tu fossi rimasta<br />
lì. Avrebbe dovuto difenderti.»<br />
Lauren lo osservò. Sembrava un ragazzo normale, eppure lei<br />
sapeva che non lo era affatto.<br />
L'aveva visto materializzarsi dal buio.<br />
Era anche lui un vampiro.<br />
Istintivamente fece un passo indietro.<br />
Jonas emise un gemito. «Ero pronto a dare la mia vita per te poco<br />
fa» mormorò. «Perché hai paura? Puoi fidarti di me, lo sai.»<br />
Lei aggrottò la fronte e scosse il capo. «Ti rendi conto che penso<br />
ancora di essere pazza perché credo che esistano i vampiri? Mi<br />
dispiace, ma non è così facile fidarsi di uno di voi.»<br />
«Ah, se solo gli uomini sapessero quanti vampiri <strong>del</strong> tutto onesti<br />
camminano tra loro...» sospirò Jonas.<br />
«Non è che i vampiri siano rinomati per le loro buone azioni»<br />
replicò Lauren, poi guardò nuovamente verso il vicolo, sentendo<br />
crescere la preoccupazione. «Dove sono andati? Come hanno fatto a<br />
sparire così in fretta?»<br />
Lui scosse il capo. «Non ne ho idea. Tutto quello che so è che<br />
devo proteggerti fino al ritorno di Mark» rispose con fermezza.<br />
Lauren continuò a fissare con ansia il vicolo deserto. «Che cosa<br />
dobbiamo fare?»<br />
«Dobbiamo andare all'ospedale.»
«Vuoi che ti lasci entrare nella stanza di Deanna?» gli domandò,<br />
increspando la fronte.<br />
«Ti giuro che non sono stato io a farle <strong>del</strong> male e non lo farei mai.<br />
Ti do la mia parola.»<br />
«Scusami, ma non sono sicura di potermi fidare <strong>del</strong>la parola di un<br />
vampiro.»<br />
«Ero pronto a morire per te» le ricordò di nuovo, sinceramente<br />
ferito.<br />
«Forse è tutto un inganno» replicò lei. «Forse stai dalla parte di<br />
Stephen e stai cercando di imbrogliarci.»<br />
«Ascolta. Lui vuole te, questo è evidente, mi sembra. E poco fa<br />
avrebbe potuto prenderti. Sono quasi sicuro che se non l'ha fatto è<br />
solo perché gli piace l'eccitazione <strong>del</strong>la caccia.»<br />
«Perché non inseguirci fino in piazza, allora? Che cosa avrebbe<br />
potuto fare questa gente contro un'orda di vampiri?»<br />
Jonas scosse il capo. «Se tutti credessero - o meglio, sapessero - che<br />
i vampiri sono reali, che esistono accanto a voi in quello che credete<br />
il vostro piccolo mondo sicuro, cercherebbero di sterminarli. Tutti. I<br />
buoni e i malvagi. I buoni morirebbero per primi, perché non<br />
vogliono fare <strong>del</strong> male agli altri. Allora vi trovereste soli contro i<br />
cattivi. E loro potrebbero distruggere tutto. Devi capire che c'è un<br />
intero mondo infernale là fuori. Alcuni lo avvertono. Altri sanno che<br />
esiste. Alcuni, come Sean Canady, si sono resi conto di avere bisogno<br />
<strong>del</strong> nostro aiuto nella lotta per la salvezza <strong>del</strong>l'umanità. Se Stephen<br />
avesse portato la sua battaglia nella piazza, se la gente l'avesse visto<br />
e fosse stata attaccata, la verità sarebbe diventata di dominio<br />
pubblico e sarebbe scoppiata una vera guerra. Sarebbe stato un<br />
bagno di sangue. Creature come Stephen esistono perché si nutrono<br />
di quelle che gli esseri umani considerano paure reali. Se si stanca<br />
<strong>del</strong>le sue vittime e decide di non accettarle come membri <strong>del</strong>la sua<br />
schiera di tirapiedi, le decapita e si libera dei loro corpi. Quando è<br />
venuto qui, ha cominciato a gettare i corpi nel Mississippi.» Esitò un<br />
momento prima di riprendere. «Un tempo c'era un vero sistema<br />
gerarchico, una specie di codice d'onore dei nonmorti. Ogni vampiro<br />
poteva trasformare solo altre tre persone per ogni secolo.
Naturalmente ci sono sempre stati, anche in passato, mostri che<br />
violavano la legge e il cui comportamento minacciava di tradire<br />
tutta la stirpe. Di costoro si occupavano i loro simili o,<br />
occasionalmente, un cacciatore di vampiri o un guardiano. C'era -<br />
c'è, in effetti - anche una specie di re. Quello attuale risiede qui a<br />
New Orleans.»<br />
«E perché non interviene?» chiese Lauren.<br />
«Pare che sia fuori dal paese.» Jonas scosse il capo. «Ascolta, io<br />
sono venuto qui proprio per cercare Lucian, il nostro re. È a capo di<br />
un'alleanza di individui che combattono il male, e che così facendo<br />
sperano di potersi redimere ed entrare a far parte di un mondo<br />
migliore. Ti giuro che quello che ti sto dicendo è la verità.»<br />
È assurdo. Impossibile.<br />
Eppure qualcosa di vero ci doveva essere, si disse subito dopo.<br />
Altrimenti era vittima <strong>del</strong>l' illusione più realistica e assurda che avesse<br />
mai afflitto un essere umano.<br />
«Ti prego, andiamo all'ospedale e aspettiamo Mark» propose<br />
Jonas. «Sono sicuro che verrà a cercarti lì. Mi sono imbattuto in lui<br />
poco fa, mentre ti stava cercando nel Quartiere Francese.»<br />
«Era insieme a Heidi? L'altra mia amica?»<br />
«No, lei dev'essere tornata all'ospedale.»<br />
Lauren era spaventata. Aveva paura di fidarsi di lui e altrettanta di<br />
non farlo. Era ormai notte. Se fosse salita in taxi con lui...<br />
«Allora, prendiamo un taxi?» la sollecitò Jonas.<br />
Lei esitò.<br />
«Ti giuro su Dio - e ti assicuro che credo in Lui - che non ho<br />
intenzione di azzannare l'autista e rapirti.»<br />
Deanna le aveva detto che erano in due. Uno era malvagio.<br />
Stephen. L'altro buono. Che si riferisse a Jonas?<br />
Si guardò intorno. Probabilmente Bourbon Street era ancora piena<br />
di gente, ma lì, nella piazza, gli artisti stavano già raccogliendo le<br />
loro cose. Il ragazzo con la chitarra era andato via. «Va bene»<br />
capitolò. «Ma ti avviso: ho una croce al collo.»
Jonas le sorrise. «Anch'io.»<br />
Mentre si incamminavano verso la strada principale, Lauren gli<br />
domandò: «Come puoi portare addosso una croce?».<br />
«Perché non sono malvagio» spiegò lui con un mesto sorriso. «Non<br />
voglio fare <strong>del</strong> male a nessuno.»<br />
«Quindi... è perché gli altri sono malvagi che le croci e l'acqua<br />
santa sono come veleno per loro?»<br />
«Certo. Ha senso, se ci pensi.»<br />
Trovarono un taxi e salirono a bordo, ma Lauren era ancora<br />
molto nervosa. E anche preoccupata.<br />
Per Mark.<br />
E per Deanna.<br />
In auto mantenne le distanze da Jonas e lui non le fece alcuna<br />
pressione. Raggiunsero l'ospedale senza incidenti e, quando Lauren<br />
tirò fuori il portafogli, lui insistette per pagare la corsa.<br />
Trovarono Bobby davanti alla porta <strong>del</strong>la stanza di Deanna. «Gesù<br />
santissimo, eccoti qua finalmente!» esclamò il poliziotto,<br />
abbracciandola. Poi si fece indietro. «Dov'è Mark?» domandò,<br />
guardando Jonas con un sopracciglio inarcato.<br />
«È... impegnato altrove» mormorò Lauren, quindi presentò i due<br />
uomini prima di guardare nella stanza. Stacey sedeva su una sedia<br />
accanto al letto e c'era anche Heidi, rigida come un fuso e<br />
imbronciata.<br />
«Che cos'ha Heidi?» chiese immediatamente.<br />
«Immagino che tu non abbia parlato con Mark» sospirò Bobby.<br />
«No, non proprio.» C'erano troppe persone nel corridoio che<br />
avrebbero potuto udire la loro conversazione perché potesse<br />
spiegargli quello che era successo.<br />
Jonas, ignorando tutti gli altri, si avvicinò al letto di Deanna. Le<br />
prese una mano e rimase a guardarla. O era davvero preoccupato<br />
come sembrava o era un bravissimo attore, pensò Lauren.<br />
«Che cos'ha Heidi?» ripeté, riportando l'attenzione su Bobby.
Lui abbassò la voce a un sussurro. «È stata contaminata.»<br />
«Contaminata?» ripeté lei con un tuffo al cuore. Era abbastanza<br />
sicura di sapere che cosa significasse anche senza una spiegazione<br />
dettagliata. «Come è successo?»<br />
Bobby si strinse nelle spalle con aria infelice. «Ehm... be',<br />
immagino che l'abbia fatto entrare.»<br />
«Oh, Dio. Allora...?»<br />
«Non sembra così... grave. Credo che possiamo curarla»<br />
intervenne Stacey, alzandosi e avvicinandosi a loro. «Ma è meglio<br />
che la riporti a Monstresse House. Bisogna tenerla d'occhio. Impedire<br />
che... che faccia ancora <strong>del</strong> male a se stessa.»<br />
Stacey tacque mentre un'infermiera entrava nella stanza. Aveva<br />
un'aria scontrosa ed era evidente che non era contenta di vedere<br />
tutta quella gente nella camera di una paziente. «Questa è una stanza<br />
d'ospedale, non un locale di Bourbon» disse in tono irritato. «Non<br />
più di due visitatori per volta, per favore.»<br />
«Possiamo occuparci noi di Heidi se tu vuoi stare un po' con<br />
Deanna» propose Bobby.<br />
Lauren esitò di fronte alla prospettiva di restare sola con Deanna e<br />
Jonas. A vederlo sembrava sincero, ma non sapeva ancora se poteva<br />
fidarsi di lui.<br />
Ma aveva altra scelta?<br />
Del resto, anche Bobby e Stacey erano praticamente degli estranei.<br />
Mentre rifletteva, il telefono <strong>del</strong> poliziotto squillò. L'infermiera gli<br />
lanciò uno sguardo di disapprovazione e stava per fargli una<br />
ramanzina sull'uso dei cellulari in ospedale, quando lui le mostrò il<br />
distintivo e rispose. Dopo aver terminato la conversazione, guardò<br />
la donna con espressione autoritaria. «Ce ne andremo tra poco. Il<br />
Tenente Canady sta per arrivare e ci ha ordinato di rimanere fino al<br />
suo arrivo.»<br />
L'infermiera gli rivolse un altro sguardo di disapprovazione prima<br />
di andarsene.<br />
Bobby guardò Lauren. «Mark è a casa di Sean.»
Mentre aspettavano, Heidi rimase seduta in silenzio, fissando la<br />
finestra come se potesse vedere fuori benché le tende fossero tirate.<br />
Era stato troppo precipitoso, pensò Mark. Ma che cos'altro poteva<br />
fare, date le circostanze? Se non altro, Lauren era salva. Doveva<br />
convincersi che era così. Doveva credere di potersi fidare di Jonas. In<br />
effetti aveva preso un bel colpo quando si era lanciato nella lotta,<br />
ma poteva anche essere tutta una messinscena.<br />
In ogni caso era un problema minore di fronte al fatto che ancora<br />
una volta Stephen era riuscito a fuggire. La violenza <strong>del</strong><br />
combattimento li aveva portati a parecchi isolati di distanza dal<br />
vicolo, e quando Stephen si era smaterializzato, Mark si era ritrovato<br />
a barcollare lungo Bourbon Street, dove l'avevano fermato dei<br />
poliziotti, convinti che si trattasse di un ubriaco coinvolto in una<br />
rissa.<br />
Mentre stavano discutendo se arrestarlo o portarlo all'ospedale,<br />
era riuscito a convincerli a chiamare prima il tenente Canady.<br />
Sean era andato a prenderlo e l'aveva portato a casa sua, dove<br />
Maggie gli aveva medicato le ferite anche se Mark continuava a dire<br />
che non ce n'era bisogno. Era preoccupato per Lauren e voleva<br />
uscire a cercarla, ma Canady si era messo subito in contatto con<br />
Bobby Munro e aveva saputo che lei e Jonas erano al sicuro<br />
all'ospedale.<br />
Quando Mark fece per alzarsi, il tenente lo fermò. «Hai bisogno di<br />
riprenderti. Concediti un po' di tempo. »<br />
«Non posso.»<br />
«Devi farlo. Altrimenti sarai inutile.»<br />
Non aveva tutti i torti, fu costretto ad ammettere Mark.<br />
«Ascolta, andrò io stesso all'ospedale» gli disse Sean. «Tu resta qui e<br />
rimettiti in forze.»<br />
«Abbiamo una stanza degli ospiti al piano di sopra» intervenne<br />
Maggie. «Puoi sdraiarti e riposare un po', adesso che ti ho medicato e<br />
che hai mangiato qualcosa.»<br />
Mark sapeva che avevano ragione e a un tratto si sentì felice di
averli incontrati. Così accettò di buon grado, anche se si sentì inutile<br />
e frustrato quando vide uscire Sean.<br />
Dopo averlo accompagnato al piano di sopra, Maggie sedette<br />
accanto a lui. «L'altro giorno, dopo che ci siamo incontrati, mi sono<br />
resa conto di averti già visto» gli rivelò dopo qualche minuto.<br />
Mark la osservò, cercando di ricordare dove potesse essere<br />
successo. «Be', ora che me lo fai notare, anche tu hai una faccia<br />
familiare.»<br />
Maggie sorrise. «Sei di New Orleans, vero?»<br />
«Della zona» confermò lui. Poi scosse il capo. «C'è una cosa che<br />
non capisco, Maggie» disse, esitando un po'. «Tu eri una vampira. Sei<br />
davvero sicura di non esserlo più?»<br />
«Oh, cielo, sì. Di solito ne sono felice, anche se a volte vorrei<br />
poter fare alcune <strong>del</strong>le cose che facevo prima. Ma adesso ho Sean, e<br />
la nostra famiglia. Non ho mai sentito che questo tipo di<br />
trasformazione al contrario sia successa ad altri, ma... il mio è un<br />
caso particolare.» Si alzò e incominciò a camminare per la stanza con<br />
passi nervosi. «Molto tempo fa, mio padre e alcuni dei suoi amici<br />
uccisero il vampiro che mi aveva aggredita mentre non aveva ancora<br />
finito di trasformarmi. Mi salvarono prima che fossi in punto di<br />
morte, e credo che questo abbia fatto la differenza. Sai, tra i nostri<br />
amici ci sono diverse coppie miste. Come ti ha già detto Sean, Jessica<br />
Fraser, la proprietaria di Monstresse House, è una vampira e il suo<br />
compagno è un guardiano antico quanto lei, una specie di angelo<br />
sterminatore che lotta contro i vampiri malvagi. Com'è strano il<br />
mondo, vero?»<br />
«Che cosa pensi di Jonas?» le domandò a bruciapelo Mark.<br />
«Hai detto che ha combattuto contro Stephen.»<br />
«Sì, ma... Mi preoccupa l'idea di lasciare Deanna e le altre ragazze<br />
con lui.»<br />
«Non preoccuparti. Sean arriverà presto in ospedale. E adesso tu<br />
devi riposare. Ti lascerò solo, così potrai dormire un po'.»<br />
Aveva ragione. Aveva bisogno di riprendere le forze, ammise<br />
Mark chiudendo gli occhi.
Quando arrivò Sean Canady, la voce <strong>del</strong>l'autorità, Lauren ne fu<br />
felice.<br />
Si sentiva molto più tranquilla e il fatto che lui si fidasse<br />
ciecamente di Bobby e Stacey le diede ulteriore sicurezza. Rimase a<br />
guardare mentre i due accompagnavano Heidi fuori dalla stanza,<br />
promettendo di vegliare su di lei con occhi di falco.<br />
Jonas non si era mosso dal capezzale di Deanna e le stava così<br />
attaccato che Lauren non poteva nemmeno avvicinarsi. Ma non<br />
riusciva nemmeno a lasciarla, pur sapendo che Sean Canady<br />
montava la guardia in corridoio.<br />
Il resto <strong>del</strong>la notte passò senza incidenti.<br />
Scoprì di essersi addormentata quando alle prime luci <strong>del</strong>l'alba<br />
entrò un'infermiera per cambiare la flebo e controllare i segni vitali<br />
di Deanna.<br />
Lauren sentì una mano sulla spalla. Era Sean Canady. «Vieni. Ti<br />
accompagno a casa.»<br />
«Non posso lasciarla» protestò, indicando Jonas con un cenno.<br />
«Sì che puoi. Bobby è in servizio. Si piazzerà qui nella stanza e farà<br />
buona guardia. Deanna non rimarrà sola nemmeno un istante.»<br />
Guardando oltre la spalla <strong>del</strong> tenente, Lauren vide una donna<br />
molto bella, con i capelli ramati, che si presentò come Maggie<br />
Canady, la moglie di Sean.<br />
«Ti prometto che la tua amica sarà al sicuro» le assicurò la nuova<br />
arrivata.<br />
Lauren era esausta e sapeva di aver bisogno di dormire. Forse era<br />
una follia fidarsi di quella gente, si disse, ma se non avesse accettato<br />
il loro aiuto, tanto valeva che si desse subito per vinta.<br />
Il sole era già sorto quando Sean la riaccompagnò a Monstresse<br />
House. Graziosi uccellini dai colori vivaci cinguettavano tutt'intorno<br />
alla casa.<br />
La lasciò davanti al vialetto d'ingresso.<br />
«Lei non entra?» gli domandò Lauren.
Lui scosse il capo. «Stacey sa che sei qui. Guarda, ti ha già aperto la<br />
porta.»<br />
«Deve lavorare?»<br />
Sean distolse lo sguardo. «Devo assistere a un'autopsia» rispose con<br />
voce stanca.<br />
«La seconda donna trovata nel Mississippi?»<br />
Dopo qualche secondo di silenzio, lui le tese il giornale che aveva<br />
posato sul sedile posteriore. «La terza vittima» disse mentre Lauren<br />
leggeva i titoli.<br />
«Una ogni notte...» mormorò lei.<br />
Sean si strinse nelle spalle. «Potrebbe andare peggio. Pare che<br />
Stephen Delansky stia tenendo a freno i suoi seguaci e uccida solo<br />
quel tanto da assicurarsi che la polizia sia impegnata su e giù lungo il<br />
fiume a dar loro la caccia.»<br />
«Qualcuno deve fermarlo.»<br />
«Sì, certo. Ma non tu, e non ora. Cerca di riposarti un po'.»<br />
Mentre usciva dall'auto, Lauren si fermò. «E Mark?»<br />
«Mark starà bene. Vai, adesso.»<br />
Lauren obbedì. Stacey l'aspettava sulla soglia e dopo averla fatta<br />
entrare uscì a salutare Sean e a controllare i dintorni.<br />
Apparentemente soddisfatta che non ci fosse nessuno, seguì Lauren<br />
all'interno e chiuse la porta a chiave. «Ho messo su il caffè» le disse,<br />
«ma forse non ti va. Potrebbe impedirti di dormire. Ho fatto anche<br />
<strong>del</strong>le frittelle buonissime. Mangia, fatti una doccia, mettiti a letto e<br />
cerca di dormire un po'.»<br />
«Come sta Heidi?» volle sapere Lauren.<br />
«Bene, direi. Le ho dato un sedativo per farla dormire. È meglio<br />
che non parli con nessuno finché non avrà avuto il tempo di...<br />
disintossicarsi dall'infezione.»<br />
Lauren si guardò intorno con aria diffidente. «Come puoi essere<br />
sicura che il male non possa entrare qui dentro?»<br />
Stacey rise. «Guardati in giro. Vedi le fioriere? Le bagniamo tutti i<br />
giorni con acqua santa. E se guardi bene come sono costruite le
finestre, vedrai che le assi sono tutte a forma di croce. E per<br />
precauzione nella vernice <strong>del</strong> telaio è stato mescolato <strong>del</strong>l'aglio in<br />
polvere. Fidati, abbiamo ogni tipo di misure difensive qui. Anche se<br />
è sempre meglio non abbassare la guardia.»<br />
Stacey la condusse in cucina, aprì il microonde e tirò fuori un<br />
piatto di frittelle. «Siedi e mangia.»<br />
Lauren scoprì di essere affamata e le frittelle erano in effetti<br />
<strong>del</strong>iziose come le aveva promesso Stacey. «Siamo al sicuro di<br />
giorno?» domandò.<br />
«Più che di notte. I vampiri - sia buoni che cattivi - sono più forti<br />
di notte. E sinceramente dubito che Stephen attaccherà di giorno.<br />
Non è un giovane sprovveduto che va in giro per la città a<br />
folleggiare. Bisognerebbe essere proprio stupidi per farlo: questa è la<br />
sede <strong>del</strong>l'Alleanza.»<br />
«Cosa?»<br />
«L'Alleanza.»<br />
Lauren aggrottò la fronte, scuotendo il capo. «Allora Jonas diceva<br />
la verità.»<br />
«Esiste un'alleanza tra le creature... diciamo ultraterrene, che<br />
hanno stabilito qui la loro sede. Purtroppo Stephen ha scelto il<br />
momento migliore per colpire. Sono quasi tutti all'estero. Spero solo<br />
che ritornino in tempo.»<br />
«Lo speri?»<br />
«Non avere paura. Mark conosce bene il suo nemico. E anche<br />
Sean e Maggie. Nessuno sa più cose di loro. È un peccato che Brian<br />
MacAllistair, il compagno di Jessica, non sia qui. I guardiani sono<br />
antichissimi e proprio per questo molto potenti. Pochissimi individui<br />
sono sopravvissuti al medioevo. Credimi, è tutto sotto controllo. Gli<br />
agenti di Sean sono in grado di affrontare i vampiri. Non che tenga<br />
lezioni di vampirismo a tutta la squadra, questo è ovvio, ma ci sono<br />
alcuni poliziotti nel suo distretto che sono a conoscenza dei fatti.<br />
Non è così strano, in fondo. Se credi nell'esistenza di un'entità<br />
superiore, automaticamente credi nel bene. E se credi nel bene devi<br />
credere anche al male.» Stacey si interruppe. «Scusami, ti sto<br />
confondendo le idee e probabilmente tu vuoi soltanto dormire.
Ancora qualche frittella?»<br />
«Come?» Lauren si rese conto di essersi appisolata e di aver appena<br />
sentito quello che la donna le stava dicendo.<br />
«Frittelle. Ne vuoi ancora? Hai ripulito il piatto.»<br />
«Oh, no, grazie. Erano buonissime. Io... penso che andrò a dare<br />
un'occhiata a Heidi e poi andrò a dormire anch'io, se per te va<br />
bene.»<br />
«Ma certo.»<br />
Salirono insieme e Stacey aprì la porta di una <strong>del</strong>le stanze. Heidi<br />
dormiva profondamente, stringendo tra le braccia un orsacchiotto di<br />
pezza.<br />
«Bobby l'ha vinto a una fiera» le spiegò Stacey.<br />
«È carino, grazie.»<br />
«Di niente. Chiamami se hai bisogno» le disse, dirigendosi verso le<br />
scale.<br />
Una volta nella sua stanza, per prima cosa Lauren fece una lunga<br />
doccia bollente per togliersi il sudiciume di dosso. Il pensiero che i<br />
granelli di polvere che le coprivano la pelle e i capelli erano i residui<br />
di esseri malvagi non era affatto piacevole. Dopo essersi insaponata,<br />
si strofinò vigorosamente, quindi ripeté l'operazione.<br />
Infine, sazia, pulita e al calduccio, crollò sul letto mentre le<br />
immagini vorticavano nella sua mente. Vampiri. Ombre. Tenebre.<br />
Pipistrelli. Sagome informi che si materializzavano nella notte. Cose<br />
orribili, creature malvagie...<br />
E Mark.<br />
Mark la sera prima.<br />
Si rannicchiò sul materasso. Mark era a posto, glielo aveva<br />
assicurato Sean Canady. Poteva fidarsi di lui. Era al sicuro.<br />
Finalmente si addormentò.<br />
Più tardi... lo sentì arrivare.<br />
Dapprima pensò che fosse un sogno. Sentiva la sua voce perché
era quello che desiderava, pensò; aveva la sensazione che la toccasse<br />
e le passasse le dita tra i capelli perché aveva nostalgia <strong>del</strong>le sue<br />
carezze.<br />
«Lauren.»<br />
Poi si rese conto che era davvero lì, al suo fianco. Occhi blu<br />
profondi come il mare e luminosi come il giorno. Le linee <strong>del</strong> viso<br />
forti e decise e un'espressione tenera nello sguardo.<br />
Un attimo dopo lui la stava baciando.<br />
Le sue labbra si muovevano su di lei, sensuali, invitanti. Le sue<br />
mani la accarezzavano, le stringevano i seni e scivolavano lungo i<br />
fianchi.<br />
No, decisamente non stava sognando. Mark era lì con lei. Stavano<br />
facendo l'amore.<br />
Oh, Dio, era così bello.<br />
Si rannicchiò tra le sue braccia, ricambiò i suoi baci con passione,<br />
esplorò il suo corpo con le mani e con le labbra, stuzzicandolo e<br />
inebriandosi <strong>del</strong> suo profumo. Chissà come, la camicia da notte che<br />
aveva indossato dopo la doccia era sparita, e i loro corpi nudi erano<br />
stretti in un abbraccio erotico e sensuale. Poteva sentire la pressione<br />
<strong>del</strong> suo pene tra le cosce, la sua vitalità, la potenza dei suoi muscoli.<br />
Le tende erano tirate e solo un raggio di sole penetrava nella stanza,<br />
avvolgendolo in una luce dorata. Quando la toccava, aveva la<br />
sensazione di trasformarsi in fuoco vivo, come se gli elementi stessi<br />
congiurassero per eccitarla e sedurla. Non aveva mai provato niente<br />
<strong>del</strong> genere.<br />
Evidentemente Mark aveva deciso di prendere le cose con calma.<br />
Sembrava che volesse accarezzare ogni centimetro e ogni curva <strong>del</strong><br />
suo corpo, facendo seguire al tocco <strong>del</strong>le dita quello <strong>del</strong>le labbra e<br />
<strong>del</strong>la lingua. Le tracciò una lenta scia di fuoco sulla pelle,<br />
strappandole un roco gemito di piacere mentre scendeva lungo la<br />
gola, la clavicola, il seno, l'addome, il ventre, le cosce, destando in<br />
lei un desiderio lancinante, fino a portarla sull'orlo <strong>del</strong>la follia, a un<br />
orgasmo incredibile... e poi ancora a un altro.<br />
La sua forza virile sembrava penetrarle ovunque, perfino nella<br />
mente. Lauren pensò che sarebbe morta mentre si inarcava contro di
lui, spinta da un desiderio insaziabile, o che sarebbe quantomeno<br />
impazzita. Poi il dolce <strong>del</strong>irio <strong>del</strong>l'orgasmo la travolse ancora una<br />
volta e lei si abbandonò totalmente, carne contro carne, i cuori che<br />
battevano all'unisono, il respiro ansante...<br />
Crollarono insieme.<br />
Lauren tuttavia non rimase sdraiata tranquilla al suo fianco,<br />
aspettando che l'incanto svanisse. Si rizzò a sedere e lo guardò in<br />
viso con espressione ansiosa. «Sei tutto intero?»<br />
«Tu che ne dici?» scherzò lui. «Pensavo di avertelo dimostrato.»<br />
Lauren gli tirò un pugno, sorridendo. «Sul serio! Sei riuscito a<br />
sfuggirgli, ma eri ferito. Come diavolo hai fatto?»<br />
«Sto bene» le assicurò Mark. «Davvero.»<br />
Lei saltò giù dal letto senza preoccuparsi <strong>del</strong>la propria nudità,<br />
ansiosa di controllare di persona e assicurarsi che stesse veramente<br />
bene.<br />
Scostò le tende, lasciando entrare la luce <strong>del</strong> sole, e tornò al suo<br />
fianco, per poi perlustrarlo dalla testa ai piedi con le mani e con lo<br />
sguardo.<br />
«Tu... non hai nemmeno un graffio.»<br />
«Sono tosto. Vecchio e logoro, ma tosto» rispose lui con una risata<br />
sommessa.<br />
«Ero così preoccupata quando non ti ho visto tornare.»<br />
Mark allungò una mano e le sfiorò la guancia, guardandola negli<br />
occhi. «Tu eri preoccupata? Ebbene, anch'io lo ero. Non è stato<br />
facile, per me, fidarmi di Jonas.»<br />
«Mi ha riportata nella piazza.»<br />
Mark annuì. «Sean mi ha detto di essere ragionevolmente sicuro<br />
che sia un bravo ragazzo.»<br />
«A Deanna piace molto» mormorò Lauren.<br />
«Già. Bene, direi che ieri sera è intervenuto al momento<br />
opportuno. Eppure... questa storia non mi piace. Devo<br />
assolutamente trovare il covo in cui si nasconde Stephen.»
Lauren aggrottò la fronte. «Sei sicuro che abbia un... covo?» gli<br />
chiese lentamente.<br />
«Naturale.»<br />
«Scusa, forse sto facendo <strong>del</strong>le domande stupide, ma... è ancora<br />
una novità per me accettare l'esistenza dei vampiri. Credi che abbia<br />
una bara da qualche parte? Con la terra <strong>del</strong> suo paese natale e tutto<br />
il resto?»<br />
Mark stava fissando il soffitto con espressione seria e non<br />
sembrava che trovasse strana la sua domanda. «Non è complicato<br />
come potresti pensare. Certo, ha un rifugio da qualche parte, un<br />
luogo dove può riposare e guarire dalle ferite. Ma deve esserci anche<br />
un posto abbastanza grande da raccogliere i suoi seguaci.» Si voltò a<br />
guardarla, questa volta con espressione severa. «Si può sapere dove<br />
sei andata ieri notte? Perché sei uscita dall'ospedale? Sai bene che è<br />
pericoloso andare in giro da sola col buio.»<br />
Lauren fu colta di sorpresa da quella domanda. E anche se non<br />
sapeva bene perché, non volle dirgli tutta la verità. «Io... pensavo<br />
che fosse importante trovare l'indovina.»<br />
Mark aggrottò la fronte. «La donna <strong>del</strong> tuo schizzo?»<br />
Lei annuì.<br />
«L'hai trovata?»<br />
«No.» Non sapeva perché gli avesse mentito, ma poi capì. Susan le<br />
aveva dato quel ritaglio di giornale, una copia di quello che aveva<br />
trovato in biblioteca, e prima di parlarne con qualcun altro Lauren<br />
voleva leggerlo da sola, per vedere se vi avrebbe trovato qualcosa<br />
che avesse un qualche senso. L'incontro con quella donna l'aveva<br />
messa in agitazione.<br />
Tuttavia si sentiva in colpa per la bugia, così cercò di dargli<br />
almeno una vaga spiegazione. «Non credo di avertene parlato, ma...<br />
ho visto Stephen nella sua sfera di cristallo. La sera che siamo arrivate<br />
qui, Heidi e Deanna hanno voluto farsi leggere la sorte. Susan aveva<br />
una piccola tenda con una sfera di cristallo. E quando ci ho guardato<br />
dentro, mi è apparso Stephen.»<br />
Mark la guardò con espressione grave. «Perché non me l'hai detto
prima?» Era arrabbiato, si rese conto Lauren, anche se cercava di non<br />
darlo a vedere.<br />
«Mi dispiace... ma all'inizio non sembravi esattamente sano di<br />
mente.»<br />
«Da allora, però...» Chiuse gli occhi, scuotendo il capo e<br />
stringendo i denti. Si mise a sedere, poi si alzò e prese i pantaloni.<br />
«Ecco come ha fatto a trovarti» disse con calma. «Cercherò di<br />
rintracciare quella donna per vedere se può dirci <strong>del</strong>l'altro. E tu devi<br />
essere estremamente prudente. Non uscire da sola per nessuna<br />
ragione. Ti prego, Lauren, dammi ascolto.»<br />
Lei annuì, guardandolo in viso. «Ha ucciso ancora, sai? Hanno<br />
trovato un terzo cadavere nel fiume.»<br />
Mark imprecò mentre si infilava i jeans. «Dobbiamo trovarlo. E<br />
fermarlo» disse a denti stretti.<br />
«Che cosa faccio... che cosa posso fare per Deanna e per Heidi?»<br />
gli chiese.<br />
«Stacey sa come trattare Heidi. Immagino che a quest'ora sarà già<br />
tornata in sé.»<br />
«Quindi essere sedotti e morsi non fa diventare<br />
automaticamente... vampiri?»<br />
Lui scosse il capo. «Si diventa vampiri solo dopo la morte. A meno<br />
che non si venga infilzati con un paletto nel cuore. O decapitati.»<br />
«Com'è possibile che ci siano così tanti vampiri e solo tre omicidi?<br />
Voglio dire... non hanno bisogno di nutrirsi?»<br />
Mark si infilò la camicia. «Possono cibarsi di ratti, piccoli animali...<br />
e sono sicuro che se controllassimo nella zona, scopriremmo che più<br />
di una banca <strong>del</strong> sangue è stata svaligiata.» Esitò. «Stephen è un<br />
mostro. Cru<strong>del</strong>e, assetato di potere, e gode nell'infliggere dolore e<br />
nel tormentare gli altri. Ma prima di tutto vuole vivere. Non vede<br />
l'ora di uccidermi, perché gli do la caccia da molto, molto tempo.<br />
Tuttavia prima vuole te e spera che io sia vivo per vederlo. Forse è<br />
convinto di poterti sedurre, per vivere insieme una vita lunga,<br />
felice... e sanguinaria. Forse ti vuole soltanto perché sa che in questo<br />
modo può ferirmi. Sta usando Heidi e Deanna per tormentarti, per
arrivare a te. E io devo fermarlo.»<br />
Rimase immobile quando ebbe finito di parlare.<br />
Lauren aggrottò la fronte. «Che cosa c'è?»<br />
Mark emise un gemito. Improvvisamente, invece di abbottonare<br />
la camicia, la sfilò nuovamente. I jeans si afflosciarono sul<br />
pavimento. Un istante dopo era ancora al suo fianco, la guardava<br />
teneramente negli occhi e le accarezzava i capelli. «Devo andare»<br />
mormorò.<br />
Lei annuì.<br />
«Ma non subito. Non ancora.»<br />
Né lei poteva lasciarlo andare. Entrambi in preda a una specie di<br />
febbre, fecero l'amore con una passione disperata e frenetica.<br />
Si stava innamorando, pensò Lauren. Del suo viso. Delle sue mani,<br />
<strong>del</strong>le sue carezze.<br />
Dei suoi baci.<br />
Non solo <strong>del</strong>l'amore in sé o <strong>del</strong> sesso. Si stava innamorando di lui.<br />
Anche se lo conosceva appena.<br />
Si augurò che fosse abbastanza.<br />
Poi smise di pensare per lasciarsi andare alle sensazioni e librarsi<br />
tra le ali <strong>del</strong> piacere.<br />
Insieme erano una potenza esplosiva. Non riusciva a saziarsi di lui.<br />
Il cuore le batteva forte, il respiro si faceva ansimante; la pelle era<br />
umida di sudore; il culmine <strong>del</strong>l'orgasmo fu dolcissimo e devastante.<br />
Alla fine Mark la tenne stretta per un momento e sospirò. Un<br />
attimo dopo si alzò per andarsene.<br />
Lei rimase sola con i suoi pensieri, a chiedersi se quello che<br />
provava era reale o se era solo un sogno.<br />
Un sogno... quando tutto il resto era un incubo.
