GRAHAM Heater – Blood Red, L'Ombra del Vampiro - PandoraWord

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<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong>, l’ombra <strong>del</strong> vampiro<br />

(Bluenocturne N° 11)<br />

<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong><br />

La sua fidanzata Katie è stala uccisa da un<br />

vampiro sanguinario di nome Stephen, e da<br />

allora Mark Davidson pattuglia le strade di<br />

New Orleans armato di croce e acqua santa,<br />

cercando vendetta. Poi una notte la polizia<br />

rinviene il cadavere di una donna senza testa,<br />

e Mark capisce che l'ora <strong>del</strong>la resa dei conti è<br />

vicina. La sua convinzione si rafforza quando<br />

conosce Lauren Crow. una giovane donna<br />

che assomiglia come una goccia d'acqua alla<br />

sua amata Katie. Ma lei. nonostante<br />

l'attrazione bruciante che vibra tra loro, non è<br />

disposta a credergli. E convincerla che i suoi<br />

non sono soltanto i vaneggiamenti di un folle<br />

si rivelerà una missione quasi impossibile.<br />

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www.eHarmony.it


La loro bellezza è incantevole.<br />

Il loro potere senza limiti. Per secoli la<br />

solitudine ha dato loro la caccia, ma<br />

all'improvviso un raggio di luce illumina<br />

le tenebre <strong>del</strong>la loro esistenza con la<br />

promessa di un amore destinato a durare<br />

per l'eternità.


Titolo originale <strong>del</strong>l'edizione in lingua inglese:<br />

<strong>Blood</strong> <strong>Red</strong><br />

Mira Books<br />

© 2007 Heather Graham Pozzessere<br />

Traduzione di Elena Rossi<br />

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione<br />

integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata<br />

per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.<br />

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o<br />

persone <strong>del</strong>la vita reale è puramente casuale.<br />

© 2010 Harlequin Mondadori S.pA. Milano<br />

Prima edizione Bluenocturne<br />

marzo 2010<br />

Questo volume è stato impresso nel febbraio 2011<br />

da Grafica Veneta SpA - Trebaseleghe (Pd)<br />

BLUENOCTURNE<br />

ISSN 2035 - 486X<br />

Periodico quindicinale n. 11 <strong>del</strong>l'11/03/2010<br />

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 <strong>del</strong> 16/03/2009<br />

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale<br />

Aut. n. 21470/2LL <strong>del</strong> 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA<br />

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione<br />

Stampa Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)<br />

Gli arretrati possono essere richiesti<br />

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171<br />

Harlequin Mondadori S.p A.<br />

Via Marco D'Aviano 2-20131 Milano


VOLUME 102


Prologo<br />

Non si era mai vista una sposa più bella né un matrimonio più<br />

perfetto. Perfino il tempo si era inchinato all'occasione e una leggera<br />

brezza rinfrescava l'aria. La serata non era né troppo calda né troppo<br />

fredda e il momento era stato scelto con cura: a occidente, il sole<br />

stava calando oltre l'orizzonte. La sposa aveva sempre desiderato<br />

sposarsi in un castello, e avevano trovato un'antica cattedrale<br />

appollaiata su una collina, all'interno di una vecchia città fortificata.<br />

Lo sposo faceva <strong>del</strong> suo meglio per apparire in tutto e per tutto il<br />

principe azzurro <strong>del</strong>le favole. Aveva sempre cercato di vivere<br />

seguendo un proprio codice morale, che gli imponeva di rispettare<br />

gli altri esseri umani. Non si piegava facilmente ai desideri altrui, ma<br />

aveva imparato l'importanza <strong>del</strong> compromesso e <strong>del</strong>la compassione.<br />

Sapeva di poter commettere degli errori ed era pronto ad<br />

ammetterlo. Poteva dire onestamente di essere pronto a combattere<br />

per i poveri e gli oppressi e aveva affrontato abbastanza battaglie da<br />

rendersi conto dei molti errori che venivano commessi intorno a lui.<br />

Soprattutto, mentre si preparava a prendere in moglie la bellissima<br />

sposa, poteva dire di amarla teneramente, più <strong>del</strong>la vita stessa.<br />

Ecco perché si sposava.<br />

Era pronto a darle qualsiasi cosa desiderasse: un castello sperduto<br />

in un paese a lui sconosciuto, un'elegante carrozza trainata da muli o<br />

qualsiasi altra cosa potesse rendere ancor più perfette le nozze da<br />

favola che lei sognava. Era stata una fortuna che le cose avessero<br />

improvvisamente iniziato a girare a suo favore: per molti anni aveva<br />

lavorato duramente per coltivare quello che si augurava fosse<br />

autentico talento, e all'improvviso si era ritrovato ricco, quasi dalla<br />

sera alla mattina. Anche se la sposa era originaria <strong>del</strong> paese in cui si<br />

trovavano per le nozze, l'aveva conosciuta negli Stati Uniti. Lei<br />

l'aveva sentito suonare la chitarra; lui aveva sollevato il capo... ed<br />

era stato amore a prima vista. Dal momento che molti dei loro amici<br />

più stretti avevano ancora <strong>del</strong>le difficoltà finanziarie, i due sposi<br />

erano riusciti con molto tatto - o almeno così speravano - a regalare<br />

il viaggio agli amici che non potevano affrontarlo, procurando loro


una gradita tregua dalle difficoltà quotidiane insieme al piacere di<br />

assistere alle nozze. Una sontuosa passatoia percorreva l'intera<br />

lunghezza <strong>del</strong>la navata centrale. Lo sposo, elegante nel suo smoking<br />

nero, aspettava accanto ai due testimoni. Quando l'organo attaccò la<br />

marcia nuziale e il prete si schiarì la voce, tutti si voltarono verso<br />

l'ingresso <strong>del</strong>la chiesa in attesa di veder comparire la sposa e il suo<br />

seguito.<br />

La prima a entrare fu un'adorabile ragazzina che spargeva<br />

tutt'intorno petali di fiori, concentrata sull'importante compito che le<br />

era stato affidato. Seguivano le damigelle, <strong>del</strong>iziose nei loro abiti<br />

color argento con rifiniture nere.<br />

E infine giunse la sposa...<br />

Era incantevole. I capelli, lunghi e luminosi come oro rosso, le<br />

ricadevano sulle spalle, incorniciando il viso come un'aureola.<br />

Indossava un abito moderno con suggestioni in stile rinascimentale e<br />

lo sposo rimase senza fiato nel vederla. Sotto il velo le brillavano gli<br />

occhi, lucidi di commozione. Le sorrise, e sentì il cuore battere più<br />

forte.<br />

Lei avanzò con grazia lungo la navata.<br />

Poi...<br />

Una goccia di sangue apparve sul suo vestito, un puntino rosso sul<br />

cuore che si allargò rapidamente fino a coprire il seno... l'intero<br />

corpetto...<br />

La sposa si fermò.<br />

Lo fissò.<br />

Sul suo volto comparve un'espressione d'orrore. I suoi occhi lo<br />

guardarono imploranti.<br />

Si lanciò verso di lei, ma non riuscì a raggiungerla. Sentì un rombo<br />

assordante, come una tempesta, un assedio, una corsa precipitosa...<br />

Poi il sangue si riversò verso di lui come un'onda di marea. Come<br />

se un fiume cremisi fosse esploso, rompendo gli argini e riversandosi<br />

lungo una collina...<br />

Batté le palpebre.


Vide il suo viso, i suoi occhi che imploravano aiuto.<br />

Poi il sangue fu dappertutto, invase la navata e i muri coperti di<br />

licheni <strong>del</strong>la cattedrale e salì, salì.<br />

Stava affogando nel sangue.<br />

Si sentiva soffocare.<br />

Molto lontano da quelle montagne remote, un uomo si svegliò da<br />

un incubo con un grido rauco e scattò a sedere. Il sogno era stato<br />

così vivido, i dettagli così realistici che per un istante credette<br />

davvero di essere coperto di sangue. Stava tossendo come se nel<br />

sonno avesse lottato per respirare.<br />

Scostò le lenzuola madide di sudore, si alzò e andò alla<br />

portafinestra che dava sul balcone, spalancandola. La realtà irruppe<br />

nella stanza accompagnata dal profumo <strong>del</strong>le magnolie in fiore.<br />

Non finirà mai? Quest'incubo non finirà mai di perseguitarmi?<br />

Era la fine <strong>del</strong>la primavera, l'inizio <strong>del</strong>l'estate. Di giorno faceva<br />

caldo ma di notte una piacevole brezza fresca accarezzava la pelle<br />

come una mano gentile.<br />

Guardò il cielo. Le nuvole velavano la luna tingendola di un<br />

colore sinistro.<br />

Strinse i denti, sul viso un'espressione rigida e determinata.<br />

Sembrava tutto come allora...<br />

Come il giorno di quelle nozze di sangue.


Capitolo 1<br />

Mark Davidson osservava una coppia seduta al bar, uguale a tutte<br />

le coppie in qualunque locale.<br />

L'uomo si sporgeva verso la donna, una ragazza graziosa, con un<br />

top attillato che lasciava scoperto l'ombelico e una gonna corta che<br />

attirava lunghi sguardi sulle gambe ancora più lunghe. Batteva le<br />

ciglia di tanto in tanto, chinando il capo e sorridendo timidamente,<br />

quasi con aria dispiaciuta, al tipo alto e scuro di fianco a lei.<br />

Nonostante l'apparente disinvoltura con cui rispondeva al suo<br />

atteggiamento provocante, c'era in quell'uomo una certa tensione,<br />

un'energia trattenuta che faceva pensare - quanto meno a Mark - che<br />

ci fosse qualcosa che non andava.<br />

I due ridevano insieme, flirtando. Il linguaggio <strong>del</strong> corpo diceva<br />

che lei era in cerca di avventure quella sera; e lui era senza dubbio<br />

entrato in azione.<br />

«Un altro drink, signore?» La voce <strong>del</strong>la cameriera, una donna<br />

attraente ma più matura, con grandi occhi e una bella figura, attirò<br />

momentaneamente la sua attenzione. Era gentile ma anche stanca,<br />

pensò. Forse gli ultimi anni non erano stati facili per lei.<br />

«Ehm...» Non sapeva perché gliel'avesse chiesto, visto che aveva<br />

appena toccato la birra che aveva ordinato. Del resto il locale<br />

doveva guadagnare, quindi forse il suo era un velato suggerimento.<br />

«Scusi, immagino che la risposta sia no» disse la donna con un lieve<br />

sospiro. Dal marcato accento <strong>del</strong> sud, Mark ebbe la sensazione che<br />

fosse originaria <strong>del</strong> posto. Non che a New Orleans abitassero solo<br />

nativi. Era il tipo di città di cui le persone si innamorano, come se<br />

avesse una personalità tutta sua. I più, in effetti, arrivavano presto a<br />

odiare la sua atmosfera spensierata e Mark stesso doveva ammettere<br />

che il vomito nelle strade dopo un Mardi Gras particolarmente<br />

scatenato non era esattamente un'attrattiva. Ma a lui no n<br />

importava. Amava New Orleans, con le sue stradine strette, i vecchi<br />

edifici e il crogiuolo di culture. Amava tutto di quella città.<br />

Tutto tranne...


Si rese conto che la cameriera gli bloccava la visuale. Aveva scelto<br />

un tavolino in fondo al locale, un po' in ombra, lontano dalla jazzband<br />

che suonava all'estremità sinistra <strong>del</strong> bancone, accanto<br />

all'ingresso. I musicisti erano bravi; Mark sarebbe andato volentieri<br />

nel locale anche solo per sentirli. Era una <strong>del</strong>le cose che amava di più<br />

di New Orleans; si poteva ascoltare buona musica, tra le migliori al<br />

mondo, e spesso bastava camminare lungo le strade. Giovani e<br />

promettenti talenti iniziavano spesso la loro carriera suonando in<br />

Jackson Square o all'angolo di una strada qualsiasi, esibendosi nella<br />

speranza che i passanti gettassero qualche dollaro nella custodia di<br />

una chitarra o in un cappello.<br />

C'erano così tante cose da amare a New Orleans.<br />

Come tutte le volte che era andato lì con Katie...<br />

No.<br />

Mandò giù un lungo sorso di birra ormai tiepida e strinse i denti.<br />

Non era lì per percorrere il viale dei ricordi.<br />

«Ma sì, dai, un'altra birra. Fredda, per favore» disse, cercando di<br />

sbirciare oltre la cameriera. Ma quando lei si spostò, si accorse che la<br />

coppia se n'era già andata.<br />

Scattò in piedi e frugò in tasca alla ricerca di una banconota che<br />

tese alla cameriera. «Non importa, ho cambiato idea» disse,<br />

dirigendosi verso l'uscita.<br />

«Signore, il resto» protestò la donna, fissando il biglietto da<br />

cinquanta dollari.<br />

«Lo tenga pure» mormorò lui, lo sguardo già fisso sulla porta che<br />

dava sulla strada.<br />

Fuori il mondo era luminoso, animato dai neon, dalle risate e dai<br />

ritmi di jazz e rock che si riversavano nell'aria umida dai bar e dai<br />

locali allineati lungo la strada. Insegne luminose reclamizzavano ogni<br />

tipo di drink e di divertimento; vecchi edifici sembravano scrutare la<br />

fiumana di gente con un'eleganza ammaliante, anche se un po'<br />

decrepita, nonostante la pubblicità che li ricopriva.<br />

Donne e uomini, in gruppo, in coppia o da soli, passeggiavano;<br />

alcuni erano un po' alticci, e barcollavano urtando gli altri passanti,


altri camminavano di buon passo.<br />

Mark imprecò tra sé perché non riusciva a localizzare la coppia <strong>del</strong><br />

bar.<br />

Dove diavolo avrebbe portato la ragazza? Non era costretto a<br />

scegliere il buio di un cimitero per commettere un omicidio; avrebbe<br />

potuto affittare una stanza ovunque. Maledizione, poteva anche<br />

essere una casa di proprietà. Ma dove? Da solo poteva muoversi<br />

veloce come il vento, tuttavia aveva la donna con sé, che lo<br />

rallentava.<br />

«Signore?»<br />

Si voltò. La cameriera l'aveva seguito.<br />

«Le ho detto di tenere il resto» disse in tono gentile.<br />

Lei gli sorrise. «Il barista ha detto che la coppia che stava tenendo<br />

d'occhio è andata a sinistra. Il tizio l'ha convinta a fare una visita<br />

notturna al cimitero.» Si strinse nelle spalle, lanciandogli un'occhiata<br />

dolce e riconoscente. «Ci sono un sacco di idioti che per rimorchiare<br />

una donna la convincono a entrare nei cimiteri di notte. Un posto<br />

pericoloso. Ci bazzicano trafficanti di droga e peggio. Stia attento.»<br />

«Grazie» rispose lui. «Molte grazie.»<br />

Sapendo in che direzione dirigersi, si mise a correre lungo la<br />

strada. Figurarsi se aveva optato per una stanza d'albergo o per il<br />

cortile di un grazioso Bed&Breakfast.<br />

Mentre correva, tastò la tasca dei pantaloni di tela, controllando<br />

che la fiala fosse ancora lì. Aveva anche un'arma tradizionale, ma<br />

sapeva che non gli sarebbe servita a molto, visto con chi aveva a che<br />

fare.<br />

Raggiunse il cimitero. Di notte era vietato entrare, ma non fu<br />

difficile scalare l'inferriata. Mentre atterrava con un tonfo sordo dalla<br />

parte opposta udì la risata. I due si trovavano in mezzo a un campo,<br />

dietro la lapide in marmo e stucco di una tomba, con i suoi angeli<br />

tristi e i cherubini in preghiera.<br />

«Oh, questo sì che è decadente. Mette i brividi e ha qualcosa di<br />

eccitante» disse una voce femminile.<br />

«Sì, lo so.»


«Vuoi... farlo qui? Proprio qui?» mormorò la donna. Sembrava<br />

esitante. Ora che si trovava nel cimitero, forse si sentiva un po'<br />

turbata da quella mancanza di rispetto per la morte. O forse era solo<br />

la paura di essere scoperti da un poliziotto.<br />

«Dimmelo tu» rispose l'uomo. «Vuoi sentire le mie labbra sulla<br />

pelle?»<br />

La ragazza emise un suono che Mark non riuscì a identificare.<br />

Serrò la mascella, cercando di controllare il dolore e la collera che gli<br />

montavano dentro. Non poteva biasimare la ragazza. Era possibile<br />

che fosse stata ipnotizzata.<br />

«Io... sì» mormorò lei.<br />

Mark si avvicinò strisciando ai due. Eccoli.<br />

L'uomo si era sfilato la camicia. La ragazza era distesa su una <strong>del</strong>le<br />

tombe e il suo addome nudo risplendeva alla luce <strong>del</strong>la luna. L'uomo<br />

si chinò su di lei e fece scorrere una mano per tutta la lunghezza<br />

<strong>del</strong>le gambe, sfiorandole con le labbra la pelle intorno all'ombelico.<br />

«Ti prego, aspetta!» C'era una nota di paura nella voce <strong>del</strong>la<br />

donna, adesso.<br />

«Troppo tardi.»<br />

«No. No!»<br />

«Sei molto bella... ci saremmo potuti divertire un po', prima. Ti<br />

avrei fatto provare un piacere inimmaginabile. Peccato che<br />

stanotte... be', sono davvero affamato. Temo di essere a digiuno da<br />

troppo tempo.»<br />

Lei cercò di protestare con voce strozzata. Aveva appena capito<br />

che stava per morire, Mark lo sapeva, e cercava disperatamente di<br />

gridare, ma il terrore, dolce come zucchero nel sangue, incominciava<br />

a paralizzarla e lei non riusciva a dar voce all'agonia che le bloccava<br />

la gola.<br />

Ora!<br />

Mark fece un respiro profondo, tendendo i muscoli. Se non avesse<br />

agito subito, la donna sarebbe potuta morire da un istante all'altro.<br />

Infilò la mano in tasca e spiccò un balzo.


Era in perfetta forma: dopo aver prestato servizio nei Marines,<br />

aveva fatto il buttafuori per anni mentre cercava un produttore<br />

interessato alla sua musica. Ma per quanto veloce fosse stato, l'uomo<br />

avvertì la sua presenza. Mark udì il suo ringhio rabbioso prima che si<br />

girasse verso di lui per affrontarlo, il viso distorto da un'orribile<br />

maschera di furore. Vide la bocca spalancata, i denti acuminati<br />

scintillare nel buio. Stranamente avevano un affascinante bagliore<br />

opalescente.<br />

Imprecò tra sé a bassa voce. Non era lo stesso individuo cui dava<br />

la caccia con ostinata determinazione da tempo immemorabile. Era<br />

un altro, senza dubbio altrettanto malvagio.<br />

Avvertì un tuffo al cuore. Eppure...<br />

Quella creatura stava per uccidere. Non doveva dimenticare la<br />

giustizia; doveva porla al di sopra <strong>del</strong>la vendetta. Non poteva<br />

permettersi di abbassare la guardia né di esitare un solo istante.<br />

Prima che potesse raggiungerlo, però, l'uomo scoppiò a ridere.<br />

«Hai intenzione di spararmi?» chiese.<br />

«Per l'inferno, no» gli assicurò Mark. La fiala era piena e già aperta.<br />

La scagliò mirando al viso e agli occhi <strong>del</strong>l'avversario.<br />

Quando l'acqua benedetta gli bagnò il viso, la creatura lanciò un<br />

raccapricciante grido di rabbia e stupore. Ci fu un rapido fluttuare di<br />

ombra e buio, un debole frullare d'ali, prima che fuggisse e si<br />

schiantasse su una lapide.<br />

Mark lo seguì. Tirò fuori dalla tasca il piolo di legno dalla punta<br />

aguzza che portava sempre con sé e lo conficcò nel petto <strong>del</strong>la<br />

creatura <strong>del</strong>la notte che giaceva accanto alla tomba.<br />

La notte fu illuminata per un istante da un'esplosione di colori, poi<br />

si alzò una nube di polvere, rossa <strong>del</strong> sangue di molte vite.<br />

Il frullare d'ali cessò. Per un istante accanto alla tomba si vide<br />

l'essenza annerita di un uomo... poi più nulla. Polvere e cenere.<br />

Polvere alla polvere.<br />

Mark si rialzò senza distogliere lo sguardo da quel punto. Poi tutto<br />

a un tratto iniziò a tremare e si ritrovò in un bagno di sudore<br />

freddo.


Improvvisamente la ragazza gridò e quel suono lo riportò alla<br />

realtà. Si voltò. Lo stava fissando con occhi colmi di terrore, il trucco<br />

che le colava sul viso insieme alle lacrime, in palese stato di shock.<br />

«Zitta» le disse in tono fermo ma non scortese.<br />

«Era un... un vampiro!» La ragazza batté le palpebre, incapace di<br />

credere alle sue stesse parole.<br />

«Sì.»<br />

«L'hai ucciso!» ansimò. «Ma era... reale.» Scosse il capo. «È...<br />

impossibile.»<br />

«Temo di no.»<br />

La ragazza vacillò. Tremava come se avesse la febbre alta. «Era...<br />

era davvero un vampiro?»<br />

Mark poteva sentire le sirene <strong>del</strong>la polizia che si avvicinavano.<br />

Qualcuno doveva aver udito le grida. «Sì» ammise. Anche se non era<br />

quello cui davo la caccia, aggiunse tra sé.<br />

«Io... non... non posso crederci.»<br />

«Dobbiamo andarcene di qui. Sta arrivando la polizia.»<br />

«Non dovremmo aspettare e riferire... ehm... spiegare cos'è<br />

successo?»<br />

Lui inarcò un sopracciglio. «Vorresti raccontare ai poliziotti quello<br />

che è successo qui?»<br />

Lo fissò, senza smettere di tremare. «Sì, ma... No, non è vero...<br />

non può essere reale...»<br />

«E reale» le assicurò. Si sforzò di essere paziente, ma non c'era<br />

tempo da perdere. Sospirò. «Non ti crederebbero comunque.<br />

Dobbiamo andarcene di qui.»<br />

Lei aprì e richiuse la bocca, cercando di formulare le parole. «Puoi<br />

aiutarmi a scavalcare il muro, per favore?»<br />

«Certamente. Da questa parte.»<br />

Anche lui poteva muoversi veloce come il vento - da giovane<br />

aveva giocato nella squadra di football <strong>del</strong> college - ma la donna era<br />

ancora così stordita che gli sembrava di trascinare un peso morto.


Dovette sollecitarla perché si aiutasse mentre la spingeva oltre il<br />

muro, poi scavalcò anche lui e la portò in salvo sul marciapiede.<br />

Una volta posati i piedi a terra, lei lo guardò scuotendo il capo.<br />

«Era davvero un vampiro?»<br />

«Sì.»<br />

«No» negò, ostinata. «Sì» capitolò infine.<br />

Avrebbe avuto bisogno di supporto psicologico, pensò Mark. In<br />

dosi massicce.<br />

«Tu... mi hai salvato la vita. Io... io... oh, Dio, ti devo...»<br />

«Dobbiamo andarcene di qui tutti e due. Penseranno che siamo<br />

ladri, drogati o qualcosa <strong>del</strong> genere» disse in tono neutro.<br />

«Sì, ma... io devo... devo ringraziarti in qualche modo.» I suoi<br />

occhi erano enormi, spaventati; non aveva intenzione di flirtare con<br />

lui, era soltanto riconoscente e incerta sul da farsi.<br />

Poi raddrizzò la schiena, ancora incapace di credere a ciò che era<br />

successo ma decisa a mantenere almeno una parvenza di dignità.<br />

«Mi hai salvato la vita. Sono in debito con te.»<br />

Le auto <strong>del</strong>la polizia si stavano avvicinando ai cancelli.<br />

«Vuoi davvero fare una cosa per me?» le chiese Mark. «Sii più<br />

prudente. Non andare in giro per cimiteri con il primo idiota che<br />

incontri in un bar, okay?» La prese per mano. «Andiamo.»<br />

Corse, trascinandola con sé lungo Canal Street e per tutta la strada<br />

fino al casinò <strong>del</strong>l'Harrah's Hotel.<br />

«Non so nemmeno come ti chiami» mormorò lei.<br />

«Meglio così» le rispose con gentilezza. «Entra. Telefona a<br />

qualcuno e fatti venire a prendere. Vai a casa.»<br />

Le voltò le spalle e se ne andò, improvvisamente esausto e più<br />

<strong>del</strong>uso di quanto fosse disposto ad ammettere.<br />

Era convinto di essere sulle tracce di... qualcuno.<br />

Invece si era sbagliato, semplice.<br />

Imprecò tra sé.<br />

Dannazione, c'erano una quantità di creature disgustose che se


andavano in giro per il mondo in cerca di preda.<br />

Mentre tornava all' albergo, stanco e <strong>del</strong>uso, gli venne in mente<br />

che anche l'uomo poteva essere considerato un predatore... anche<br />

prima che fosse contaminato dalla malvagità assoluta.<br />

Si fermò e guardò il cielo nuvoloso. Quella notte aveva ucciso un<br />

succhiasangue assassino.<br />

Ed era solo l'inizio.


Capitolo 2<br />

«Sto venendo a prenderti. Sarai mia, in un mondo di sangue,<br />

tenebra e morte» mormorò con voce cupa Deanna Marin.<br />

«Oh, per l'amor <strong>del</strong> cielo, smettila» la implorò Lauren Crow.<br />

«Sul serio. Forse apriremo una porta su un altro mondo e i<br />

demoni ne usciranno per portare tenebre e malvagità sulla terra»<br />

rincarò la dose Heidi Weiss, ridendo, senza riuscire a parlare con il<br />

tono basso e minaccioso di Deanna.<br />

Entrambe guardavano con un sorriso divertito l'amica seduta<br />

all'altro capo <strong>del</strong> tavolo all'aperto. Stavano sorseggiando un drink<br />

preso in uno dei tanti bar di Jackson Square, anche se Lauren non<br />

riusciva a ricordare quale. Il bicchiere di Deanna aveva la forma di<br />

un contenitore di materiale radioattivo e quello di Heidi era<br />

sagomato come un uomo nudo, completo di glutei e pettorali<br />

scolpiti. Forse per effetto <strong>del</strong>l'alcol e <strong>del</strong>l'atmosfera di New Orleans<br />

combinati, improvvisamente le due amiche non vedevano l'ora di<br />

far visita a una <strong>del</strong>le numerose veggenti che tenevano banco nei<br />

dintorni di Jackson Square, munite di Tarocchi e sfere di cristallo.<br />

Lauren era felice di essere lì: New Orleans era uno dei posti che<br />

amava di più al mondo. Pochi luoghi offrivano una tale ricchezza<br />

artistica, fatta non solo di stimoli visivi ma anche <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la<br />

città e <strong>del</strong>la vitalità <strong>del</strong>le persone che si respirava per le strade.<br />

Eppure quella sera...<br />

Forse era colpa <strong>del</strong>l'unico drink che aveva bevuto, ma anziché<br />

sentirsi allegra e spensierata, aveva l'impressione di essere oppressa<br />

da una bizzarra sensazione di angoscia e timore.<br />

«Lauren, si può sapere che cosa ti prende?» le chiese Heidi. «È solo<br />

per divertirsi.»<br />

Semplicemente non le andava l'idea. Non sapeva perché -non era<br />

particolarmente superstiziosa - ma non voleva farsi leggere le carte<br />

né tanto meno lasciare che qualcuno vedesse il suo futuro in una<br />

sfera di cristallo o le propinasse altri tipi di consigli astrali o<br />

soprannaturali. La vita, secondo lei, era già abbastanza difficile senza


doversi preoccupare in anticipo di tutte le cose brutte che<br />

potrebbero accadere.<br />

Ma detestava l'idea di fare la guastafeste mentre si trovavano a<br />

New Orleans per festeggiare l'addio al nubilato di Heidi,<br />

programmato da tempo. Dato che lavoravano insieme nello studio<br />

grafico che avevano aperto dopo il college, non era stato facile<br />

organizzarsi in modo da potersi assentare tutte insieme.<br />

Era la festa di Heidi, e lei si era ripromessa di fare <strong>del</strong> proprio<br />

meglio perché tutto andasse esattamente come l'amica desiderava.<br />

Tuttavia, quel desiderio di giocare con l'occulto era una novità che la<br />

faceva sentire a disagio.<br />

«Hai detto che questo fine settimana avresti fatto qualsiasi cosa<br />

pur di rendermi felice. Ricorda che sei la mia damigella, quindi è<br />

come se fossi mia schiava» scherzò Heidi.<br />

«Perché sei così contraria?» volle sapere Deanna.<br />

Lauren non era in grado di addurre una motivazione convincente<br />

e si rendeva conto che era una sciocchezza sentirsi così, ma non<br />

voleva sapere nulla <strong>del</strong> proprio futuro.<br />

«Puoi scegliere tu da chi andare. Che ne dici?» propose Heidi.<br />

«Pensavo solo... »<br />

«Non avrai paura di qualche effetto drammatico o di qualche<br />

messinscena spettrale» incalzò Deanna.<br />

«Non ho paura» protestò Lauren ma nel momento stesso in cui lo<br />

negava, si rese conto che era proprio così. Aveva paura.<br />

«Dai, rifletti» aggiunse Deanna. «La maggior parte dei medium di<br />

New Orleans sono ragazzi <strong>del</strong> college che cercano di raggranellare<br />

qualche soldo. Pensa a tutte le volte che siamo venute qui con i<br />

nostri album da disegno e quanto avevamo bisogno che la gente<br />

comprasse i nostri schizzi.»<br />

«Credo che tu trascuri il punto essenziale» intervenne Heidi. «Te<br />

l'ho già detto, si suppone che tu sia la mia schiava, ricordi?»<br />

«Sì, sì, sì» borbottò Lauren. «E va bene. In questo caso, credo che<br />

dovremmo rivolgerci a una specie di sacerdotessa voodoo. Siamo a<br />

New Orleans, dopotutto.»


«Perché, tu conosci un'autentica sacerdotessa voodoo?» domandò<br />

Heidi.<br />

Suo malgrado, la risposta le strappò un sorriso. Heidi Weiss aveva<br />

occhi color cobalto, capelli biondo platino e un sorriso che invitava<br />

al buonumore che ti sentissi allegro o meno. In quel momento il<br />

sorriso era leggermente asimmetrico, ma nessuna di loro aveva<br />

bevuto al punto di essere brilla, solo quel tanto da non pensare ai<br />

problemi.<br />

«Possiamo fare due passi e guardarci in giro» suggerì.<br />

Deanna decise di prendere il comando <strong>del</strong>la situazione.<br />

Esteriormente era l'opposto di Heidi, con occhi a mandorla scuri e<br />

capelli lisci, neri con riflessi quasi blu. «Ci sono. Per cominciare<br />

faremo il giro <strong>del</strong>la piazza. Poi, se non vediamo nessuno che piaccia<br />

a Lauren, passeremo in rassegna l'intero Quartiere Francese.»<br />

Lauren si chiese se Deanna avesse davvero tanta energia o se<br />

pensava che si sarebbe decisa più in fretta davanti all'alternativa di<br />

un'interminabile camminata, dato che era già palesemente stanca.<br />

Erano arrivate quella mattina con un volo low cost da Los Angeles e<br />

da allora non si erano fermate un attimo. Lauren si sentiva sempre a<br />

casa a New Orleans, dato che veniva da Baton Rouge, ma Deanna<br />

era cresciuta a New York e Heidi era di Boston. Erano venute spesso<br />

lì da quando avevano fatto amicizia al college, ma né Heidi né<br />

Deanna conoscevano come lei tutti gli angoli nascosti <strong>del</strong>la città. Per<br />

prima cosa erano andate al casinò, dopodiché Lauren le aveva<br />

guidate in un tour di tutti i negozietti <strong>del</strong> Quartiere Francese che non<br />

facevano parte di una grande catena. Ora era esausta e voleva solo<br />

farla finita al più presto con quella storia.<br />

«D'accordo: quella» disse, indicando una persona a caso.<br />

La donna che aveva scelto sedeva a un tavolino pieghevole, di<br />

fronte alla cattedrale. Sembrava più anziana di loro ma, oltre a<br />

questo era impossibile dire quanti anni avesse. Portava i capelli<br />

raccolti in una sciarpa e indossava una gonna e una camicetta<br />

bianche alla contadina. Il viso era notevole, con lineamenti marcati e<br />

la pelle di una bella sfumatura dorata che parlava di un'ascendenza<br />

multietnica. Parlava con voce grave a un uomo seduto di fronte a<br />

lei, indicando le carte dei Tarocchi che aveva disposto sul tavolo


davanti a sé. Avrebbe potuto essere in una fiera rinascimentale<br />

anziché nel Quartiere Francese di New Orleans. Alle sue spalle c'era<br />

una piccola tenda rossa che non avrebbe stonato su un campo di<br />

battaglia medievale, al cui interno si intravedeva un tavolino coperto<br />

da un drappo su cui erano raffigurate la luna e le stelle. Sopra il<br />

tavolo era posata una sfera di cristallo.<br />

«Ha già un cliente» osservò Deanna.<br />

«Sono sicura che non ne avrà per molto» replicò Lauren, alzando<br />

le spalle. Non sapeva perché avesse scelto quella donna, ma adesso<br />

che l'aveva fatto, era decisa. A un tratto si rese conto che invece<br />

sapeva esattamente che cosa l'avesse indotta a indicare proprio lei:<br />

aveva un viso interessante, che le sarebbe piaciuto ritrarre.<br />

«Potremmo andare da Madame Zorba» scherzò Heidi, inclinando<br />

il capo verso una donna più giovane, a pochi passi di distanza.<br />

Lauren sorrise. Madame Zorba era senza alcun dubbio una<br />

studentessa <strong>del</strong> college.<br />

«Preferisco la donna laggiù» insistette.<br />

«C'è anche uno zingaro dall'aria affascinante poco più avanti» disse<br />

Heidi.<br />

«Sei già fidanzata» la prese in giro Deanna.<br />

«Sì, ma a te e a Lauren potrebbe fare comodo.»<br />

«Wow. Grazie.»<br />

«Proprio quello di cui ho bisogno, uno zingaro» commentò<br />

Lauren, continuando a sorridere. Dannazione, Heidi, sai bene che<br />

non sto cercando un ragazzo.<br />

«Non devi mica innamorarti; impacchettarlo e portartelo a casa,<br />

sai» ribatté Heidi. Poi aggiunse in tono più dolce: «Dovresti uscire<br />

con qualcuno. È già passato più di un anno».<br />

«Grazie <strong>del</strong> consiglio, mammina» mormorò Lauren. A un tratto si<br />

bloccò, scossa da un brivido improvviso, e sollevò lo sguardo. Il<br />

cielo si era rannuvolato e a un tratto l'aria si era fatta più fredda.<br />

Sembrava che la luna cercasse di fare capolino tra le nubi. Aggrottò<br />

la fronte. Strano. C'era un bagliore rossastro dove avrebbe dovuto<br />

esserci la luna. «Può darsi che domani piova» osservò.


«Le previsioni dicevano che sarebbe stato bello per tutto il fine<br />

settimana» disse Deanna.<br />

Lauren si strinse nelle spalle. «Guarda il cielo.»<br />

«Bah... sarà lo smog.»<br />

«Non siamo mica a Los Angeles» ricordò loro Heidi con una risata.<br />

«E allora? Non si chiama inquinamento quando non siamo a L.A.?»<br />

replicò Deanna.<br />

«È un cielo rosso di collera» mormorò Lauren.<br />

«Oh, Dio» fece Heidi con una smorfia. «Non siamo ancora andate<br />

dall'indovina e già parla di fine <strong>del</strong> mondo.»<br />

«Non volevo dire quello. Solo che è strano.»<br />

«E non trovi niente di strano nel vento?» la prese in giro Heidi.<br />

«Ora che me lo fai notare, mi sembra più freddo.»<br />

«Grazie al cielo» sospirò Deanna.<br />

«Potremmo concederci un altro drink, che ne dite?» propose<br />

Lauren.<br />

Heidi ridacchiò. «Il cliente ha finito. Andiamo.»<br />

Lauren sospirò, esasperata. «Ricordati che l'hai voluto tu. Io farò<br />

tutto quello che vuoi, ma voglio sia messo agli atti che sono<br />

contraria a queste sciocchezze.»<br />

«Questo viaggio è fatto apposta per le sciocchezze» le rammentò<br />

Heidi. «Sto per sposarmi. Niente più folli weekend con le amiche.<br />

Niente più vacanze avventurose. Voglio dire, Barry non avrebbe<br />

niente da ridire se volessi andarmene via per qualche giorno con voi<br />

ragazze, ma... be', sapete come vanno le cose. E poi sono sicura che i<br />

suoi amici gli organizzeranno un addio al celibato memorabile, con<br />

tanto di spogliarelliste. E scommetto che quell'idiota di suo fratello<br />

farà in modo di procurargli una ballerina di lap-dance... »<br />

«Sarei felice di farti una lap-dance, se volessi» scherzò Lauren.<br />

Heidi rise. «No, grazie, non voglio una lap-dance. Adesso<br />

assecondami, schiava.»<br />

«Non vedo l'ora» borbottò Lauren. «Andiamo.»


Mentre si avvicinavano alla donna, pensò che le si doveva leggere<br />

in viso il nervosismo. O era così o si era fatta prendere da qualche<br />

ridicola paranoia, perché le parve che l'indovina aggrottasse la fronte<br />

vedendole, come se fosse preoccupata. Ciò nonostante, non poté<br />

fare a meno di ammirare la bellezza dei suoi lineamenti e si chiese se<br />

a un certo punto avrebbe osato chiederle il permesso di farle uno<br />

schizzo.<br />

Sul tavolo non c'era alcuna targhetta, niente <strong>del</strong> genere Madame<br />

X, Madame Zenia o un altro dei soliti cliché. La donna si alzò,<br />

tendendo un braccio e porgendo una mano sottile, con unghie ben<br />

curate.<br />

«Salve» disse semplicemente.<br />

Heidi ricambiò il saluto in tono cordiale.<br />

«Vuoi conoscere il futuro?» chiese la donna, fissandola con sguardo<br />

grave.<br />

«Assolutamente sì» rispose lei. «Mi chiamo Heidi Weiss e sto per<br />

sposarmi. Mi piacerebbe avere qualche... anticipazione.»<br />

La donna annuì, ma la sua espressione diceva che dietro le parole<br />

educate leggeva il semplice fatto che la ragazza non credeva davvero<br />

a ciò che stava facendo. Per lei era solo un gioco.<br />

«Io sono Deanna Marin» si presentò Deanna, facendosi avanti. «E<br />

questa è Lauren Crow.»<br />

La donna inarcò leggermente un sopracciglio, osservando Lauren.<br />

«Crow?»<br />

«Il mio bisnonno era Cherokee» spiegò lei, accettando la mano che<br />

la donna le tendeva. La sua stretta era decisa e trasmetteva una<br />

strana sicurezza, notò.<br />

«Anch'io ho sangue cherokee. Abbiamo gli stessi occhi verdi.»<br />

«Sì, è vero» convenne Lauren, anche se non era sicura che gli occhi<br />

verdi fossero una traccia <strong>del</strong>la sua ascendenza cherokee.<br />

«Quanto sei alta... uno e settantotto?»<br />

«Più o meno. Un altro nonno era originario <strong>del</strong>le Isole Orcadi.<br />

Dicono che fosse alto e robusto, un po' norvegese e un po' scozzese.»


«Ah, ecco perché hai i capelli rossi.»<br />

«Preferisco pensare che siano ramati.»<br />

La donna sorrise. Lauren doveva ammettere che le piaceva, e<br />

tuttavia ora meno che mai voleva che le leggesse il futuro. Avrebbe<br />

preferito invitare l'indovina a bere qualcosa con loro, piuttosto.<br />

«A me piace pensare che non sto diventando grigia» replicò<br />

sorridendo la donna. «Io mi chiamo Susan.»<br />

Heidi scoppiò a ridere, ma si scusò immediatamente. «Mi dispiace,<br />

è solo che... è un nome così normale.»<br />

Susan rispose con un sorriso. «La vita è normale, il ciclo <strong>del</strong>la vita è<br />

normale, l'aria che respiriamo è normale. Ci sono tante cose normali,<br />

incluse molte che non comprendiamo ancora.»<br />

«Ha un viso molto interessante» commentò Lauren, d'istinto.<br />

Susan inclinò lievemente il capo, accettando con grazia il<br />

complimento. Quando sollevò nuovamente lo sguardo, sorrideva.<br />

«Siete artiste?»<br />

«Io sono una progettista grafica» spiegò Deanna, «ma Heidi e<br />

Lauren possono disegnare qualsiasi cosa. Sono fantastiche.»<br />

«E così, tu vorresti farmi il ritratto?» chiese Susan, rivolgendosi a<br />

Lauren.<br />

«Mi piacerebbe molto.»<br />

«Non è per questo che siamo venute, però» intervenne Heidi.<br />

«Ah, sì, il futuro.» Susan sollevò le mani. «Che cosa vi riserva?<br />

Volete che vi legga la mano o preferite vedere che cosa dicono le<br />

carte? In alternativa, ovviamente, c'è sempre la sfera di cristallo.»<br />

«Ognuna di noi dovrebbe provare un metodo diverso» propose<br />

Deanna.<br />

«Per me i Tarocchi» scelse Heidi.<br />

«Io preferisco la lettura <strong>del</strong>la mano» dichiarò Deanna. Lauren si<br />

strinse nelle spalle. «Okay, a me la sfera di cristallo, allora.»<br />

Susan annuì, indicando <strong>del</strong>le piccole sedie pieghevoli all'interno<br />

<strong>del</strong>la tenda. «Lauren, sei libera di disegnare, se vuoi. Incomincerò


dalla futura sposa.»<br />

Lauren portava sempre con sé un piccolo album da disegno, ma si<br />

chiese come potesse saperlo Susan e ne fu leggermente turbata. Un<br />

po' più di leggermente, a dire la verità. Poi si disse che sapeva già<br />

che erano artiste, e che quindi era logico supporre che avesse con sé<br />

l'occorrente per dipingere. Senza dubbio chi si guadagnava da vivere<br />

in quel modo imparava a valutare le persone e sapeva come intuire<br />

molte cose da poche parole sulla cui base poi costruiva il resto.<br />

Deanna aprì la piccola sedia di legno e sedette di fianco a Heidi,<br />

mentre Lauren rimase un po' più indietro e tirò fuori l'album. Mentre<br />

guardava Susan dare istruzioni a Heidi su come scegliere le carte,<br />

poteva sentire intorno a sé i rumori <strong>del</strong>la piazza. La musica in<br />

lontananza, che proveniva dai bar. Le chiacchiere <strong>del</strong>la gente,<br />

interrotte di tanto in tanto da un grido di ammirazione per una <strong>del</strong>le<br />

opere d'arte esposte lungo la strada. Di fronte a loro, accanto alla<br />

cattedrale, un flautista solitario aveva messo per terra il cappello e<br />

suonava una melodia dolcissima e melanconica.<br />

Lauren alzò lo sguardo al cielo. Le nuvole coprivano ancora la<br />

luna come un velo rosso disteso nel cielo.<br />

Studiò Susan. Era elegante e aveva una bella voce, gentile. Era<br />

molto diversa da come si aspettava. La matita scorreva sul foglio.<br />

Tracciò prima le linee <strong>del</strong> viso, poi aggiunse le ombre e le sfumature.<br />

Alla fine tratteggiò lo sfondo: gli alberi che circondavano la piazza, i<br />

marciapiedi, la tenda, la statua di Andrew Jackson che si intravedeva<br />

alle spalle <strong>del</strong>la veggente.<br />

«Ehi! Che cosa significa questo?» esclamò Heidi, attirando<br />

l'attenzione di Lauren sul tavolo dove Susan aveva girato una carta<br />

raffigurante uno scheletro.<br />

«È... la Morte, vero?» volle sapere Heidi.<br />

Susan scosse il capo. «Questa carta spesso indica un cambiamento,<br />

una fine da cui nasce un nuovo inizio. Tu stai per finire la tua vita da<br />

single e iniziarne una nuova.»<br />

«Wow» mormorò Heidi. Anche se aveva parlato in tono leggero,<br />

Lauren pensò che sembrava sollevata e avvertì una nuova ondata di<br />

disagio.


«E questa cos'è?» chiese Deanna, indicando un'altra carta.<br />

«Gli Innamorati.» Susan guardò Heidi. «Puoi essere sicura che il tuo<br />

fidanzato ti ama davvero. Tu sei tutto quello che ha sempre<br />

desiderato e di cui ha bisogno nella vita.»<br />

«Oh» sospirò Heidi, felice. «La cosa è reciproca.»<br />

«Lo vedo» mormorò Susan.<br />

«Filerà tutto senza intoppi alle nozze?» chiese Heidi.<br />

«Non c'è matrimonio che fili senza qualche piccolo intoppo»<br />

rispose Susan mentre raccoglieva le carte e ricomponeva il mazzo.<br />

«Ma tu sei amata profondamente e ami a tua volta profondamente.»<br />

«Grazie.» Heidi si alzò e guardò Lauren con un'espressione che<br />

sembrava voler dire: Visto? Niente di cui avere paura.<br />

Lauren sorrise tra sé, chiedendosi se avesse davvero ascoltato.<br />

L'indovina non le aveva rivelato niente di specifico sulle nozze, solo<br />

frasi generiche. E aveva detto che l'arcano <strong>del</strong>la Morte indica spesso<br />

un cambiamento.<br />

Poi si chiese se non fosse lei a vedere significati nascosti dietro le<br />

parole.<br />

«Vai con la mano» disse Deanna. Lei e Heidi si scambiarono di<br />

posto. Mentre stava per sedersi, Deanna lanciò un'occhiata allo<br />

schizzo di Lauren e increspò la fronte.<br />

«Che cosa c'è?» le chiese Lauren.<br />

«Oh, niente... È molto bello. Solo che... hai messo al centro la<br />

carta con lo scheletro.»<br />

«Non è vero!» protestò Lauren, guardando il disegno. Era uno dei<br />

suoi lavori più riusciti, pensò. Era solo un disegno a due dimensioni,<br />

ma dava l'idea <strong>del</strong>la profondità. Aveva colto la singolare bellezza di<br />

Susan e l'atmosfera <strong>del</strong>la piazza. Guardando il disegno si aveva quasi<br />

l'impressione di sentire la musica.<br />

Tuttavia...<br />

Deanna aveva ragione. In qualche modo la carta dei Tarocchi era<br />

disegnata con tanta minuziosità da attirare lo sguardo e diventare il<br />

centro <strong>del</strong>la composizione.


«Non farmi il ritratto» le sussurrò Deanna.<br />

«D'accordo» le assicurò.<br />

Accorgendosi che Susan le stava osservando, Deanna le rivolse un<br />

mesto sorriso. «Lauren era fidanzata...»<br />

«E lui morì» aggiunse Susan.<br />

Wow, bel colpo, pensò Lauren, un po' irritata. Tuttavia la donna<br />

aveva il cinquanta per cento di possibilità di indovinare: o si erano<br />

lasciati o era morto. La realtà era che si era innamorata di un soldato<br />

e lui era andato in guerra. Si erano scritti per sei mesi, dopodiché<br />

aveva smesso di ricevere risposta alle sue lettere. Finché un ufficiale<br />

non si era presentato a casa sua.<br />

Il dolore aveva attraversato diverse fasi, dalla devastazione alla<br />

collera, e infine, in qualche modo, ne era uscita. Non credeva che le<br />

fosse rimasto qualche terribile blocco psicologico; era solo che in<br />

quel momento non stava cercando attivamente un'altra relazione.<br />

Ma se avesse incontrato la persona giusta...<br />

Si sarebbe sentita pronta? Onestamente, non lo sapeva.<br />

«Mi dispiace» le disse Susan, in un tono così sincero che la fece<br />

sentire in colpa senza sapere bene perché.<br />

«Grazie» rispose, ignorando la sensazione di disagio. «Ma questo è<br />

il passato e noi stiamo guardando al futuro, non è così? Che cosa<br />

dice la mano di Deanna?»<br />

Susan si concentrò sulle linee <strong>del</strong> palmo e sollevò lo sguardo con<br />

espressione grave.<br />

«Allora?» chiese Deanna, impaziente.<br />

«Finora mi dice soltanto che detesti i lavori domestici.»<br />

Deanna rise. «Vero. Il fatto è che sono un disastro, così alla fine<br />

rinuncio.»<br />

«Non si preoccupi, ha una donna bravissima che va da lei due<br />

volte alla settimana» intervenne Heidi.<br />

Susan seguì con il dito una <strong>del</strong>le linee <strong>del</strong>la mano.<br />

«È la linea <strong>del</strong>la vita, vero?» chiese Heidi.


Susan si strinse nelle spalle.<br />

«Non sembra molto lunga» osservò Deanna, preoccupata.<br />

Susan scosse il capo, guardandola in viso. «Spesso le cose sono<br />

come le rendiamo noi. Le linee <strong>del</strong>la mano... sono come le carte.<br />

Può non significare affatto qualcosa di male. Indica un cambiamento<br />

nella vita. Heidi per esempio sta per sposarsi.»<br />

«Io non ho nemmeno un fidanzato fisso.»<br />

«Sei una ragazza molto bella» disse Susan, criptica.<br />

«Che cos'altro vede?»<br />

«Qui...» continuò la veggente, indicando con un dito, «c'è il<br />

successo in campo artistico. Sei intelligente e determinata.» Susan<br />

alzò lo sguardo e la guardò negli occhi. «Quando sei concentrata su<br />

qualcosa puoi farla accadere. Quando falliamo, il più <strong>del</strong>le volte è<br />

perché abbiamo paura. Ricorda, tu possiedi talento e volontà. Non<br />

lasciarti frenare da circostanze che possono sembrare negative. Sei<br />

molto forte. E ci saranno dei cambiamenti.»<br />

«Mi sposerò?» domandò Deanna.<br />

Susan si strinse nelle spalle. «Le linee non me lo dicono. Posso<br />

vedere che sei capace di intense emozioni e hai un carattere<br />

generoso, che sei in grado di suscitare passione e amore intorno a<br />

te.»<br />

«Questo mi piace» sorrise Deanna.<br />

Lauren la guardò, cercando di evitare lo sguardo di Susan. Molte<br />

persone avrebbero potuto dirti le stesse cose, sembravano dire i suoi<br />

occhi severi.<br />

«Forza, Lauren, adesso tocca a te» la sollecitò Deanna.<br />

«Ah, la sfera di cristallo per la nostra giovane artista» mormorò<br />

Susan. Tuttavia non si mosse e abbassò lo sguardo.<br />

«Credo che Susan sia stanca» osservò Lauren.<br />

«Oh, no, non ti tirerai indietro!» insistette Heidi.<br />

«Posso vederlo?» domandò Susan, indicando il disegno.<br />

Lauren glielo tese.


«Sei molto brava» mormorò la donna. «Mi hai colta con grande<br />

abilità.»<br />

«Vorrei lavorarci di più. Le manderò una copia quando l'avrò<br />

finito» promise.<br />

Susan annuì e le restituì il disegno. Lauren chiuse l'album e lo<br />

rimise in borsa.<br />

«Sembra che abbia avuto una serata difficile, Susan» disse. «Ha<br />

l'aria stanca. Non è obbligata a fare un'altra lettura.»<br />

«Sta cercando di tirarsi indietro» intervenne Heidi.<br />

Susan si alzò. Il suo volto era serio. «Credo proprio che dobbiamo<br />

guardare nella sfera di cristallo.»<br />

Heidi e Deanna fecero per alzarsi.<br />

«C'è posto solo per una persona nella tenda, mi dispiace. La sfera è<br />

molto diversa dalla lettura <strong>del</strong>la mano e <strong>del</strong>le carte.»<br />

Susan stava aspettando e alla fine Lauren la seguì nella tenda. I<br />

suoni che venivano dalla piazza giungevano attutiti e quando si<br />

sedette di fronte all'indovina fu come se il mondo esterno smettesse<br />

di esistere.<br />

«Il tuo fidanzato era un soldato?» le chiese, guardando nella sfera.<br />

Lauren la guardò, sorpresa. «Sì.»<br />

«Mi dispiace, davvero. Ma... c'è chi crede che il nostro destino sia<br />

prestabilito e immutabile, e chi invece è convinto che ciascuno di noi<br />

sia artefice <strong>del</strong> proprio futuro. Ciò che voglio dire, è che forse il tuo<br />

fidanzato è morto perché altre persone potessero vivere.»<br />

«Grazie, mi piace pensarlo» mormorò Lauren.<br />

«Non esci molto con i ragazzi.»<br />

«Qualche volta l'ho fatto.»<br />

Susan le rivolse un sorriso enigmatico.<br />

«Che cosa c'è?» domandò Lauren.<br />

«Non esci con i ragazzi perché da quando il tuo fidanzato è morto<br />

hai la sensazione di incontrare solo stupidi o approfittatori.»<br />

«Non è facile trovare la persona giusta.»


Stavano chiacchierando normalmente, come se fosse una qualsiasi<br />

conversazione in uno dei tanti locali <strong>del</strong>la città. Eppure, al tempo<br />

stesso, qualcosa era sottilmente cambiato da quando era entrata<br />

nella piccola tenda.<br />

A un tratto la sfera di cristallo si illuminò e al suo interno si formò<br />

una nebbia rossastra.<br />

Lauren la fissò, incapace di distogliere lo sguardo. Vedeva<br />

vagamente il volto di Susan e si rese conto, come se fosse a una<br />

grande distanza, che la veggente sembrava tesa, perfino angustiata.<br />

«Devi andartene... Tu e le tue amiche dovete andare via di qui.»<br />

«Sì» disse Lauren.<br />

Ma non riusciva a muoversi. Aveva la sensazione di essersi<br />

congelata sul posto, come se avesse tutti i muscoli paralizzati.<br />

Poi al centro <strong>del</strong>la sfera prese forma qualcosa di scuro, una<br />

sagoma rossa e nera che si faceva più nitida con il passare dei<br />

secondi.<br />

Sembrava un uccello. Un essere alato...<br />

A un tratto non lo era più, aveva preso la forma di un uomo.<br />

Alto, con il viso scuro, la figura imponente.<br />

Le parve di udire un suono e si rese conto che era una risata.<br />

Ricca, profonda, minacciosa e... cru<strong>del</strong>e.<br />

Udì <strong>del</strong>le parole.<br />

Dapprima erano pronunciate a voce così bassa che non riusciva a<br />

distinguerle. Poi capì.<br />

«Sto venendo per te. Sto venendo a prenderti» diceva la creatura<br />

nella sfera.<br />

«No» mormorò Lauren, lottando per tornare alla realtà. Qualcuno<br />

le aveva sentite parlare poco prima, non c'era altra spiegazione.<br />

Qualcuno aveva origliato le parole che Deanna aveva pronunciato<br />

per scherzo.<br />

«Lauren...» la chiamò l'uomo nella sfera di cristallo. «Sto arrivando,<br />

Lauren... »<br />

«No!»


«Verrò a prenderti. E sarai mia, in un mondo di sangue, tenebra e<br />

morte.»<br />

A quel punto Susan scattò in piedi, come se avesse spezzato<br />

improvvisamente i legami invisibili che tenevano inchiodata anche<br />

lei.<br />

Emise un suono strozzato e agitò con violenza il braccio colpendo<br />

la sfera di cristallo, che cadde dal tavolo e si infranse al suolo.<br />

E mentre andava in frantumi, a Lauren parve di udire un ultimo<br />

sussurro roco e l'eco di una risata malvagia.


Capitolo 3<br />

Lauren si ritrovò fuori dalla tenda senza nemmeno sapere come ci<br />

fosse arrivata. Tutto sembrava normale, e il padiglione <strong>del</strong>la<br />

veggente era tornato a essere esattamente ciò che era: una piccola<br />

tenda rossa.<br />

Era uscita di lì come se avessero concluso normalmente la breve<br />

seduta e non avesse ascoltato altro che qualche bella predizione sul<br />

suo futuro. Era di nuovo nel mondo reale, in mezzo alle luci al neon<br />

e alla vita notturna <strong>del</strong>la piazza. Una vita normale. Sentiva i passi<br />

<strong>del</strong>la gente e le risate, frammenti di conversazione, lo scalpitio degli<br />

zoccoli dei muli che battevano il selciato, trainando carrozzelle piene<br />

di turisti.<br />

Heidi e Deanna la stavano fissando a bocca aperta, e questo non<br />

era affatto normale.<br />

Lauren si voltò per guardare all'interno <strong>del</strong>la tenda. Le immagini<br />

che aveva visto le apparivano ridicole, ora, ma la sfera di cristallo in<br />

mille pezzi era lì a testimoniare che qualcosa fuori <strong>del</strong>l'ordinario era<br />

veramente successo.<br />

«Lauren!» esclamò Heidi, sgomenta. «Susan, ci dispiace tanto.<br />

Naturalmente le ripagheremo il danno. Che cosa è successo?» Si fece<br />

avanti, prendendo sottobraccio l'amica e abbassando la voce a un<br />

sussurro. «So che non eri entusiasta <strong>del</strong>la cosa, ma dovevi proprio<br />

rompere la sfera?»<br />

«È stato un incidente» protestò Lauren.<br />

Era stato sul serio un incidente e non era stata lei a rompere la<br />

sfera di cristallo. Ma al di là di questo, non era possibile che avesse<br />

visto veramente quello che credeva di aver visto. Era stata<br />

ingannata. Probabilmente si trattava di un qualche trucco da<br />

baraccone, anche se ora sembrava impossibile con tutte le luci e i<br />

rumori che la circondavano.<br />

I dettagli di ciò che aveva visto e le parole che aveva udito<br />

stavano svanendo dalla sua mente. Cercò di trattenerli, ma le<br />

stavano sfuggendo. E lei incominciava a sentirsi una sciocca.


Era in condizioni psicologiche ed emotive peggiori di quanto<br />

pensasse?, si chiese.<br />

No!<br />

Susan la stava ancora fissando e non sembrava preoccupata per la<br />

sfera di cristallo quanto per Lauren stessa.<br />

«Dove alloggiate, ragazze?» domandò.<br />

«All'Old Cote» rispose Deanna.<br />

Susan aggrottò la fronte. «Non lo conosco.»<br />

«È un posto molto carino, con piccole villette a schiera. Ci abitava<br />

una grande famiglia prima <strong>del</strong>l'uragano, ma l'hanno trasformato in<br />

Bed&Breakfast per rifarsi in parte <strong>del</strong>le perdite. La nonna - immagino<br />

che sia la matriarca <strong>del</strong>la famiglia - ci ha preso gusto, e credo che lo<br />

manterranno così per un po'. L'ho trovato su Internet» spiegò<br />

Deanna, evidentemente orgogliosa <strong>del</strong>la sua piccola scoperta.<br />

«Dove si trova?» volle sapere Susan.<br />

Deanna parve leggermente sorpresa dal suo tono insistente. «Oltre<br />

Rue Conti e per fortuna ben lontano da Bourbon. Il rumore è bello<br />

finché partecipi alla festa, ma quando vuoi dormire può essere<br />

eccessivo.»<br />

«Dovete spostarvi. Trasferitevi nell'albergo più grande e affollato e<br />

prendete una stanza tutte e tre insieme. Dovete restare sempre in<br />

gruppo finché non partirete da New Orleans» le mise in guardia<br />

Susan.<br />

«Ma abbiamo in programma di rimanere per diversi giorni» disse<br />

Heidi. «È la mia festa di addio al nubilato.»<br />

Susan scosse il capo con espressione costernata. Guardò Lauren, e<br />

lei capì che poteva leggerle in faccia come si sentiva: cominciava già<br />

a dubitare di quello che era successo, come se fosse stata vittima di<br />

un trucco o di uno scherzo.<br />

«Dovete partire al più presto.»<br />

«Oh, andiamo...» replicò Deanna, impaziente.<br />

«Le ripagheremo il danno» tagliò corto Heidi, che incominciava a<br />

essere irritata.


«Siete venute per una lettura. L'avete avuta e adesso dovete<br />

andarvene» ripeté Susan.<br />

Heidi tirò fuori il portafoglio per pagarla, e quando vide che la<br />

donna indietreggiava di qualche passo posò il denaro sul tavolo<br />

scuotendo il capo. Poi prese sottobraccio Lauren, trascinandola via.<br />

«Non ti lascerò scegliere mai più un'indovina.»<br />

Mentre si allontanavano dalla piazza, Deanna scoppiò a ridere.<br />

«Non vi sembra di essere entrate in un vecchio film <strong>del</strong>l'orrore?»<br />

«Mi aspettavo che da un momento all'altro ci dicesse di guardarci<br />

dal morso di un lupo mannaro» disse Heidi, unendosi alla sua risata.<br />

«E tu hai creduto a tutti i suoi trucchi!» aggiunse, rivolta a Lauren.<br />

«Non è vero» protestò lei, ma in cuor suo stava pensando: Sì, è<br />

vero. Metteva i brividi là dentro.<br />

Tuttavia si sentì un'idiota mentre oltrepassavano Royal Street, non<br />

lontano da Bourbon. Piccole bande suonavano a ogni angolo di<br />

strada e le note <strong>del</strong> jazz si mescolavano a quelle <strong>del</strong>la musica rock.<br />

«Abbiamo bisogno di un drink» sentenziò Heidi. «Dove andiamo?»<br />

«Meow» disse Deanna.<br />

«Come?»<br />

«Al Cat's Meow. Karaoke.»<br />

«Stai scherzando. Voglio bere» disse Heidi.<br />

«Ecco perché il karaoke è perfetto» esclamò allegramente Deanna.<br />

«Avrei bisogno di bere molto di più per cantare in pubblico»<br />

replicò Lauren. Erano riuscite a farla ridere, ma non aveva voglia di<br />

provare il karaoke più di quanta ne avesse avuta di sperimentare la<br />

divinazione. «Aspettate!» disse, bloccandosi di colpo e costringendo<br />

le amiche a fermarsi.<br />

«Che cosa c'è, adesso?» chiese Deanna.<br />

«Sono la schiava di Heidi, non la tua» la rimbeccò scherzosamente<br />

Lauren. «E tu non vuoi andare sul serio al karaoke, vero?» domandò<br />

voltandosi verso l'amica.<br />

«Puoi scommetterci!» rispose l'interpellata.


Con un gemito, Lauren si lasciò trascinare nel locale.<br />

Non era poi così male. Il gestore era un bell'uomo di colore con<br />

una voce eccezionale. Anche la scelta musicale era ottima; la sala era<br />

affollata di ballerini e tutti sembrarono apprezzare l'esecuzione di<br />

Summer Nights che Heidi e Deanna fecero tra grandi risate.<br />

Quando scesero dal palco, Lauren fu lieta di vedere che anche<br />

loro incominciavano a sentire gli effetti <strong>del</strong> frastuono e <strong>del</strong>la calca ed<br />

erano pronte ad andarsene prima che toccasse a lei rendersi ridicola<br />

in pubblico. Uscite dal locale, entrarono in un pub poco lontano,<br />

con luci soffuse e un sottofondo di musica jazz.<br />

«Ordinatemi uno di quei cocktail con le bollicine che ho bevuto<br />

prima» disse Lauren quando ebbero trovato un tavolo. «Vado un<br />

attimo in bagno.»<br />

Lasciò le amiche e si fece strada fra i tavoli. Quando raggiunse<br />

l'anticamera dei servizi, si scontrò con un uomo. Non si era resa<br />

conto di camminare a testa bassa, immersa nei propri pensieri, e non<br />

sapeva bene da dove fosse uscito quando gli era finita addosso.<br />

Sollevò lo sguardo, scusandosi, e fece un passo indietro.<br />

L'uomo era alto più di un metro e novanta e decisamente ben<br />

piantato. Aveva capelli scuri, di lunghezza media, e anche nella<br />

penombra <strong>del</strong> locale si notavano gli occhi di un blu intenso e<br />

luminoso. Doveva essere sulla trentina, con bei lineamenti scolpiti,<br />

zigomi alti, naso lungo e diritto, mascella decisa e fronte alta. La<br />

bocca era generosa, <strong>del</strong> tipo che può indurirsi in una linea sottile o<br />

piegarsi in un rapido sorriso.<br />

Era indubbiamente attraente, anche se la sua non era la bellezza di<br />

un mo<strong>del</strong>lo. Piuttosto, si aveva l'impressione che fosse un uomo che<br />

vive secondo le proprie regole, incurante <strong>del</strong>l'opinione altrui.<br />

«Mi scusi» disse Lauren, rendendosi conto che lo stava fissando.<br />

D'altra parte anche lui la stava guardando. Sembrava quasi che<br />

avesse visto un fantasma.<br />

«Katie» mormorò.<br />

«Lauren» lo corresse automaticamente lei.<br />

Lui fece un passo indietro, continuando a fissarla con sguardo


incandescente. «No, mi scusi. Lei mi ricorda una persona. Mi sono<br />

sbagliato. Scusi.» Tuttavia non si mosse e non distolse lo sguardo da<br />

lei.<br />

Come se la conoscesse davvero.<br />

Ma non era possibile. Si sarebbe ricordata di lui se le loro strade si<br />

fossero già incrociate. «Io... ehm... devo andare» borbottò.<br />

«Certo.»<br />

Ma continuò a fissarla e lei si sentì arrossire.<br />

Era sicura di non averlo mai visto prima, anche se le sarebbe<br />

piaciuto fare la sua conoscenza.<br />

Naturalmente poteva presentarsi. Erano in un pub, e non ci<br />

sarebbe stato niente di strano: succedeva spesso, nei locali, e alcuni ci<br />

andavano appositamente per conoscere gente.<br />

Ma lei non era quel tipo di persona. Non usciva con un uomo da<br />

quando... be', solo da quando era morto Ken, in effetti. Ci aveva<br />

provato con il proprietario di un negozio di stampe che Deanna<br />

aveva deciso di presentarle, ma non aveva funzionato.<br />

Semplicemente non si sentiva attratta da lui. Forse la ferita era<br />

ancora aperta, il senso di perdita troppo intenso. Era stata molto<br />

innamorata <strong>del</strong> suo fidanzato. Ken la faceva sorridere, la faceva<br />

ridere. Si era sentita attratta da lui sin dall'inizio. Non c'era niente<br />

che non andasse nel negoziante. Solo che non era il suo Ken. Solo<br />

che non si era sentita attratta da lui.<br />

Quello sconosciuto che la stava fissando, invece... be', l'attirava<br />

decisamente.<br />

Quel pensiero la fece arrossire. C'erano persone che abbordavano<br />

gli sconosciuti nei bar. Ma lei non era una di quelle. Si trovava lì solo<br />

per Heidi.<br />

Sorrise. «Sono davvero spiacente di esserle finita addosso. E adesso<br />

devo proprio andare.»<br />

«Giusto. Mi scusi.» L'uomo si fece da parte.<br />

Lauren lo oltrepassò, diretta verso la porta con la scritta Signore,<br />

ma prima di entrare non poté fare a meno di voltarsi.


Lui la stava ancora guardando.<br />

Fantastico. Stava entrando nella toilette in un corridoio poco<br />

illuminato e un uomo bello ma potenzialmente pericoloso non le<br />

toglieva gli occhi di dosso.<br />

Aprì la porta, la richiuse alle proprie spalle e si appoggiò al<br />

battente. Non c'era chiave nella serratura; solo le singole toilette si<br />

potevano chiudere dall'interno.<br />

Dovrei tornare al tavolo e chiedere a Heidi o a Deanna di<br />

accompagnarmi, pensò. Sto per essere aggredita nel bagno di un<br />

locale di Bourbon Street.<br />

Stai diventando ridicola, si disse subito dopo. Doveva essere colpa<br />

di quel senso di disagio che le era rimasto dentro dopo l'esperienza<br />

nella tenda <strong>del</strong>l'indovina. Probabilmente la donna stava ancora<br />

ridendo di loro. Forse avrebbero dovuto riferire l'incidente all'ufficio<br />

turistico. Sciocchezze! Cercare di spaventarle e dire loro di lasciare la<br />

città non favoriva certo gli affari.<br />

Socchiuse la porta e sbirciò fuori.<br />

L'uomo non c'era più. Lauren si sentì sollevata, e al tempo stesso<br />

un po' <strong>del</strong>usa.<br />

Sospirò, irritata con se stessa perché era così nervosa.<br />

Riluttante a tornare subito al tavolo, si sciacquò il viso con l'acqua<br />

fredda e si lavò le mani, dandosi <strong>del</strong>la stupida. Quando finalmente<br />

uscì dalla toilette, l'anticamera era deserta.<br />

Il locale si era riempito durante la sua assenza. Mentre si faceva<br />

strada tra la calca, notò che Heidi era rimasta sola al tavolo.<br />

Aggrottando la fronte, individuò Deanna al banco, che parlava con<br />

un uomo alto dai capelli scuri. Con un tuffo al cuore, si chiese se<br />

fosse lo stesso uomo.<br />

No, a meno che non si fosse cambiato, razionalizzò. Quello con<br />

cui si era scontrata indossava una camicia di sartoria; questo era<br />

vestito in modo più casual.<br />

Si diresse verso il banco. Deanna aveva bevuto più di lei quella<br />

sera, e Lauren non voleva che desse troppa confidenza a uno<br />

sconosciuto in quelle condizioni,


D'altra parte, non era Deanna che stava per sposarsi. Era libera di<br />

flirtare con chi voleva.<br />

A quanto pare mi preoccupo per qualsiasi cosa, stasera, pensò.<br />

Mentre si avvicinava al banco, l'uomo che parlava con Deanna si<br />

girò e si diresse verso l'uscita,<br />

«Oh, eccoti qui» la salutò l'amica vedendola. «Sua Maestà vuole<br />

altre ciliegie per il suo cocktail» aggiunse con un sorriso.<br />

Lauren si sforzò di sembrare allegra. Deanna non sembrava per<br />

niente sbronza, pensò. Era solo più vivace <strong>del</strong> solito. «Fantastico»<br />

disse. «Chi era quel tipo?»<br />

«Quale?» Deanna increspò la fronte e si gettò dietro le spalle i<br />

lunghi capelli neri.<br />

«Quello che era qui poco fa.»<br />

«Oh. Solo un tipo.»<br />

«Interessante?»<br />

«Sì, abbastanza.»<br />

«E...?»<br />

«Gli ho detto che stasera ero in compagnia.» Deanna rise. «Sono<br />

grande, non devi preoccuparti per me.»<br />

«Non ero preoccupata» mentì Lauren.<br />

«Sì che lo eri. E lo sei ancora. Sei... tesa» ribatté l'amica, e sospirò.<br />

«Non avremmo dovuto spingerti ad andare dall'indovina.»<br />

«Non dire sciocchezze.»<br />

«Quella donna aveva qualcosa di strano.»<br />

«Era molto bella, non trovi?»<br />

«Un viso interessante da ritrarre, ma strano. Vieni, torniamo al<br />

tavolo. Heidi sta aspettando le ciliegie.»<br />

La jazz-band che si esibiva nel locale era eccezionale; sembrava<br />

che i musicisti suonassero insieme da sempre. Una volta seduta,<br />

Lauren si lasciò assorbire dalla musica e sorrise. Dopotutto veniva<br />

dalla Louisiana ed era stata centinaia di volte a New Orleans.<br />

Conosceva bene la città. Chissà perché si era lasciata intimorire dai


trucchi di un'indovina di Jackson Square.<br />

«Allora non vuoi dirci dove andrete in luna di miele?» chiese<br />

Deanna.<br />

Heidi si strinse nelle spalle. «Lo dirò a voi, ragazze, ma non agli<br />

amici di Barry. Un paio di loro sono abbastanza svitati da<br />

raggiungerci.»<br />

«Allora?» la sollecitò Lauren.<br />

Heidi si sporse verso di loro, l'amore che provava per il promesso<br />

sposo evidente nel sorriso malizioso e negli occhi scintillanti. «Fiji»<br />

disse.<br />

«Fiji. Wow!» commentò Lauren.<br />

«Credi davvero che gli amici di Barry si farebbero vedere alle Fiji?»<br />

domandò Deanna.<br />

«Non si sa mai. Quello che posso garantirvi è che in quel caso<br />

finiremmo tutti nella piscina, che legherebbero le lattine all'auto e<br />

farebbero tutte le cose assurde tipiche dei ragazzi. Alcuni di loro<br />

sono già laureati e un paio sono perfino avvocati, come Barry, ma vi<br />

assicuro che si comportano ancora come una banda di ragazzini.»<br />

«Non stai per sposarti con loro. Solo con Barry» le ricordò<br />

Deanna.<br />

«Lui è meraviglioso» dichiarò Heidi, addentando la ciliegia infilata<br />

nello stuzzicadenti <strong>del</strong> cocktail.<br />

«È un bravo ragazzo» convenne Lauren.<br />

«E ha degli amici piuttosto attraenti. Svitati ma attraenti» aggiunse<br />

Deanna.<br />

«Posso combinare un incontro quando vuoi» propose Heidi.<br />

«Grazie, ma preferisco arrangiarmi da sola. Vedremo cosa<br />

succederà alle nozze» rispose Deanna.<br />

Lauren sbadigliò e si affrettò a scusarsi.<br />

«È tardi, vero?» chiese Heidi.<br />

«Non per New Orleans. E questa è la tua festa» le assicurò lei.<br />

«Lo so, ma credo che preferirei rientrare nel nostro simpatico


B&B.»<br />

«Perfetto. Ai tuoi ordini, mia signora» scherzò Lauren.<br />

Entrambe guardarono Deanna, chiedendosi se avrebbe sollevato<br />

obiezioni.<br />

«Okay» capitolò la ragazza con una risata. «Lo ammetto, sto<br />

crollando anch'io. Certo che siamo patetiche, però! Sono sicura che<br />

all'addio al celibato di Barry andranno avanti per tutta la notte.»<br />

«Già, ma la sua festa dura solo una notte mentre noi abbiamo un<br />

intero weekend» le ricordò Heidi. «Abbiamo ancora tempo per<br />

divertirci e fare shopping.»<br />

«Brindiamo alle Fiji, allora» disse Lauren.<br />

«Sì, alle Fiji.» Heidi fece tintinnare il bicchiere contro quello <strong>del</strong>le<br />

amiche. «E alle migliori amiche <strong>del</strong> mondo.»<br />

«Questo vale anche per te» ricambiò Lauren.<br />

«Evitiamo di diventare sdolcinate, per cortesia» disse Deanna.<br />

«Se Heidi vuole che siamo sdolcinate lo saremo. È lei che<br />

comanda.»<br />

«Okay» si arrese Deanna. «Però facciamolo mentre torniamo al<br />

B&B, d'accordo?»<br />

«Mi sembra ragionevole» approvò Lauren.<br />

Mentre si incamminavano, discussero dei negozi che Heidi voleva<br />

visitare il mattino seguente.<br />

Lungo Bourbon Street, tutto sembrava perfetto a Lauren. Il<br />

quartiere era più tranquillo di prima, ma i pub erano ancora aperti e<br />

c'era parecchia gente in giro. Piccoli gruppi uscivano dai locali e<br />

alcuni ambulanti distribuivano volantini con la pubblicità dei locali di<br />

striptease. Un gruppo che sembrava composto di pensionati<br />

camminava di buon passo poco più avanti. Tra loro c'erano <strong>del</strong>la<br />

coppie che sembravano aver vissuto insieme parecchi anni e si<br />

tenevano ancora per mano. Sorridendo, Lauren pensò che<br />

sembravano un po' fuori posto. Ma in fondo chi era lei per<br />

giudicare?, si disse. Evidentemente erano giovani nello spirito.<br />

Avevano lasciato da poco Bourbon, quando incominciò ad


avvertire una bizzarra sensazione di timore.<br />

Le strade non erano più così illuminate e non c'era molta gente.<br />

Le voci di Heidi e Deanna parvero svanire. Non le stava più<br />

ascoltando. Osservava le ombre.<br />

Aveva l'impressione che si muovessero troppo. Gli edifici che si<br />

susseguivano a poca distanza l'uno dall'altro avrebbero dovuto<br />

essere fermi. Invece la loro ombra si muoveva, diventando più lunga<br />

e spettrale.<br />

E poi c'era la brezza.<br />

Non l'aveva avvertita in Bourbon Street, ma ora soffiava con una<br />

forza inquietante.<br />

Affrettò il passo.<br />

«Ehi!» Il grido di protesta di Heidi penetrò nella sua coscienza,<br />

risvegliandola da quella strana sensazione di straniamento.<br />

«Come?» chiese.<br />

«Dobbiamo proprio correre?»<br />

«Sì, penso che sia meglio affrettarci» rispose lei.<br />

«Avevi detto che questo è un quartiere sicuro» protestò Heidi.<br />

«Lo è ma... è molto tardi.»<br />

«Guarda. Là davanti» disse Deanna.<br />

«Che cosa?» domandò Lauren, sentendo accelerare i battiti <strong>del</strong><br />

cuore.<br />

«Un poliziotto a cavallo.»<br />

«Oh.» Lauren rallentò il passo mentre passavano davanti al<br />

poliziotto, che si portò la mano all'elmetto e augurò loro la buona<br />

notte prima di proseguire verso Bourbon Street, ma non appena si fu<br />

allontanato non poté impedirsi di accelerare il passo.<br />

«Lauren, vai più piano» la pregò Deanna. «Le mie gambe non<br />

funzionano molto bene.»<br />

«Questo perché vogliono stendersi su un letto» replicò lei.<br />

«Le tue sono più lunghe <strong>del</strong>le mie» le ricordò l'amica.


Stringendo i denti, Lauren si costrinse a rallentare. Era spaventata<br />

senza sapere perché. Ed era in collera. Non aveva mai avuto paura a<br />

New Orleans prima d'allora.<br />

Tutta colpa di quella dannata indovina.<br />

Si costrinse a rallentare il passo, ma non poté impedirsi di scrutare<br />

le ombre. Benché continuasse a ripetersi che era ridicolo, era<br />

convinta che non si comportassero come si sarebbero dovute<br />

comportare <strong>del</strong>le normali ombre. Aveva l'assurda sensazione che la<br />

stessero spiando.<br />

Quando finalmente intravide in lontananza il Bed&Breakfast, con<br />

il suo grazioso cortile e i bungalow a schiera, dovette fare uno sforzo<br />

per non mettersi a correre.<br />

Varcando i cancelli in ferro battuto, tirò un sospiro di sollievo<br />

sperando che non fosse troppo evidente. L'edificio principale, che<br />

risaliva al 1840, era circondato da bungalow. Quello in cui<br />

alloggiavano loro si trovava proprio di fronte alla piscina.<br />

Lauren trascinò letteralmente le amiche verso l'ingresso.<br />

«Finalmente siamo arrivate. Adesso potrete riposarvi, non siete<br />

contente?»<br />

Deanna sbadigliò tirando fuori la chiave e aprì la porta. «Già, già,<br />

grandioso, siamo a casa.» Poi si voltò e disse in tono meditabondo:<br />

«Guardate che aria invitante ha la piscina».<br />

«Vuoi andare a nuotare... adesso?» trasecolò Lauren.<br />

«Be', sono tutta sudata... dal momento che mi hai fatto fare la<br />

strada di corsa» rispose Deanna.<br />

«Faremo troppo rumore» protestò lei.<br />

«Nessuno ci ha detto che non possiamo usare la piscina di notte»<br />

osservò Heidi.<br />

«Abbiamo bevuto tutte un po' troppo. Nessuno verrebbe a<br />

salvarci se dovessimo annegare» obiettò Lauren, che non vedeva<br />

l'ora di entrare e chiudere la porta a chiave.<br />

«Ha ragione» cedette Heidi. «Abbiamo bevuto troppo.»<br />

«Bene.» Lauren spalancò la porta e accese la luce. Fu felice di


scoprire che avevano lasciato il televisore acceso e che stavano<br />

trasmettendo una commedia brillante degli anni Settanta e non un<br />

film <strong>del</strong>l'orrore.<br />

«Come ci sistemiamo?» domandò Heidi. C'erano due letti gemelli<br />

nell'unica stanza da letto e un divano letto nel grande soggiorno con<br />

angolo cottura in cui si trovavano.<br />

«Io dormirò qui, voi due potete prendervi la stanza» rispose<br />

Lauren. Avrebbe dormito anche su un pavimento di legno in quel<br />

momento, tanto era sollevata di aver raggiunto finalmente il<br />

Bed&Breakfast.<br />

«Sei sicura? Se vuoi, puoi dividere il letto con una di noi» propose<br />

Deanna.<br />

«No, grazie. Tu russi quando hai bevuto» rispose Lauren,<br />

sorridendo. «Starò benissimo qui.»<br />

«Io non russo!» protestò Deanna.<br />

«Sì, invece» confermò Heidi sogghignando. «Ma solo quando hai<br />

bevuto.»<br />

«Humph» borbottò Deanna, dirigendosi verso la camera da letto.<br />

«Immagino che questo significhi che userà per prima il bagno»<br />

commentò Heidi, stringendosi nelle spalle. «Be', io mi metto il<br />

pigiama e crollo.» Abbracciò Lauren augurandole la buona notte.<br />

«Grazie, questo è il più bel viaggio che abbia mai fatto.»<br />

«Sono d'accordo» convenne lei, anche se non era affatto convinta<br />

che fosse vero.<br />

Rimase a guardare mentre anche Heidi entrava in camera da letto,<br />

poi si accinse ad aprire il letto estraibile. Non era poi tanto male,<br />

considerò. Nell'armadio trovò lenzuola e cuscini in abbondanza e<br />

riuscì a lavarsi i denti e il viso nel piccolo bagno di servizio accanto<br />

alla cucina.<br />

Si infilò calzoncini e maglietta, spense tutte le luci tranne quella <strong>del</strong><br />

bagno, e decise di lasciare acceso il televisore perché le voci <strong>del</strong>la<br />

commedia la accompagnassero nel sonno. Poi si affacciò alla finestra<br />

che dava sul cortile e sulla piscina, convinta che quel gesto l'avrebbe<br />

rassicurata. Invece avvertì un brivido gelido lungo la spina dorsale.


C'era qualcuno là fuori. Un uomo. Era appoggiato a un lampione,<br />

sulla strada. Riusciva a vederlo perfettamente nonostante l'inferriata<br />

che circondava il complesso, e sapeva che stava osservando il loro<br />

bungalow.<br />

Si rese conto, terrorizzata, che conosceva quell'uomo.<br />

Alto, capelli scuri, penetranti occhi blu... Era l'uomo che aveva<br />

urtato nel pub.<br />

Un grido le si gelò in gola. Ma in quel momento, come se si fosse<br />

accorto di essere stato visto, lo sconosciuto si staccò dal lampione e<br />

si allontanò. Lauren rimase a guardare la sua schiena per qualche<br />

secondo, prima che scomparisse alla vista.<br />

Soltanto dopo qualche istante si rese conto che stava stringendo<br />

convulsamente le tende fissando la strada buia. La notte ora<br />

appariva <strong>del</strong> tutto tranquilla e normale.<br />

Si morse il labbro inferiore, chiedendosi se fosse il caso di chiamare<br />

la polizia. Che cosa poteva dire? Che non aveva prove, ma era sicura<br />

che un uomo incontrato in un locale le avesse seguite fino all'albergo<br />

e spiasse il loro bungalow? Messa così, sarebbe stata un'ulteriore<br />

preoccupazione per uomini che dovevano affrontare problemi reali<br />

come drogati, malviventi e ubriachi molesti. Eppure,<br />

indipendentemente da quello che avrebbe pensato la polizia, era<br />

sicura che fossero... braccate.<br />

Guardò verso la camera da letto. La porta era socchiusa e la stanza<br />

silenziosa. Probabilmente Heidi e Deanna si erano già addormentate.<br />

D'accordo, decise, avrebbe chiamato la polizia e chiesto se una<br />

pattuglia poteva fare un paio di giri di controllo durante la notte.<br />

L'avrebbero presa sicuramente per una svitata, ma era sempre<br />

meglio che...<br />

Una volta presa la decisione, si allontanò dalla finestra, chiuse la<br />

porta <strong>del</strong>la camera da letto e telefonò alla polizia senza usare il<br />

numero <strong>del</strong>le emergenze. Le rispose un agente molto educato che<br />

prese l'informazione assicurandole che non era affatto un'idiota e<br />

promettendole che un'auto avrebbe tenuto sotto sorveglianza<br />

l'albergo per tutta la notte.


Quando riagganciò, si sentì quasi compiaciuta. Prese una lattina di<br />

Coca dal frigorifero e si rannicchiò sul divano a guardare la<br />

televisione.<br />

A un tratto il freddo <strong>del</strong>la bibita sembrò penetrarle nelle ossa,<br />

mentre la sua mente tornava ai vaghi ricordi di quanto era successo<br />

nella tenda <strong>del</strong>l'indovina. E mentre sedeva da sola al buio, i dettagli<br />

<strong>del</strong>la scena parvero farsi più chiari. Aveva la netta e inquietante<br />

sensazione che l'essere malvagio nella sfera di cristallo non fosse stato<br />

soltanto uno scherzo <strong>del</strong>l'immaginazione.<br />

E che nemmeno una dozzina di poliziotti potessero far fronte al<br />

pericolo agghiacciante che rappresentava.<br />

L'aveva visto. Fantastico. Adesso avrebbe pensato che le stesse<br />

dando la caccia.<br />

Lui stesso era ancora sotto shock. Non era possibile che quella<br />

donna somigliasse così tanto a Katie, eppure... Era come se la sua<br />

fidanzata fosse stata clonata. Perfino il suo sorriso, il modo in cui<br />

arrossiva o inarcava lievemente le sopracciglia... erano identici a<br />

quelli di Katie.<br />

Mentre si allontanava dal Bed&Breakfast, era fin troppo<br />

consapevole che probabilmente la donna in questione lo stava<br />

ancora guardando dalla finestra.<br />

Poi notò sorpreso che c'era una luce accesa sul portone <strong>del</strong>la<br />

costruzione principale e che l'interno era ancora illuminato.<br />

Decise di andarsene, ma poco dopo cambiò idea e tornò sui<br />

propri passi. Le tende <strong>del</strong> cottage erano tirate. La donna non poteva<br />

più vederlo. Salì i gradini <strong>del</strong> porticato e spinse la porta <strong>del</strong>la<br />

costruzione principale. Era aperta.<br />

«Salve. C'è qualcuno?»<br />

Un lungo corridoio conduceva a un bancone. Mentre avanzava,<br />

pensò che l'ambiente gli ricordava un altro Bed&Breakfast, il<br />

Cornstalk, uno dei più belli di New Orleans. Una scalinata curva<br />

conduceva al piano superiore mentre tutt'intorno alla hall si<br />

aprivano le camere <strong>del</strong> pianterreno. Niente era fatto in serie;


probabilmente ogni stanza era arredata in modo diverso.<br />

«Salve!» lo salutò una voce cordiale che proveniva dall'estremità<br />

opposta <strong>del</strong>la hall.<br />

Mark si diresse verso il banco <strong>del</strong>la reception, dietro il quale<br />

sedeva una donna sulla sessantina, dai capelli bianchi striati<br />

d'argento. Davanti a lei erano sparse <strong>del</strong>le carte e sul tavolo alla sua<br />

sinistra c'era un computer.<br />

«Ho visto le luci accese» disse Mark.<br />

«Dovrei chiudere e andare a letto, ma ho scoperto che mi piace<br />

molto fare la locandiera.» La donna aveva un bel sorriso, occhi scuri<br />

e sembrava circondata da un'aura di energia anche se era immobile.<br />

«Mi chiamo Lilly Martin. Come va?»<br />

«Piacere, Mark Davidson. Il suo Bed&Breakfast è molto bello. Mi<br />

chiedevo se avesse un bungalow libero.»<br />

La donna inclinò leggermente il capo. «Cerca una stanza alle tre<br />

<strong>del</strong> mattino?»<br />

Mark rise. «Ho già una stanza, ma ho visto questo posto e l'ho<br />

trovato incantevole.»<br />

Lilly Martin arrossì di piacere. «La ringrazio. Sì, in effetti ci sarebbe<br />

un bungalow libero. Ma non sono sicura che sia giusto affittarlo.<br />

Non posso darglielo gratis e non posso nemmeno addebitarle una<br />

notte intera.»<br />

«Potremmo spartirci la differenza» suggerì lui.<br />

«Perfetto. Affare fatto.»<br />

Lilly si voltò verso il computer. «Vediamo. Mark Davidson.<br />

Indirizzo, telefono, durata <strong>del</strong> soggiorno... Paga con la carta di<br />

credito?»<br />

Mark esibì patente e carta di credito. Mentre la donna registrava<br />

le informazioni, sbirciò il monitor <strong>del</strong> computer da sopra la sua<br />

spalla. Vi comparivano tutte le registrazioni <strong>del</strong> giorno.<br />

Scorse rapidamente lo schermo. Facile. Le ragazze erano nel<br />

cottage numero cinque.<br />

Lauren Crow, Heidi Weiss, Deanna Marin.


Si ritrasse sorridendo.<br />

Mentre inseriva i dati al computer, Lilly gli chiese: «Non per essere<br />

indiscreta, Mark, ma che cosa fa per vivere?».<br />

«Scrivo.»<br />

«Oh! Ho letto qualcosa di suo?»<br />

Lui esitò. «Probabilmente no. Per lo più scrivo articoli sportivi per<br />

le agenzie di stampa» mentì.<br />

Lilly lo guardò con la coda <strong>del</strong>l'occhio. «Hmm. E pensare che la<br />

credevo un mo<strong>del</strong>lo di biancheria intima.»<br />

«Come?»<br />

Lilly rise. «Mi scusi. Sembra uno di quei ragazzi <strong>del</strong>la pubblicità.»<br />

«Uh, grazie... credo.»<br />

«Oppure un ninja» aggiunse lei.<br />

«Un ninja?»<br />

Lilly rise nuovamente. «Che sciocca. Okay. Forse un poliziotto, o<br />

magari un agente <strong>del</strong>l'FBI.»<br />

«Solo un giornalista» replicò Mark. «Ma la ringrazio.» Un ninja?<br />

Dieci minuti dopo Lilly aveva completato la registrazione e lui<br />

aveva la chiave <strong>del</strong> suo bungalow. Tuttavia esitava ad andarsene.<br />

«Dovrebbe davvero chiudere a chiave a quest'ora di notte» consigliò<br />

alla donna.<br />

«Lo so. I miei figli mi sgridano sempre.»<br />

«Come è giusto che sia.»<br />

«Ma così facendo ho affittato un altro bungalow, no?» ribatté lei<br />

in tono cordiale.<br />

Mark le strinse le mani. «Sì, ma non è sicuro, Lilly. La prego,<br />

chiuda molto, molto più presto, d'accordo?»<br />

La donna emise un lungo sospiro. «Sì, certo, ha ragione. Ma non<br />

faccia la spia, d'accordo?» aggiunse ammiccando. «In ogni caso è ora<br />

di andare a dormire per tutti e due. Al mattino, caffè e croissant<br />

vengono serviti in sala da pranzo, alla sua sinistra, oppure nel patio,<br />

accanto alla piscina.»


«Magnifico, grazie. Vado a prendere le cose che ho lasciato nel<br />

mio orribile albergo» le disse con un sorriso. «Tornerò subito.»<br />

Lasciò che Lilly lo accompagnasse alla porta e, una volta uscito,<br />

controllò che chiudesse a chiave. Lo preoccupava un po' l'idea di<br />

trasferirsi lì; sperava che la sua presenza non mettesse in pericolo<br />

Lilly.<br />

Del resto, se lui pensava che quella ragazza assomigliasse a Katie,<br />

l'avrebbe pensato anche Stephen. E Mark era certo che Stephen fosse<br />

lì. Aveva seguito le sue tracce dall'Abruzzo a Cannes, poi a Essex e<br />

infine a New Orleans ed era solo questione di tempo prima che<br />

vedesse la ragazza. Sempre ammesso che non fosse già successo.<br />

Sì, Stephen era lì. Poteva sentirlo.<br />

Non si aspettava di incappare in così tanti vampiri nell'arco di una<br />

sola giornata. Quella sera avrebbe giurato di aver finalmente<br />

localizzato la creatura che cercava, e invece si era sbagliato. Era così<br />

ossessionato da Stephen che gli sembrava di vederlo in tutti gli<br />

uomini alti e scuri su cui posava lo sguardo?<br />

In ogni caso, era stata una buona notte di lavoro. Non<br />

rimpiangeva di aver ucciso il vampiro al cimitero: aveva salvato<br />

almeno una vita.<br />

Tuttavia...<br />

La sete di vendetta era come un fuoco che ardeva dentro di lui. E<br />

adesso tutto era più complicato.<br />

Perché era come se Katie fosse ritornata in vita.<br />

Sto ancora dormendo... e questo è un sogno, pensò Lauren.<br />

Doveva essere così.<br />

Era lì, al pub.<br />

E c'era anche lui.<br />

Le disse qualcosa, scherzando come se fossero amici da sempre.<br />

Anzi, come se fossero innamorati da sempre. Sentiva un odore che le<br />

solleticava i sensi, ed esercitava il suo effetto non solo sul corpo ma<br />

anche sulla mente, risvegliando la sua sensualità dall'interno,


sfiorando le zone più erotiche.<br />

Poi lui la toccava, la accarezzava.<br />

Si svegliò bruscamente nell'udire un sommesso click. Si rese conto<br />

che il televisore era rimasto acceso; ora trasmetteva una pubblicità di<br />

pillole dietetiche.<br />

Il sogno indugiava ancora nella sua mente, ma era sicura che non<br />

fosse stata la tivù a svegliarla.<br />

La porta! Aveva sentito la porta che si apriva.<br />

Balzò a sedere, guardandosi intorno. Il chiavistello era sollevato.<br />

Istintivamente spalancò il battente, pensando solo in un secondo<br />

momento che era la cosa più stupida da fare. Poi però fu contenta di<br />

averlo fatto.<br />

Deanna era fuori, in piedi all'estremità <strong>del</strong>la piscina, e parlava ad<br />

alta voce, come se discorresse con una persona invisibile o con<br />

qualcuno che se n'era appena andato.<br />

Lauren corse verso di lei, chiamandola per nome. «Deanna!»<br />

La ragazza non si mosse.<br />

Lauren le si piazzò di fronte, l'afferrò per le spalle e la fissò negli<br />

occhi. Erano vitrei, come se non la vedesse nemmeno.<br />

«Ehi!» disse, scuotendola. Niente. «Deanna!» Un'altra scossa, più<br />

forte.<br />

Finalmente la ragazza sussultò, sgranando gli occhi,<br />

allarmata. «Lauren?»<br />

«Si può sapere che cosa ci fai qui?»<br />

«Dormivo» mormorò, confusa.<br />

«Camminavi nel sonno» la corresse Lauren, a sua volta sconcertata.<br />

Deanna non aveva mai sofferto di sonnambulismo, almeno per<br />

quanto ne sapeva lei.<br />

«Incredibile» disse Deanna, facendo vagare lo sguardo sugli alberi<br />

<strong>del</strong> giardino, sulla superficie baluginante <strong>del</strong>la piscina, sulle ombre<br />

<strong>del</strong>la notte. «Sono fortunata a non essere caduta in piscina e<br />

annegata.»


«Non ricordi nemmeno di essere uscita? Davvero?»<br />

Deanna scosse il capo e gemette. «Non voglio più saperne di quei<br />

drink con tutti quei superalcolici, festa di nubilato o meno.»<br />

«Ben detto» approvò Lauren, ripensando con un brivido all'uomo<br />

che aveva visto accanto alla piscina poco prima. E se fosse stato<br />

ancora lì nei paraggi?, si chiese. «Torniamo dentro.» Una volta nel<br />

bungalow sprangò la porta. «Metterò una sedia davanti alla porta»<br />

decise.<br />

Deanna la strinse in un rapido abbraccio. «Grazie» disse con voce<br />

roca.<br />

Dopo che l'amica fu tornata in camera da letto, Lauren si sdraiò<br />

nuovamente, turbata. Era così stanca che non riusciva a tenere gli<br />

occhi aperti. Si assopì.<br />

E sognò.<br />

Mark tornò al Bed&Breakfast con l'auto e i bagagli. Guardò<br />

l'orologio: erano le quattro <strong>del</strong> mattino.<br />

Dopo aver parcheggiato e preso con sé la borsa, si fermò qualche<br />

istante nel cortile, pervaso da uno strano disagio.<br />

Qualcuno era stato lì. Lo sentiva dall'odore.<br />

Lasciò cadere la borsa per terra e corse verso il bungalow in cui<br />

alloggiavano le tre ragazze. Provò ad aprire la porta. Chiusa. Pregò<br />

che fosse rimasta così da quando se n'era andato.<br />

Quella faccenda non gli piaceva. Non gli piaceva per niente.<br />

E se Stephen avesse scoperto la ragazza, quella che assomigliava a<br />

Katie?<br />

Era tentato di bussare alla porta per assicurarsi che le ragazze<br />

stessero bene, ma tutto lasciava pensare che stessero dormendo<br />

pacificamente. E se l'avessero considerato un pazzo pericoloso non<br />

sarebbe stato più in grado di aiutarle.<br />

Lo sfiorò il pensiero di usare le ragazze come esca per attirare la<br />

creatura cui stava dando la caccia.<br />

No, si disse subito dopo, stringendo i denti. Niente esche, mai.


Rimase a fissare la porta ancora per qualche istante, poi scrutò il<br />

cortile, controllando ogni angolo. Chiunque fosse stato lì, se ne era<br />

andato. Probabilmente da tempo. Si allontanò a malincuore dalla<br />

porta e si diresse verso il suo bungalow.<br />

Per fortuna era quello accanto.<br />

Lauren si svegliò con la luce <strong>del</strong> sole che filtrava attraverso le<br />

tende e il cinguettio degli uccelli.<br />

Aggrottò la fronte aprendo gli occhi, nonostante il miracolo<br />

meraviglioso <strong>del</strong>la luce <strong>del</strong> giorno. Almeno non aveva fatto sogni<br />

spaventosi con indovine e creature mostruose in sfere di cristallo, si<br />

disse. E non aveva sognato nemmeno Deanna che usciva in cortile,<br />

profondamente addormentata. Quella era stata un'esperienza<br />

davvero spaventosa, e reale.<br />

Invece, aveva ripreso il sogno che aveva iniziato prima di uscire a<br />

cercare l'amica, e anche quello era stato altrettanto spaventoso.<br />

E fin troppo reale.<br />

Aveva sognato di nuovo quell'uomo.<br />

Il ricordo la fece arrossire. Era così strano. La sua mente l'aveva<br />

riportata nel pub, al momento in cui era finita addosso allo<br />

sconosciuto.<br />

Era stato incredibilmente erotico. E assurdamente reale. Aveva<br />

visto le pareti <strong>del</strong> locale con i loro poster dei grandi <strong>del</strong> jazz. Aveva<br />

avvertito perfino il vago odore di alcol che aleggia in ogni bar e il<br />

sentore di fumo stantio. Aveva visto le ombre e le luci soffuse. E lui.<br />

Si erano scambiati uno sguardo e un attimo dopo si era trovata tra le<br />

sue braccia, senza presentazioni, senza nemmeno qualche chiacchiera<br />

banale per rompere il ghiaccio. Per fortuna non ricordava come si<br />

fossero liberati dei vestiti, ma sicuramente era nuda, come lo era lui,<br />

nella penombra <strong>del</strong> corridoio. Bruciava di desiderio, sentiva il calore<br />

<strong>del</strong> suo corpo, la sua essenza vitale mentre la teneva stretta<br />

schiacciandola contro la parete. Poteva quasi ricordare la sensazione<br />

<strong>del</strong>le sue labbra sulla bocca e sulla pelle. La potenza <strong>del</strong> suo membro<br />

mentre facevano sesso contro la parete <strong>del</strong> pub.<br />

Anche se era stato soltanto un sogno, era umiliante. Lei non<br />

avrebbe mai fatto una cosa <strong>del</strong> genere nemmeno in mille anni, tanto


meno con uno sconosciuto. Una persona, per giunta, che poteva<br />

essere decisamente pericolosa.<br />

Emise un gemito. Aveva un disperato bisogno di una relazione<br />

affettiva, si disse, sedendosi sul letto e stiracchiandosi con un sorriso.<br />

Un nuovo giorno. Era sicura che una volta alzata, dopo aver<br />

bevuto un caffè e fatto la doccia, il ricordo <strong>del</strong> sogno sarebbe<br />

sbiadito. Decise che non poteva nemmeno raccontarlo a Heidi o a<br />

Deanna. Era troppo imbarazzante. Troppo... intimo.<br />

Scosse il capo, si alzò e si diresse spedita verso la macchina <strong>del</strong><br />

caffè.<br />

Heidi e Deanna erano ancora nel mondo dei sogni. Poteva vedere<br />

la testa scura in un letto e quella bionda nell'altro. Decise di<br />

approfittare <strong>del</strong> fatto che dormivano per fare la doccia.<br />

Mentre si infilava sotto il getto d'acqua, le sfuggì un gemito. Non<br />

era esattamente paura quella che provava, ma si sentiva fuori posto<br />

nella propria pelle, non riusciva a liberarsi <strong>del</strong>la sensualità <strong>del</strong> sogno.<br />

Continuava a immaginare le sue mani e le sensazioni che le<br />

trasmettevano sulla pelle nuda.<br />

Terminò la doccia il più rapidamente possibile.<br />

Decisamente, aveva bisogno di una relazione stabile, si ripeté. Ma<br />

non era così facile. Aveva passato l'età in cui cercava solo di divertirsi<br />

mentre costruiva la propria carriera. Voleva qualcosa di più solido:<br />

impegno, rispetto... e naturalmente passione. Qualcosa di simile a<br />

quello che aveva vissuto con Ken. Deanna le diceva sempre che non<br />

c'era bisogno di prendere un impegno al primo appuntamento e che<br />

non avrebbe mai scoperto se un uomo le piaceva abbastanza da<br />

amarlo se non gli concedeva almeno una chance. Ma era difficile<br />

tornare ai primi appuntamenti dopo essere stata già fidanzata,<br />

innamorata e pronta a costruire un nuovo futuro. La sola idea le<br />

dava fastidio. La faceva sentire a disagio. E non voleva correre il<br />

rischio di soffrire di nuovo.<br />

Mentre versava il caffè, Deanna emerse dalla camera da letto.<br />

Aveva un'aria stanca e arruffata.<br />

«Che Dio ti benedica, bambina» la salutò. «Caffè.»


«Ne prenderemo un altro nel patio quando faremo colazione»<br />

disse Lauren. E dopo una breve esitazione le chiese: «Ti senti bene?».<br />

«Solo un po' stanca» rispose lei.<br />

«Be', ti sei data parecchio da fare nel bel mezzo <strong>del</strong>la notte» le<br />

ricordò Lauren.<br />

Deanna prese una tazza di caffè e lo sorseggiò. «Non mi era mai<br />

successa una cosa <strong>del</strong> genere in vita mia.»<br />

«Troppo alcol» suggerì Lauren.<br />

«Quello, in effetti, mi è già successo» ammise Deanna.<br />

«Non ricordi proprio niente?»<br />

La ragazza scosse il capo, ma abbassò lo sguardo. Lauren pensò<br />

che c'era sotto qualcosa di più, anche se preferì non forzarla. Poteva<br />

solo sperare che Deanna si sarebbe confidata con lei quando si fosse<br />

sentita pronta.<br />

Andò alla porta e rimosse la sedia che aveva incastrato sotto la<br />

maniglia. «Bene, vediamo se la luce <strong>del</strong> sole che splende sulla piscina<br />

ci aiuta a cominciare bene la giornata.» Aprì la porta.<br />

Sullo zerbino c'era un giornale.<br />

Si chinò a raccoglierlo e automaticamente lesse il titolo in prima<br />

pagina.<br />

CADAVERE DI DONNA SENZA TESTA<br />

RIPESCATO NEL MISSISSIPPI .