Capitolo 13<br />
Mark si diresse verso Jackson Square. Aveva notato Susan,<br />
l'indovina, la prima volta che era andato in città e aveva fatto il giro<br />
<strong>del</strong>la piazza per vedere cosa era cambiato e cosa era rimasto uguale<br />
rispetto a quando era partito da New Orleans.<br />
Quel posto non mancava mai di sorprenderlo. Fatta eccezione per<br />
alcuni particolari insignificanti, la piazza era la stessa di sempre. In<br />
quel momento c'erano pochi musicisti, qualche artista e solo una<br />
cartomante. Nessuna traccia di Susan.<br />
Andò al distretto di polizia dove, dopo qualche difficoltà, ottenne<br />
di vedere Sean Canady, che era chino sulla sua scrivania a leggere<br />
<strong>del</strong>le carte.<br />
Il tenente studiò Mark per qualche istante quando lo vide entrare<br />
nell'ufficio. «Hai un'aria riposata» osservò infine.<br />
«Hai un minuto?»<br />
Canady gli indicò una sedia.<br />
«C'era qualcosa di insolito nell'autopsia?» gli domandò Mark,<br />
arrivando subito al punto.<br />
«Perché, non ti sembra abbastanza insolito trovare tre cadaveri<br />
senza testa nel Mississippi in tre giorni?» rispose Sean. «È chiaramente<br />
lo stesso killer. Sull'ultima vittima si intravede un solo segno di<br />
puntura. Negli altri casi, qualunque traccia è sparita insieme alla<br />
testa. Non so se Stephen l'abbia lasciato di proposito per lanciare un<br />
segnale a chi può capirlo, o se sia semplicemente una trascuratezza.<br />
L'anatomopatologo afferma che le vittime sono state decapitate a<br />
morte già avvenuta, grazie al cielo. La polizia di stato ha mandato<br />
una squadra a perlustrare tutto il corso <strong>del</strong> fiume.»<br />
«Hanno trovato qualcosa?»<br />
«Niente su cui si possa lavorare. Niente impronte, niente indizi, e<br />
l'acqua ha cancellato qualsiasi prova fosse rimasta sui corpi. Il profiler<br />
incaricato di tracciare il profilo psicologico <strong>del</strong> killer è convinto che<br />
stiamo cercando un uomo tra i ventisette e i trent'anni, che svolge un
lavoro umile e prova un profondo senso di inadeguatezza. Potrebbe<br />
anche essere sposato. Tutti sono stupiti dall'abilità che dimostra nel<br />
decapitare le vittime e nasconderne le teste, benché sia probabile che<br />
anche queste si trovino nel fiume. Tutti concordano nell'affermare<br />
che sarebbe un passo importante scoprire dove vengono uccise le<br />
vittime. Stanno cercando qualcosa come un macello abbandonato,<br />
dato che i corpi sono praticamente dissanguati.»<br />
«Hai dato loro qualche ipotesi su cui lavorare?» chiese Mark.<br />
«Sì, certo. Ho suggerito di cercare un vampiro.»<br />
Mark inarcò un sopracciglio. «E non hai ancora perso il posto?»<br />
Sean sorrise. «Ho capito ormai da molti anni che quello contro cui<br />
lottiamo non sempre coincide con ciò che ci si aspetterebbe. Che<br />
non sempre si riescono a distinguere gli umani pazzi dai pazzi non<br />
umani. E visto che ci è già capitato di avere a che fare con <strong>del</strong>itti<br />
commessi da sette, qui a New Orleans, talvolta i ragazzi mi<br />
ascoltano. Ho detto loro che personalmente sono convinto che<br />
abbiamo a che fare con una congrega di quel genere e che devono<br />
comportarsi come se avessero di fronte dei veri vampiri, perché è<br />
quello che pensano di essere gli adepti di questa particolare setta.»<br />
«Buona idea» si complimentò Mark. «E che cosa mi dici dei tuoi<br />
uomini?»<br />
Sean si strinse nelle spalle. «Gli scettici pensano da tempo che sia<br />
un po' toccato o, peggio, che riesca a calarmi nei panni dei criminali.<br />
Ma hanno visto che, lasciandomi fare, siamo arrivati spesso a una<br />
conclusione soddisfacente e così... Quanto agli uomini che ho messo<br />
di guardia in ospedale... hanno già svolto compiti simili in passato.<br />
Loro credono.»<br />
«Che ne pensi di Jonas?»<br />
«Sembra che stia dalla parte giusta, ma non lo conosco di<br />
persona.»<br />
«Nemmeno io.»<br />
«A dire il vero, non conosco nemmeno te» aggiunse Sean.<br />
Mark stava per dire tua moglie mi conosce, ma si trattenne. In<br />
realtà aveva solo sentito parlare di lui, ed era passato molto tempo.
«Stephen si nasconde da qualche parte qui a New Orleans, anche<br />
se non credo che il suo covo si trovi sotto la tua giurisdizione.<br />
Dev'essere da qualche parte fuori dal Quartiere Francese, forse anche<br />
fuori città. Stavo pensando di dare un'occhiata in Plantation Row,<br />
passata casa tua. Ho già fatto un rapido giro da quelle parti e non ho<br />
notato edifici abbandonati, o posti in cui i membri di una setta<br />
potrebbero riunirsi senza dare nell'occhio.»<br />
«Forse non sembra abbandonato» suggerì Sean. «Stephen potrebbe<br />
aver preso contatti con qualcuno prima di trasferirsi qui. Forse di<br />
giorno il suo nascondiglio sembra una casa come tutte le altre.»<br />
«I tuoi uomini tengono occhi e orecchie ben aperti?»<br />
Sean si limitò a fissarlo.<br />
«Lo stanno già facendo, vero?»<br />
«Sì.»<br />
«Mi terrò in contatto» gli assicurò Mark, alzandosi.<br />
«A proposito, abbiamo identificato le tre vittime. Tutte sono<br />
prostitute. Una viene da Baton Rouge, una da Lafayette e l'altra da<br />
Poughkeepsie.»<br />
«Poughkeepsie?»<br />
«Nello stato di New York. Forse si era trasferita qui, anche se non<br />
risulta un indirizzo conosciuto da queste parti.»<br />
Mark si strinse nelle spalle. «Le ragazze che fanno quella vita sono<br />
abituate a seguire gli sconosciuti. Avrebbe senso.»<br />
«Sì» disse semplicemente Sean, poi respirò profondamente. «Ho<br />
mandato degli uomini a tenere d'occhio pub e locali di striptease, ma<br />
non credo che troveremo Stephen in questo modo. È troppo furbo.<br />
Se è lui a commettere gli omicidi, credo che porti le donne nel suo<br />
covo.»<br />
Mark annuì. «Mi sono imbattuto in uno dei suoi tirapiedi in un<br />
pub la prima sera che sono arrivato. L'ho seguito quando ha portato<br />
una donna al cimitero e l'ho ucciso.»<br />
«Quella poveretta avrà pensato che sarebbe stato eccitante farlo in<br />
un cimitero.»
«Anche i vampiri giovani sanno essere seducenti.»<br />
Sean annuì. «Stiamo in guardia e non lasciamoci sfuggire niente di<br />
insolito. Ti chiamerò se dovessi avere altre notizie.»<br />
Mark lo ringraziò e lasciò il distretto di polizia.<br />
Stephen e i suoi seguaci avevano scelto prede facili, pensò. Donne<br />
pronte a farsi rimorchiare in cambio di denaro senza sapere che<br />
sarebbero state loro a pagare.<br />
Bene, lui aveva battuto i locali e aveva trovato uno dei tirapiedi<br />
di Stephen, anche se la giovane donna che aveva scelto era solo una<br />
turista.<br />
Tuttavia, Delansky aveva molti seguaci. Potevano essere<br />
dappertutto, anche se fino a quel momento sembrava che nessuno di<br />
loro avesse acquisito la forza e il potere che Stephen aveva<br />
accumulato negli anni. Probabilmente la maggior parte di loro<br />
durante il giorno dormiva... ma forse non tutti.<br />
Di giorno la città era più tranquilla che di notte. La maggior parte<br />
dei turisti passava il tempo visitando i quartieri storici, i musei, i<br />
ristoranti e andando per negozi. I genitori portavano i bambini in<br />
carrozza. L'acquario e lo zoo attiravano folle di persone.<br />
Ma i bar erano aperti.<br />
E così pure i locali di striptease.<br />
Entrò e uscì da qualche pub, ascoltando frammenti di musica dal<br />
vivo. In uno di questi i musicisti erano così bravi che avrebbe<br />
volentieri abbandonato la caccia per stare ad ascoltarli, ma resistette<br />
alla tentazione. Ovunque andasse, non sentiva nulla, non vedeva<br />
nulla. Tutto era tranquillo.<br />
Decise di provare in qualche striptease. Al Bottomless Pit trovò<br />
tappeti logori, una clientela dimessa e spogliarelliste stanche e<br />
svogliate. Nessuno aveva un'aria minacciosa. In realtà, tutti<br />
sembravano annoiati.<br />
Proseguì e trovò un'insegna che prometteva Nudo! Nudo! Nudo!<br />
Un imbonitore dai denti marci stava sulla soglia, cercando di<br />
attirare clienti. Mark decise di pagare l'ingresso e dare un'occhiata.
Tutto era tranquillo.<br />
C'erano pochi clienti sparsi qua e là, incluso un uomo corpulento<br />
seduto in prima fila, con una vista privilegiata proprio accanto al<br />
palo <strong>del</strong>la lap-dance. Quando Mark entrò nella sala, un presentatore<br />
dalla voce stanca stava cercando di eccitare il pubblico decantando<br />
le grazie di Nefertiti, dea tra le donne.<br />
La ballerina che si presentò sulla passerella era davvero bella, in<br />
contrasto con l'atmosfera stantia <strong>del</strong> locale, la voce annoiata <strong>del</strong><br />
presentatore e l'aspetto dimesso di molti clienti. Alta, dalla pelle<br />
dorata, con lunghi capelli lisci e neri, avanzò fino al palo e dopo<br />
aver lanciato un'occhiata al cliente in prima fila incominciò a<br />
dimenarsi intorno al palo. All'inizio <strong>del</strong> numero indossava pantaloni<br />
orientali ricoperti di lustrini e un reggiseno tempestato di gioielli, con<br />
le coppe striminzite tenute insieme da fili di tessuto sottile. I<br />
pantaloni se ne andarono per primi, poi fu la volta <strong>del</strong> reggiseno e<br />
poco dopo, come promesso, se ne andò anche il resto e Nefertiti<br />
rimase nuda, nuda, nuda.<br />
Raccolse una discreta quantità di applausi per l' esibizione,<br />
considerato che la sala era mezza vuota, poi lasciò il palco e il<br />
presentatore annunciò un'altra ragazza, Annie Oakley, con un poco<br />
convinto: In sella, cowboy!<br />
Annie Oakley era chiaramente una veterana: il seno era<br />
palesemente rifatto e la legge di gravità si stava prendendo la<br />
rivincita.<br />
Pochi clienti la stavano guardando.<br />
Nel frattempo Nefertiti si era rivestita, anche se non si poteva dire<br />
che fosse pronta per andare in chiesa, e stava proponendo una lapdance<br />
privata al grassone in prima fila. Mark teneva un occhio alla<br />
scena sul palco e uno a lei. Era la solita roba, ma l'uomo era<br />
evidentemente incantato dalle grazie di Nefertiti.<br />
A un tratto squillò il telefono. Senza perdere di vista Nefertiti,<br />
Mark rispose a bassa voce: «Sì?».<br />
«Ho qualcosa» disse Sean.<br />
Mark tuttavia lo udì appena; imprecando, chiuse di scatto il<br />
cellulare, fissando Nefertiti. I capelli le facevano da schermo, ma non
astavano a nascondere che stava per mordere il collo <strong>del</strong> suo<br />
cliente e addentargli la giugulare.<br />
Heidi sembrava di nuovo se stessa, pensò Lauren quando scese a<br />
fare colazione il mattino seguente. Tuttavia sembrava sconcertata dal<br />
suo stesso comportamento, come se non ricordasse nulla di ciò che<br />
era successo il giorno prima.<br />
«Ciao» la salutò, abbracciandola affettuosamente.<br />
«Ciao» rispose Heidi, prima di chiederle con ansia: «Credi che<br />
Deanna si riprenderà presto? Non riesco... non riesco a dare un<br />
senso a quello che è successo ieri. È come se... mi fossi beccata<br />
qualche strana malattia. E mi è successa una cosa terribile. Non ci<br />
crederai mai».<br />
«Che cosa?» domandò Lauren con il fiato sospeso.<br />
«Non riesco a trovare il mio anello di fidanzamento. Come<br />
diavolo ho fatto a perderlo?»<br />
«Vedrai che salterà fuori» cercò di tranquillizzarla Lauren.<br />
«Barry mi ucciderà.»<br />
«No, non lo farà. Ma tu... sei sempre convinta di sposarlo?»<br />
Heidi aggrottò la fronte. «Certo che lo sposerò.»<br />
«Ne sono felice.»<br />
«Quando mai ho detto che non l'avrei sposato?» incalzò Heidi.<br />
Stacey, che veniva dalla cucina con il caffè fumante, rispose<br />
serafica: «Ieri».<br />
«Impossibile!» ribatté Heidi.<br />
Lauren scambiò un'occhiata con Stacey prima di riportare lo<br />
sguardo sull'amica. «Be', a dire il vero l'hai fatto» mormorò.<br />
«Forza, diglielo. Deve sapere la verità» la sollecitò Stacey.<br />
Lauren la guardò in silenzio, chiedendosi se Heidi avrebbe creduto<br />
a ciò che stava per raccontarle.<br />
«Sei stata morsa da un vampiro» dichiarò Stacey. «Devi saperlo, e<br />
devi andare avanti con i tuoi progetti.»
Heidi rimase a bocca aperta. Guardò Lauren con aria accusatoria,<br />
come se la ritenesse responsabile di averla portata in quella casa di<br />
pazzi.<br />
«Un vampiro?» domandò, incredula. Poi, vedendo che Stacey<br />
rimaneva in silenzio, prese una tazza di caffè con dita tremanti. «Un<br />
vampiro» ripeté in tono incolore.<br />
«Sì, è così» confermò Lauren.<br />
«Chi sarebbe?»<br />
«Crediamo che tu sia stata morsa da un vampiro di nome Stephen»<br />
la informò Lauren.<br />
Stacey si sedette insieme a loro al tavolo e si avvicinò a Heidi.<br />
«Pensaci, cerca di ricordare. Quando eri in ospedale, sei stata tu a<br />
farlo entrare. Grazie al cielo è venuto da te e non ha prosciugato<br />
quel che restava <strong>del</strong>la vita di Deanna.»<br />
Di nuovo Heidi la guardò a bocca aperta. «Voi siete impazzite»<br />
disse, facendo per alzarsi.<br />
Stacey le posò una mano sul braccio. «Sforzati. Cerca di richiamare<br />
alla mente quello che è successo ieri. Pensa a quando siamo arrivati<br />
Bobby e io. Ricorda Lauren. Ricorda di essere uscita a cena con Mark<br />
e poi di essere tornata in ospedale. Niente di tutto ciò è stato un<br />
sogno. Era tutto reale.»<br />
Heidi era pallidissima e sembrava a disagio. «D'accordo, ieri è stata<br />
una giornata strana. Di certo avevo la febbre. Forse ho preso anch'io<br />
la stessa malattia di Deanna, solo in forma più leggera.»<br />
Lauren stava per replicare, ma non ne ebbe il tempo. Stacey aveva<br />
deciso che Heidi doveva essere messa brutalmente davanti ai fatti<br />
perché potesse avere un quadro chiaro <strong>del</strong>la situazione e andare<br />
avanti.<br />
«Puoi scommetterci che era la stessa malattia. Deanna sarebbe<br />
morta se non l'aveste portata subito in o spedale. E ha rischiato di<br />
nuovo di morire quando tu hai lasciato entrare quel mostro nella<br />
stanza. Fortunatamente, lui ha deciso che avrebbe cercato di<br />
avvelenare anche te. Mark, per fortuna, ha riconosciuto<br />
immediatamente i sintomi e siamo riusciti a portarti qui prima che
succedesse qualcosa di peggio. Ma lui è ancora da qualche parte, là<br />
fuori, e tu sei debole...»<br />
«Io non sono affatto debole!» si inalberò Heidi.<br />
«Aspetta!» intervenne Lauren. «Stacey, quell'uomo è estremamente<br />
potente e Heidi non aveva idea di che cosa la aspettasse. Stephen ha<br />
poteri ipnotici. Io stessa sono rimasta quasi pietrificata quando me lo<br />
sono trovata di fronte, eppure ero armata e sapevo con chi avevo a<br />
che fare.»<br />
«Tu eri armata?» domandò Heidi.<br />
«Con una pistola ad acqua. Acqua santa.»<br />
«Lascia stare per il momento» la interruppe Stacey. «È importante<br />
che tu rifletta e cerchi di ricordare ogni cosa» disse a Heidi. «I vampiri<br />
esistono davvero e sia tu sia Deanna siete state contaminate. Adesso<br />
Stephen ha modo di arrivare a te quando vuole, a meno che tu non<br />
capisca realmente il pericolo che corri e non lotti contro di lui»<br />
concluse con fermezza.<br />
Di nuovo, Heidi si limitò a guardarla a occhi sgranati. «Ricordo di<br />
essere uscita a cena con Mark. Non mi ha lasciato mangiare il mio<br />
hamburger» mormorò con espressione pensosa.<br />
«Appena è rimasto solo con te ha capito subito che eri stata<br />
contaminata» le spiegò gentilmente Lauren.<br />
Heidi scosse il capo. «Qualcosa deve avervi dato alla testa. So che<br />
c'è qualcosa che non va, ma addirittura i vampiri... !»<br />
Prima che una <strong>del</strong>le due potesse rispondere, il cellulare di Heidi<br />
cominciò a squillare. Riconoscendo la suoneria, la ragazza si affrettò<br />
a rispondere.<br />
«Ciao, tesoro.»<br />
Sia Lauren che Stacey colsero la collera che vibrava nella voce di<br />
Barry, anche se non riuscivano a capire che cosa stesse dicendo.<br />
«No!» protestò Heidi. «Non è vero! Dev'essere stato uno stupido<br />
scherzo. Io non avrei mai...»<br />
Il telefono rimase muto nella sua mano e i suoi occhi si riempirono<br />
di lacrime mentre guardava le altre due donne. «Dice... dice che ieri
l'ho chiamato per dirgli che era tutto finito, che mi dispiaceva ma<br />
che volevo andare a letto con altri uomini. Poi ho riagganciato!»<br />
«Lo chiamerò io» si offrì Lauren. «Troverò qualcosa da dirgli.<br />
Sappiamo tutti quanto lo ami e quanto lui ama te.»<br />
«Adesso mi odia» mormorò Heidi, sconvolta. «Non sono stata io a<br />
chiamarlo. Non avrei mai detto <strong>del</strong>le cose così orribili.»<br />
«Invece l'hai fatto, questo è il problema. È il tuo fidanzato,<br />
riconosce la tua voce» le fece notare Stacey.<br />
Heidi scoppiò in lacrime.<br />
«Andrà tutto a posto» cercò di tranquillizzarla Lauren. Le parole<br />
suonavano vuote alle sue stesse orecchie, ma erano le uniche che le<br />
sembrassero appropriate in quel momento.<br />
Stacey invece fu molto più diretta e brutale. «Prima di tutto<br />
dovresti essere contenta di essere ancora viva. E poi dovresti<br />
cominciare a credere a quello che ti stiamo dicendo. Fa' tutto quello<br />
che ti dirò di fare e poi, quando saremo fuori da questa storia,<br />
cercheremo di porre rimedio alla situazione con il tuo fidanzato.»<br />
«Chiamerò Barry oggi stesso» promise Lauren, tendendole un<br />
tovagliolo perché si asciugasse gli occhi. «Non piangere, Heidi. Non<br />
serve a niente.»<br />
«Non piangere?» sbottò lei. «Mi stai dicendo che sono stata morsa<br />
da un vampiro - perché sono debole - e che ho telefonato al mio<br />
fidanzato distruggendo la possibilità di sposarci. E secondo te non<br />
dovrei piangere?»<br />
«Esatto, non devi piangere ma infuriarti» rispose Stacey. «Apri gli<br />
occhi e renditi conto di quello che ti ha costretta a fare quella<br />
creatura. Svegliati, Heidi!»<br />
«Sono sveglia. Credimi, sono sveglia» replicò la ragazza, irritata. Si<br />
asciugò le lacrime e fissò le altre due. «Se è uno scherzo idiota... »<br />
«Vorrei che lo fosse» mormorò Lauren, allungando il braccio<br />
attraverso il tavolo per stringere la mano <strong>del</strong>l'amica. «Chiamerò<br />
Barry. Lo convinceremo che il tuo telefono è stato rubato da<br />
qualcuno che ti aveva sentito parlare con lui e che ha deciso di<br />
giocarvi uno scherzo cru<strong>del</strong>e.»
«Ci crederà?»<br />
«Ci crederebbe se gli dicessi che eri sotto l'influenza di un<br />
vampiro?» ribatté Stacey.<br />
«Lo chiamerai davvero, Lauren? Cercherai di convincerlo?»<br />
«Te lo prometto. Tu lo ami e lui ama te. Adesso è arrabbiato, ma<br />
sono sicura che non vuole perderti.»<br />
Heidi rimase tranquilla per un minuto. «Allora... che cosa si fa<br />
adesso?» disse infine.<br />
«Io devo tornare in ospedale» rispose Lauren.<br />
«Sì, certo, dobbiamo stare vicine a Deanna.»<br />
«Tu non ti muovi» intervenne Stacey con fermezza.<br />
«Cosa?» protestò Heidi.<br />
«Tu resti qui con me. Hai bisogno di un altro giorno per<br />
recuperare il sangue che hai perso, e devi imparare le procedure» le<br />
spiegò.<br />
«Quali procedure?»<br />
«Quelle per uccidere i vampiri» le rispose Stacey in un tono che<br />
non ammetteva repliche.<br />
Mark scattò, rovesciando un tavolo nella fretta di raggiungere<br />
Nefertiti prima che affondasse le zanne nella gola <strong>del</strong>l'uomo.<br />
«Ferma!» gridò, lanciandosi su di lei.<br />
La donna cadde a terra. I suoi occhi, di un caldo colore castano<br />
con un bagliore che tradiva la collera, incontrarono quelli di Mark.<br />
Poi il grassone lo afferrò per un braccio e lo trascinò via.<br />
«È uno psicopatico!» strillò Nefertiti.<br />
«Bastardo! Paga se vuoi divertirti anche tu» sbraitò il cliente.<br />
«Chiama la polizia» gli ordinò Nefertiti.<br />
«Mi occuperò io di questo stronzo» dichiarò l'uomo, preparandosi<br />
a far scattare un pugno micidiale.<br />
Mark schivò facilmente il colpo. «È contagiosa!» gridò, chinandosi
per schivare il colpo.<br />
Il grassone l'aveva attaccato con tale impeto che cadde a terra con<br />
un tonfo sordo. «Contagiosa? Oh, mio Dio!»<br />
Nefertiti colse al volo l'opportunità di fuggire dietro le quinte.<br />
Mark scavalcò il cliente a terra e la seguì.<br />
Una mezza dozzina di ragazze in abbigliamento succinto<br />
strillarono quando lo videro lanciarsi all'inseguimento <strong>del</strong>la loro<br />
collega attraverso i camerini.<br />
Nefertiti afferrò una vestaglia di seta e continuò a correre verso<br />
una porta sul retro, con Mark alle calcagna.<br />
La porta dava su un lungo corridoio.<br />
La donna raggiunse l'uscita una frazione di secondo prima di<br />
Mark, uscì in strada e lui l'afferrò per un braccio.<br />
Nefertiti si rivoltò, scoprendo i denti aguzzi, pronta a mutare<br />
forma, ma lui aveva già estratto dalla tasca una piccola pistola a<br />
spruzzo; premette il grilletto e la colpì in pieno petto.<br />
La donna gridò, attirando l'attenzione <strong>del</strong>la gente.<br />
«Polizia! Chiamate la polizia!» gridò qualcuno.<br />
«Ha una pistola!» strillò un altro.<br />
«È solo una pistola giocattolo» fece osservare un terzo.<br />
Comunque fosse, Mark non poteva stare lì a perdere tempo. Era<br />
una scena piuttosto ridicola, pensò: la spogliarellista con il trucco<br />
pesante e la vestaglia di seta e lui che le puntava addosso una pistola<br />
ad acqua mentre una nuvola di fumo si alzava dal suo petto<br />
prosperoso.<br />
Doveva andarsene, e in fretta. Ma non voleva abbandonare<br />
l'ostaggio e nemmeno distruggerla. Aveva intenzione di ottenere<br />
<strong>del</strong>le risposte da lei. «Vieni con me, subito. E zitta. Sai che cos'ho qui.<br />
Puoi morire oppure aiutarmi. A t e la scelta» le disse.<br />
«Sono ferita» si lamentò lei.<br />
«Tra due secondi sarai ferita ben più gravemente se non chiudi la<br />
bocca e non fai come ti dico» la minacciò lui.
Nefertiti gli passò un braccio intorno alle spalle, fingendo di essere<br />
con lui. I passanti avrebbero pensato a un litigio tra due amanti,<br />
pensò Mark.<br />
«Sto per svenire...»<br />
«Fatti forza, sono certo che ti riprenderai.»<br />
«Dovresti mostrare almeno un po' di pietà...» piagnucolò lei.<br />
«Come stavi facendo tu con quell'uomo?»<br />
«Non avevo intenzione di ucciderlo.»<br />
«Comunque sia, non lo sapremo mai, giusto? Adesso taci e vieni<br />
con me. Altrimenti verranno i poliziotti e io sarò costretto a<br />
ucciderti. Perché non posso lasciarti andare, lo capisci, no?» le disse<br />
rapidamente. «Forza, muoviamoci.»<br />
Lei obbedì senza protestare.<br />
L'anziana donna di colore seduta di fronte a Sean Canady era<br />
sconvolta. Il sergente di turno aveva cercato di spiegarle che non si<br />
poteva denunciare la scomparsa di una persona prima che fossero<br />
trascorse ventiquattr'ore.<br />
Ma la donna aveva insistito.<br />
Si chiamava Judy Lockwood, e aveva allevato la nipote Leticia sin<br />
da quando lei era una bambina e suo padre, il fratello di Judy, era<br />
morto. Crescendo, Leticia era diventata una brava ragazza, che<br />
andava in chiesa e lavorava come infermiera all'ospedale. Non<br />
aveva fatto un solo giorno di malattia da quando era stata assunta.<br />
Ma la sera precedente non era rientrata e quella mattina non si era<br />
presentata al lavoro.<br />
Dal momento che Sean aveva insistito per essere informato di<br />
qualsiasi cosa si scostasse anche solo leggermente dalla routine, Judy<br />
era stata mandata nel suo ufficio.<br />
Il tenente aveva fatto una telefonata a Mark Davidson appena<br />
aveva sentito le parole scomparsa e ospedale.<br />
La donna seduta davanti a lui indossava un abito a fiori, pulito e<br />
perfettamente stirato, che odorava di fresco. Era fiera e dignitosa;<br />
cantava nel coro <strong>del</strong>la chiesa e viveva secondo un codice morale
semplicissimo, in cui le cose erano buone o cattive.<br />
Sean si sentì stringere il cuore mentre la ascoltava. Pregò che non<br />
fosse successo niente alla nipote, anche se dentro di sé ne dubitava.<br />
Stando a quanto aveva sentito, la giovane donna aveva ben poco in<br />
comune con le altre vittime i cui resti pietosi erano stati gettati nel<br />
fiume.<br />
«Quando è stata vista per l'ultima volta sua nipote, Miss<br />
Lockwood?» chiese.<br />
«Ieri sera. Tenente, lo so che non è passato abbastanza tempo, ma<br />
posso garantirle che c'è qualcosa che non va. Ha salutato Bess<br />
Newman, la collega che le dava il cambio per la notte. Bess dice che<br />
è uscita tardi, perché Leticia si trattiene sempre oltre l'orario per<br />
assicurarsi che le cartelle siano compilate a dovere e che i suoi<br />
pazienti siano in buone condizioni. È davvero una brava infermiera,<br />
sa» gli assicurò.<br />
«Nessun altro l'ha vista dopo che ha lasciato l'ospedale?»<br />
«No.»<br />
«Era in auto?»<br />
«Sì. Ci stavo giusto arrivando: la macchina non è nel parcheggio.»<br />
«E lei non crede che possa essere andata da qualche parte e... che<br />
abbia incontrato qualcuno?»<br />
La donna lo fissò come se soltanto un perfetto idiota potesse fare<br />
un commento simile. «Tenente, lei non mi sta ascoltando. Leticia è<br />
una brava ragazza. Frequenta la chiesa. Non ha mai perso un giorno<br />
di lavoro. Secondo lei, che cosa avrebbe potuto indurre una donna<br />
così a decidere di non presentarsi al lavoro?»<br />
«Miss Lockwood, sono davvero preoccupato per sua nipote, ed è<br />
per questo che seguo di persona il suo caso.»<br />
A un tratto gli occhi di Judy si riempirono di lacrime. «Leticia è<br />
una brava ragazza. Non auguro <strong>del</strong> male a nessuno, naturalmente,<br />
ma a giudicare da quello che hanno riportato i giornali le altre<br />
donne conducevano una vita più rischiosa. Mia nipote no. Andava<br />
in chiesa, lavorava sodo. Usciva di tanto in tanto con un bravo<br />
ragazzo, uno che aveva conosciuto al coro. Non ha mai avuto a che
fare con le bande di strada. Non può essere stata presa da qualche<br />
orribile mostro... uccisa come le altre... vero, tenente?» chiese con<br />
voce piena di speranza.<br />
Sean posò una mano sulla sua. «Seguirò personalmente il caso,<br />
Miss Lockwood. Glielo prometto, faremo tutto il possibile per<br />
trovare sua nipote.»<br />
Mentre Judy Lockwood stava per alzarsi, qualcuno bussò alla<br />
porta. Il sergente fece capolino nell'ufficio. «C'è qui un'amica di Miss<br />
Lockwood, tenente» disse.<br />
Un'altra donna, più o meno <strong>del</strong>la stessa età di Judy, entrò<br />
nell'ufficio. Era alta quasi quanto Sean, portava un cappello di paglia<br />
e, come Judy, vestiva in modo impeccabile. «Mi scusi, Tenente<br />
Canady, e grazie per avermi dedicato il suo tempo. Signora<br />
Lockwood, ho appena ricevuto una chiamata da Leticia. Ha fatto<br />
tardi al lavoro, tutto qui. Le dispiace di averla fatta stare in pena e<br />
dice che le spiegherà tutto stasera. Ma sta bene, ed è questo che<br />
conta, giusto?» Si rivolse a Sean. «I miei nipoti mi hanno regalato un<br />
cellulare per Natale. A Miss Lockwood non piacciono, per questo<br />
non ne ha mai avuto uno.»<br />
«Sia ringraziato il Signore!» esclamò Judy, alzandosi e battendo le<br />
mani. Si rivolse a Sean con aria imbarazzata. «La ringrazio per avermi<br />
ricevuta, tenente Canady. E mi dispiace di averle fatto sprecare<br />
tempo prezioso.»<br />
«Non lo considero affatto uno spreco, signora Lockwood.<br />
Abbiamo bisogno di trovare <strong>del</strong>le risposte, e spero che tutti quelli<br />
che hanno dei sospetti si rivolgano tempestivamente a noi, proprio<br />
come ha fatto lei.»<br />
«Lei è proprio un giovanotto come si deve, tenente.»<br />
Sean sorrise. Si stava avvicinando ai cinquanta e non si sentiva più<br />
esattamente un giovanotto.<br />
Una volta uscite le due donne, Sean stava per prendere il telefono<br />
quando bussarono nuovamente alla porta. Era ancora il sergente di<br />
turno. «Mi dispiace, signore.»<br />
«No, hai fatto la cosa giusta» gli assicurò Sean, e non appena il<br />
sergente uscì prese il cellulare e chiamò Bobby Munro. «Resta lì. Non
uscire dalla stanza finché non arrivo io.»<br />
«Ricevuto, tenente» rispose Bobby.<br />
«Jonas è ancora lì?»<br />
«Sissignore» rispose a bassa voce il poliziotto. «Non si è mosso<br />
nemmeno per andare in bagno.»<br />
Speriamo che sia a posto come sembra, pensò Sean prima di<br />
chiedere: «Come vanno le cose? Tutto bene?».<br />
«Sì. Il dottore è passato stamattina presto. Si augura che la<br />
paziente riprenda presto conoscenza. Pare che stia procedendo tutto<br />
per il meglio.»<br />
«Hai modo di controllare i turni <strong>del</strong>le infermiere assegnate alla<br />
stanza?» chiese Sean.<br />
«Sì, da qui vedo la lavagna.»<br />
«Ce n'è una che si chiama Leticia?»<br />
«Sì, come fa a saperlo?»<br />
«Non lasciarla entrare.»<br />
«Ehm... questo potrebbe essere un problema, tenente.»<br />
«Perché?»<br />
«È appena entrata. In questo momento è con la ragazza.»<br />
La vena <strong>del</strong>la gola, le aveva detto. «Trova la vena <strong>del</strong>la gola. Sei<br />
un'infermiera, quindi non avrai alcun problema. Sei affamata e<br />
soffrirai la fame finché non ti nutrirai di quello di cui hai bisogno, ma<br />
devi essere prudente. C'è solo una persona che può porre fine alla<br />
tua sofferenza. Devi andare nella sua stanza. Ci sarà qualcuno con<br />
lei, e dunque devi fare molta attenzione, ma tu sei un'infermiera e<br />
puoi farlo.»<br />
Le parole rimbombavano ancora nella mente di Leticia. Ricordava<br />
poco di quello che era successo; sapeva solo che doveva comportarsi<br />
normalmente: andare al lavoro, firmare il registro. Una volta fatto<br />
quello che le aveva ordinato, tutto sarebbe andato bene. Lui<br />
l'avrebbe cercata ancora. L'avrebbe ricompensata come non era mai
stata ricompensata prima.<br />
Trovò la paziente, Deanna Marin, che sembrava addormentata.<br />
C'erano due uomini nella stanza: uno era seduto accanto al letto e<br />
osservava intensamente la ragazza. L'altro era un poliziotto, e in quel<br />
momento stava parlando al telefono. L'aveva visto prima in quella<br />
stanza. Bobby, ricordò. Si chiamava Bobby. Per qualche motivo,<br />
anche se si sentiva confusa, ricordava il suo nome.<br />
Si avvicinò al letto e sostituì la flebo come avrebbe fatto in<br />
condizioni normali. Poi si chinò sulla paziente. Poteva sentire il<br />
battito <strong>del</strong> suo cuore, vedeva la vena sul collo pulsare, invitante.<br />
Avvertì un dolore lancinante come non aveva mai provato in vita<br />
sua. Una sete straziante la dilaniava dall'interno come la lama di un<br />
rasoio e chiedeva con insistenza di essere soddisfatta.<br />
Aprì la bocca e sentì un'altra fitta di dolore mentre i suoi denti... si<br />
allungavano. Da qualche parte, nei meandri <strong>del</strong>la sua mente, la<br />
coscienza le sussurrava che mordere un'altra donna e prosciugarla<br />
fino all'ultima goccia di sangue era sbagliato.<br />
Ma la sete... la sete era insopportabile.<br />
Si bloccò, improvvisamente terrorizzata.<br />
Il dolore continuava a straziarle lo stomaco, ma qualcosa di<br />
peggio, simile a una bomba atomica, esplose nella sua mente,<br />
abbagliandola.<br />
Eppure vedeva...<br />
C'era una croce al collo <strong>del</strong>la donna.<br />
Una catena con una croce.<br />
Leticia ricordò zia Judy e Pete, ricordò come avesse voluto<br />
diventare infermiera per salvare <strong>del</strong>le vite, come le piacesse cantare<br />
nel coro <strong>del</strong>la chiesa e...<br />
No! Il dolore la trafisse, facendola sanguinare dentro. Stava<br />
impazzendo di sete. Doveva nutrirsi.<br />
Si chinò sulla donna, accostando le zanne alla sua gola.<br />
Poi sentì una mano calarle sulla spalla e gridò, dilaniata<br />
dall'agonia.
A Lauren ci volle così tanto tempo per appianare le cose tra Barry<br />
e Heidi, che stava per mettersi a urlare quando finalmente Barry<br />
acconsentì a parlare con Heidi.<br />
Erano ancora al telefono, a tubare come due piccioncini, allorché<br />
uscì accompagnata da Big Jim Dixon.<br />
Il sassofonista la portò in auto fino all'ingresso <strong>del</strong>l'ospedale. «Tu<br />
non vieni?» gli chiese lei.<br />
«Preferisco tornare a casa. Non mi va di lasciare sola Stacey» le<br />
spiegò lui. «Heidi sembra essersi ripresa perfettamente» aggiunse,<br />
notando la sua espressione allarmata. «Davvero.»<br />
«Sì, certo. Grazie per il passaggio.»<br />
«Qui ci diamo tutti una mano. Adesso vai dalla tua amica. Non<br />
sarà sola: troverai Bobby con lei.»<br />
Lauren attraversò l'ingresso e prese l'ascensore. Diverse persone la<br />
salutarono e lei rispose educatamente. New Orleans era davvero una<br />
grande città, vampiri a parte.<br />
Quando arrivò al piano di Deanna notò la consueta attività nel<br />
locale <strong>del</strong>le infermiere. Medici, inservienti e infermieri si<br />
affaccendavano nei corridoi.<br />
Lauren si diresse verso la stanza <strong>del</strong>l'amica.<br />
Provò una certa apprensione vedendo che non c'era il solito<br />
poliziotto davanti alla porta, poi ricordò che era di turno Bobby. Di<br />
sicuro l'avrebbe trovato all'interno.<br />
Ma quando entrò nella stanza, non c'era nessuno.<br />
Deanna dormiva come al solito, bella e tranquilla come la<br />
principessa <strong>del</strong>le fiabe in attesa <strong>del</strong> principe.<br />
Le finestre erano aperte e la brezza gonfiava le tende. Non c'era<br />
traccia di Bobby né di Jonas. Mentre stava sulla soglia, perplessa, un<br />
grido echeggiò nel corridoio.
Capitolo 14<br />
Mark non osò portare Nefertiti a Monstresse House: per nulla al<br />
mondo avrebbe fatto entrare una creatura simile nella casa in cui<br />
avevano trovato rifugio Lauren e le sue amiche. Per la stessa ragione<br />
non volle rivolgersi nemmeno a Sean Canady, con il rischio di<br />
mettere in pericolo il tenente e la sua famiglia.<br />
Per fortuna sembrava che la donna lo considerasse una potenziale<br />
minaccia e preferisse comportarsi in modo da non irritarlo,<br />
lasciandosi guidare in silenzio lungo la strada mentre Mark cercava<br />
un caffè con un cortile sul retro, spazioso e pieno di luce.<br />
Protestò solo quando lui scelse un tavolo e si accomodò su una<br />
sedia all'ombra lasciando a lei quella esposta al sole.<br />
«Siediti» le ordinò, brusco.<br />
«Ehi, che modi. Un attimo...»<br />
«Parla.»<br />
«Che cosa vuoi sapere?»<br />
«Dove dormi?»<br />
«Dove capita.»<br />
«Chi ti ha fatto questo?»<br />
Lei fece un vago gesto con la mano. «Chi lo sa? Un tizio pieno di<br />
soldi.»<br />
Mark si appoggiò allo schienale, scuotendo il capo. «Sei una<br />
bugiarda. Non hai mai lavorato in quel club prima di diventare una<br />
vampira. E hai un posto preciso dove andare di notte.»<br />
Lei lo fissò imbronciata mentre una cameriera si avvicinava al loro<br />
tavolo.<br />
«Ordina» disse Mark.<br />
Nefertiti sorrise alla donna. «È sempre così rude, ma è talmente<br />
bravo a letto che non mi importa.»<br />
La cameriera, una donna di mezza età dai capelli grigi, li guardò<br />
come se fossero due rifiuti <strong>del</strong>la società.
«Un tè freddo» ordinò Mark.<br />
«Ho fame» si lamentò Nefertiti.<br />
«Allora mangia.»<br />
«È davvero autoritario» disse lei alla cameriera. «Prenderò un<br />
hamburger.»<br />
«Media cottura?»<br />
«Crudo, per favore.»<br />
«Vuol dire... al sangue?» replicò la cameriera, sconcertata. «Le<br />
norme igieniche sconsigliano...»<br />
«Non al sangue. Crudo. Niente pane, grazie.» precisò la<br />
spogliarellista con un sorriso.<br />
«Non posso portarle un hamburger crudo. La normativa sull'igiene<br />
alimentare...»<br />
Mark posò una banconota di grosso taglio sul tavolo. «Per favore,<br />
le porti quello che ha chiesto.»<br />
La cameriera se ne andò con uno sguardo di disapprovazione.<br />
«Da dove vieni?» chiese Mark, sporgendosi verso Nefertiti.<br />
«Bourbon Street.»<br />
«Di dove sei?» riformulò la domanda Mark.<br />
Lei sorrise. «Originariamente di Houma, ma adesso di Bourbon<br />
Street.»<br />
«È lì che sei stata trasformata?»<br />
«Ohoo, vedo che sei sveglio.»<br />
«Allora, dove dormi?»<br />
«Dove mi gira.»<br />
Mark, che teneva la pistola ad acqua puntata contro di lei sotto il<br />
tavolo, sparò un piccolo spruzzo che la fece sussultare. «Bastardo!»<br />
sibilò.<br />
La cameriera ritornò con l'hamburger crudo. L'aveva appena<br />
posato sul tavolo che Nefertiti vi si avventò prendendolo con le<br />
mani. La donna non riuscì a soffocare una smorfia di disgusto.
«Forse puoi essere ancora aiutata» disse Mark quando rimasero<br />
nuovamente soli.<br />
Nefertiti smise di mangiare per un istante, lo guardò in viso e<br />
scosse il capo. «No, sono morta e poi rinata. Non c'è più niente da<br />
fare.»<br />
A un tratto Mark si rese conto che aveva lo sguardo fisso su un<br />
punto oltre le sue spalle. Si voltò, ma non vide nulla. In quella<br />
frazione di secondo, lei si era alzata ed era fuggita.<br />
«Ferma!» gridò.<br />
La donna continuò a correre. La seguì, balzando letteralmente su<br />
un tavolo per raggiungerla. La vide svoltare l'angolo e imboccare un<br />
vicolo. «Fermati!» grido ancora.<br />
In quel momento un bambino uscì di corsa da un portone e si<br />
fermò sul marciapiede di fronte a lei. Nefertiti lo afferrò e si voltò<br />
guardando Mark negli occhi.<br />
Il bambino incominciò a piangere. Dall'interno <strong>del</strong>la casa si udì<br />
una voce di donna che chiamava: «Ryan? Ryan! Dove sei?».<br />
Nefertiti scosse il capo e guardò Mark con uno strano sorriso,<br />
quasi dispiaciuto.<br />
«Non farlo!» le gridò lui.<br />
Lei aprì la bocca e chinò il capo, preparandosi a conficcare i canini<br />
nella gola <strong>del</strong> bambino in lacrime.<br />
Mark sfoderò la pistola e sparò un lungo getto d'acqua. Quando<br />
la colpì, lei lanciò un grido di agonia e mollò la presa sul bambino.<br />
Fumo e vapore si alzarono dalla sua pelle mentre cadeva per terra e<br />
perdeva ogni sembianza umana, trasformandosi in una sagoma<br />
informe che si contorceva decomponendosi miseramente.<br />
Mark udì le sirene <strong>del</strong>la polizia avvicinarsi.<br />
Disgustato, si voltò e fuggì rapidamente dal vicolo. Udì la madre<br />
che chiamava a gran voce il bambino e poi lanciava un grido di puro<br />
terrore mentre si imbatteva nei resti semicarbonizzati <strong>del</strong> vampiro.<br />
Svoltando in Rue Delphine, Mark vide un'auto <strong>del</strong>la polizia<br />
oltrepassarlo con le luci lampeggianti.
Poi udì un frullare di ali sopra la testa.<br />
Mentre si allontanava velocemente, ripensò a quello che era<br />
successo e si rese conto che la donna chiamata Nefertiti aveva<br />
preferito farsi uccidere da lui piuttosto che affrontare il proprio<br />
padrone ed essere marchiata come traditrice.<br />
A un tratto si ricordò di aver chiuso bruscamente la<br />
comunicazione con Sean, mentre si trovava al club. Imprecando, tirò<br />
fuori il cellulare e compose il numero <strong>del</strong> tenente.<br />
Lauren era dilaniata dai dubbi. Da una parte il grido che aveva<br />
udito, o meglio l'istinto di sopravvivenza la spingeva a fuggire. Al<br />
tempo stesso voleva sapere perché qualcuno aveva gridato. E<br />
soprattutto sapeva di non poter lasciare di nuovo sola Deanna, se<br />
voleva che avesse almeno una possibilità di salvarsi.<br />
L'ultima riflessione fu il fattore decisivo. Si precipitò verso il letto<br />
<strong>del</strong>l'amica, chiedendosi se il grido fosse solo un trucco per indurre<br />
tutti a lasciare sola e vulnerabile la giovane in coma. La flebo era<br />
ancora collegata al braccio e Deanna era immobile e pallida contro il<br />
bianco <strong>del</strong> cuscino e <strong>del</strong>le lenzuola, esattamente come lo era da<br />
quella che sembrava un'eternità. La bella addormentata.<br />
Deglutendo per scacciare il terrore che minacciava di paralizzarla,<br />
Lauren le prese una mano e tastò la vena <strong>del</strong> polso. Con un sospiro<br />
di sollievo sentì il battito forte e regolare. Ma che cosa diavolo stava<br />
succedendo?<br />
Era così concentrata su Deanna che impiegò qualche secondo<br />
prima di rendersi conto che qualcuno era entrato nella stanza dopo<br />
di lei.<br />
Mentre si voltava, rosa dall'ansia, udì la porta chiudersi con un<br />
tonfo.<br />
Lui era lì.<br />
Stephen. Stephen Delansky. Stava ai piedi <strong>del</strong> letto e i capelli neri<br />
come inchiostro gli cadevano sulla fronte, in netto contrasto con il<br />
camice bianco da medico che indossava.<br />
«Come va la mia paziente?» domandò con voce gentile.
Lauren guardò verso la finestra aperta. Pianti e grida echeggiavano<br />
ancora nel corridoio; l'intero ospedale sembrava essersi trasformato<br />
in un manicomio. Stephen Delansky sembrava incurante di tutto ciò.<br />
Lauren non sapeva da dove fosse sbucato, se fosse entrato dal<br />
corridoio o dalla finestra.<br />
Ma non aveva importanza. Quello che contava era che si trovava<br />
lì.<br />
Lo fissò tirando fuori dalla camicetta la croce d'argento.<br />
Lui sorrise. «Non puoi fermarmi con quella, lo sai.»<br />
«Può darsi, ma tu sei lì e io sono qui.»<br />
«Perché sei tu che devi venire da me.»<br />
«Mai.»<br />
«Lo farai, alla fine.» Fece una risata sommessa. «Ho i miei metodi<br />
per ottenere ciò che desidero. Potrà sembrarti una follia, ma, vedi,<br />
questa è una guerra. Per quante battaglie perda contro il mio<br />
nemico, alla fine sarò io a vincere. E tu verrai da me, perché io ti<br />
conosco.»<br />
«Semini morte e sofferenza ovunque» replicò lei. «Hai quasi ucciso<br />
la mia amica. Sei malvagio e non vincerai.»<br />
Stephen sorrise e scosse il capo, come se stesse parlando a una<br />
bambina. «Che cosa ti porta a credere che quello che chiami "male"<br />
non possa vincere? Togli quella stupida croce dal collo. L'ho già vista<br />
molte volte in passato e non è mai riuscita a fermarmi. Non mi<br />
fermerà nemmeno ora. Lui non è il salvatore che credi. E io non<br />
sono la morte, bensì la vita eterna.»<br />
«Dillo alle donne che hai decapitato» mormorò Lauren.<br />
«Non meritavano di vivere» replicò lui, liquidando la sua<br />
obiezione con un gesto incurante.<br />
«Ti sbagli. Non meritavano di essere uccise.»<br />
In quel momento udirono dei passi; qualcuno stava correndo<br />
verso la stanza di Deanna.<br />
«Tu verrai con me» disse Stephen, guardandola con un sorriso<br />
freddo e sicuro.
Si udì qualcosa sbattere con violenza contro la porta.<br />
Istintivamente Lauren guardò in quella direzione proprio mentre il<br />
pannello di legno cedeva.<br />
Mark era sulla soglia e il suo sguardo perlustrò rapidamente la<br />
stanza. Poi si precipitò verso di lei, stringendola tra le braccia.<br />
«È stato qui» affermò con voce roca.<br />
«Sì.» Lauren non riusciva a smettere di tremare, anche se Stephen<br />
era sparito velocemente come era apparso.<br />
«Deanna?»<br />
«Credo che stia bene.»<br />
«E... tu?»<br />
«Sto bene anch'io.»<br />
Mark tirò un sospiro di sollievo. Per un momento le parve così<br />
stanco che Lauren avrebbe voluto stringerlo tra le braccia per fargli<br />
forza. Ma in quel momento più che mai aveva paura di lasciare sola<br />
Deanna. «Che cosa sta succedendo là fuori?» chiese.<br />
Per tutta risposta, un altro grido lacerante echeggiò nel corridoio.<br />
Nemmeno in due riuscivano a trattenere la donna, si rese conto<br />
Sean.<br />
Leticia Lockwood era fragile e minuta, eppure in quel momento<br />
era animata da una forza incredibile.<br />
«Non riesco a tenerla!» gridò Bobby.<br />
Sean Canady era uscito dall'ascensore giusto in tempo per vedere<br />
Bobby strappare Leticia da una sacca di sangue con l'etichetta 0<br />
positivo, attaccata a una barella su cui giaceva un uomo piuttosto<br />
anziano, probabilmente uscito da poco dalla sala operatoria. Il<br />
poliziotto aveva una guancia gonfia e il personale <strong>del</strong>l'ospedale stava<br />
correndo in tutte le direzioni.<br />
«Ehi!» Sean afferrò Leticia per le spalle mentre la donna si<br />
divincolava come un animale selvatico sotto il peso di Bobby e<br />
lanciava un grido da far accapponare la pelle, orribile a sentirsi,<br />
prima di far volare il poliziotto all'altro lato <strong>del</strong> corridoio, con una
facilità impressionante.<br />
«Dannazione, smettila! Non voglio spararti!» ruggì il tenente.<br />
Senza badare minimamente a lui, Leticia si era già rialzata e si<br />
stava avventando su un malcapitato tirocinante che si era fermato a<br />
osservare la scena.<br />
«Merda!» imprecò Sean, lanciandosi sulla donna.<br />
La afferrò per le spalle ed entrambi rotolarono sul pavimento <strong>del</strong><br />
corridoio.<br />
La donna si liberò di lui con la stessa facilità con cui si era<br />
sbarazzata di Bobby e saltò addosso alla caposala, che era rimasta<br />
seduta alla sua scrivania, paralizzata dal panico.<br />
Rialzandosi con una smorfia di dolore, Sean estrasse la pistola e<br />
sparò un colpo di avvertimento.<br />
Tutti gridarono, tranne Leticia che non si fermò nemmeno.<br />
Prima che Sean avesse la possibilità di esplodere un altro colpo,<br />
Mark Davidson uscì correndo dalla stanza di Deanna. Vedendo<br />
Leticia che lottava con la caposala, balzò sulla scrivania, afferrò la<br />
vampira per le spalle e la scaraventò a terra, mandandola a sbattere<br />
contro un carrello pieno di medicamenti. Fiale e flaconi volarono da<br />
tutte le parti.<br />
Sean attese, aspettandosi di vedere Mark fare la stessa fine che<br />
avevano fatto lui e Bobby, ma non successe niente. Solo silenzio.<br />
Si avvicinò alla scrivania e guardò oltre. Mark, a cavalcioni sulla<br />
giovane donna, la inchiodava con lo sguardo e le parlava con voce<br />
sommessa. «Qualcuno le dia subito un sedativo» ordinò il poliziotto.<br />
La caposala, che fino a quel momento era parsa catatonica per il<br />
terrore, tornò improvvisamente alla vita. Frugò a terra, tra le<br />
siringhe e le fiale sparse, e un secondo dopo raggiunse Mark. Leticia<br />
cominciò scalciare, costringendola ad allontanarsi, ma lui le prese di<br />
mano la siringa e conficcò velocemente l'ago nella coscia <strong>del</strong>la<br />
vampira. Un attimo Leticia dopo smise di agitarsi convulsamente,<br />
chiuse gli occhi e rimase immobile.<br />
Mark la fissò per diversi secondi prima di lasciarla andare.
«Tutto bene?» gli domandò Sean, andando verso di lui. «Sì.»<br />
«Non posso crederci» disse la caposala, ancora sotto shock. «Leticia<br />
è una <strong>del</strong>le mie migliori infermiere.»<br />
«È impazzita» mormorò uno dei tirocinanti,<br />
«Sembrava un cane idrofobo» commentò un altro.<br />
«Facciamola stendere su un letto» suggerì un terzo,<br />
«Scoprirete che ha urgente bisogno di una trasfusione» li avvisò<br />
Mark.<br />
«Lei è un medico, giovanotto?» gli chiese la caposala.<br />
Mark la guardò. «So di che cosa ha bisogno» rispose con calma. La<br />
donna aggrottò la fronte e rimase a guardare mentre si alzava da<br />
terra sollevando Leticia tra le braccia. «Una stanza?» domandò.<br />
L'infermiera si limitò ad annuire. Il giovane tirocinante che aveva<br />
suggerito di mettere a letto la ragazza condusse Mark in una stanza<br />
vuota e chiese subito che gli venisse portata la sua cartella personale.<br />
«Per controllare il suo gruppo sanguigno» spiegò.<br />
L'infermiera lo fissò.<br />
«Vada. Subito.»<br />
Sussultando, la donna lanciò uno sguardo di disapprovazione a<br />
Mark e si affrettò a eseguire l'ordine.<br />
Sean rimase a osservare dalla soglia, poi sentì qualcuno battergli<br />
sulla spalla. Si voltò e vide Bobby.<br />
«Lauren è nella stanza di Deanna. Io resto con lei.»<br />
«Grazie, Bobby.»<br />
Guardò Mark, che era in piedi accanto al letto dove Leticia<br />
giaceva addormentata. «La trasfusione riuscirà a salvarla?» chiese.<br />
Mark scosse il capo per esprimere la propria incertezza.<br />
Il tirocinante, che stava controllando il polso <strong>del</strong>la ragazza, disse:<br />
«Credo che si riprenderà. Dev'essere stata sotto l'influsso di qualche<br />
droga pesante. Le faremo un'analisi tossicologica e scopriremo di che<br />
cosa si tratta. È una <strong>del</strong>le nostre infermiere migliori. Non riesco a<br />
immaginare Leticia... Non ha mai fumato nemmeno uno spinello,
canta nel coro <strong>del</strong>la chiesa...»<br />
L'agitazione nel corridoio incominciò a trasformarsi in chiasso.<br />
Sean uscì per vedere che cosa stesse succedendo e notò che diversi<br />
pazienti erano usciti dalle rispettive camere, attirati dalla confusione.<br />
Volevano sapere che cosa fosse successo, e il personale cercava di<br />
calmarli e convincerli a tornare nelle loro stanze.<br />
«Signori, è tutto finito. È tutto sotto controllo» annunciò con voce<br />
autorevole.<br />
A un tratto una donna di mezza età, con un camice da ospedale<br />
che la copriva sommariamente, puntò il dito e incominciò a gridare.<br />
Sean si voltò verso la barella con il paziente appena operato.<br />
L'uomo era ancora privo di sensi, ma Leticia doveva essere riuscita<br />
ad addentare la sacca perché il sangue si era riversato sull'uomo<br />
schizzando le pareti.<br />
Un'infermiera si affrettò a tranquillizzare la donna che aveva<br />
gridato. «È tutto a posto, Mrs. Ruben. Ora ci penseremo noi.»<br />
Un inserviente si precipitò verso la barella. «Ho bisogno di aiuto<br />
qui!» gridò.<br />
«Per piacere, signori, tornate nelle vostre stanze» disse Sean.<br />
«Lasciate che il personale <strong>del</strong>l'ospedale faccia il suo lavoro.»<br />
«Qualcuno l'ha pugnalato!» gridò Mrs. Ruben.<br />
«Non è stato pugnalato» replicò in tono paziente Sean. «È stato un<br />
incidente, la sacca <strong>del</strong>la trasfusione è soltanto danneggiata, e la<br />
stanno sostituendo.»<br />
«Altro che incidente. È stato un tentativo di omicidio!» esclamò la<br />
donna.<br />
«Un omicidio!» ripeté qualcun altro.<br />
Sean strinse i denti. «Basta!» sbottò, ricorrendo a tutta la sua<br />
autorità. «Non c'è stato nessun omicidio» dichiarò, pur sapendo che<br />
le sue parole potevano sembrare una bugia. «Tornate nelle vostre<br />
stanze.»<br />
Con suo sollievo, i pazienti incominciarono a obbedire.<br />
Sapendo che Mark era con Leticia Lockwood e vedendo che il
personale sembrava aver ripreso coraggio e buon senso, Sean si<br />
diresse verso la stanza di Deanna.<br />
Lauren era seduta al capezzale <strong>del</strong>l'amica.<br />
Bobby era in piedi poco lontano, con le mani sui fianchi, e<br />
sembrava una tigre in agguato, pronta a balzare in qualsiasi<br />
direzione.<br />
Sean si avvicinò al letto. «Tutto bene?» si informò.<br />
«Nessun cambiamento» rispose Lauren.<br />
In quel momento Mark rientrò nella stanza. «Dobbiamo portarla<br />
via di qui» dichiarò. «Sean, Judy Lockwood vorrebbe parlarti.»<br />
Il tenente si diresse verso la porta, fermandosi un istante per<br />
chiedere a Mark: «E che cosa diavolo posso dirle?».<br />
Lui trasse un profondo respiro. «Non ne ho la minima idea»<br />
ammise. «Dopotutto sei tu il poliziotto» aggiunse con un sorriso<br />
prima di tornare serio. «Ma dobbiamo assolutamente portare via da<br />
questo posto Deanna.» Aggrottò la fronte. «Dove diavolo è finito<br />
Jonas? Fino a poco fa non si staccava dal letto e ora non c'è traccia<br />
di lui.»<br />
«Non saprei» rispose Sean.<br />
«Okay, diamoci da fare.»<br />
Sean contrasse le labbra in una smorfia e uscì in corridoio.<br />
Che cosa diavolo poteva dire alla donna? Sua nipote, la sua brava,<br />
dolce nipotina timorata di Dio è stata morsa da un vampiro?<br />
Sperava solo di non essere costretto a piantarle un paletto nel<br />
cuore.<br />
Lauren non sapeva come Mark fosse riuscito a convincere i dottori<br />
che Deanna avrebbe ricevuto cure migliori a casa. In un primo<br />
momento il medico responsabile, richiamato d'urgenza dalle ferie,<br />
era stato inflessibile nell'affermare che non si poteva dimettere la<br />
paziente mentre era ancora in stato di coma.<br />
Lauren aveva giurato di accudirla giorno e notte, ma lui aveva<br />
continuato a scuotere il capo.
Poi aveva incominciato a parlare Mark. Non aveva detto niente<br />
che non avesse detto anche lei, ma in qualche modo risultò più<br />
convincente. Forse era una questione di ruoli. In condizioni normali<br />
Lauren ne sarebbe stata infastidita, ma al momento preferì non<br />
lamentarsi, perché riuscirono a ottenere ciò che volevano.<br />
Firmarono le carte per la dimissione e presero accordi perché<br />
un'infermiera venisse a visitare Deanna tre volte al giorno. Infine fu<br />
chiamata un'ambulanza per il trasporto dall'ospedale alla casa di<br />
Bourbon Street.<br />
Il personale paramedico sistemò la paziente sulla lettiga.<br />
Lauren salì sull'ambulanza per restare accanto a Deanna durante il<br />
viaggio mentre Sean, Bobby e Mark le seguivano in auto.<br />
Heidi era ancora sconvolta e nervosa, ma aveva ripreso a<br />
comportarsi in modo normale ed era pronta a prendersi cura di<br />
Deanna come una chioccia. Assicurò a Stacey e a Bobby che avrebbe<br />
fatto in modo di non dare disturbo a nessuno e che avrebbe protetto<br />
l'amica da ogni male.<br />
Lauren notò che Mark sembrava dubbioso al riguardo. Aveva<br />
avuto una breve conversazione in corridoio con Stacey e immaginò<br />
che la donna gli avesse assicurato di aver fatto capire a Heidi la<br />
gravità <strong>del</strong> pericolo che si trovavano di fronte.<br />
«Sono sicura che Heidi si comporterà bene» gli sussurrò quando lo<br />
vide entrare di nuovo nella stanza. Parlava a bassa voce perché<br />
Heidi era a portata d'orecchio, intenta a sistemare i cuscini dietro la<br />
testa di Deanna.<br />
Lui la guardò con espressione tesa e distante.<br />
«Davvero» insistette Stacey, prendendolo per un braccio e<br />
conducendolo accanto alla porta. «È tornata a essere quella di<br />
sempre.»<br />
Mark sospirò scuotendo il capo. «Da quello che ha detto Sean,<br />
Judy Lockwood sostiene che sua nipote non avrebbe mai passato<br />
una notte fuori o mancato di presentarsi al lavoro. Non capisci? Lui<br />
riesce a impadronirsi <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong>le persone di cui si serve. Entra<br />
letteralmente nel loro sangue.»