Capitolo 4<br />

Mark era seduto in cortile a bere il caffè e a leggere il giornale,<br />

munito di occhiali da sole. Provò un senso di amara fatalità di fronte<br />

a quel titolo a caratteri cubitali, e niente di ciò che lesse nell'articolo<br />

lo sorprese.<br />

La donna trovata senza testa veniva chiamata Jane Doe, come<br />

tutte le vittime non ancora identificate. Il coroner stimava che fosse<br />

morta da sette a dieci giorni prima e che il suo corpo fosse stato<br />

lasciato in un punto qualsiasi a monte <strong>del</strong> fiume, in un tratto di<br />

centosessanta chilometri dal luogo in cui era stato ritrovato. Bianca,<br />

alta circa uno e settanta, cinquantotto chili di peso, età apparente tra<br />

i ventotto e i trent'anni. I resti erano stati orribilmente devastati dal<br />

fiume e dalle creature di cui era popolato. Il coroner non aveva altro<br />

da dire per il momento, se non che stavano eseguendo altri test sulla<br />

vittima.<br />

La testa non era ancora stata ritrovata.<br />

Mark posò il giornale e sorseggiò il caffè, fissando la porta <strong>del</strong><br />

bungalow affittato dalle tre ragazze. Qualcuno aveva ritirato il<br />

giornale, ma nessuna di loro era ancora uscita di casa.<br />

Mark occupava un tavolo alle spalle di una simpatica coppia<br />

<strong>del</strong>l'Ohio, e alla sua sinistra c'erano due sposini in luna di miele,<br />

Bonnie e Ralph. Altri ospiti gli erano passati davanti, augurandogli<br />

amichevolmente il buon giorno. Alcuni di loro non avevano letto il<br />

giornale. Altri sì ed erano rimasti agghiacciati dalla notizia. Ma tutti<br />

sembravano in grado di prendere le distanze dall'omicidio. Una<br />

giovane donna sola, aggredita e uccisa. Ebbene, era facile che una<br />

donna graziosa fosse in pericolo e diventasse una potenziale vittima.<br />

Stando ai frammenti di conversazione che aveva udito intorno a sé,<br />

molti preferivano pensare che fosse una tossicomane o una<br />

prostituta, o qualunque cosa assicurasse loro che la violenza di cui<br />

era stata oggetto non li avrebbe mai sfiorati. Stava ascoltando uno di<br />

quei commenti quando finalmente la porta <strong>del</strong> bungalow numero<br />

cinque si aprì e ne uscirono le tre ragazze. Una profonda<br />

inquietudine lo assalì nel vedere Lauren Crow, la donna dai capelli


amati e dagli straordinari occhi verdi che gli ricordava così tanto<br />

Katie. Anche la bruna era una bellezza mozzafiato, esotica e<br />

flessuosa. Mark decise che doveva essere Deanna, mentre la biondina<br />

con l'aria da piccola principessa doveva essere quella di nome Heidi.<br />

La notte prima aveva pensato a loro come esche, ma l'articolo che<br />

aveva appena letto lo costrinse a vederle in termini più brutali:<br />

erano bersagli.<br />

Tutte e tre belle e giovani. Dell'età giusta. Pura tentazione per il<br />

killer che aveva gettato quel povero corpo straziato nel Mississippi.<br />

«Poveretta» stava dicendo Heidi mentre lei e le amiche si<br />

avvicinavano a un tavolo libero.<br />

«Orribile» commentò Lauren.<br />

«Sì, ma vi prego, non fatevi ossessionare da questa storia» disse<br />

Deanna. «Non ricordo le statistiche, ma in ogni momento, solo negli<br />

Stati Uniti, ci sono dozzine di serial killer all'opera. Diventeremmo<br />

pazze se dovessimo preoccuparci di loro tutti i giorni. Giusto?»<br />

«Sì, certo. È solo che... quel titolo a caratteri cubitali fa una certa<br />

impressione» disse Lauren.<br />

«Be', è naturale: il corpo era decapitato.»<br />

«Già. Più orribile il <strong>del</strong>itto, più grandi i titoli» mormorò Lauren.<br />

Deanna la prese sotto braccio e sistemò gli occhiali da sole. «Noi<br />

però siamo ragazze sveglie e non faremo niente di stupido come<br />

andare in giro da sole. Sei tu quella che ci faceva la predica sulla<br />

sicurezza ai tempi <strong>del</strong> college, e noi ti abbiamo sempre ascoltata,<br />

no?»<br />

«Mio padre era un poliziotto» le ricordò Lauren. «Ho imparato<br />

presto la lezione.»<br />

«Giusto. E l'hai insegnata a noi. Nessuna <strong>del</strong>le tre va in giro da sola<br />

di notte e tutte siamo ben attente alle persone che ci stanno<br />

intorno.»<br />

«Lo so.»<br />

«Adesso basta con gli argomenti deprimenti. È ora di fare<br />

shopping» intervenne Heidi. «Sul serio, Lauren, mia schiava adorata,


è la mia festa. So che ti preoccupi sempre dei pericoli <strong>del</strong> mondo, ma<br />

adesso andiamo a divertirci.»<br />

«Giusto, vada per lo shopping» concordò Deanna.<br />

Mark le osservava a distanza, cercando di isolare quello che<br />

dicevano dalle altre conversazioni. Studiò a lungo Deanna. Aveva<br />

l'aria stanca, come se non avesse dormito affatto.<br />

Le ragazze non l'avevano visto, dal momento che teneva il<br />

giornale aperto davanti al viso e portava gli occhiali da sole. In quel<br />

momento stavano attraversando lentamente il cortile, come se<br />

fossero incerte se andare o meno.<br />

«Caffè?» propose Deanna.<br />

«Lo prenderemo per strada» decise Heidi. «Adesso andiamo...»<br />

«... a fare shopping» concluse mesta Lauren.<br />

«Vedo che sei ancora preoccupata» sospirò l'amica.<br />

«Scommetto che è per via di quella donna di ieri sera, l'indovina»<br />

intervenne Deanna.<br />

«Non avremmo mai dovuto obbligare Lauren a fare quello che<br />

non voleva» ammise Heidi.<br />

«Ormai è acqua passata e sto bene. Andiamo.»<br />

Con grande sollievo di Mark, Lauren gli passò davanti senza<br />

notarlo e nemmeno le altre due lo degnarono di un'occhiata.<br />

Prima di uscire dal cortile, tuttavia, Lauren si fermò e si voltò a<br />

guardare indietro, perplessa, come se avesse la sensazione di aver<br />

visto qualcosa ma non sapesse esattamente cosa.<br />

Increspò la fronte quando lo sguardo le cadde su Mark e lui la<br />

fissò attraverso le lenti scure.<br />

Ebbe una lieve esitazione, e lui si chiese se l'avesse riconosciuto<br />

dalla sera prima. Il giornale gli nascondeva parte <strong>del</strong> viso, ma<br />

l'espressione <strong>del</strong>la ragazza era titubante.<br />

Deanna, concentrata a sistemare le cinghie <strong>del</strong>la borsa, la chiamò.<br />

«Ehi! Credevo che stessimo andando.»<br />

Invece di rispondere, Lauren tornò sui propri passi dirigendosi


verso Mark. «Salve» disse, guardandolo dritto in faccia.<br />

Il cuore gli fece una capriola nel petto. Assomigliava a Katie come<br />

una goccia d'acqua. «Salve.»<br />

«Se non sbaglio ci siamo già incontrati... ieri sera.»<br />

«Sì, al pub.»<br />

«Alloggi qui?»<br />

«È un gran bel posticino. Vedo che anche tu e le tue amiche l'avete<br />

scoperto.» Si alzò tendendole la mano. «Io so come ti chiami, ma<br />

non mi sono presentato. Mark Davidson.»<br />

Quando gli strinse la mano il contatto, benché <strong>del</strong> tutto casuale,<br />

gli trasmise un brivido.<br />

«Il mio cognome è Crow. Lauren Crow» mormorò lei. Si voltò<br />

verso le amiche, che l'avevano seguita e si erano fermate dietro di<br />

lei. «E queste sono Deanna Marin e Heidi Weiss.»<br />

«Salve» dissero all'unisono le due ragazze, facendosi avanti per<br />

stringergli la mano.<br />

«Voi due vi conoscete?» domandò Deanna, incuriosita.<br />

«Non proprio. Ci siamo incontrati ieri sera al pub.»<br />

«Fantastico.»<br />

«Noi siamo di Los Angeles. E tu da dove vieni?» chiese Heidi.<br />

«Al momento? Sono nel bel mezzo di un trasloco.»<br />

«Pensi di trasferirti qui a New Orleans?» domandò Deanna.<br />

«È una bella città.»<br />

«Credo di sì.» Deanna cercò di trattenere uno sbadiglio e si affrettò<br />

a scusarsi. «Ma non si riesce a dormire un granché.»<br />

Mark notò che Lauren lo stava guardando con aria sospettosa.<br />

«Che cosa fai per vivere?» si informò ancora Deanna.<br />

Lauren le diede un colpetto con il gomito e le rivolse un'occhiata<br />

di rimprovero, ma lui si limitò a ridere. «Non importa. Scrivo e<br />

suono.»<br />

«Che cosa?» gli chiese bruscamente Lauren.


«Il pianoforte e la chitarra.»<br />

«E componi, anche?» chiese Deanna.<br />

«A volte, ma per lo più mi limito a scrivere articoli per le riviste<br />

specialistiche e qualche racconto.»<br />

«Interessante» commentò Heidi.<br />

«Racconti <strong>del</strong>l'orrore?» indagò Lauren in tono velatamente<br />

provocatorio.<br />

I suoi occhi verdi non l'avevano lasciato un secondo, e Mark non<br />

poté fare a meno di chiedersi perché sembrasse così turbata da lui.<br />

«Ho provato un po' di tutto» rispose.<br />

«E sei ricco e famoso?» scherzò Heidi.<br />

«Temo di no. Mi limito a tirare avanti.»<br />

«Non so se crederci» mormorò Deanna sorridendo.<br />

«Probabilmente usi uno pseudonimo e non vuoi dircelo, confessa!»<br />

«Niente di così intrigante o misterioso, mi dispiace.»<br />

«Bene, piacere di averti conosciuto» tagliò corto Lauren, posando<br />

una mano sulla spalla di Heidi senza distogliere lo sguardo da lui.<br />

«Ora dobbiamo andare.»<br />

«Che fretta c'è?» chiese Heidi.<br />

«Hai detto che volevi andare a fare shopping» le ricordò. «Spero<br />

che ci rivedremo, Mr. Davidson, ma adesso dobbiamo proprio<br />

andare.»<br />

«Giusto» mormorò Heidi, trascinando un po' quell'unica parola.<br />

«Immagino che ci rivedremo. Dopotutto alloggiamo nello stesso<br />

albergo» si congedò Deanna.<br />

«Già» borbottò Lauren. Non sembrava affatto felice <strong>del</strong>la cosa,<br />

notò Mark.<br />

«Ti fermerai per qualche giorno?» volle sapere Heidi.<br />

«Sì. Mi hanno dato il bungalow numero sei.»<br />

«È quello accanto al nostro» osservò Lauren, senza riuscire a<br />

nascondere la sorpresa.<br />

«Davvero?»


«Immagino che allora ci rivedremo di sicuro» concluse, la<br />

diffidenza e l'irritazione evidenti nel tono di voce. «Ma adesso<br />

dobbiamo proprio andare.» Si voltò e si avviò di buon passo verso la<br />

strada.<br />

«Arrivederci» salutò Deanna.<br />

«A più tardi» aggiunse Heidi.<br />

«Certo. Godetevi New Orleans» rispose Mark, e tornò a sedersi<br />

fingendo di concentrarsi di nuovo nella lettura <strong>del</strong> giornale.<br />

«Accidenti, l'hai incontrato ieri sera e non solo non ce l'hai<br />

presentato ma non hai detto nemmeno una parola?» si meravigliò<br />

Heidi, fissando Lauren mentre si dirigevano verso Royal Street.<br />

«Non l'ho esattamente incontrato. Gli sono finita addosso.»<br />

«Che fortuna! Io finisco addosso solo agli ottantenni con il<br />

bastone» si lamentò Deanna.<br />

«Ha uno sguardo... magnetico» commentò Heidi.<br />

Lauren le lanciò una rapida occhiata.<br />

«Non guardarmi così. Io amo Barry e sono sicura che<br />

sconfiggeremo tutte le statistiche e resteremo sposati per sempre. Ma<br />

se fossi finita addosso a un tipo come quello, non l'avrei<br />

dimenticato. Tu invece non ci hai raccontato niente.»<br />

Lauren sospirò. «Che cosa avrei dovuto dirvi? Non abbiamo<br />

bevuto qualcosa insieme, non siamo usciti a cena... Mi sono<br />

scontrata con lui nel corridoio <strong>del</strong>le toilette.»<br />

«Io avrei almeno accennato alla cosa» replicò Deanna.<br />

«Alloggia nel nostro Bed&Breakfast» osservò Heidi.<br />

«Già.»<br />

Deanna si fermò e scoppiò a ridere. «Ma l'hai sentita, Heidi? Ha<br />

detto una sola parola, ed è riuscita a riempirla di diffidenza. Che<br />

cosa c'è di strano, Lauren? L'hai incontrato a New Orleans e guarda<br />

caso sta a New Orleans, pensa un po'.»<br />

«Sta a New Orleans nel nostro stesso albergo» sottolineò lei.<br />

«Io direi che è fantastico» disse Heidi.


«Tu sei fidanzata» le ricordò Lauren.<br />

«Ma non morta» ribatté con un sorriso l'amica.<br />

«Che ti prende, Lauren?» esclamò Deanna. «Di solito non ti<br />

comporti così. Quel ragazzo è affascinante ed è stato gentile. Qual è<br />

il problema?»<br />

Lauren inarcò un sopracciglio e scosse il capo. «Non lo so. Forse<br />

ero solo nervosa, ieri sera, ma sono sicura di averlo visto qui fuori,<br />

quando siamo tornate. Era fermo sulla strada.»<br />

«Se alloggia al Bed&Breakfast doveva per forza passare di qui per<br />

rientrare» le fece notare Heidi con un sorriso.<br />

«Molto acuto. Poi ho trovato Deanna che camminava nel sonno,<br />

accanto alla piscina!»<br />

Heidi si voltò verso Deanna. «Camminavi nel sonno?»<br />

«Credo di sì. Per fortuna Lauren mi ha trovata prima che<br />

annegassi. O forse, se fossi caduta in acqua, mi sarei svegliata,<br />

chissà?»<br />

«Forse non avremmo mai dovuto prendere quel volo» mormorò<br />

Heidi.<br />

«Sciocchezze! Oggi sarà una giornata stupenda» le assicurò Lauren.<br />

«Da questa parte, ragazze. La boutique dove volevate andare è a<br />

pochi isolati sulla destra. Io intanto faccio un salto nella galleria<br />

d'arte di fronte. Ci vediamo lì tra mezz'ora, e voglio vedervi con i<br />

cappelli più belli che riuscirete a trovare.»<br />

Quando ebbero raggiunto la meta di Heidi, aspettò che entrassero<br />

nel negozio e si allontanò.<br />

Il tenente di polizia Sean Canady sedeva alla scrivania <strong>del</strong> suo<br />

ufficio, al distretto, fissando il giornale.<br />

Cadavere decapitato.<br />

Un'altra volta, pensò con un gemito.<br />

«Salve, tenente.»<br />

Alzando lo sguardo, vide davanti a sé l'agente Bobby Munro.


«Ciao, Bobby.» Non gli chiese se avesse visto il titolo; era<br />

impossibile che gli fosse sfuggito.<br />

«Il Mississippi è un fiume lunghissimo. Il corpo potrebbe essere<br />

finito in acqua in qualunque punto» disse Bobby. «E ci sono un sacco<br />

di criminali che decapitano le loro vittime. Senza testa è più difficile<br />

identificarle.»<br />

Bobby era un ottimo agente, pensò Sean. Benché giovane e<br />

belloccio, era comunque un bravo poliziotto. Aveva già conosciuto<br />

l'inferno ma non era ancora demotivato. Si considerava ancora dalla<br />

parte dei buoni e credeva sul serio di poter contribuire a creare un<br />

mondo migliore.<br />

Sean si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la poltrona e guardò l'agente.<br />

Lui faceva quel mestiere da molto più tempo e, se non era proprio<br />

demotivato, era quanto meno stanco. Era originario <strong>del</strong>la regione.<br />

Sapeva di essersi guadagnato il rispetto dei suoi superiori, dal sindaco<br />

al governatore, e persino quello dei federali. Gli era concesso un<br />

largo margine di flessibilità nelle indagini. La sua parola era<br />

considerata affidabile e il suo fiuto infallibile.<br />

E quella storia non gli piaceva.<br />

«Un killer professionista che cerchi di nascondere l'identità di una<br />

<strong>del</strong>le sue vittime le avrebbe tagliato anche le mani» osservò.<br />

«Abbiamo rilevato le impronte e sono sicuro che sapremo presto chi<br />

era.»<br />

«Un traffico di droga che si è concluso male?» ipotizzò Bobby.<br />

Sean si strinse nelle spalle. «Può darsi. Tu tieni gli occhi aperti.»<br />

«Ci può contare, tenente. Ma tenga presente che il Mississippi è il<br />

fiume più grande degli Stati Uniti.»<br />

«Già.» Sean fece un mesto sorriso. «Solo che il cadavere si trova nel<br />

nostro obitorio.»<br />

Lauren terminò gli acquisti e si mise d'accordo con il gallerista<br />

perché la piccola opera d'arte che aveva scelto venisse consegnata al<br />

Bed&Breakfast, dopodiché uscì in Royal Street. Il sole splendeva alto<br />

nel cielo. Si schermò gli occhi con una mano mentre con l'altra


frugava nella borsa alla ricerca degli occhiali da sole. Quando una<br />

<strong>del</strong>le tipiche carrozze trainate dai muli le passò davanti, batté le<br />

palpebre e strizzò gli occhi contro il bagliore <strong>del</strong> sole. Avrebbe<br />

giurato di aver visto Deanna sul sedile anteriore accanto al<br />

conducente, un uomo alto e scuro, con un cappello a cilindro.<br />

La carrozza viaggiava a velocità sostenuta.<br />

«Deanna?» gridò, seguendo il veicolo, ma il traffico la costrinse a<br />

tornare rapidamente sul marciapiede e a farsi strada tra la folla, e la<br />

vettura era ormai lontana quando finalmente rinunciò a inseguirla.<br />

E poi, non era possibile che fosse Deanna, si disse. Non avrebbe<br />

mai preso una carrozza da sola, e in quel momento avrebbe dovuto<br />

essere a far compere con Heidi.<br />

Quando però attraversò la strada per raggiungere la boutique<br />

dove avevano appuntamento, trovò solo Heidi nel retro, intenta a<br />

provare diversi cappelli.<br />

«Ciao» la salutò. «Come ti sembra questo?»<br />

Indossava un cappello di paglia a tesa larga con un fiore dai colori<br />

sgargianti. Le stava molto bene.<br />

«È perfetto» disse. «Dov'è Deanna?»<br />

«Ha detto qualcosa a proposito di un negozietto qui accanto.<br />

Tornerà subito.»<br />

«Avrei giurato di averla appena vista a bordo di una carrozza.»<br />

«Perché mai dovrebbe fare un giro in carrozza senza di noi?»<br />

chiese Heidi.<br />

«In effetti, non avrebbe senso.»<br />

«Quindi probabilmente hai visto soltanto una ragazza che le<br />

assomiglia» disse Heidi. «Sai, i prezzi sono un po' alti, in questo<br />

negozio, ma il cappello mi piace molto. Che ne dici, secondo te<br />

dovrei prenderlo?»<br />

«Sì, certo» le rispose in tono distratto lei. «Vado a vedere nel<br />

negozio qui accanto.»<br />

Heidi si voltò a guardarla. «Sembri preoccupata.»<br />

«No, non proprio.»


«Lauren, è pieno giorno! Ci sono milioni di persone per le strade.»<br />

«Lo so.»<br />

«E va bene» sospirò Heidi. «Andiamo a cercarla.»<br />

«Tu compra il cappello. Io vado a vedere qui di fianco.»<br />

«D'accordo, ti raggiungo lì.»<br />

Appena uscita in strada, Lauren fu letteralmente aggredita dalla<br />

musica. Si fermò di colpo.<br />

Stava succedendo qualcosa per strada. Un funerale jazz, intuì. Il<br />

carro funebre, trainato da muli e scortato dalla polizia a cavallo,<br />

passò davanti a lei proprio mentre usciva. Dietro venivano parenti e<br />

amici e, con loro, i musicisti. Era uno spettacolo che non si vedeva<br />

tutti i giorni; aveva un che di unico, di triste e meraviglioso insieme.<br />

Era una cerimonia in grande stile, pensò.<br />

Probabilmente il corteo era partito dalla chiesa e avrebbe<br />

accompagnato il feretro fino al cimitero, che si trovava piuttosto<br />

lontano da lì. In quel momento i musicisti stavano suonando un<br />

lamento funebre, ma lei aveva assistito ad altri funerali jazz e sapeva<br />

che una volta arrivati al cimitero avrebbero celebrato la vita <strong>del</strong><br />

defunto, concludendo con il vecchio gospel When the Saints Go<br />

Marching In, una vecchia usanza che univa le credenze africane con i<br />

riti religiosi <strong>del</strong>l'Occidente.<br />

Per strada tutti si erano fermati a osservare il corteo funebre che<br />

procedeva lentamente.<br />

Lauren fece lo stesso.<br />

Le persone <strong>del</strong> corteo funebre erano vestite di nero, bianco e tutte<br />

le sfumature intermedie di grigio. Uno dei trombettisti era un<br />

afroamericano molto alto, con bei lineamenti scolpiti. Mentre<br />

suonava, posò lo sguardo su Lauren e lei gli fece un cenno <strong>del</strong> capo<br />

in segno di rispetto. Stranamente, l'uomo continuò a guardarla con<br />

aria solenne finché non l'ebbe superata.<br />

Lauren rimase ad ascoltare il malinconico inno finché non fu che<br />

un'eco lontana, coperta ben presto dai rumori <strong>del</strong>la strada e da una<br />

banda rock che suonava in un angolo. Poi si riscosse e si affrettò a<br />

raggiungere il negozio accanto.


Vide T-shirt, scatolette con pozioni voodoo, teste di alligatori,<br />

can<strong>del</strong>e votive, ma nessuna traccia di Deanna.<br />

Aspettò qualche minuto. Poi, visto che Heidi non si faceva vedere,<br />

tornò alla boutique dove l'aveva lasciata poco prima, ma non vi<br />

trovò nessuna <strong>del</strong>le due amiche,<br />

Irritata, tirò fuori il cellulare e digitò il numero di Deanna, e<br />

quando le rispose la segreteria telefonica lasciò un messaggio. La<br />

stessa cosa si ripeté con quello di Heidi. Imprecando tra sé, lasciò un<br />

messaggio anche a lei.<br />

Non voleva allontanarsi troppo, certa che fossero da qualche<br />

parte lì vicino. Ma dopo essere entrata e uscita da una dozzina di<br />

negozi, caffè e ristoranti, sentì crescere il livello di irritazione.<br />

Cedendo al caldo e alla stanchezza, scelse un locale con dei<br />

tavolini sulla strada e ordinò un gigantesco tè freddo.<br />

Per ingannare il tempo tirò fuori l'album da disegno per<br />

immortalare uno scorcio di strada particolarmente suggestivo, e si<br />

trovò a fissare il ritratto <strong>del</strong>l'indovina che aveva fatto la sera prima.<br />

«Ci hai rovinato la festa, sai?» mormorò, rivolta alla donna <strong>del</strong>lo<br />

schizzo. Aveva una bellezza che colpiva; tutto in lei era fuori <strong>del</strong><br />

comune, dal colore <strong>del</strong>la pelle alla struttura ossea <strong>del</strong> viso.<br />

«Ehi, parli da sola?» disse qualcuno.<br />

Lauren alzò lo sguardo, sorpresa, e qualcosa le fece scattare un<br />

allarme in testa.<br />

L'attraente vicino <strong>del</strong> bungalow numero sei le stava davanti con<br />

un piacevole sorriso sul volto. Si chiamava Mark, ricordò.<br />

Non rispose, combattuta tra un'istintiva diffidenza e l'inesplicabile<br />

desiderio di avviare una conversazione. Era davvero un bel ragazzo.<br />

Alto e ben proporzionato, prestante senza avere un fisico da<br />

culturista; i lineamenti <strong>del</strong> viso erano di una bellezza classica e<br />

intensamente virile. Le piaceva perfino il suo odore e si sentiva<br />

stranamente invogliata ad avvicinarsi di più a lui.<br />

Mi piacerebbe davvero conoscerlo, ammise.<br />

Eppure qualcosa, in quell' uomo, la spaventava. O forse a<br />

spaventarla era l'attrazione che esercitava su di lei, considerò.


Sarebbe stata così intimorita se non fosse stato per quello che era<br />

successo nella tenda <strong>del</strong>l'indovina il giorno prima, con la sfera di<br />

cristallo e l'illusione di genuino pericolo che aveva provato?<br />

«Wow» esclamò Mark, guardando lo schizzo. «È davvero<br />

splendido.»<br />

«Grazie» mormorò, imbarazzata.<br />

Non le chiese se poteva tenerle compagnia e lei non gli aveva<br />

detto nulla che potesse passare per un invito, tuttavia Mark scostò la<br />

sedia di fronte e si mise a sedere.<br />

Era contenta che l'avesse fatto, si rese conto Lauren. Le piaceva<br />

stare con lui, parlare con lui e sentire su di sé il suo sguardo.<br />

Tuttavia la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era<br />

forte, e la indusse a rimanere sulla difensiva.<br />

«Sei una vera artista» osservò Mark.<br />

«È il mio lavoro.»<br />

Lui le rivolse un sorriso affascinante. «Non tutti sono abbastanza<br />

bravi da trasformare una passione in lavoro.»<br />

«Sono stata fortunata.»<br />

«Anche le tue amiche sono artiste?»<br />

«In un certo senso... Si occupano di progettazione grafica.»<br />

«Vuoi dire che create marchi, depliant e cose <strong>del</strong> genere?» indagò<br />

educatamente lui.<br />

«Sì, e anche campagne pubblicitarie e così via.»<br />

Non voleva che se ne andasse. Che cosa c'era in lui che la attirava<br />

così intensamente?, si chiese. Avrebbe voluto toccarlo, assicurarsi che<br />

fosse reale, seguire i contorni <strong>del</strong> suo viso, sentire i battiti <strong>del</strong> suo<br />

cuore sotto il palmo <strong>del</strong>la mano.<br />

Lui tamburellò con le dita accanto all'album. «Ho visto questa<br />

donna. La somiglianza è incredibile. C'è qualcosa di magico in lei e tu<br />

l'hai colto alla perfezione.»<br />

«Grazie.» Lauren esitò. «Così... la conosci?»<br />

Mark scosse il capo. «L'ho vista passeggiando nella piazza. Ha un


viso così particolare che è impossibile non notarla. Siete andate tutte<br />

e tre a farvi predire il futuro da lei?»<br />

«Sì.»<br />

«E...?»<br />

Il suo tono era scherzoso, il sorriso accattivante. Eppure Lauren<br />

avvertì una nota seria nella sua voce, come se lui sospettasse che<br />

aveva avuto <strong>del</strong>le strane visioni.<br />

Impossibile, naturalmente.<br />

«Avremo tutte una vita lunga e felice» mentì.<br />

«Splendido. Dove sono le tue amiche? Si sono smarrite nei<br />

meandri di New Orleans?» le chiese, corrugando lievemente la fronte<br />

malgrado il tono leggero.<br />

«No, le ho solo perse di vista mentre facevamo shopping.»<br />

«E sei preoccupata.»<br />

«È pieno giorno e ci sono migliaia di persone qui intorno» replicò<br />

lei.<br />

Quando la cameriera si avvicinò al loro tavolo, Mark ordinò un tè<br />

freddo, quindi si rivolse a Lauren. «Posso offrirti il pranzo?»<br />

«Dovrei aspettare le mie amiche.» La ragazza lanciò un'occhiata<br />

alla strada, poi riportò l'attenzione su di lui e sobbalzò quando Mark<br />

posò una mano sulla sua. Una miriade di sensazioni si accese sulla<br />

pelle, fluì nelle vene e si condensò al centro <strong>del</strong> suo essere come un<br />

fiume di lava incandescente. Era tentata di ritrarre la mano, ma in<br />

quel modo si sarebbe tradita. Lo guardò inarcando un sopracciglio.<br />

Improvvisamente lui si fece serio in volto e parlò con voce grave.<br />

«Forse penserai che sono pazzo, ma ti assicuro che non è così. Ho<br />

paura che tu e le tue amiche siate in pericolo.»<br />

«Oh, per favore» mormorò Lauren, chiudendo gli occhi un istante<br />

per nascondere la <strong>del</strong>usione che si fosse rivelato uno squilibrato.<br />

«Non di nuovo questa storia.»<br />

Ora voleva solo che se ne andasse. Per un istante si era illusa che<br />

la trovasse interessante, attraente, che volesse farle la corte. Aveva<br />

desiderato che lo facesse. Le sue attenzioni la lusingavano... eppure


aveva la fastidiosa sensazione che ci fosse qualcosa sotto ogni parola<br />

che diceva, che non volesse essere veramente con lei e che fosse<br />

semplicemente pazzo.<br />

«In che senso di nuovo?» le domandò, brusco, Mark.<br />

Lauren si sentì assalire dall'irritazione e da un inquietante senso di<br />

paura. «L'indovina mi ha detto la stessa cosa. Siamo qui per una festa<br />

di addio al nubilato, Mr. Davidson. Heidi sta per sposarsi e abbiamo<br />

pianificato questo viaggio da mesi. Non riesco a capire perché uno<br />

sconosciuto come te dovrebbe volerci rovinare il divertimento.»<br />

Lui era rimasto calmo, appoggiato allo schienale <strong>del</strong>la sedia.<br />

Lauren non poteva decifrare la sua espressione perché<br />

improvvisamente i suoi occhiali sembravano scuri come la notte.<br />

Sapeva che avrebbe dovuto dirgli semplicemente di andarsene, ma<br />

per qualche inesplicabile ragione non riusciva a farlo.<br />

A impedirglielo non era il fatto che lui le teneva ancora la mano.<br />

Non sapeva resistere alla sua presenza.<br />

«Ti giuro che non desidero altro che sapervi al sicuro» mormorò<br />

Mark.<br />

«Io non sono in pericolo!»<br />

«Sì, invece. Hai visto i titoli dei giornali.»<br />

Lauren scosse il capo, rabbrividendo. «Vuoi dire che qualsiasi<br />

donna che si trovi lungo le rive <strong>del</strong> Mississippi rischia di essere<br />

uccisa?»<br />

«Sì.»<br />

«Oh, andiamo!»<br />

«C'è un killer in azione qui intorno» replicò lui, con una sicurezza<br />

tale che Lauren si sentì improvvisamente avvolta dal gelo benché<br />

facesse piuttosto caldo.<br />

«Sei un poliziotto?» gli domandò di punto in bianco.<br />

«No.»<br />

«FBI?»<br />

«No.»


«Allora chi sei esattamente?»<br />

«Te l'ho detto, uno scrittore e un musicista.»<br />

«Oh, be', questo spiega molte cose» ironizzò lei. «Sono sicura che<br />

sai tutto dei serial killer e che sai anche come e perché le mie amiche<br />

e io saremmo in pericolo.»<br />

Il tono calmo e autorevole con cui le rispose le ghiacciò il sangue<br />

nelle vene. «È così.»<br />

Lauren si limitò a fissarlo, allibita.<br />

La cameriera portò il tè e Mark la ringraziò.<br />

«Io adesso me ne vado» annunciò Lauren, tornando al presente. «E<br />

tu lascerai in pace me e le mie amiche» aggiunse con fermezza.<br />

Lui ignorò le sue parole. «Io so chi è il killer. Lo conosco da molto<br />

tempo. È stato lui a uccidere la mia fidanzata.»<br />

Lauren rimase inchiodata sul posto mentre le tornava alla mente<br />

ciò che lui aveva detto quando si erano scontrati nel corridoio <strong>del</strong><br />

pub. Il nome che aveva pronunciato.<br />

«Katie?» mormorò, e dopo una breve esitazione aggiunse: «La<br />

donna per cui mi hai scambiata ieri sera?».<br />

«Sì.»<br />

«Io non sono Katie.»<br />

Mark incurvò le labbra in un mesto sorriso. «Lo so.»<br />

«E tu credi che quell'uomo... l'abbia uccisa?»<br />

Mark esitò prima di annuire.<br />

«È morta qui, a New Orleans?» indagò Lauren.<br />

«No.»<br />

«Oh, capisco.»<br />

«No, non puoi capire» ribatté Mark. «Katie lo incontrò qui,<br />

durante un viaggio. E ora ho paura che ti stia dando la caccia,<br />

proprio come ha fatto con lei.»<br />

Lauren sospirò e abbassò lo sguardo.<br />

Quell'uomo era affascinante, aveva un sex appeal pazzesco... ed


era assolutamente pazzo. Avrebbe potuto essere addirittura un<br />

assassino.<br />

Per quel che ne sapeva, era possibile che fosse lui stesso a darle la<br />

caccia.<br />

Stava per allontanarsi dal tavolo quando le domandò: «Siete<br />

rimaste sempre nel bungalow, chiuse a chiave, dopo che siete<br />

rientrate, ieri sera?».<br />

«Ti ho visto che ci stavi osservando dalla strada» lo accusò Lauren<br />

invece di rispondere.<br />

«Siete rimaste chiuse in casa?» ripeté lui.<br />

«Sì, anche se non sono affari tuoi» mentì.<br />

Lui sembrava ancora preoccupato. «Te l'ho chiesto perché è<br />

importante» spiegò con calma.<br />

Lauren si sentiva stranamente indecisa ed era irritata con se stessa<br />

perché non riusciva ad andarsene lasciando le cose tra loro in<br />

sospeso.<br />

In effetti, qualcosa era veramente successo, quella notte. Deanna<br />

era uscita dal bungalow in stato di sonnambulismo, cosa che non le<br />

era mai successa prima, e Lauren l'aveva seguita. Non solo, aveva<br />

avuto la netta sensazione che ci fosse qualcun altro, là fuori, e che in<br />

qualche modo Mark lo sapesse.<br />

Ai limiti <strong>del</strong>la sua coscienza indugiavano il ricordo <strong>del</strong> sogno di cui<br />

lui era stato protagonista e la ridicola speranza che, contro ogni<br />

evidenza, Mark si rivelasse perfettamente sano di mente.<br />

Si sforzò di sorridere con noncuranza. «D'accordo. Abbocco.<br />

Perché è così importante?»<br />

Anziché rispondere, Mark frugò nel taschino <strong>del</strong>la camicia. «Voglio<br />

darti una cosa.»<br />

«Non posso accettare niente da te.»<br />

Lui la guardò con un sorriso seducente e divertito insieme. «Stai<br />

tranquilla, non comporta alcun vincolo» le assicurò.<br />

Lauren era colpita dalla sensualità che trasudava da quell'uomo,<br />

apparentemente senza che se ne rendesse conto.


Dio, come avrebbe voluto che fosse normale. Non aveva mai<br />

incontrato nessuno come lui, non aveva nemmeno sognato di poter<br />

incontrare un tipo simile dopo aver perso Ken. Il timbro <strong>del</strong>la sua<br />

voce era affascinante, il linguaggio <strong>del</strong> corpo sottilmente provocante.<br />

Se solo l'avesse incontrato in altre circostanze...<br />

«Questa apparteneva a Katie» le disse, sporgendosi verso di lei.<br />

Lauren guardò l'oggetto che aveva tirato fuori dal taschino. Era<br />

una croce d'argento, molto bella e chiaramente antica. «Non posso<br />

accettarla, davvero» rispose, fissandolo dall'altro lato <strong>del</strong> tavolo.<br />

«Ti prego.»<br />

«È un oggetto di valore.»<br />

«Non lo venderei nemmeno tra mille anni.»<br />

Lei scosse il capo. «No, davvero.»<br />

Improvvisamente le sorrise. «Se la prendessi e la portassi al collo,<br />

mi sentirei più tranquillo sapendoti in giro per New Orleans. Potrei<br />

perfino smettere di darti noia.»<br />

«Secondo me hai qualche rotella fuori posto» gli disse in tutta<br />

franchezza Lauren.<br />

«Non è così, credimi.»<br />

Lei bevve un lungo sorso di tè, poi posò entrambi i gomiti sul<br />

tavolo e si sporse verso di lui. «Okay, guardiamola dal mio punto di<br />

vista. Prima ti finisco addosso in un pub, poi ti vedo fermo nella<br />

strada dove abito.»<br />

«È anche la mia.»<br />

«Una semplice coincidenza, vero?»<br />

Lui si strinse nelle spalle.<br />

«Okay. Poi mi siedo a bere un tè ed ecco che salti fuori tu con una<br />

storia assurda a proposito di un killer. Non credi che dovresti andare<br />

alla polizia se sai chi è l'assassino?»<br />

«Forse. Solo che non so bene come spiegare ciò che so.»<br />

«Perché è pura follia» suggerì in un sussurro Lauren. «Ti giuro che<br />

voglio solo saperti al sicuro.»


Lauren emise un gemito, guardandosi le mani. «Ho ascoltato una<br />

parte <strong>del</strong>la tua storia e non sono sicura di voler sentire il resto. Ti<br />

prego... tu mi piaci molto ma... Devo chiederti davvero di stare<br />

lontano da me.»<br />

Ecco fatto. Ci era riuscita, gli aveva detto di lasciarla in pace.<br />

Lui tornò ad appoggiarsi allo schienale <strong>del</strong>la sedia e raddrizzò le<br />

spalle, fissandola con espressione rassegnata e un po' dispiaciuta.<br />

A un tratto Lauren udì la voce di Heidi. «Eccoti qui! Lauren, perché<br />

non rispondevi al telefono? Oh, ciao, Mark. Okay, adesso capisco<br />

perché non rispondevi! Possiamo unirci a voi o dobbiamo toglierci<br />

dai piedi?»<br />

Heidi non era sola. Deanna era con lei. La sua voce era scherzosa,<br />

era una splendida giornata e tutto era normale.<br />

Eppure...


Capitolo 5<br />

Mark Davidson era un tipo affascinante e le sue amiche sapevano<br />

civettare spudoratamente quando ci si mettevano, pensò Lauren.<br />

Quando chiese loro dove fossero finite, Deanna parve sorpresa<br />

che si fosse preoccupata tanto solo perché si erano allontanate senza<br />

avvisare. «Stavamo facendo shopping, se non sbaglio» rispose, un po'<br />

piccata. «E sono perfettamente in grado di entrare e uscire dai negozi<br />

da sola. Sei tu, piuttosto, quella che ci ha piantate in asso.»<br />

Ignorando l'accusa, Lauren le domandò se per caso avesse preso<br />

una carrozza. «Perché mai avrei dovuto farlo?» fu la sconcertata<br />

risposta <strong>del</strong>l'amica.<br />

Quello che l'aveva turbata tanto, in realtà non era che una mera<br />

coincidenza, si rimproverò Lauren. Forse era il caso che cominciasse<br />

a preoccuparsi per se stessa.<br />

Ordinarono un paio di po'boy, i tradizionali sandwich con frittura<br />

di mare, mentre Mark le intratteneva con i racconti dei suoi viaggi e<br />

<strong>del</strong> suo lavoro.<br />

«Devi essere un musicista di talento» osservò Heidi, di buon<br />

umore.<br />

«Questo lo lascio decidere a chi ascolta» replicò Mark.<br />

«Mi piacerebbe molto sentirti suonare» disse Lauren.<br />

Lui si strinse nelle spalle. «Raccontatemi qualcosa di più sulla vostra<br />

attività: mi incuriosisce molto.»<br />

Era stato molto abile a stornare il discorso da sé, penso Lauren,<br />

ma lei non gliel'avrebbe fatta passare liscia. «Anche Mark ha perso la<br />

sua fidanzata» raccontò alle amiche. «Si chiamava Katie e secondo lui<br />

mi assomigliava molto. Oppure io somiglio a lei, dipende dai punti<br />

di vista... »<br />

Tutti ammutolirono. «Mi dispiace» mormorò infine Heidi<br />

rompendo il silenzio.<br />

«Anche a me.» Deanna allungò il braccio sul tavolo e strinse la<br />

mano di Mark.


Lauren notò che lui la scrutava come se volesse scoprire qualcosa<br />

o aspettasse che lei in qualche modo si tradisse. «Mark è preoccupato<br />

per noi» riprese.<br />

«Perché?» volle sapere Heidi.<br />

«A causa <strong>del</strong> cadavere che hanno trovato nel Mississippi» spiegò<br />

Lauren.<br />

Con sua sorpresa, Heidi gli rivolse un sorriso luminoso. «È così<br />

carino da parte tua!»<br />

«Pensate, andiamo in vacanza e conosciamo un giovanotto così<br />

affascinante e protettivo» esclamò Deanna. «E alloggia proprio nel<br />

bungalow accanto al nostro» aggiunse, rivolta a Lauren.<br />

Dovevano aver preso tutte e due un colpo di sole, decise lei. Il<br />

modo in cui civettavano con lui... non era sicura se le facesse venire<br />

voglia di gridare o le desse la nausea. «Crede di sapere chi è il killer;<br />

è convinto che sia lo stesso che ha ucciso la sua fidanzata.»<br />

«Oh, mio Dio!» Deanna si sporse verso Mark, sfiorandogli il<br />

braccio con sincera partecipazione.<br />

«Non ho detto che l'ha uccisa, ma che è responsabile <strong>del</strong>la sua<br />

morte» precisò Mark, aggrottando la fronte.<br />

«Be', se sei in possesso di informazioni significative, credo che<br />

dovresti andare alla polizia» gli disse Heidi.<br />

«Avete ragione, dovrei farlo» ammise lui, alzandosi. «Bene, penso<br />

che farò due passi fino al distretto di polizia. Grazie per avermi<br />

tenuto compagnia a pranzo, ragazze. Se avete bisogno di me, mi<br />

trovate al bungalow numero sei.»<br />

«Siete impazzite?» sibilò Lauren non appena si fu allontanato.<br />

Mark si voltò a guardarla con espressione divertita, e lei capì che<br />

l'aveva sentita anche a distanza. Arrossì,<br />

imbarazzata.<br />

«Si può sapere che cosa ti prende?» le chiese Heidi. «È un ragazzo<br />

davvero affascinante.»<br />

«È proprio questo il punto» borbottò lei.<br />

«Ti comporti in modo ridicolo, Lauren. È chiaro che hai fatto


colpo su di lui, ma se sei così idiota da non accorgertene e non hai<br />

intenzione di lanciarti, lascia almeno una possibilità a Deanna.»<br />

«Be', mia cara, se davvero non ti interessa sei messa peggio di<br />

quanto pensassi» commentò Deanna.<br />

«Ehi, non sono io quella che cammina nel sonno» replicò lei. «E<br />

quel tizio nasconde qualcosa... Scommetto quello che volete che<br />

mente e che non è affatto diretto al distretto di polizia.»<br />

«Potremmo seguirlo» propose Deanna.<br />

«Sì, dopo aver chiesto il conto. Ha pranzato con noi e se n'è<br />

andato senza nemmeno pagare» fece notare Lauren, agitando la<br />

mano per chiamare la cameriera.<br />

«Può portarci il conto, per favore?» chiese quando la donna le<br />

raggiunse.<br />

«Il signore che era con voi mi ha lasciato il numero <strong>del</strong>la carta di<br />

credito prima di sedersi al vostro tavolo» le informò.<br />

«Oh, grazie.» Lauren la guardò, confusa.<br />

«Le lasceremo una mancia» disse Heidi.<br />

«Il vostro amico è stato molto generoso» rispose la cameriera.<br />

«Non ce n'è bisogno, davvero.»<br />

«Be', aggiungeremo qualcosa in ogni caso» mormorò Heidi, e<br />

mentre Lauren e Deanna si alzavano, frugò nella borsa e posò una<br />

banconota sul tavolo. «Ehi, guardate qua» esclamò un secondo dopo.<br />

Era la croce d'argento. Lauren si rese conto che Mark l'aveva<br />

lasciata sul tavolo.<br />

«Da dove arriva?» domandò Heidi, incuriosita.<br />

«L'ha lasciata Mr. Fantastico» rispose Lauren, scuotendo il capo<br />

mentre gliela prendeva di mano. «Andiamo, voglio dimostrarvi che<br />

ci ha raccontato un sacco di storie.»<br />

Le condusse a passo spedito attraverso il Quartiere Francese,<br />

ignorando per una volta l'architettura degli edifici, che non mancava<br />

mai di incantarla, e i musicisti di strada che sembravano sempre così<br />

bravi. Quando raggiunsero il distretto di polizia, Lauren aprì la porta<br />

e si bloccò di colpo.


Mark Davidson stava parlando con il sergente di turno allo<br />

sportello.<br />

La ragazza indietreggiò in tutta fretta, pestando un piede a Heidi e<br />

finendole addosso.<br />

«Ehi!» protestò lei.<br />

«Ne deduco che Mr. Davidson è proprio qui» disse Deanna con un<br />

sorrisetto saputo.<br />

«Sì» ammise Lauren, sconcertata.<br />

«Vedi?» fece Deanna.<br />

«Eppure c'è qualcosa che non va...»<br />

«Tu pensi sempre che ci sia qualcosa che non va» replicò l'amica.<br />

«Lauren, non puoi vivere la tua vita se non ti va mai bene niente»<br />

aggiunse poi in tono più gentile.<br />

«No, voi non capite» cercò di giustificarsi lei.<br />

«Capiamo benissimo, invece» replicarono all'unisono Deanna e<br />

Heidi, guardandola con aria preoccupata. Erano entrambe convinte<br />

che avesse un disperato bisogno di lasciarsi alle spalle il passato.<br />

«No, vi sbagliate» replicò lei. «Sto bene, adesso. Mi piacerebbe<br />

incontrare il ragazzo giusto - o almeno uno non troppo sbagliato -<br />

andare al cinema, a cena, a un concerto... E so benissimo che non è<br />

necessario programmare una vita intera per uscire con qualcuno.»<br />

Heidi scambiò uno sguardo grave con Deanna. «Sai di che cosa<br />

avrebbe bisogno?»<br />

«Sì» rispose lei.<br />

«Di che cosa?» chiese Lauren.<br />

«Sesso, mia cara. Scatenato, selvaggio, passionale» rispose Deanna.<br />

«Oh, ti prego!»<br />

«Istintivo. Sfrenato» aggiunse Heidi.<br />

«Volete finirla, per cortesia?» cercò di fermarle Lauren.<br />

«Guarda, è diventata rossa. Aha, allora è attratta da lui» osservò<br />

Deanna, trionfante.<br />

«Del resto, come potrebbe non esserlo?»


«Sentite» insistette Lauren. «C'è davvero qualcosa che non va in<br />

quel tizio.»<br />

Le altre due si scambiarono un'occhiata. «L'indovina» affermò<br />

Deanna.<br />

Heidi prese sotto braccio Lauren. «Non so che cosa dobbiamo fare<br />

con te. Aspetta! Mi è venuta un'idea grandiosa! Andiamo a giocare a<br />

Craps.»<br />

«Tu perdi sempre a Craps» le ricordò Lauren.<br />

«Però mi diverto moltissimo. Avanti, schiava, andiamo al casinò<br />

<strong>del</strong>l'Harrah's Hotel. Più tardi prenderemo il sole accanto alla piscina<br />

e prima di cena faremo un tuffo. Stasera cucina tipica <strong>del</strong>la Louisiana<br />

da K-Paul, e per concludere giro turistico in Bourbon Street in cerca<br />

di buona musica. Non è grandioso?»<br />

«Grandioso» disse Lauren, anche se non sembrava convinta. Poi<br />

guardò Deanna increspando la fronte. «Sei sicura di non aver fatto<br />

un giro in carrozza, oggi? Giurerei di averti vista in compagnia di un<br />

uomo alto, dai capelli scuri, come quello con cui stavi parlando ieri<br />

sera al bar.»<br />

«Quello carino?»<br />

«Sì. Sei andata in carrozza con lui?»<br />

«No.»<br />

Era difficile stabilire quando Deanna arrossiva, perché la sua<br />

carnagione aveva una <strong>del</strong>icata sfumatura bronzea, eppure a Lauren<br />

parve che fosse diventata rossa.<br />

Come se avesse mentito.<br />

«Ehi, date retta a me, schiave» le richiamò Heidi.<br />

Entrambe si voltarono a guardarla. «Al casinò» ordinò.<br />

Lauren sospirò senza distogliere lo sguardo da Deanna.<br />

«D'accordo, andiamo al casinò.»<br />

Mark sapeva che le ragazze l'avevano seguito, istigate da Lauren.<br />

Per fortuna se n'erano andate subito.


Al distretto di polizia aveva ottenuto più informazioni di quanto si<br />

aspettasse, anche se era passato parecchio tempo da quando abitava<br />

a New Orleans e molte cose erano cambiate.<br />

Al sergente di turno aveva detto di non avere informazioni sicure,<br />

ma di essere al corrente <strong>del</strong>la presenza in città di un europeo che era<br />

stato coinvolto in diversi crimini oltre oceano, omicidi le cui vittime<br />

erano simili alla donna trovata nel Mississippi.<br />

Si aspettava di essere introdotto in qualche ufficio per parlare con<br />

un passacarte annoiato. Invece, con sua grande sorpresa, l'avevano<br />

accompagnato dal tenente Sean Canady, un uomo imponente, con<br />

gelidi occhi azzurri e un mento volitivo.<br />

«Mi hanno detto che ha informazioni riguardo al cadavere<br />

decapitato che abbiamo ripescato nel fiume» disse Canady,<br />

rimettendosi a sedere dopo una breve stretta di mano e indicandogli<br />

una sedia davanti alla scrivania.<br />

«Non esattamente» lo corresse Mark. «Ma ho motivo di credere<br />

che il <strong>del</strong>itto possa essere collegato a un uomo di nome Stephen<br />

Delansky, che ritengo si trovi in città.»<br />

«Capisco.» Canady posò le mani sulla scrivania. «Purtroppo, Mr.<br />

Davidson, gli omicidi non sono rari e nemmeno le vittime<br />

decapitate, anche se devo ammettere che quest'ultimo dettaglio è già<br />

più insolito.»<br />

«No, certo.»<br />

«Dunque...?»<br />

Mark respirò a fondo. «Secondo alcune antiche credenze, la<br />

decapitazione impedisce a un mortale di essere trasformato in<br />

vampiro. E una più recente afferma che alcuni vampiri usano tale<br />

precauzione con le vittime di cui non sono interamente... sicuri.<br />

Controllo <strong>del</strong>la popolazione, in un certo senso. Selezione dei più... »<br />

«Dei più forti? Dei più furbi?» disse Canady.<br />

Probabilmente lo riteneva un idiota, pensò Mark. «Sì.»<br />

Il tenente non batté ciglio. O stava cercando di intrattenerlo fino<br />

all'arrivo <strong>del</strong> furgone imbottito per il manicomio, oppure non c'era<br />

più niente che lo sorprendesse.