Sean Canady salì le scale, fissando Mark. «Hanno trovato un altro<br />
cadavere» annunciò.<br />
«Senza testa?» domandò Lauren, deglutendo.<br />
«No. E questa volta l'hanno trovato in un cortile, non nel fiume.»<br />
Sean si rivolse a Mark. «I ragazzi <strong>del</strong>la scientifica avranno un bel da<br />
fare a stabilire le cause <strong>del</strong> decesso. È in avanzato stato di<br />
decomposizione. Pare che sia morta da mesi.»<br />
«Un omicidio rituale?» ipotizzò Lauren, ma le bastò vedere<br />
l'occhiata che si scambiavano i due uomini per rinunciare a ogni<br />
speranza.<br />
«I vampiri esplodono e si tramutano in polvere solo se sono morti<br />
da abbastanza tempo perché il corpo si sia già decomposto. A<br />
quanto pare abbiamo per le mani <strong>del</strong>le uccisioni recenti.»<br />
«Credo che l'idea di Lauren di un omicidio rituale abbia senso»<br />
replicò Mark. «Quanto meno è la versione che darei alla stampa.»<br />
«Già» grugnì Sean.<br />
«Dovremmo andare, non credi?»<br />
«All'obitorio?»<br />
«All'ospedale. A vedere se è possibile parlare con Leticia<br />
Lockwood.» Mark si rivolse a Lauren. «Tu resta qui. E per piacere,<br />
non uscire di casa.»<br />
«Non lo farò. Deanna e Heidi sono entrambe qui.»<br />
«E anche Stacey e Bobby» aggiunse Sean. «Dirò a Big Jim che la<br />
band dovrà fare a meno di lui per un paio di serate. Chiamatemi se<br />
dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa» le raccomandò.<br />
«Certamente.»<br />
Lauren annuì, si voltò e sedette sul bordo <strong>del</strong> letto di Deanna,<br />
come se volesse dimostrare ai due uomini che non aveva intenzione<br />
di muoversi di lì.<br />
Il sole filtrava dalla balconata e nella stanza si udiva il ronzio <strong>del</strong><br />
condizionatore.<br />
L'unica cosa insolita era che Stacey aveva appeso trecce d'aglio<br />
tutt'attorno alle finestre e alle portefinestre che davano sul balcone.
La stanza odorava come una pizzeria, ma c'erano odori ben<br />
peggiori, come aveva scoperto Lauren.<br />
Per esempio quello <strong>del</strong> sangue.<br />
Sean gli era davvero utile, pensò Mark. Era il suo lasciapassare per<br />
i posti in cui aveva bisogno di entrare.<br />
Come la stanza di Leticia, dove il tenente aveva messo un uomo<br />
di guardia mentre discutevano per la dimissione di Deanna.<br />
Quando varcarono la soglia, Mark notò che la ragazza era stata<br />
legata al letto e che Judy Lockwood era ancora lì, seduta accanto<br />
alla nipote su una poltrona che si poteva trasformare in letto.<br />
Mormorava qualcosa a fior di labbra mentre lavorava a maglia.<br />
Aveva portato con sé le sue difese personali: il davanzale <strong>del</strong>la<br />
finestra era cosparso di una polvere che riconobbe come una specie<br />
di mojo; probabilmente Judy pensava che il contenuto di quei<br />
sacchettini voodoo potesse proteggere la nipote. C'era anche un<br />
grande crocefisso sul comodino accanto al letto.<br />
«Come va?» si informò Sean.<br />
«Dorme come una bambina» rispose Judy, continuando a<br />
sferruzzare. Poi lo guardò con un sorriso. «Grazie per avermi dato<br />
ascolto, tenente.»<br />
Sean annuì. «Questo è un mio amico, Miss Lockwood, Mark<br />
Davidson. Credo che vi siate già incontrati.»<br />
Judy lo studiò. «Sì» disse dopo un istante. «È qui per aiutarci, Mr.<br />
Davidson?»<br />
«Farò <strong>del</strong> mio meglio. Ho bisogno di parlare con Leticia quando si<br />
sveglierà. Spero che possa dirmi qualcosa su dove è stata.»<br />
Judy annuì. «Si sieda, giovanotto.»<br />
«Ti lascio, Mark. Io vado all'o... al distretto» si accomiatò Sean.<br />
«Judy, mi chiami pure in qualsiasi momento.»<br />
«Lo farò, tenente» rispose l'anziana signora, tenendo lo sguardo<br />
fisso su Mark. «E grazie ancora.»<br />
Canady uscì con un cenno di saluto a Mark, che subito dopo si
ivolse a Judy. «Miss Lockwood, i vestiti di sua nipote sono<br />
nell'armadio?»<br />
Lei annuì.<br />
«Posso dare un'occhiata?»<br />
La donna lo fissò a lungo. «Dicono che è stato lei a calmarla. I<br />
poliziotti non riuscivano a trattenerla. Nessuno ci è riuscito, eppure<br />
lei è riuscito a calmarla.»<br />
«Ehm... sì.»<br />
Rimase sorpreso quando Judy gli afferrò un braccio. «Tornerà<br />
come prima?» chiese con ansia.<br />
Quella donna sapeva qualcosa, pensò Mark. Forse non aveva ben<br />
chiaro nemmeno lei di che cosa si trattasse; forse era solo una specie<br />
di intuito, ma in qualche modo aveva capito che c'era sotto ben più<br />
di quanto sembrasse a prima vista. «Lo spero sinceramente» rispose.<br />
«Voglio un bene <strong>del</strong>l'anima a questa ragazza» dichiarò Judy con<br />
calma determinazione. «Cerchi di capire, la amo più <strong>del</strong>la mia stessa<br />
vita. Sarei capace di uccidere per lei se necessario. Capisce cosa<br />
voglio dire, giovanotto?»<br />
«Ha bisogno di molto sangue» mormorò lui. «Molto.»<br />
Judy si appoggiò allo schienale, guardandolo con diffidenza.<br />
«Glielo stanno dando.»<br />
«Deve essere... sorvegliata.»<br />
«Non me ne andrò di qui.»<br />
Mark esitò. «Deve essere molto prudente. Deve... tenere d'occhio<br />
chiunque entri in questa stanza.»<br />
«Posso farlo» gli assicurò Judy.<br />
Mark annuì.<br />
«Le sue cose sono nell'armadio.»<br />
Dopo averla ringraziata, Mark esaminò gli indumenti. L'uniforme<br />
non gli disse niente; era macchiata di sangue ma questo se lo<br />
aspettava. Poi controllò le scarpe. Le suole erano incrostate di terra<br />
scura ed erba umida.
Le rimise dove le aveva trovate. Era stupito che Stephen non<br />
avesse ucciso la giovane infermiera. Un piccolo miracolo, si disse, poi<br />
aggrottò la fronte mentre ripensava agli avvenimenti <strong>del</strong>la giornata.<br />
Al cadavere in decomposizione che ora si trovava all'obitorio.<br />
A Nefertiti.<br />
«Pregherò per la mia povera bambina» disse Judy, riprendendo il<br />
lavoro a maglia. «Pregherà anche lei, vero, Mark?»<br />
«Sì» rispose semplicemente lui.<br />
«Vada pure, adesso. Io resterò qui giorno e notte. Qualsiasi cosa<br />
succeda. Può contare su di me.»<br />
Le sorrise, poi si avvicinò a un tavolino su cui erano posate carta e<br />
penna e scrisse il suo numero di telefono. «Se dovesse svegliarsi... »<br />
«La chiamerò.»<br />
«Grazie.»<br />
Mark lasciò l'ospedale. Mentre usciva, si rese conto che stava<br />
calando la sera. Il cellulare squillò. Era Sean.<br />
«Vediamoci all'obitorio.»<br />
«Adesso?»<br />
«È un momento buono quanto un altro.»<br />
«Lauren.»<br />
Lei sobbalzò sulla sedia dove si era appisolata.<br />
Alzò lo sguardo, pensando che a parlare fosse stata Heidi, seduta<br />
su una poltrona accanto al letto.<br />
Heidi la fissò.<br />
Poi entrambe si voltarono verso Deanna.<br />
Lauren batté le palpebre.<br />
Questa volta sembrava che Deanna avesse ripreso conoscenza<br />
completamente. Le due ragazze si alzarono di scatto, quasi<br />
scontrandosi l'una con l'altra nella fretta di correre dall'amica.<br />
«Bentornata!» esclamò Heidi.
«Deanna» ansimò Lauren.<br />
«Ho sete» mormorò la ragazza.<br />
«Ti prendo <strong>del</strong>l'acqua» si offrì immediatamente Heidi.<br />
Lauren sorrise e aiutò Deanna ad alzare la testa in modo che Heidi<br />
potesse porgerle il bicchiere. Deanna bevve un sorso d'acqua.<br />
«Piano» la ammonì Lauren.<br />
La ragazza annuì, bevve e si lasciò ricadere contro i cuscini. Chiuse<br />
gli occhi per qualche istante, poi li riaprì. «Jonas» disse.<br />
«Jonas?» ripeté Lauren con voce incolore. Poi aggrottò la fronte.<br />
Giusto, dov'era finito Jonas? Era stato così a lungo al capezzale di<br />
Deanna, e poi...<br />
Deanna era rimasta sola, completamente sola, mentre Bobby<br />
lottava contro Leticia e in ospedale si scatenava il pandemonio,<br />
rifletté Lauren.<br />
Dov'era andato Jonas?<br />
«Era con me, vero?» mormorò Deanna.<br />
«Sì, tesoro, ti è stato accanto a lungo» le assicurò Heidi,<br />
accarezzandole i capelli.<br />
Deanna fissò Lauren. «Jonas è buono» dichiarò con voce ferma.<br />
Ma allora perché era sparito proprio quando Deanna aveva più<br />
bisogno di lui?, non poté fare a meno di chiedersi Lauren.<br />
Bernie Gibbs faceva il turno di notte all'obitorio. Il suo compito<br />
era sedere al tavolo, aiutare i medici per qualsiasi cosa di cui<br />
avessero bisogno e firmare i certificati di morte per tutte le povere<br />
anime che lasciavano questo mondo dopo il calar <strong>del</strong> sole. Dato che<br />
i medici non avevano mai bisogno di aiuto di notte, passava la<br />
maggior parte <strong>del</strong> tempo a leggere e a firmare quando veniva<br />
consegnato un cadavere.<br />
Faceva spesso il turno di notte. In realtà gli piaceva, amava il<br />
silenzio. Lavorando lì era riuscito a mantenersi per tre anni<br />
all'università di Tulane. Di tanto in tanto aveva sentito raccontare<br />
qualche storia raccapricciante, ma lui non ci faceva caso. Era sempre
stato il tipo di ragazzo che poteva vedere il più truculento film<br />
<strong>del</strong>l'orrore senza batter ciglio. E studiando medicina aveva già visto<br />
ben di peggio di qualsiasi trovata cinematografica.<br />
Quella sera si sentiva in ottima forma. Aveva preso in prestito<br />
dalla biblioteca un nuovo romanzo di spionaggio che si stava<br />
rivelando avvincente quanto promettevano le recensioni. Era quasi<br />
contento di essere al lavoro, perché gli ospiti <strong>del</strong>l'obitorio non lo<br />
interrompevano mai sul più bello.<br />
Poco prima aveva ricevuto una telefonata dal tenente Canady,<br />
che gli aveva preannunciato una visita. Non gli aveva spiegato il<br />
motivo, limitandosi a suggerirgli di tenere gli occhi ben aperti.<br />
Canady era un brav'uomo. Sapeva fare il duro con i criminali, ma se<br />
eri solo un poveraccio che tirava a campare, non gli importava che<br />
cosa facevi nel tempo libero. Solo che il tenente non si era ancora<br />
visto.<br />
Un rumore improvviso lo indusse a distogliere l'attenzione dal<br />
libro, proprio mentre la spia stava affrontando il nemico asiatico.<br />
Bernie alzò il capo e tese le orecchie, in ascolto.<br />
Niente.<br />
Si chiese che cosa diavolo fosse stato e concluse che dovesse essere<br />
caduto qualcosa. Tornò a leggere il romanzo, ma scoprì di non<br />
riuscire a concentrarsi: continuava a domandarsi che cosa potesse<br />
essere caduto.<br />
Alla fine posò il libro, imprecando tra sé. Forse qualcuno aveva<br />
lasciato una porta aperta, oppure c'erano dei topi o qualcosa <strong>del</strong><br />
genere.<br />
Merda.<br />
Decise che era meglio andare a controllare.<br />
Si alzò e si guardò intorno. Non era armato. Gli inservienti<br />
<strong>del</strong>l'obitorio di solito non hanno problemi con i loro ospiti. Ma se<br />
fosse entrato qualche balordo? Lo sguardo gli cadde sul libro.<br />
«Fantastico» borbottò ad alta voce. Immaginava già i titoli dei<br />
giornali. Coraggioso custode notturno mette un fuga un ladro<br />
all'obitorio con un romanzo di spionaggio.
No, il libro non sarebbe bastato.<br />
Nella sala <strong>del</strong>le autopsie c'erano seghe e scalpelli di ogni genere,<br />
ma non voleva correre il rischio di imbattersi in un intruso prima di<br />
essersi procurato un'arma. Aprì il cassetto <strong>del</strong>la scrivania. Aha! Un<br />
tagliacarte.<br />
Si alzò stringendolo in mano, guardò verso la porta che dava sulla<br />
strada e si assicurò che fosse chiusa a chiave. Dopodiché si avviò<br />
lungo il corridoio.<br />
Diede un'occhiata alla prima stanza, constatando che tutto era<br />
pulito e in ordine. E che odorava di disinfettante, come si addiceva a<br />
un obitorio.<br />
Un luogo di morte.<br />
Bella scoperta, celiò scrollando le spalle, prima di proseguire il suo<br />
giro.<br />
Non trovò nulla. Alla fine arrivò davanti alle grandi porte in<br />
acciaio che immettevano nel locale <strong>del</strong>le celle frigorifere.<br />
Le aprì e si guardò intorno. Niente.<br />
No, un momento! C'era qualcosa.<br />
Merda!<br />
Qualcosa si muoveva su uno dei lettini. Dannazione, c'erano<br />
davvero dei topi! Ed erano enormi, a giudicare da quello che si<br />
muoveva sotto il lenzuolo.<br />
«Preso!» gridò, sollevando il tessuto.<br />
Ma non c'era nessuno pronto a balzare fuori e fargli Buu!<br />
Aveva già visto quel cadavere. Era stato trovato da una donna che<br />
stava cercando il figlio ed era già in avanzato stato di<br />
decomposizione. Gli occhi... non c'erano più. Mangiati dagli insetti o<br />
da chissà cos'altro. La pelle era quasi tutta marcita e quello che<br />
restava pendeva dalle ossa come se fosse stata bruciata. In effetti,<br />
notò, il cadavere emanava un lieve odore di carne bruciata. La<br />
donna - perché si trattava di una donna - era appena riconoscibile<br />
come essere umano.<br />
Un rumore che faceva pensare a un brulicare di insetti veniva dal
cadavere... ma non erano insetti.<br />
Erano carne e ossa. Carne e ossa che sembravano ricomporsi.<br />
Mentre fissava il cadavere, inorridito, vide apparire vasi sanguigni,<br />
fasce muscolari che prendevano forma...<br />
Gli occhi <strong>del</strong>la donna - occhi che poco prima erano solo due<br />
orbite vuote - si aprirono all'improvviso e lo fissarono.<br />
Poi la donna sorrise.<br />
Solo che non era un sorriso bensì una specie di ghigno, e i denti<br />
che spuntavano sotto le labbra non erano denti bensì zanne.<br />
Sembrava un grosso serpente, con le orride fauci spalancate, e Bernie<br />
capì che aveva tutta l'intenzione di affondare quelle zanne nella sua<br />
giugulare.<br />
Gridò.<br />
E lottò, tempestandola di pugni sul viso e cercando di colpirla con<br />
il tagliacarte, ma i denti erano sempre più vicini...<br />
Poi, a un tratto, sentì qualcosa di pesante calargli sul cranio. Una<br />
miriade di stelle si accese davanti ai suoi occhi mentre crollava sul<br />
pavimento.<br />
Gli parve vagamente di sentire qualcuno che diceva: «Figlio di<br />
puttana», ma non ne era sicuro. Poi il mondo svanì, come se un<br />
sipario nero fosse stato calato dal cielo. E ci fu solo l'oscurità.
Capitolo 15<br />
Quando arrivò all'obitorio, Mark pensò che non ci fosse nessuno,<br />
ma mentre stava in piedi davanti all'edificio apparentemente<br />
deserto, la porta si aprì e Sean Canady uscì dalle tenebre.<br />
«Ce ne hai messo di tempo» disse, prima di incamminarsi lungo il<br />
corridoio. «Vieni, presto» lo sollecitò senza voltarsi.<br />
Mark lo seguì, adeguando rapidamente la vista all'oscurità.<br />
C'erano <strong>del</strong>le luci di sicurezza, che però offrivano ben poca<br />
illuminazione. «Niente custode notturno?» domandò.<br />
«È... qui.»<br />
«Oh?»<br />
«L'ho messo fuori combattimento» gli spiegò Sean con impazienza.<br />
«Ho dovuto farlo.»<br />
«Sul serio?»<br />
«Vieni a vedere.»<br />
«Credevo che mi avessi fatto venire per via di quel cadavere che i<br />
tuoi uomini hanno trovato oggi» osservò, aggrottando la fronte.<br />
«Sì.»<br />
«Sono stato io a distruggerla, oggi.»<br />
«Avrebbe dovuto essere cenere, in effetti.»<br />
«Come sarebbe? Be', se è tornata dobbiamo interrogarla.<br />
Dobbiamo scoprire dove va a dormire, chi...»<br />
«Spiacente, ma ormai è troppo tardi.»<br />
«Di che cosa diavolo stai parlando?»<br />
«Seguimi e vedrai.»<br />
Poco dopo, Mark vide con i propri occhi. Il custode giaceva a<br />
terra privo di sensi e il cadavere...<br />
Con le ossa ricoperte parzialmente dai tessuti, sembrava una<br />
trovata pubblicitaria di Hollywood. Gli occhi erano aperti ma vitrei,<br />
la bocca distorta in un ghigno.
I canini acuminati scintillavano alla luce dei neon.<br />
E le dita erano strette su un paletto che le spuntava dal petto.<br />
«Vedo che l'hai sistemata per bene» commentò Mark, guardando il<br />
tenente.<br />
«Ho dovuto farlo. So che speravi di riportarla indietro perché ci<br />
aiutasse, ma non accadrà. E dopo quello che ho visto qui stanotte,<br />
dobbiamo essere molto prudenti.» Gli indicò il custode <strong>del</strong>l'obitorio.<br />
«Per poco non è riuscita a prenderlo. Pare che ci siano <strong>del</strong>le nuove<br />
reclute nell'esercito di Stephen. Non possiamo sperare che si<br />
riducano in cenere. Se dovrai ucciderne altri, è meglio che gli tagli la<br />
testa. Mi occuperò io di qualsiasi spiegazione.»<br />
«Come Stephen, quando getta i suoi scarti nel Mississippi»<br />
commentò Mark in tono amaro.<br />
«Dobbiamo avere la certezza che non possano tornare» replicò<br />
con fermezza Sean. «Ho una comunità di vivi da proteggere. So che<br />
hai bisogno di informazioni, ma non puoi ottenerle mettendo in<br />
pericolo gli altri.»<br />
Mark guardò il custode steso a terra. Il poveraccio sembrava<br />
conciato davvero male. «Hai colpito duro?» chiese a Canady.<br />
«Si riprenderà abbastanza in fretta.»<br />
«Che cos'ha visto?»<br />
Canady si strinse nelle spalle. «Troppo, ma suppongo che dopo<br />
quel colpo in testa non dirà nulla. Chi diavolo gli crederebbe?»<br />
«Dovrebbe cominciare a decomporsi in fretta» disse Mark.<br />
«Voglio vederla più che decomposta.»<br />
«Se dovesse tornare...»<br />
«Mark, non possiamo correre rischi <strong>del</strong> genere. Ha quasi fatto<br />
fuori Bernie. Sono intervenuto appena in tempo.»<br />
«D'accordo» convenne con una smorfia lui. «Che cosa facciamo<br />
ora?»<br />
Sean gli tese una sega da ossa. Mark la prese con un cenno <strong>del</strong><br />
capo e si mise al lavoro.
Quando ebbero finito, chiese a Canady: «Come diavolo lo<br />
spiegheremo?».<br />
«Non sarò io a farlo. Mi auguro che entro domani mattina sia già<br />
marcita.»<br />
«E il custode?»<br />
«Lo riporterò al suo tavolo. Con un po' di fortuna, penserà di aver<br />
fatto troppi turni di notte in compagnia dei morti.»<br />
«Immagino che tu sappia quello che stai facendo.»<br />
Sean si strinse nelle spalle. «In ogni caso non mi viene in mente<br />
niente di meglio. Appena uscito di qui, tornerò all'ospedale per<br />
controllare la situazione. E tu dove andrai? A Monstresse House?»<br />
Mark scosse il capo. «No, non posso starmene con le mani in<br />
mano ad aspettare. Devo trovare il covo di Stephen. Sta usando una<br />
tattica da guerriglia, inseguendo prede diverse e tenendoci occupati e<br />
divisi per riuscire ad avvicinarsi a Lauren. Devo trovarlo.»<br />
«Quale credi sarà la sua prossima mossa?»<br />
«Non ne ho idea, ma prego Dio di riuscire a trovarlo prima che la<br />
faccia.»<br />
Deanna era ancora molto debole e molto in ansia per Jonas.<br />
Anche Lauren era preoccupata per lui, benché i suoi motivi fossero<br />
diversi.<br />
Stacey cucinò una zuppa <strong>del</strong>iziosa che Deanna riuscì a mangiare,<br />
recuperando un po' di forze, tanto che riuscì persino a farsi una<br />
doccia da sola, mentre una di loro aspettava, pronta a passarle<br />
l'asciugamano e a riaccompagnarla a letto.<br />
Il pericolo era sempre in agguato, ma quella sera, con Stacey,<br />
Bobby e Big Jim in casa, a Lauren sembrò che la situazione fosse<br />
nettamente migliorata.<br />
Dopo cena, Big Jim suggerì che si riunissero nella sua stanza per<br />
una partita a Trivial Pursuit, e anche se in un primo tempo Lauren<br />
accolse con indifferenza la proposta, fu lieta di vedere che le amiche<br />
accettavano volentieri. Per quanto si sforzasse, tuttavia, non riuscì a<br />
concentrarsi sul gioco; si sentiva stranamente inquieta e nervosa e<br />
alla fine si scusò e scese in cucina a prepararsi una tazza di tè.
Mentre aspettava che l'infuso fosse pronto, si ricordò<br />
improvvisamente <strong>del</strong> ritaglio di giornale che le aveva dato Susan. Salì<br />
di corsa in camera sua e, dopo averlo recuperato dalla tasca dei<br />
jeans che indossava il giorno prima, si sedette sul letto, ansiosa di<br />
leggerlo.<br />
Perplessa, si rese conto che si trattava di un articolo scritto dieci<br />
anni prima su alcuni eventi singolari che si erano verificati in<br />
Louisiana nel 1870.<br />
Il proprietario di una piantagione, sopravvissuto alle devastazioni<br />
<strong>del</strong>la Guerra civile, si era recato a Kiev per assistere alle nozze <strong>del</strong><br />
figlio. Lì era apparentemente uscito di senno e aveva ucciso la sposa<br />
e numerosi invitati servendosi di frecce e balestra. La sua salma era<br />
stata rimpatriata per la sepoltura, e il giorno dei funerali la casa, una<br />
splendida tenuta sul fiume, era andata a fuoco. Lo scheletro <strong>del</strong>la<br />
struttura era rimasto in piedi per anni. All'epoca <strong>del</strong>l'articolo, le<br />
rovine erano ancora abbandonate e la proprietà era ritornata allo<br />
stato.<br />
Lauren rilesse l'articolo più volte, incapace di capire perché Susan<br />
glielo avesse dato.<br />
Perplessa, ripiegò il foglio e lo gettò sul comodino.<br />
Mark girò in auto per più di due ore.<br />
All'inizio era convinto che Stephen avesse scelto come rifugio un<br />
posto intorno a Plantation Row, ma a quanto pareva si era sbagliato<br />
perché non aveva visto niente di sospetto.<br />
Tornò all'ospedale per controllare come stesse Leticia, e quando<br />
raggiunse la sua stanza scoprì che tutto sembrava tranquillo. Sean<br />
aveva messo un agente di guardia alla porta e il lavoro a maglia di<br />
Judith Lockwood iniziava a prendere la forma di un maglione.<br />
Mark notò che c'erano altre croci nella stanza, tutte di legno, e<br />
che molte erano allineate sul davanzale <strong>del</strong>la finestra.<br />
«Salve, Miss Lockwood» disse con voce pacata.<br />
Judy sollevò lo sguardo con calma e gli rivolse un cenno <strong>del</strong> capo.<br />
«Lui è già venuto qui. È venuto e se n'è andato.»
«Lui?» mormorò.<br />
La donna riportò lo sguardo al lavoro a maglia. «I giovani posso<br />
ridere <strong>del</strong>le antiche credenze, ma lei sa che molto tempo fa, quando<br />
la gente viveva nella giungla e nel deserto, sapeva riconoscere il<br />
bene e il male. La mia bambina ha avuto la sventura di incontrare il<br />
male, ma è una brava ragazza e io non voglio perderla per mano di<br />
uno dei servi di Satana. Ero pronta.» Si interruppe con un sorriso.<br />
«Be', ammetto che adesso ho ancor più paura di lasciare il mio posto,<br />
comunque mi sono fatta trovare pronta. È apparso alla finestra e io<br />
gli ho dato il fatto suo. Vede quella croce d'argento? Ho puntato la<br />
torcia su di lei appena ho visto le orbite dorate dei suoi occhi oltre il<br />
vetro.» Rise sommessamente. «Si è dileguato come neve al sole.<br />
Sissignore, credo che ora andrà tutto bene.»<br />
Mark si avvicinò alla donna e le prese le mani nelle proprie. «Ben<br />
fatto, Judy. Ha salvato la vita a sua nipote, lo sa? Ma ha ragione,<br />
non deve muoversi di qui. Per nessuna ragione. Almeno finché non<br />
sarà... sicuro.»<br />
«Finché non avrà ucciso quel bastardo, vuol dire?» gli domandò<br />
l'anziana signora.<br />
Lui annuì. «Aveva bisogno di Leticia perché è un'infermiera, ma è<br />
anche una bella donna. Lei l'ha salvata. Non era a sua nipote che lui<br />
dava la caccia, e tuttavia cercherà di fare <strong>del</strong> male a lei perché non<br />
gli piace che qualcuno gli neghi qualcosa. Capisce quello che voglio<br />
dire, vero?»<br />
Judy lo fissò. «Oh, sì, giovanotto. Capisco molto di più di quanto<br />
immagina. E non me ne andrò di qui. Vede <strong>del</strong>la stupidità in questo<br />
vecchio corpo? Io credo di no.»<br />
Mark non riuscì a trattenere una risata. «Ha ragione, nemmeno<br />
io.»<br />
«Vada pure, allora. Vada e fermi il mostro che ha fatto questo alla<br />
mia bambina.»<br />
«Sì, ma'am» disse Mark prima di uscire.<br />
Appena fuori, imprecò ad alta voce. Se solo avesse saputo dove<br />
Stephen aveva intenzione di colpire la prossima volta.
Deanna si sentiva ancora debole, anche se si stava riprendendo più<br />
rapidamente di quanto Lauren si aspettasse, e a mezzanotte dormiva<br />
di già, apparentemente tranquilla.<br />
Heidi, seduta in poltrona, sbadigliò.<br />
«Andate tutti a dormire adesso» disse Big Jim, guardandosi<br />
intorno. «Io farò il primo turno di guardia. Bobby mi darà il cambio<br />
tra qualche ora. E Stacey è sempre in piedi prima <strong>del</strong>le sei.»<br />
«Posso stare io con Deanna» si offrì Lauren. «Tu hai fatto già<br />
abbastanza, rinunciando al tuo lavoro per restare con noi.»<br />
«Dammi retta, Lauren. Io so esattamente con che cosa abbiamo a<br />
che fare. Vai a dormire. Non sarai di nessun aiuto se sei stremata.»<br />
Heidi si alzò. «Mi dispiace, ma sono davvero esausta.» E aggiunse<br />
sorridendo: «È sfibrante convincere un fidanzato che non hai<br />
intenzione di andare a letto con tutta la squadra dei Los Angeles<br />
Saints. Che Dio ti benedica, Big Jim. Vado a letto».<br />
«D'accordo, cercherò di riposare anch'io» capitolò Lauren.<br />
«Faremo come dice Big Jim.» Bobby si alzò e tese la mano a<br />
Stacey. «Andiamo, bimba.»<br />
Uscirono tutti dalla stanza.<br />
«Se vuoi posso dormire con te, Heidi» si offrì Lauren.<br />
«No, grazie.»<br />
«Ma... »<br />
«Lauren, la stanza è protetta e io ho l'impressione che qualcuno<br />
potrebbe venire a trovarti stanotte. Penso che sia un bene che tu<br />
faccia finalmente un po' di sesso, e preferirei non essere di troppo»<br />
concluse ridendo.<br />
«D'accordo. Sono nella stanza accanto. Se ti sentissi nervosa, se<br />
qualcosa dovesse spaventarti nel mezzo <strong>del</strong>la notte...»<br />
«Griderò fino a sgolarmi così potrai venire a salvarmi» promise<br />
Heidi prima di stringerla in un abbraccio rassicurante. «Credimi, ho<br />
rischiato di perdere Barry e farò di tutto perché non succeda mai più,<br />
specie ora che so chi è il nostro nemico. Sono pronta ad affrontare
qualsiasi cosa, te lo giuro.»<br />
Lauren la guardò sparire nella sua stanza prima di ritirarsi.<br />
Fece una doccia, lasciando scorrere a lungo l'acqua bollente, prima<br />
di indossare una camicia da notte e infilarsi sotto le lenzuola.<br />
Il silenzio che regnava nella casa sembrava incombere su di lei. Si<br />
rese conto di essere tesa, in ascolto.<br />
In attesa di sentire un battito d'ali che svolazzavano nella notte. In<br />
attesa <strong>del</strong> terrore.<br />
Era proprio quello che lui voleva, si disse. Era venuto all'ospedale<br />
perché aveva voluto dimostrare di poter andare ovunque, di poterle<br />
colpire quando meno se l'aspettavano. E che voleva lei.<br />
Ma per quale motivo?<br />
Perché assomigliava a Katie?<br />
Era tutto così assurdo.<br />
Si alzò e decise di rileggere un'altra volta l'articolo che le aveva<br />
dato Susan. Ancora non riusciva a capire che cosa avesse cercato di<br />
dirle la veggente. Era una storia triste ed era accaduta nel 1870, poco<br />
dopo che la Guerra civile aveva diviso in due la nazione.<br />
Notando che in fondo all'articolo erano citate diverse fonti, si<br />
chiese se potesse consultarne qualcuna su Internet o se dovesse<br />
andare in biblioteca.<br />
Erano quasi le due <strong>del</strong> mattino, e anche se non riusciva a prendere<br />
sonno si sentiva esausta. Decise che il mattino seguente avrebbe fatto<br />
qualche ricerca.<br />
Tornò a sdraiarsi per cercare di dormire.<br />
Anche se sembrava inutile, Mark decise di fare un altro giro per i<br />
locali.<br />
Scoprì ben presto che Big Jim non suonava con la band quella<br />
sera, ma si fermò ugualmente a bere una birra e ad ascoltare un po'<br />
di musica.<br />
Era ancora sconvolto per quello che era successo con Nefertiti. La
donna voleva che lui la distruggesse, ne era sicuro. Aveva preso il<br />
bambino non perché avesse intenzione di succhiargli il sangue, bensì<br />
per forzargli la mano e costringerlo a ucciderla. Ed era oltremodo<br />
frustrante pensare che forse sapeva qualcosa che avrebbe potuto<br />
essergli d'aiuto.<br />
A un tratto si raddrizzò e si guardò intorno. Non c'era niente di<br />
insolito nel pub, eppure qualcosa era cambiato.<br />
Sorseggiando la birra, osservò attentamente la gente che gli stava<br />
intorno. Tre studenti erano seduti al banco sugli alti sgabelli. Sulla<br />
pista da ballo c'erano otto persone che si muovevano al ritmo <strong>del</strong>la<br />
musica.<br />
Al tavolo accanto al suo, una giovane donna chiacchierava con un<br />
uomo più anziano. Cogliendo qualche frammento <strong>del</strong>la loro<br />
conversazione, Mark capì che erano padre e figlia. Lei studiava alla<br />
Tulane University e lui era venuto a trovarla.<br />
Il locale era scarsamente affollato. Molti clienti sembravano soli.<br />
Due belle donne sulla cinquantina si godevano la musica<br />
chiacchierando e sorseggiando Margarita.<br />
In fondo al locale c'era una coppia. L'uomo, dai capelli castano<br />
chiaro e con le spalle larghe, indossava una camicia nera e un paio di<br />
jeans. Avrebbe potuto essere il quarterback <strong>del</strong>la sua squadra di<br />
football al college.<br />
La ragazza era carina; aveva un'aria dolce, radiosa e innocente.<br />
Sembrava anche molto giovane. Aveva occhi scuri e lunghi capelli<br />
castani, e indossava una minigonna scozzese e un top attillato.<br />
Tenevano le teste vicine, chini l'uno verso l'altro.<br />
A un tratto la ragazza scoppiò in una risata un po' troppo forte,<br />
probabilmente perché aveva bevuto troppo.<br />
Mark vide l'uomo posare il denaro sul banco e sussurrarle<br />
qualcosa all'orecchio.<br />
Lei sorrise e arrossì.<br />
Uscirono insieme, mano nella mano.<br />
Mark li seguì.
Ci fu un forte boato, simile a un tuono.<br />
Lauren si svegliò di soprassalto, spaventata, e si mise a sedere sul<br />
letto.<br />
Le portefinestre si erano spalancate verso l'interno. Le tende,<br />
bianche e leggere, fluttuavano gonfiandosi come nuvole eteree.<br />
Un lampo squarciò improvvisamente il buio.<br />
Ed eccolo lì. Stephen. Alto e minaccioso, con un mantello nero<br />
che svolazzava dietro di lui, si stagliava contro il candore <strong>del</strong>le<br />
tende.<br />
«Invitami a entrare» le ordinò.<br />
«No, non lo farò mai.»<br />
«So che hai letto l'articolo» disse con voce dolce.<br />
«Che cosa importa?» replicò, brusca, lei.<br />
«Conosco l'indovina.»<br />
«Susan...» mormorò Lauren, con il cuore stretto in una morsa di<br />
gelido terrore. Susan era terrorizzata. Sapeva tutto di Stephen.<br />
«Non le ho fatto <strong>del</strong> male... non ancora. Ma so che ti ha dato<br />
l'articolo.»<br />
«Non parla di te.»<br />
«Non l'hai letto accuratamente» replicò il vampiro con un sorriso<br />
mentre il bagliore dorato dei suoi occhi si faceva quasi tenero. «Tu<br />
vuoi venire con me. Sai che lo vuoi. Tu sai quello che posso darti.<br />
Con me avrai tutto ciò che desideri. Devi allontanarti da lui. Lui è<br />
malvagio.»<br />
«No.»<br />
«È un bugiardo, lo sai.»<br />
«No.»<br />
Allora incominciò a ridere, ed era la stessa, orribile risata che<br />
Lauren aveva sentito uscire per la prima volta dalla sfera di cristallo.<br />
«Sto venendo a prenderti... Sono venuto per te.»
La coppia sembrava diretta verso uno dei grandi alberghi <strong>del</strong><br />
Quartiere Francese.<br />
All'inizio fu abbastanza facile pedinarli tenendosi a una certa<br />
distanza senza perderli di vista, ma più si avvicinavano a Canal<br />
Street, più diventava difficile per Mark seguirli in mezzo alla folla<br />
senza farsi notare. Alla fine li vide entrare in un albergo e non ebbe<br />
altra scelta che entrare. Si avvicinò al banco <strong>del</strong>la reception e chiese<br />
all'impiegato di turno le indicazioni per raggiungere Jackson Square.<br />
Mentre fingeva di ascoltare quello che l'uomo gli diceva, continuò a<br />
tenere d'occhio la coppia e la vide salire in ascensore. Per fortuna<br />
non c'era nessun altro con loro e tenendo d'occhio l'indicatore poté<br />
avere la certezza che si erano fermati al quarto piano.<br />
Ringraziò l'impiegato <strong>del</strong>la reception per le indicazioni, e come se<br />
niente fosse si avviò verso le scale. Arrivato al pianerottolo <strong>del</strong><br />
quarto piano, tuttavia, imprecò tra sé: l'hotel era molto grande e<br />
non c'era alcun indizio su quale fosse la stanza occupata dalla<br />
coppia.<br />
Non gli restava altro che perlustrare lentamente il corridoio e stare<br />
in ascolto, sperando di cogliere qualche rumore che lo mettesse sulla<br />
pista giusta.<br />
Da una stanza proveniva il suono di un programma televisivo, da<br />
un'altra <strong>del</strong>la musica rock. Continuò ad avanzare, poi udì<br />
nuovamente quella risata troppo acuta. Se non altro la ragazza era<br />
ancora viva, pensò, e a quanto pareva si stava anche divertendo.<br />
Identificò la stanza da cui proveniva il suono e si fermò davanti<br />
alla porta. Udì un mormorio di voci scherzose e un'altra risata.<br />
Poi un rantolo, seguito da un grido.<br />
Mark fece irruzione nella stanza... e si fermò, cupo in volto.<br />
L'uomo era steso a terra e la ragazza, sopra di lui, gli teneva le<br />
braccia bloccate sopra la testa. Per un istante fu tentato di andarsene,<br />
imbarazzato. Come aveva potuto prendere un simile granchio?<br />
Poi capì di non essersi sbagliato affatto. La ragazza rise ancora e<br />
alla luce soffusa <strong>del</strong>la stanza, i suoi canini scintillarono grondando<br />
saliva.
Guardò Mark mentre all'uomo sotto di lei sfuggiva un gemito di<br />
puro terrore.<br />
Imprecando, Mark si lanciò sulla vampira, disarcionandola<br />
dall'uomo. La ragazza era forte e robusta e lottò strenuamente,<br />
cercando di inchiodarlo al pavimento mentre lui cercava di<br />
raggiungere la pistola che aveva in tasca.<br />
Una violenta spinta lo mandò a sbattere contro il muro, ma si<br />
riprese rapidamente. La donna si lanciò su di lui con un grido<br />
infuriato.<br />
Con la coda <strong>del</strong>l'occhio, Mark notò che l'uomo si era rimesso in<br />
piedi e usciva barcollando dalla stanza. Un secondo dopo si ritrovò<br />
a fissare gli occhi furiosi e scintillanti <strong>del</strong>la sua avversaria in<br />
minigonna, che faceva scattare le mandibole, cercando di affondare<br />
le zanne in una qualunque parte <strong>del</strong> suo corpo.<br />
Riuscì a respingerla e ad afferrare la pistola carica d'acqua santa,<br />
ma la vampira tornò alla carica e benché Mark cercasse di schivare<br />
l'attacco chinando il capo, lei fu più veloce e rotolarono entrambi sul<br />
pavimento, avvinghiati, mentre la pistola volava in aria.<br />
Quando smisero di rotolare, lei si trovava sopra di lui, ma<br />
stringendo i denti e flettendo i muscoli con tutta la propria forza<br />
Mark riuscì a scagliarla lontano, facendola atterrare sulla pistola ad<br />
acqua. Si udì un sibilo, seguito da un ululato di dolore. La vampira<br />
balzò in piedi, fissando prima il giocattolo e poi Mark, dopodiché<br />
scoppiò a ridere. «Non puoi competere con Stephen» disse. «Tu e le<br />
tue stupide armi... Lui ti tormenterà, ti porterà via tutto quello che<br />
ami. Pensi di poterlo fermare? Di poterlo ferire? Non accadrà mai.<br />
Lui sa come muoversi nel mondo degli umani, sa come nutrirsi. Sa<br />
come prendere quello che vuole. Tu non sei niente! Proprio niente.<br />
E alla fine non sarai altro che sangue. Sangue, sangue e ancora<br />
sangue. Sarà versato <strong>del</strong> sangue, cadrà una pioggia di sangue,<br />
saranno nozze di sangue!» concluse scoppiando in una risata<br />
raccapricciante. «La tua donna morirà e poi tornerà in vita. Non<br />
come Katie: lei è morta, è soltanto un ricordo di sangue. No, la tua<br />
donna sarà sua e noi che l'abbiamo servito regneremo in eterno.»<br />
Era troppo.
Mark si alzò in piedi e volò letteralmente attraverso la stanza.<br />
Colpì la vampira con una violenza tale da sfondare la finestra,<br />
mandandola in frantumi, precipitando insieme a lei nell'abisso <strong>del</strong>la<br />
notte...<br />
No, no, no! Non era possibile che stesse accadendo davvero.<br />
Doveva combattere.<br />
Finalmente Lauren riuscì a reagire e si girò di scatto sobbalzando,<br />
guardandosi intorno in preda al panico.<br />
Le finestre erano chiuse.<br />
Le tende erano al loro posto.<br />
Nella stanza non c'era nessuno.<br />
Respirò a fondo, lentamente, e si rese conto che durante l'incubo<br />
le lenzuola si erano aggrovigliate. Il velo di sudore che le imperlava<br />
la pelle si stava ghiacciando e il cuore le batteva all'impazzata.<br />
«Era solo un brutto sogno» disse ad alta voce.<br />
Soltanto un sogno.<br />
Ma aveva ancora paura. Si alzò e accese la luce, poi andò in<br />
bagno e accese la luce anche lì prima di sciacquarsi il viso con l'acqua<br />
fredda.<br />
Si guardò allo specchio: gli occhi sgranati e i capelli in disordine le<br />
davano un'aria da pazza. Si lisciò i capelli, si lavò un'altra volta il<br />
viso e si guardò ancora. Il terrore stava lentamente svanendo dal suo<br />
sguardo.<br />
Dentro di lei, tuttavia, indugiava ancora la sensazione di essere<br />
stata in qualche modo violata.<br />
Uscì in corridoio e trovò la porta di Heidi socchiusa. Fece<br />
capolino nella stanza e vide l'amica rannicchiata sotto le coperte.<br />
Stringeva tra le braccia un cuscino e sembrava che dormisse<br />
tranquilla.<br />
Proseguì lungo il corridoio. La stanza di Deanna era aperta. Big<br />
Jim aveva lasciato il posto a Bobby, che stava leggendo un manuale<br />
di armi.
Il poliziotto sollevò lo sguardo dal libro nel vederla. «Ciao» la<br />
salutò, parlando a bassa voce.<br />
«Ciao. È tutto a posto?»<br />
«Sì. Deanna si è svegliata e aveva ancora fame. Sembra che si stia<br />
riprendendo in fretta.»<br />
«Grazie al cielo.»<br />
«Tu, piuttosto, tu sei sicura di stare bene?» le chiese.<br />
«Sì. Solo che non riesco a dormire.» Si avvicinò a Deanna. Aveva<br />
ripreso colore e respirava regolarmente. Sembrava che dormisse un<br />
sonno sereno e senza sogni tormentati.<br />
«Te l'ho detto, sta bene» disse Bobby.<br />
«Ti credo.» Lauren si voltò a guardarlo con un sorriso, poi si<br />
stiracchiò. Era stanca, ma sapeva che non sarebbe riuscita a dormire.<br />
«Perché non vai a riposare un po'? Domani mattina dovrai andare al<br />
lavoro, suppongo.»<br />
Bobby sorrise. «A dire il vero in questo momento sono assegnato<br />
a questa casa.»<br />
«Non riesco a dormire, Bobby. Potresti approfittarne per riposare<br />
un po'.»<br />
«Sicura?»<br />
«Ti assicuro che non riuscirei ad addormentarmi.»<br />
«Va bene, allora. La casa è protetta e se dovesse succedere<br />
qualcosa - qualsiasi cosa - non devi fare altro che gridare forte.<br />
Okay? E non preoccuparti di lanciare un falso allarme. Meglio farci<br />
alzare per niente che sottovalutare il pericolo e finire morta... o<br />
peggio.»<br />
Lauren fu tentata di raccontargli <strong>del</strong> sogno, ma poi decise che era<br />
meglio di no. Non voleva che qualcuno si preoccupasse per lei<br />
quando c'era tanto da fare. Inoltre, parlarne l'avrebbe reso ancor più<br />
reale nella sua stessa mente e lei non voleva che Stephen diventasse<br />
più concreto di quanto già non fosse.<br />
Decise che ne avrebbe parlato a Mark quando si fossero visti. O<br />
forse no. Forse, il mattino seguente, sarebbe andata in biblioteca. Si
sarebbe inventata una scusa qualunque e avrebbe chiesto a qualcuno<br />
di accompagnarla.<br />
Si chiese se qualcosa che Stephen le aveva detto nel sogno stesse<br />
minando la fiducia che riponeva in Mark.<br />
No, decise. Semplicemente non lo conosceva abbastanza per<br />
nutrire una fiducia incrollabile.<br />
«Sicura che sia tutto a posto?» le domandò di nuovo Bobby.<br />
«Assolutamente. Davvero, vai pure a dormire.»<br />
Lui annuì e uscì dalla stanza.<br />
Per qualche minuto Lauren camminò irrequieta nella stanza, poi<br />
decise di provare a leggere qualcosa. Il manuale di Bobby non<br />
sembrava molto interessante, così cercò qualcosa di più accattivante<br />
nella libreria. Scelse un libro sui pirati di New Orleans e dopo aver<br />
lanciato un'occhiata a Deanna per assicurarsi che continuasse a<br />
dormire tranquillamente, si accoccolò in poltrona.<br />
Con un sospiro, cercò di concentrarsi sul libro, ma dopo poche<br />
righe si rese conto che non aveva capito una sola parola di quanto<br />
aveva letto. All'improvviso aveva un gran sonno.<br />
Ma doveva assolutamente rimanere sveglia.<br />
Accese il televisore posto sopra il cassettone, grata che ogni stanza<br />
fosse dotata di tivù via cavo. Stavano trasmettendo Robin Hood: un<br />
uomo in calzamaglia, diretto da Mel Brooks. Un film divertente,<br />
pensò. Bene.<br />
Guardò ancora Deanna per assicurarsi che la tivù non la<br />
disturbasse. Pareva di no.<br />
Tornò a sedersi e, se Dio volle, riuscì a restare sveglia.<br />
Quando il film finì e iniziò Dracula di Francis Ford Coppola, però,<br />
si alzò rapidamente e cambiò canale, cercando un telegiornale.<br />
Il servizio parlava <strong>del</strong>le tre donne decapitate ripescate dal<br />
Mississippi e diceva che la polizia stava ancora perlustrando il corso<br />
<strong>del</strong> fiume alla ricerca <strong>del</strong> killer. Cambiò canale e trovò un vecchio<br />
episodio di Lassie. Che sorpresa, pensò sorridendo.<br />
Timmy si era messo di nuovo nei guai.
Provò a leggere, ma le palpebre le si chiudevano.<br />
Devo restare sveglia, si ripeté. Devo.<br />
Dopo un volo di dieci metri, si schiantarono sul selciato. Benché<br />
Mark fosse atterrato sopra la vampira, lei non sembrava aver<br />
risentito <strong>del</strong> volo e continuò a ridere.<br />
Lui scrutò lungo la strada. Poco lontano, vicino all'Harrah's Hotel,<br />
sembrava esserci una certa animazione. Nell'altra direzione c'era un<br />
negozio di T-shirt che faceva orario continuo e le luci filtravano dalle<br />
vetrine.<br />
Per fortuna, nelle immediate vicinanze non c'era anima viva.<br />
Quando la donna cercò nuovamente di addentarlo alla gola,<br />
Mark le mise le mani intorno al collo e strinse con tutte le sue forze,<br />
mettendo in pratica tutte le tattiche che conosceva.<br />
Lei lottò, si divincolò; aveva una forza incredibile, e ci volle<br />
qualche minuto prima che Mark udisse finalmente il colpo secco<br />
<strong>del</strong>l'osso che si spezzava. Lei continuava a fissarlo, ma ora il suo capo<br />
era inclinato in un angolo innaturale.<br />
«Sangue, sangue, sangue!» continuava a ripetere.<br />
Vicino al marciapiede, Mark scorse un cumulo di macerie e<br />
materiali da costruzione abbandonati. Senza mollare la presa sulla<br />
vampira, rotolò per raggiungerli.<br />
Intuendo le sue intenzioni, lei cercò di resistere. Invano. Mark<br />
afferrò un piolo di legno e glielo conficcò nel petto con tutte le forze<br />
che aveva.<br />
Da qualche parte, nelle vicinanze, una donna lanciò un grido di<br />
terrore. «Assassino!»<br />
La vampira fissò Mark con occhi sgranati. Il suo ultimo respiro fu<br />
come il fischio di un palloncino che si sgonfia, poi il sangue le sgorgò<br />
dalle labbra, la pelle diventò nera... e infine esplose sotto di lui in<br />
una nuvola di cenere.<br />
Ricoperto da quella polvere nerastra, Mark si rialzò. Udì le sirene<br />
<strong>del</strong>la polizia ululare in lontananza e si mise a correre cercando un
vicolo buio.<br />
Non appena lo trovò, sparì nell'oscurità, consapevole dei passi che<br />
risuonavano alle sue spalle.<br />
Non potevano accusarlo di nulla. Non potevano incolparlo di<br />
omicidio perché non c'era alcun cadavere...<br />
Continuò a correre. In lontananza sentiva ancora la donna gridare<br />
all'assassino.<br />
Un rumore sordo, insistente, si insinuò nel sonno profondo e<br />
senza sogni in cui Lauren era sprofondata, rannicchiata sulla<br />
poltrona.<br />
Aprì gli occhi.<br />
Sì, c'era un rumore. Proveniva dalla porta d'ingresso.<br />
Spalancò gli occhi e guardò rapidamente verso il letto.<br />
Vuoto!<br />
Lauren scattò in piedi e si precipitò in corridoio e poi giù per le<br />
scale. Deanna era in piedi davanti all'ingresso.<br />
La porta era aperta.<br />
Con i capelli scompigliati e il viso ancora appannato dal sonno,<br />
Stacey si precipitò verso l'ingresso seguita da Bobby, e per poco non<br />
finì addosso a Lauren.<br />
«Deanna!» gridò.<br />
In quel momento un uomo entrò in casa. Indossava un paio di<br />
jeans e una T-shirt dei Killers.<br />
Era coperto di sangue e crollò per terra non appena ebbe messo<br />
piede nell'atrio.<br />
Era Jonas.
Capitolo 16<br />
Mark ringraziò Dio che la città non fosse cambiata molto in quegli<br />
anni. Riuscì a tornare nel Quartiere Francese abbastanza<br />
rapidamente e, una volta lì, si rese conto che era quasi l'alba.<br />
Doveva tornare a Monstresse House, rubare qualche ora di sonno<br />
e rimettersi in moto, pensò. Gli era venuto in mente di fare il giro<br />
<strong>del</strong> lago per cercare il nascondiglio di Stephen.<br />
Il lago era grande, e quindi doveva partire presto. Se fosse riuscito<br />
a dormire un po' e a rimettersi in viaggio di buon'ora, avrebbe<br />
potuto coprire un bel po' di strada.<br />
Non era ancora sorto il sole quando parcheggiò in Bourbon<br />
Street. Appena sceso dalla macchina, si accorse che tutte le luci<br />
<strong>del</strong>l'antica dimora erano accese.<br />
Preoccupato, percorse il vialetto a tutta velocità, aprì il cancello e<br />
con pochi balzi raggiunse l'ingresso. Un brivido di terrore gli fece<br />
accapponare la pelle quando scoprì che la porta non era chiusa a<br />
chiave.<br />
La spalancò di colpo e si bloccò sulla soglia, aggrottando la fronte<br />
mentre si guardava intorno.<br />
Erano tutti riuniti nell'atrio: Big Jim, Bobby, Stacey, Lauren, Heidi<br />
e Deanna. Insieme a qualcun altro.<br />
Jonas.<br />
Il vampiro era seduto su una sedia, a petto nudo, e stava<br />
raccontando come mai era ridotto in quello stato, mentre Stacey gli<br />
medicava le ferite. Deanna era inginocchiata ai suoi piedi e gli teneva<br />
una mano, guardandolo con occhi traboccanti di adorazione.<br />
I primi ad accorgersi <strong>del</strong>la sua presenza furono Big Jim e Bobby,<br />
seguiti dagli altri. Lauren lanciò un sommesso grido, fissandolo<br />
sgomenta.<br />
«Sto bene. È solo... sporco» la rassicurò lui. Poi si rivolse a Jonas<br />
con voce piena di diffidenza. «Che cosa diavolo ti è successo?»<br />
«L'ho ucciso!» dichiarò l'altro in tono trionfante.
«Stephen?» chiese Mark,<br />
Il sorriso di Jonas si spense. «No» ammise. «Solo il suo braccio<br />
destro... uno dei tanti. Adesso è morto. Morto stecchito. Si è dissolto<br />
in una nuvola di...» Si interruppe, osservando attentamente Mark, e<br />
concluse con un filo di voce: «Sporco».<br />
«È ferito, lascialo in pace!» esclamò Deanna con aria di<br />
rimprovero.<br />
Mark la fissò con durezza. Sembrava molto più in forma di quanto<br />
ci si sarebbe potuti aspettare da una persona appena emersa da un<br />
coma profondo. «Chi l'ha fatto entrare?» domandò bruscamente a<br />
Big Jim.<br />
«Io» rispose Deanna, alzandosi lentamente in piedi.<br />
Mark si guardò in giro con aria interrogativa.<br />
Lauren gli si avvicinò. Indossava una semplice camicia da notte,<br />
ma sembrava elegante come una regina. I suoi occhi brillavano e i<br />
capelli erano come una cascata di raggi di sole che le ricadeva sulle<br />
spalle. Se fosse vestita in un altro modo, se fossimo in un 'altra<br />
epoca, potrebbe davvero essere Katie.<br />
Ma non era Katie. Era Lauren. Bellissima, sincera e piena di<br />
talento, con una personalità spiccata e inconfondibile, Mark lo<br />
sapeva. E sapeva anche che significava moltissimo per lui.<br />
Era la vita, l'amore... la salvezza.<br />
«Mi sono addormentata» spiegò lei. «Poi Jonas ha bussato alla<br />
porta e Deanna è stata la prima a sentirlo.»<br />
Mark si voltò verso la ragazza. «Mi fa piacere vedere che stai<br />
bene» disse.<br />
«È tutto sotto controllo» gli assicurò Big Jim. «Nel caso tu volessi<br />
fare una doccia» aggiunse, guardando i suoi abiti sporchi.<br />
Il sole sarebbe sorto presto e tutto sembrava a posto, pensò Mark.<br />
A quanto pareva, Jonas si trovava lì già da un pezzo e non era<br />
successo niente di orribile. E per ogni eventualità c'era Big Jim,<br />
pronto a farlo a pezzi se avesse causato qualche problema.<br />
«D'accordo. Vado a fare la doccia.» Si rivolse a Jonas. «Poi tu e io<br />
faremo due chiacchiere.»
«È ferito!» protestò Deanna.<br />
«Starà benissimo ora che avrò finito la doccia.» Bobby si rivolse a<br />
Jonas. «Ti ho procurato degli abiti puliti. Immagino che anche tu<br />
vorrai ripulirti dal sangue e... dal resto.»<br />
Mark salutò con un cenno <strong>del</strong> capo tutti quanti e salì le scale,<br />
diretto verso la sua stanza, dove si liberò dei vestiti facendoli a pezzi.<br />
Sapeva che non li avrebbe lavati né mandati in tintoria, e che<br />
sarebbero finiti nell'inceneritore. Poi si infilò sotto la doccia.<br />
Mentre faceva scorrere l'acqua, udì la porta <strong>del</strong> bagno aprirsi. Capì<br />
subito chi era. Attese, in piedi sotto il getto bollente, accogliendo<br />
con gratitudine l'acqua che gli scorreva sulla pelle e il calore che<br />
sembrava lenire ogni dolore.<br />
«Mark?»<br />
Non rispose, limitandosi a guardarla mentre lei si avvicinava.<br />
«Sei arrabbiato per qualche motivo, ma non dovresti esserlo. È<br />
colpa mia se Jonas è entrato in casa.»<br />
«Ormai è qui» rispose infine lui. «Non importa di chi è la colpa.»<br />
«Non sei convinto che sia... buono?»<br />
Lui ignorò la domanda e ribatté: «Se sei venuta per tormentarmi,<br />
tanto vale che venga sotto anche tu».<br />
Lauren esitò un istante, ma poco dopo entrò nella cabina doccia.<br />
L'acqua parve diventare più calda. Bollente. Ma non era l'acqua: era<br />
lei.<br />
A un tratto non ci fu altro che quell'istante e tutto quello che gli<br />
importava era averla lì e saperla al sicuro.<br />
«Mi dispiace» mormorò lei, circondandolo da dietro con le<br />
braccia. «Davvero, non sai quanto mi dispiace.» Stava per aggiungere<br />
qualcosa, quando lui si girò cercando le sue labbra.<br />
La sporcizia che lo ricopriva se n'era andata. L'acqua l'aveva<br />
portata con sé nello scarico come se fosse stata un brutto sogno. Il<br />
calore era piacevole e la pelle di Lauren era liscia contro la sua. Il<br />
sapone sapeva di pulito, aveva un aroma di legno e di pino. Era un<br />
aroma gradevole, <strong>del</strong>icato, legato alla terra. Era eccitante come la
vitalità morbida e vibrante <strong>del</strong> corpo flessuoso di Lauren. Come il<br />
contatto erotico con la sua pelle calda e scivolosa. La pressione <strong>del</strong><br />
suo corpo era quasi insopportabile. Il suo sapore era afrodisiaco.<br />
Mark si abbandonò alle sensazioni, stringendola, coprendola di baci<br />
e carezze, tutte le sue percezioni acuite dal luogo e dall'ora,<br />
dall'acqua, dal calore e dal vapore. Sentì le labbra di lei su di sé, le<br />
sue dita che lo esploravano... Oh, Dio, come sapeva muoversi<br />
contro di lui, accarezzandolo ora con tocco leggero, ora più audace.<br />
Sapeva esattamente quando e dove accarezzarlo, baciarlo,<br />
tormentarlo...<br />
La sollevò facendole appoggiare la schiena alla parete <strong>del</strong>la<br />
doccia. Lauren gli allacciò le gambe intorno alla vita e,<br />
aggrappandosi alle sue spalle mentre entrava dentro di lei come<br />
liquido acciaio, inarcò il busto e assecondò le sue spinte con pari<br />
passione. Mark sentiva i suoi baci e i suoi sospiri sulla gola e dietro<br />
l'orecchio. E dopo che entrambi ebbero raggiunto l'orgasmo, avvolti<br />
dal vapore e dal ritmo battente dei loro cuori, Lauren cercò le sue<br />
labbra e lo baciò avidamente mentre le faceva posare i piedi per<br />
terra.<br />
Il getto d'acqua li avvolse di nuovo.<br />
Mark strinse il suo corpo bagnato e luccicante, accarezzandole i<br />
capelli e guardandola negli occhi.<br />
Stava quasi per dire le parole che aveva pronunciato già una<br />
volta, tanto tempo prima.<br />
Ti amo.<br />
Ma si trattenne. Le prese il mento fra le dita e rimase a<br />
contemplare la bellezza <strong>del</strong> suo viso, le linee eleganti <strong>del</strong> suo profilo<br />
scolpite dall'acqua.<br />
«Dobbiamo essere più prudenti che mai» mormorò.<br />
Lei deglutì. «È colpa mia. E stavo pensando che... dobbiamo<br />
andare via da qui.»<br />
Mark avvertì una stretta al cuore. Non sopportava l'idea di<br />
lasciarla andare, così le disse la verità. «Non servirà a niente<br />
andarsene» mormorò con voce stanca. «Lui ti seguirà.»
La paura si accese nel suo sguardo, ma lei la allontanò<br />
rapidamente. «Okay. Ma forse almeno Heidi e Deanna potrebbero<br />
partire.»<br />
Forse dovrebbero farlo, pensò Mark. Solo che una volta partite,<br />
non ci sarebbero più stati Sean Canady, Bobby Munro, Stacey,<br />
Maggie e Big Jim a difenderle.<br />
E nemmeno Jonas, che era entrato a far parte <strong>del</strong> gruppo. «Ho<br />
idea che questa faccenda vada risolta qui, una volta per tutte,<br />
altrimenti sarete in pericolo per il resto <strong>del</strong>la vostra vita» disse.<br />
Ed era la verità.<br />
Lei abbassò lo sguardo e annuì, sfiorandogli il petto con i capelli.<br />
«Non sto mentendo solo per tenerti qui» mormorò Mark.<br />
«Lo so» rispose Lauren. «Che cosa faremo, allora?»<br />
«Lo troveremo. Così non sarete più in pericolo.»<br />
Mentre ascoltava la donna che gridava istericamente sulla strada,<br />
Sean Canady annuiva educatamente, ricordando a se stesso che era<br />
stato lui a chiedere che gli venisse riferito qualsiasi fatto insolito.<br />
«Le dico che quei due sono caduti da una finestra <strong>del</strong> quarto<br />
piano» ripeté la donna, indignata. «Anche un cieco può vedere che il<br />
vetro è rotto.»<br />
Il vetro era effettivamente rotto, questo era certo. Il direttore<br />
<strong>del</strong>l'albergo gli aveva detto che la stanza era registrata a nome di<br />
una certa Rene Smith, residente a New York. Sean non era di New<br />
York e non era stato molto spesso nella Grande Mela, ma perfino lui<br />
sapeva che non esisteva una Diciottesima Strada a Manhattan.<br />
«Sono caduti dalla finestra... e si sono rialzati?» domandò con aria<br />
scettica uno dei detective che era con lui.<br />
La testimone, una donna sulla sessantina che trasudava rettitudine<br />
e virtù, lo guardò e trasse un respiro profondo. «Vi sto dicendo<br />
quello che ho visto» dichiarò. «Con i miei stessi occhi.»<br />
Il tenente chinò il capo, nascondendo un sorriso. Il detective che<br />
aveva parlato era Jerry Merchant. Quella notte era di turno ed era
lui a seguire il caso. Sean lo conosceva bene e sapeva esattamente<br />
che cosa stava per dire.<br />
«Mi scusi, signora, di solito porta gli occhiali?»<br />
Com'era prevedibile, la donna esplose. «Porto gli occhiali per<br />
leggere il giornale, giovanotto, non per vedere lontano. Ero proprio<br />
dall'altro lato <strong>del</strong>la strada, laggiù. E le assicuro che ho visto due<br />
persone volare giù da quella finestra e schiantarsi sul marciapiede.<br />
Poi l'uomo ha preso un pezzo di legno e l'ha conficcato nel petto<br />
<strong>del</strong>la donna.»<br />
«Vuole dire un piolo come quelli che ci sono in quel mucchio di<br />
macerie accanto al marciapiede?» domandò l'agente Merchant.<br />
La donna serrò le labbra. «Harry era accanto a me. Ha visto tutto<br />
anche lui. Non è così, Harry?» chiese, dando un colpetto al braccio<br />
<strong>del</strong> marito con la borsetta.<br />
«Ehm...» balbettò l'uomo, guardando la moglie. «Io ero<br />
concentrato sull'Harrah's... è lì che eravamo diretti. È il nostro<br />
quarantesimo anniversario, capisce?» Abbozzò un tenue sorriso. Se<br />
voleva festeggiare, non era stato accontentato.<br />
«Harry! Come hai potuto perderti quella scena?» esclamò la<br />
donna, indignata.<br />
«Tesoro, se tu dici che sono volati dalla finestra, sono sicuro che è<br />
così» replicò con galanteria Harry.<br />
«Tireranno fuori quella povera ragazza dal Mississippi, te lo dico<br />
io.»<br />
«Se le hanno conficcato un paletto nel petto sarà morta, e quindi<br />
dev'essere qui intorno, non crede?» osservò il detective Merchant.<br />
«Sono sicuro che non la troveranno nel fiume.»<br />
Sean sapeva che Jerry aveva ragione, ma provava anche una certa<br />
simpatia per la donna, che indubbiamente aveva visto proprio<br />
quello che stava raccontando.<br />
Il che era preoccupante. Sembrava che Mark avesse ragione:<br />
Stephen era davvero venuto a New Orleans con un esercito.<br />
«Dovete trovare quell'uomo e arrestarlo» disse Sonia.
«Può descrivercelo, signora?» le domandò il detective.<br />
Finalmente le stava dando una piccola soddisfazione, pensò Sean.<br />
«Certo. Procuratemi uno di quei disegnatori <strong>del</strong>la polizia e glielo<br />
descriverò per filo e per segno.»<br />
«Ci basta una descrizione generale, per il momento. Cominceremo<br />
da qui» decise Jerry Merchant.<br />
A quel punto Sonia esitò, poi sospirò. «Mi sembra che fosse alto e<br />
bruno. È tutto quello che posso dire.»<br />
A quel punto l'impiegato <strong>del</strong>la reception si avvicinò e disse loro<br />
che la donna che aveva preso la stanza era rientrata in compagnia di<br />
un uomo, che però non era moro. Era giovane, sembrava uno<br />
studente universitario, e aveva l'aspetto di un asso <strong>del</strong> football<br />
americano.<br />
Sean lasciò Jerry e la sua squadra al lavoro. Poi cominciò a<br />
perlustrare il quartiere, pur temendo che fosse già troppo tardi,<br />
perché sapeva per esperienza che non pagava rinunciare senza<br />
nemmeno aver provato.<br />
Trenta minuti più tardi trovò un giovane alto, con spalle larghe e<br />
capelli castano chiaro, seduto in un bar semideserto. Un cartello<br />
sosteneva con orgoglio che il locale non chiudeva mai e che era<br />
rimasto aperto persino durante il passaggio <strong>del</strong>l'uragano Katrina.<br />
Sean prese posto accanto all'uomo, che fissava la sua birra ancora<br />
intatta con le mani tra i capelli.<br />
«Brutta nottata?» gli chiese.<br />
L'altro si voltò a fissarlo con uno sguardo impaurito. «Già.<br />
Pessima.» Prese il bicchiere e lo vuotò in un'unica sorsata.<br />
«Sono un poliziotto» si presentò Sean. «Che cosa è successo?»<br />
«Non ho fatto niente, lo giuro. Sono un laureando con ottimi<br />
voti.»<br />
«Quarterback?»<br />
«Terzino.»<br />
«Sei bravo?»