A meno che...<br />

A meno che non avesse già avuto <strong>del</strong>le esperienze con i vampiri.<br />

«Vuole dire che c'è un vampiro a piede libero a New Orleans?»<br />

Mark scosse il capo. «No» rispose, quindi prese fiato prima di<br />

concludere: «Sto dicendo che ce ne sono molti».<br />

«Guarda! È tornato fuori il Mostro <strong>del</strong>la laguna nera!» esclamò<br />

Deanna, trionfante, guardando Lauren con gli occhi che brillavano di<br />

gioia. «Bonus, bonus, bonus.»<br />

Deanna adorava le slot machine, e quella in particolare più <strong>del</strong>le<br />

altre.<br />

Entrambe si erano allontanate dal tavolo di Craps dopo aver<br />

perso troppo rapidamente le proprie fiches, lasciando Heidi, che<br />

invece stava vincendo, a continuare da sola.<br />

Avevano ripiegato sulle slot machine e ora, anche se le puntate<br />

erano minime, almeno stavano vincendo.<br />

«Non è fantastico?» disse Lauren, indicando il mostro. «Sembra<br />

incredibile che il film facesse davvero paura.»<br />

Lauren rifletté sulla domanda. «È stato molto tempo fa, prima che<br />

inventassero gli effetti speciali di cui disponiamo oggi giorno.»<br />

«Non credo che io mi sarei lasciata spaventare» dichiarò Deanna<br />

con un sorriso.<br />

«Cocktail?» Una graziosa cameriera in abiti succinti interruppe la<br />

loro conversazione.<br />

Deanna guardò l'orologio. «Certo.»<br />

«Ricordi che hai fatto la sonnambula, ieri notte?» le sussurrò<br />

Lauren.<br />

Deanna agitò una mano in aria. «Sono quasi le cinque.»<br />

«Sono le tre.»<br />

«Be', ormai non manca molto. Un Bacardi Cola, per favore»<br />

ordinò alla cameriera. «E tu, smettila di comportarti come se fossi<br />

mia madre. Se non sbaglio, questo doveva essere un weekend


scatenato.»<br />

«Una birra a bassa gradazione» ordinò Lauren.<br />

«Wow, ti sei lanciata, vedo» la prese in giro Deanna.<br />

Lauren osservò attentamente l'amica. Aveva un fisico da mo<strong>del</strong>la,<br />

e l'altezza, insieme al colorito e ai lineamenti esotici, facevano sì che<br />

fosse difficile scambiarla per un'altra persona.<br />

«Davvero non hai fatto un giro in carrozza questa mattina?» le<br />

chiese.<br />

«No» rispose Deanna, guardandola fissa negli occhi. «Dov'eri?»<br />

«Dov'eri tu?»<br />

«Ti stavo cercando.»<br />

«Ho lasciato Heidi che provava il venticinquesimo cappello e ho<br />

girato un po' per i negozi lì intorno.»<br />

Ancora una volta a Lauren parve di vederla arrossire. «Che cosa<br />

stai cercando di nascondermi?» indagò.<br />

Deanna si strinse nelle spalle. «Va bene, ho incontrato quel tipo<br />

<strong>del</strong> pub.»<br />

«Oh?» Lauren avvertì una strana sensazione di disagio. «È con lui<br />

che mi sembrava di averti vista, infatti.»<br />

«Che strano» mormorò Deanna.<br />

«Che cosa?»<br />

«C'era una carrozza... be', ci sono un sacco di carrozze a New<br />

Orleans, e io ero tentata di prenderne una, ma poi ho visto Jonas.»<br />

«Jonas?»<br />

«Il ragazzo <strong>del</strong> pub.»<br />

«E poi?» incalzò Lauren.<br />

«Abbiamo chiacchierato, lui ha detto che sperava di incontrarmi<br />

ancora stasera e se n'è andato. Ho cercato Heidi e poi ti abbiamo<br />

vista insieme al bel palestrato <strong>del</strong>la porta accanto.»<br />

«L'allarmante palestrato <strong>del</strong>la porta accanto» la corresse Lauren.<br />

Deanna scoppiò a ridere. «Sai che cosa c'è di veramente allarmante


in lui?»<br />

«Cosa?»<br />

«Tu.»<br />

«Io?»<br />

«Sì, tu. La tua reazione. Hai paura di avvicinarti a chiunque. Hai<br />

paura perfino di pranzare con qualcuno. Ma sarebbe ora che<br />

superassi queste paure, Lauren. Siccome ti senti attratta da quel<br />

ragazzo - attratta sessualmente, intendo - cerchi di respingerlo. Non<br />

vuoi rischiare di soffrire, di perdere nuovamente qualcuno a cui<br />

tieni.»<br />

«Grazie, dottoressa.»<br />

«Perché non gli dai una possibilità?»<br />

«Sono stata carina con lui a pranzo.»<br />

«Quello che vuole è ben più di un pranzo. E credo che lo voglia<br />

anche tu.»<br />

Lauren arrossì, rivelando all'amica che aveva toccato una corda<br />

sensibile.<br />

«Lo senti anche tu, non è così?»<br />

«Che cosa dovrei sentire?»<br />

«Il desiderio di... Be', stavo per dire di saltargli addosso, ma<br />

trattandosi di te mi limiterò a dire soltanto desiderio.»<br />

Lauren emise un gemito e si alzò, stiracchiandosi.<br />

«Dove credi di andare? Abbiamo appena ordinato da bere a una<br />

cameriera che lavora sodo tutto il giorno. Non sarebbe educato<br />

andarsene, non credi? Aspetta almeno che torni, così prendiamo i<br />

nostri drink e le lasciamo la mancia.»<br />

«Oh, d'accordo.» Per ingannare il tempo, Lauren premette il<br />

pulsante <strong>del</strong>la slot machine e rimase a guardare a occhi sgranati<br />

mentre cinque mostri <strong>del</strong>la laguna nera si allineavano in fila sul<br />

monitor.<br />

I campanelli cominciarono a squillare.<br />

«Cinquantamila pence!» esclamò Deanna, <strong>del</strong>iziata. «Hai appena


vinto cinquecento dollari!»<br />

«Questo sì che è un bel colpo!» convenne Lauren.<br />

I campanelli stavano ancora suonando e la gente si fece intorno<br />

per assistere alla vincita. Lauren era certa che ci fossero jackpot ben<br />

più alti, ma cinquecento dollari non erano certo da buttar via e la<br />

maggior parte <strong>del</strong>le persone era entusiasta che qualcuno avesse<br />

avuto fortuna. Soltanto un vecchio ipocondriaco si avvicinò<br />

protestando: «La vincita spettava a me. Quella macchinetta mi ha<br />

svuotato le tasche».<br />

L'impiegato fu felice di firmare il foglio che attestava la vincita, la<br />

cameriera fu felice <strong>del</strong>la lauta mancia che le lasciarono e il cassiere fu<br />

felice di consegnare il denaro anche se in realtà non era una somma<br />

così importante: l'uomo di fronte a loro stava incassando cinquemila<br />

dollari in fiches da poker.<br />

«Non è tanto la cifra, quanto l'eccitazione <strong>del</strong>la vincita» commentò<br />

Deanna.<br />

«Anche vincere cinquemila dollari dev'essere una bella eccitazione»<br />

ribatté Lauren ridendo. Era stato davvero divertente.<br />

Entrambe si erano dimenticate di Heidi. «Al tavolo di Craps»<br />

dissero all'unisono quando pensarono all'amica.<br />

Arrivarono con tempismo perfetto proprio quando Heidi, che<br />

evidentemente aveva una giornata fortunata, vinse tutta la posta in<br />

gioco. Gli altri giocatori applaudirono mentre lei si alzava, felice e<br />

con gli occhi scintillanti.<br />

«Ehi, non può andarsene proprio adesso, Lady Fortuna!» esclamò<br />

un signore di mezza età elegantemente vestito.<br />

«Non abbia paura. La fortuna continuerà a sorriderle» le assicurò<br />

un giovanotto che indossava un chiodo da motociclista con il logo<br />

<strong>del</strong>la Harley Davidson.<br />

«Meglio andarcene adesso che siamo in attivo» disse Deanna.<br />

«Perché non mi hai portata via prima, quando stavo vincendo<br />

ancora di più, allora?» ribatté Heidi mentre aspettavano di cambiare<br />

le fiches. «E a voi come è andata alle slot machines?» chiese poi in<br />

tono di sufficienza.


«Lauren ha vinto cinquecento dollari.»<br />

«Cinquecento dollari?»<br />

«Già» confermò Deanna, orgogliosa.<br />

«Io credo di averne vinti trecentotrentacinque.» Heidi sorrise,<br />

maliziosa. «Il che significa che tocca a te pagare la cena.»<br />

«Prima sole e piscina, giusto?» chiese Lauren.<br />

«Puoi scommetterci» approvò Heidi.<br />

Poco dopo uscivano in un luminoso pomeriggio di sole, dirette<br />

verso il Bed&Breakfast.<br />

Tuttavia, malgrado la splendida giornata, Lauren non riusciva a<br />

scrollarsi di dosso la sensazione di essere circondata da cupe ombre.<br />

«Vampiri, al plurale» ripeté Sean Canady, guardando negli occhi<br />

Mark.<br />

Il tenente si era scusato ed era uscito dall'ufficio per qualche<br />

minuto. Mark era sorpreso che non fosse tornato con gli infermieri e<br />

la camicia di forza.<br />

Forse erano ancora per strada.<br />

Okay, pensò. Proviamo con un'altra tattica. «Ascolti, tenente, io<br />

adoro New Orleans. È un posto unico al mondo, ma ci sono un<br />

sacco di sette e di svitati.»<br />

«In questo le do ragione.»<br />

Non parlavo di me, aggiunse tra sé Mark prima di riprendere.<br />

«Stephen Delansky è il capo di una setta. È anche uno psicopatico, un<br />

uomo che non prova alcun rimorso per il dolore che provoca. È in<br />

grado di ipnotizzare le persone e indurle a uccidere.»<br />

«Bene, la ringrazio per le informazioni. Apprezzo che sia venuto di<br />

persona.»<br />

«Non ha compilato alcun verbale.»<br />

«Lo farò.»<br />

«Di solito i poliziotti mettono per iscritto le dichiarazioni dei<br />

testimoni.»


«Ha familiarità con le procedure di polizia?» domandò Canady.<br />

Mark esitò solo un istante prima di rispondere: «Be', sa, guardo<br />

anch'io i serial polizieschi».<br />

«Giusto» convenne educatamente Canady. «E anche CSI,<br />

immagino. Riusciamo sempre a incastrare il nostro uomo in un solo<br />

episodio» concluse in tono asciutto.<br />

«Deve credermi, tenente. È importante che troviate quell'uomo e<br />

lo fermiate.» Mark si alzò. C'erano molte cose che avrebbe voluto<br />

dire, ma così facendo avrebbe rischiato sul serio di essere internato.<br />

Increspò la fronte notando una catena al collo <strong>del</strong> tenente. «È una<br />

croce?»<br />

«Sì, perché?»<br />

«Così, pura curiosità.»<br />

Decise di andarsene alla svelta, prima che la situazione si<br />

complicasse. Ci aveva provato, ma come al solito era lui da solo<br />

contro Stephen.<br />

«Grazie <strong>del</strong> tempo che mi ha dedicato, tenente. Un'ultima cosa,<br />

prima che me ne vada: sono sicuro che l'assassino ha una specie di<br />

covo da queste parti. Probabilmente nel Quartiere Francese, forse<br />

nel Garden District o perfino nei quartieri residenziali. Lo cercherò.<br />

Se lo cercherete anche voi, siate prudenti.»<br />

Canady batté le palpebre, ma non tradì alcuna emozione.<br />

«Buona fortuna, tenente» salutò Mark, scuotendo il capo. Che cosa<br />

diavolo si aspettava, in fondo? Che mettesse insieme una squadra<br />

armata di paletti e acqua santa?<br />

«Anche a lei» rispose Canady.<br />

Mark si voltò e uscì dall'ufficio. Non aveva bisogno di guardare<br />

indietro per sapere che gli occhi di ghiaccio <strong>del</strong> tenente l'avrebbero<br />

seguito fino in strada.<br />

Benché fossero ormai le quattro <strong>del</strong> pomeriggio, il sole era ancora<br />

caldo quando le tre amiche in costume da bagno si sistemarono sui<br />

lettini accanto alla piscina. Il posto era tutto per loro, dato che gli


altri ospiti <strong>del</strong> Bed&Breakfast erano impegnati in altre attività.<br />

Tuffarsi in acqua era <strong>del</strong>izioso ed era piacevole anche uscirne.<br />

Trascorsero un paio d'ore chiacchierando piacevolmente <strong>del</strong>le<br />

nozze di Heidi, <strong>del</strong>la città, e di come investire le vincite al gioco.<br />

Evitarono invece di accennare al cadavere senza testa o ai due<br />

uomini avvenenti che avevano incontrato in quei giorni. Alla fine<br />

Heidi si alzò, stiracchiandosi con uno sbadiglio. «Vado a fare una<br />

doccia» annunciò. «Se rimango ancora al sole finirò per andare<br />

arrosto.»<br />

Dopo che Heidi fu rientrata nel bungalow, si levò una lieve brezza<br />

rinfrescante, piacevole sulla pelle ancora bagnata. Lauren aveva la<br />

sensazione di essere tornata nel mondo normale e si stava finalmente<br />

rilassando.<br />

A un tratto Deanna si voltò verso di lei. «Lo senti anche tu?»<br />

domandò con voce tesa.<br />

«Che cosa?»<br />

«Come se qualcuno ci stesse osservando.»<br />

Lauren la fissò perplessa. «Ehm... credi che Mark Davidson ci stia<br />

spiando dal suo bungalow?»<br />

«No, non è in casa.»<br />

«Come lo sai?»<br />

«Ho bussato alla sua porta mentre ti stavi cambiando per<br />

chiedergli se voleva venire in piscina con noi.»<br />

Lauren registrò l'informazione. «Forse non ha voluto rispondere»<br />

suggerì.<br />

Deanna scosse il capo con fermezza.<br />

«Come fai a esserne così sicura?»<br />

«Ho visto la donna <strong>del</strong>le pulizie entrare nel suo bungalow. Ha<br />

lasciato la porta aperta e all'interno di lui non c'era traccia.»<br />

«D'accordo, così non si tratta di Mark. Ma tu pensi che qualcuno ci<br />

stia spiando?»<br />

«Non lo penso. Lo so per certo.»


Lauren sentì evaporare quella piacevole sensazione di pace e<br />

tranquillità. Si guardò in giro. La brezza muoveva le foglie degli<br />

alberi intorno alla casa e alla piscina, ma non era come se si<br />

trovassero in una foresta fitta e buia.<br />

Si alzò e camminò per il cortile, aggirando una siepe di ibisco e un<br />

croton; si spinse fino al parcheggio sul retro e controllò anche gli<br />

alberi che lo circondavano.<br />

«Non c'è nessuno» riferì, tornando a sdraiarsi.<br />

Deanna non sembrava convinta.<br />

«Forse qualcuno ci stava guardando dalla costruzione principale»<br />

suggerì Lauren. «Magari la padrona di casa voleva assicurarsi che non<br />

ci lanciassimo in un party scatenato.»<br />

«Non riesco a farti capire.»<br />

Sì, ci riesci. Mi stai facendo venire i brividi, pensò Lauren. «Bene»<br />

disse. «Heidi dovrebbe essere uscita dalla doccia, adesso. Possiamo<br />

rientrare. Ti cedo il primo turno. Credo che mi farò un caffè prima<br />

che voi due decidiate di ricominciare il giro dei locali.»<br />

«Okay.» Deanna incominciò a raccogliere le loro cose e Lauren la<br />

imitò. «Deanna» disse a un tratto, bloccandosi.<br />

«Sì?»<br />

«Credi... credi che possa essere l'uomo che hai incontrato al pub<br />

ieri sera?»<br />

«Quello carino?»<br />

«Non l'ho visto bene. Non so se sia carino.»<br />

Deanna aggrottò la fronte, riflettendo, ma poi scosse il capo. «No.<br />

Non c'era niente di... inquietante in lui. Quell'altro, invece...»<br />

«Quale altro?»<br />

Deanna esitò. «Non lo so.»<br />

«Non ti seguo. Di che cosa stai parlando?»<br />

«Ci sono due uomini.»<br />

«Due?» ripeté Lauren, perplessa. «Vuoi dire Mark Davidson e<br />

l'uomo che hai incontrato al pub?»


«No, Mark è quello che hai conosciuto tu.»<br />

«Allora di chi stai parlando?»<br />

«Io... non lo so, davvero. Forse avevo bevuto un po' troppo, non<br />

ricordo con precisione. Ma sono sicura di aver visto... o incontrato...<br />

due uomini. Uno è quello <strong>del</strong> pub. Si chiama Jonas e mi piace. È<br />

molto dolce e l'ho visto di nuovo stamattina, proprio quando... »<br />

«Proprio quando...?»<br />

«Il giro in carrozza» rispose Deanna in tono brusco. «Hai fatto<br />

davvero un giro in carrozza?»<br />

«No, ma sono stata tentata di farlo.» La guardò, confusa. «Tutto<br />

questo è pazzesco. Sai che ti dico? Mi sa che hai ragione a diffidare<br />

<strong>del</strong>le indovine. Ma...»<br />

«Ma cosa?» la sollecitò Lauren.<br />

«C'è qualcos'altro» mormorò, turbata, Deanna.<br />

«Ti riferisci al secondo uomo che hai visto? Hai parlato con lui?<br />

Forse ti è capitato di incontrarlo un paio di volte per caso. Deanna,<br />

quello che dici non ha molto senso. Non capisco nemmeno di cosa<br />

stai parlando.»<br />

«Nemmeno io. Più che altro è una sensazione» mormorò lei.<br />

«Scusami. So che sembro... confusa. Dev'essere stato il<br />

sonnambulismo.»<br />

«Va tutto bene. Sto solo cercando di capire.»<br />

Deanna si bloccò all'improvviso, guardandosi intorno. «Se n'è<br />

andata.»<br />

Lauren esitò. «Chi?»<br />

«Qualsiasi cosa ci stesse osservando.»<br />

«Chiunque ci stesse osservando, vuoi dire.»<br />

Deanna rabbrividì. «No. Qualsiasi cosa» ripeté, fissando l'amica<br />

con occhi sgranati. «Non era umana, ne sono sicura.»


Capitolo 6<br />

Cercare la tana di Stephen era come cercare un ago nel pagliaio,<br />

pensò Mark. Avrebbe potuto scegliere la cantina di un complesso<br />

residenziale abbandonato in qualsiasi parte <strong>del</strong>la città. O un vecchio<br />

magazzino. O una zona industriale in disuso. Intuire dove si<br />

nascondeva non era affatto facile.<br />

E raggiungere il secondo dei suoi obiettivi non si prospettava più<br />

semplice. Doveva assolutamente entrare nell'obitorio, anche se non<br />

sapeva come. Del resto, convincere qualcuno <strong>del</strong> personale a<br />

mostrargli le polaroid <strong>del</strong>la vittima o magari <strong>del</strong>le foto digitali non<br />

gli sarebbe servito a molto.<br />

Era abbastanza abile a ipnotizzare la gente e con una persona<br />

fiduciosa come la proprietaria <strong>del</strong> B&B, Lilly Martin, era quasi sicuro<br />

di riuscirci. Ma all'obitorio c'erano impiegati, assistenti, funzionari e<br />

ausiliari per il trasporto <strong>del</strong>le salme... tutta gente che sarebbe stato<br />

meglio eludere.<br />

Per fortuna la prima persona che si trovò davanti era una giovane<br />

donna sui venticinque anni, che teneva una fotografia <strong>del</strong> marito e<br />

<strong>del</strong> figlio sulla scrivania.<br />

Qualunque uomo d'affari sa che uno sguardo diretto e sicuro di sé<br />

è quello che garantisce i migliori risultati. E la donna non era difficile<br />

da agganciare. Senza raccontare troppe bugie, Mark riuscì a<br />

convincerla di essere lì in veste ufficiale e ottenne il permesso di<br />

vedere il corpo rinvenuto nelle acque <strong>del</strong> Mississippi.<br />

Poco dopo scoprì che i resti si trovavano ancora in una <strong>del</strong>le sale<br />

destinate alle autopsie. Maledicendo la cattiva sorte, Mark si<br />

introdusse di soppiatto in uno sgabuzzino sul retro dove indossò<br />

camice, guanti e mascherina da chirurgo, dopodiché, armato di un<br />

blocco da appunti, imboccò il corridoio diretto alla sala autopsie. E<br />

si ritrovò di fronte un ostacolo imprevisto: il tenente Sean Canady.<br />

L'agente sollevò lo sguardo, lo vide e, nonostante il camice e la<br />

mascherina, lo riconobbe all'istante.<br />

Dannazione, rischiava di farsi arrestare, pensò Mark. Brutta


situazione.<br />

Non aveva senso fingere. «Salve, tenente» salutò mentre Canady<br />

avanzava verso di lui lungo il corridoio.<br />

«Musicista e scrittore, eh?»<br />

«Lo giuro. Dovrebbe sentirmi suonare.»<br />

Canady lo studiò a lungo, guardandolo dritto negli occhi. Poi, con<br />

grande sorpresa di Mark, si strinse nelle spalle. «Sente la necessità di<br />

vedere il cadavere? Venga con me.»<br />

Uno degli assistenti portò un paio di guanti a Canady. Lui<br />

ringraziò e chiese: «Chi c'è in sala?».<br />

«Il dottor Mordock.»<br />

«Bene.»<br />

La sala autopsie era come tutte le altre <strong>del</strong> suo genere. Sterile.<br />

Piastrelle e pareti di un azzurro spento. Odore di morte, di antisettici<br />

e di conservanti. Acqua corrente per tenere puliti e il più possibile<br />

liberi da germi i tavoli in acciaio e per permettere ai medici e ai<br />

tecnici di lavorare sui resti umani con tutti i loro fluidi e tessuti.<br />

Solo una <strong>del</strong>le lettighe presenti nella stanza era occupata da un<br />

corpo coperto da un lenzuolo. Un uomo in camice e maschera era in<br />

piedi alle sue spalle.<br />

«Salve, Sean» disse quando entrarono.<br />

«Salve, Doc» rispose il tenente.<br />

Mordock guardò Mark con aria interrogativa. «Mark Davidson» lo<br />

presentò Canady. «Ha visto altre vittime trovate in circostanze simili.<br />

Potrebbe essere in grado di dirci se stiamo cercando un killer che ha<br />

già colpito altrove» spiegò brevemente.<br />

«Se è insieme a te, per me non ci sono problemi» disse Mordock<br />

sollevando il lenzuolo.<br />

C'è sempre qualcosa di triste e di inquietante in un corpo nudo su<br />

una lettiga d'acciaio, ma quando la testa non c'è, l'effetto è ancora<br />

più forte.


Mark sapeva che Mordock poteva dedurre un buon numero di<br />

informazioni dai danni inferti dall'acqua, dai pesci e dai crostacei che<br />

popolavano il Mississippi. Poteva stabilire il giorno e l'ora <strong>del</strong>la<br />

morte, qual era stato l'ultimo pasto <strong>del</strong>la vittima e molto di più.<br />

Ma a lui non importava nulla di tutto questo, anche se ascoltò con<br />

interesse la conversazione tra il medico e Sean Canady.<br />

«L'avete identificata?» chiese Mordock.<br />

Canady annuì. «Eloise Dryer. Qualche furterello, adescamento. È<br />

conosciuta in alcuni bor<strong>del</strong>li <strong>del</strong> posto, ma risulta residente a<br />

Houston.»<br />

«Una prostituta, dunque?» domandò Mark.<br />

«Più o meno» rispose Canady.<br />

Mark esaminò il collo <strong>del</strong> cadavere.<br />

«Decapitata con un'accetta» dichiarò Mordock. «Post mortem. Un<br />

taglio netto. Sono disposto a scommettere che più di un condannato<br />

al patibolo avrebbe dato qualunque cosa per essere ucciso con un<br />

colpo così pulito.»<br />

«Ed era già morta?» chiese Mark.<br />

Mordock indicò il taglio. «Non c'è sangue» disse.<br />

Eccolo, notò Mark. Un segno di puntura. Dopotutto non era un<br />

sistema così efficace per nascondere ogni prova. «Non c'è sangue»<br />

ripeté, lanciando un'occhiata a Canady.<br />

Il poliziotto rimase in silenzio, il volto inespressivo.<br />

«L'omicidio potrebbe far parte di un rituale» riprese Mordock. «Dio<br />

sa se ci sono abbastanza individui fuori di testa in circolazione.»<br />

Guardò Mark. «E non mi riferisco solo a New Orleans. Diavolo,<br />

sono stato chiamato per un caso nei boschi <strong>del</strong> Midwest, nel cuore<br />

<strong>del</strong>l'America, e quello che si erano trovati di fronte quei ragazzi era<br />

roba da far vomitare anche il poliziotto più incallito. E sì, ho visto il<br />

segno. Proprio sulla giugulare. È stata dissanguata come un maiale al<br />

macello.»<br />

«Questo non lo diremo alla stampa» affermò Canady, lanciando<br />

un'occhiata di avvertimento a Mark.


Lui si strinse nelle spalle. «Non scrivo per i quotidiani.»<br />

«Però scrive.»<br />

«Non mi occuperò di questo caso.»<br />

Canady parve soddisfatto. «Grazie, Doc. Metti qualsiasi altra<br />

informazione ti venga in mente nel tuo rapporto e fammelo avere il<br />

prima possibile. Ancora non si sa dove è stata buttata nel fiume?»<br />

«I tecnici <strong>del</strong>la scientifica ci stanno lavorando. Correnti, flussi e<br />

cose <strong>del</strong> genere. Ma non è morta da molto tempo. Con le correnti e<br />

tutto il resto, un corpo fa in fretta ad andare all'inferno una volta in<br />

acqua. Ma ecco qualcosa di interessante: a chi l'ha gettata nel fiume<br />

non interessava che venisse trovata o meno. Il corpo non era stato<br />

zavorrato; è stato semplicemente spinto in acqua.»<br />

Canady ringraziò nuovamente l'anatomopatologo e si voltò per<br />

uscire dalla sala autopsie. Mark lo seguì.<br />

Nel corridoio, il tenente si levò i guanti guardandolo negli occhi.<br />

«Ha avuto quello che cercava?»<br />

«Sì, e lei?» Anche lui si tolse l'armamentario di protezione.<br />

Canady lo studiò attentamente.<br />

«Non un solo vampiro ma molti, eh?»<br />

Mark si schiarì la gola. «È stata usata per qualche rituale<br />

sanguinario.» E visto che il tenente restava in silenzio, continuò:<br />

«Ogni culto ha una specie di leader, un gran sacerdote o qualcosa <strong>del</strong><br />

genere» disse, osservando Canady. «Ho l'impressione che lei abbia<br />

già avuto a che fare con una setta <strong>del</strong> genere, tenente. Che sappia di<br />

che cosa sto parlando.»<br />

«Venga da me domani. Le metterò a disposizione un disegnatore<br />

per tracciare l'identikit di quel tizio, Stephen Come-si-chiama.»<br />

«Grazie.» Mark esitò. Canady sembrava una brava persona e lo<br />

trattava abbastanza rispettosamente, ma lui era preoccupato per la<br />

sua incolumità. «Il fatto è che... quegli uomini credono sul serio di<br />

essere dei vampiri. Cadono a terra se vengono toccati dall'acqua<br />

santa, arretrano di fronte alle croci e... a meno che non vogliano che<br />

la loro vittima si risvegli dopo la morte, le tagliano la testa per<br />

impedire che la popolazione dei loro simili cresca a dismisura. Sono


preoccupato per i suoi uomini...»<br />

Canady sorrise. «I miei agenti non sanno che devono infilzarlo con<br />

un paletto. È questo che vuole dire?»<br />

Non capì se si stesse prendendo gioco di lui o meno. «Sì, qualcosa<br />

<strong>del</strong> genere.»<br />

«Ci penserò io. La aspetto al distretto domani, Mr. Davidson.»<br />

«Ci sarò. Ehm... tenente?»<br />

«Sì?»<br />

«Potrebbero non essere soltanto uomini.»<br />

«Scusi?»<br />

«I vampiri. Ne esistono di entrambi i sessi.»<br />

«Afferrato. A domani.»<br />

Mark esitò ancora. «Come le ho già detto, Stephen Delansky si<br />

nasconde da qualche parte in città. Può muoversi anche durante il<br />

giorno, ma quello per lui è il momento migliore per riposare.»<br />

«Ho avvisato la polizia locale di stare in guardia» gli disse Canady.<br />

«E non solo in questo quartiere.»<br />

«Ottimo. Purché sappiano che potrebbero trovarsi davvero in<br />

pericolo... »<br />

«Conosco il mio lavoro» tagliò corto Canady.<br />

«Giusto. Bene, grazie.»<br />

Appena lasciato l'obitorio, Mark si affrettò a tornare al<br />

Bed&Breakfast. Mentre entrava nella proprietà, vide Deanna e<br />

Lauren in costume da bagno che rientravano nel loro bungalow con<br />

borse che immaginò piene di riviste e lozioni.<br />

Chiudetevi dentro, pensò, guardandole sparire oltre la porta.<br />

Chiudete a chiave e non aprite a nessuno...<br />

Poi, decidendo che per il momento erano abbastanza al sicuro, si<br />

diresse verso la propria auto.<br />

Proprio quando il mondo sembrava bello e normale...


Quando Lauren e Deanna entrarono nel bungalow, Heidi aveva<br />

già finito la doccia, si era rivestita e stava parlando al cellulare.<br />

Vedendole entrare, lanciò loro un sorriso articolando con le labbra<br />

"Barry".<br />

Entrambe annuirono, poi Deanna si infilò in bagno, mentre<br />

Lauren si sistemava sul divano e accendeva la tivù per ascoltare un<br />

notiziario.<br />

Un ufficiale di polizia, alto e prestante, attorniato da una marea di<br />

giornalisti che lottavano per arrivare più vicini con i microfoni, stava<br />

leggendo un comunicato stampa. «Ricordiamo a tutti, ma in<br />

particolare alle donne, di usare prudenza e buon senso» stava<br />

dicendo il poliziotto.<br />

«È vero che la vittima era una prostituta già nota alla polizia?»<br />

gridò uno dei reporter.<br />

«La vittima era prima di tutto una donna» replicò l'ufficiale con<br />

fermezza. «E ancora non sappiamo dove sia stata uccisa. Potrebbe<br />

essere successo in un punto qualsiasi lungo il Mississippi. Questa è<br />

una grande città, abbiamo affrontato momenti difficili, ma ci siamo<br />

sempre rialzati. Ora fate conto che abbiamo un problema e cercate<br />

di comportarvi in modo intelligente: uscite, divertitevi, andate a<br />

cena fuori o al casinò se siete appassionati al gioco; godetevi tutto<br />

quello che New Orleans ha da offrire, ma restate in gruppo, evitate<br />

di andare in giro da soli. Non date per scontato di essere al sicuro<br />

solo perché l'ultima vittima era una donna o una prostituta.<br />

Nascondersi o cambiare le proprie abitudini non avrebbe senso: la<br />

presenza di criminali e predatori in città non è una cosa insolita e<br />

comportarsi in modo intelligente è come sempre la difesa migliore.»<br />

I reporter incominciarono a gridare domande, cercando di<br />

sovrastare con la propria voce quella degli altri. L'agente alzò una<br />

mano. «Non c'è altro che possa dirvi al momento, se non aggiungere<br />

un ultimo avvertimento: non aprite la porta agli sconosciuti.»<br />

«Nemmeno a quelli alti e belli, tenente?» domandò una donna con<br />

un sorriso.<br />

«A nessuno, bello o brutto che sia, Amy» le rispose serio l'ufficiale.<br />

Stava parlando di un omicidio ed era chiaro che non aveva


apprezzato la battuta. Era tutto. I reporter continuarono a gridare,<br />

ma lui si voltò e si allontanò.<br />

Le immagini sullo schermo scomparvero all'improvviso. Lauren<br />

alzò lo sguardo e si accorse che Heidi aveva spento la tivù con il<br />

telecomando. «Quell'uomo ha ragione» disse con fermezza la<br />

ragazza. «Dobbiamo fare come dice lui.»<br />

«Sì, certo. È un tipo in gamba» commentò Lauren.<br />

Heidi sedette accanto a lei. «La tua espressione mi dice che stai<br />

prendendo troppo seriamente questa storia. Stasera si esce.»<br />

«Già, e ci comporteremo come ha detto il poliziotto.»<br />

«Vale a dire?» le domandò Heidi aggrottando la fronte.<br />

«Staremo sempre insieme.»<br />

«Certo, si capisce» replicò la ragazza, agitando una mano. «Non<br />

sarà difficile.»<br />

Poco dopo Deanna uscì dal bagno, seguita da una nuvola di<br />

vapore. Indossava un accappatoio e aveva in mano il beautycase. «È<br />

tutto tuo, Lauren.»<br />

Mentre si crogiolava sotto la doccia, Lauren rifletté sul servizio che<br />

aveva appena visto alla tivù. Comportatevi in modo intelligente,<br />

aveva detto il poliziotto. Forse, la cosa più intelligente da fare<br />

sarebbe stata salire sul primo aereo e andarsene da lì.<br />

Ma Heidi e Deanna non avrebbero mai acconsentito.<br />

Deanna, tra l'altro, si stava comportando in modo ancora più<br />

strano di lei, pensò. Che cosa le stava succedendo? Di solito non era<br />

propensa a fantasie o stranezze.<br />

Come se non bastasse, ultimamente erano attorniate da troppi<br />

uomini alti e dai capelli scuri. Mark Davidson, bello da impazzire ma<br />

dannatamente inquietante. E Jonas, il ragazzo che aveva incontrato<br />

Deanna. E quell'altro...<br />

Quella cosa non è umana, aveva detto Deanna.<br />

Smettila, si rimproverò Lauren. Ci sono spesso momenti in cui<br />

anche tu hai la sensazione di essere osservata, ammettilo. Rabbrividì.<br />

A volte, rifletté, anche quando era a casa a Los Angeles sentiva il


cuore accelerare i battiti guardando fuori dalla finestra, la sera,<br />

perché aveva sentito i cespugli frusciare accanto alla porta. La paura<br />

era un'emozione umana, si disse. E poi, quella non era esattamente<br />

paura, quanto piuttosto un senso di disagio.<br />

Quella sera sarebbero uscite, come da programma, si disse con<br />

fermezza; avrebbero fatto il giro dei locali e sarebbero state sempre<br />

insieme.<br />

Tuttavia, le parole <strong>del</strong> poliziotto continuavano a risuonarle alla<br />

mente.<br />

Non aprite la porta agli sconosciuti.<br />

Erano secoli che non tornava in quella strada. Da quando era<br />

tornato a New Orleans non era mai capitato da quelle parti, e<br />

ancora adesso non sapeva bene perché tutto a un tratto la<br />

tentazione di andarci fosse stata così forte.<br />

Tuttavia, sapeva di essere nel posto giusto.<br />

La casa non c'era più da tempo e al suo posto non era stato<br />

ricostruito nulla. Solo un intrico di vegetazione copriva la proprietà.<br />

Si domandò oziosamente a chi appartenesse ora. Probabilmente non<br />

sarebbe stato difficile scoprirlo.<br />

Rimase a contemplare il terreno per un po', poi percorse a piedi<br />

l'ampia curva <strong>del</strong> viale d'ingresso. C'erano ancora alcune <strong>del</strong>le<br />

vecchie querce e magnolie, e qua e là spuntavano i resti <strong>del</strong>le<br />

fondamenta. Se chiudeva gli occhi, poteva quasi vedere l'edificio<br />

com'era un tempo. Udire le risate.<br />

Era stata una gran bella casa, tanto tempo prima.<br />

Si voltò e tornò verso l'auto. Non si poteva modificare il passato,<br />

ma il futuro si avvicinava e lui aveva tutte le intenzioni di cambiarlo.<br />

«Un Hurricane, per favore» ordinò Deanna.<br />

Il cameriere era un nero alto e affascinante, con un sorriso allegro<br />

che sembrava illuminare il mondo. Per tutta la sera aveva flirtato<br />

apertamente con le tre ragazze e loro erano state al gioco.


«Hurricane» ripeté sottovoce.<br />

Deanna esitò, temendo di aver fatto una gaffe. «La gente ordina<br />

ancora gli Hurricane, vero?» domandò.<br />

Il cameriere le rivolse un altro sorriso assassino. «Ma certo!<br />

Dopotutto è solo un drink. Sapete, durante l'uragano Katrina rimase<br />

aperto soltanto un bar. Quando la birra finì, i proprietari non si<br />

diedero per vinti: andarono a rifornirsi in un vicino supermercato e<br />

lasciarono un biglietto alla cassa per avvertire che avrebbero saldato<br />

il debito alla riapertura <strong>del</strong>l'esercizio. Comunque non è stato<br />

l'uragano a metterci in ginocchio, ma l'alluvione. Quindi non fatevi<br />

problemi e ordinate quello che volete.»<br />

«Grazie» disse Deanna. «Bella figura» mormorò a bassa voce<br />

mentre il cameriere si allontanava.<br />

«Anche da dietro non è male» scherzò Heidi, ridendo.<br />

Lauren notò che nel locale non c'era il solito brusio. Forse molti<br />

erano rimasti in casa, dopotutto. Loro invece avevano cenato da K-<br />

Paul, dopodiché avevano scelto un locale che proponeva musica<br />

jazz. A Lauren era parso di riconoscere uno dei musicisti, un<br />

afroamericano molto alto che al momento suonava il sassofono,<br />

mentre lei avrebbe giurato di averlo visto suonare il trombone solo<br />

qualche ora prima.<br />

«Heidi, ricordati che sei fidanzata» esclamò Deanna, fingendo di<br />

essere scandalizzata dal commento <strong>del</strong>l'amica.<br />

«Oh, lo so, lo so. Ma mi guardo in giro per voi due.»<br />

«Heidi, ti prego» gemette Lauren.<br />

«Oh, dimenticavo, lei ha già il bel tenebroso <strong>del</strong> bungalow<br />

numero sei» scherzò Heidi.<br />

Lauren rifiutò di abboccare e si concentrò invece sulla musica,<br />

riportando lo sguardo sui musicisti. L'uomo che le pareva di<br />

conoscere le fece un cenno, come se anche lui l'avesse riconosciuta.<br />

Quando sollevò il boccale di birra in un brindisi alla sua salute, lui<br />

le sorrise.<br />

Il locale era affollato ma piuttosto grande e l'acustica era ottima.<br />

Per un momento fu contenta di essere lì.


«È un gran figo, Deanna» disse Heidi, riscuotendola dai suoi<br />

pensieri. Lauren tornò a guardare le amiche e notò che Heidi<br />

inclinava il capo, indicando il cameriere. «Non fartelo scappare.»<br />

«Deanna sta aspettando Jonas» disse senza sapere bene perché. Il<br />

rossore che tutto a un tratto imporporò il viso di Deanna era<br />

evidente anche alla luce fioca e Lauren rimase senza fiato per la<br />

sorpresa. Aveva buttato lì quel commento quasi per scherzo, e<br />

invece lei stava veramente aspettando quel tizio.<br />

«Ah, che spreco!» sospirò scherzosamente Heidi.<br />

«Fatti avanti tu, allora» la provocò Deanna.<br />

«Mia cara, dovresti lasciar decidere a noi con chi flirtare»<br />

intervenne Lauren.<br />

«Vorrei solo che tutti fossero felici come lo sono io. Il mondo<br />

intero. Ve lo immaginate? Niente diffidenza, niente guerre, perché<br />

tutti sarebbero veramente felici, anche i capi di stato.»<br />

Lauren scambiò un'occhiata con Deanna, che inclinò la bottiglia di<br />

birra con una smorfia ironica. «Secondo me ne ha bevuta una di<br />

troppo.»<br />

«Ridete pure se volete» riprese Heidi, ostinata, «ma converrete con<br />

me che diversi politici trarrebbero beneficio da una vita sessuale<br />

migliore.»<br />

Lauren sorrise, rilassata e disposta a lasciarsi trasportare dalla<br />

corrente dopo la terza birra.<br />

«Senti senti» commentò distrattamente Deanna mentre il cameriere<br />

tornava con il suo cocktail. Borbottò un ringraziamento, ma senza<br />

guardarlo davvero, gli occhi fissi sul bancone <strong>del</strong> bar.<br />

Lauren si girò di scatto, cercando di capire che cosa avesse attirato<br />

la sua attenzione e alla fine lo individuò: lo sconosciuto di Deanna.<br />

Immediatamente si irrigidì.<br />

Era decisamente attraente. Alto uno e ottantacinque circa, asciutto<br />

e muscoloso al punto giusto. Appena sotto la trentina, con folti<br />

capelli scuri leggermente ondulati.<br />

L'uomo si scostò dalla fronte una ciocca che si arricciava a forma<br />

di C, prese un drink e ringraziò il barista. Poi si voltò e vide Deanna.


Le sorrise. Un bel sorriso.<br />

Deanna si alzò, con il suo cocktail in mano, e si avviò verso il<br />

banco.<br />

Heidi la fissò sconcertata. «Cosa... »<br />

Lauren era già in piedi. «È lui» le spiegò.<br />

«Lui chi?»<br />

«Il tizio per cui si è presa una cotta.»<br />

«Jonas» mormorò Deanna.<br />

Lauren la seguì con lo sguardo, ma prima che l'amica raggiungesse<br />

l'uomo al banco qualcuno si frappose tra loro come un muro di<br />

mattoni. Stava chiaramente cercando di impedire che Jonas e<br />

Deanna si incontrassero, pensò Lauren riconoscendo Mark.<br />

Che le stesse spiando?, si chiese Lauren.<br />

A quanto pareva, sì.<br />

Mentre guardava, Jonas reagì a qualcosa che aveva detto Mark.<br />

Un'emozione simile a paura lampeggiò nel suo sguardo mentre<br />

scuoteva il capo. Le sembrò che dicesse: «Tu non capisci» ma non ne<br />

era sicura.<br />

Mark gli posò una mano sul petto e sul volto di Jonas comparve<br />

un'espressione di collera, poi di sfida. Lauren decise che era venuto il<br />

momento di intervenire e si affrettò a raggiungere l'amica.<br />

«Che cosa diavolo sta facendo Mark?» le domandò Deanna.<br />

«Ha tutta l'aria di cercare la rissa» rispose Lauren. Guardò verso il<br />

tavolo. Heidi aveva seguito il consiglio che lei stessa aveva dato<br />

all'amica poco prima e, <strong>del</strong> tutto ignara <strong>del</strong>la tensione all'altro capo<br />

<strong>del</strong>la sala, stava parlando con il cameriere, ridendo e mostrandogli<br />

l'anello di fidanzamento.<br />

In effetti, ben pochi dei clienti <strong>del</strong> locale si erano accorti che stava<br />

succedendo qualcosa. La musica si era interrotta e l'attenzione <strong>del</strong><br />

pubblico era concentrata sul cantante, che stava raccontando la<br />

storia <strong>del</strong> jazz di New Orleans. Lauren guardò il sassofonista<br />

afroamericano che aveva già visto quella mattina. Al funerale jazz,<br />

ricordò a un tratto.


Si era accorto di ciò che stava accadendo al banco e osservava<br />

attentamente i due uomini.<br />

E stava parlando a bassa voce al cellulare.<br />

Lauren riportò l'attenzione su Mark, che aveva posato una mano<br />

sul braccio di Jonas e gli stava indicando con aria truce un corridoio<br />

che dava sul retro.<br />

«Vogliono uscire e prendersi a pugni!» esclamò Deanna, incredula.<br />

Che avesse ragione?, si chiese Lauren, che aveva notato un vicolo<br />

sul retro <strong>del</strong> locale.<br />

Sotto lo sguardo allibito di Deanna, Jonas si avviò in quella<br />

direzione, seguito da Mark. Lauren passò davanti all'amica, irritata<br />

all'idea che l'atteggiamento protettivo di Mark potesse avergli preso<br />

la mano.<br />

Si fece strada lungo il corridoio, superando i servizi e un<br />

ripostiglio, e sbucò in un piccolo cortile con qualche tavolino dove<br />

erano sedute poche persone. Il cancello in ferro battuto che dava sul<br />

vicolo era aperto.<br />

Lo varcò di corsa per raggiungere i due uomini.<br />

«Tu non sai niente» stava dicendo Jonas mentre Mark lo teneva<br />

inchiodato contro il muro. «Non sai proprio niente.»<br />

«Ho tutte le intenzioni di scoprirlo.»<br />

«Io non ti sono nemico.»<br />

«Sei uno di loro.»<br />

«Mark!» gridò Lauren posandogli una mano sulla spalla. Lui si<br />

irrigidì, digrignando i denti, e si voltò a guardarla con il viso<br />

stravolto dalla tensione e dal furore.<br />

«Vai via di qui, Lauren. Subito!»<br />

«Non ti permetterò di picchiare quest'uomo» ribatté lei.<br />

«Ehi, guarda che non sono mica una mammoletta!» intervenne<br />

Jonas con una punta di indignazione nella voce, e quando Mark si<br />

voltò verso di lui tentò di allungargli un pugno.<br />

Mark tuttavia reagì con prontezza, parò il colpo a mezz'aria e


contraccambiò con un gancio. Jonas, colpito alla mascella, si accasciò<br />

a terra.<br />

«Smettetela!» gridò Lauren.<br />

«Se l'è cercata» sibilò Jonas. Qualcosa nel suo sguardo, in tutto il<br />

suo atteggiamento, sembrò cambiare. Emise un suono minaccioso e<br />

si lanciò addosso a Mark.<br />

Lauren avvertì un movimento alle sue spalle e si girò di scatto,<br />

convinta che fosse Deanna intenzionata a intervenire per separare i<br />

due contendenti.<br />

Ma non era lei.<br />

Era il sassofonista.<br />

«Ho chiamato la polizia» annunciò il nero in tono brusco. «Quindi<br />

alzate le chiappe e andatevene da qui... subito!»<br />

Aveva una bottiglia di birra in mano e la scagliò contro i due<br />

uomini. Lauren ebbe l'impressione che una cortina di vapore o di<br />

nebbia si levasse dall'ombra, oscurandoli alla vista. Udì un sibilo<br />

rabbioso, ma non avrebbe saputo dire da chi o da dove venisse.<br />

Poi udì l'ululato <strong>del</strong>le sirene. Bourbon Street era chiusa al traffico<br />

di sera, ma un attimo dopo le auto <strong>del</strong>la polizia inchiodarono<br />

all'incrocio mentre due poliziotti a cavallo sopraggiungevano<br />

dall'estremità opposta <strong>del</strong> vicolo.<br />

«Due tizi si stanno picchiando laggiù» disse il sassofonista,<br />

indicando con il pollice il vicolo alle proprie spalle.<br />

«Dove?» domandò uno dei poliziotti a cavallo.<br />

«Proprio lì!» esclamò Lauren con impazienza, voltandosi verso il<br />

punto in cui si trovavano Mark e Jason.<br />

Ma il vicolo era deserto. Chissà come, i due erano riusciti a<br />

dileguarsi nelle tenebre.<br />

Udì la portiera di un'auto che sbatteva. Un poliziotto, alto, con i<br />

capelli brizzolati, gli occhi grigi freddi come acciaio e un portamento<br />

imponente quanto la sua statura, si stava dirigendo verso di loro.<br />

Benché fosse in borghese qualcosa le disse che si trattava di un<br />

ufficiale.


«Salve, tenente» disse il nero.<br />

«Che succede, Big Jim?»<br />

«Una rissa, di quelle che potrebbero finire male» rispose il<br />

sassofonista.<br />

«Tra...?»<br />

«Erano proprio lì» intervenne Lauren. «Quest'uomo ha intimato<br />

loro di fermarsi e gli ha tirato addosso una bottiglia di birra... e un<br />

secondo dopo erano spariti. Se ne sono andati, immagino.»<br />

Gli occhi azzurri si posarono su di lei. «E lei chi è?»<br />

«Mi chiamo Lauren Crow.»<br />

Il poliziotto si guardò intorno. «Parteggiava per uno dei due?» le<br />

chiese.<br />

«Certo che no! Sono venuta a dire a Mark di lasciare in pace quel<br />

tipo.»<br />

«E questo Mark chi sarebbe? Il suo ragazzo?» si informò il tenente.<br />

«No! È solo un... conoscente. Alloggia nel nostro stesso<br />

Bed&Breakfast» spiegò rapidamente lei. Dannazione, in che razza di<br />

situazione l'aveva messa quel pazzo?<br />

I due poliziotti a cavallo perlustrarono il vicolo.<br />

L'agente che era arrivato insieme al tenente scese dall'auto e<br />

rimase in silenzio sullo sfondo. Mentre altri due uomini in uniforme<br />

scendevano da una seconda auto, il tenente sollevò una mano. «Ci<br />

sono già io, ragazzi. In ogni caso, pare che sia tutto finito.»<br />

«Perfetto. 'Notte, tenente Canady» disse uno di loro.<br />

«Ehi, tenente, lei lavora troppo» commentò l'altro in tono<br />

rispettoso.<br />

«Già... be', comunque ormai ci penso io. Grazie» rispose Canady<br />

mentre i due agenti tornavano verso la loro auto.<br />

«Mark» disse Canady rivolgendosi a Lauren. «Mark... e poi?»<br />

«Mark Davidson.»<br />

«Capisco.»<br />

Aveva tirato fuori un taccuino, ma non stava scrivendo. «E chi era


l'altro?»<br />

«Non lo conosco. So che ha parlato brevemente con una mia<br />

amica» spiegò Lauren. Accidenti, stava tirando in ballo anche<br />

Deanna. «In realtà non lo conosce nemmeno lei.» Guardò oltre la<br />

cancellata, verso il cortile e il bar, ma di Deanna non c'era traccia.<br />

«Immagino che sia ancora dentro. Ho pensato che quell'uomo -<br />

Jonas, credo che si chiami - avesse intenzione di scatenare una rissa e<br />

ho cercato di impedirlo.»<br />

«È così che sono andate le cose, Big Jim?» chiese il tenente.<br />

«Direi di sì» confermò il sassofonista. «Questa è l'impressione che<br />

ho avuto.»<br />

Lauren avrebbe voluto baciarlo. Tirò un sospiro di sollievo e giurò<br />

a se stessa che non avrebbe più avuto niente a che fare con Mark<br />

Davidson.<br />

Si udì un rumore di zoccoli. I poliziotti a cavallo erano di ritorno.<br />

«Se c'erano due tizi pronti a saltarsi alla gola, non ne abbiamo visto<br />

traccia qui intorno» riferì uno di loro. «Big Jim deve aver raffreddato<br />

i bollenti spiriti.»<br />

«Grazie, Macinaw» disse il tenente.<br />

«Noi torniamo in Bourbon Street.»<br />

Canady annuì e li guardò allontanarsi lungo la strada.<br />

Poi si avvicinò a Lauren e indicando la gola domandò:<br />

«Interessante, quella croce. È antica?».<br />

«Oh... sì. Credo di sì.»<br />

Il tenente la fissò come se si aspettasse <strong>del</strong>l'altro. Lei deglutì, restia<br />

a dirgli che l'aveva indossata dopo che Mark Davidson l'aveva<br />

lasciata sul tavolo quel pomeriggio perché non voleva rischiare di<br />

perderla prima di avere l'occasione di restituirgliela.<br />

«Dovrebbe tenerla sempre indosso» osservò Canady, facendo un<br />

passo indietro. «Dove alloggia?» le chiese subito dopo.<br />

Quando glielo disse inarcò un sopracciglio. «È stata lei a chiamare<br />

la notte scorsa per chiedere che una pattuglia tenesse d'occhio i<br />

dintorni?»