«Ci può scommettere» rispose con orgoglio il ragazzo, leggermente<br />
più a suo agio.<br />
«Vuoi raccontarmi che cos'è successo stanotte?»<br />
«Non mi crederebbe.»<br />
«Provaci.»<br />
«Può offrirmi una birra?»<br />
Sean fece un cenno al barman, che mise un'altra birra di fronte al<br />
giovane.<br />
«Le dirò» esordì il ragazzo con una smorfia, «potrei non bere mai<br />
più. O peggio, avrò paura di fare sesso per tutto il resto <strong>del</strong>la mia<br />
vita.»<br />
«Racconta.»<br />
«Ci siamo incontrati in un locale. Lei era bellissima. Abbiamo<br />
chiacchierato un po', bevuto qualcosa... ballato. Abbiamo bevuto<br />
ancora, poi lei mi ha detto che aveva una stanza in un albergo.<br />
Tutto quello che ricordo è che poco dopo stava cercando di<br />
azzannarmi alla gola.»<br />
«E poi?»<br />
«Un tipo ha fatto irruzione nella stanza, i due si sono messi a<br />
lottare e io ho tagliato la corda. Quella donna era pazza. Si era fatta<br />
limare i denti o qualcosa <strong>del</strong> genere, perché aveva dei canini<br />
affilatissimi. E deve aver preso degli steroidi perché era più forte di<br />
qualsiasi ragazzo abbia mai visto. Più forte <strong>del</strong>l'intera squadra di<br />
football.»<br />
«Che cosa mi dici <strong>del</strong> tipo che è entrato nella stanza? Che ne è<br />
stato di lui?»<br />
«Non lo so. Come ho detto, me la sono data a gambe. Non ho<br />
mai corso così veloce in tutta la mia carriera. La prego, non mi<br />
arresti. Non stavo facendo niente di illegale!»<br />
«Tranquillo, non ho intenzione di metterti dentro» gli assicurò<br />
Sean.<br />
Il ragazzo chinò il capo. «Dopo questa birra, non berrò mai più e<br />
non abborderò mai più una sconosciuta. Non importa quanto sia
ella.»<br />
Sean gli posò una mano sulla spalla. «Se fossi in te, non racconterei<br />
questa storia ai ragazzi <strong>del</strong>la squadra.»<br />
Il giovane lo guardò con espressione di puro terrore. «Oh, Dio,<br />
no!»<br />
«Bene. Questo è il mio indirizzo. Se avessi altri problemi,<br />
chiamami.»<br />
«Grazie» disse il ragazzo, tendendogli la mano. «Mi chiamo Nate<br />
Herman. Davvero, grazie. Non so chi fosse quell'uomo, ma... mi ha<br />
salvato la vita. Glielo giuro, tenente, quella donna aveva <strong>del</strong>le vere<br />
zanne. E voleva squarciarmi la gola.»<br />
«Se finisci quella birra, ti do un passaggio fino al pensionato.»<br />
Quando uscirono dal locale, stava sorgendo il sole.<br />
Sean si sentì sollevato, ma non era ancora tranquillo.<br />
Il sole non garantiva che il mondo fosse al sicuro, lo sapeva fin<br />
troppo bene.<br />
Lauren non l'avrebbe creduto possibile, ma si addormentò non<br />
appena toccò il cuscino. Mark ne era felice; sembrava reggere bene<br />
alla tensione, ma era convinto che sotto sotto fosse estremamente<br />
stanca.<br />
Quanto a Deanna...<br />
Ora che Jonas era con lei, sembrava essersi ripresa in modo<br />
miracoloso. L'infermiera che era venuta a visitarla poco prima aveva<br />
detto che non riteneva più necessaria un'assistenza continua. Il che<br />
era un sollievo, pensò Mark. Non gli piaceva avere estranei per casa.<br />
Era già tarda mattinata quando poté finalmente parlare con Jonas.<br />
Nel frattempo aveva avuto una lunga conversazione telefonica con<br />
Sean Canady, che l'aveva pregato di non sfondare altre finestre. Gli<br />
aveva detto di evitare anche di cadere dal quarto piano di un<br />
edificio e conficcare paletti nel cuore di quella che agli occhi di tutti<br />
appariva come una giovane donna.<br />
«A proposito» aveva aggiunto verso la fine <strong>del</strong>la conversazione,
«ho chiesto a Maggie di fare un salto a Monstresse House. Potrà dare<br />
il cambio agli altri e aiutare ad alleggerire la tensione.»<br />
Mark sospirò, pensando quanto fosse grato al poliziotto. Si sentiva<br />
più tranquillo all'idea di andarsene, sapendo che Maggie era con<br />
Lauren. Aveva una grande fiducia in quella donna che un tempo era<br />
stata una vampira, anche se non capiva come fosse riuscita a<br />
invertire il processo di trasformazione.<br />
Non ero ancora morta, gli aveva detto.<br />
Quello doveva essere stato il fattore determinante. Mark aveva<br />
visto di tutto nel corso degli anni, ma nessuno come Maggie Canady.<br />
Tuttavia, dopo aver parlato con lei, non dubitava che ciò che gli<br />
aveva raccontato fosse vero.<br />
«Allora, dove sei stato?» chiese a Jonas quando finalmente si trovò<br />
solo con lui al tavolo <strong>del</strong>la cucina.<br />
«Ero in ospedale, quando ho capito che c'era qualcosa che non<br />
quadrava.»<br />
«E cioè?»<br />
Jonas lo studiò inclinando il capo sulla spalla. «Avevo la<br />
sensazione che ci fosse qualcosa di strano, così sono uscito in<br />
corridoio. Ho visto un medico, ma qualcosa mi diceva che non era<br />
un vero medico, e l'ho seguito fino al parcheggio. Troppo tardi mi<br />
sono reso conto che era una trappola. Un'intera banda di vampiri mi<br />
si è gettata addosso. Sono riuscito a scappare, anche se ero messo<br />
piuttosto male e non credevo che ce l'avrei fatta. Devo aver perso i<br />
sensi. Mi sono risvegliato al Pronto Soccorso. Appena ho potuto<br />
sono fuggito, ma a quel punto... l'intero ospedale era sottosopra.<br />
Così sono venuto qui perché mentre inseguivo quel tizio - immagino<br />
che fosse il braccio destro di Stephen o qualcosa <strong>del</strong> genere - avevo<br />
sentito dire che Deanna era stata dimessa. Comunque, l'ho fatto<br />
fuori.»<br />
Jonas sembrava orgoglioso <strong>del</strong>la sua impresa e, se quello che gli<br />
aveva raccontato non era inventato di sana pianta, aveva diritto di<br />
esserlo. Ma era vero?, si chiese Mark.<br />
O era tutta un'abile messinscena?
Si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la sedia, studiandolo. Sembrava un<br />
tipo a posto, con una <strong>del</strong>le camicie di Bobby appena stirata e un<br />
paio di pantaloni di tela. «Come ti senti adesso?» si informò.<br />
«Bene. Sono in ottima forma.»<br />
Mark tamburellò con le dita sul tavolo, riflettendo. Non si fidava<br />
a lasciare in casa Jonas mentre lui era fuori, nemmeno sapendo che<br />
Maggie Canady presto sarebbe arrivata a Monstresse House.<br />
«Dunque sei convinto che Stephen sia entrato in ospedale<br />
travestito da medico?»<br />
«Sono disposto a scommetterci. Chi non aprirebbe la porta a un<br />
dottore?»<br />
Mark tirò fuori il cellulare e chiamò l'ospedale, chiedendo <strong>del</strong>la<br />
camera di Leticia Lockwood.<br />
Rispose Judy, che sembrava contenta di sentire la sua voce.<br />
«Sembra che mia nipote stia migliorando. Non è ancora <strong>del</strong> tutto in<br />
sé, ma ha aperto gli occhi più di una volta. Sembra disorientata,<br />
povera cara. Ma stiamo bene, ed è questo che importa. È stato<br />
davvero gentile da parte sua telefonare.»<br />
Mark esitò prima di dire: «Miss Lockwood, deve stare molto<br />
attenta a non far entrare nessuno nella stanza, compresi i medici.<br />
Non faccia entrare proprio nessuno, d'accordo?».<br />
Udì la sua risata sommessa. «Lo so bene» gli assicurò. «E se avessi<br />
dei problemi, ho il biglietto da visita di quel poliziotto gentile e il<br />
suo numero di telefono. Non si preoccupi per me. So che cosa ho di<br />
fronte.»<br />
«Sono felice di sentirglielo dire, Miss Lockwood. Grazie.»<br />
Chiuse la comunicazione, tornando a studiare Jonas.<br />
«Andremo a fare un giro.»<br />
«Non posso restare qui?»<br />
«No.»<br />
«Non ti fidi ancora di me.»<br />
«Non ti conosco.»
Jonas si strinse nelle spalle. «Okay, dove andiamo?»<br />
«Te l'ho detto, a fare un giro. Niente domande. Mi sembri ancora<br />
un po' sotto pressione; puoi dormire mentre guido.»<br />
«Ti spiace se avviso Deanna che esco?»<br />
«Fai pure. Ti accompagno.»<br />
Rimase a guardare dal corridoio mentre Jonas entrava nella stanza<br />
di Deanna. Heidi era seduta di fianco all'amica. La sua presenza non<br />
sarebbe bastata a rassicurare Mark, ma con lei c'era anche Big Jim e<br />
almeno per il momento le ragazze erano ragionevolmente al sicuro.<br />
Lasciò che i due si salutassero e tornò nella sua stanza.<br />
Lauren era ancora profondamente addormentata. Era così bella<br />
con i capelli sparsi sul cuscino come raggi di sole. Quando si chinò a<br />
baciarla sulla fronte, sorrise come se avvertisse la sua presenza anche<br />
nel sonno.<br />
Incontrò Jonas in corridoio. «Andiamo» disse.<br />
«Ti seguo.»<br />
«Preferisco che tu mi stia davanti» ribatté Mark.<br />
Una volta fuori città, Jonas si voltò a guardarlo. «Che cosa stai<br />
cercando?» domandò.<br />
Mark esitò. «Qualsiasi cosa che sembri abbandonata e tornata<br />
improvvisamente in uso. Potrebbe essere un'auto davanti a un<br />
edificio inagibile o qualcosa di simile.»<br />
«Tipo bottiglie di birra vuote in un prato incolto?» chiese Jonas.<br />
«Sì, esatto.»<br />
«Torna indietro, allora. Ne abbiamo appena superato uno.»<br />
Entrando nella stanza di Deanna, Lauren fu sorpresa di trovare<br />
l'amica addormentata e una donna sconosciuta al suo capezzale.<br />
Aveva capelli ramati più scuri dei suoi e incredibili occhi verdi con<br />
pagliuzze dorate. Stava leggendo, ma posò il libro e si alzò<br />
vedendola entrare.<br />
«Ciao. Tu devi essere Lauren. Io sono Maggie Canady» si presentò.
«La moglie <strong>del</strong> tenente?»<br />
«Sì.» Le tese la mano e Lauren la strinse. «In realtà mi sembra di<br />
averti già vista prima.»<br />
«Oh, davvero?» mormorò la ragazza, a disagio, chiedendosi se<br />
anche quella donna avesse conosciuto Katie.<br />
«Ci sono!» esclamò Maggie. «Sei venuta nel mio negozio di<br />
abbigliamento.»<br />
«Oh, cielo, è vero!» le fece eco Lauren. Avrebbe dovuto<br />
riconoscerla, si disse. Nella boutique c'era un suo ritratto; se ben<br />
ricordava, indossava un costume <strong>del</strong>l'epoca <strong>del</strong>la Guerra civile. Era<br />
un bellissimo dipinto e lei l'aveva ammirato spesso. «Ha un bel<br />
negozio. Ci vado ogni volta che vengo a New Orleans. Credo di<br />
conoscerlo fin da quando ero bambina.»<br />
«In effetti, appartiene alla mia famiglia da anni.»<br />
Deanna si mosse sul letto, ma non si svegliò.<br />
«Sta bene» la rassicurò Maggie, notando l'improvvisa apprensione<br />
nello sguardo di Lauren. «Soprattutto considerando che è stata quasi<br />
dissanguata da un vampiro.»<br />
Lauren batté le palpebre. «Lei... sa?»<br />
«Sì, e sono qui per aiutarvi. Credimi, so quello che faccio. Puoi<br />
considerarmi un'amica e darmi <strong>del</strong> tu.»<br />
C'era qualcosa che ispirava fiducia nel modo in cui aveva parlato.<br />
«Sono contenta che tu sia qui. Mark... è ancora in casa?»<br />
«È uscito con Jonas.»<br />
«Oh. E Heidi?»<br />
«Dorme nella sua stanza.» Maggie sorrise. «Stamattina sembrano<br />
tutti stanchi. Bobby sta ciondolando in cucina, ma se non altro è<br />
sveglio. È stato assegnato a guardia <strong>del</strong>la casa. Non so bene come<br />
Sean riesca a gestire la cosa con i suoi superiori, ma... è un bravo<br />
poliziotto e gli lasciano spesso mano libera.»<br />
Lauren annuì; si sentiva più sicura sapendo che c'erano poliziotti<br />
che avevano ben chiaro contro che cosa dovevano stare in guardia.<br />
Mark aveva ragione. Lei e le sue amiche non potevano rischiare di
partire finché non avessero fermato Stephen. Dopo la notte appena<br />
trascorsa, l'idea che quell'individuo prima o poi l'avrebbe trovata la<br />
spaventava a morte.<br />
«Bene, io sono sveglia, ma devo ammettere che è stato<br />
meraviglioso poter dormire a lungo stamattina. Adesso però ho<br />
bisogno di fare un salto in biblioteca.»<br />
Maggie aggrottò la fronte. «Non puoi andare da nessuna parte da<br />
sola.»<br />
«Visto che qui ci sono Bobby e Big Jim, non verresti con me?»<br />
Lauren sorrise. «Sono pronta a scommettere che ci sono intere<br />
cisterne d'acqua santa in questa casa. Ho una pistola a spruzzo e so<br />
come usarla» aggiunse in tono leggero. «Sono sicura che anche tu lo<br />
sai.»<br />
Maggie parve riflettere mentre la osservava. «Ho l'impressione che<br />
in un modo o nell'altro andresti comunque in biblioteca. Perché?»<br />
«Voglio controllare una cosa. È importante. Tutta questa storia è<br />
incominciata con una veggente. Ha fatto qualche accenno a dei fatti<br />
che ho bisogno di conoscere.»<br />
Maggie inarcò un sopracciglio. «È così importante da spingerti a<br />
uscire subito?»<br />
«Sì» rispose con fermezza Lauren.<br />
«D'accordo. Farò venire qui Big Jim e poi andremo insieme in<br />
biblioteca. Vai a prendere quello che ti occorre. Ti aspetto nell'atrio<br />
tra un minuto.»<br />
«Grazie.»<br />
A quanto pareva c'era davvero una scorta di acqua santa in casa,<br />
perché, quando scese le scale, Lauren trovò Maggie con ben quattro<br />
pistole a spruzzo. Gliene tese due insieme a un piccolo contenitore.<br />
«Che cos'è?» chiese.<br />
«Stuzzicadenti.»<br />
«Stuzzicadenti?» ripeté, sconcertata.<br />
«Non li uccidono, ma possono fare molto male a un vampiro,<br />
specie se glielo cacci in un occhio. Ne tengo sempre qualcuno in
tasca. Porti al collo la croce?»<br />
«Sì.»<br />
«State uscendo?» chiese Bobby Munro, uscendo dalla cucina. «Non<br />
sono sicuro che sia una buona idea. Non state via più di un paio<br />
d'ore, mi raccomando» disse con fermezza.<br />
Maggie rise. «Non preoccuparti, Bobby. Devo rientrare prima che<br />
i bambini tornino dal campeggio. Ho tre figli» spiegò a Lauren, «e<br />
non li lascerei uscire in questo momento se non fosse la parrocchia a<br />
organizzare queste escursioni.»<br />
«Chiamatemi se avete bisogno» disse Bobby.<br />
«Ci puoi contare» gli assicurò Maggie, e con un cenno di saluto,<br />
uscì. Lauren salutò il poliziotto e la seguì.<br />
Mark fece un'inversione a U e poco dopo individuò il posto di cui<br />
gli aveva parlato Jonas. Si trattava di una palazzina di due piani<br />
dall'aria tetra, che sembrava risalire all'epoca vittoriana. Un tempo<br />
doveva esserci un porticato che correva tutt'intorno all'edificio, ma<br />
ora era semidistrutto. Si notava ancora qualche traccia <strong>del</strong>le<br />
decorazioni a smerlo e uno degli scalini <strong>del</strong>l'ingresso mancava.<br />
Ma il prato mostrava segni di vita.<br />
Una bottiglia di rum, due lattine e una mezza dozzina di bottiglie<br />
di birra.<br />
Mentre camminavano nell'erba incolta, Mark notò che qualcuno<br />
aveva improvvisato di recente un barbecue, usando una vecchia<br />
griglia da forno sostenuta da due rami sopra un letto di braci.<br />
«Cuociono la carne?» mormorò Jonas.<br />
«Non ho idea di che cosa ci cuociano» mormorò in risposta Mark,<br />
guardandolo negli occhi. «Sei pronto?»<br />
Jonas tirò fuori dal bagagliaio <strong>del</strong>l'auto una torcia, un pesante<br />
martello e una borsa a tracolla piena di paletti di legno. Mark era<br />
armato nello stesso modo.<br />
«Viaggi sempre con tutto questo armamentario?» gli domandò<br />
Jonas.
«Sempre.»<br />
«Che cosa succede se ti fermano a un posto di blocco?»<br />
«Finora non è mai successo. Andiamo.»<br />
Mark alzò lo sguardo al cielo, grato che fosse una di quelle<br />
giornate in cui il sole splendeva luminoso. La casa era vicina al fiume<br />
e il terreno era soffice sotto i loro piedi. Quando raggiunsero ciò che<br />
restava <strong>del</strong> porticato, Mark controllò la suola <strong>del</strong>le scarpe. Era<br />
incrostata dì fango e fili d'erba.<br />
Proprio come le scarpe da infermiera di Leticia.<br />
«Vai avanti tu» disse a Jonas.<br />
L'altro lo guardò e scosse mestamente il capo. «Ma certo, prima io.<br />
Però, se fossi davvero un traditore, in questo modo mi sarebbe più<br />
facile avvisare gli altri.»<br />
«Può darsi, ma se non altro non ti avrei alle spalle, pronto a<br />
prendermi in trappola» replicò Mark. «Vai.»<br />
Jonas lo precedette lungo gli scalini, saltando abilmente e senza<br />
fare rumore quello mancante. Provò ad aprire la porta, ma era<br />
chiusa.<br />
Si voltò a lanciare un'occhiata a Mark, che l'aveva raggiunto e che<br />
fece un cenno <strong>del</strong> capo.<br />
«Al tre?» sussurrò Jonas.<br />
«Okay.»<br />
Jonas articolò i numeri con le labbra e al tre si lanciarono insieme<br />
contro il battente. La porta cedette e si ritrovarono all'interno <strong>del</strong>la<br />
casa.<br />
Un'oscurità inquietante li avvolse, satura <strong>del</strong> lezzo fetido <strong>del</strong>la<br />
morte.
Capitolo 17<br />
Heidi stava dormendo, eppure... Aveva l'impressione di essere<br />
sveglia... e di essere sedotta da qualcuno che le faceva qualcosa di<br />
<strong>del</strong>iziosamente perverso. Qualcosa di sconosciuto, che non poteva...<br />
non sarebbe dovuto esistere. Qualcosa che aveva il sapore<br />
irresistibile <strong>del</strong> peccato. Era come se qualcuno avesse scostato le<br />
lenzuola e si fosse infilato al suo fianco. Uno sconosciuto... che pure<br />
aveva un che di familiare. Sentì l'aria, tiepida e sensuale, accarezzarla<br />
mentre le lenzuola scivolavano via. Le parve di andare a fuoco<br />
mentre le sue mani le accarezzavano le cosce, le sue dita danzavano<br />
<strong>del</strong>icatamente su di lei. Schiuse le gambe e non poté credere alle cose<br />
che lui le fece, all'intimità che gli stava concedendo. Ma il desiderio<br />
montava in lei come una vampata selvaggia, il calore si concentrava<br />
nel centro <strong>del</strong> suo essere, umido e rovente.<br />
«Fammi entrare» mormorò una voce.<br />
E lei capì che non poteva impedirglielo.<br />
Dopotutto era solo un sogno, si disse.<br />
Un sogno erotico che si faceva sempre più intimo mentre la voce<br />
roca e seducente ripeteva: «Fammi entrare... fammi entrare dentro di<br />
te».<br />
Fiamme le lambivano la pelle. Si contorse in preda a un desiderio<br />
spasmodico.<br />
«Fammi entrare» mormorò lui contro la sua pelle.<br />
«Sì» gemette Heidi. «Sì.»<br />
Anche se aveva accettato di accompagnarla, Lauren aveva<br />
l'impressione che Maggie non fosse molto contenta di andare in<br />
biblioteca. Sembrava quasi che la sua ricerca la infastidisse, tuttavia<br />
rimase seduta davanti a una postazione vicina, controllando sul<br />
computer diverse date e altre informazioni su richiesta di Lauren.<br />
L'operazione fu lunga e frustrante. Pareva che ogni riferimento<br />
conducesse a un altro riferimento, e così via fino ad arrivare a un
punto morto.<br />
«Ehi, credo di aver trovato uno degli antenati di Mark!» esclamò a<br />
un certo punto, scorrendo un articolo scritto prima <strong>del</strong>la Guerra di<br />
secessione. «Randolph Davidson e figlio riforniscono la cavalleria<br />
regolare.» Guardò Maggie con aria eccitata e proseguì. «Davidson era<br />
il proprietario di un allevamento e finanziò un gruppo di ribelli. Pare<br />
che fosse molto ricco e... guarda! Suo figlio si chiamava Mark!»<br />
«Che cosa c'è di strano? È un'usanza piuttosto diffusa dare ai propri<br />
figli i nomi degli avi» osservò Maggie.<br />
Lauren passò in rassegna anche le numerose pagine di necrologi<br />
dei giornali locali, che riportavano elenchi di defunti e segnalazioni<br />
di persone scomparse. Poi, nel 1862, il Generale Butler, detto La<br />
Bestia, era entrato in New Orleans e da quel momento in poi la città<br />
era rimasta sotto il controllo <strong>del</strong>l'Unione.<br />
Aveva quasi abbandonato la speranza di trovare altre<br />
informazioni sugli antenati di Mark quando fu colpita da un articolo<br />
di cronaca mondana datato 1870. La città era ancora in difficoltà: la<br />
guerra era finita ma non i lutti e l'amarezza. E tuttavia la vita<br />
continuava e venivano annunciati nuovi fidanzamenti e matrimoni.<br />
«Mark Davidson arriva in città con la futura sposa» lesse ad alta<br />
voce. Il nome <strong>del</strong>la donna era Katja Bresniskaya, e veniva dalla<br />
Russia. Le nozze si sarebbero svolte nella patria <strong>del</strong>la sposa.<br />
Lauren si voltò a guardare Maggie. «È assurdo! Questo è più o<br />
meno quello che mi ha raccontato Mark <strong>del</strong> suo passato» proruppe,<br />
indignata.<br />
Maggie la guardò negli occhi, poi trasse un profondo sospiro.<br />
«E c'è <strong>del</strong>l'altro.»<br />
Lauren si protese verso di lei e fece avanzare la pagina che stava<br />
leggendo sullo schermo. «La tragedia ha colpito ancora. Una nobile<br />
casata travolta dalla follia» lesse ad alta voce. Si voltò verso Maggie,<br />
che non stava nemmeno guardando il computer mentre<br />
incominciava a raccontarle la storia.<br />
«Padre e figlio, insieme ai pochi parenti sopravvissuti alla guerra,<br />
partirono per Kiev. Il giorno <strong>del</strong>le nozze, Randolph Davidson colpì
alla schiena la futura nuora con una freccia di legno dalla punta<br />
d'argento. La vendetta <strong>del</strong>la famiglia di Katja fu istantanea: le nozze<br />
si trasformarono in un bagno di sangue. Davidson fu il primo a<br />
essere ucciso. In un primo momento si pensò che fosse morto anche<br />
il figlio, anche se la sua salma non fu rimpatriata come quella <strong>del</strong><br />
padre. Fu un giorno terribile quello in cui venne sepolto il vecchio<br />
Davidson. Lo portarono nella cappella di famiglia e mentre avevano<br />
luogo le esequie, la casa fu rasa al suolo da un incendio. La proprietà<br />
è tutt'ora abbandonata.»<br />
Lauren scosse il capo, fissandola con gli occhi sgranati. «Non<br />
capisco. È possibile che Mark soffra di allucinazioni e creda di essere<br />
il suo antenato? Ma se è stato il padre di Mark Davidson a uccidere<br />
Katja, perché lui sostiene che è stato Stephen?»<br />
«Credo che dovresti parlarne con lui» rispose Maggie. «Comunque<br />
non crede di essere il suo antenato. Lui è quel Mark Davidson.»<br />
«Non so più con chi parlare, mi sembra di essere circondata da<br />
pazzi» borbottò Lauren distogliendo rapidamente lo sguardo. Poi<br />
tornò a voltarsi verso di lei. «Scusami» mormorò.<br />
«C'è un'altra cosa che posso dirti, perché ho già incontrato creature<br />
come Stephen in passato» riprese Maggie. «Se non poni fine a tutto<br />
questo il prima possibile, vivrai nel terrore per il resto <strong>del</strong>la tua vita.<br />
In alternativa puoi solo accettare la vita che lui ti offre.» Scosse il<br />
capo. «Ah, come vorrei che fossero qui anche gli altri. Soprattutto<br />
Lucian...»<br />
«Lucian» mormorò Lauren, aggrottando la fronte. «Jonas mi ha<br />
parlato di lui. Diceva che era venuto qui per parlargli perché lo<br />
aiutasse a trovare lavoro, a stabilirsi qui.»<br />
Maggie proseguì come se non l'avesse nemmeno sentita e i suoi<br />
pensieri fossero altrove. «Sarebbe bello che ci fosse anche Brent.» Si<br />
voltò verso Lauren e spiegò con la massima serietà: «Brent è un lupo<br />
mannaro».<br />
Lauren ammiccò. Erano tutti pazzi, compresa quella donna.<br />
«È stato "potenziato" meccanicamente» aggiunse Maggie. «Durante<br />
la guerra, sai.»<br />
«La Guerra civile?»
«No, la Seconda guerra mondiale.»<br />
Lauren la fissò, stravolta. «Se ho ben capito quello che stai<br />
dicendo... No, andiamo, è una follia. Significherebbe che Mark era<br />
un soldato <strong>del</strong>la Confederazione durante la Guerra civile, che è<br />
sopravvissuto alle battaglie e alla ricostruzione, e nel 1870 ha<br />
sposato una donna russa di nome Katja che aveva incontrato a New<br />
Orleans... Poi però suo padre, e non Stephen, è impazzito e l'ha<br />
uccisa, e Mark adesso ha più di cent'anni.»<br />
Maggie sembrava a disagio. «Devi assolutamente parlare con lui.»<br />
«Anche tu eri viva ai tempi <strong>del</strong>la Guerra civile?»<br />
Maggie chinò il capo con una smorfia.<br />
«Mi stai dicendo di sì... »<br />
«Ti prego, Lauren, parla con Mark.»<br />
Tutto a un tratto Lauren ebbe la sensazione di essere in trappola.<br />
Pur essendo in una biblioteca, in mezzo a studenti e pensionati che<br />
facevano ricerche al computer, clienti che cercavano libri e mamme<br />
con i bambini, aveva la sensazione di essere entrata in un mondo di<br />
pura follia. Era già abbastanza difficile accettare i vampiri, ma<br />
questo...<br />
Il sogno che l'aveva tormentata sembrava fin troppo reale ora.<br />
Che Stephen fosse riuscito in qualche modo a entrare nella sua<br />
mente? Non le sarebbe mai venuto in mente di andare in biblioteca<br />
se non fosse stato per quel sogno.<br />
Possibile che Mark stesse dando la caccia a Stephen da più di un<br />
secolo? Fin dai tempi <strong>del</strong>la Guerra civile?<br />
No, era assurdo.<br />
E se fosse stato reale? In tal caso l'odio che covava e il desiderio<br />
disperato di giustizia sarebbero stati comprensibili. Tuttavia non si<br />
spiegava ancora perché Mark incolpasse Stephen e non suo padre<br />
<strong>del</strong>la morte di Katja.<br />
Scosse il capo per schiarirsi la mente. Non ne poteva davvero più<br />
di tutta quella storia.<br />
Maggie, ignara <strong>del</strong> suo stato d'animo, continuava a parlare <strong>del</strong> suo
amico lupo mannaro, che a quanto pareva era stato potenziato in<br />
qualche modo durante la Seconda guerra mondiale, ma lei non<br />
riusciva a seguirla, ossessionata dalla possibilità che Mark fosse in<br />
circolazione da oltre cent'anni..<br />
Si alzò in piedi con un senso di malessere. Mark le aveva mentito<br />
per tutto quel tempo?, si chiese. O quanto meno aveva trascurato di<br />
dirle la verità? Diffidava di Jonas quando lui stesso non si era<br />
mostrato migliore?<br />
Se non altro Jonas aveva ammesso di essere ciò che era...<br />
Si alzò in piedi, furiosa, confusa, e convinta che ci fosse una sola<br />
persona di cui poteva fidarsi: se stessa. «Andiamo» disse, sperando<br />
che la sua agitazione non fosse così evidente.<br />
«Lauren, ti prego, vorrei poterti persuadere che Stephen dev'essere<br />
fermato.»<br />
«Ne sono più che convinta.» Ma non so più a cos'altro credere,<br />
pensò.<br />
Maggie riaccese il cellulare subito fuori dalla biblioteca e pochi<br />
secondi dopo l'apparecchio squillò. Mentre rispondeva, Lauren la<br />
vide impallidire.<br />
«Che cosa c'è?»<br />
«Dobbiamo tornare subito a casa.»<br />
«Che cos'è successo?»<br />
«Heidi è sparita.»<br />
Fin dal primo istante in cui misero piede nella casa, Mark capì che<br />
c'era qualcosa che non andava.<br />
C'erano dei vampiri, questo era certo. Mentre la porta si chiudeva<br />
alle loro spalle, Mark udì un frullare d'ali. Puntò la torcia verso il<br />
suono e quando una creatura alata virò leggermente lanciando strida<br />
rabbiose, lui le scagliò addosso il pesante martello, facendola cadere<br />
a terra, tramortita. I paletti che aveva portato con sé erano affilati<br />
come rasoi e la sua mira eccellente. Gli bastò un colpo per trafiggere<br />
la creatura. Si alzò un fetore nauseante, e con un lampo di fuoco
l'essere sparì dissolvendosi in un pugno di cenere. Non si disintegrò<br />
<strong>del</strong> tutto; il cranio rotolò e andò a finire contro l'osso di un braccio.<br />
Subito dopo una nuvola di immondi esseri alati si diressero su Jonas.<br />
Lui gridò incassando istintivamente il capo tra le spalle, ma reagì<br />
seguendo lo stesso metodo di Mark. Dovevano colpire le creature<br />
mentre erano in volo, abbatterle e impalarle all'istante.<br />
Mark illuminò la stanza con la torcia. Il pavimento era rotto in<br />
diversi punti e si vedeva la cantina sottostante.<br />
«La maggior parte di loro sarà laggiù» gridò a Jonas. «Se abbiamo<br />
un po' di fortuna stanno ancora dormendo.»<br />
Jonas deglutì. «Andiamo.»<br />
Quando trovarono le scale, Jonas rischiò di precipitare di sotto a<br />
causa di uno scalino sfondato, ma Mark lo afferrò in tempo. La<br />
cantina si rivelò piena di bare, alcune relativamente recenti, altre<br />
antiche e mezze marce. «Incomincia da quelle più vecchie» disse<br />
Mark.<br />
«Non dovremmo farlo insieme?» chiese Jonas.<br />
«Non vedi quante ce ne sono?»<br />
«Uhm... già.»<br />
«Non c'è tempo da perdere.» Mark si avvicinò a quella che<br />
sembrava la bara più vecchia e la aprì di scatto. La donna che<br />
dormiva all'interno era giovane e bella, vestita con un abito elegante<br />
che evocava un'epoca e un luogo lontani. Era stata trasformata in<br />
vampira intorno al 1700, suppose.<br />
«Mio Dio» mormorò Jonas alle sue spalle. «Questo angelo non<br />
può essere una creatura <strong>del</strong> demonio.»<br />
Mark lo fissò.<br />
La donna aprì improvvisamente gli occhi e li fissò, sgomenta e<br />
infuriata. Le labbra si ritrassero mentre un sibilo di puro odio le<br />
usciva di gola.<br />
«Merda!» esclamò Jonas.<br />
«Avresti dovuto immaginarlo» replicò Mark.<br />
Sollevò il paletto sopra il cuore <strong>del</strong>la donna proprio mentre lei
incominciava a muoversi e colpì. La bocca <strong>del</strong>la vampira si riaprì ma<br />
questa volta non ne uscì alcun suono bensì un fiotto di sangue.<br />
Aveva mangiato di recente, pensò disgustato Mark. Il suo bel viso<br />
cambiò rapidamente davanti ai loro occhi, si trasformò in un teschio<br />
e poi fu solo cenere.<br />
Qualcosa si mosse nella bara accanto. «Muoviti, dannazione!»<br />
gridò Mark voltandosi verso Jonas.<br />
Il ragazzo si riscosse.<br />
«I più vecchi. Occupati prima dei più vecchi» gli ricordò Mark,<br />
avvicinandosi al feretro da cui proveniva il rumore. Quando sollevò<br />
il coperchio, il nobile e anziano vampiro di epoca edoardiana che<br />
riposava al suo interno era già pronto.<br />
Ma lo era anche lui.<br />
La creatura non riuscì nemmeno a emettere un grido; esplose<br />
silenziosamente, lasciando solo una nuvola di polvere nera.<br />
Mark cominciò a muoversi più in fretta. Dopo qualche istante udì<br />
Jonas emettere un gemito. Si voltò all'istante, preoccupato, ma il suo<br />
compagno stava bene. Era in piedi davanti a una bara aperta, il<br />
volto contorto in una smorfia di disgusto.<br />
«Che schifo» mormorò. «Ne ho colpito uno bello succoso.»<br />
Mark serrò i denti per l'impazienza. «Dannazione, muoviti! Si<br />
stanno svegliando» sibilò senza smettere di sollevare i coperchi <strong>del</strong>le<br />
bare, uno dopo l'altro, incurante <strong>del</strong> rumore che stava facendo.<br />
Quando raggiunsero le ultime due casse, i vampiri erano già usciti e<br />
pronti a dare battaglia. Jonas lanciò un grido di sorpresa quando<br />
uno di essi lo afferrò per le spalle, preparandosi a divorarlo.<br />
Mark estrasse la pistola carica d'acqua santa e sparò.<br />
La creatura emise un grido orripilante. Lui prese la mira di nuovo,<br />
ma a quel punto Jonas era tornato padrone <strong>del</strong>la situazione; si voltò<br />
con il paletto grondante di sangue e lo conficcò nel petto <strong>del</strong>la<br />
creatura che si contorceva davanti a lui.<br />
Mark liquidò l'ultimo vampiro nello stesso modo, prima<br />
inondandolo con un getto d'acqua santa e poi trafiggendolo con un<br />
paletto. «Okay» disse a Jonas. «Adesso ripassiamoli uno per uno. Se
vedi una testa ancora attaccata al collo, sai cosa devi fare.»<br />
«Come diavolo spiegheranno questa carneficina?» domandò Jonas<br />
mentre finivano il lavoro.<br />
«Siamo nel distretto di Sean Canady. A quanto pare ha già<br />
sistemato situazioni simili in passato.»<br />
«Oh, Dio» gemette Jonas. «Questo era davvero gonfio.»<br />
Mark fece un passo indietro e illuminò la stanza. Avevano aperto<br />
tutte le bare e distrutto almeno quaranta vampiri, ma c'era ancora<br />
qualcosa che non quadrava. «Non riesco a capire come faccia» disse<br />
ad alta voce.<br />
«In che senso?» chiese distrattamente Jonas, impegnato a sistemare<br />
l'ultimo vampiro, uno di quelli "succosi" come definiva quelli più<br />
giovani.<br />
«Questo posto... è finto. Stephen ha sacrificato di proposito questi<br />
suoi seguaci. Voleva che trovassimo questo posto... che io lo<br />
trovassi.»<br />
«Perché?» domandò Jonas.<br />
Possibile che fosse davvero così ingenuo?, si chiese Mark. «Perché<br />
così può agire indisturbato da un'altra parte» rispose con rabbia,<br />
dirigendosi verso le scale. Doveva tornare a Monstresse House il più<br />
presto possibile.<br />
Maggie aveva appena chiuso la comunicazione quando squillò il<br />
telefono di Lauren. In un primo tempo lei non riconobbe la voce.<br />
«Non parlare con nessuno. Non so dove sei né con chi sei, ma<br />
devi venire subito da me. Hai capito?»<br />
Era Susan, si rese conto un istante dopo. La veggente.<br />
«No» rispose in tono brusco.<br />
Le parve di udire un singhiozzo all'altro capo <strong>del</strong>la linea, ma non<br />
era sicura che fosse reale.<br />
«Io sono solo una portavoce» proseguì la donna. «Ha preso Heidi.<br />
Dice che la ucciderà e che la sua morte ricadrà su di te.»
Maggie la stava fissando con aria interrogativa.<br />
«Non è niente» mentì Lauren.<br />
«Vieni in piazza» continuò Susan, poi fece uno strano verso. Un<br />
gemito di dolore, pensò Lauren. Non fare sciocchezze, non agire in<br />
modo avventato, si disse. Era come se Stephen potesse leggere nei<br />
suoi pensieri e si servisse di Susan per assicurarsi che lei lo sapesse.<br />
«Puoi cercare aiuto, forse puoi addirittura sconfiggerlo, ma<br />
Stephen vuole che tu sappia che tutto questo non conterà nulla,<br />
perché se non andrai subito da lui, Heidi morirà.»<br />
Come diavolo aveva fatto a prenderla?<br />
Lauren ricordò il sogno. Stephen possedeva il potere di penetrare<br />
nella mente.<br />
«Con chi stai parlando?» insistette Maggie.<br />
«Niente, è solo una telefonata da casa.»<br />
Udì ancora la voce di Susan, questa volta ridotta a un sussurro.<br />
«Non andare. Lui vuole te, ma tu non puoi dargli quello che vuole.<br />
Tu...»<br />
La voce <strong>del</strong>la donna si tramutò all'improvviso in un rantolo<br />
agghiacciante. Lauren si rese conto che Maggie la stava ancora<br />
guardando e capì di non poter tradire la propria paura.<br />
«Sei sicura che vada tutto bene?» indagò la signora Canady.<br />
Lauren coprì il microfono con la mano. «Un cliente non è<br />
soddisfatto <strong>del</strong> lavoro, tutto qui» rispose, prima di riportare<br />
all'orecchio il telefono. Ma la comunicazione era stata interrotta.<br />
Erano vicine all'auto di Maggie e Lauren sapeva di dover agire in<br />
fretta, così disse: «Accidenti, non riesco a trovare il portafoglio. Deve<br />
essermi caduto dalla borsa. Torno subito».<br />
Rientrò di corsa in biblioteca e uscì dalla porta sul retro.<br />
La telefonata arrivò nel momento in cui Mark e Jonas misero<br />
piede nel porticato distrutto.<br />
«Non capisco» gridò, convulsa, la voce di Stacey. «La casa era
protetta. Non c'era modo di entrarvi.»<br />
«Ciò nonostante Heidi è sparita?» volle sapere Mark.<br />
«Sì» confermò, desolata, lei.<br />
«Lauren?» domandò, con il cuore che gli martellava nel petto.<br />
«Dovrebbe essere di ritorno a minuti.»<br />
«Di ritorno? Da dove?»<br />
«È andata in biblioteca insieme a Maggie, ma stanno tornando<br />
qui.»<br />
«Veniamo subito anche noi.»<br />
«Aspetta!» gridò Jonas. «E Deanna?»<br />
«Deanna?» ripeté Mark al telefono.<br />
«Sta bene.»<br />
Fece un cenno affermativo a Jonas, che stava letteralmente<br />
tremando. Eppure Mark non poté evitare di chiedersi se potesse<br />
fidarsi di lui. Dopotutto era stato lui a indicargli la casa in cui<br />
riposavano i vampiri. Una casa che si era rivelata una trappola.<br />
Chiuse la comunicazione. «Andiamo» disse, correndo verso la<br />
macchina.<br />
Lauren prese al volo un taxi per Jackson Square.<br />
Benché ci fosse ancora parecchia luce, presto sarebbe sceso il<br />
crepuscolo. Era stata una splendida giornata di sole ma ora maestose<br />
pennellate di rosa e cremisi coloravano il cielo illuminato dai raggi<br />
<strong>del</strong> sole calante.<br />
In fin dei conti, si disse Lauren, che cosa significava la luce, se<br />
Stephen poteva muoversi liberamente anche in pieno giorno?<br />
L'oscurità gli dava soltanto un potere ancor più grande.<br />
C'erano persone ovunque e non si vedevano ancora ombre,<br />
tuttavia Lauren sentì crescere la paura mentre si guardava intorno<br />
nella piazza, prima di dirigersi verso il punto in cui aveva incontrato<br />
per la prima volta Susan.<br />
Dove aveva visto per la prima volta Stephen nella sfera di
cristallo.<br />
Rimase in piedi di fronte alla cattedrale e sentì una brezza sfiorarle<br />
la pelle come una gelida carezza.<br />
Si voltò e si guardò intorno, chiedendosi come avesse fatto a non<br />
notarla prima.<br />
Una piccola tenda era stata montata accanto a quello che pensava<br />
fosse il posto di Susan.<br />
La stessa tenda rossa in cui era entrata quella prima notte, che ora<br />
le sembrava lontana anni luce.<br />
Con mano tremante scostò il lembo di tela <strong>del</strong>l'ingresso.<br />
E vide Susan.<br />
Deanna non riusciva a capire che cosa le stesse accadendo. Non si<br />
sentiva male. Piuttosto, aveva la sensazione di essere stata...<br />
vendicata. E si sentiva come se si fosse innamorata veramente per la<br />
prima volta.<br />
Di Jonas...<br />
Quando si dice un matrimonio misto!<br />
Tuttavia, mentre era nel soggiorno di Monstresse House ad<br />
aspettare che lui tornasse, provava l'irresistibile impulso di andare<br />
via. Qualcosa le diceva che doveva uscire e che non doveva dire a<br />
nessuno dov'era diretta.<br />
Bobby e Big Jim discutevano dall'altra parte <strong>del</strong>la stanza. «Non<br />
dovevamo fidarci di Jonas» stava dicendo il primo. «Sono certo che<br />
Mark sarebbe già qui se non fosse per lui.»<br />
«Lo ucciderò» dichiarò Big Jim.<br />
Esci, esci immediatamente da quella casa, ordinò una voce nella<br />
mente di Deanna. Vieni da me.<br />
Poteva vederlo con gli occhi <strong>del</strong>la mente. Era un uomo alto e<br />
scuro che la invitava ad andare da lui.<br />
«Sarà meglio che ci prepariamo a dare battaglia» disse Bobby.<br />
«Chiamerò Sean. A quanto pare siamo arrivati alla resa dei conti.»
«Come lo sai?» gli chiese Big Jim.<br />
«In effetti non lo so» ammise l'altro. «Però me lo sento. E ho<br />
imparato a fidarmi <strong>del</strong> mio intuito.»<br />
Big Jim lo fissò, poi annuì lentamente. «Già» si limitò a dire prima<br />
di dirigersi verso il retro <strong>del</strong>la casa, seguito dal giovane poliziotto.<br />
Deanna guardò verso la porta d'ingresso.<br />
Vieni da me. Aiutami. Ho bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto. Ti prego...<br />
Si guardò rapidamente intorno. Nessuno in vista.<br />
Aprì la porta e uscì.<br />
Susan era riversa per terra e sanguinava da una ferita alla testa. Il<br />
sangue sgorgava copioso anche dalla gola.<br />
Lauren soffocò un grido e si inginocchiò accanto a lei, cercandole<br />
disperatamente il polso. Mentre lo prendeva tra le dita, compose<br />
automaticamente il numero <strong>del</strong>l'emergenza medica sulla tastiera <strong>del</strong><br />
cellulare. «Susan, oh, Susan... mi dispiace tanto...» mormorò.<br />
Quando l'operatore rispose, gli diede rapidamente l'indirizzo.<br />
C'erano dei poliziotti lì intorno, si disse. Qualcuno l'avrebbe aiutata.<br />
«Oh, Susan...» ripeté mestamente.<br />
Le labbra <strong>del</strong>la donna si mossero.<br />
Lauren si chinò su di lei con il cuore in gola, animata da sentimenti<br />
contrastanti. Quella donna era gravemente ferita, forse stava per<br />
morire, eppure lei doveva cercare di farla parlare. Doveva trovare<br />
Stephen e salvare Heidi.<br />
«Lui era qui, vero? Stephen è stato qui e le ha fatto <strong>del</strong> male.<br />
Susan, deve aiutarmi a trovarlo. Devo salvare Heidi. Dov'è la mia<br />
amica, Susan? La prego, mi aiuti.»<br />
Si udì una sirena. Grazie al cielo stavano arrivando i soccorsi.<br />
«Per favore, Susan!»<br />
Di nuovo le labbra <strong>del</strong>la donna si mossero.<br />
Lauren si chinò ancora di più e finalmente capì quello che stava<br />
cercando di dirle: le parole che ripeteva senza interruzione erano un
indirizzo.<br />
Judy Lockwood continuò a sferruzzare un'ora dopo l'altra,<br />
sapendo che era meglio tenere occupate sia le mani che la mente. A<br />
un tratto avvertì una strana sensazione e sollevò lo sguardo dal<br />
lavoro a maglia.<br />
Leticia si era svegliata.<br />
Non solo era sveglia, ma stava lottando contro le cinghie che la<br />
costringevano a letto. «L'ora è venuta» disse, guardando Judy.<br />
La donna accorse al suo fianco. «Leticia, grazie al cielo ti sei<br />
svegliata.»<br />
Ma la nipote sembrava non vederla. «L'ora è venuta» si limitò a<br />
ripetere.<br />
«Quale ora, Leticia? Quale ora?» domandò Judy, aggrottando la<br />
fronte.<br />
Allora la ragazza la guardò negli occhi, come se la vedesse per la<br />
prima volta. «L'ho visto. Stava uccidendo una donna nella piazza.»<br />
Judy pensò che fosse il caso di chiamare un medico.<br />
Ma non lo fece.<br />
Telefonò invece a un'altra persona.<br />
Mark entrò di volata nella casa, seguito a pochi passi da Jonas.<br />
«Dov'è Lauren?» chiese a Maggie, che si limitò a fissarlo prostrata.<br />
C'erano anche gli altri - Big Jim, Bobby e Stacey - ma non c'era<br />
traccia di Lauren, di Heidi o di Deanna.<br />
«Mi ha piantata in asso appena fuori dalla biblioteca» rispose<br />
infine Maggie.<br />
«Deanna?» gridò Jonas.<br />
Gli altri non si mossero, distogliendo lo sguardo con aria<br />
colpevole. Solo allora Mark si guardò intorno e si rese conto che il<br />
grande atrio sembrava un arsenale, con armi di ogni genere disposte<br />
in file ordinate. C'erano una quantità di pistole ad acqua, frecce e<br />
balestre, paletti e martelli. Tutti i presenti portavano una grande<br />
croce al collo. Erano pronti.
Ma erano soli.<br />
Mark si voltò, pronto ad accusare Jonas, ma quando lo vide tanto<br />
sconvolto poté solo concludere che o la sua era un'interpretazione<br />
da Oscar, oppure era in assoluta buona fede. «Che cos'è successo<br />
esattamente?» domandò, guardando i presenti.<br />
«Heidi stava dormendo, e io salivo a controllarla ogni dieci<br />
minuti» disse Stacey.<br />
«Deanna era in soggiorno insieme a noi» aggiunse Bobby.<br />
Mark sapeva che le due ragazze erano uscite volontariamente da<br />
Monstresse House. Stephen non aveva avuto bisogno di entrare in<br />
casa, ma solo nelle loro menti.<br />
Si voltò ad affrontare Maggie con sguardo accusatorio.<br />
Dove poteva essere andata Lauren dopo aver lasciato la<br />
biblioteca? L'incubo che lo perseguitava da sempre riviveva negli<br />
occhi <strong>del</strong>la sua mente.<br />
Una sposa in bianco che percorreva la navata con lo sguardo<br />
pieno d'amore.<br />
E poi sangue, fiumi di sangue...<br />
«Qualcuno ha avvisato Sean?» chiese.<br />
«Sì» rispose Maggie.<br />
In quel momento il telefono di Mark squillò. Era Sean Canady. «In<br />
piazza» disse il tenente. «Un'indovina è stata aggredita nel suo<br />
padiglione.»<br />
Mark si voltò, diretto verso l'uscita. «In piazza!» gridò.<br />
«Aspetta!» esclamò Bobby.<br />
Ma Mark non era disposto ad aspettare.<br />
«Seguitemi!» ordinò.<br />
Lauren non sapeva che cosa fare. L'ambulanza sarebbe arrivata da<br />
un momento all'altro, ma non poteva lasciare Susan.<br />
Eppure doveva farlo, se voleva salvare Heidi.<br />
Non se lo sarebbe mai perdonato se Susan fosse morta, come
sembrava probabile, per aver cercato di metterla in guardia quando<br />
Stephen era con lei.<br />
Quell'essere era un maniaco depravato che provava piacere a<br />
uccidere. A volte lasciava che le sue vittime tornassero in vita solo<br />
per poter godere <strong>del</strong> loro tormento. O per formare un esercito ai<br />
suoi ordini.<br />
E Heidi non sarebbe mai diventata una <strong>del</strong>le vittime di Stephen se<br />
non fosse stato per lei.<br />
Non aveva scelta. Doveva trovarla.<br />
Mentre usciva dalla tenda, sentì i paramedici che si avvicinavano e<br />
pregò che non fosse troppo tardi.<br />
Quando Mark arrivò nella piazza, la scena che si presentò ai suoi<br />
occhi era a dir poco caotica. Un'ambulanza e due auto <strong>del</strong>la polizia<br />
erano parcheggiate in mezzo all'area pedonale. Artisti, musicisti,<br />
cartomanti e turisti si erano radunati tutto intorno formando piccoli<br />
capannelli; alcuni venivano interrogati dalla polizia, altri erano solo<br />
curiosi di vedere a che cosa fosse dovuto tanto trambusto.<br />
Mark si fece strada tra la folla fino a un agente che allontanava i<br />
curiosi e rispondeva alle domande.<br />
«È stata aggredita» disse uno dei passanti. «Quando l'hanno portata<br />
fuori ho visto che era coperta di sangue.»<br />
«È stato lo stesso killer che ha gettato quelle donne nel fiume?»<br />
domandò un altro.<br />
Mark decise che in un modo o nell'altro doveva salire<br />
sull'ambulanza.<br />
Proprio in quel momento arrivò l'auto di Sean Canady.<br />
Vedendolo, il tenente gli fece cenno di avvicinarsi.<br />
«Devo parlare con Susan» disse Mark. «Devo vederla.»<br />
Si avvicinarono insieme all'ambulanza. Il portello posteriore era<br />
ancora aperto e Susan giaceva su una lettiga all'interno.<br />
«Le sue domande dovranno aspettare, tenente» lo avvertì il<br />
medico. «È conciata male, ha perso molto sangue. E quella ferita alla
testa... è un miracolo che non le abbia sfondato il cranio. Siamo<br />
pronti a partire.»<br />
«Quest'uomo ha bisogno di rimanere un minuto con lei» disse<br />
Canady.<br />
«E va bene. Venga con noi, ma si renda conto che probabilmente<br />
non ce la farà. La sua vita è appesa a un filo.»<br />
Mark salì sull'ambulanza e prese le mani di Susan nelle proprie.<br />
Voleva infonderle forza e pregò che la donna riaprisse gli occhi.<br />
Non lo fece, ma le sue labbra si mossero appena.<br />
Mark si chinò su di lei.<br />
Susan riusciva a stento ad articolare le parole, eppure lui riuscì a<br />
capire.
Capitolo 18<br />
A Lauren sembrava di essere seduta in taxi da un'eternità.<br />
La bella luce rosata <strong>del</strong> crepuscolo aveva ceduto il campo a un<br />
rosso cupo, che a poco a poco si stava trasformando in viola. No,<br />
non era esatto, pensò. C'era ancora luce. Una luce rosso sangue che<br />
avvolgeva la luna come un velo di nebbia.<br />
A un tratto l'autista si fermò e si voltò sul sedile per guardare<br />
Lauren. «Eccoci arrivati, signorina. Sono ventidue e cinquanta.»<br />
Arrivati? Dove?<br />
Poi si rese conto che si trovavano davanti a quella che un tempo<br />
doveva essere stata una residenza signorile poi distrutta dall'uragano.<br />
L'intero quartiere era stato allagato in seguito al passaggio di Katrina.<br />
Ecco perché non c'erano luci all'infuori di un unico lampione,<br />
considerò Lauren. Il collegamento alla rete elettrica però doveva<br />
essere difettoso, oppure la lampadina si stava guastando, perché la<br />
luce andava e veniva.<br />
«Sono ventidue e cinquanta» ripeté il taxista. «Senta, signorina, qui<br />
mi ha chiesto di essere lasciata e qui l'ho portata. Mi dia il denaro e<br />
scenda dall'auto. Se è così folle da fermarsi, si accomodi. Altrimenti<br />
sono altri ventidue e cinquanta per tornare alla civiltà.»<br />
Lauren frugò nella borsetta alla ricerca dei soldi e infilò due pistole<br />
a spruzzo nella cintura dei jeans, coprendole con le falde <strong>del</strong>la<br />
giacca. Quindi pagò il tassista, ma a quanto pareva aveva esitato un<br />
po' troppo per i suoi gusti.<br />
«Signorina, io me ne vado da qui» le disse infatti.<br />
«Sì, certo. E grazie. Mille grazie per la gentilezza» replicò lei.<br />
Era a malapena scesa dal taxi che l'uomo diede gas e schizzò via.<br />
Lauren rimase ferma sul marciapiede, a osservare l'edificio.<br />
Doveva essere stata una casa bellissima un tempo. Mentre si<br />
avvicinava, notò un cartello sbiadito che illustrava il complesso di cui<br />
avrebbe fatto parte. L'avevano chiamato Arcadia. Eleganza antica<br />
con tutti i comfort moderni, diceva il cartello. Ogni palazzina era
una variante <strong>del</strong>la costruzione originale, quella che aveva di fronte.<br />
Doveva avere circa duecento anni ed era stata meticolosamente<br />
restaurata.<br />
E poi abbandonata.<br />
Mentre se ne stava lì al buio a fissare la casa, notò che c'era una<br />
luce all'interno. Una luce tenue, che si intravedeva appena dietro le<br />
tende che schermavano le finestre.<br />
Lauren strinse tra le dita la croce che le aveva dato Mark. Aveva<br />
un terribile bisogno di farsi forza. Le tremavano le gambe e avvertì<br />
un fremito di paura, ma sapeva che non poteva tirarsi indietro.<br />
In quel momento la notte cambiò all'improvviso.<br />
Il cielo si oscurò, e quando sollevò lo sguardo le parve che la luna<br />
fluttuasse in un mare di rosso.<br />
L'oscurità che la circondava sembrava precipitarsi verso di lei e<br />
ritrarsi, animata da ombre gigantesche, che cambiavano<br />
continuamente forma, si addensavano, si avvicinavano.<br />
Il sussurro <strong>del</strong>la brezza, dapprima lieve e sommesso, si fece più<br />
forte, assordante, fino a trasformarsi in una risata roca e sensuale che<br />
sembrava risuonare tutt'intorno a lei.<br />
Lauren rabbrividì, sentendo i capelli sollevarsi come se una <strong>del</strong>le<br />
ombre le avesse sfiorato il viso.<br />
Strinse i denti e lottò contro l'impulso di fuggire. Il suono si fece<br />
più intenso, la risata più rumorosa.<br />
Si sentì tirare per i capelli, spingere.<br />
Le ombre iniziarono a prendere forma e poi, tutto a un tratto, di<br />
fronte a lei si materializzarono <strong>del</strong>le persone: erano almeno una<br />
dozzina, tutti uomini vestiti di nero dalla testa ai piedi: jeans,<br />
pantaloni di tela o completi da uomo, T-shirt, polo e camicie, tutti<br />
<strong>del</strong>lo stesso colore. Alcuni erano giovani, altri meno. E avevano l'aria<br />
divertita.<br />
Uno di loro si fece avanti. Era Stephen. Più alto e scuro degli altri,<br />
indossava un'ampia camicia con maniche a sbuffo, pantaloni attillati<br />
che gli mo<strong>del</strong>lavano le gambe muscolose e stivali neri. «Benvenuta»<br />
disse.
«Risparmiati il benvenuto. Sai bene che non volevo venire qui. Ma<br />
tu hai preso la mia amica.»<br />
«Le ho prese tutte e due, in effetti, e se sarai fortunata e ti<br />
comporterai bene, vivranno entrambe. Vieni da me. Avvicinati.»<br />
«No.»<br />
Lui si strinse nelle spalle. «Prendetela» ordinò in tono pacato.<br />
Il cerchio si strinse attorno a Lauren, tanto che poté sentire il fiato<br />
fetido <strong>del</strong> vampiro che le stava alle spalle solleticarle la nuca.<br />
In preda al panico, si rese conto che doveva agire... o morire.<br />
Preferì entrare in azione. Tirò fuori le pistola ad acqua e<br />
incominciò a sparare. Piroettò su se stessa per sbarazzarsi <strong>del</strong>la<br />
creatura che le alitava sul collo, mirando dritto in mezzo agli occhi.<br />
Si levò un puzzo nauseante di carne bruciata. Il vampiro gridò, e<br />
mentre sfrigolava e bruciava cercò di tramutarsi nuovamente in<br />
ombra. Ci riuscì parzialmente: Lauren vide un pezzo di cranio e <strong>del</strong>le<br />
ali.<br />
Sparò ancora finché la creatura non crollò ai suoi piedi. Mentre la<br />
scavalcava, i resti esplosero in una nuvola di cenere nera. Doveva<br />
essere un vecchio vampiro, pensò. Molto vecchio.<br />
Cenere alla cenere. Polvere alla polvere.<br />
Gli altri ripresero ad avanzare e lei girò su se stessa, sparando<br />
all'impazzata e cercando di prendere la mira con cura nonostante il<br />
panico minacciasse di sopraffarla, perché sapeva di non poter<br />
sprecare le munizioni. Non aveva la minima idea di quanto sarebbe<br />
durata la riserva d'acqua santa. La notte sembrava costellata di<br />
esplosioni, gemiti di dolore e grida furiose. La cacofonia salì in un<br />
crescendo agghiacciante; tutt'intorno a lei c'erano fuoco, fumo, e una<br />
pioggia di cenere sporca.<br />
A un tratto risuonò un ruggito infuriato. «Adesso basta!»<br />
Era Stephen.<br />
«Non possiamo prenderla mentre spara» disse uno dei suoi servi.<br />
Lauren non riuscì a capire da dove provenisse la voce e si girò<br />
cercando di identificare la creatura che aveva parlato, smaniosa di<br />
vederla morire.
Ma Stephen tuonò ancora una volta. «Basta!»<br />
All'improvviso tutto fu silenzio intorno a lei.<br />
Le ombre tornarono a prendere forma. Erano rimasti in piedi<br />
soltanto cinque vampiri, che fecero quadrato attorno al loro capo.<br />
«Deporrà le armi» affermò Stephen.<br />
«Perché dovrei?» ribatté Lauren.<br />
Lui sorrise. «Perché altrimenti le tue amiche moriranno. Le<br />
ucciderò lentamente, una alla volta. Prima la biondina, poi la<br />
bellezza bruna. Le vedrai soffrire, e ti prometto che le sentirai gridare<br />
e maledirti prima di morire.»<br />
Lauren lo fissò, pietrificata dal terrore.<br />
«Posa le armi, mia cara» continuò Stephen con voce suadente,<br />
prima di tuonare con improvvisa violenza: «Subito!».<br />
Tempo.<br />
Il tempo era il fattore chiave, Mark lo sapeva.<br />
Fino a quel momento Stephen aveva giocato con lui come il gatto<br />
col topo, senza badare a quanti suoi simili avrebbe sacrificato per<br />
quell'ultimo spettacolo finale. Aveva programmato tutto perché<br />
scoprisse il suo covo, alla fine, e aveva fatto sì che accadesse quando<br />
era ormai a un passo dalla disperazione.<br />
Aveva orchestrato tutto per costringerlo a presentarsi da solo al<br />
rendez-vous, e lui non aveva modo di evitarlo.<br />
Scese dall'ambulanza e si dileguò tra la folla.<br />
Poteva vedere Canady nell'occhio <strong>del</strong> ciclone, che faceva<br />
domande e diramava ordini ai suoi uomini. Lo chiamò al cellulare.<br />
«Canady.»<br />
«Mark.»<br />
«Dove diavolo sei?»<br />
Mark non perse tempo a rispondere. Diede al tenente un indirizzo<br />
e gli disse che si stava recando lì.<br />
«No! È quello che vuole da te.»
«Lo so, ma non ho alternative» ribatté lui, e chiuse la<br />
comunicazione prima che Sean potesse protestare. Poi chiamò<br />
Monstresse House e riferì l'informazione che aveva ricevuto da<br />
Susan. «Ditelo a Jonas. Lui può arrivare sul posto più in fretta»<br />
concluse.<br />
Si infilò in tasca il cellulare, e partì di corsa.<br />
Lauren stava ancora fissando Stephen quando vide la porta <strong>del</strong>la<br />
casa aprirsi. Sconvolta, vide Heidi e Deanna scendere lentamente gli<br />
scalini e fermarsi di fianco al vampiro.<br />
«Vogliamo entrare?» suggerì Stephen.<br />
Lauren ignorò l'invito e si rivolse alle amiche. «Che cosa ci fate<br />
qui?»<br />
Nessuna <strong>del</strong>le due diede segno di averla sentita.<br />
Stephen le rivolse un sorriso altezzoso. «In realtà sono felici di<br />
essere con me. Sono due ragazze adorabili...» Sfiorò con le dita la<br />
guancia di Deanna. «Una vera bellezza, e sono sicuro che ha molto<br />
talento. E la biondina... adoro le bionde dalla carnagione chiara.»<br />
«Una volta posate le armi, saremo tutte e tre in tuo potere»<br />
disse Lauren.<br />
«Un taxi ha portato te fin qui e un taxi potrà portare indietro<br />
loro» replicò Stephen con lo stesso tono gentile con cui avrebbe<br />
accompagnato degli ospiti in procinto di andarsene anzitempo da<br />
una festa.<br />
Lauren serrò la presa sulle pistole e notò un lampo di collera<br />
attraversare il volto <strong>del</strong> vampiro. «Voglio <strong>del</strong>le garanzie.»<br />
«Tu non hai il diritto di chiedere niente» le rispose con freddezza<br />
Stephen.<br />
«Prima devi lasciarle andare. Entrambe.»<br />
Erano in una situazione di stallo, pensò Lauren mentre si<br />
fronteggiavano in silenzio. Valutò le proprie possibilità nel caso in<br />
cui avesse deciso di sparare l'acqua santa contro Stephen fino<br />
all'ultima goccia, ma non sapeva se ne aveva abbastanza.
Cinque dei suoi seguaci erano ancora "vivi". E lui era fortissimo, in<br />
grado di guarire da ferite che avrebbero ucciso una creatura più<br />
vulnerabile.<br />
La mente di Lauren non aveva ancora terminato di formulare il<br />
pensiero, che Deanna fece un passo avanti e senza dire una parola si<br />
piazzò davanti a Stephen, come se volesse fargli scudo a costo <strong>del</strong>la<br />
propria vita.<br />
«Vogliamo entrare?» ripeté Stephen.<br />
«No, finché le mie amiche non saranno al sicuro, lontano da te.»<br />
Lui si strinse nelle spalle. «Hai il cellulare: chiama un taxi.»<br />
Lauren esitò, poi infilò una <strong>del</strong>le pistole nella cintura e, tenendolo<br />
sotto tiro con l'altra, infilò la mano in tasca per prendere il telefono.<br />
Stephen si limitò a fissarla sorridendo educatamente mentre<br />
chiamava il taxi e chiudeva la comunicazione.<br />
«È stato così difficile trovarti, Lauren» le disse mentre il suo sorriso<br />
diventava più smagliante. «Eppure in qualche modo sapevo che eri<br />
da qualche parte. Devo aver avvertito la tua presenza appena<br />
arrivato a New Orleans. Poi ti ho vista attraverso la sfera di cristallo<br />
e da allora ti ho aspettata con pazienza, desiderandoti<br />
ardentemente.»<br />
«Aspettata con pazienza?» replicò lei. «Interessante. Io direi invece<br />
che scorrazzavi per la città in cerca di donne da sedurre.»<br />
«Solo per avere la tua attenzione.»<br />
«Be', la mia attenzione ce l'hai. Quello che non hai è la mia<br />
fiducia.»<br />
«Hai chiamato tu stessa il taxi» le ricordò lui. «Chissà? Magari<br />
quello che ti ha appena lasciata qui farà inversione a U e tornerà a<br />
prenderti.»<br />
«O forse riferirà di questo posto alle forze <strong>del</strong>l'ordine.»<br />
«Spero proprio di no. Non vorrei uccidere un intero corpo di<br />
polizia» replicò il vampiro in tono mondano.<br />
«Immagino tu abbia scoperto, ormai, che i poliziotti locali sanno<br />
esattamente chi e che cosa sei.»