Lei arrossì. «Sì.»<br />

«Qualcosa l'aveva spaventata?»<br />

«Io... avevo visto un uomo aggirarsi sul marciapiede davanti<br />

all'albergo.»<br />

Canady annuì, osservandola intensamente. «Da dove viene?»<br />

«Sono originaria di Baton Rouge, ma vivo a Los Angeles.»<br />

«Capisco.»<br />

Che cosa aveva capito?<br />

«Sono qui in vacanza con due amiche. Se posso esserle utile in<br />

qualsiasi modo ne sarò felice. Altrimenti... be', ora dovrei tornare da<br />

loro.»<br />

«Certo.» Il tenente si rivolse all'agente che lo aveva accompagnato.<br />

«Ufficialmente sono fuori servizio, Bobby. Ne ho avuto abbastanza<br />

per oggi. Tieni occhi e orecchie aperti. Io vado a fare quattro<br />

chiacchiere con Big Jim e a bermi una birra.»<br />

«Certo, tenente.» L'agente si voltò e risalì in macchina. «Mi chiami<br />

se ha bisogno di un passaggio.»<br />

«Posso accompagnarla io» si offrì Big Jim.<br />

«Ottimo.»<br />

«La ringrazio, signorina Crow» concluse il tenente, facendole<br />

cenno che era libera di rientrare al bar.<br />

Lauren attraversò il cortile. Nessuno sembrava essersi accorto di<br />

ciò che era accaduto a pochi passi di distanza. Ma che cosa era<br />

successo in realtà?, si chiese lei.<br />

Due uomini si erano presi a pugni e poi erano spariti, come se<br />

fossero stati inghiottiti dalla nebbia.<br />

Deanna era tornata al tavolo ed era impegnata in una discussione<br />

seria con Heidi. Lauren riprese il proprio posto al tavolo.<br />

Né Big Jim né il tenente Canady la seguirono. Poco dopo il<br />

sassofonista tornò sul palco e il poliziotto si accomodò su uno<br />

sgabello al banco. I membri <strong>del</strong>la band gli rivolsero un cenno di<br />

saluto, e uno di loro alzò il bicchiere alla sua salute.


Il tenente allentò il colletto <strong>del</strong>la camicia e ordinò da bere.<br />

Sembrava che ascoltasse la musica, ma Lauren era convinta che<br />

l'unica ragione per cui aveva voluto fermarsi era per controllare che<br />

fosse veramente in compagnia <strong>del</strong>le sue amiche. O forse solo per<br />

tenerla d'occhio. Non sapeva perché, ma si sentiva innervosita dalla<br />

sua presenza come lo era stata da tutto il resto.<br />

Deanna si sporse verso di lei. «Che cosa è successo?» domandò. «Il<br />

sassofonista è stato un fulmine; credo che abbia chiamato la polizia<br />

prima ancora che quei due uscissero dal locale. Stavo per seguirti, ma<br />

lui mi ha fermata e mi ha dato questo» concluse tirando fuori un<br />

biglietto da visita e consegnandolo a Lauren.<br />

«Che cos'è?» volle sapere Heidi.<br />

«È l'indirizzo di un altro Bed&Breakfast» mormorò Lauren.<br />

Monstresse House.»<br />

«Credi che abiti lì?» Heidi ridacchiò. «E questo che cosa sarebbe?<br />

Un nuovo metodo per rimorchiare?»<br />

«Non stava cercando di abbordarmi» precisò piccata Deanna.<br />

«No?»<br />

«No, e lo sai anche tu.»<br />

«Forse è amico <strong>del</strong> proprietario e distribuisce i biglietti da visita<br />

per fargli pubblicità» suggerì Lauren.<br />

«Può darsi. C’è qualcosa in quel ragazzo... non so... che mi ispira<br />

fiducia» disse Deanna.<br />

Lauren guardò di nuovo il biglietto. «Lo terrò nel portafoglio.»<br />

«Giusto. Non si sa mai, potremmo tornare a New Orleans, prima<br />

o poi» disse Deanna, ma Lauren ebbe la netta impressione che in<br />

realtà stesse pensando che non avrebbe voluto tornarci mai più.<br />

«Allora, che cosa è successo là fuori?» chiese nuovamente Heidi.<br />

«Niente» rispose Lauren. «Mark e Jonas stavano litigando, poi è<br />

uscito quel tipo <strong>del</strong>la band, Big Jim, e gli ha tirato addosso una<br />

bottiglia di birra. Sono spariti prima che arrivassero i poliziotti.»<br />

«Spariti?» domandò Deanna, <strong>del</strong>usa.<br />

«Non è possibile che tu sia già cotta di quel ragazzo» osservò


Heidi. «E comunque questo dovrebbe servirti di lezione: mai farsi<br />

coinvolgere dai tipi strani.»<br />

Le altre due la fissarono, sconcertate.<br />

Heidi sospirò. «Dai, torniamo a casa. L'atmosfera è decisamente<br />

fiacca stasera. Bel modo di festeggiare.»<br />

Lauren si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la sedia, richiamò l'attenzione<br />

<strong>del</strong> cameriere e gli chiese di portare il conto.<br />

Dopo aver pagato, si alzarono e si diressero verso l'uscita.<br />

Nonostante il tenente fosse voltato di spalle, Lauren era sicura che<br />

avesse notato che se ne stavano andando.<br />

«Che serata deprimente» commentò Heidi pochi minuti dopo,<br />

mentre camminavano nella notte.<br />

Deanna le passò un braccio intorno alle spalle. «Heidi, mi<br />

dispiace.»<br />

«No, sono io che devo chiederti scusa. È solo che non riesco a<br />

capire... Quei due si conoscevano già?»<br />

«Non credo» rispose Lauren.<br />

«Allora...?»<br />

«Boh.»<br />

Imboccarono Bourbon Street camminando di buon passo. Lauren<br />

aveva l'impressione che qualcuno le stesse seguendo, ma quando si<br />

voltò non vide nessuno. La sensazione non la abbandonò, eppure il<br />

buio e le ombre quella sera non la spaventavano perché in cuor suo<br />

aveva la certezza che a pedinarle fosse il tenente.<br />

«Che ne dite di fare una crociera sul fiume, domani?» propose<br />

Deanna.<br />

«Buona idea» approvò Heidi. «E prima di partire mi piacerebbe<br />

anche andare allo zoo. Lo adoro.»<br />

«Perfetto» disse Lauren, voltandosi nuovamente. Non riuscì a<br />

distinguere nulla, ma era sicura che il poliziotto si nascondesse<br />

nell'ombra di uno degli edifici vicini.<br />

Raggiunsero il cortile <strong>del</strong> Bed&Breakfast senza incidenti. I cancelli<br />

cigolarono quando Lauren li aprì. Girarono intorno alla piscina. La


simpatica coppia di lesbiche <strong>del</strong> bungalow numero tre era seduta a<br />

uno dei tavolini. Alte, bionde e bellissime, Janice ed Helen<br />

lavoravano come mo<strong>del</strong>le per una grande catena di abbigliamento.<br />

Avevano davanti a loro <strong>del</strong>le tazze di plastica e guardavano le stelle.<br />

«Una notte stupenda, vero?» osservò Janice.<br />

«È così bello stare a guardare il cielo con il profumo <strong>del</strong>le<br />

magnolie» replicò Helen. «Non pare anche a voi?» chiese, come se<br />

davvero volesse conoscere il loro parere.<br />

«Magnifico» convenne Lauren.<br />

«Janice pensa che sia anche un po' inquietante.»<br />

«Vedo ombre dappertutto» spiegò Janice scoppiando a ridere.<br />

«Scherzi <strong>del</strong>l'immaginazione, suppongo. Lei non fa una piega<br />

nemmeno di fronte al più truce film <strong>del</strong>l'orrore, ma io li guardo solo<br />

a casa, dove posso andarmene quando non ce la faccio più.»<br />

«Io vado a letto, sono sfinita» annunciò Deanna, avviandosi verso<br />

il bungalow, seguita da un coro di buonanotte.<br />

«Credo che seguirò il suo esempio» disse Heidi poco dopo.<br />

«Meglio che rientriamo anche noi.» Janice le guardò con un sorriso<br />

e aggiunse: «Avremmo ancora <strong>del</strong>lo champagne, se vi va».<br />

«Domani sera?» propose Lauren.<br />

«Perfetto» rispose Janice. «Ci vediamo qui fuori? Adoro questo<br />

posto di notte, solo che a volte... »<br />

«A volte cosa?» la sollecitò Lauren.<br />

Janice si strinse nelle spalle e guardò Helen con aria di scusa. «Be',<br />

ho la sensazione che qualcuno ci osservi.»<br />

Erano tutte pazze, si chiese Lauren, o il loro senso di disagio era<br />

giustificato? Era vero che i bungalow erano in una zona piuttosto<br />

isolata, ma erano pur sempre visibili dalla costruzione principale.<br />

Sull'altro lato, un muro separava la proprietà da un vecchio edificio<br />

vittoriano, occupato al pianterreno da alcune botteghe che<br />

vendevano T-shirt, caffè e pozioni voodoo, mentre al piano<br />

superiore c'erano appartamenti da affittare. Il muro era alto e<br />

robusto; non sarebbe stato facile per un intruso scalarlo.


«Anche Deanna ha avuto la sensazione che qualcuno ci osservasse»<br />

disse Lauren.<br />

«E che cosa c'è di strano, sentiamo?» esclamò Helen, ridendo. «La<br />

tua amica è uno schianto. Sarà il solito guardone che spia una bella<br />

donna.»<br />

«In ogni caso, sarà meglio chiudere la porta a chiave» suggerì<br />

Lauren.<br />

«Ci puoi scommettere» convenne Helen.<br />

Lauren era contenta di aver trovato le due donne ad accoglierle,<br />

anche se le parole di Janice l'avevano messa in allarme. Ma a ben<br />

pensarci, la spiegazione di Helen era plausibile, rifletté.<br />

Dopo essersi augurate la buonanotte, si avviarono verso i rispettivi<br />

bungalow. Quando furono davanti alla porta, Lauren si voltò verso<br />

la strada e vide che un uomo le aveva effettivamente seguite. Alla<br />

luce dei lampioni si vedeva chiaramente: era il poliziotto.<br />

Rassicurata, si voltò ed entrò in casa.<br />

«Io vado a letto» annunciò Heidi, stringendo le amiche in un<br />

rapido abbraccio. «Scusatemi se sono stata una lagna. Domani sera<br />

niente risse, ci divertiremo un sacco.»<br />

«Puoi giurarci» le assicurò Deanna.<br />

«Sicuro» promise Lauren.<br />

Anche Deanna la abbracciò, dopo che Heidi si fu ritirata in camera<br />

da letto. «Sei una grande amica. E io mi sono comportata in modo<br />

davvero strano. Scusami. Ti voglio bene.»<br />

«Anch'io. E non sei tu a essere strana. È solo che sono successe<br />

<strong>del</strong>le cose inspiegabili, non trovi?»<br />

«Sì, ma vuoi sapere qual è la più bizzarra?»<br />

«Sentiamo.»<br />

«Nonostante quello che è successo stasera, voglio rivedere Jonas.<br />

Non temere» si affrettò ad aggiungere. «Non ho intenzione di uscire<br />

di notte o di fare altre pazzie. Sono esausta e voglio proprio farmi<br />

una bella dormita.»<br />

«Buonanotte.»


Rimasta sola, Lauren si avvicinò alla finestra, scostò le tende e<br />

guardò fuori. Il poliziotto se n'era andato.<br />

Mentre guardava la strada, dei colpi leggeri alla porta la fecero<br />

sobbalzare e per poco non le scappò un grido. Probabilmente era il<br />

poliziotto, si disse, ed era per questo che non lo vedeva più in<br />

strada.<br />

Senza riflettere, aprì la porta.<br />

Non era il poliziotto.<br />

Prese fiato per gridare, ma non ne ebbe il tempo.<br />

Una mano le coprì la bocca mentre qualcuno la trascinava fuori<br />

nella notte.


Capitolo 7<br />

Sean Canady si trovava sul marciapiede di Conti Street, dopo<br />

essersi assicurato che Lauren e le sue amiche fossero rientrate sane e<br />

salve nel loro bungalow, quando suonò il cellulare.<br />

«Canady» rispose.<br />

«Sono Bobby, tenente. Abbiamo un problema.»<br />

«Parla.»<br />

«Un altro cadavere nel fiume.»<br />

Sean imprecò tra sé. «Dove?»<br />

Quando l'agente gli comunicò le coordinate, fu sollevato di sentire<br />

che non era nel cuore <strong>del</strong>la città.<br />

«Manda un'auto a prendermi» disse, dandogli l'indirizzo.<br />

«Sissignore.»<br />

«Bobby?»<br />

«Sì?»<br />

Sean fece una pausa. «È senza testa?»<br />

«Sì, tenente, senza testa.»<br />

«Non gridare. Ti prego, non gridare. Giuro su Dio che non voglio<br />

farti <strong>del</strong> male. Sto cercando di aiutarti!»<br />

pensieri le turbinavano nella mente alla velocità <strong>del</strong>la luce mentre<br />

veniva trascinata lontana dalla soglia.<br />

Doveva gridare, si disse, doveva chiamare aiuto.<br />

Avrebbe finto di acconsentire, e non appena le avesse tolto la<br />

mano dalla bocca, avrebbe urlato con tutto il fiato che aveva in<br />

gola.<br />

suo sguardo sembrava sincero, notò. Ed era un uomo forte,<br />

muscoloso. Se avesse voluto trascinarla da qualche parte, avrebbe<br />

potuto farlo facilmente.


Chiama aiuto!<br />

Quante donne nella storia erano morte perché avevano dato<br />

ascolto alle parole non gridare?<br />

Lei non era una stupida. Anzi, era la figlia di un poliziotto!<br />

«Ti prego, se solo mi ascolterai, giuro che non ti toccherò mai più.<br />

Devi solo ascoltarmi. Devi capire il pericolo in cui ti trovi.»<br />

In realtà mi piace quando mi tocchi, anche se guardi me e pensi a<br />

Katie, anche se non sono nemmeno sicura che tu sia sano di mente...<br />

Pensieri distorti dalla paura, si disse.<br />

Eppure, quando Mark le tolse la mano dalla bocca, Lauren si<br />

limitò a guardarlo con gli occhi che lanciavano strali. Tremava, ma<br />

nonostante ciò che si era ripromessa, non gridò. «La polizia sa tutto<br />

di te» si limitò a dirgli.<br />

«Forse qualcuno di loro sa di che cosa sto parlando.»<br />

«Sanno che alloggi qui.»<br />

«Ti prego.» Non la stava toccando, anche se Lauren aveva<br />

l'impressione che volesse farlo. «Vieni nel mio bungalow. Solo per<br />

dieci minuti. Puoi andartene quando vuoi.»<br />

Non solo non avrebbe gridato, si rese conto, ma lo avrebbe<br />

accontentato. Non era un gran rischio, considerò. I bungalow erano<br />

piccoli e molto vicini l'uno all'altro. Se avesse gridato, qualcuno<br />

l'avrebbe sentita.<br />

«Se penserai ancora che sono completamente pazzo dopo aver<br />

ascoltato quello che devo dirti, ti giuro... che ti lascerò in pace.»<br />

«Potrei farti arrestare.»<br />

«Le vostre vite valgono il rischio.»<br />

Sembrava sincero. Lauren sapeva che avrebbe dovuto ascoltare la<br />

voce <strong>del</strong>la ragione e dirgli di no. Certo, era attratta da quell'uomo, e<br />

in un modo che non aveva mai creduto possibile. In sua presenza si<br />

sentiva come se tutti i sensi fossero acuiti, e tuttavia quella non era<br />

una buona ragione per fidarsi di lui. Eppure... «Sarà meglio che ti<br />

sbrighi» disse bruscamente. «Aspetta qui. Vado a chiudere la porta.»<br />

Con sua stessa sorpresa, rientrò con calma nel bungalow, prese le


chiavi e si assicurò che la porta fosse ben chiusa prima di tornare<br />

fuori, questa volta volontariamente. Mark la condusse al bungalow<br />

di fianco e la fece entrare. Appena varcata la soglia, Lauren respirò a<br />

fondo, chiedendosi se non avesse appena firmato la propria<br />

condanna a morte.<br />

Il bungalow era identico a quello in cui stavano loro - camera da<br />

letto, soggiorno con angolo cottura e bagno - solo che in quello di<br />

Mark il divano era rimasto un divano. Lauren sedette su una sedia<br />

per evitare qualunque contatto fisico, anche casuale.<br />

«Vuoi qualcosa da bere?» le chiese lui.<br />

«No. Hai detto che devi parlarmi, quindi parla.»<br />

Mark si accomodò di fronte a lei sul divano. Si sporse in avanti e<br />

respirò a fondo senza toglierle gli occhi di dosso. «Tu sai che il<br />

pericolo è reale. Nel fiume è stato trovato un corpo senza testa.»<br />

«Difficile non averlo letto sul giornale» replicò Lauren.<br />

«E come ti ho già detto, io so chi è il killer.»<br />

Dovrei sospettare di te, pensò lei, ma per qualche strana ragione<br />

non riusciva a crederci. In caso contrario non lo avrebbe mai seguito<br />

lì spontaneamente.<br />

Forse non era <strong>del</strong> tutto sano di mente, decise, ma non stava<br />

mentendo. «Come puoi esserne certo?» gli chiese.<br />

«Perché lo conosco bene.»<br />

Lauren lo fissò, cercando di assimilare quello che aveva detto, poi<br />

domandò con cautela: «Sei proprio sicuro che quello che mi stai<br />

dicendo sia... reale?».<br />

«Stephen Delansky è fin troppo reale» le rispose con calma Mark.<br />

«Sono venuto qui perché mi sono imbattuto in uno dei suoi... accoliti<br />

e ho capito che era diretto a New Orleans. Con un esercito.»<br />

«Un esercito?» ripeté lei. «E chi sarebbe questo Stephen Delansky?»<br />

«Un vecchio nemico. E non è solo nemico mio. È un uomo<br />

pericoloso. Molti anni fa feci un viaggio a Kiev, in Ucraina. Lì<br />

incontrai una donna, Katja.»<br />

«Quella che mi assomigliava.»


«Sì» mormorò lui. Trasse un profondo respiro prima di continuare,<br />

come per farsi coraggio. «Io sono originario di questa zona. Dopo<br />

aver conosciuto Katja, lei si trasferì qui con me. Eravamo pazzi l'uno<br />

<strong>del</strong>l'altra. La chiamavo Katie. Pensavamo di tornare a Kiev per il<br />

matrimonio, perché lei aveva sempre sognato di sposarsi in un<br />

castello e laggiù ce ne sono di molti belli. Mentre eravamo ancora<br />

qui a New Orleans incontrò più di una volta un suo vecchio amico,<br />

Stephen. Una volta la vidi parlare con lui e le chiesi chi fosse, suggerii<br />

perfino che ci presentasse, ma lui non volle incontrarmi. Intanto<br />

facevamo i preparativi per le nozze. Poi, poco prima <strong>del</strong>la<br />

cerimonia, Katie morì. Per colpa di quell'uomo.»<br />

La sua voce era ammaliante, seducente. La toccava in profondità,<br />

lasciandola indifesa. Voleva continuare ad ascoltarlo. Voleva<br />

credergli.<br />

E tuttavia non poteva fare a meno di pensare che forse il dolore<br />

<strong>del</strong>la perdita aveva alterato il suo equilibrio mentale. Sapeva che<br />

cosa significava negare la realtà, passare attraverso la collera, lo<br />

strazio e poi l'accettazione apatica di un lutto così grave.<br />

Forse lui non era ancora arrivato in fondo a quel percorso.<br />

«Le ha sparato? L'ha pugnalata? Come l'ha uccisa?» chiese con voce<br />

sommessa.<br />

Lui chinò il capo per qualche istante e Lauren fu tentata di<br />

allungare una mano e sfiorargli i lucidi capelli neri.<br />

Poi Mark sollevò lo sguardo e la guardò negli occhi.<br />

«Stephen è un vampiro.»<br />

Lauren rimase immobile, come paralizzata. Si augurò di aver<br />

sentito male, ma sapeva che non era così. «Capisco» mormorò, anche<br />

se in realtà l'unica cosa che capiva era che lui non era sano di mente.<br />

Che cosa triste. Il primo uomo con cui aveva pensato di poter avere<br />

una relazione, forse perfino di poter amare di nuovo...<br />

Una relazione? Okay, sesso.<br />

Doveva riprendere la padronanza di sé, si disse. Non era mai stata<br />

il tipo da avventure occasionali.<br />

Solo che quell'uomo non le ispirava nulla di "occasionale".


Perfino in quel momento, dopo averlo sentito affermare in tutta<br />

serietà che esistevano i vampiri, provava ancora il desiderio di<br />

accarezzare i suoi capelli scuri come la notte.<br />

Mark scosse il capo e incurvò le labbra in un sorriso autoironico.<br />

«So che non mi credi. Ma credi almeno a questo. Conosco il<br />

poliziotto che è venuto nel locale, quello che vi ha seguite fin qui. È<br />

il tenente Sean Canady. Oggi sono stato con lui all'obitorio.»<br />

«All'obitorio?» ripeté Lauren, fissandolo con sguardo vacuo.<br />

«Avevo bisogno di vedere il corpo.»<br />

«Quello <strong>del</strong>la donna senza testa?» Il solo pensiero le metteva i<br />

brividi.<br />

«Sì.»<br />

«Fammi capire. Il tenente Canady, un ufficiale di polizia, ti ha<br />

portato con sé a vedere il corpo <strong>del</strong>la vittima di un crimine?»<br />

«Sì, puoi chiederglielo, se non ci credi.»<br />

C'era una nota di assoluta sincerità nella sua voce. Lauren non<br />

poté dubitare che Canady l'avesse portato con sé all'obitorio.<br />

Fantastico. Anche i poliziotti sono impazziti, pensò.<br />

Mark alzò una mano. «Ti prego, ascolta fino in fondo. I poliziotti<br />

non sono pazzi, come non lo sono io. Siamo a New<br />

Orleans, la capitale <strong>del</strong> voodoo. Lo sanno tutti che da queste parti<br />

si praticano ogni genere di culti dai rituali raccapriccianti.»<br />

«Sì, certo» mormorò Lauren.<br />

Doveva andarsene di lì. Le aveva promesso che non l'avrebbe<br />

fermata. Tutto quello che doveva fare era alzarsi e uscire. Ma non lo<br />

fece.<br />

«E dopo che hai visto il corpo?»<br />

«Anche se è stata decapitata, si vedono ancora i segni.»<br />

«I segni? Di un vampiro?»<br />

«Sì.»<br />

Lauren fece un respiro profondo; avvertiva il bisogno di fuggire a<br />

gambe levate, ma nello stesso tempo era affascinata dal racconto.


Anche se desiderava disperatamente che quella conversazione non<br />

avesse mai avuto luogo. «E va bene» disse. «Torniamo a quello che è<br />

successo stasera in quel locale. Quell'uomo, Jonas, Deanna lo<br />

considera un amico. Perché volevi picchiarlo?»<br />

«Perché è un vampiro.»<br />

«Credevo che il vampiro fosse Stephen.»<br />

«Stephen è uno di loro, un vampiro molto vecchio e molto<br />

potente. Può influenzare la gente intorno a lui, incutere rispetto.»<br />

Mark fece una smorfia. «Proprio come il leader di una setta»<br />

mormorò. «Credo che sia venuto qui con un esercito di vampiri. E<br />

sono convinto che sappia che sei qui.»<br />

«Mi darebbe la caccia perché assomiglio a Katie?»<br />

«Non so se sia stato veramente innamorato di lei o se averla fosse<br />

diventata per lui solo una questione d'orgoglio, un'ossessione. Ma se<br />

quando ti ho vista ho pensato, anche solo per una frazione di<br />

secondo, che fossi Katie, posso assicurarti che Stephen avrebbe<br />

reagito esattamente allo stesso modo.»<br />

Lauren si inumidì le labbra e parlò in tono pacato e ragionevole.<br />

«D'accordo, ma... se Stephen vuole me, perché Jonas sta dietro a<br />

Deanna?»<br />

«Speravo di scoprirlo stasera. Deanna è molto bella; qualsiasi<br />

uomo la noterebbe anche in mezzo alla folla. Può darsi che sia tutto<br />

qui. Forse, dopo averla vista, Jonas la vuole per sé. O forse Stephen<br />

ha deciso di togliere di mezzo le tue amiche una a una, e ha<br />

ordinato a lui di occuparsi di Deanna. Naturalmente Stephen sa che<br />

anch'io sono nella zona.»<br />

«Come fa a saperlo?»<br />

Mark si incupì. «Fidati, lo sa. Ed è stato qui, nella tenuta. So anche<br />

questo.»<br />

«L'hai visto?»<br />

«Ho sentito il suo... odore.»<br />

Ha sentito il suo odore?<br />

Lauren si sentì scuotere da un brivido gelido. Avrebbe dovuto


idere.<br />

Anzi no, avrebbe dovuto andarsene. Avrebbe dovuto farlo già<br />

dieci minuti prima.<br />

Ma ancora una volta si limitò a guardarlo, allibita. C'era qualcosa<br />

nelle sue parole, una sincerità pacata che era inquietante. Mark<br />

parlava con una tale autorità e sicurezza da far pensare che quello<br />

che diceva fosse vero... o almeno che ci credesse veramente.<br />

Rimase in silenzio per qualche istante, poi si sporse in avanti e<br />

disse: «Mark, io so che cosa significhi perdere una persona cara.<br />

Anch'io ero fidanzata. Lui era nell'esercito e rimase ucciso oltremare.<br />

Sapevo che correva dei pericoli laggiù, ma in qualche modo non<br />

riesci a credere che possa accadere qualcosa di orribile alle persone<br />

che ami. Era un pilota, e il suo aereo precipitò. Cercai di convincermi<br />

che non era vero, che c'era stato un errore, che si trattava di qualcun<br />

altro... Poi il suo corpo venne rimpatriato e fui costretta ad<br />

affrontare la verità. Ci sono diversi stadi <strong>del</strong> lutto, sai. Negazione e<br />

rifiuto, rabbia, sensi di colpa... Sono certa che è stato un dolore<br />

terribile perdere Katie. C'erano giorni in cui io stessa credevo di aver<br />

perso il senno. Ti giuro, sono pacifista, ma avrei distrutto mezzo<br />

mondo con la bomba atomica».<br />

Lui scosse il capo, gli occhi velati dalle ciglia scure, poi le rivolse un<br />

mesto sorriso, <strong>del</strong> tipo che le faceva desiderare di confortarlo. «Io<br />

non voglio fare <strong>del</strong> male a nessuno, se non a Stephen e alla sua<br />

genia.»<br />

«Vuoi dire i vampiri?»<br />

Mark esitò. «La sua genia» ripeté.<br />

Lauren alzò le mani in segno di resa. «Che cosa vuoi da me?» gli<br />

chiese.<br />

«Lascia che vi protegga.»<br />

«Vuoi seguirci come un'ombra?»<br />

«Sì.»<br />

Si alzò, pensando per l'ennesima volta che doveva andarsene da lì<br />

e dare ascolto alla voce <strong>del</strong>la ragione. Al tempo stesso non sapeva<br />

rinunciare a stare con lui, accanto a lui, a guardarlo negli occhi e a


sentire la sua voce. Tutto quello che desiderava era che quella fosse<br />

una conversazione normale. Che le chiedesse un appuntamento, per<br />

esempio. Voleva ridere con lui. Voleva che la prendesse tra le<br />

braccia... voleva vivere il sogno.<br />

«Devo pensarci» disse infine.<br />

Anche lui si alzò. «Vuoi andare alla polizia domani mattina per<br />

denunciarmi come squilibrato e metterti nelle mani <strong>del</strong>le autorità.<br />

Ma loro non possono aiutarti. Non sono sicuro che possano aiutare<br />

nemmeno se stessi.»<br />

«Senti, sono davvero stanca. Ho bevuto un po' e in questo<br />

momento non so proprio che cosa pensare.» Si avviò verso la porta<br />

e si voltò prima di uscire. «E non sono la tua Katie.»<br />

Lui scosse il capo. «Questo lo so. Tu sei molto diversa, sei solo te<br />

stessa.» La sua voce aveva un tono roco e Lauren non fu in grado di<br />

bloccare le immagini sensuali che evocava nella sua mente, pur<br />

sapendo che era folle anche solo pensare di poter avere una<br />

relazione con lui.<br />

Non sapeva bene perché, eppure aveva bisogno di sapere che la<br />

considerava diversa, una donna con una personalità propria. Ed era<br />

irritata con se stessa perché questo le sembrava così importante. Non<br />

voleva sentirsi la sostituta di un'altra se...<br />

Se fosse finita a letto con lui.<br />

Ma non sarebbe successo. Tanto per cominciare, quell'uomo non<br />

era <strong>del</strong> tutto sano di mente.<br />

«Allora perché sei interessato a me?» chiese in tono più duro di<br />

quanto fosse nelle sue intenzioni.<br />

«Perché sei una persona notevole.»<br />

A un tratto fu troppo. «Devo andare. Heidi o Deanna potrebbero<br />

svegliarsi e si spaventerebbero se non mi trovassero in casa.»<br />

«Sì, certo.»<br />

Mentre pronunciava quelle parole, un grido agghiacciante lacerò il<br />

silenzio <strong>del</strong>la notte.<br />

Il rumore degli elicotteri che sorvolavano il Mississippi era


assordante.<br />

Se non fosse stato per quello e per le squadre al lavoro, avrebbe<br />

potuto essere una notte qualunque in una qualunque località lungo il<br />

fiume. Anche se non li vedeva, Sean sapeva che tutto intorno c'erano<br />

sciamo di insetti. La brezza portava con sé il profumo <strong>del</strong>le<br />

magnolie, e se chiudeva gli occhi...<br />

... sentiva ancora il rumore degli elicotteri e le grida degli uomini.<br />

I due ragazzini che avevano fatto la macabra scoperta scendendo<br />

il fiume in canoa si trovavano sulla banchina, avvolti in coperte,<br />

pallidi e spaventati. Sean sapeva che non avevano niente a che fare<br />

con l'omicidio. Chiamò due agenti e disse loro di accompagnarli a<br />

casa.<br />

«Cristo santo, quell'uomo è seriamente malato» mormorò<br />

qualcuno accanto a lui.<br />

Sean non disse nulla. Sapeva che l'assassino non era affatto<br />

malato. E nemmeno pazzo. Era malvagio. E scaltro. Sapeva anche<br />

che doveva tenere la situazione sotto controllo e lasciare che la<br />

polizia locale credesse al solito maniaco.<br />

«Che nessuno tocchi la vittima finché non arriva Mordock» ordinò,<br />

facendo un cenno a Bobby perché si assicurasse che i suoi ordini<br />

venissero eseguiti alla lettera.<br />

Si avvicinò all'acqua, pur sapendo che non avrebbe trovato indizi.<br />

L'assassino era ben di più di un dannato maniaco, pensò, e godeva di<br />

ciò che stava facendo. Controllo <strong>del</strong>la popolazione. Lasciava quel<br />

tanto di indizi da mettere la polizia su una falsa pista. Gettava i corpi<br />

nel Mississippi, ben sapendo che il fiume avrebbe cancellato gran<br />

parte <strong>del</strong>le tracce.<br />

«Tenente? È arrivato Mordock» riferì Bobby poco dopo.<br />

Sean tornò accanto al cadavere e lo guardò. Non era mai riuscito<br />

a fare il suo lavoro con distacco. New Orleans era la sua città e lui<br />

l'amava, lottava per lei. Aveva a cuore la sua gente.<br />

Ma la ragazza morta aveva un che di irreale. Niente testa. La pelle<br />

livida, il tipico gonfiore degli annegati.<br />

Mordock finì di esaminare il corpo e sollevò lo sguardo. «Ne


sapremo di più dopo l'autopsia» disse.<br />

«Che cosa puoi dirmi adesso?»<br />

«Il decesso è avvenuto da due a quattro giorni fa, direi. Non credo<br />

siano di più.»<br />

«Decapitata prima o dopo la morte?» domandò Sean, pur<br />

conoscendo già la risposta.<br />

«Dopo.»<br />

Uno dei poliziotti lì accanto si fece il segno <strong>del</strong>la croce. «Grazie a<br />

Dio» mormorò. Poi si voltò e si allontanò in tutta fretta. Sean lo udì<br />

vomitare.<br />

«Dissanguata?» chiese con un filo di voce.<br />

«Sì.» Mordock lo guardò negli occhi. «Abbiamo per le mani una<br />

setta di pazzi che si credono vampiri o qualcosa <strong>del</strong> genere?»<br />

«Già, qualcosa <strong>del</strong> genere» rispose Sean. «Scusami, devo chiamare<br />

mia moglie.»<br />

Mark poteva essere alto, robusto e veloce, ma Lauren fu più svelta<br />

di lui.<br />

Schizzò nel cortile e vide... qualcosa.<br />

Una sagoma scura. Sembrava l'incarnazione stessa <strong>del</strong>l'oscurità. Un<br />

grande buco nero nell'universo.<br />

All'estremità <strong>del</strong>la piscina, qualcuno - o qualcosa - stava parlando<br />

con Deanna.<br />

La ragazza, splendida in una leggera camicia da notte bianca,<br />

teneva una mano sul cuore mentre fissava...<br />

Che cosa?<br />

Lauren non riusciva a vedere chiaramente, ma era sicura che ci<br />

fosse qualcosa davanti a lei. Qualcosa oltre all'oscurità.<br />

L'oscurità si muoveva.<br />

Mark la superò. Era incredibile che un uomo <strong>del</strong>la sua corporatura<br />

potesse muoversi così velocemente e subito pensò che doveva essere<br />

stato un giocatore di football. Poi si chiese come potesse perdere


tempo in pensieri tanto futili quando era così terrorizzata. Mentre<br />

Mark correva, notò che aveva tirato fuori qualcosa dalla tasca.<br />

All'improvviso un getto di liquido volò dritto verso l'ombra vivente<br />

che incombeva su Deanna.<br />

Lauren si fermò, con il cuore che batteva all'impazzata. Vide Mark<br />

fermarsi davanti a Deanna, ponendosi fra lei e qualunque cosa fosse<br />

ciò che era lì fino a un istante prima. La sua mente rifiutava di<br />

accettare la sensazione di aver visto una nuvola di pura malvagità<br />

dissolversi nell'aria. Era stata soltanto un'illusione ottica dovuta al<br />

buio, si disse. Qualcuno era veramente stato lì.<br />

Eppure, quando Mark aveva lanciato il liquido, era sicura di aver<br />

udito qualcosa.<br />

Una specie di sibilo.<br />

Poi l'ombra era svanita, e con essa era sparito anche Mark. Non<br />

era uscito dal cancello, ma stava correndo attraverso il cortile come<br />

un quarterback lanciato verso la meta. Con un balzo scavalcò il<br />

muro che separava i bungalow dalla proprietà accanto.<br />

Lauren lo fissò allibita per qualche istante.<br />

Poi tornò alla realtà con un sussulto. Deanna era immobile, scossa<br />

da un violento tremito.<br />

«Deanna!» gridò, correndo verso di lei e stringendola tra le<br />

braccia.<br />

L'amica rimase immobile; sembrava che non l'avesse riconosciuta.<br />

«Deanna?» la chiamò, scrollandola.<br />

Finalmente la ragazza si riscosse: ammiccò, come se si fosse<br />

svegliata bruscamente da un sonno profondo, e la fissò sgranando gli<br />

occhi.<br />

«Io...» Si interruppe e si guardò intorno, confusa. «Non ricordo di<br />

essere uscita» disse, rabbrividendo. «Ho avuto un altro attacco di<br />

sonnambulismo? Ho sognato di uscire dal bungalow per vedere<br />

Jonas... ma poi non era più Jonas.» Sembrava sperduta e impaurita;<br />

poi il suo atteggiamento cambiò all'improvviso e la sua espressione<br />

passò da perplessa a impaziente e irritata. «Stavi parlando con Mark<br />

Davidson? Che cosa diavolo ha per la testa quel tizio? Voleva fare


<strong>del</strong> male a Jonas?»<br />

«Deanna, questa è una faccenda seria. E non ha niente a che<br />

vedere con Mark o con Jonas» disse con fermezza Lauren. «Stavi<br />

camminando di nuovo nel sonno. E hai gridato.»<br />

«Non è vero! Io non ho affatto gridato!» esclamò, sgomenta,<br />

la ragazza.<br />

«Va tutto bene?»<br />

Lauren si voltò sentendo un'altra voce. Era Helen. Lei e Janice<br />

erano uscite dal loro bungalow e le guardavano stringendosi nelle<br />

vestaglie.<br />

«Oh» gemette Deanna. «Vi ho svegliate? Ho davvero gridato?»<br />

«Sì» confermò Janice. «O almeno, qualcuno l'ha fatto.»<br />

«Non volevo, mi dispiace moltissimo. Non capisco come sia<br />

potuto accadere... Questa sera ero anche stata attenta a non bere<br />

troppo» si scusò Deanna.<br />

In quel momento uscì anche Heidi, ancora assonnata e confusa.<br />

«Ehi, che cosa sta succedendo qui fuori?»<br />

«Va tutto bene» la tranquillizzò Deanna, che sembrava tornata la<br />

stessa di sempre e cercava di liquidare il proprio comportamento<br />

come una sciocchezza. «In vita mia ho fatto migliaia di sogni, a volte<br />

belli, a volte brutti, ma non mi era mai capitato di svegliare l'intero<br />

vicinato. Mi dispiace tanto.»<br />

«Non c'è problema. È una fortuna che siamo vicine di bungalow»<br />

disse Janice. «Comunque è strano...» aggiunse in tono pensoso.<br />

«Dov'è il bel palestrato <strong>del</strong> bungalow numero sei? Mi stupisce che<br />

non sia uscito anche lui. Ha l'aria di un...»<br />

«Di un vero duro?» scherzò Helen.<br />

«Credo che sia un poliziotto o qualcosa <strong>del</strong> genere» terminò<br />

Janice.<br />

«È uno scrittore e un musicista» la corresse Lauren.<br />

«Così dice lui. Secondo me è <strong>del</strong>la polizia. FBI, forse.»<br />

Io credo che sia pazzo, avrebbe voluto dire Lauren.


Ma in realtà tutto quello che era successo quella notte era una<br />

follia. Anche se doveva ammettere che ora il cortile sembrava <strong>del</strong><br />

tutto normale, senza ombre viventi né strani occhi che le spiassero;<br />

era umido e buio ed era molto tardi.<br />

Deanna, pallidissima, stava ancora tremando. «Mark...» mormorò,<br />

poi scoppiò a ridere. «Credo che si sia lanciato all'inseguimento <strong>del</strong><br />

mostro uscito dal mio sogno.»<br />

Non era più in collera con lui per aver aggredito Jonas, notò<br />

Lauren.<br />

«Bene, visto che è tutto a posto...» disse Janice con uno sbadiglio.<br />

«Sì, mi dispiace davvero molto. Spero che riuscirete tutte a<br />

riprendere sonno» si scusò ancora Deanna.<br />

«Non c'è problema» le assicurò Helen.<br />

«Allora, possiamo tornare a dormire anche noi?» chiese Heidi.<br />

«Bloccheremo la porta, Deanna, così non potrai uscire di nuovo.»<br />

Dopo che furono rientrate, Lauren si assicurò che la porta fosse<br />

ben chiusa, e per maggior precauzione la bloccò incastrando lo<br />

schienale di una sedia sotto la maniglia.<br />

Heidi e Deanna la osservarono senza fiatare.<br />

«Mi sembra che vada bene» disse infine Heidi.<br />

«Grazie» mormorò Deanna.<br />

Dopodiché si ritirarono entrambe nella loro stanza.<br />

Lauren si rannicchiò sul divano letto, prese il telecomando e fece<br />

un po' di zapping finché non trovò una replica di Tre cuori in affitto.<br />

Dovevano andarsene, pensò mentre guardava la vecchia sit-com.<br />

Poco ma sicuro, dovevano tornare a casa.<br />

A Heidi non avrebbe fatto piacere interrompere la vacanza, ma<br />

Lauren avrebbe cercato in qualche modo di convincerla che non<br />

aveva senso rimanere in un posto dove il loro vicino sosteneva di<br />

essere un cacciatore di vampiri, Deanna continuava a camminare nel<br />

sonno e lei stessa credeva di aver visto l'oscurità prendere vita.<br />

E dove un corpo senza testa era stato trovato a galleggiare nel


fiume...<br />

Rimase sveglia per circa un'ora, cercando di seguire la sit-com<br />

anche se in realtà fissava lo schermo senza vederlo.<br />

Non riusciva a spegnere la mente. Continuava a vedere Mark che<br />

scattava all'inseguimento <strong>del</strong>l'ombra e le lanciava addosso una<br />

qualche sostanza liquida.<br />

Poco prima, al bar, Big Jim aveva gettato una birra addosso ai due<br />

avversari nel vicolo, rammentò. Strano...<br />

Vampiri. Mark insisteva nel dire che erano vampiri.<br />

Oh, per favore!<br />

Mark Davidson era pazzo. Intrigante ma fuori di testa.<br />

Si chiese se la follia fosse contagiosa, perché anche Janice era<br />

convinta che qualcuno le stesse spiando.<br />

Mentre cercava di trovare un senso a tutte quelle cose assurde<br />

doveva essersi addormentata, perché si svegliò di soprassalto quando<br />

un grido da far accapponare la pelle squarciò per la seconda volta il<br />

silenzio <strong>del</strong>la notte.<br />

Secondo giorno, secondo cadavere.<br />

Sean fece una smorfia vedendo il titolo <strong>del</strong> giornale. Se<br />

l'aspettava, e temeva che avrebbe scatenato un'ondata di panico in<br />

tutta la città.<br />

Bobby entrò nel suo ufficio. «Si sente bene, tenente?»<br />

«Oh, sì, d'incanto.»<br />

L'agente rimase in silenzio qualche istante. «Abbiamo messo al<br />

lavoro tutti gli uomini in servizio e la polizia fluviale sta perlustrando<br />

in lungo e in largo tutto il Mississippi» lo aggiornò.<br />

Sean fissò il collega. «Già. Come se questo potesse fermarlo.»<br />

Bobby arrossì. «Che cos'altro potremmo fare, tenente? Vuole che<br />

faccia cercare quel tipo che ha nominato la ragazza ieri sera? Mark<br />

Davidson?»<br />

Sean si appoggiò allo schienale. «Buona idea. Ma non voglio che<br />

venga arrestato. Mi occuperò io di lui, intesi? Se avrò bisogno di


aiuto te lo farò sapere.»<br />

«Sì, signore.» Bobby esitò. «Ho messo in guardia i ragazzi, ma non<br />

so quanto possa servire» aggiunse, avviandosi verso la porta.<br />

«Bene.» Sean si alzò. «Io vado in giro a fare qualche domanda.<br />

Voglio che chiami tutti gli ospedali. Sai che cosa stiamo cercando.<br />

Chiedi a qualcuno di controllare tutte le denunce <strong>del</strong>le persone<br />

scomparse. E per quando sarò di ritorno voglio sulla scrivania tutti i<br />

rapporti su persone che si comportano in modo strano.»<br />

Bobby lo fissò.<br />

«Che c'è?» chiese in tono brusco Sean.<br />

L'agente si strinse nelle spalle. «Qui a New Orleans la gente si fa<br />

vanto di comportarsi in modo strano.»<br />

«Bobby, fila a prendere quei rapporti!»<br />

«Non riesco a svegliarla!» esclamò Heidi con gli occhi sgranati per<br />

l'ansia mentre Lauren si chinava su Deanna. «Guardala! Non è solo<br />

pallida, è cinerea! Sta male davvero, Lauren. E non si sveglia.»<br />

Lauren corse al telefono e chiamò il servizio di emergenza, poi<br />

sedette accanto a Deanna e cercò di sentirle il polso.<br />

Niente!<br />

Le tastò la gola, e finalmente...<br />

«È viva» annunciò con un sospiro di sollievo.<br />

Mentre parlava, udì la sirena <strong>del</strong>l'ambulanza che si avvicinava.<br />

I minuti successivi furono caotici. I paramedici si precipitarono nel<br />

bungalow, e mentre si occupavano di Deanna Lauren e Heidi<br />

dovettero rispondere alle loro domande; uno di loro era in costante<br />

contatto telefonico con un medico <strong>del</strong> Pronto Soccorso.<br />

Poi le ragazze andarono a turno in bagno per vestirsi e Lauren<br />

cercò la borsa di Deanna per assicurarsi che ci fossero carta d'identità<br />

e assicurazione sanitaria. Uno dei paramedici disse che una di loro<br />

poteva salire sull'ambulanza con l'amica, mentre l'altra avrebbe<br />

dovuto raggiungere l'ospedale con mezzi propri.


Quando Deanna era già sistemata sulla lettiga e l'ambulanza era<br />

pronta a partire, Helen e Janice uscirono dal loro bungalow per<br />

vedere che cosa stesse succedendo. Erano già vestite e, dato che<br />

avevano un'auto, si misero subito a disposizione per un passaggio.<br />

Lauren mandò Heidi con Deanna sull'ambulanza e salì in macchina<br />

con le due ragazze, ringraziandole profusamente. Quando<br />

arrivarono all'ospedale, si fermò un istante prima di scendere<br />

dall'auto. «Mi raccomando, state molto attente anche voi, intesi?»<br />

«Certo, stai tranquilla. Siamo abbastanza navigate» le assicurò<br />

Helen.<br />

Ma Lauren notò che Janice aveva la fronte corrugata, come se<br />

avvertisse che c'era qualcosa che non andava. Proprio come lei.<br />

«Tienici informate» le raccomandò Helen e lei promise che<br />

l'avrebbe fatto.<br />

Al Pronto Soccorso trovò Heidi seduta in sala d'attesa. «Un<br />

medico ha preso in carico Deanna proprio ora» la aggiornò.<br />

«Hanno detto qualcosa?»<br />

«Le faranno una trasfusione, perché a quanto pare ha una grave<br />

anemia. Ho tanta paura, Lauren. Forse è per questo che soffriva di<br />

sonnambulismo.» Heidi rabbrividì. «Se non l'avessimo portata qui in<br />

tempo avrebbe rischiato di morire.»<br />

Vedendo lo sfinimento e il terrore sul viso <strong>del</strong>l'amica, Lauren la<br />

strinse in un forte abbraccio. «Ma non è successo. E adesso che è<br />

nelle mani dei medici si risolverà tutto.»<br />

«È colpa mia, lo so.»<br />

Lauren si rese conto che ne era davvero convinta, anche se non<br />

riusciva a capire perché dovesse sentirsi in colpa.<br />

Comunque fosse, non poteva lasciare che si tormentasse. «Se<br />

Deanna sta male non può certo essere colpa tua. Rifletti: se tu non<br />

fossi stata con lei e non ti fossi accorta che aveva perso i sensi,<br />

avrebbe rischiato di morire. Invece, per fortuna eravamo lì per<br />

portarla subito all'ospedale.»<br />

Heidi annuì, anche se non sembrava ancora <strong>del</strong> tutto convinta.


«Va tutto bene» le assicurò Lauren. Tutto si sarebbe risolto, e non<br />

appena Deanna fosse stata in grado di viaggiare, l'avrebbero portata<br />

via da lì.<br />

Sperava solo che nessuno le avrebbe seguite...<br />

Che idea ridicola!, si rimproverò subito dopo, sentendosi<br />

un'idiota. Si era lasciata suggestionare dalle assurdità con cui Mark<br />

Davidson aveva cercato di convincerla che erano inseguite da<br />

qualcosa di malvagio.<br />

Vampiri, nientemeno!<br />

«Ehi, guarda. c'è quel tipo di ieri sera...» disse a un tratto Heidi.<br />

«Quale tipo?»<br />

«Quello che è entrato ad ascoltare la musica ieri sera. Non avevi<br />

detto che è un poliziotto?»<br />

Lauren si girò. Era proprio lui, il tenente Sean Canady. Era al<br />

banco <strong>del</strong>l'accettazione e stava facendo domande.<br />

Mentre lo guardava, lui si voltò e la riconobbe. «Salve, signorina<br />

Crow» la salutò avvicinandosi.<br />

«Salve, tenente. Questa è la mia amica Heidi Weiss.»<br />

Canady le rivolse un breve cenno <strong>del</strong> capo. «Ho sentito che la<br />

vostra amica sta molto male.»<br />

«Sì.»<br />

Canady sorrise con gentilezza a Heidi. «Sono certo che le<br />

permetteranno di vederla e di stare un po' con lei se lo chiederà.» Il<br />

suo tono non era altrettanto <strong>del</strong>icato quando si rivolse nuovamente<br />

a Lauren. «Vorrei farle qualche domanda,<br />

signorina Crow.»<br />

Sospettava di lei?<br />

Heidi corrugò la fronte, sconcertata. «Okay» disse. «Vado da<br />

Deanna.»<br />

Dopo che se ne fu andata, il tenente si sedette al suo posto<br />

accanto a Lauren.<br />

«Ieri sera ci ha seguite fino all'albergo» esordì lei. «Non riesco a


immaginare cos'altro voglia sapere.»<br />

Canady si strinse nelle spalle con un sorriso. «Mi scusi, credevo che<br />

avrebbe apprezzato una scorta.»<br />

Lauren distolse lo sguardo e cercò di raccogliere le idee. Un uomo<br />

seduto di fronte a loro, che si premeva sulla mascella una compressa<br />

di garza sporca di sangue, la fissò con insistenza e la cosa la<br />

innervosì. Due infermiere stavano medicando una bambina che si era<br />

schiacciata un dito nella portiera <strong>del</strong>l'auto. Le persone che si<br />

trovavano lì erano malate o ferite, e tuttavia la sala in sé era<br />

luminosa e piena di vita, notò. Il che faceva sembrare più irreali che<br />

mai gli avvenimenti <strong>del</strong>la notte prima e le ombre animate.<br />

«Vorrei che mi dicesse qualcosa di più sull'uomo coinvolto nella<br />

rissa al bar» disse Canady.<br />

Lauren si voltò nuovamente verso di lui. «È pazzo.»<br />

«Oh? Per quale motivo?»<br />

«Crede che esistano i vampiri.» Rimase in attesa <strong>del</strong>la sua reazione.<br />

Si aspettava che il tenente scuotesse il capo con aria ironica o facesse<br />

un commento sprezzante, e quando nulla di tutto ciò accadde<br />

aggiunse: «Mi ha sentita? Quell'uomo è fuori di testa. Non credo che<br />

sia pericoloso e ammetto che è piuttosto affascinante ma... è<br />

completamente pazzo, non c'è altra spiegazione».<br />

Ancora una volta Canady non disse una parola. «Tenente?»<br />

«Vedo che porta ancora la sua croce» osservò infine lui.<br />

Lauren si portò una mano alla gola. Se ne era completamente<br />

dimenticata. «Non è mia» mormorò.<br />

«Be', continui a indossarla ugualmente» le consigliò in tono<br />

solenne. «È molto bella. E in questo modo non la perderà. Non sa<br />

dirmi niente <strong>del</strong>l'altro uomo? Jonas?»<br />

Lei scosse il capo. «No. So solo che Deanna gli ha parlato un paio<br />

di volte.» Fissò Canady negli occhi, avvertendo ancora una volta che<br />

c'era qualcosa che non andava. «Che cosa diavolo sta succedendo,<br />

tenente?» chiese.<br />

«Ho tutte le intenzioni di scoprirlo» rispose lui. «Mi ascolti, non<br />

sono certo che siate al sicuro dove alloggiate e non ho abbastanza


uomini per proteggervi.»<br />

«Perché è così preoccupato per noi, mi scusi?»<br />

Canady rimase in silenzio per un po', guardando dritto davanti a<br />

sé. «Faccio il poliziotto da molto tempo» rispose infine. «La mia è<br />

solo una sensazione, ma credo che siate state scelte come bersaglio<br />

da... be', da uno squilibrato, chiamiamolo così. Conosco un albergo<br />

in cui sareste al sicuro.» Si strinse nelle spalle e sorrise. «Uno dei miei<br />

uomini esce con la direttrice ed è sempre da quelle parti. La<br />

proprietaria è all'estero. Credo che lei e la sua amica Heidi dovreste<br />

trasferirvi lì. Si chiama Monstresse House e si trova a Bourbon.» Si<br />

alzò. «Metterò un agente a piantonare la stanza <strong>del</strong>la vostra amica<br />

per essere certi che non corra pericoli.»<br />

«Forse la dimetteranno oggi stesso» disse Lauren.<br />

«La tratterranno.»<br />

Lauren sentì un nodo di paura serrarle la gola. «Non è possibile<br />

che sia così grave. Devo riportarla a casa» mormorò.<br />

«Prima deve riprendersi. Nel frattempo, voi due trasferitevi a<br />

Monstresse House. E si fidi di me: ho tutte le intenzioni di andare a<br />

fondo di questa storia.»<br />

Le tese un biglietto da visita e Lauren lo prese senza nemmeno<br />

guardarlo. Con un ultimo sorriso rassicurante, il tenente si diresse<br />

verso la porta.<br />

Lei rimase a guardarlo per qualche istante, poi riportò lo sguardo<br />

di fronte a sé. L'uomo con la mascella insanguinata se n'era andato,<br />

ma aveva lasciato il giornale.<br />

Il titolo d'apertura le gelò il sangue nelle vene.<br />

SECONDO GIORNO, SECONDO CADAVERE.<br />

Chiuse gli occhi, li riaprì, poi fissò il biglietto che teneva in mano.<br />

Era identico a quello che Big Jim aveva dato a Deanna la sera prima.


Capitolo 8<br />

Mark aprì gli occhi con un gemito.<br />

Ci era andato vicino. Molto vicino.<br />

Ma non si era aspettato la trappola e questo era stato un grave<br />

errore - quasi fatale - da parte sua. Appena Deanna aveva gridato<br />

aveva capito subito che cosa stava succedendo, e in quel momento<br />

lanciarsi all'inseguimento gli era parsa l'unica scelta possibile, pur<br />

sapendo di essere solo mentre Stephen poteva contare su un intero<br />

esercito.<br />

Quello che i seguaci di Stephen ignoravano era che al loro capo<br />

non importava che fine avrebbero fatto; erano lì per essere<br />

sacrificati, tutto qui. Di conseguenza, più folli scalmanati Stephen<br />

avrebbe raccolto intorno a sé, più lui ne avrebbe dovuti sacrificare<br />

strada facendo per evitare che lo catturassero o lo uccidessero.<br />

In effetti, era già un miracolo che fosse riuscito a cavarsela la notte<br />

precedente, pensò.<br />

Rotolando sul letto, si alzò e andò in bagno, dove si guardò allo<br />

specchio.<br />

Si aspettava di essere conciato peggio. Per fortuna non erano<br />

riusciti a disarmarlo, pensò. Era caduto in un'imboscata e lo avevano<br />

pestato a sangue, ma lui aveva tenuto ben strette le sue armi, armi<br />

che i suoi avversari non erano preparati ad affrontare.<br />

Stephen, naturalmente, l'aveva sempre saputo.<br />

I suoi scagnozzi invece non sospettavano neanche lontanamente<br />

che il loro grande capo conoscesse il nemico, ed erano morti per lui.<br />

Mark guardò ancora il proprio viso riflesso nello specchio,<br />

dandosi <strong>del</strong>lo stupido. In quella storia non c'era spazio per gli errori,<br />

avrebbe dovuto saperlo.<br />

Una bella doccia bollente l'avrebbe aiutato a sentirsi meglio<br />

pensò, infilandosi in bagno.<br />

Fu così. Mezz'ora più tardi, ben rasato e vestito, non aveva più un<br />

aspetto così terribile. Si stava passando il pettine tra i capelli ancora


umidi quando bussarono alla porta.<br />

Era Helen, la ragazza <strong>del</strong> bungalow accanto. «Mark, per fortuna ci<br />

sei» disse, trafelata.<br />

«È successo qualcosa?»<br />

«Ho pensato che dovessi saperlo. Una <strong>del</strong>le ragazze <strong>del</strong> bungalow<br />

accanto è stata portata all'ospedale d'urgenza stamattina.»<br />

«Deanna?» chiese Mark con il cuore che martellava nel petto.<br />

Helen aggrottò la fronte, sconcertata. «Sì, come fai a saperlo?»<br />

«Lauren mi aveva detto che si era sentita un po' strana<br />

ultimamente, tutto qui» mentì.<br />

«Ah. Be', Heidi è salita con lei sull'ambulanza mentre Janice e io<br />

abbiamo lasciato Lauren al Pronto Soccorso. È passato già un po' di<br />

tempo... Ho provato a bussare, prima, ma evidentemente non hai<br />

sentito.»<br />

«Ho il sonno pesante» spiegò Mark. «Grazie di tutto. Ti sono grato<br />

di avermi informato.»<br />

«Figurati. Oh, ecco il tuo giornale» aggiunse con un sorriso,<br />

tendendogli la copia <strong>del</strong> quotidiano che veniva lasciata ogni mattina<br />

davanti a ciascun bungalow.<br />

Mark lesse il titolo.<br />

SECONDO GIORNO, SECONDO CADAVERE.<br />

Ringraziò ancora Helen, e dopo aver chiuso la porta scagliò il<br />

giornale attraverso la stanza. Pochi minuti dopo uscì di corsa, diretto<br />

all'ospedale.<br />

Errore numero due.<br />

Non lo vide nemmeno arrivare, tanto era concentrato su Deanna<br />

e sul secondo cadavere.<br />

Qualunque cosa fosse ciò che lo colpì, fu come una tonnellata di<br />

mattoni sul cranio.<br />

Mentre crollava per terra, pensò che forse era il manico di


un'accetta. Una molto grande, come un'arma da battaglia<br />

medioevale. Poi perse i sensi e non pensò più a nulla.<br />

«Ci trasferiremo in questo posto» dichiarò Lauren.<br />

«Come, scusa?» domandò Heidi, distratta.<br />

Deanna era stata sistemata in una stanza ma non aveva ancora<br />

ripreso coscienza. Se non altro, aveva acquistato un po' di colore; i<br />

medici avevano assicurato loro che sarebbe guarita, se avesse<br />

superato le successive ventiquattr'ore. Il livello di globuli rossi era<br />

così basso che aveva rischiato di morire, ma la trasfusione aveva<br />

invertito il processo e c'erano buone probabilità che tutto si<br />

risolvesse per il meglio.<br />

Le avevano assegnato una stanza singola, e un poliziotto montava<br />

la guardia fuori dalla porta.<br />

Avrebbe dovuto sentirsi tranquilla, pensò Lauren, ma non era così.<br />

«Quel poliziotto, il tenente Canady, dice che sarebbe più prudente<br />

se cambiassimo albergo e ci trasferissimo al Monstresse House»<br />

spiegò a Heidi.<br />

«Perché si preoccupa di dove stiamo?»<br />

Lauren respirò a fondo. «Teme che uno squilibrato ci abbia scelte<br />

come bersaglio.»<br />

Heidi aggrottò la fronte.<br />

«Potrebbe trattarsi di uno squilibrato convinto di essere un<br />

vampiro» continuò Lauren.<br />

Heidi la fissò per diversi secondi con espressione incredula, poi<br />

scoppiò a ridere. «Lauren, ti rendi conto di quello che hai appena<br />

detto? Un vampiro? Leggi troppi romanzi horror.»<br />

«Heidi... »<br />

«Deanna ha perso molto sangue» continuò l'amica in tono<br />

ragionevole. «È malata. Probabilmente lo era già prima che<br />

venissimo qui ed è per questo che ha avuto quelle crisi di<br />

sonnambulismo. Non è stata aggredita.»<br />

«Heidi, il tenente Canady dice che dobbiamo cambiare albergo e<br />

io preferirei fare come dice lui» dichiarò con fermezza Lauren. «Senti,


pare che un poliziotto sia sempre lì e il tenente lo considera un posto<br />

sicuro. Se qualcuno ci ha davvero prese di mira, dobbiamo trasferirci.<br />

Non vorrai mettere in pericolo qualcun altro, per esempio Janice o<br />

Helen?»<br />

Heidi inarcò un sopracciglio, riflettendo. «D'accordo. Come vuoi.<br />

Quando ci spostiamo? Non credo che dovremmo lasciare sola<br />

Deanna in questo momento.»<br />

Lauren era d'accordo con lei, ma non voleva nemmeno passare<br />

tutto il giorno in ospedale. Decise che più tardi avrebbe fatto un<br />

salto in Jackson Square. Voleva trovare Susan, l'indovina, e farle<br />

pressioni finché non le avesse detto qualcosa che avesse senso.<br />

Avrebbe dovuto raccontare alla polizia di quella donna, pensò<br />

con amarezza. Ma che cosa poteva dire? In fondo non c'era niente di<br />

concreto e non voleva passare per pazza. No, meglio parlare prima<br />

con lei, decise.<br />

Si sporse verso Heidi. «D'accordo, per il momento faremo così: io<br />

vado a preparare i bagagli. Se hai bisogno di fare due passi per<br />

prendere una boccata d'aria fai pure, ma poi torna qui. D'accordo?»<br />

«D'accordo» rispose Heidi. Guardò il letto in cui Deanna giaceva<br />

immobile e pallidissima, quindi si alzò e posò una mano sulla fronte<br />

<strong>del</strong>l'amica. «È fresca» mormorò, «ma non ghiacciata come prima.»<br />

Scambiò uno sguardo con Lauren attraverso il letto. «Sono così<br />

preoccupata per lei.»<br />

«Anch'io.»<br />

«Credi che sia stata colpa mia?»<br />

«No, assolutamente no» le assicurò Lauren. «E si riprenderà, vedrai.<br />

È quello che hanno detto i dottori.»<br />

Heidi fissò lo sguardo nel vuoto. «Dissero così anche di mio padre<br />

prima che morisse per un secondo infarto» mormorò, angosciata.<br />

«Non me la sento di lasciarla in questo momento. Vai tu, d'accordo?»<br />

A un tratto si udì la suoneria di un cellulare. Heidi si frugò in tasca.<br />

«Barry» annunciò allarmata prima di rispondere. «Che cosa devo<br />

dirgli?»<br />

«È il tuo fidanzato» le ricordò Lauren.


«Lo so, ma si preoccuperebbe. Meglio che non risponda. Lo<br />

richiamerò più tardi, quando avrò pensato a cosa dirgli.»<br />

«Digli solo che Deanna si è sentita male e che è all'ospedale, che<br />

siamo qui con lei e che i dottori dicono che si riprenderà.»<br />

Heidi annuì. «Giusto. Gli dirò così, ma più tardi. Vai, adesso, e fai<br />

quello che devi fare. Io starò qui con Deanna. Andrà tutto bene.»<br />

«Okay, farò il più in fretta possibile» le assicurò Lauren.<br />

Heidi le rivolse un lieve sorriso. «Ehi, non ha senso stare tutte e<br />

due sedute qui. Io uscirò più tardi. Mi dispiace solo che tocchi a te<br />

raccogliere tutte le nostre cose.»<br />

«Non c'è problema. Ci vediamo tra poco.» Lauren ricambiò il<br />

sorriso e uscì.<br />

Mark riprese lentamente i sensi, ma non aprì gli occhi. Prima cercò<br />

di sentire l'ambiente in cui si trovava.<br />

Era seduto. Legato a una sedia, con i polsi stretti dietro la schiena.<br />

Non era una stazione di polizia.<br />

La temperatura era gradevole, grazie all'aria condizionata.<br />

Non si udivano rumori, ma sapeva che c'era qualcuno con lui nella<br />

stanza. Non Stephen, però. Non era un vampiro.<br />

La testa gli pulsava.<br />

Respirò a fondo un paio di volte, cercando di placare il dolore.<br />

«L'hai colpito troppo forte» sussurrò qualcuno. Una voce<br />

femminile. Dolce, preoccupata.<br />

«Avevo bisogno che perdesse i sensi.»<br />

Per poco Mark non sobbalzò, rivelando così di aver ripreso<br />

conoscenza. Aveva riconosciuto la voce. Era quella <strong>del</strong> tenente<br />

Canady.<br />

Continuò ad ascoltare, cercando di stabilire dove si trovava.<br />

«Sean, avresti potuto ucciderlo.»<br />

«Smettila di preoccuparti, Maggie. Il nostro amico è un tipo tosto.»


«Non sai nemmeno se sia colpevole di qualcosa.»<br />

«Però so che è al corrente di quello che sta succedendo qui<br />

intorno.»<br />

Mark si sforzò di distinguere altri rumori, cercando di capire se ci<br />

fosse qualcun altro nella stanza. Dopo essersi concentrato per diversi<br />

secondi, ebbe la certezza che non ci fossero altre persone.<br />

Tastò le corde, flettendo impercettibilmente i polsi per vedere se<br />

cedevano.<br />

Era chiaro che non era in arresto. Le cose potevano anche andare<br />

diversamente in Louisiana, ma nemmeno lì era legale che un<br />

poliziotto ti spaccasse la testa e ti tenesse legato a una sedia in un<br />

posto isolato.<br />

Si raddrizzò e aprì gli occhi.<br />

Canady era seduto su una sedia di fronte a lui. Una bella donna<br />

con intensi occhi castani e capelli rosso scuro era in piedi al suo<br />

fianco e gli teneva una mano sulla spalla. Il tenente indossava una<br />

camicia di buon taglio e una giacca leggera; la donna sembrava<br />

appena rientrata dalla palestra.<br />

Mark fissò il poliziotto per un istante, poi si guardò intorno.<br />

Si trovavano in una soffitta. Era piuttosto spaziosa, quindi doveva<br />

essere un edificio grande. Riconobbe l'architettura: anche la sua<br />

abitazione era costruita in uno stile simile. Probabilmente era dalle<br />

parti di Plantation Road, decise, e quella casa doveva avere almeno<br />

duecento anni.<br />

Inarcò lentamente un sopracciglio guardando Canady e la donna.<br />

«Suppongo di non essere precisamente agli arresti» disse.<br />

«Non ufficialmente. Non ancora.»<br />

Attese, facendo <strong>del</strong> suo meglio per nascondere i movimenti<br />

mentre lavorava alle corde che gli stringevano i polsi. Naturalmente<br />

Canady era armato. Era certo che portasse sempre una pistola<br />

addosso. Glock? Smith & Wesson? Qualsiasi fosse, la giacca la<br />

nascondeva. Ma lui era sicuro che fosse lì. «È casa sua?» chiese.<br />

Canady annuì. Non sembrava particolarmente in collera. Più che<br />

altro circospetto e meditabondo.


«Salve» disse la donna. «Io sono Maggie.»<br />

«Maggie... Canady?»<br />

«Sì.»<br />

«Vorrei ringraziarla <strong>del</strong>l'ospitalità, ma...»<br />

«Che cos'è venuto a fare qui in città?» domandò il tenente.<br />

Mark chinò il capo per nascondere il mezzo sorriso che gli era<br />

affiorato alle labbra. Gli sembrava di essere finito in un vecchio<br />

western e che lo sceriffo stesse per intimargli di montare in sella e<br />

squagliarsela prima <strong>del</strong> tramonto.<br />

«Sono venuto da lei, se ben ricorda» rispose.<br />

«Per dirmi che ci sono dei vampiri a New Orleans.»<br />

«So chi è il vostro killer. Mi creda, se non è stato lui a commettere<br />

gli omicidi, ne è responsabile.»<br />

Era quasi riuscito a liberare le mani.<br />

«Quel tale, Stephen» disse Canady.<br />

«Sì.»<br />

«Così, lei sostiene che ci sono dei veri vampiri a New Orleans.»<br />

«Sean» mormorò Maggie.<br />

«Maggie, lascia che lo dica.»<br />

Mark scosse il capo e li fissò, poi sospirò. «Sì, sostengo che ci sono<br />

veri vampiri a New Orleans. C'è un pericolo reale là fuori, e non<br />

sono io.»<br />

Aggrottò la fronte, perplesso. Maggie Canady lo stava fissando<br />

come se credesse a ogni parola che aveva detto, anche se il marito<br />

restava scettico.<br />

«Cercavo solo di metterla in guardia» concluse.<br />

«Dove si trovava la notte scorsa?» domando Canady.<br />

Mark sospirò nuovamente. «Stavo lottando contro un vampiro.»<br />

Decise di mettere tutte le carte in tavola. «Stephen è qui. Sta dando<br />

la caccia a Lauren Crow. Non so se lo faccia perché vuole<br />

tormentarmi o perché ha un profondo bisogno inconscio di ritrovare<br />

Katie.»


«Katie?» ripeté Canady.<br />

«Una donna che lui e io conoscevamo un tempo» rispose con<br />

calma. «Allora non sapevo nulla di vampiri; avrei riso anche solo a<br />

sentirne parlare, finché non andai a Kiev. La incontrai lì. Era nata a<br />

Kiev e voleva sposarsi in uno dei castelli <strong>del</strong>la zona. Conosceva<br />

Stephen già da prima. Credo che lui l'abbia seguita fin qui e poi di<br />

nuovo a Kiev. Cercò di allontanarla da me, ma lei ritornò.»<br />

«Dov'è adesso questa Katie?»<br />

«È morta.»<br />

Maggie e il marito si scambiarono un'occhiata.<br />

«Ho seguito le tracce di Stephen fin da quando sono arrivato qui,<br />

ma so che è sempre stato vicino. Mi sono imbattuto in Lauren Crow<br />

per caso, in un locale. Ho creduto di vedere un fantasma, tanto<br />

assomiglia a Katie.»<br />

«Quella che è stata attaccata però è Deanna» osservò Canady.<br />

Mark aggrottò la fronte e sentì l'adrenalina scorrere nelle vene. Si<br />

era ormai liberato <strong>del</strong>le corde, ma avrebbe preferito evitare un<br />

contrasto diretto. «Le ho detto...» Esitò, respirò a fondo e poi disse<br />

tutto d'un fiato: «I vampiri esistono e Stephen è uno dei più malvagi.<br />

Non solo, credo che abbia radunato un piccolo esercito. Mi sono<br />

imbattuto in alcune di quelle creature. Se lei non mi darà ascolto, se<br />

non mi aiuterà, ci sarà una carneficina».<br />

«Liberalo, Sean» mormorò Maggie.<br />

«Lei mi crede?» domandò Mark.<br />

«Certo che le crediamo. Non è così, Sean?»<br />

Mark fissò la donna. Era un miracolo. «Voi... voi siete disposti a<br />

credere che i vampiri esistono?»<br />

La donna si gettò dietro le spalle i lunghi capelli rosso scuro.<br />

«Certo che ci credo. Un tempo ero una di loro. E abbiamo diversi<br />

amici che lo sono ancora. Ci sono molti modi per sopravvivere<br />

senza uccidere vittime innocenti e trasformarle... » Sospirò. «A<br />

proposito, Sean ha convinto le sue amiche a trasferirsi a Monstresse<br />

House. La proprietaria è una vampira di nome Jessica, ma è partita<br />

con alcuni compagni per sistemare una faccenda in Africa. Sean, ti


prego, lascialo andare.» Sfiorò <strong>del</strong>icatamente il braccio <strong>del</strong> marito.<br />

«Sai che dice la verità.»<br />

Lauren era dispiaciuta e si sentiva un po' in colpa all'idea di<br />

lasciare il Bed&Breakfast, così non disse alla proprietaria che si<br />

trasferivano; le lasciò pensare che avevano semplicemente deciso di<br />

anticipare la partenza.<br />

In effetti avrebbero dovuto veramente tornare a casa, ma non<br />

potevano partire finché Deanna non fosse stata in grado di<br />

viaggiare.<br />

Radunare tutte le loro cose fu uno strazio, perché sia Heidi che<br />

Deanna avevano l'abitudine di lasciare tutto in giro. Lauren cercò di<br />

aggrapparsi all'irritazione: se non altro le impediva di pensare agli<br />

strani eventi che si erano verificati in quelle ultime ore.<br />

Quando ebbe fatto i bagagli, li portò sul marciapiede e chiamò un<br />

taxi.<br />

Il conducente, che parlava una lingua di difficile identificazione,<br />

non fu molto contento di dover caricare in auto così tante valigie<br />

per accompagnare una sola persona a pochi isolati di distanza.<br />

Impaziente, Lauren gli promise una lauta mancia.<br />

L'indirizzo sul biglietto da visita che le aveva dato il tenente<br />

corrispondeva a un edificio in Bourbon Street che non aveva mai<br />

notato prima. C'erano un prato, un vialetto costeggiato da alberi e<br />

fiori, e una piscina sul retro. Il cancello era in ferro battuto.<br />

La casa sorgeva un poco all'interno rispetto alla strada e aveva un<br />

bel porticato che la faceva assomigliare a una fazenda sudamericana.<br />

Il taxista scaricò i bagagli sul marciapiede, e quando Lauren cercò<br />

di spiegargli che aveva bisogno d'aiuto per raggiungere l'ingresso,<br />

finse di non capire una sola parola di inglese, prese il denaro e la<br />

piantò in asso.<br />

Era appena sparito, che la porta si aprì e una donna snella, alta<br />

circa un metro e sessanta, si precipitò lungo il vialetto, seguita da un<br />

poliziotto che Lauren aveva già visto: era l'agente che era<br />

intervenuto nel vicolo dietro il bar insieme al tenente Canady.


Qualche istante dopo comparve anche il sassofonista, Big Jim.<br />

«Salve!» la salutò cordialmente la donna. «Sono Stacey Lacroix. Tu<br />

sei Lauren, vero? Sean mi ha parlato di te. Non ti dispiace se ti do<br />

<strong>del</strong> tu, vero? Vieni dentro. Ci occuperemo noi dei bagagli.» Era<br />

minuta, ma sembrava un vortice di energia. «Oh, e questo è Bobby<br />

Munro» aggiunse, presentandole il poliziotto.<br />

«Ci siamo già conosciuti» disse l'agente con un mezzo sorriso.<br />

«Nel vicolo, ricordo. Salve, io sono Lauren Crow.»<br />

«E questo è Big Jim Dixon, il miglior sassofonista di tutti gli Stati<br />

Uniti» continuò Stacey.<br />

«La solita esagerata» replicò Jim Dixon, porgendo la mano alla<br />

ragazza. «Anche noi ci conosciamo già.»<br />

«E credo di averti visto suonare anche a un funerale jazz l'altro<br />

giorno.»<br />

«Sì, ero io» confermò lui, sollevando senza sforzo una <strong>del</strong>le valigie<br />

più pesanti.<br />

Nonostante l'accoglienza calorosa, Lauren si sentì un po' a disagio.<br />

Se non altro, si consolò prendendo la tracolla di Deanna, in quattro<br />

sarebbe bastato un solo viaggio per trasportare i bagagli all'interno.<br />

Prima di seguire gli altri lungo il vialetto d'ingresso, si fermò a<br />

guardarsi intorno come aveva fatto Stacey.<br />

Tutto a un tratto il cielo aveva assunto un colore cinereo e le<br />

nuvole si addensavano scure e minacciose sopra di loro. Alcuni<br />

uccelli si alzarono in volo sopra casa.<br />

«Andiamo dentro» li sollecitò Stacey.<br />

Lauren avvertì un'improvvisa tensione aleggiare nell'aria. Big Jim<br />

era già a metà strada. Si affrettò a seguirlo.<br />

Il posto era bellissimo e Lauren se ne innamorò non appena vi<br />

mise piede. Pensò che la casa doveva essere molto vecchia, il che<br />

non era insolito per la zona, ma era stata restaurata ed era tenuta<br />

alla perfezione. Il corrimano <strong>del</strong>le scale era levigato e lucente;<br />

tappeti di lana ricoprivano i pavimenti di legno; un orologio a<br />

pendolo batté le ore al loro ingresso e un lampadario di cristallo<br />

illuminava l'atrio, avvolgendolo in un caldo bagliore.


«La reception è là dietro» le spiegò Stacey. «Ti farò firmare il<br />

registro dopo averti mostrato le vostre stanze. La proprietaria è<br />

all'estero in questo momento, ma credo che sarete soddisfatte <strong>del</strong>la<br />

sistemazione. Non avevamo previsto di avere ospiti, ma quando<br />

Sean ha chiamato... be', non potevo proprio dirgli di no. Se non<br />

altro avrete un sacco di spazio.»<br />

Bobby Munro e Big Jim erano già a metà <strong>del</strong>l'elegante scalinata.<br />

Stacey chiuse a chiave la porta d'ingresso e li seguì. Lauren le andò<br />

dietro.<br />

La scala conduceva a un lungo corridoio che si estendeva in<br />

entrambe le direzioni. «Le camere degli ospiti sono a sinistra» spiegò<br />

Stacey, voltandosi a guardarla. «C'è una balconata che corre sul<br />

retro, con una magnifica vista sulla piscina. Abbiamo un'unica regola:<br />

non fare entrare nessuno, mai, senza chiedere prima a me. L'ha<br />

stabilita Jessica, la proprietaria, e noi tutti la rispettiamo.»<br />

Stacey le stava sorridendo, tuttavia c'era qualcosa di strano nel<br />

modo in cui parlava. Come se infrangere quella regola potesse<br />

portare conseguenze disastrose, tipo una carrozza che si trasformava<br />

in zucca. O peggio.<br />

«È una casa bellissima» disse educatamente Lauren.<br />

«Sì, vero?»<br />

Big Jim e Bobby uscirono proprio in quel momento da una <strong>del</strong>le<br />

stanze degli ospiti. «Non sapevamo dove mettere i bagagli» disse il<br />

sassofonista, «così li abbiamo lasciati tutti in una stanza.»<br />

«Mi pare di aver capito che siete in tre» riprese Stacey. «Il tenente<br />

ci ha detto che una <strong>del</strong>le tue amiche è in ospedale, mentre l'altra -<br />

Heidi, giusto? - avrà bisogno di una sistemazione per la notte. In<br />

ogni caso, questa è la tua stanza, quella di Heidi è qui accanto e la<br />

vostra amica potrà sistemarsi in quella di fronte.»<br />

«Non sono sicura che avremo bisogno di così tanto spazio»<br />

mormorò Lauren. La porta <strong>del</strong>la camera che le era stata assegnata<br />

era aperta e si vedeva che il locale era molto ampio. C'erano un<br />

letto imponente, un tavolo, un armadio enorme e un sacco di spazio<br />

nel mezzo. Una portafinestra dava sulla balconata.<br />

Stacey si strinse nelle spalle. «La casa è grande. Ne approfittiamo,


quando è possibile.»<br />

«Al piano di sotto, sul retro, c'è la cucina» la informò Bobby,<br />

osservandola con un sorriso. «Io sono qui per la maggior parte <strong>del</strong><br />

tempo, quando non sono in servizio.» Prese per mano Stacey e<br />

aggiunse: «Siamo fidanzati».<br />

«Congratulazioni.»<br />

«Io invece abito nel villino <strong>del</strong> custode sul retro» la informò Big<br />

Jim. «Non che faccia veramente il custode: semplicemente, vivo lì.»<br />

«Che Bobby è un poliziotto lo sapevi già, no?» disse Stacey.<br />

«Sì.» Lauren non poté fare a meno di chiedersi se i poliziotti <strong>del</strong><br />

posto fossero normali. Quelli che aveva incontrato fino a quel<br />

momento sembravano osservarla come se non la giudicassero <strong>del</strong><br />

tutto sana di mente. Se non altro l'avevano presa abbastanza sul<br />

serio da mettere qualcuno a piantonare la stanza di Deanna<br />

all'ospedale, si disse.<br />

«Sono sicura che la tua stanza ti piacerà» continuò Stacey,<br />

invitandola a entrare con un gesto <strong>del</strong>la mano, evidentemente<br />

orgogliosa.<br />

Lauren trovò la camera davvero adorabile. Tutto era di un gusto<br />

squisito, dal legno levigato <strong>del</strong>l'armadio ottocentesco al letto a<br />

baldacchino, al tavolo in ciliegio, al copriletto a fiori. Esitò,<br />

chiedendosi se potesse permettersi una sistemazione così raffinata,<br />

indipendentemente dal fatto che il tenente Canady la ritenesse<br />

sicura, ma prima che potesse esprimere le proprie riserve Stacey le<br />

disse un prezzo a persona che era ridicolmente basso.<br />

«Com'è possibile che possiate mandare avanti l'attività con questi<br />

prezzi?» non poté trattenersi dal chiedere.<br />

«Oh, Jessica non ha bisogno di Monstresse House per vivere» le<br />

spiegò. «È una psicologa ed è ricca di famiglia. Apre e chiude questo<br />

posto quando più le fa comodo.»<br />

«Siamo le uniche ospiti in questo momento?»<br />

«C'è un altro cliente che arriverà più tardi» rispose Stacey. «Se sei<br />

pronta, possiamo procedere con la registrazione.»<br />

«Io devo andare al lavoro, ma di solito passo qui la notte» la


informò Bobby. «Mi ha fatto davvero piacere conoscerti.»<br />

«E io devo andare al club» disse Big Jim.<br />

«A presto» li salutò Lauren mentre i due si avviavano lungo le<br />

scale. Si sentì leggermente a disagio vedendoli andar via. Aveva<br />

l'impressione che sapessero troppe cose di lei e che si fossero mostrati<br />

un po' troppo amichevoli. E che dire di quella regola? Non far<br />

entrare nessuno.<br />

Non era tutto un po' troppo misterioso?<br />

Oh, al diavolo, si disse. Che cosa poteva esserci di più inquietante<br />

di quello che stava già succedendo? Un uomo affascinante l'aveva<br />

sequestrata solo per poterle dire che c'erano dei vampiri a New<br />

Orleans. Deanna era in ospedale e aveva subito una trasfusione<br />

dopo una crisi di sonnambulismo e forse un'aggressione. Il bel<br />

tenebroso era sparito per inseguire un'ombra nel buio e un tenente<br />

di polizia aveva disposto che la stanza di Deanna venisse piantonata.<br />

«Sono pronta, andiamo» disse a Stacey, scrollandosi di dosso quei<br />

pensieri. «Mi farà bene muovermi.»<br />

Era iniziato tutto con l'indovina, rifletté mentre scendevano alla<br />

reception. E appena fatta la registrazione, sarebbe andata a cercarla<br />

per avere <strong>del</strong>le risposte.<br />

Heidi aveva finito di sfogliare la terza rivista. Aveva studiato<br />

Modern Bride, leggendo un articolo sui piccoli incidenti <strong>del</strong>l'ultimo<br />

minuto che avrebbero potuto rovinare le nozze, poi era passata a<br />

People e infine aveva dato una scorsa a Time.<br />

Deanna non aveva dato segno di vita. Giaceva sul letto come la<br />

Bella Addormentata, bellissima nel suo sonno profondo, in attesa <strong>del</strong><br />

bacio <strong>del</strong> vero amore.<br />

Perché non si sveglia?<br />

Heidi si concesse qualche istante di autocommiserazione. Si<br />

trovava con le sue migliori amiche in una città che tutte e tre<br />

adoravano, dove avrebbero dovuto pensare solo a divertirsi. Barry<br />

era a casa con i fratelli e i suoi amici. Non c'era niente di meglio di<br />

un gruppo di giovani avvocati per lasciarsi andare a divertimenti


sfrenati. Pensò di chiamarlo, poi decise che in quel momento doveva<br />

essere al lavoro e non voleva sembrare una di quelle donne che<br />

chiamano un uomo solo per sentirsi rassicurare.<br />

No, era tutto a posto. Deanna riceveva le cure migliori per... per<br />

qualsiasi malattia fosse quella che l'aveva colpita. Lauren sarebbe<br />

tornata presto. Un giorno avrebbero ripensato a quei giorni come a<br />

un'esperienza che le aveva unite ancora di più. In fondo non<br />

avrebbe mai voluto che il suo matrimonio o la festa di addio al<br />

nubilato finissero per essere noiosi.<br />

Posò la rivista, si alzò, si stiracchiò, poi si chinò su Deanna per<br />

scostarle i capelli dalla fronte. L'infermiera era entrata pochi minuti<br />

prima a controllare la flebo e registrare i segni vitali <strong>del</strong>la paziente.<br />

Tutto stava andando bene e lasciava sperare che Deanna avrebbe<br />

ripreso presto conoscenza.<br />

Andò alla porta e sbirciò nel corridoio. Un poliziotto in uniforme<br />

seduto su una sedia leggeva il giornale. Tornò accanto a Deanna e si<br />

sedette. La poltrona poteva essere trasformata in letto;<br />

probabilmente lei o Lauren vi avrebbero trascorso la notte. Per il<br />

momento, tuttavia, era soltanto una poltrona confortevole.<br />

«Ti spiace se accendo la tivù?» chiese ad alta voce. Il suono <strong>del</strong>la<br />

propria voce le parve irreale. Come se a Deanna potesse importare<br />

se accendeva o no la televisione, si disse.<br />

Il telecomando era appeso alla testiera <strong>del</strong> letto, ma riuscì a<br />

sistemare il filo in modo da controllare lo schermo dalla poltrona.<br />

Fece un po' di zapping e alla fine si fermò su un talk show; non che<br />

fosse appassionata a quel genere di programmi, ma non c'era nulla<br />

che volesse vedere veramente.<br />

Chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la poltrona,<br />

lasciandosi cullare dal brusio <strong>del</strong>le voci in sottofondo. Era<br />

stanchissima. In fondo era come se fosse da sola, si disse, cedendo al<br />

sonno.<br />

Pochi minuti sognò che si trovava in uno strano posto. Era come<br />

se un uomo fosse comparso alla televisione e parlasse direttamente a<br />

lei. Era un uomo molto sensuale. Di solito Heidi non si lasciava<br />

influenzare dalla bellezza fisica o dal carisma, anche se sapeva


iconoscerli. Essere profondamente innamorata di Barry non le<br />

impediva di vedere bellezza e fascino negli altri uomini, e quello in<br />

particolare era riuscito a conquistare tutta la sua attenzione. Stava<br />

sognando, ne era certa, ma nel sogno gli sorrideva. Lui faceva<br />

battute provocanti, la corteggiava, e lei si ritrovò a rispondere.<br />

Aveva capelli molto scuri, un viso dai lineamenti virili e una voce<br />

ipnotica. Non era sicura di cosa stesse dicendo esattamente, tuttavia<br />

si sentì arrossire. Strano. Aveva la sensazione che la sua voce la<br />

toccasse. Che la eccitasse sessualmente.<br />

Che assurdità...<br />

Provò un calore crescente e fu come se potesse sentire le sue dita<br />

che le sfioravano la pelle <strong>del</strong>icata all'interno <strong>del</strong>le cosce.<br />

È solo un sogno, si disse. Si stava avvicinando il giorno <strong>del</strong>le nozze<br />

e una parte di lei aveva ceduto per qualche istante al panico. Era più<br />

che comprensibile: dopotutto stava per rinunciare agli altri uomini<br />

per sempre! Ed ecco spiegato quel sogno erotico con un attore <strong>del</strong>la<br />

televisione.<br />

Ora però lo sconosciuto <strong>del</strong> sogno le stava dicendo di alzarsi.<br />

Di andare alla finestra e farlo entrare.<br />

Naturalmente non gli stava obbedendo davvero. Siamo seri, chi<br />

mai entrerebbe in un ospedale dalla finestra? E com'era possibile che<br />

lei si alzasse, andasse alla finestra e lo facesse entrare...?<br />

Che gli permettesse di fare certe cose...<br />

Che facesse sesso con lui...<br />

Mentre Deanna giaceva in stato comatoso sul letto, poi!


Capitolo 9<br />

Lauren firmò il registro e lasciò Monstresse House sentendosi<br />

piena di energia e determinata a trovare l'indovina di Jackson<br />

Square.<br />

Ma dopo aver fatto più di una volta il giro <strong>del</strong>la piazza, si rese<br />

conto che molte <strong>del</strong>le persone che frequentavano abitualmente la<br />

zona si facevano vedere solo sul tardi, probabilmente verso sera.<br />

Peggio ancora, aveva la sensazione di essere seguita, pur essendo<br />

in uno spazio pubblico alla luce <strong>del</strong> giorno. Il sole era forte, l'aria<br />

calda e una leggera brezza spirava dal fiume. Il mondo sembrava<br />

tranquillo, normale.<br />

Ma non lo era affatto.<br />

Tornò all'ospedale pensando che probabilmente Heidi era pronta<br />

a tirarle il collo.<br />

Invece non era affatto in collera.<br />

Entrando nella stanza, la vide addormentata nella poltrona<br />

accanto al letto. Si svegliò solo quando Lauren la toccò; si stiracchiò<br />

e arrossì, guardandosi intorno con aria disorientata.<br />

«Ciao. Ci sono novità? Hai parlato con qualcuno?»<br />

Heidi sembrava un po' confusa. «Ehm... sì. L'ultima infermiera che<br />

è entrata ha detto che i segni vitali sono forti e che Deanna si sta<br />

riprendendo bene. Non si è ancora svegliata, ma sembra che stia<br />

riposando tranquilla e i medici sono soddisfatti dei suoi progressi.»<br />

«Mi dispiace» si scusò Lauren. «Non avevo intenzione di metterci<br />

così tanto.»<br />

«Perché, sei stata via a lungo?»<br />

«Sì, ma il nuovo Bed&Breakfast è bellissimo.»<br />

«Lo era anche l'altro» puntualizzò Heidi.<br />

«Vedrai, Monstresse House ti piacerà» le assicurò Lauren.<br />

Heidi si strinse nelle spalle. «Se è quello che volevi.»<br />

«Grazie per avermi accontentata.»


«Bella schiava ti sei dimostrata.»<br />

«Scusami.»<br />

Heidi aggrottò la fronte un istante. «C'è ancora il poliziotto in<br />

corridoio, vero?»<br />

«Sì, certo.»<br />

«Credi che possiamo andare a pranzo insieme? Abbiamo saltato la<br />

colazione e sto morendo di fame.»<br />

Lauren esitò. Era pieno giorno, si disse poi. Deanna era in<br />

ospedale con un poliziotto che montava la guardia fuori dalla porta<br />

<strong>del</strong>la sua stanza. «Vuoi che prendiamo qualcosa alla caffetteria<br />

<strong>del</strong>l'ospedale?»<br />

«Veramente avrei preferito uscire, ma va bene lo stesso.»<br />

In corridoio, Lauren vide che l'agente in servizio era un uomo sulla<br />

cinquantina, probabilmente di origine francese o spagnola. Aveva un<br />

viso che ispirava fiducia, un po' tirato ma gentile e rassicurante.<br />

Quando gli disse che andavano a mangiare un boccone insieme,<br />

rispose: «Buona idea. Andrò a sedermi dentro per stare con la vostra<br />

amica. Fate pure con calma».<br />

Mentre lo ringraziava, Lauren notò che portava una pesante<br />

catena d'oro al collo. «È un crocifisso?» gli chiese.<br />

«Oh... sì.» Lo tirò fuori dalla camicia per farglielo vedere. «Un<br />

regalo di mia moglie. Lo porto sempre. È molto bello anche il suo.»<br />

«Così indossi la croce di Mark» la prese in giro Heidi.<br />

Lauren le rivolse un vago sorriso e ringraziò di nuovo l'agente.<br />

Al bar, scoprirono che il self-service <strong>del</strong>l'ospedale era abbastanza<br />

decente. Riempirono i vassoi e sedettero a un tavolo.<br />

«Mi dispiace davvero che la tua festa sia andata in questo modo,<br />

ma soprattutto sono preoccupata per Deanna» disse Lauren.<br />

«Oh, non pensarci. Credo che dopotutto sia stata una buona cosa<br />

non esagerare. Ho avuto più tempo per riflettere sul passo che sto<br />

per compiere» rispose Heidi in tono leggero.<br />

«Che cosa vuoi dire?»


«Ho ripensato all'intera faccenda <strong>del</strong> matrimonio» spiegò,<br />

stringendosi nelle spalle.<br />

Lauren rimase bloccata a mezz'aria mentre portava alle labbra una<br />

forchettata di lattuga. «Come, scusa?»<br />

«Non credo di essere pronta per il matrimonio.»<br />

«Heidi, mancano solo due settimane alle nozze.»<br />

«Lo so.» Per nulla turbata, Heidi si sistemò il tovagliolo sulle<br />

ginocchia.<br />

«Ma tu ami Barry.»<br />

«Sì, certo che lo amo.»<br />

«Allora?»<br />

«Forse non sono ancora pronta.»<br />

«Ma eri così sicura.»<br />

«Le cose possono cambiare.»<br />

«Hai parlato con lui? Avete avuto una discussione o qualcosa <strong>del</strong><br />

genere?» domandò Lauren, sempre più perplessa.<br />

«No, non voglio discutere al telefono di una questione così<br />

<strong>del</strong>icata, e in ogni caso no, non abbiamo mai litigato. Ogni tanto<br />

siamo in disaccordo su qualcosa, ma le nostre non sono mai vere<br />

liti.»<br />

«Da quanto tempo non lo senti?»<br />

«Da ieri.»<br />

«E allora cosa...?»<br />

«Non sono sicura di essere pronta per il matrimonio.» Heidi<br />

arrossì, guardandola negli occhi. «Se proprio vuoi saperlo, mi è<br />

venuto il dubbio che forse non sono <strong>del</strong> tutto pronta per una vita<br />

sessualmente monogama.»<br />

Lauren si limitò a fissarla con sguardo vacuo.<br />

«Non ho voglia di discuterne» tagliò corto Heidi.<br />

«Come vuoi.»<br />

Heidi posò la forchetta. «Sai, dopotutto non ho veramente fame.


Dato che sei qui, andrò a fare due passi. Passerò a controllare che<br />

non abbiamo dimenticato niente al vecchio Bed&Breakfast e a dare<br />

un'occhiata a quello nuovo. D'accordo?»<br />

«Okay» disse Lauren. Non sapeva nemmeno se l'amica l'avesse<br />

sentita: Heidi era già uscita.<br />

Scoprì che anche a lei era passato l'appetito e a un tratto sentì<br />

l'urgenza di tornare da Deanna.<br />

Salì le scale di corsa.<br />

L'agente di polizia era ancora nella stanza e arrossì quando Lauren<br />

lo trovò a leggere la rivista di Heidi sulle spose. «Ci sono <strong>del</strong>le belle<br />

fotografie» disse. «Mia moglie e io siamo fuggiti a Las Vegas per<br />

sposarci. A volte penso di averla privata di un vero matrimonio.»<br />

«Da quanto tempo siete sposati?»<br />

«Ventisei anni.»<br />

«In questo caso immagino che sia contenta di quello che ha avuto»<br />

gli assicurò Lauren.<br />

Il poliziotto sorrise. Sembrava una persona felice. Lauren sedette ai<br />

piedi <strong>del</strong> letto con la sensazione che il mondo potesse tornare a<br />

posto. Il poliziotto rimase con lei. Non si accorse di essersi appisolata<br />

finché non si sentì scuotere e l'agente le disse che stava arrivando un<br />

collega a dargli il cambio.<br />

Lauren si riscosse, batté le palpebre e si rese conto che era già il<br />

crepuscolo.<br />

Lauren si stava chiedendo se fosse opportuno allontanarsi<br />

dall'ospedale per cercare di rintracciare l'indovina senza avvertire<br />

Heidi, quando l'amica rientrò.<br />

La mente di Lauren era ancora in subbuglio.<br />

Le condizioni di Deanna erano immutate, ma ora era Heidi a<br />

comportarsi in modo strano. Era tornata dalla sua passeggiata di<br />

buon umore anche se sembrava un po'... spiritata. Non era un<br />

termine che Lauren usasse abitualmente, tuttavia sembrava il più<br />

adatto a descrivere il comportamento <strong>del</strong>l'amica. Accennò al fatto di


non aver risposto a diverse chiamate di Barry, affermò in tono<br />

spensierato che Deanna sarebbe stata bene e si dichiarò felicissima di<br />

restare con lei a guardare la televisione o a leggere per tutta la sera.<br />

Quando Lauren le promise che sarebbe tornata il prima possibile, le<br />

disse di non preoccuparsi.<br />

Ciò nonostante Lauren continuò a provare un certo disagio<br />

all'idea di lasciarla lì da sola. Ma poi si disse che stava diventando<br />

ridicola. C'era un poliziotto di guardia alla porta e di certo, in caso<br />

di bisogno, sarebbe stato perfettamente in grado di proteggere le<br />

due ragazze.<br />

Dopo aver lasciato l'ospedale prese un taxi e si fece portare a<br />

Monstresse House, perché aveva deciso di prendere con sé una<br />

giacca leggera prima di perlustrare Jackson Square. Il tassista,<br />

gentilissimo, le offrì la propria comprensione quando seppe che<br />

aveva un'amica all'ospedale. Credeva nell'occulto e le consigliò di<br />

procurarsi un talismano efficace che la proteggesse contro il male.<br />

Lauren lo ringraziò, pensando tra sé che non era il caso di lasciarsi<br />

suggestionare.<br />

Sfortunatamente il tassista non riuscì a portarla fino a Monstresse<br />

House e nemmeno in Bourbon Street, perché le strade erano<br />

bloccate a causa di un incidente, e scusandosi profusamente le<br />

suggerì di scendere e percorrere a piedi gli ultimi isolati.<br />

Lauren seguì il consiglio, anche se non sapeva esattamente dove si<br />

trovasse, perché le strade erano così illuminate e piene di gente che<br />

non avrebbe corso pericoli. Mentre camminava, ripensò a tutto<br />

quello che avevano fatto da quando erano arrivate in città.<br />

A un tratto si sentì pervadere da una sensazione di gelo che la<br />

indusse a fermarsi. Si guardò intorno aggrottando la fronte; la strada<br />

era fiancheggiata da vecchi edifici residenziali, c'erano solo pochi<br />

negozi qua e là e la maggior parte erano caffè che aprivano solo di<br />

giorno. Splendide dimore si innalzavano protette da alti muri. A un<br />

tratto le parve che le siepi che costeggiavano il marciapiede<br />

incominciassero a stormire tutte insieme.<br />

Riprese a camminare, affrettando il passo, poi si bloccò di nuovo.<br />

Qualcuno era sbucato da dietro un muro di mattoni, una figura


imponente, che si stagliava scura contro il cielo notturno.<br />

In lontananza si udiva il rumore <strong>del</strong> traffico; risate, persino <strong>del</strong>la<br />

musica.<br />

Lauren rimase immobile. Tutto a un tratto si era levata una brezza<br />

insolitamente fresca per la stagione. Si rese conto di essere rimasta<br />

sola sulla strada. Portoni e cancelli erano chiusi. Non era lontana da<br />

Bourbon Street, e tuttavia era come se fosse ai confini <strong>del</strong> mondo.<br />

La figura davanti a lei non si muoveva, o almeno non lo faceva in<br />

modo percettibile, eppure sembrava avvicinarsi, come se fluttuasse,<br />

librandosi nell'aria a pochi centimetri dal marciapiede.<br />

All'improvviso la sagoma scura si rivelò un uomo. Alto, sulla<br />

trentina, atletico, con occhi e capelli scuri. Indossava jeans neri, una<br />

polo <strong>del</strong>lo stesso colore e una giacca sportiva. I suoi capelli<br />

sembravano più neri <strong>del</strong>la notte.<br />

E i suoi occhi...<br />

Dovevano essere neri anche quelli.<br />

Solo che sembrava che vi brillassero <strong>del</strong>le pagliuzze dorate.<br />

Lauren si disse che doveva muoversi, affrettare il passo e<br />

oltrepassare quell'uomo, ma si rese conto a un tratto di essere come<br />

paralizzata.<br />

Lo sconosciuto si avvicinò sorridendo.<br />

Lauren udì un clacson suonare, ma era come se provenisse da un<br />

altro mondo. Lo seguì il miagolio di uno strumento a corda.<br />

Ma era così lontano.<br />

«Salve.»<br />

Fu come se il suo cuore rabbrividisse quando lo sconosciuto parlò.<br />

Lauren non capiva perché non riuscisse a muoversi. Era come se fosse<br />

paralizzata. Ed era furiosa con se stessa. Che cosa diavolo le stava<br />

succedendo?<br />

La voce <strong>del</strong>l'uomo era calda e profonda, e Lauren si chiese se fosse<br />

quella a tenerla inchiodata sul posto; poi però si rese conto che era<br />

rimasta lì, ad aspettarlo, ancor prima che parlasse.<br />

Non rispose.


Si limitò a fissarlo e lui ricambiò il suo sguardo.<br />

«Ti stavo cercando» disse infine lo sconosciuto.<br />

La stava cercando? Ridicolo. Non lo conosceva. O sì? In quel<br />

momento si fece strada dentro di lei la consapevolezza di averlo già<br />

visto prima, solo che non riusciva a ricordare quando o dove.<br />

Scoprì sorpresa che riusciva ancora a parlare. «Io non la conosco»<br />

disse. Se si fosse sforzata, pensò, forse sarebbe riuscita anche a<br />

muoversi.<br />

«Ma io conosco te. E tu ricorderai, col tempo.»<br />

Era la tattica peggiore che avesse mai visto per attaccare discorso,<br />

pensò Lauren. «Mi scusi, ma devo andare» mormorò, alzando un<br />

braccio.<br />

Poteva muoversi!<br />

Ma quando cercò di fare un passo avanti, se lo trovò<br />

improvvisamente di fronte anche se non l'aveva visto muoversi. È<br />

come se fosse volato qui.<br />

Lo guardò negli occhi. Erano dorati. Anzi no, erano scuri. E c'era<br />

una specie di fuoco che sembrava ardere dall'interno.<br />

Era diventata completamente pazza.<br />

«Questa volta sono in vantaggio» mormorò lo sconosciuto. «Non<br />

ti perderò di nuovo.»<br />

Lauren aprì la bocca per parlare, per dirgli che non poteva<br />

perdere qualcosa che non aveva mai avuto. Ma il fuoco che ardeva<br />

nel suo sguardo era così abbagliante...<br />

La croce, pensò. La croce d'argento. Se solo avesse potuto tirarla<br />

fuori...<br />

Un gesto <strong>del</strong> genere tuttavia avrebbe implicato che credeva nei<br />

vampiri, ed era ridicolo, considerò.<br />

Inoltre non poteva più muovere le braccia. Era incatenata dal<br />

bagliore <strong>del</strong> suo sguardo. Provò a muovere una mano, implorò il<br />

proprio corpo di reagire...<br />

Quando toccò la croce con le dita e la tirò fuori dalla camicia, un<br />

lampo di furia attraversò gli occhi <strong>del</strong>lo sconosciuto.


Aprì la bocca. I suoi denti non erano ingialliti, e nemmeno orribili,<br />

marci o grondanti sangue. Semplicemente non erano denti.<br />

Erano zanne!<br />

L'uomo si avventò su di lei, furioso alla vista <strong>del</strong>la croce. Sembrava<br />

che soffrisse, ma che fosse determinato a sopportare il dolore pur di<br />

agguantarla. Voleva strapparle la croce dal collo, intuì Lauren,<br />

costringendosi a indietreggiare.<br />

Fu allora che apparve Mark.<br />

Lauren non riuscì a capire da dove fosse sbucato; semplicemente,<br />

tutto a un tratto era lì.<br />

Sentì le sue mani sulle spalle e si rese conto che la spingeva via.<br />

Impugnava una pistola ad acqua, notò sconcertata. Una pistola ad<br />

acqua da bambini!<br />

Lui sollevò l'arma e sparò all'aggressore.<br />

Si alzò una nuvola di vapore, poi un sibilo lacerò il silenzio,<br />

accompagnato da un ruggito furibondo.<br />

L'uomo dagli occhi di brace parve svanire nel buio, benché<br />

echeggiasse ancora il suono <strong>del</strong>la sua voce.<br />

E all'improvviso, in quella strada così vicina a Bourbon eppure così<br />

lontana, si materializzarono una ventina di ombre, simili a pozze di<br />

oscurità che si muovevano.<br />

Presero forma. E vita.<br />

Mark le lanciò qualcosa.<br />

Un'altra pistola ad acqua.<br />

Lauren lo fissò, sgomenta, ma afferrò istintivamente il giocattolo.<br />

«Non lasciare che prendano la croce. Spara!» le gridò Mark.<br />

Sparare?<br />

Con una pistola ad acqua?<br />

Le ombre si stavano affollando intorno a lei. Erano tantissime.<br />

Sembravano... Prima erano soltanto ombre, realizzò atterrita Lauren,<br />

ma adesso erano proprio persone.<br />

Una bambina con le gonne corte e i capelli a caschetto, il viso


spruzzato di lentiggini. Un ragazzo sulla ventina con una T-shirt dei<br />

Grateful Dead. Un uomo che sembrava il sosia di James Bond. Una<br />

donna che assomigliava come una goccia d'acqua alla protagonista di<br />

Lucy ed io.<br />

Qualcuno si lanciò addosso a Mark e lui lo respinse con un calcio<br />

degno di Jackie Chan. L'aggressore volò all'indietro e andò a sbattere<br />

con violenza contro un muro, poi si rialzò come se niente fosse e<br />

tornò all'attacco.<br />

Mark si era girato e per un istante Lauren pensò che volesse<br />

sparare a lei con la pistola ad acqua, ma non era così. Udì un grido<br />

di rabbia, seguito da quell'orribile sibilo, proprio dietro di sé. Si voltò<br />

e vide una sagoma nera trasformarsi in un cumulo di cenere<br />

infuocata.<br />

Una bambina saltò sulla schiena di Mark. Lui la afferrò con<br />

entrambe le mani e la fece volare oltre le spalle, sul marciapiede.<br />

Sembrava Pollyanna.<br />

Mark mirò in mezzo ai suoi occhi con la pistola ad acqua e<br />

premette il grilletto.<br />

La bambina lanciò un grido.<br />

Un sibilo, una palla di fuoco, e la piccola diventò un mucchietto<br />

di cenere.<br />

Mark cominciò a ruotare su se stesso, spruzzando getti d'acqua<br />

con la pistola.<br />

Da qualche parte, qualcuno suonava <strong>del</strong>la musica jazz.<br />

In lontananza echeggiavano <strong>del</strong>le risate.<br />

Un'auto suonò il clacson.<br />

Altri sibili, punteggiati da grida di rabbia.<br />

«Spara!» gridò Mark. «Girati e spara!»<br />

Lauren si voltò. Un uomo che sembrava un cavaliere d'altri tempi<br />

incombeva su di lei. Assomigliava così tanto ai ritratti di Carlo II che<br />

lo shock la fece esitare.<br />

Poi strinse il dito sul grilletto.