«Stai cercando di prendere tempo» mormorò Stephen. «Ti aspetti<br />
che Mark arrivi a salvarti in sella a un bianco destriero, come un eroe<br />
dei vecchi tempi. Ma ormai avrai intuito la verità. Io sono stato<br />
calunniato. È lui il bugiardo, il malvagio.»<br />
«Non ti credo.»<br />
Stephen si strinse nelle spalle. «Mi crederai.»<br />
Un improvviso bagliore la fece sobbalzare. Si girò, sorpresa,<br />
schermandosi gli occhi con la mano e vide i fari di una macchina che<br />
si avvicinavano.<br />
Il taxi era arrivato.<br />
Stephen alzò le braccia. Muovendosi come zombi, Deanna e Heidi<br />
si incamminarono verso l'auto. Lauren fissò Stephen con diffidenza.<br />
«Parla tu stessa all'autista, mia cara. Dopo però mi consegnerai<br />
quel giocattolo ed entreremo insieme in casa.<br />
Altrimenti non permetterò al taxi di partire con le tue amiche.»<br />
Lauren sentiva le dita prudere sul grilletto, ma non osò sparare.<br />
Cinque vampiri erano ancora al fianco di Stephen, e sapeva che<br />
nessuno di loro avrebbe esitato a uccidere il tassista e le ragazze.<br />
Si avvicinò all'auto insieme a Stephen. «Le signore devono tornare<br />
in Bourbon Street» disse lui in tono cortese, porgendo all'uomo una<br />
banconota di grosso taglio. «Faccia in modo che ci arrivino sane e<br />
salve, per favore.»<br />
Dopo che Heidi e Deanna furono salite, si assicurò che la portiera<br />
posteriore fosse ben chiusa e bussò sul tettuccio <strong>del</strong>la vettura. Il taxi<br />
partì.<br />
Un secondo dopo, Lauren si sentì strappare la pistola dalla mano.<br />
«Andiamo.»<br />
Aveva ancora la croce al collo, ricordò a se stessa.<br />
E anche gli stuzzicadenti.<br />
Si trovava nella tana <strong>del</strong> mostro e tutto quello che aveva erano<br />
degli stuzzicadenti!
Mark arrivò appena in tempo per vedere le due ragazze salire sul<br />
taxi, e Stephen che passava un braccio attorno alle spalle di Lauren<br />
conducendola verso la casa.<br />
Rimase immobile, cercando disperatamente di mantenere il<br />
controllo; se voleva salvarla, non poteva agire precipitosamente. Era<br />
quello su cui contava Stephen. Se avesse giocato troppo in fretta le<br />
sue carte, avrebbe perso di sicuro. Inoltre, doveva stare molto<br />
attento a non tradire la propria presenza, perché se i servi di Stephen<br />
lo avessero scoperto tutto sarebbe stato perduto.<br />
Mentre aspettava il momento propizio, lanciò un'occhiata al<br />
conducente <strong>del</strong> taxi e imprecò silenziosamente.<br />
Non era un uomo. Non nel senso consueto <strong>del</strong> termine, almeno.<br />
Lauren si era sacrificata solo perché Heidi e Deanna diventassero un<br />
pasto prelibato...<br />
Maledicendo la sorte, cercò di farsi coraggio pensando che se<br />
Stephen conosceva lui, lui conosceva altrettanto bene Stephen.<br />
Aspettò ancora qualche istante.<br />
Poi seguì il taxi.<br />
Aveva ancora la croce, pensò Lauren, ma non osava toccarla; non<br />
voleva che Stephen ricordasse che la portava al collo. Pregò che<br />
all'arrivo <strong>del</strong>l'ambulanza Susan fosse riuscita a parlare e a dire a<br />
qualcuno dov'era andata.<br />
«Vieni, accomodati» la incoraggiò Stephen con galanteria, come se<br />
lei avesse finalmente accettato un appuntamento e lui volesse fare<br />
<strong>del</strong> suo meglio per sedurla.<br />
Entrò in casa. La luce che aveva visto dall'esterno proveniva da<br />
un'infinità di can<strong>del</strong>e disposte sul pavimento. Non c'era nient'altro,<br />
nemmeno un mobile. Solo ombre, sussurri e battere d'ali.<br />
A un tratto il soffitto parve prendere vita. Con un tuffo al cuore,<br />
Lauren si rese conto che almeno una trentina di vampiri si<br />
nascondevano nel buio <strong>del</strong>la casa.<br />
«Il mio vero regno è la cantina» spiegò Stephen. «Credo che la<br />
troverai molto invitante.»<br />
«Tu dici? Perché io invece trovo molto più attraente una spiaggia
inondata dal sole.»<br />
Stephen sorrise. «Vedrai.»<br />
Fece un cenno con la mano e la sala vuota parve prendere vita<br />
mentre le ombre calavano a terra e le ali diventavano piedi che si<br />
posavano sul pavimento di legno.<br />
«Andate» ordinò Stephen. E tutti cominciarono a muoversi,<br />
prendendo posizione all'esterno.<br />
«Scendiamo» la invitò Stephen, aprendo una porta.<br />
Dalla cantina proveniva altra luce. Ancora can<strong>del</strong>e, pensò Lauren,<br />
scendendo le scale.<br />
Laggiù sarebbe stata sola con lui e forse avrebbe avuto l'occasione<br />
di ucciderlo... O forse Stephen avrebbe smesso di giocare e le<br />
avrebbe affondato i canini nel collo.<br />
Allontanò quel pensiero dalla mente e cercò di concentrarsi sulla<br />
fuga. L'istinto di sopravvivenza era una forza incredibile, si disse, e lei<br />
era determinata a sfruttarlo appieno.<br />
La cantina era stata trasformata in un elegante salone, C'erano<br />
comodi divani e un tavolo da biliardo, separato dalla zona salotto<br />
da colonne di sostegno. Una musica soft proveniva da chissà dove e<br />
in un angolo <strong>del</strong>la stanza campeggiava un televisore con lo schermo<br />
gigante. Lauren si chiese se ci fosse un generatore di corrente.<br />
Stephen la condusse verso uno dei sofà. Lauren non aveva alcuna<br />
voglia di sedersi, ma sapeva che lui non le avrebbe lasciato scelta.<br />
«Guarda lo schermo.»<br />
«No.»<br />
«Hai paura.»<br />
Rifiutandosi di rispondere, voltò <strong>del</strong>iberatamente il capo, ma lui le<br />
prese il mento tra le dita e la costrinse a guardare mentre un viso di<br />
donna compariva in primo piano.<br />
Era come se si stesse guardando allo specchio. «Devi capire» disse<br />
Stephen, «che lei era mia, lo è sempre stata. Avevo messo gli occhi su<br />
Katja sin da quando era bambina, l'avevo vista crescere. Ero<br />
innamorato di lei. Poi... lei venne qui.»
Sullo schermo apparve il Quartiere Francese in una serie di vecchie<br />
fotografie. Non c'erano auto né taxi, niente luci al neon. Le strade<br />
non erano asfaltate né lastricate e vi passavano le carrozze. Uomini e<br />
donne in abiti <strong>del</strong> diciannovesimo secolo passeggiavano davanti alle<br />
vetrine; gli uomini portavano la mano alla tesa <strong>del</strong> cappello quando<br />
incontravano una signora...<br />
E c'era anche lei!<br />
Solo che non era lei. Era un'altra donna. Katja. Passeggiava<br />
insieme a Mark, che aveva i capelli più lunghi e le basette,<br />
posandogli sul braccio la mano <strong>del</strong>icatamente avvolta in un guanto<br />
bianco. Lui rideva mostrandole qualcosa in una vetrina.<br />
La scena cambiò. Erano in un castello e un fuoco vivace ardeva nel<br />
camino. C'era un divano ricoperto da una pelliccia... E la donna,<br />
Katja, era sdraiata sul divano con un uomo che sembrava Stephen.<br />
Erano insieme, nudi, e facevano l'amore...<br />
Lauren fissò inorridita la scena.<br />
A un tratto lo schermo diventò nero e una voce aspra e piena di<br />
collera tuonò: «Non è affatto così che sono andate le cose».<br />
Lauren si voltò verso le scale con il cuore in tumulto. Mark era lì,<br />
e non era solo: alle sue spalle c'erano Heidi e Deanna.<br />
«Guarda!» esclamò Stephen, alzandosi con un sorriso trionfante. «È<br />
lui il malvagio! Io avevo lasciato andare le tue amiche, e lui invece le<br />
ha rese sue schiave.»<br />
Mark continuò a scendere gli scalini, seguito dalle due donne. Si<br />
muovevano ancora come zombi, pensò Lauren.<br />
«Dille la verità, Mark, o non ne hai il coraggio?» disse Stephen in<br />
tono di scherno.<br />
«La verità? Perché non la dici tu, una volta tanto? Non hai mai<br />
avuto intenzione di liberare Heidi e Deanna. Le hai consegnate a<br />
uno dei tuoi lacchè come ricompensa per averti servito.»<br />
Lauren non si era resa conto che Mark teneva qualcosa dietro la<br />
schiena finché non la gettò ai piedi di Stephen. E malgrado tutto<br />
quello che aveva già visto, lanciò un grido.<br />
Era la testa mozzata <strong>del</strong> tassista.
Stephen ignorò il macabro trofeo e fissò il rivale. «Lei mi<br />
appartiene, adesso. Così come mi apparteneva Katja.»<br />
«Hai avuto Katja solo perché hai usato il potere malvagio che ti<br />
tiene in vita per sedurla. Non si è data a te di sua spontanea volontà.<br />
Tu non l'hai mai veramente avuta. E non hai mai potuto sopportare<br />
che sia tornata da me.»<br />
Stephen si voltò verso Lauren. «Non sono stato io a uccidere<br />
Katja.»<br />
Lauren non sapeva più a cosa credere. Che Mark non le avesse<br />
detto la verità - non tutta, per lo meno - le era chiaro da tempo.<br />
Passò lo sguardo dall'uno all'altro un paio di volte, confusa. Poi il<br />
momento di indecisione passò e lei comprese che cosa doveva essere<br />
successo in passato. Al tempo stesso, non capiva come mai Mark non<br />
si rendesse conto che erano in grave pericolo. Heidi e Deanna non<br />
sarebbero state di alcun aiuto in uno scontro. Anzi, con tutta<br />
probabilità si sarebbero rivoltate contro di lui e avrebbero cercato di<br />
ucciderlo.<br />
Parlò lentamente, rivolgendosi a Stephen. «So che è stato il padre<br />
di Mark a uccidere Katja. L'ha fatto perché aveva scoperto che sua<br />
figlia era una vampira. Forse sapeva anche che lei a sua volta aveva<br />
trasformato Mark in vampiro. Ma sei stato tu a causare la sua morte.<br />
Sei stato tu a ucciderla, facendola diventare una vampira. Era l'unico<br />
modo in cui potevi averla. Forse all'inizio hai cercato semplicemente<br />
di sedurla... ma hai fallito. Così l'hai contaminata e poi l'hai uccisa<br />
per renderla uguale a te. Ma il tuo piano non funzionò, perché una<br />
volta tornata in vita lei ti disprezzava ancora. Tornò da Mark, che<br />
l'amava ancora ed era disposto ad amarla nonostante tutto.»<br />
Stephen emise una specie di gemito e Lauren cercò di nascondere<br />
il brivido che la scosse mentre lui la fissava. Era così vicino.<br />
Avrebbe potuto ucciderla nel giro di pochi secondi.<br />
«La verità è che io ho il potere, il potere più grande.»<br />
«Tu non sai che cosa sia il vero potere» lo sfidò Mark.<br />
«L'unica questione, adesso, è chi uccidere per primo» mormorò<br />
Stephen.
Poi scattò, più veloce <strong>del</strong>la luce. Lauren gridò, certa che i suoi<br />
canini le avrebbero lacerato la gola. Ma proprio quando era<br />
convinta di non avere più speranze, e che nessuno avrebbe potuto<br />
salvarla, la stanza parve esplodere. L'oscurità piombò fra loro come<br />
un'ala gigantesca.<br />
Ma non era l'oscurità, era Mark. Si lanciò contro Stephen e la<br />
forza <strong>del</strong>l'impatto fece volare l'altro attraverso la stanza. Per un<br />
istante Lauren provò una sensazione di trionfo, che tuttavia si spense<br />
subito perché Stephen si rialzò in un lampo.<br />
Peggio ancora, Heidi e Deanna si alzarono in volo ululando come<br />
banshee, e mentre Mark e Stephen erano avvinghiati in una lotta<br />
furiosa, Lauren si trovò costretta a fronteggiare le sue migliori<br />
amiche, che sembravano entrambe intenzionate a ucciderla. Heidi<br />
era così minuta che le fu sufficiente una spinta per sbarazzarsi di lei,<br />
mentre Deanna, che era alta e forte, riuscì ad afferrarla per la gola.<br />
Frugando disperatamente nella tasca, Lauren trovò gli<br />
stuzzicadenti. Riuscì a prenderne uno tra le dita e lo conficcò nella<br />
gabbia toracica di Deanna.<br />
Con sua grande sorpresa, le dita che le stringevano la gola<br />
allentarono la presa.<br />
Quando Heidi tornò alla carica, colpì anche lei. Poi, armata di<br />
uno stuzzicadenti per mano, le fronteggiò entrambe, perlustrando la<br />
stanza con lo sguardo per vedere dove Stephen avesse lasciato<br />
cadere la pistola ad acqua.<br />
Quando la individuò sul pavimento, poco lontano, si tuffò in<br />
quella direzione. Riuscì ad afferrarla, rotolò lontano e sparò alle sue<br />
amiche. Gridando, le due ragazze si rifugiarono in un angolo <strong>del</strong>la<br />
stanza, abbracciandosi e fissandola come se fosse una creatura degli<br />
inferi.<br />
Lauren si girò. Mark e Stephen stavano ancora lottando, e la<br />
battaglia era così furiosa che volavano letteralmente da una parte<br />
all'altra <strong>del</strong>la stanza. Stephen si aggrappò alle travi <strong>del</strong> soffitto,<br />
scalciando per tenere a distanza Mark che cercava di agguantarlo.<br />
Quando Mark, schivando i colpi <strong>del</strong>l'avversario, riuscì a piombargli<br />
addosso, l'intera casa parve tremare per la violenza <strong>del</strong>l'impatto.
Si sollevò una nube di polvere e l'oscurità avvolse la stanza<br />
insieme a un vortice d'aria calda, mentre Stephen respingeva l'attacco<br />
con tutte le sue forze.<br />
Lauren pensò di essere impazzita, perché le parve di vedere <strong>del</strong>le<br />
ali, poi dei lupi, occhi gialli che scintillavano come oro, canini che<br />
grondavano saliva, pellicce in volo...<br />
A un tratto si voltò, avvertendo una presenza alle proprie spalle.<br />
Deanna aveva ripreso coraggio e si stava lanciando su di lei nel<br />
tentativo di azzannarla alla gola.<br />
Lauren non ebbe bisogno di difendersi perché, prima che Deanna<br />
la toccasse, qualcun altro fece irruzione nella stanza.<br />
Jonas.<br />
«Deanna!» Al suo grido la ragazza si immobilizzò.<br />
In quel momento Lauren sentì qualcuno ghermirla alle spalle.<br />
Voltandosi di scatto, si trovò di fronte Stephen.<br />
Vide i suoi canini aguzzi scintillare, pronti ad azzannarla alla gola.<br />
Un istante dopo il vampiro fu strappato da lei e qualcosa di enorme<br />
e di scuro esplose nella stanza.<br />
Un lampo accecante rischiarò la stanza per un istante,<br />
permettendole di vedere Mark che afferrava Stephen e lo<br />
costringeva in ginocchio stringendogli il capo in una morsa e<br />
torcendogli il collo. Poi una detonazione assordante fece tremare le<br />
pareti.<br />
Stephen era esploso.<br />
Lauren tossì e lottò per riprendere fiato, barcollando all'indietro.<br />
Mentre la polvere si diradava, vide che Mark era rimasto in piedi,<br />
benché fosse ferito e sanguinante.<br />
Un secondo dopo lui crollò al suolo.<br />
Lauren si precipitò verso di lui e si lasciò cadere sulle ginocchia.<br />
Con le falde <strong>del</strong>la camicia gli tamponò il sangue che usciva dalle<br />
ferite alle braccia e alla fronte, solo vagamente consapevole <strong>del</strong>la<br />
voce di Deanna, poco distante, che chiedeva confusa: «Dove diavolo<br />
siamo? Jonas!».
Ma lui stava già accorrendo al fianco di Lauren. Si inginocchiò<br />
accanto a lei.<br />
«Sta morendo! » gridò Lauren.<br />
Jonas le strinse la mano in un gesto rassicurante. «No, non morirà.<br />
Vedi? Sta già guarendo.»<br />
Lauren si alzò, allontanandosi da lui. «Come hai fatto a entrare?<br />
Come ha fatto Mark a entrare qui? C'erano dozzine di... loro fuori.<br />
Ma voi... anche voi due siete come loro, vero?»<br />
Jonas si alzò in piedi e la guardò negli occhi. «Sì, sono un<br />
vampiro» ammise. «Ma non sono come loro. Che cosa devo fare per<br />
provartelo?»<br />
Un gemito giunse dal basso. Era Mark.<br />
Lauren tornò a inginocchiarsi accanto a lui e lo aiutò a mettersi<br />
seduto, poi lo fissò sbalordita. La ferita sulla fronte sembrava già più<br />
piccola e non sanguinava più.<br />
Mark fece una smorfia e chinò il capo sotto il suo sguardo. «Avrei<br />
dovuto dirti la verità fin dall'inizio. Solo che c'erano così tante cose<br />
che dovevi accettare e comprendere prima... »<br />
Lauren indietreggiò. «Siamo ancora in pericolo. Ci sono almeno<br />
una dozzina di vampiri là fuori.»<br />
«È tutto a posto. Siamo al sicuro» cercò di tranquillizzarla Jonas.<br />
«Non ti credo» ribatté Lauren. Era terrorizzata e tremava come<br />
una foglia, cosa che la irritava oltre misura.<br />
Era felice che Mark fosse vivo.<br />
Eppure l'aveva appena visto staccare la testa di un uomo come se<br />
fosse il tappo di una bottiglia, pensò. No, non era la testa di un<br />
uomo si corresse subito. Era la testa di un vampiro malvagio.<br />
Con un gemito di impazienza, Jonas prese la pistola ad acqua e<br />
gliela tese. «Avanti. Sparami.»<br />
Vedendo che rimaneva a fissarlo inorridita, voltò la canna<br />
<strong>del</strong>l'arma verso il proprio petto e premette il grilletto.<br />
Deanna gridò.
Non successe nulla, a parte il fatto che Jonas era bagnato.<br />
Poi lui puntò la pistola contro Mark e gli sparò in pieno viso.<br />
Mark sussultò e gli rivolse uno sguardo feroce. «Vieni fuori» disse a<br />
Lauren con voce ferma. Vedendo che lei non si muoveva, stupita dal<br />
fatto che l'acqua santa non avesse alcun effetto su di lui, spiegò<br />
succintamente: «Noi siamo buoni. L'acqua santa non può farci male.<br />
Andiamo, adesso».<br />
Si rialzò senza chiederle aiuto e si diresse verso le scale.<br />
A Lauren non restò che seguirlo.<br />
Deanna le lanciò un'occhiata diffidente e anche Heidi rabbrividì<br />
mentre le passava davanti.<br />
La sala al piano di sopra era deserta e immersa nel buio. Le<br />
can<strong>del</strong>e si erano spente, ma non aveva importanza. Lauren sentiva<br />
che non c'era nessuno.<br />
Seguì Mark all'esterno.<br />
La luna non era più velata di rosso; era soltanto un grande disco<br />
che splendeva nel cielo.<br />
Si guardò intorno e rimase colpita dallo spettacolo che si presentò<br />
ai suoi occhi.<br />
C'era Big Jim, con una lunga lancia di legno grondante sangue in<br />
una mano e nell'altra un machete.<br />
Accanto a lui, Stacey imbracciava una gigantesca pistola ad acqua,<br />
simile a un Uzi giocattolo. Poco lontano scorse Sean e Maggie,<br />
Bobby e l'altro poliziotto che aveva fatto la guardia a Deanna<br />
quando era all'ospedale.<br />
Stupita, notò anche un'anziana donna di colore che impugnava<br />
una grande croce e un machete, e accanto a lei un ragazzo di colore<br />
e una bellissima donna, anche lei nera. Lauren ricordò di averla già<br />
vista all'ospedale. Era l'infermiera di Deanna, quella che era<br />
impazzita... anche se in quel momento sembrava stesse bene.<br />
La donna anziana avanzò verso di loro. «È tutto finito, allora?»<br />
chiese a Mark.<br />
Lui la prese per mano, attirandola vicina. «Sì, è tutto finito, Miss
Lockwood. Grazie.»<br />
«Le avevo detto che sapevo che cosa avevamo di fronte» replicò la<br />
donna, allontanandosi e scuotendo l'indice con aria di rimprovero.<br />
«Dovrebbe avere un po' più di fiducia nella gente, sa?»<br />
«Ha ragione, ma'am.» Mark guardò Sean. «Come spiegherai tutto<br />
questo?»<br />
Lauren si guardò intorno e ansimò, scossa da un brivido. Nel<br />
cortile c'erano mucchi di polvere e tracce di sporco ovunque,<br />
parecchie ossa e persino un cadavere decapitato.<br />
«Credo che sarebbe una sorta di giustizia poetica se facessimo<br />
ricadere la colpa sul tassista» propose Sean. «Anche se dovrò spiegare<br />
come ha fatto a finire decapitato.»<br />
«Andiamo, Sean» protestò Maggie. «A volte sei così...»<br />
Il tenente sospirò. «Maggie, quel tizio aveva una falsa identità. Il<br />
suo vero nome era Wayne Girard. Qualche tempo fa è stato<br />
dichiarato colpevole di ventisette omicidi, ma è riuscito a fuggire,<br />
probabilmente con l'aiuto <strong>del</strong> nostro amico Stephen. Dovrò essere<br />
molto convincente, tuttavia sono sicuro di poter addossare a lui la<br />
colpa.»<br />
Lauren si avvicinò ai Canady e alla gente di Monstresse House.<br />
Tutti la abbracciarono con affetto.<br />
«Poliziotto di giorno, acchiappavampiri di notte» scherzò Bobby,<br />
ammiccando.<br />
«Tutti voi dovete sparire immediatamente» ordinò Sean. «Tranne<br />
tu, Bobby Acchiappavampiri. Mi aiuterai a ripulire questo macello.<br />
Altre pattuglie sono in arrivo.»<br />
Maggie gli diede un rapido bacio sulla guancia prima di dirigersi<br />
verso la propria auto. A quel punto anche gli altri erano usciti dalla<br />
casa e Mark fece cenno a Deanna e a Heidi di avvicinarsi.<br />
«Voi tre» disse, includendo Lauren, «andate con Maggie. Jonas e io<br />
torneremo per conto nostro.»<br />
«Jonas...» mormorò Deanna.<br />
«Non preoccuparti per lui» la rassicurò Maggie. «Salite in macchina.
Sarà più facile per Sean e Bobby se ci togliamo di torno.»<br />
Deanna scambiò un lungo bacio con Jonas prima che Maggie la<br />
prendesse per un braccio e la trascinasse verso l'auto.<br />
Mentre si allontanavano, Lauren si voltò a guardare indietro.<br />
Mark e Jonas erano ancora con Sean e Bobby. Forse avevano<br />
intenzione di aiutare a ripulire, ma come avrebbero spiegato la loro<br />
presenza agli altri poliziotti in arrivo?<br />
Deanna doveva aver pensato la stessa cosa, perché chiese in tono<br />
preoccupato: «Che cosa diranno gli altri agenti vedendo Mark e<br />
Jonas?».<br />
«Non li vedranno» rispose Maggie.<br />
«Voleranno via» intervenne Heidi in tono vivace.<br />
Lauren si aspettava che Maggie la contraddicesse.<br />
Ma non fu così.<br />
Era tutto finito, pensava Mark.<br />
Era tornato a Monstresse House molto tardi e tutto era tranquillo.<br />
Era stato a lungo sotto la doccia cercando di liberarsi non solo<br />
<strong>del</strong>lo sporco, ma anche di tutto l'odio e l'amarezza che avevano<br />
guidato così a lungo la sua vita. Continuava a ripetersi che era tutto<br />
finito ora che Stephen era morto.<br />
Eppure si sentiva svuotato. Prosciugato.<br />
Quando uscì dal bagno, vide che le ferite erano già guarite. Ma<br />
non era l'esterno che importava.<br />
Si sentiva come se qualcosa lo dilaniasse dentro.<br />
Avrebbe dovuto dirglielo.<br />
Non era stato onesto, e lei l'aveva scoperto da sola. Così l'aveva<br />
persa.<br />
In realtà non l'aveva mai avuta veramente.<br />
Si distese sul letto, grato di poter tenere aperta la portafinestra che<br />
si affacciava sulla balconata e di sentirsi accarezzare dalla brezza<br />
leggera. Forse, una volta chiusi gli occhi, non avrebbe avuto più
incubi.<br />
Non l'avrebbe più vista venire verso di lui, tutta vestita di bianco.<br />
Non avrebbe più visto il suo sorriso.<br />
Katja l'aveva amato, si era fidata di lui al punto di rivelargli la<br />
verità su quanto era successo. E anche se in un primo tempo lui non<br />
le aveva creduto, aveva avuto fiducia in lei. Così aveva combattuto<br />
contro Stephen, che l'aveva trasformato in vampiro. Dapprima il suo<br />
mortale nemico aveva goduto di quell'impresa, finché non si era reso<br />
conto che a loro due non importava. Si sarebbero sposati<br />
ugualmente e l'avrebbero fatto in chiesa.<br />
Finché Katja era stata all'oscuro di tutto e vulnerabile, Stephen era<br />
riuscito a ipnotizzarla, ma non aveva potuto fare più nulla dopo che<br />
lei si era resa conto di cosa era diventata e di quello che lui stava<br />
facendo. Katja aveva una volontà d'acciaio.<br />
Ma suo padre...<br />
Dio, suo padre! Così forte, così amorevole e orgoglioso <strong>del</strong> figlio.<br />
Gli aveva raccontato cosa era successo, ma lui non avrebbe mai<br />
immaginato che sarebbe stato disposto a dare la vita per distruggere<br />
la sua promessa sposa. Il pover'uomo non sapeva che anche suo<br />
figlio era stato trasformato in vampiro, e che esisteva un modo di<br />
combattere la natura malvagia degli esseri che erano diventati.<br />
E adesso?, si chiese.<br />
Adesso che era tutto finito, Lauren sarebbe partita. Sarebbe<br />
tornata a casa con Heidi, mentre Deanna sarebbe rimasta con Jonas,<br />
che si era rivelato onesto e sincero.<br />
Mark chiuse gli occhi; aveva bisogno di dormire. Doveva smettere<br />
di tormentarsi.<br />
A un tratto si immobilizzò, sentendo la porta che si apriva. Sollevò<br />
cautamente una palpebra.<br />
Lauren si stava avvicinando silenziosamente al letto. Profumava di<br />
sapone, shampoo e infinita dolcezza. Indossava una camicia da notte<br />
di seta bianca e i suoi capelli erano come un cielo incendiato dal<br />
tramonto.<br />
Si fermò, poi si sdraiò al suo fianco e si appoggiò a un gomito,
guardandolo. «Non azzardarti mai più a nascondermi la verità -<br />
l'assoluta, completa, totale verità» disse.<br />
Mark aprì gli occhi. Lei aveva parlato in tono deciso, ma le sue<br />
labbra erano incurvate in un tenue sorriso. «Lauren...»<br />
«Taci e ascolta. Credo di non aver mai avuto tanta paura in vita<br />
mia come quando sono arrivata in quella casa stanotte. Ma poi... Poi<br />
ho creduto di averti perso e il dolore è stato dieci volte più forte<br />
<strong>del</strong>la paura. Il punto è questo, Mark: non cercare di proteggere i<br />
miei sentimenti. Nemmeno se dovessi arrabbiarmi.»<br />
«Temevo che ti saresti ben più che arrabbiata se ti avessi detto<br />
tutta la verità sul mio conto» mormorò lui.<br />
«Lo ammetto, a un certo punto ho avuto paura di te. Tuttavia<br />
credo che siamo arrivati a conoscerci abbastanza bene, anche se è<br />
successo in un arco di tempo ridotto. Breve, ma molto intenso.»<br />
Mark sorrise e si voltò verso di lei. «Non ti avevo detto di non<br />
uscire da questa casa per nessuna ragione?» le domandò<br />
bruscamente.<br />
«Dovevo farlo» protestò lei.<br />
«Non senza dirmelo.»<br />
«Tu me l'avresti impedito.»<br />
«Ci puoi giurare.»<br />
Lauren sorrise e abbassò lo sguardo per un istante prima di tornare<br />
a guardarlo negli occhi. «Sul serio... non potevo rischiare la vita di<br />
Deanna e Heidi. E non sappiamo ancora se Susan se la caverà.»<br />
«Io credo di sì» ribatté con fermezza Mark.<br />
«Il punto è...»<br />
«Il punto è che non mi dai ascolto.»<br />
«Il punto è che d'ora in poi voglio che tu mi dica sempre la verità.»<br />
«Già, perché le persone intelligenti sono disposte a credere che i<br />
vampiri esistono, vero?» ribatté lui con un sorriso ironico.<br />
«Quando non possono fare a meno di vedere quello che hanno<br />
davanti agli occhi, sì» mormorò Lauren.
«D'ora in avanti, giuri che mi avviserai prima di correre a salvare<br />
qualcuno? E che avrai fiducia in me?» le chiese.<br />
«Sì.» Lauren gli accarezzò il viso, si strinse a lui e gli sussurrò sulle<br />
labbra: «Adesso abbracciami, ti prego. Perché non mi interessa chi sei<br />
- o dovrei dire che cosa sei? - e non ho mai provato un sentimento<br />
simile prima d'ora. Dimostrami che anche tu mi ami».<br />
Mark la baciò, e il vuoto che sentiva dentro sparì.<br />
Si sentiva completo come mai aveva sperato di poter essere<br />
ancora.
Epilogo<br />
Fu un matrimonio bellissimo. La chiesa traboccava di fiori di tutti i<br />
colori, una passatoia blu correva lungo la navata centrale,<br />
dall'ingresso fino all'altare.<br />
Erano presenti vecchi e nuovi amici.<br />
Lo sposo era affascinante, alto, bruno ed elegantissimo.<br />
La sposa era di una bellezza indescrivibile e splendeva<br />
letteralmente di felicità.<br />
Camminò verso di lui sulle note di una romanticissima ballata.<br />
«La musica è stupenda» sussurrò Deanna all'orecchio di Heidi, che<br />
aspettava insieme a lei accanto all'alt are.<br />
«L'ha scritta lui» rispose Heidi.<br />
Lauren percorse la navata al braccio di Big Jim, che sfoggiava un<br />
sorriso smagliante mentre la conduceva all'altare e la affidava allo<br />
sposo.<br />
voti che pronunciarono erano dolci come la ballata che aveva<br />
accompagnato l'ingresso <strong>del</strong>la sposa. Li avevano scritti Mark e<br />
Lauren. Non tutti i presenti li compresero appieno, ovviamente. La<br />
promessa di amarsi per tutta l'eternità, qualsiasi cosa fosse successa,<br />
l'amore immortale che sfidava il tempo, tutte parole consuete che<br />
tuttavia per qualcuno assumevano un senso drasticamente diverso.<br />
Gli sposi lasciarono la chiesa sotto una pioggia di riso Il<br />
ricevimento di nozze si tenne nel giardino di Monstresse House,<br />
dove il profumo <strong>del</strong> barbecue lottava per imporsi su quello <strong>del</strong><br />
gumbo e di altri piatti tipici <strong>del</strong>la Louisiana. Mentre il pomeriggio<br />
cedeva il passo alla sera, la banda di Big Jim si esibì in una jam<br />
session e lo sposo si unì a loro per qualche brano, finché non vide la<br />
sposa guardarlo con un'espressione di intimo calore negli occhi.<br />
Allora scese dal palco e le si avvicinò.<br />
«La verità» le disse prendendola tra le braccia, «tutta la verità, è<br />
che ti amo.»
Lei rise. «Non ne dubiterò mai.»<br />
La luna avvolgeva il prato in caldo bagliore argentato. Sembrava<br />
che i due sposi danzassero su un luminoso tappeto di nuvole bianche<br />
e che avrebbero potuto continuare così per sempre.<br />
Forse alcune cose erano davvero eterne.