Il cavaliere era a pochi centimetri da lei quando il getto d'acqua lo<br />

colpì; digrignò i denti e lanciò un grido mentre si dissolveva davanti<br />

ai suoi occhi, lasciando impressa nella sua mente l'immagine <strong>del</strong>le<br />

fauci spalancate e <strong>del</strong>le zanne lucenti.<br />

A Lauren parve di vedere una lingua di fuoco illuminare un teschio<br />

prima di vederlo sparire tra le fiamme...<br />

Avvertì una presenza alle proprie spalle. Un uomo cercò di<br />

afferrarla alla gola. Quando toccò la croce d'argento gridò e le sue<br />

dita si incendiarono. Per un istante la fissò, il viso stravolto da una<br />

maschera di furore che si trasformò in un teschio prima di esplodere<br />

con una fiammata. Attraverso il fumo, Lauren vide Mark e capì che<br />

era stato lui a sparare.<br />

Poi udì una specie di frullare d'ali e vide le ombre volare in alto.<br />

Pochi secondi dopo la strada era tornata tranquilla. I rumori che<br />

provenivano da Bourbon Street parvero crescere di volume,<br />

diventare sempre più reali e vicini.<br />

Lauren rimase immobile sul marciapiede.<br />

Stava ancora fissando un uomo.<br />

Ma questa volta l'uomo era Mark.<br />

Tremando, guardò la pistola ad acqua che teneva in mano. Aveva<br />

portato le armi giuste, pensò distrattamente. Contenevano una gran<br />

quantità d'acqua. I bambini si sarebbero divertiti un mondo a giocare<br />

in piscina.<br />

Solo che lei non era una bambina e quella non era una piscina.<br />

E già le riusciva impossibile credere a quello che era appena<br />

successo.<br />

«Tutto bene?» le domandò Mark.<br />

Che cosa sta dicendo?, si chiese Lauren. Tutto bene? È fuori di<br />

senno?<br />

«Tutto bene?» ripeté. «Accidenti, no!»<br />

Lui respirò a fondo e le rivolse un sorriso di scusa. «Mi dispiace.<br />

Volevo dire, sei ferita? Ti ha toccata prima che arrivassi io?»<br />

Lei deglutì, scossa da un tremito incontrollabile. «No.»


Mark si avvicinò con cautela.<br />

«Non è possibile che abbia visto quello che ho creduto di vedere»<br />

mormorò Lauren.<br />

«È così» le assicurò lui.<br />

Era impossibile. Tutto era successo così rapidamente. Non può<br />

essere stato reale.<br />

Guardò a terra. Sembrava che un giardiniere maldestro avesse<br />

perso <strong>del</strong>la terra mentre spingeva la carriola lungo la strada.<br />

Mark allungò un braccio per prenderle la pistola dalla mano con<br />

la stessa cautela che avrebbe usato se l'arma fosse stata vera.<br />

«Dobbiamo rientrare a Monstresse House» le disse gentilmente.<br />

«L'albergo» gli fece eco lei, aggrottando la fronte.<br />

«Se non altro non sei svenuta» mormorò lui.<br />

Quelle parole la riscossero. All'improvviso la voce nella sua mente<br />

che continuava a dirle che ci doveva essere qualcosa di vero nelle<br />

storie che lui le aveva raccontato, si fece più forte.<br />

I vampiri esistono davvero.<br />

«Certo che non sono svenuta!» sbottò. Stava tremando così forte<br />

che stentava a reggersi in piedi.<br />

«Andiamo» disse Mark.<br />

«A Monstresse House?»<br />

«Sì.»<br />

«Ma certo!» esclamò Lauren, colpita da un'intuizione. «Tu hai una<br />

camera lì, vero?»<br />

«Sì.»<br />

«Deanna è stata morsa da un vampiro.» Era una constatazione,<br />

non una domanda. Aveva ancora problemi a digerire il fatto che i<br />

vampiri fossero reali.<br />

«Sì.»<br />

«Vivrà?»<br />

«Lo spero.»


Lauren prese a camminare con movimenti meccanici, quasi fosse<br />

una marionetta guidata da qualcun altro.<br />

Mentre Mark si incamminava al suo fianco, le venne in mente che<br />

era intervenuto appena in tempo.<br />

Mi ha salvato la vita.<br />

Erano quasi in Bourbon Street e dappertutto c'era gente che<br />

parlava e rideva.<br />

Un ubriaco le passò davanti e lei pensò che era stupendo. Era<br />

reale. Normale.<br />

«Mi stavi seguendo» disse in tono d'accusa, fermandosi e<br />

voltandosi verso Mark.<br />

«Fin dove ho potuto» ammise lui, fermandosi a sua volta.<br />

Era tentata di picchiarlo. «Sei arrivato tardi!»<br />

«Pensavo che fossi all'ospedale. Sono corso non appena ho saputo<br />

che eri uscita.»<br />

Voleva che la stringesse tra le braccia. Voleva rannicchiarsi contro<br />

il suo petto. No, voleva che anche lui si comportasse in modo<br />

normale. Aveva un disperato bisogno di fare un passo indietro.<br />

Aprì la bocca per parlare. C'erano così tante cose da dire, così<br />

tante domande da fare... Ma dalle sue labbra non ne uscì nemmeno<br />

una. Non sapeva da che parte incominciare.<br />

Fece un passo verso di lui, poi un altro. Si appoggiò alla sua spalla.<br />

Sembrava solido, forte. Sentì le sue braccia stringerla e rimase così,<br />

scossa da un violento tremito.<br />

Oh, Dio, così è molto meglio...<br />

Gli posò una mano sulla camicia e sentì la compattezza dei<br />

muscoli attraverso il tessuto. Aveva desiderato stargli vicina, ma<br />

aveva avuto paura.<br />

Nemmeno in quel momento osava fidarsi di lui, anche se...<br />

Anche se lui mi ha salvato la vita!<br />

Ma aveva bisogno di sentire il suo fresco odore virile, la forza<br />

vitale <strong>del</strong> suo corpo. Il suono <strong>del</strong>la sua voce.


Oh, Dio, sarebbe stato così facile...<br />

Si staccò da lui e riprese a camminare.<br />

Raggiunsero la casa in Bourbon Street e tutt'a un tratto il cielo<br />

parve riempirsi di uccelli. Stormi di uccelli. O pipistrelli.<br />

O forse ombre volanti.<br />

Quando li vide, Mark si incupì. Non sembrava spaventato,<br />

piuttosto in collera.<br />

«Apri il cancello» le disse con calma.<br />

Lauren ubbidì e gli uccelli, pipistrelli o ombre che fossero,<br />

continuarono a librarsi sopra di loro, senza avvicinarsi.<br />

Insieme percorsero il vialetto che conduceva alla casa. La porta<br />

d'ingresso si aprì prima che arrivassero a metà strada. «Venite,<br />

presto» disse Stacey.<br />

Era evidente che lei e Mark si conoscevano già.<br />

«Che cosa è successo?» domandò.<br />

«Stephen si è esibito per la prima volta davanti a Lauren» le spiegò<br />

Mark.<br />

«Oh, mio Dio, dove? Quando?» Guardò Lauren con aria<br />

sospettosa. «È riuscito a...?»<br />

«No» rispose Mark. «Ma sta diventando sempre più audace. Era<br />

appena fuori da Bourbon.»<br />

Stacey sospirò. «Era solo?»<br />

«No. Ha con sé un esercito, proprio come pensavo.»<br />

Lauren non riusciva a staccare lo sguardo dai due. Parlavano come<br />

se la città fosse cinta d'assedio dal nemico contro cui avevano lottato<br />

poco prima.<br />

«Una vera infestazione» borbottò Stacey. Poi notò che Lauren la<br />

stava fissando e sorrise, stringendosi nelle spalle. «Immagino che ora<br />

capirai il motivo per cui non dobbiamo fare entrare assolutamente<br />

nessuno.»<br />

«Sì» mormorò lei. Capiva che erano pazzi, e anche lei doveva<br />

essere fuori di testa, perché vedeva le stesse cose che vedevano loro.


«Mi dispiace» aggiunse. «Sto facendo <strong>del</strong> mio meglio per...»<br />

«Per credere l'incredibile» concluse per lei Stacey.<br />

«Tu sei davvero convinta che esistano i vampiri?»<br />

«Sì.»<br />

«Ma... »<br />

Stacey scosse il capo, guardandola negli occhi. «Ti chiedi perché il<br />

mondo non lo sappia? Tu li hai appena visti e ancora non riesci a<br />

crederci. E poi...» Esitò, lanciando un'occhiata a Mark. «Credo che<br />

Mr. Davidson potrebbe dirti che là fuori è pieno di vampiri che<br />

vivono la loro vita in modo <strong>del</strong> tutto normale, senza fare <strong>del</strong> male a<br />

nessuno. Ma ci sono anche quelli che...» Fece un'altra pausa e<br />

concluse tutto d'un fiato: «Anche tra le persone normali ci sono degli<br />

psicopatici. Killer che uccidono a sangue freddo. Non è diverso nel<br />

mondo dei non-morti».<br />

«I non-morti» ripeté lentamente Lauren. «In altre parole, stai<br />

dicendo che potrei aver già conosciuto dei vampiri, vampiri buoni,<br />

senza rendermene conto?»<br />

«È possibile, sì» annuì Stacey. «Molti vivono senza che gli amici più<br />

intimi conoscano la verità.»<br />

Lauren la guardò con aria scettica.<br />

«So che ti è difficile accettarlo» intervenne Mark.<br />

«Ma l'importante è che qui sei al sicuro» terminò Stacey. «Big Jim<br />

dorme nel villino <strong>del</strong> custode. Bobby è qui per gran parte <strong>del</strong> tempo<br />

e io ho già passato esperienze simili. La nostra unica debolezza può<br />

venire dall'interno.»<br />

Lauren li fissò entrambi. «È stato il Tenente Canady a consigliarci<br />

di venire qui. Mi state dicendo che anche lui crede ai vampiri?»<br />

«Sì» rispose Mark.<br />

«Sua moglie era una di loro» spiegò Stacey, come se fosse la cosa<br />

più naturale <strong>del</strong> mondo.<br />

«Era?»<br />

«Nessuno ha capito esattamente che cosa sia successo nel suo caso,<br />

sta di fatto che Maggie un tempo era una vampira. Lo è stata per


molti anni. Poi Sean entrò nella sua vita; insieme lottarono contro<br />

un nemico profondamente malvagio e lei... tornò a essere umana.<br />

Fu una gran cosa per Maggie, perché desiderava disperatamente<br />

avere una famiglia. Le cose sono andate diversamente per Jessica<br />

Fraser, la proprietaria di questo posto. Anche lei è una vampira,<br />

buona, naturalmente.»<br />

«Naturalmente.»<br />

«È per questo che Sean vi ha mandate qui» le spiegò Stacey. «Noi<br />

sappiamo come combattere il male. Abbiamo già lottato contro i<br />

vampiri.»<br />

«Quelli cattivi, naturalmente» mormorò Lauren.<br />

«Naturalmente» confermò Stacey, seria in volto.<br />

Possibile che quell'incubo fosse reale?, si chiese Lauren.<br />

Solo pochi giorni prima il mondo ruotava intorno al suo asse, e<br />

anche se tutte loro avevano qualche piccolo problema, almeno<br />

erano... sane di mente.<br />

Ora, invece...<br />

Mark le posò una mano sulla spalla e lei lo guardò negli occhi.<br />

Erano profondi, straordinari, occhi che l'avevano praticamente<br />

ipnotizzata fin dall'inizio.<br />

«Andrà tutto bene. Non ho intenzione di fermarmi finché non<br />

avrò sconfitto Stephen, non importa quanti servi abbia ai suoi<br />

ordini.»<br />

«Giusto.» Lauren sapeva che la sua voce suonava esausta e<br />

incredula, ma non le importava.<br />

«Ho bisogno di una doccia» disse Mark.<br />

Solo in quel momento Lauren notò che la sua camicia era<br />

impregnata di una sostanza nera simile a fuliggine.<br />

Anche lei ne era ricoperta.<br />

Era la sostanza stessa <strong>del</strong>la morte.<br />

Cenere alla cenere.<br />

Polvere alla polvere.


Aveva letteralmente addosso il male di innumerevoli anni.<br />

Un'altra rivelazione la colpì, con tale violenza che temette di<br />

svenire.<br />

Ora ricordava dove aveva visto l'uomo che l'aveva fermata in<br />

Bourbon Street.<br />

Nella sfera di cristallo.


Capitolo 10<br />

La doccia gli fece bene. Mark rimase a lungo sotto il getto<br />

bollente, avvolto da una nuvola di vapore. Dubitava di potersi<br />

sentire ancora veramente pulito visto il lavoro che faceva da tanti<br />

anni, ma di sicuro si sentiva molto meglio fisicamente.<br />

Forse, se fosse riuscito a distruggere Stephen e a vendicarsi <strong>del</strong><br />

male che gli aveva fatto, poi avrebbe trovato un po' di pace.<br />

Ripensandoci, doveva ammettere che era stata una giornata piena<br />

di sorprese.<br />

Non capitava spesso di scoprire che un tenente di polizia non solo<br />

credeva alle sue parole, ma aveva già avuto esperienza nella lotta<br />

contro i vampiri.<br />

E poi c'era stata la battaglia sul marciapiede.<br />

Aveva sempre saputo che Stephen prima o poi sarebbe arrivato a<br />

Lauren, ma non sapeva quando, dove o come l'avrebbe fatto. E<br />

quando l'aveva sorpreso nell'atto di trasformarsi, si era illuso di<br />

avere finalmente l'occasione di liberare per sempre il mondo da<br />

quella creatura.<br />

Stephen però non aveva intenzione di morire. Mark era riuscito a<br />

coglierlo di sorpresa con l'acqua santa, ma ucciderlo sarebbe stato<br />

ben più difficile. Essendo a capo di una setta, Stephen aveva degli<br />

accoliti pronti a morire per lui e Mark sapeva di essere stato<br />

fortunato, perché fino ad allora quelli che gli aveva mandato<br />

addosso mentre spariva erano per la maggior parte inesperti.<br />

Abbastanza antichi da sapere come partecipare a una caccia, ma<br />

anche abbastanza folli da andare allo sbaraglio. Nessuno di loro<br />

aveva molta esperienza, nemmeno il cavaliere che era comparso per<br />

ultimo. Probabilmente veniva da una festa in costume.<br />

Del resto, quella era la prima regola di ogni guerra: mandare<br />

avanti le forze che si potevano sacrificare. Strinse i denti per la<br />

collera, chiedendosi quando Stephen avesse incominciato a<br />

preoccuparsi di tenere sotto controllo la sua gente. Pensò alle povere<br />

donne assassinate, i cui corpi senza testa erano stati buttati nel fiume.


Era possibile, anche se poco probabile, che fossero stati alcuni dei<br />

nuovi accoliti a commettere i crimini. E lui aveva la sensazione che il<br />

responsabile fosse lo stesso Stephen.<br />

Gli piaceva creare un'atmosfera di terrore.<br />

Gli piaceva quando le autorità pensavano di dare la caccia a un<br />

maniaco, sanguinario ma umano.<br />

Naturalmente non aveva previsto di incontrare un uomo come<br />

Sean Canady.<br />

In tutta onestà, nemmeno Mark aveva immaginato di trovarsi in<br />

una situazione simile. Non era solo il poliziotto a sapere<br />

<strong>del</strong>l'esistenza dei vampiri. C'era un'intera comunità di persone, a<br />

New Orleans, che ne era al corrente e che si occupava di intervenire<br />

contro i più pericolosi. Sfortunatamente, molti di loro in quel<br />

momento erano all'estero.<br />

Secondo la moglie di Sean, Maggie, gran parte <strong>del</strong>le stragi<br />

avvenivano nei paesi in via di sviluppo, dove la gente non aveva<br />

niente, né ricchezze né speranza, e i colpi di stato erano all'ordine<br />

<strong>del</strong> giorno; dove l'AIDS imperversava e la vita <strong>del</strong>la gente era così<br />

dura e triste che i vampiri potevano governare incontrastati sui loro<br />

feudi.<br />

Ma Sean era ancora lì, insieme a pochi altri di cui non aveva<br />

voluto fare il nome. Mark sapeva che doveva comportarsi con<br />

cautela, con lui, se voleva guadagnarsi la sua fiducia. Maggie invece<br />

aveva un carattere più aperto. Lo aveva ascoltato con grande serietà,<br />

e poi gli aveva raccontato alcune storie dei loro amici.<br />

Era stata una conversazione assurda, o almeno lo sarebbe stata se<br />

lui non fosse stato l'uomo che era e se la situazione non fosse stata<br />

così critica.<br />

E ora Stephen era uscito allo scoperto.<br />

Soprattutto, ora Lauren credeva all'esistenza dei vampiri. Di più,<br />

forse incominciava anche a fidarsi di lui.<br />

Mentre usciva dalla doccia, decise che era di vitale importanza<br />

tornare al più presto in ospedale.<br />

Si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi e iniziò ad asciugarsi i


capelli, quando udì bussare alla porta. Esitò, non sentendosi ancora<br />

pronto per una visita. «Sì?»<br />

«Sono io, Lauren.»<br />

Dopo un istante di esitazione, Mark andò alla porta e l'aprì.<br />

Gli occhi di Lauren sembravano di un verde ancora più brillante di<br />

quanto ricordasse. I capelli splendevano come oro scuro. Era pallida,<br />

ma appariva forte e cauta.<br />

«Posso entrare?» gli chiese, rimanendo sulla soglia.<br />

«Ehm... certo.» Mark si fece da parte, facendole un cenno con la<br />

mano.<br />

Lei entrò e sedette ai piedi <strong>del</strong> letto. Se aveva notato il suo<br />

abbigliamento sommario, non lo diede a vedere.<br />

Sapeva di shampoo, sapone e acqua di colonia, e a Mark parve un<br />

profumo estremamente erotico. Indossava un semplice abito di<br />

maglia nero che sottolineava le curve in un modo che era<br />

impossibile non notare.<br />

«Quello che è successo... è davvero reale?» domandò senza<br />

preamboli.<br />

«Sì» rispose semplicemente lui.<br />

«È impossibile» mormorò lei guardandolo negli occhi, e Mark capì<br />

che desiderava sentirsi dire che nulla di ciò che era successo era reale.<br />

Si avvicinò al letto e sedette di fianco a lei, ricambiando il suo<br />

sguardo senza sfiorarla. «Che cosa è impossibile?» chiese. «Il male nel<br />

mondo si manifesta in modi diversi, il più <strong>del</strong>le volte in forma<br />

umana. Oggi ha assunto quella di un vampiro, tutto qui. Stephen è<br />

reale, e così pure la sua piccola schiera di potenziali assassini. Ho<br />

cercato di spiegarti quello che stava accadendo. E biasimo me stesso<br />

per ciò che è successo a Deanna. In un primo momento pensavo che<br />

fossi tu l'unica a correre un serio pericolo. Ma lui ha cercato di<br />

arrivare a te tramite la tua amica.»<br />

«credi che Deanna si riprenderà?»<br />

«Ci sono buone speranze.»<br />

Lauren si alzò e camminò con passo agitato fino alla portafinestra


che dava sulla balconata. Scostò le tende e guardò fuori nella notte.<br />

«È così bello» disse con voce piena di toccante nostalgia.<br />

«Lo è» convenne lui. Sorpreso, vide che lei lasciava andare le tende<br />

e tornava verso il letto.<br />

«Dovrei darmi una mossa» gli disse Lauren. «Ci sono <strong>del</strong>le cose che<br />

devo fare stanotte.»<br />

«Hai intenzione di tornare all'ospedale?»<br />

«Sì, certo, e...»<br />

Lasciò la frase in sospeso, senza smettere di guardarlo negli occhi.<br />

Era così vicina che Mark poteva sentire il suo profumo e gli faceva<br />

male. Perché non era Katie.<br />

Era molto diversa da lei.<br />

Era stata la somiglianza ad attrarlo in un primo momento, ma i<br />

capelli rosso scuro erano solo suoi, come lo erano lo smeraldo e<br />

l'oro dei suoi occhi cangianti. E il suo sorriso seducente... anche<br />

quello apparteneva solo a lei.<br />

«E...?» la sollecitò con dolcezza.<br />

Lauren si avvicinò, gli mise le braccia al collo e trovò le sue labbra<br />

mentre si stringeva a lui, aderendo al suo corpo come se fossero fatti<br />

l'uno per l'altro. Mark era penosamente consapevole <strong>del</strong>la pienezza<br />

dei seni, sentiva la propria erezione premere contro di lei e sapeva<br />

che anche lei la sentiva.<br />

Non è Katie, ricordò a se stesso.<br />

Era Lauren, ed era sotto shock. Per quanto forte potesse essere in<br />

condizioni normali, in quel momento era vulnerabile. Se avesse<br />

avuto un minimo di correttezza, si sarebbe tirato indietro...<br />

Ma chi diavolo sarebbe riuscito a farlo?<br />

Non c'era esitazione in quelle labbra che sfioravano le sue. Erano<br />

dolci, con una traccia di menta; i movimenti <strong>del</strong>la lingua erano un<br />

invito stuzzicante, irresistibile...<br />

Una voce risuonò nella sua mente.<br />

Staccati.


Mark la ignorò. Le dita di Lauren gli accarezzavano il petto e il<br />

suo tocco era elettrizzante. Il bacio si faceva più profondo e<br />

appassionato a ogni istante. Ancora stupito che fosse venuta da lui,<br />

Mark le prese il volto fra le mani, ansioso di assaporare la sua bocca.<br />

Le passò le dita tra i capelli, una cascata di seta e velluto che per lui<br />

era seduzione allo stato puro.<br />

Lauren si staccò da lui e, guardandolo negli occhi, sollevò l'orlo<br />

<strong>del</strong> vestito e se lo sfilò dalla testa. Rimase davanti a lui con indosso<br />

soltanto i sandali.<br />

«Sei sempre così determinata?» non poté trattenersi dal chiederle<br />

con voce roca.<br />

«Solo questa volta» gli assicurò lei con un sorriso, tornando a<br />

sistemarsi tra le sue braccia.<br />

Mark non dovette preoccuparsi <strong>del</strong>l'asciugamano che gli cingeva i<br />

fianchi perché si dileguò come per incanto.<br />

Poi non ci fu niente a dividerli e lui si abbandonò al piacere di<br />

assaporare il contatto con la sua pelle nuda, cercando di non cedere<br />

alla follia.<br />

L'aveva desiderata fin dal primo istante, l'aveva osservata, si era<br />

sentito eccitato da lei, eppure era sempre riuscito a mantenersi<br />

lucido...<br />

Fino a quel momento.<br />

Si staccò dalle sue labbra per stuzzicarle il lobo <strong>del</strong>l'orecchio e<br />

accarezzare la pelle morbida <strong>del</strong>la gola. La sentì inarcarsi sotto di sé<br />

mentre faceva scorrere le dita lungo la sua schiena, fino ai glutei.<br />

Sentì i muscoli flettersi e tendersi.<br />

Le labbra di Lauren scesero lungo la gola, la sua lingua tracciò una<br />

scia di fuoco lungo la giugulare.<br />

Mark la prese fra le braccia e si lasciò cadere sul letto, le membra<br />

già avvinghiate prima ancora di toccare il materasso. I loro sguardi si<br />

incontrarono e Lauren sorrise prima di cercare nuovamente la sua<br />

bocca in un bacio eccitante e irresistibile. Quando terminò, lui scese a<br />

esplorare la clavicola e l'attaccatura dei seni con la bocca, mentre<br />

con la mano risaliva dalle cosce ai fianchi, accarezzandole la pelle


intorno all'ombelico.<br />

Le mordicchiò i capezzoli, assaporando il tocco <strong>del</strong>le sue dita,<br />

erotico, leggero e sensuale lungo la schiena, sulle costole, sul ventre.<br />

Sulla sua erezione.<br />

Soffocando un gemito contro la sua pelle, la strinse a sé, spinto da<br />

un desiderio urgente e incontrollabile. La voleva subito, la voleva<br />

per sempre. Voleva che non finisse mai. Scese più giù. Ancora più<br />

giù.<br />

Accarezzare con le mani e con le labbra la sua pelle vellutata gli<br />

accendeva il sangue e la mente. La sentiva inarcarsi contro di lui,<br />

mormorando parole infuocate e muovendosi con una grazia sinuosa<br />

che eccitava ogni fibra <strong>del</strong> suo corpo. L'eccitazione crebbe<br />

vertiginosamente, ma in qualche modo Mark riuscì a mantenere il<br />

controllo mentre la stuzzicava e la accarezzava dalla punta dei seni,<br />

all'addome, all'interno <strong>del</strong>le cosce.<br />

Lauren emise un gemito di piacere, il corpo scosso da un lungo<br />

fremito mentre le sue dita danzavano frenetiche sulla pelle di Mark,<br />

cercando di evocare in lui il medesimo, folle desiderio.<br />

Ma lui aveva ceduto alla follia sin dal primo sussurro.<br />

Fin dal primo sguardo che aveva posato su di lei.<br />

Lauren si sollevò per cercare ancora le sue labbra, scivolando<br />

sensuale lungo il suo corpo. Un istante dopo era sopra di lui, e i suoi<br />

capelli lo sfioravano come una magica cascata di fuoco che li<br />

avvolgeva entrambi. Penetrò dentro di lei con un'unica, possente<br />

spinta, poi la strinse tra le braccia e la fece rotolare sotto di sé. E il<br />

mondo fu pieno solo <strong>del</strong> calore dei loro corpi avvinghiati. Quando<br />

la sentì fremere e inarcare il busto, l'orgasmo esplose dentro di lui<br />

con la forza di un tuono. La tenne stretta, assaporando ogni gemito,<br />

ogni fremito di passione. Il ritmo accelerato <strong>del</strong> cuore e <strong>del</strong> respiro<br />

creava una strana melodia nella notte; udì il cuore di Lauren pulsare<br />

rapido contro il proprio, per poi calmarsi lentamente.<br />

Continuò a tenerla tra le braccia, respirando il suo profumo, e<br />

quando finalmente si voltò a guardarla lei gli sorrise dolcemente.<br />

«Forse sono stata un po' troppo aggressiva?» chiese, arrossendo.


«Ti prego, sentiti pure libera di esserlo quando vuoi» rispose<br />

scherzando.<br />

Lei gli scostò una ciocca di capelli umidi dalla fronte. «Non sei<br />

pazzo, dopotutto» mormorò.<br />

«Grazie. Non è proprio il complimento che mi aspettavo in questo<br />

momento, ma grazie lo stesso.»<br />

Lauren sorrise, poi lo fissò, seria. «I vampiri esistono.»<br />

«Sì.»<br />

«Hai idea di quanto mi sembri assurdo tutto questo?»<br />

«Sì.» Mark annuì e le accarezzò una guancia. «Sei incredibile.»<br />

Lauren abbassò le palpebre, scossa da un fremito leggero. «Anche<br />

tu. Era questo il complimento che volevi?» gli chiese poi in tono<br />

scherzoso, tornando a guardarlo.<br />

Mark le sorrise. «È quasi notte» mormorò.<br />

Lei annuì inarcando un sopracciglio. «Io... devo andare<br />

all'ospedale» disse, giocherellando con la croce che portava al collo.<br />

«Questa mi proteggerà?»<br />

«Fino a un certo punto. Stephen può fare in modo che venga<br />

rimossa, ma... Be', non andare da nessuna parte senza pistola ad<br />

acqua.»<br />

Lauren scoppiò a ridere, anche se aveva le lacrime agli occhi. Mark<br />

si mise a sedere e la prese tra le braccia, tenendola stretta e<br />

cullandola dolcemente. «Ehi» mormorò goffamente.<br />

«Mi dispiace... solo che... una pistola ad acqua, dici?»<br />

«Sì.»<br />

Si staccò da lui guardandolo negli occhi. «Se l'acqua santa li uccide<br />

così facilmente, come mai Stephen non è ancora morto?»<br />

Mark sospirò. «Finora, è sempre riuscito a sparire prima che<br />

potessi dargli il colpo di grazia: anche se sono riuscito a ferirlo, i suoi<br />

accoliti mi hanno tenuto occupato mentre lui fuggiva.»<br />

C'erano ancora così tante cose che doveva spiegarle. Considerato<br />

tutto quello che aveva accettato fino a quel momento, Lauren si


stava comportando fin troppo bene. Ma lui doveva essere prudente<br />

nel decidere quanto dirle e a quale velocità. Aveva bisogno di sapere<br />

abbastanza da potersi difendere, ma non troppo. Un eccesso di<br />

informazioni si sarebbe potuto rivelare pericoloso.<br />

«I giovani vampiri sono avventati, impetuosi e non molto potenti.<br />

Credono di essere invincibili, anche se per fortuna non è così, ma<br />

sono assetati di sangue e riescono a uccidere facilmente perché la<br />

maggior parte <strong>del</strong>la gente non sa che esistono. Le persone, vedi,<br />

tendono a fidarsi <strong>del</strong> prossimo, e i vampiri sanno essere molto...<br />

seducenti.»<br />

Lauren aggrottò la fronte. «Deanna continuava a dirmi che c'erano<br />

due uomini. Insisteva che Jonas era buono e che c'era qualcun altro<br />

che invece era malvagio.»<br />

«Potrebbe avere ragione.»<br />

«Ma tu hai detto che Jonas è un vampiro.»<br />

Mark esitò. «Sì» ammise infine.<br />

«Quindi è malvagio.»<br />

«Non lo so.»<br />

«Non capisco.»<br />

Mark chinò il capo, riflettendo. «Pensa a quante cose orribili sono<br />

successe nel corso <strong>del</strong> storia» disse dopo qualche secondo.<br />

«L'Inquisizione Spagnola fu una <strong>del</strong>le peggiori persecuzioni<br />

<strong>del</strong>l'umanità, e tuttavia questo non significa che tutti gli uomini di<br />

chiesa fossero malvagi. Stalin trucidò migliaia di persone, ma non<br />

tutti i russi sono malvagi. Hitler era un pazzo maniaco, eppure<br />

questo non fa di tutti i tedeschi dei criminali. Ci sono terroristi che<br />

uccidono nel nome di Allah, anche se la maggior parte dei<br />

musulmani sono persone pacifiche.»<br />

Lauren lo stava fissando come se avesse perso la ragione. «Di che<br />

cosa diavolo stai parlando?»<br />

Lui alzò le mani in segno di resa. «Voglio dire che ci sono anche<br />

vampiri buoni.»<br />

«Vampiri buoni?»


Mark parlò lentamente, scegliendo con cura le parole. «Vampiri<br />

che vogliono coesistere in pace con gli esseri umani, che hanno loro<br />

stessi un'indole umana. La proprietaria di questa casa, per esempio, è<br />

una vampira buona...» Si interruppe per un istante, prima di<br />

concludere: «... e saggia».<br />

Lauren saltò giù dal letto, fissandolo a occhi sgranati. Leggendo nel<br />

suo sguardo che lo considerava completamente pazzo, Mark si rese<br />

conto di essersi spinto troppo oltre.<br />

«Tu... tu sapevi tutto questo?» gli domandò, incredula.<br />

Era in piedi davanti a lui, nuda e bellissima. Mark quasi sorrise tra<br />

sé avvertendo la risposta istantanea <strong>del</strong> proprio corpo, ma non<br />

aveva dubbi su quello che Lauren stava pensando in quel momento.<br />

Non gli avrebbe permesso di avvicinarsi di nuovo dopo quello che le<br />

aveva appena detto. «Lauren, ci sono tante cose... »<br />

«Devo andare in ospedale» lo interruppe, brusca.<br />

«Ti accompagno io. Sono in macchina.»<br />

Lauren annuì. Prese il vestito e se lo infilò. «Dieci minuti. Devo<br />

fare una doccia e cambiarmi, prepararmi per la notte.»<br />

Mark non capì esattamente che cosa avesse voluto dire, ma non<br />

ebbe il tempo di chiederglielo perché era già sparita. Si alzò con una<br />

smorfia e andò anche lui a farsi una rapida doccia prima di vestirsi.<br />

Se non altro si era trasferita a Monstresse House, continuava a<br />

ripetersi. Se non altro aveva accettato di farsi accompagnare in<br />

ospedale. Se non altro...<br />

L'aveva toccata. Aveva fatto l'amore con le i.<br />

Se non altro adesso aveva un'idea <strong>del</strong> pericolo mortale che si<br />

trovava davanti.<br />

Mark voleva pensare che avrebbero avuto un futuro insieme.<br />

Ma non osava.<br />

C'era un gran numero di turisti in giro per la piazza. Il che era un<br />

bene, pensò Susan. Era quasi come ai vecchi tempi. A pochi passi da<br />

lei una caricaturista stava ritraendo una giovane coppia di


innamorati. Una donna con turbante e vestiti da zingara aveva<br />

sistemato il suo tavolino a fianco <strong>del</strong>l'artista.<br />

Susan rimase seduta al suo tavolo per qualche istante, chiuse gli<br />

occhi e posò le mani sui Tarocchi disposti davanti a lei. Non girò le<br />

carte; si limitò a chiudere gli occhi e a stare in ascolto.<br />

Poteva sentire il rumore <strong>del</strong>le carrozze trainate dai muli.<br />

Un sax che suonava alla sua sinistra.<br />

Le chiacchiere <strong>del</strong>la gente,<br />

Qualcuno che aveva già alzato un po' troppo il gomito inciampò<br />

sul marciapiede e fu aiutato da un compagno più sobrio.<br />

Susan si concentrò più a fondo.<br />

Il suo nome per intero era Susan Beauvais e la sua famiglia viveva<br />

a New Orleans da secoli. Uno dei suoi antenati era fuggito dalla<br />

sanguinosa rivoluzione scoppiata ad Haiti nel 1791, e negli oltre due<br />

secoli trascorsi da allora la famiglia si era arricchita di personaggi di<br />

ogni razza: alcuni erano bianchi, almeno uno era un nativo<br />

d'America. Ma era stata la madre di Susan, una creola, a svelarle la<br />

magia che la maggior parte <strong>del</strong>le persone non scopre per tutta la<br />

vita. Leggere i Tarocchi, la mano e la sfera di cristallo per i turisti le<br />

consentiva di mantenere un discreto tenore di vita. Volendo avrebbe<br />

potuto rivelare molto di più, ma non sempre si sentiva a proprio<br />

agio con quel potere. A volte era meglio che le persone non<br />

sapessero che cosa riservava loro il futuro.<br />

E tuttavia c'erano casi in cui era necessario che un individuo<br />

sapesse che cosa lo aspettava. E questo era uno di quelli.<br />

Le era già capitato di avvertire vibrazioni negative in precedenza,<br />

ma mai così forti, così spaventose.<br />

Si concentrò ancora più a fondo e finalmente lo sentì.<br />

Un suono leggero come uno stormire di foglie al vento.<br />

Un frullare d'ali.<br />

Sollevò lo sguardo verso il cielo. Pipistrelli. Non era raro vederne,<br />

lì; trovavano rifugio sui cornicioni degli edifici più alti.<br />

Tolse le mani dalle carte, chiese alla caricaturista di tenere d'occhio


il suo tavolo e si incamminò verso la chiesa, guardandosi intorno<br />

nervosa.<br />

I grandi portoni erano ancora aperti, anche se tra poco li<br />

avrebbero chiusi.<br />

All'interno, si inginocchiò a un banco e tirò fuori la pesante croce<br />

che portava sempre sotto la camicia di cotone. La tenne stretta<br />

mentre mormorava una preghiera.<br />

Non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per sentire che qualcuno<br />

era scivolato accanto a lei. «Non dovresti essere qui» disse, scuotendo<br />

il capo.<br />

«È casa mia» rispose una voce maschile.<br />

«La linea che separa il bene dal male è molto sottile.» Susan si<br />

voltò a guardare il giovane di bell'aspetto seduto al suo fianco.<br />

«Potresti trovarti sotto il fuoco incrociato.»<br />

«Si stanno avvicinando tempi duri.»<br />

Susan chinò nuovamente il capo. «Lo so.»<br />

«Dovevo venire.»<br />

«Pregherò per te» disse Susan.<br />

«Devi aiutarmi.»<br />

«E come potrei?»<br />

«Tu vedi molte cose.»<br />

Lei si voltò a guardarlo. «Non è come un film che scorre nella mia<br />

mente. Vedo solo quello che viene da me. Se potessi scegliere, se<br />

potessi vedere come combattere il male ogni volta, il male non<br />

esisterebbe. Ma tu, tu devi andare via.»<br />

«Non posso.»<br />

«Molti non si fidano di te da queste parti.»<br />

«Voglio mettermi alla prova.»<br />

Susan lo fissò. «Non sai contro che cosa ti metti.»<br />

«Imparerò» replicò il ragazzo in tono risoluto.<br />

Susan lo osservò attentamente mentre si alzava e usciva dalla<br />

chiesa. Dopo diversi minuti, si alzò anche lei e andò al bacile


<strong>del</strong>l'acqua santa. Intinse le dita e si fece il segno <strong>del</strong>la croce diverse<br />

volte.<br />

A un tratto si accorse che c'era un giovane prete in fondo alla<br />

chiesa, e che la stava osservando in silenzio, perplesso. «Buonasera,<br />

padre» lo salutò.<br />

Lui rispose con un cenno <strong>del</strong> capo. Forse aveva fatto voto di<br />

silenzio.<br />

Susan gli sorrise prima di uscire.<br />

Tornò al suo tavolo e di nuovo posò le dita sulle carte, chiudendo<br />

gli occhi. Poteva ancora sentire il frullare di ali al di sotto <strong>del</strong>le risate,<br />

<strong>del</strong>le ruote <strong>del</strong>le carrozze e <strong>del</strong>lo scalpitio degli zoccoli dei muli.<br />

Doveva proteggere la sua pace o cercare di mettersi in contatto<br />

con la ragazza?, si chiese. C'erano così tante cose che aveva bisogno<br />

di sapere.<br />

«Vorrei che mi leggesse i Tarocchi» disse qualcuno.<br />

Susan sollevò lo sguardo.<br />

E il sangue le si gelò nelle vene.<br />

Era lui.<br />

Heidi parve infastidita nel vedere Lauren e Mark quando<br />

arrivarono in ospedale. Da parte sua, Lauren rimase sconcertata<br />

notando che l'amica non portava più l'anello di fidanzamento, ma<br />

preferì non chiederle spiegazioni davanti a Mark. Non riusciva a<br />

capire che cosa le fosse successo: possibile che avesse dimenticato<br />

quanto amava Barry? Stavano insieme da quando avevano<br />

terminato il college e si erano trasferite in California. Vivevano<br />

insieme già da due anni. Volevano le stesse cose: due figli, un altro<br />

cane norvegese, un gatto e le vacanze in autostop attraverso le<br />

grandi foreste di sequoie.<br />

«Posso anche stare qui da sola, sai» disse Heidi.<br />

Senza prestarle veramente attenzione, Mark si era avvicinato al<br />

capezzale di Deanna. Parve sollevato quando le sfiorò la fronte, poi<br />

infilò la mano nella tasca dei jeans e ne tirò fuori un'altra catenina


con una croce.<br />

«Che cosa fai?» domandò Heidi in tono brusco.<br />

«Dico solo una preghiera» rispose lui, mettendo al collo di Deanna<br />

la catenina e armeggiando qualche istante con il minuscolo<br />

fermaglio.<br />

Deanna si mosse inquieta nel sonno, poi si rilassò nuovamente.<br />

«Non la vuole!» protestò Heidi.<br />

«Va tutto bene» le disse Lauren. «Io... l'ho comprata per lei» mentì.<br />

«Che stupidaggine!»<br />

«Non le farà certo <strong>del</strong> male» cercò di tranquillizzarla Lauren,<br />

sconcertata dalla sua reazione.<br />

«Dovresti toglierle quell'affare di dosso.»<br />

«Perché mai?»<br />

Heidi non rispose subito. «Credo che sua madre sia in parte ebrea»<br />

disse infine.<br />

«Allora le daremo anche una Stella di David» propose Mark.<br />

Heidi aprì la bocca per ribattere, ma non le venne in mente nulla<br />

da dire.<br />

«Credo che ti farebbe bene uscire da qui per un po'» le suggerì<br />

Lauren.<br />

«Io... c'è bisogno di me qui» replicò Heidi.<br />

«Adesso c'è Lauren» osservò Mark.<br />

«Giusto. Io resterò qui mentre voi andate a mangiare qualcosa nel<br />

Quartiere Francese» propose Lauren.<br />

Sapeva che Mark non avrebbe mai suggerito una cosa simile, ma<br />

se tutto quello che le aveva detto era vero, non avrebbe lasciato che<br />

Heidi andasse in giro da sola, pensò.<br />

Non se c'erano creature alate che potevano trasformarsi<br />

improvvisamente in vampiri e attaccare a pochi passi da Bourbon<br />

Street.<br />

«Ehm... certo» disse Mark, rivolgendo a Heidi uno dei suoi sorrisi<br />

affascinanti. «Ti porto a fare due passi.»


«Sento che dovrei restare qui» replicò, ostinata, lei.<br />

In realtà Lauren avrebbe voluto uscire con l'amica, se non altro<br />

per cercare di capire che cosa le stesse succedendo. Ma si chiedeva se<br />

fosse prudente. Per quanto avvertita e armata di croce e pistola ad<br />

acqua, era in grado di sconfiggere qualcosa di cui riusciva a stento ad<br />

ammettere l'esistenza?<br />

«Forse sarebbe meglio che uscissi io con lei mentre tu resti qui»<br />

suggerì infine a Mark.<br />

Lui la fissò con espressione minacciosa.<br />

Okay, pessima idea.<br />

Mark si rivolse a Heidi in tono deciso, guardandola negli occhi.<br />

«Lascia che ti porti fuori a cena.»<br />

«D'accordo.»<br />

Lauren fu sorpresa di vedere l'amica alzarsi come se non avesse<br />

mai avuto niente in contrario e quella fosse la cosa più naturale <strong>del</strong><br />

mondo.<br />

Mark le posò le mani sulle spalle. «Tu resta qui. E sii prudente, mi<br />

raccomando.»<br />

«È un ospedale. E c'è un poliziotto in corridoio» gli ricordò lei.<br />

«Sii prudente lo stesso» ripeté lui.<br />

«Sì, certo.» Che cosa diavolo poteva succederle in una stanza<br />

d'ospedale?<br />

«Non staremo via a lungo. Andiamo, Heidi.»<br />

Lauren annuì, prese una rivista e trascinò la poltrona accanto al<br />

letto di Deanna. Dopo che i due se ne furono andati, toccò la fronte<br />

<strong>del</strong>l'amica: la temperatura sembrava normale. Aveva ripreso colore,<br />

il respiro era regolare e quando le posò due dita sul polso il battito<br />

le parve normale.<br />

Eppure continuava a dormire come una principessa in attesa <strong>del</strong><br />

bacio <strong>del</strong> principe, pensò.<br />

Si alzò e sistemò lo schermo <strong>del</strong> televisore. Passò da un canale<br />

all'altro, irritata perché non trovava niente che avesse voglia di<br />

vedere, nemmeno i programmi che di solito trovava interessanti.


Alla fine optò per un canale che trasmetteva cartoni animati.<br />

Spongebob poteva andare, per il momento.<br />

Stava ascoltando distrattamente la tivù e sfogliando una <strong>del</strong>le<br />

riviste di Heidi, quando un'infermiera entrò per controllare le<br />

condizioni di Deanna. Lauren la guardò con diffidenza,<br />

immediatamente tesa. Magnifico, pensò. Adesso sospettava di tutti?<br />

L'infermiera cambiò la flebo, e le assicurò che la sua amica faceva<br />

progressi e che con un po' di fortuna si sarebbe svegliata presto. Tutti<br />

i segnali erano positivi e il conteggio dei globuli rossi stava salendo<br />

rapidamente.<br />

Lauren la ringraziò e dopo che se ne fu andata cercò di mettersi<br />

comoda. Girò una pagina, annoiata e un po' preoccupata.<br />

Che cos'aveva fatto?<br />

Aggressivo era un eufemismo per descrivere il suo comportamento<br />

di quella sera. E tuttavia non riusciva a pentirsene. Per un momento<br />

aveva dimenticato il tempo, il luogo e tutti gli orrori che erano<br />

entrati all'improvviso nella sua vita. Mark l'aveva fatta sentire viva,<br />

sensuale, bellissima. Come se lo conoscesse da sempre, come se il<br />

mondo fosse perfettamente normale. Come se...<br />

Come se non avessero appena combattuto in un vicolo contro le<br />

creature <strong>del</strong>la notte. Come se una <strong>del</strong>le sue migliori amiche non<br />

giacesse in un letto d'ospedale, in coma. Lui sembrava incarnare<br />

tutto il bene <strong>del</strong> mondo, era il ragazzo perfetto, un uomo di cui si<br />

sarebbe potuta facilmente innamorare...<br />

«Lauren.»<br />

Per poco non cadde dalla sedia per la sorpresa. Guardò verso il<br />

letto. A prima vista non sembrava che Deanna si fosse mossa, poi<br />

notò che tendeva i muscoli, come se stesse scomoda. La vide<br />

sollevare le mani e portarsele alla gola. Aveva ancora gli occhi chiusi,<br />

ma muoveva le labbra. Stava mormorando qualcosa.<br />

Lauren si avvicinò, chinandosi su di lei. «Deanna, sono qui. Che<br />

cosa c'è?»<br />

«L'indovina.»<br />

Lauren trattenne il fiato. «Deanna, sono io, Lauren. Va tutto bene»


mormorò. «Che cosa volevi dire <strong>del</strong>l'indovina?»<br />

«L'indovina» ripeté la ragazza.<br />

Lauren sedette sul letto e prese le mani <strong>del</strong>l'amica nelle proprie,<br />

stringendole per rassicurarla «Va tutto bene. Quella donna non è qui<br />

con noi» disse.<br />

«Pericolo» articolò con le labbra Deanna.<br />

Lauren si guardò intorno. La porta che dava sul corridoio era<br />

socchiusa; un rumore di passi si mescolava a quello <strong>del</strong>le voci. Udì il<br />

poliziotto indicare a qualcuno un'altra stanza. Non c'era alcun<br />

pericolo nei paraggi. «È tutto a posto» mormorò. «Deanna, sono qui<br />

con te. Va tutto bene, siamo al sicuro.»<br />

A un tratto Deanna spalancò gli occhi e la fissò. Tentò perfino di<br />

rivolgerle un debole sorriso.<br />

«Deanna?» ripeté, sollevata ma ancora rosa dall'ansia.<br />

Strinse più forte le mani <strong>del</strong>l'amica. Deanna sembrava tornata la<br />

stessa di sempre, e lei fu sorpresa di sentire le lacrime colmarle gli<br />

occhi per il sollievo. «Come stai, cara? Come ti senti?»<br />

Deanna tentò nuovamente di sorridere, senza riuscirci. «Mi<br />

dispiace» mormorò.<br />

«Per l'indovina?» le chiese.<br />

La ragazza aggrottò la fronte, come se non avesse idea di che cosa<br />

stesse parlando.<br />

«Non devi aver paura. Sono qui con te» cercò di tranquillizzarla<br />

Lauren.<br />

Deanna distolse lo sguardo un istante. «No, tu non capisci. Lui sta<br />

venendo da me. Viene a prendermi »<br />

«Nessuno viene a prenderti. Sei in ospedale e io sono qui con te.<br />

La polizia ha messo perfino un agente di guardia. Sei al sicuro.»<br />

«No» mormorò lei, scuotendo il capo. «Lui viene con il buio, nei<br />

miei sogni.»<br />

«Ci sono io, qui, e non permetterò a nessuno di avvicinarsi a te, te<br />

lo prometto.» Lauren fece una pausa e scelse con cura le parole.<br />

«Davvero, ti capisco. Lui è malvagio e cerca di infiltrarsi nella tua


mente, e tu hai paura che... che in qualche modo riesca a<br />

raggiungerti.»<br />

Deanna la fissò. «Tu non puoi proteggermi» mormorò.<br />

«Sì che posso» le promise. «Ascoltami, ci sono altre persone che...<br />

che conoscono questo tipo di male. Andrà tutto bene, credimi. Io<br />

posso proteggerti.» Il cuore le mancò un colpo. Poteva davvero<br />

farlo?<br />

Sì. Lauren sapeva che poteva essere forte, molto forte. Anche se<br />

aveva paura. Anche se conosceva una verità che non era possibile...<br />

«Deanna, hai detto qualcosa a proposito <strong>del</strong>l'indovina.» Esitò un<br />

istante, prima di chiederle: «È lei il male?».<br />

Ma Deanna era agitata e sembrò non sentirla.<br />

Lauren provò un moto di collera verso quella dannata veggente.<br />

Tutto era incominciato con lei. Doveva assolutamente trovare quella<br />

donna e chiederle spiegazioni, pensò.<br />

«Ascoltami, tesoro, andrà tutto bene» ripeté.<br />

A un tratto Deanna sobbalzò e lanciò un grido di puro terrore:<br />

«No!».<br />

Lauren vide che aveva gli occhi puntati sulla finestra e seguì la<br />

direzione <strong>del</strong> suo sguardo.<br />

Un'ombra scura, nera contro il grigio <strong>del</strong> cielo, sembrava librarsi<br />

nella notte.<br />

Due sfere di fuoco sembravano brillare al suo interno. Come un<br />

paio di occhi... venuti dritti dall'inferno.


Capitolo 11<br />

Mark cercò di mantenere la calma, ripetendosi che Lauren era al<br />

sicuro in ospedale con Deanna.<br />

Strano, rifletté. Non solo sembrava che gli credesse, ma addirittura<br />

che si fidasse di lui.<br />

Naturalmente non sapeva ancora tutta la verità, e questo gli<br />

pesava enormemente. Per il momento, tuttavia, era più importante<br />

trovare il covo di Stephen e distruggerlo. Portare fuori a cena Heidi,<br />

che si stava comportando come una vera svampita, ovviamente non<br />

gli avrebbe fatto fare passi avanti, ma aveva voluto impedire che le<br />

due ragazze uscissero da sole di notte.<br />

Decise di portarla nel locale in cui suonava Big Jim Dixon. Sean<br />

Canady gli aveva assicurato che il sassofonista era un uomo dotato<br />

di senso pratico, che sapeva bene come difendere se stesso e gli altri.<br />

Canady gli aveva anche detto che tutti gli agenti di guardia a<br />

Deanna in ospedale erano stati messi al corrente <strong>del</strong>l'esistenza di<br />

creature soprannaturali. Mark sapeva che doveva fidarsi in una certa<br />

misura degli altri, anche se la rabbia e la determinazione che lo<br />

animavano erano così forti da convincerlo di essere l'unico che<br />

potesse trovare e distruggere Stephen Delansky.<br />

Tuttavia, aveva bisogno di aiuto per poter difendere gli innocenti<br />

che rischiavano di essere trucidati mentre lui inseguiva la sua preda.<br />

Stephen era molto potente. Era sopravvissuto a infiniti tentativi di<br />

distruggerlo. Sapeva utilizzare l'ipnosi e guariva rapidamente da<br />

qualsiasi ferita gli venisse inferta: sembrava che gli bastassero pochi<br />

minuti o tutt'al più qualche ora per guarire e recuperare le forze.<br />

Mark rivolse un cenno di saluto a Big Jim mentre lui e Heidi<br />

entravano nel locale. Il sassofonista ricambiò.<br />

«Non ho appetito» dichiarò Heidi pochi minuti dopo, posando il<br />

menu sul tavolo.<br />

«Hai bisogno di mangiare qualcosa.»<br />

«Ho bisogno di stare con Deanna» ribatté lei.


Non sembrava nemmeno la stessa persona che il giorno prima<br />

aveva flirtato spensieratamente con lui, pur esaltando le virtù <strong>del</strong> suo<br />

fidanzato.<br />

«Ascolta, c'è Lauren con Deanna, e noi torneremo tra poco.<br />

Lauren si preoccuperà per te se non mangi qualcosa e non prendi<br />

una boccata d'aria fresca.»<br />

«Okay, prenderò un hamburger» capitolò la ragazza, e pochi<br />

secondi dopo, quando apparve una cameriera, lo ordinò. «Mi piace<br />

la carne poco cotta, quasi cruda» precisò. «Ha capito? Ben al sangue.»<br />

Mark aggrottò la fronte nel sentire quel tono esigente, al limite<br />

<strong>del</strong>la maleducazione. Ancora una volta gli sembrò molto diversa<br />

dalla donna che aveva conosciuto nei giorni precedenti.<br />

Ordinò un hamburger poco cotto anche per sé e ringraziò<br />

educatamente la cameriera, prima di appoggiarsi allo schienale <strong>del</strong>la<br />

sedia, osservando Heidi.<br />

«Smettila di fissarmi» gli disse lei in tono irritato.<br />

«È venuto anche da te, vero?» le chiese con voce sommessa.<br />

Lei arrossì e scosse il capo. Sembrava confusa. «Io... non so di che<br />

cosa stai parlando.»<br />

Mark si sporse verso di lei attraverso il tavolo. «Sì che lo sai.<br />

Pensaci. Sforzati. In qualche modo è riuscito a entrare dentro di te.<br />

Era Stephen in persona o qualcun altro?»<br />

Heidi arrossì. «Non so di che cosa stai parlando» ripeté.<br />

«Era alto e scuro, più scuro di me? Ti è semplicemente apparso? Sei<br />

uscita dall'ospedale? O si sono aperte le finestre? L'hai invitato a<br />

entrare nella stanza?»<br />

«No!» protestò Heidi, scuotendo il capo, ma i suoi occhi erano<br />

colmi di lacrime. «Non è entrato nessuno. Tu sei pazzo.»<br />

Veloce come un fulmine, Mark si allungò sul tavolo e le prese la<br />

testa fra le mani, sollevandole il mento in modo da poterle<br />

ispezionare il collo.<br />

Era proprio come aveva temuto.<br />

segni <strong>del</strong>le punture erano lì. Minuscoli, quasi invisibili. Non era


stata prosciugata, solo contaminata.<br />

Era una provocazione, una sfida. Stephen aveva voluto mandargli<br />

un messaggio forte e chiaro per dirgli che poteva prendere chiunque<br />

volesse.<br />

E che alla fine avrebbe avuto Lauren.<br />

Heidi si liberò di scatto. «Non toccarmi» sibilò. «Non...» Poi lo fissò<br />

negli occhi e si morse il labbro.<br />

«Non è colpa tua» le disse in tono gentile Mark. «Dammi il tuo<br />

cellulare.»<br />

«È stato solo un sogno!» protestò lei.<br />

«No, era reale. Dammi il tuo cellulare. Devo chiamare Lauren e<br />

non ho il suo numero.»<br />

Lo sguardo di Heidi sembrava incollato al suo. Frugò nella borsa<br />

alla ricerca <strong>del</strong> telefono senza mai abbandonare i suoi occhi.<br />

La cameriera arrivò con gli hamburger proprio mentre Mark<br />

selezionava il numero di Lauren sul cellulare di Heidi.<br />

«Non è abbastanza al sangue» si lamentò la ragazza, distogliendo<br />

finalmente lo sguardo da lui.<br />

«Vanno bene così» disse con fermezza Mark. «Ci porti anche il<br />

conto, per piacere.»<br />

Il telefono di Lauren squillò a lungo prima che scattasse la<br />

segreteria telefonica. Doveva aver spento il telefono in ospedale,<br />

pensò. «Scordati la cena. Dobbiamo andare» disse bruscamente.<br />

«Ma...»<br />

«Subito!»<br />

Se ne era andato. La visione era sparita nello spazio di un<br />

secondo, come se non fosse mai esistita.<br />

Lauren batté le palpebre, fissando la finestra. Non c'era niente là<br />

fuori. Assolutamente niente.<br />

Perché non aveva pensato a tirare le tende appena entrata nella<br />

stanza?, si rimproverò. Le ombre potevano giocare strani scherzi alla


mente. Probabilmente aveva visto <strong>del</strong>le luci che provenivano da<br />

chissà dove, l'ombra di una nuvola sulla luna, il riflesso dei fari di<br />

un'automobile. Poteva essere stata qualsiasi cosa.<br />

«Deanna» disse, voltandosi a guardare verso il letto.<br />

Deanna aveva gli occhi chiusi. Stava dormendo come se non si<br />

fosse mai svegliata.<br />

«Deanna?» la chiamò ancora.<br />

La scosse <strong>del</strong>icatamente, ma lei non riaprì gli occhi.<br />

«Ciao, cosa succede?»<br />

Lauren si voltò verso la porta. Stacey Lacroix e Bobby Munro<br />

erano sulla soglia. Lui era in borghese e Stacey teneva in mano un<br />

vaso di fiori. Aggrottò la fronte guardando Lauren.<br />

«Si è svegliata per qualche istante» spiegò lei, alzandosi. «Ha<br />

parlato.»<br />

La fissarono entrambi. Era evidente che pensavano che avesse<br />

creduto di vederla aprire gli occhi perché era quello che desiderava<br />

più di ogni altra cosa.<br />

«Bene, forse significa che presto si risveglierà <strong>del</strong> tutto» commentò<br />

Bobby con un sorriso forzato.<br />

Stacey gli lanciò un'occhiata, poi anche lei sorrise a Lauren. Anche<br />

quando stava ferma sembrava un vortice di energia e competenza.<br />

«Dov'è Mark?» domandò.<br />

«Ha portato fuori a cena Heidi.»<br />

«Allora è un bene che siamo passati di qui» osservò Bobby.<br />

«Sì.» Dove diavolo eravate pochi minuti fa?, pensò Lauren. Avreste<br />

potuto dirmi se c 'erano davvero un paio di occhi nella notte o se la<br />

mia mente genera altri orrori. Come se non ce ne fossero già<br />

abbastanza là fuori.<br />

«Peccato che non siamo arrivati prima. Avresti potuto andare con<br />

loro» disse Stacey. «Ma adesso siamo qui e abbiamo un po' di tempo.<br />

Se vuoi, puoi fare due passi in corridoio, sgranchirti le gambe,<br />

andare a prendere una bibita, un caffè o qualcos'altro.»<br />

Lauren esitò. Si fidava di loro. Era stato Sean Canady, un tenente


di polizia, a mandarla a Monstresse House. Se non poteva fidarsi di<br />

Bobby Munro, un altro poliziotto, e di Stacey Lacroix - la direttrice<br />

di un B&B che apparteneva a una vampira buona, ricordò a se stessa<br />

- di chi poteva fidarsi?<br />

«Sicuri che non sia un disturbo per voi?» chiese. Sapeva che Stacey<br />

intendeva pochi minuti e non tutto il tempo che aveva intenzione di<br />

prendersi lei. Ma le sembrava di primaria importanza parlare con<br />

l'indovina e sapeva di poterla trovare solo di sera.<br />

C'erano dei vampiri, là fuori, ricordò a se stessa.<br />

Ma lei era armata, e sarebbe stata in guardia. Avrebbe usato la<br />

massima prudenza.<br />

«Mi farebbe davvero piacere fare due passi e bere qualcosa. Credo<br />

che andrò alla caffetteria a mangiare un boccone, se per voi va<br />

bene.»<br />

«Ma certo» le assicurò Bobby con un sorriso. Era magro e tutto<br />

muscoli, con un simpatico sorriso ironico. Sembrava un bravo<br />

ragazzo, perfetto per Stacey.<br />

«Vai pure» gli fece eco Stacey. «Bobby e io conosciamo l'agente di<br />

guardia in corridoio; è un tipo in gamba. E non lasceremo sola la tua<br />

amica neanche un attimo. Puoi fidarti di noi, lo sai.»<br />

Devo fidarmi di voi, pensò Lauren.<br />

«Grazie. Tornerò in un batter d'occhio.»<br />

«Prendi pure tutto il tempo che vuoi» le disse Bobby. Lei annuì,<br />

rivolse loro un pallido sorriso e si sforzò di non correre mentre<br />

usciva dalla stanza.<br />

Lauren se n'era andata da qualche minuto quando Bobby disse<br />

all'improvviso: «Che cos'è? Mi pare di sentire una musica».<br />

«Sembra E<strong>del</strong>weiss» rispose Stacey, che si era seduta accanto al<br />

letto di Deanna.<br />

«È vero, ma da dove diavolo viene?»<br />

«Dal letto.» Stacey fissò il letto, poi incominciò a cercare sotto le<br />

coperte.


«Aha!» esclamò, tirando fuori un cellulare. «È quello di Lauren.»<br />

Bobby aggrottò la fronte. «Dobbiamo richiamare, potrebbe essere<br />

importante» decise, prendendo il telefono e armeggiando con i tasti.<br />

Qualche istante dopo rispose una voce femminile che sembrava<br />

nello stesso tempo irritata e impaurita. «Pronto?»<br />

«Heidi?» chiese Bobby, esitante.<br />

«Chi parla?» replicò in tono scontroso la donna.<br />

Bobby la udì confabulare con qualcuno, poi un'altra persona prese<br />

l'apparecchio. «Lauren?» disse una voce ansiosa. «Sono Mark.»<br />

«Ciao Mark, sono Bobby Munro. Stacey e io siamo qui con<br />

Deanna. Lauren è andata a prendere un caffè, ma ha dimenticato il<br />

telefono.»<br />

«Trovala subito e restate con lei. Non so come, Stephen è riuscito<br />

a entrare nella stanza di Deanna. Heidi è stata contaminata.»<br />

«Okay» rispose Bobby. Chiuse il telefono e guardò Stacey. «Vado a<br />

cercare Lauren» spiegò. «Fai molta attenzione. In qualche modo è<br />

riuscito a intrufolarsi anche qui.»<br />

«Dev'essere stata Heidi a farlo entrare. Non preoccuparti, io non<br />

lo farò.»<br />

Bobby annuì, serio, e si affrettò a uscire. Non sempre le buone<br />

azioni venivano premiate, pensò. Concedere una pausa alle ragazze<br />

si era rivelata davvero una pessima idea.<br />

Un killer era entrato nella stanza.<br />

E Lauren era sparita.<br />

Fortunatamente Lauren trovò un taxi libero proprio fuori<br />

dall'ospedale e vi salì al volo.<br />

Il conducente parlava un inglese perfetto, con un marcato accento<br />

<strong>del</strong> sud, le assicurò che non c'era molto traffico e le diede un<br />

biglietto da visita in modo che potesse chiamarlo se ne aveva<br />

bisogno per tornare indietro. Poco dopo la lasciò in Decatur Street,<br />

all'angolo con Jackson Square.


Lauren fece il giro <strong>del</strong>la piazza.<br />

Arrivata al punto dove avevano incontrato per la prima volta<br />

l'indovina, notò che c'era un tavolo su cui erano disposti dei<br />

Tarocchi. Ma non c'era nessuno.<br />

Non vide nemmeno la tenda rossa. Forse Susan non era riuscita a<br />

procurarsi un'altra sfera di cristallo, pensò.<br />

Una giovane artista, seduta accanto al tavolino vuoto, stava<br />

tracciando distrattamente degli schizzi su un album da disegno.<br />

Aveva davanti a sé un cavalletto con alcune caricature molto riuscite,<br />

ma quando Lauren si avvicinò si accorse che stava lavorando al<br />

ritratto di un uomo.<br />

A prima vista sembrava una persona qualunque, solo che... non lo<br />

era. Indossava jeans alla moda e una camicia sportiva di classe, ma<br />

anche nel ritratto, i suoi occhi erano singolari... conturbanti.<br />

E incutevano paura.<br />

Lauren non avrebbe saputo dire come o perché, tuttavia<br />

l'impressione era quella, benché si trattasse solo di uno schizzo.<br />

«Mi scusi» disse, facendo sobbalzare la giovane donna. «Mi<br />

dispiace, non volevo spaventarla.»<br />

La ragazza chiuse l'album.<br />

«Quell'uomo, per caso l'ha visto, stasera?» domandò Lauren.<br />

La ragazza annuì. Sembrava che cercasse di riprendersi. «Vuole una<br />

caricatura? Sono piuttosto brava e chiedo solo venti dollari.»<br />

«Mi spiace, non ho tempo, adesso, ma...» Lauren frugò nella borsa<br />

e tirò fuori una banconota da venti. Un tempo anche lei era stata<br />

una studentessa che cercava di mettere insieme il denaro per<br />

proseguire gli studi. «Ecco... Quando ha visto quell'uomo?»<br />

«Io...» La ragazza la fissò, confusa, poi scoppiò a ridere e ammise:<br />

«Non ne ho idea».<br />

«Ci pensi, per favore. È importante.»<br />

La caricaturista ci provò, ma alla fine scosse il capo. «Non lo so.<br />

Onestamente, non lo so.»<br />

«È successo qualcosa di... strano, stasera?» volle sapere Lauren.


La ragazza parve sinceramente divertita. «Andiamo, siamo a New<br />

Orleans!»<br />

«La prego. Mi sarebbe davvero molto utile saperlo.»<br />

«Io... non saprei. È come se fossi rimasta avvolta tutta la sera in<br />

una specie di nebbia.»<br />

«Che cosa può dirmi <strong>del</strong>la donna che di solito sta qui accanto?» le<br />

domandò.<br />

La ragazza aggrottò la fronte. «Quale donna?»<br />

«Quel tavolo appartiene a un'indovina che si chiama Susan.»<br />

«Oh, sì, certo.»<br />

«L'ha vista? Sa dove si trovi?»<br />

«È entrata in chiesa, poco fa. Ma adesso hanno chiuso i portoni... »<br />

«Grazie.»<br />

Lauren si diresse a passo spedito verso la chiesa, che effettivamente<br />

sembrava chiusa. Poi, all'ingresso <strong>del</strong> vicolo che correva accanto alla<br />

fiancata, notò un cartello. Si avvicinò e aggrottò la fronte leggendo<br />

l'annuncio.<br />

Prove <strong>del</strong> coro. E si stavano svolgendo proprio in quel momento!<br />

Tornò al portone principale. Era chiuso. Corse lungo il vicolo e<br />

trovò un ingresso laterale da cui riuscì a entrare. In una piccola<br />

cappella laterale, qualcuno stava dirigendo il coro. L'inno che<br />

stavano cantando era bellissimo.<br />

Lauren guardò verso il fondo <strong>del</strong>la chiesa, scrutando tra i banchi.<br />

E lì scorse l'indovina, che fissava l'altare.<br />

Lauren percorse la navata e si infilò nel banco accanto a Susan.<br />

«Che cosa ci fa qui?» le chiese in un sussurro.<br />

Susan si voltò verso di lei. «Questa è la casa di Dio. Non porterai<br />

veleno qui dentro.»<br />

«Voglio sapere che cosa ha fatto a me e alle mie amiche» disse<br />

Lauren.<br />

«Io? Tu hai portato il pericolo e la maledizione su di me. Non<br />

dovevi venire qui. Dovevate partire quando ve l'ho detto.»


Lauren respirò profondamente, chiedendosi quanto le sarebbe<br />

sembrato assurdo quello che stava per dirle. «So che ci sono dei<br />

vampiri qui intorno. Ma non è colpa mia. Lei lo sapeva, e non ci ha<br />

messe in guardia.»<br />

«Vi ho detto di andarvene» mormorò Susan. «Ma tu e le tue<br />

amiche vi siete rifiutate di credermi. Pensate di essere al sicuro nella<br />

vostra beata ignoranza, e così sarò io a pagare per la vostra<br />

ostinazione e arroganza. È sufficiente la tua presenza qui per<br />

mettermi in pericolo.»<br />

«Susan, una <strong>del</strong>le mie amiche è in coma, ma ne è uscita per pochi<br />

minuti e ha fatto il suo nome. Che cosa sa? Perché Deanna ha<br />

parlato di lei?»<br />

Susan si voltò, scrutandola con sospetto. «Forse perché si è resa<br />

conto che mi hai messa in pericolo. Ho paura di lavorare. Come<br />

vivrò? A causa tua sono diventata un bersaglio.»<br />

«Di che cosa sta parlando?»<br />

Susan la fissò. Il suo volto era privo di espressione, la voce dura.<br />

«Di Stephen. Stephen Delansky.»<br />

Lauren fu colta talmente di sorpresa che si limitò a fissarla. Forse<br />

era solo una truffa che Susan aveva messo in piedi con Mark, pensò.<br />

E a quanto pareva, anche i poliziotti ne facevano parte.<br />

Se non avesse visto quelle ali nel cielo, le ombre che prendevano<br />

forma e la inseguivano con le fauci spalancate...<br />

L'indovina riportò lo sguardo sull'altare. «Ci sarà sempre <strong>del</strong> male<br />

nel mondo. Ci sarà sempre chi lo combatterà. Ci saranno sempre<br />

quelli come me, che lo vedono, lo sentono, ne sono toccati... ma<br />

non hanno il potere di contrastarlo.» Si voltò nuovamente verso<br />

Lauren, anche se sembrava che parlasse con se stessa. «Il male è già<br />

venuto in passato e tornerà ancora. Questo è il destino <strong>del</strong> mondo.»<br />

I suoi occhi misero a fuoco Lauren. «Ma tu, tu mi hai rovinata.»<br />

«Era lei ad avere la sfera di cristallo!»<br />

«E attraverso la sfera, lui ti ha vista.»<br />

«Ma era già qui» protestò Lauren, spaventata.<br />

«Sì, però ora ci resterà finché non ti avrà.»


«È assurdo» replicò in tono aspro Lauren.<br />

«Davvero? È assurdo quando una madre si sveglia di notte e sa che<br />

suo figlio è morto? È assurdo quando un marito sente all'improvviso<br />

che la moglie è in pericolo? O quando un gemello sa che la sua metà<br />

ha bisogno d'aiuto? E in questo momento sei tu ad avere bisogno di<br />

aiuto.»<br />

«L'ho trovato» sussurrò Lauren.<br />

Susan la ignorò e riprese: «Dimentica quello che credi reale, quello<br />

che consideri la normalità. Dimentica tutto, se vuoi sopravvivere. Se<br />

io sono ancora viva è solo perché so che alcune cose sono reali<br />

anche se non possiamo vederle, che può essere vero anche ciò che<br />

non osiamo ammettere. Se vuoi sopravvivere anche tu, devi<br />

comprendere questo, per te stessa e per le tue amiche».<br />

«Io non sono sua nemica, Susan. È stata lei a tirarmi dentro questa<br />

storia. Lei e la sua sfera di cristallo.»<br />

«Lui ti avrebbe trovata comunque» replicò l'indovina. «Il cristallo ti<br />

ha semplicemente fatto sapere che era già successo. Dovevi fuggire<br />

finché ne avevi l'opportunità.» Si strinse nelle spalle. «Forse ti<br />

avrebbe seguita, e la mia vita non sarebbe più stata in pericolo.»<br />

La donna parlava in tono così freddo, con una tale<br />

determinazione, che le sue parole furono come uno schiaffo per<br />

Lauren. Poi Susan si voltò ancora verso di lei. «Hai trovato aiuto,<br />

dici? Prendilo e tienilo stretto, allora. Non puoi vincere da sola.<br />

Nemmeno un esercito potrebbe aiutarti se non sa vedere e non<br />

crede. Quanto alle tue amiche, tienile al sicuro se puoi.» Si alzò,<br />

palesemente ansiosa di andarsene. Tirò fuori dalla tasca <strong>del</strong>la gonna<br />

un foglio di carta piegato in quattro e lo mostrò a Lauren. «Io non so<br />

tutto, ma raccolgo gli indizi che trovo sulla mia strada. Leggilo. È un<br />

articolo di giornale che potrebbe aiutarti. Ma non farlo adesso.<br />

Prima allontanati da qui, torna da coloro che ti vogliono aiutare. Se<br />

ti importa qualcosa di loro, stai lontana da me. E quando esci di qui,<br />

segnati con l'acqua santa.»<br />

Detto questo, Susan si allontanò di corsa lungo la navata.<br />

Lauren si alzò, più confusa che mai. «Susan, aspetti!»<br />

Ma la veggente se n'era già andata.


Lauren uscì dal banco, si inginocchiò nella navata centrale e si fece<br />

il segno <strong>del</strong>la croce. E non dimenticò di bagnarsi con l'acqua<br />

benedetta prima di uscire dalla chiesa.<br />

Nel vicolo, tutto era tranquillo. Buio. Avvolto nell'ombra. Di<br />

certo c'era <strong>del</strong>la gente lì intorno, si disse. Era ancora presto, specie<br />

per gli standard di New Orleans. Le carrozze giravano fino a tarda<br />

notte e i musicisti suonavano agli angoli <strong>del</strong>le strade.<br />

Ma il vicolo, stretto e tortuoso, sembrava appartenere a un'altra<br />

epoca, avvolto com'era in una strana atmosfera di decadente<br />

eleganza. La brezza sussurrava in una lingua stranamente fredda.<br />

Udì qualcosa nell'aria.<br />

Come uno stormo di uccelli che volavano sopra di lei.<br />

O pipistrelli.<br />

Alzò lo sguardo verso il cielo scuro.<br />

Un tempo avrebbe pensato semplicemente che la notte era<br />

popolata di creature che riposavano sui cornicioni di giorno e<br />

uscivano a caccia col buio.<br />

Ora sapeva che non era così. Ora sapeva che era lei che stavano<br />

cercando.<br />

Bobby Munro era nell'atrio quando Mark e Heidi tornarono in<br />

ospedale. Aveva l'aria stravolta, come se stesse male. «Che cosa è<br />

successo?» gli chiese Mark in tono ansioso.<br />

«Non riusciamo a trovare Lauren. Non è più all'interno<br />

<strong>del</strong>l'ospedale, ho cercato dappertutto.»<br />

Mark sentì i muscoli contrarsi per la tensione e serrò la mascella,<br />

lottando per controllare la collera e il terrore che minacciavano di<br />

sopraffarlo. «Vado io a cercarla. Tu devi tornare da Deanna. Heidi,<br />

vai con Bobby.»<br />

Lei lo guardò e incurvò le labbra in un lento sorriso mentre si<br />

avvolgeva una ciocca di capelli intorno al dito. Uno sguardo di pura<br />

lascivia le illuminò il viso. «Sta arrivando, lo sai» disse. «Sta tornando<br />

per ucciderti.»


«Puoi fare qualcosa per lei?» domandò Mark a Bobby, frustrato.<br />

Era chiaro che c'era qualcosa che non andava in Heidi,<br />

ma non aveva il tempo di preoccuparsi per lei in quel momento.<br />

«Farò <strong>del</strong> mio meglio» gli assicurò Bobby, ma Mark se ne era già<br />

andato.<br />

Lasciò l'auto nel parcheggio. Era di fondamentale importanza<br />

trovare immediatamente Lauren, e conveniva muoversi a piedi tra la<br />

folla <strong>del</strong> Quartiere Francese.<br />

Leticia Lockwood terminò il giro <strong>del</strong>le visite ai pazienti, augurò la<br />

buonanotte alle altre infermiere e si diresse verso il parcheggio<br />

<strong>del</strong>l'ospedale. Probabilmente era l'ultima <strong>del</strong> suo turno ad andarsene,<br />

ma non le importava. Riteneva di essere fortunata ad aver finito il<br />

corso di infermiera. Amava il suo lavoro, aiutare gli altri la<br />

gratificava, e per giunta la pagavano per farlo.<br />

Sorrise mentre si dirigeva verso la sua auto. Zia Judy non lo<br />

sapeva ancora, ma quella sera sarebbero andate in chiesa. L'anziana<br />

signora ne sarebbe stata felice. Grazie a lei, Leticia era riuscita a<br />

raggiungere il suo obiettivo senza lasciarsi distrarre dalle tentazioni.<br />

Come per esempio Tyrone Martin, ai tempi <strong>del</strong> liceo. Tyrone era<br />

uno dei ragazzi più affascinanti che si fosse mai visto in un campo da<br />

football. Poi era finito nella spirale <strong>del</strong>la droga, si era dato ai piccoli<br />

furti e ora stava scontando una condanna di sei anni nel<br />

penitenziario di stato. Mentre altri si erano rovinati per colpa sua, a<br />

lei non era successo. Aveva rifiutato la sua coca, la sua erba e gli<br />

innumerevoli tentativi di infilarsi nel suo letto, e ne era felice.<br />

Tyrone aveva generato diversi figli illegittimi, le cui madri erano<br />

mantenute dall'assistenza pubblica. Era stata la forza di carattere di<br />

zia Judy a tenerla incollata ai libri. Non l'aveva mai minacciata, ma<br />

Leticia aveva voluto darle la soddisfazione che meritava, e si era<br />

messa d'impegno per fare le cose per bene.<br />

Quella sera, però...<br />

Aveva promesso al nuovo diacono <strong>del</strong>la chiesa battista che<br />

sarebbe andata alle prove <strong>del</strong> coro. L'avrebbe fatto per cantare e<br />

anche per Pete Rosman, l'uomo che aveva cercato per tutta la vita e<br />

al quale sapeva di piacere. Entrambi amavano aiutare il prossimo,


avevano gli stessi interessi e credevano che se tutti si fossero dati da<br />

fare, nel mondo, le cose sarebbero state migliori.<br />

Aveva quasi raggiunto l'auto quando vide un uomo. Era piegato<br />

in due accanto a un albero e sembrava che non stesse bene. Leticia<br />

aggrottò la fronte, preoccupata. «Ehi, si sente bene?» gridò.<br />

Quando lui sollevò una mano e fece un debole gesto, si affrettò a<br />

raggiungerlo. Aveva un bel viso, decise, ma era troppo pallido,<br />

probabilmente era malato.<br />

Lo prese per un braccio. «Venga... il Pronto Soccorso è qui vicino,<br />

l'aiuterò io.»<br />

«No, no...» L'uomo le rivolse un sorriso affascinante. «Mi dispiace.<br />

Va tutto bene, ho solo bisogno di sedermi per un minuto. Ero fuori<br />

con degli amici e temo di aver bevuto troppo.»<br />

«Succede spesso da queste parti» mormorò Leticia.<br />

«Lei disapprova. Mi dispiace» si scusò lui. «Sto bene, non si<br />

preoccupi. Può andare... mi riprenderò subito. Andrò in albergo a<br />

sdraiarmi per un po'. È stata molto gentile, comunque. Ed è anche<br />

molto carina.»<br />

Leticia arrossì.<br />

«Davvero, va tutto bene» le assicurò di nuovo, ma si appoggiava<br />

pesantemente a lei e continuava a guardarla con quegli occhi<br />

incredibili.<br />

Leticia si rimproverò tra sé. Avrebbe aiutato quell'uomo non<br />

perché aveva dei begli occhi e le aveva fatto un complimento,<br />

decise. L'avrebbe fatto perché aveva bisogno di aiuto. In fondo, le<br />

avrebbe rubato solo pochi minuti accompagnarlo al suo albergo.<br />

«Venga con me. Le do un passaggio.»<br />

«Lei è troppo gentile.»<br />

Si appoggiò al suo braccio, accettando l'aiuto che gli offriva.<br />

Leticia gli aprì la portiera e lo fece sedere davanti. Mentre prendeva<br />

posto al volante, pronta a mettere in moto, lui alzò gli occhi al cielo<br />

e imprecò.<br />

Stava guardando verso la cattedrale. Leticia seguì la direzione <strong>del</strong><br />

suo sguardo e aggrottò la fronte. Sembrava uno stormo di uccelli in


volo. Anche da quella distanza, le pareva di sentirli battere le ali.<br />

«Sono solo uccelli, o forse pipistrelli» disse con l'intenzione di<br />

rassicurarlo.<br />

Ma in realtà lui non sembrava nervoso. A un tratto aveva l'aria di<br />

un grosso felino che aveva fiutato la presenza <strong>del</strong>la sua preda<br />

intrappolata poco lontano. Si voltò a guardarla. C'era qualcosa di<br />

molto strano in lui. «Mi dispiace, ma sono in ritardo» disse.<br />

«Di che cosa sta parlando?» chiese, turbata, Leticia.<br />

Lo guardò negli occhi, e aprì la bocca per gridare.<br />

Troppo tardi.<br />

I pipistrelli volavano in circolo, descrivendo lenti cerchi mentre<br />

planavano verso il basso, sfiorando Lauren con il tocco <strong>del</strong>le loro<br />

ali... un tocco terrificante.<br />

Non atterravano, non si posavano su di lei, ciò nonostante Lauren<br />

sapeva che non sarebbe stato facile coprire la breve distanza che la<br />

separava dalla piazza.<br />

Lì avrebbe trovato gente, auto <strong>del</strong>la polizia, forse anche qualche<br />

poliziotto a cavallo.<br />

Avrebbe trovato aiuto.<br />

Valutò la distanza.<br />

Avrebbe fatto prima a tornare in chiesa, rifletté. Tempio, rifugio.<br />

Camminando rasente il muro, scivolò fino alla porta laterale più<br />

in fretta che poté.<br />

Era chiusa, maledizione! Bussò ma non le aprì nessuno.<br />

Se non altro era armata, ricordò a se stessa.<br />

Già, ma è soltanto una pistola ad acqua.<br />

La tirò fuori dalla borsa e mirò alla prima creatura alata che le<br />

volò vicino. Tenendo la pistola giocattolo con entrambe le mani,<br />

premette il grilletto. Un getto d'acqua colpì il pipistrello, che<br />

precipitò al suolo con un orribile sibilo, seguito da una piccola<br />

esplosione e da una nuvoletta di fumo... Poi rimase soltanto un<br />

mucchietto di polvere.


Mentre fissava annichilita la scena, Lauren notò una figura vestita<br />

di nero in fondo al vicolo. Era in piedi e la stava osservando.<br />

I pipistrelli incombevano su di lei, sempre più numerosi. Lauren<br />

ignorò il misterioso personaggio e si girò ad affrontare il pericolo più<br />

immediato. Iniziò a sparare, ignorando i sibili e la pioggia di polvere,<br />

finché non si rese conto all'improvviso che stava esaurendo la carica<br />

d'acqua.<br />

Si fermò.<br />

La figura in fondo al vicolo la stava ancora guardando.<br />

Poi nel vicolo echeggiò una risata agghiacciante.<br />

Mark passò al setaccio Bourbon Street, andando di locale in locale<br />

e cercando di fare più in fretta che poteva, spinto da un'inquietudine<br />

che si faceva più forte a ogni secondo.<br />

Era riuscito ad avvisare Canady e sapeva che anche il poliziotto e i<br />

suoi uomini stava cercando Lauren. Aveva fatto tutto il possibile,<br />

eppure si sentiva in colpa, come se avesse fallito di nuovo.<br />

Non aveva idea di dove diavolo potesse essersi cacciata. Ma<br />

l'avrebbe trovata, giurò a se stesso. Lauren era una donna forte. Lo<br />

sarebbe stata anche davanti al pericolo. E poi gli credeva, conosceva<br />

la verità.<br />

Uscendo da uno dei locali, Mark si scontrò con un altro uomo.<br />

Jonas.<br />

«Tu!» esclamò, infilando la mano in tasca alla ricerca <strong>del</strong>l'arma.<br />

Questa volta non l'avrebbe mancato.<br />

«Per tutti i santi, amico, vuoi ascoltarmi?» lo implorò l'altro.<br />

«Ho un'intera fiala di acqua santa» lo mise in guardia Mark. «Se fai<br />

un movimento sbagliato, ti distruggo.»<br />

Aveva parlato in tono tranquillo perché c'era gente tutto intorno<br />

a loro. Poteva udire la musica che proveniva dall'interno <strong>del</strong> locale e<br />

una cameriera che gridava qualcosa al barman.<br />

Mentre lui e Jonas e si fronteggiavano sulla soglia, una donna<br />

sorrise e chiese se potevano spostarsi perché voleva entrare.


Mark afferrò per un braccio l'altro uomo e lo trascinò sul<br />

marciapiede.<br />

«Non sono io quello che stai cercando!» disse Jonas.<br />

«Dove diavolo è Lauren?»<br />

«Lauren?» ripeté Jonas aggrottando la fronte. «È Deanna quella che<br />

è in ospedale. Vuoi ascoltarmi per un momento? Io non sono<br />

malvagio.»<br />

Malvagio? Forse no, pensò Mark, ma sei sicuramente un vampiro.<br />

Quando tirò fuori la fiala con l'acqua santa, Jonas lo guardò senza<br />

battere ciglio. «Colpiscimi pure se vuoi, ma ti sto dicendo la verità.<br />

Voglio aiutarti. Io... io tengo a Deanna. Non ho mai incontrato una<br />

donna come lei. È...» Un lampo di rabbia gli attraversò lo sguardo.<br />

«È troppo bella per diventare il giocattolo di un bastardo depravato<br />

come lui.»<br />

«Nessuno ti conosce da queste parti» replicò Mark. «I poliziotti di<br />

New Orleans sanno che esistono i vampiri; alcuni di loro, almeno.<br />

Ma nessuno sa chi sei.»<br />

Jonas alzò una mano e tirò fuori una catenina dalla T-shirt. C'era<br />

appesa una croce.<br />

«Credi che potrei portarla se fossi in combutta con quel mostro di<br />

Stephen?» ribatté.<br />

Mark inarcò un sopracciglio.<br />

«Ascolta, sono nuovo di qui» riprese Jonas. «Sono stato a New<br />

York per molto tempo. Lì la gente si fa i fatti suoi ed è pieno di<br />

banche <strong>del</strong> sangue... Sono venuto a New Orleans per lavorare<br />

nell'ambiente <strong>del</strong>la musica, tutto qui. Non voglio fare <strong>del</strong> male a<br />

nessuno.» Gli rivolse un mesto sorriso. «Diavolo, ci sono abbastanza<br />

già abbastanza depravati in giro, non credi?»<br />

«Stai alla larga da me» lo mise in guardia Mark.<br />

«Posso aiutarti. Voglio farlo. Ascolta, non è molto tempo che sono<br />

stato trasformato e non sono molto potente, ma darei... la mia<br />

esistenza per aiutare Deanna. Farò qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa.»<br />

«Stammi solo alla larga» ripeté Mark.


Fece per allontanarsi sentendo crescere nuovamente l'ansia per<br />

Lauren. Non avrebbe ucciso Jonas, decise, anche se lasciarlo in vita si<br />

sarebbe potuto rivelare un grave errore: in quel momento non<br />

aveva il tempo di pensare al modo migliore di gestire la faccenda.<br />

Doveva trovare Lauren.<br />

«Come posso convincerti che dico sul serio?» gli gridò dietro Jonas.<br />

Mark continuò a camminare senza rispondere.<br />

Procedeva a lunghe falcate, ansioso di uscire da Bourbon Street.<br />

Era come se una voce stesse gridando dentro di lui.<br />

Doveva trovarla. Subito.<br />

L'uomo in fondo al vicolo continuava a fissarla, immobile.<br />

Lauren non si mosse. Aveva quasi finito l'acqua santa e stava<br />

disperatamente cercando di richiamare alla mente tutto quello che le<br />

aveva detto Mark. Quell'uomo era Stephen, ne era certa. Mark le<br />

aveva detto che era uno dei vampiri più potenti. Poteva colpirlo con<br />

l'acqua benedetta rimasta e sicuramente l'avrebbe ferito, ma sarebbe<br />

bastato? C'era il fondato rischio che si arrabbiasse e decidesse che era<br />

giunto il momento di affondare i denti nella sua gola...<br />

«Non sono Katja!» gridò.<br />

«Tu sei quella che io avrò» le rispose in tono sommesso lui.<br />

Era come se il mondo si fosse fermato. Come se il tempo si fosse<br />

congelato in quell'istante. Era sola nel vicolo con quella figura<br />

ammantata di tenebre.<br />

«No» mormorò. «Tu non sai che cosa voglia dire avere veramente<br />

qualcuno. Tu non mi avrai mai. E nella tua brutalità e cru<strong>del</strong>tà<br />

troverai la tua stessa distruzione.»<br />

Lui incominciò ad avanzare.<br />

Che portata aveva la pistola a spruzzo?, si domandò Lauren.<br />

«Metti giù quell'arma. E togliti la croce. Perché io ti avrò. In un<br />

modo o nell'altro otterrò ciò che voglio, e questa è l'unica cosa che<br />

importa. E quando mi sarò stancato di te... be', forse sarai fortunata<br />

e non succederà.»


Lauren fece un passo indietro.<br />

Stephen sembrava più vicino di prima. Come se si fosse spostato<br />

fluttuando nell'aria. Poi si incamminò lentamente verso di lei, come<br />

se fossero vecchi conoscenti che si erano incontrati per caso.<br />

Avvertì, più che sentirlo, un improvviso frullare d'ali.<br />

Un'ombra nell'aria. Buio...<br />

Lauren vide che Stephen aggrottava la fronte.<br />

Poi, all'improvviso, un altro uomo si materializzò tra lei e<br />

Stephen. Era Jonas, il giovane dai capelli scuri che aveva fatto colpo<br />

su Deanna. «Lasciala stare» disse.<br />

Stephen si fermò, poi scoppiò a ridere. «E come pensi di<br />

convincermi, sentiamo?»<br />

Jonas si voltò leggermente verso Lauren. «Scappa!» le gridò.<br />

Lauren si rese conto che con tutta probabilità Stephen era<br />

abbastanza potente da fare a pezzi il giovane. Il giovane? Non era<br />

altro che una creatura <strong>del</strong>la notte anche lui; l'aveva appena visto<br />

materializzarsi dal nulla. «Non combattere contro di lui!»<br />

«Vai!» la sollecitò Jonas.<br />

Stephen si avvicinò, fluttuando... Raggiunse Jonas e alzò una<br />

mano. Sembrava un movimento fortuito, distratto, ma bastò a far<br />

volare l'altro nel vicolo mandandolo a cozzare con violenza contro<br />

il muro <strong>del</strong>la chiesa.<br />

Poi Stephen riprese ad avanzare verso di lei.<br />

Lauren scoprì che aveva difficoltà a muoversi. Poteva vedere i suoi<br />

occhi. Erano scuri e nello stesso tempo luminosi. Sembravano fatti di<br />

tenebra, profondi come lo Stige, e ardevano di un fuoco interno.<br />

Lauren cercò di concentrarsi, si costrinse a battere le palpebre, a<br />

sollevare il braccio, poi prese la mira con la pistola.<br />

«Non sparerai» disse Stephen.<br />

Lauren premette il grilletto.<br />

Quando il getto d'acqua lo colpì si udì un sibilo che crebbe<br />

progressivamente fino a diventare un ruggito furioso, ma Stephen


non si fermò.<br />

Nel frattempo Jonas si era ripreso e si stava rialzando. Si lanciò di<br />

corsa verso di loro, balzando alle spalle <strong>del</strong> vampiro. «Scappa,<br />

Lauren! Non lasciare che entri nella tua mente!»<br />

Lei annuì, arretrando. Stephen si era già voltato e si stava<br />

liberando di Jonas come se non fosse altro che un insetto fastidioso.<br />

«Lascialo andare!» gli ordinò Lauren, sparando ancora con la<br />

pistola ad acqua.<br />

Colpito dallo spruzzo, Stephen lanciò un altro grido di rabbia.<br />

Lauren premette ancora il grilletto di plastica, ma non successe<br />

niente. L'arma era scarica.<br />

«Vai!» le gridò Jonas.<br />

Stephen disse qualcosa che lei non riuscì a capire, ma a un tratto si<br />

sentì come se fosse stata colpita da una raffica d'aria gelida e<br />

paralizzante. I piedi erano pesanti come piombo. Aprì la bocca per<br />

gridare. Stephen scagliò a terra Jonas e gli diede un calcio,<br />

allontanandolo come se fosse un rifiuto, dopodiché riprese ad<br />

avanzare verso di lei.<br />

Un istante prima che la raggiungesse e che il suo alito fetido si<br />

riversasse su di lei, un vortice di energia si materializzò in mezzo alla<br />

strada e Stephen venne colpito da un fulmine.<br />

Sulle prime Lauren non riuscì a immaginare quale potesse essere la<br />

fonte di un simile potere, poi si rese conto che era un uomo.<br />

Mark.<br />

Lui si lanciò su Stephen, attaccandolo con tale violenza che Lauren<br />

lo paragonò alla collera di Dio in persona. Il suo assalto colse di<br />

sorpresa il vampiro. Per una frazione di secondo, Stephen esitò, poi i<br />

due rotolarono avvinghiati sul pavimento di pietra, come un massa<br />

scura di collera e furore.<br />

In quel momento il cielo riprese vita; migliaia di ali scaturirono dal<br />

buio e tornarono a farsi inghiottire dalle tenebre. Lauren vide<br />

qualcosa volare verso di lei e nello stesso istante udì Mark gridare a<br />

Jonas: «Portala via di qui! Portala via subito!».


Jonas si mosse con la velocità di un fulmine. Lauren sentì le sue<br />

braccia che la stringevano. «Corri! Aiutami, Lauren, dannazione!<br />

Corri!»<br />

Corsero.<br />

Le ombre prendevano forma al loro passaggio, come se le ali e<br />

l'oscurità si fondessero fino a diventare enormi mani che si<br />

protendevano per ghermirli.<br />

Corsero a perdifiato, finché non sbucarono nella piazza<br />

mescolandosi ancora una volta alla fiumana di umanità. La gente<br />

passeggiava pigramente, parlando e ridendo. Un chitarrista suonava<br />

una canzone country, una rispettabile imitazione di Johnny Cash.<br />

Alla luce dei lampioni, in mezzo alla folla, tra la musica, le<br />

chiacchiere e la vita <strong>del</strong>la piazza, Lauren smise finalmente di correre.<br />

Jonas la stringeva ancora quando si voltò a guardare verso il vicolo.<br />

Non vide nulla.<br />

Niente ali né ombre. Nessuna traccia di Stephen.<br />

E nemmeno di Mark.


Capitolo 12<br />

«Non avremmo dovuto abbandonarlo» protestò Lauren.<br />

Erano ai margini <strong>del</strong>la piazza, accanto a un cartello che indicava lo<br />

storico Palazzo Pontalbo. Alla destra di Lauren c'era un cannone<br />

<strong>del</strong>la Guerra civile protetto da un'inferriata; oltre il prato si vedeva<br />

la statua equestre di Andrew Jackson. Tutt'intorno a lei c'era un<br />

mondo perfettamente normale.<br />

Jonas la guardò scuotendo mestamente il capo. «Non avevamo<br />

scelta. Non capisci? Sarebbe stato più vulnerabile se tu fossi rimasta<br />

lì. Avrebbe dovuto difenderti.»<br />

Lauren lo osservò. Sembrava un ragazzo normale, eppure lei<br />

sapeva che non lo era affatto.<br />

L'aveva visto materializzarsi dal buio.<br />

Era anche lui un vampiro.<br />

Istintivamente fece un passo indietro.<br />

Jonas emise un gemito. «Ero pronto a dare la mia vita per te poco<br />

fa» mormorò. «Perché hai paura? Puoi fidarti di me, lo sai.»<br />

Lei aggrottò la fronte e scosse il capo. «Ti rendi conto che penso<br />

ancora di essere pazza perché credo che esistano i vampiri? Mi<br />

dispiace, ma non è così facile fidarsi di uno di voi.»<br />

«Ah, se solo gli uomini sapessero quanti vampiri <strong>del</strong> tutto onesti<br />

camminano tra loro...» sospirò Jonas.<br />

«Non è che i vampiri siano rinomati per le loro buone azioni»<br />

replicò Lauren, poi guardò nuovamente verso il vicolo, sentendo<br />

crescere la preoccupazione. «Dove sono andati? Come hanno fatto a<br />

sparire così in fretta?»<br />

Lui scosse il capo. «Non ne ho idea. Tutto quello che so è che<br />

devo proteggerti fino al ritorno di Mark» rispose con fermezza.<br />

Lauren continuò a fissare con ansia il vicolo deserto. «Che cosa<br />

dobbiamo fare?»<br />

«Dobbiamo andare all'ospedale.»


«Vuoi che ti lasci entrare nella stanza di Deanna?» gli domandò,<br />

increspando la fronte.<br />

«Ti giuro che non sono stato io a farle <strong>del</strong> male e non lo farei mai.<br />

Ti do la mia parola.»<br />

«Scusami, ma non sono sicura di potermi fidare <strong>del</strong>la parola di un<br />

vampiro.»<br />

«Ero pronto a morire per te» le ricordò di nuovo, sinceramente<br />

ferito.<br />

«Forse è tutto un inganno» replicò lei. «Forse stai dalla parte di<br />

Stephen e stai cercando di imbrogliarci.»<br />

«Ascolta. Lui vuole te, questo è evidente, mi sembra. E poco fa<br />

avrebbe potuto prenderti. Sono quasi sicuro che se non l'ha fatto è<br />

solo perché gli piace l'eccitazione <strong>del</strong>la caccia.»<br />

«Perché non inseguirci fino in piazza, allora? Che cosa avrebbe<br />

potuto fare questa gente contro un'orda di vampiri?»<br />

Jonas scosse il capo. «Se tutti credessero - o meglio, sapessero - che<br />

i vampiri sono reali, che esistono accanto a voi in quello che credete<br />

il vostro piccolo mondo sicuro, cercherebbero di sterminarli. Tutti. I<br />

buoni e i malvagi. I buoni morirebbero per primi, perché non<br />

vogliono fare <strong>del</strong> male agli altri. Allora vi trovereste soli contro i<br />

cattivi. E loro potrebbero distruggere tutto. Devi capire che c'è un<br />

intero mondo infernale là fuori. Alcuni lo avvertono. Altri sanno che<br />

esiste. Alcuni, come Sean Canady, si sono resi conto di avere bisogno<br />

<strong>del</strong> nostro aiuto nella lotta per la salvezza <strong>del</strong>l'umanità. Se Stephen<br />

avesse portato la sua battaglia nella piazza, se la gente l'avesse visto<br />

e fosse stata attaccata, la verità sarebbe diventata di dominio<br />

pubblico e sarebbe scoppiata una vera guerra. Sarebbe stato un<br />

bagno di sangue. Creature come Stephen esistono perché si nutrono<br />

di quelle che gli esseri umani considerano paure reali. Se si stanca<br />

<strong>del</strong>le sue vittime e decide di non accettarle come membri <strong>del</strong>la sua<br />

schiera di tirapiedi, le decapita e si libera dei loro corpi. Quando è<br />

venuto qui, ha cominciato a gettare i corpi nel Mississippi.» Esitò un<br />

momento prima di riprendere. «Un tempo c'era un vero sistema<br />

gerarchico, una specie di codice d'onore dei nonmorti. Ogni vampiro<br />

poteva trasformare solo altre tre persone per ogni secolo.


Naturalmente ci sono sempre stati, anche in passato, mostri che<br />

violavano la legge e il cui comportamento minacciava di tradire<br />

tutta la stirpe. Di costoro si occupavano i loro simili o,<br />

occasionalmente, un cacciatore di vampiri o un guardiano. C'era -<br />

c'è, in effetti - anche una specie di re. Quello attuale risiede qui a<br />

New Orleans.»<br />

«E perché non interviene?» chiese Lauren.<br />

«Pare che sia fuori dal paese.» Jonas scosse il capo. «Ascolta, io<br />

sono venuto qui proprio per cercare Lucian, il nostro re. È a capo di<br />

un'alleanza di individui che combattono il male, e che così facendo<br />

sperano di potersi redimere ed entrare a far parte di un mondo<br />

migliore. Ti giuro che quello che ti sto dicendo è la verità.»<br />

È assurdo. Impossibile.<br />

Eppure qualcosa di vero ci doveva essere, si disse subito dopo.<br />

Altrimenti era vittima <strong>del</strong>l' illusione più realistica e assurda che avesse<br />

mai afflitto un essere umano.<br />

«Ti prego, andiamo all'ospedale e aspettiamo Mark» propose<br />

Jonas. «Sono sicuro che verrà a cercarti lì. Mi sono imbattuto in lui<br />

poco fa, mentre ti stava cercando nel Quartiere Francese.»<br />

«Era insieme a Heidi? L'altra mia amica?»<br />

«No, lei dev'essere tornata all'ospedale.»<br />

Lauren era spaventata. Aveva paura di fidarsi di lui e altrettanta di<br />

non farlo. Era ormai notte. Se fosse salita in taxi con lui...<br />

«Allora, prendiamo un taxi?» la sollecitò Jonas.<br />

Lei esitò.<br />

«Ti giuro su Dio - e ti assicuro che credo in Lui - che non ho<br />

intenzione di azzannare l'autista e rapirti.»<br />

Deanna le aveva detto che erano in due. Uno era malvagio.<br />

Stephen. L'altro buono. Che si riferisse a Jonas?<br />

Si guardò intorno. Probabilmente Bourbon Street era ancora piena<br />

di gente, ma lì, nella piazza, gli artisti stavano già raccogliendo le<br />

loro cose. Il ragazzo con la chitarra era andato via. «Va bene»<br />

capitolò. «Ma ti avviso: ho una croce al collo.»


Jonas le sorrise. «Anch'io.»<br />

Mentre si incamminavano verso la strada principale, Lauren gli<br />

domandò: «Come puoi portare addosso una croce?».<br />

«Perché non sono malvagio» spiegò lui con un mesto sorriso. «Non<br />

voglio fare <strong>del</strong> male a nessuno.»<br />

«Quindi... è perché gli altri sono malvagi che le croci e l'acqua<br />

santa sono come veleno per loro?»<br />

«Certo. Ha senso, se ci pensi.»<br />

Trovarono un taxi e salirono a bordo, ma Lauren era ancora<br />

molto nervosa. E anche preoccupata.<br />

Per Mark.<br />

E per Deanna.<br />

In auto mantenne le distanze da Jonas e lui non le fece alcuna<br />

pressione. Raggiunsero l'ospedale senza incidenti e, quando Lauren<br />

tirò fuori il portafogli, lui insistette per pagare la corsa.<br />

Trovarono Bobby davanti alla porta <strong>del</strong>la stanza di Deanna. «Gesù<br />

santissimo, eccoti qua finalmente!» esclamò il poliziotto,<br />

abbracciandola. Poi si fece indietro. «Dov'è Mark?» domandò,<br />

guardando Jonas con un sopracciglio inarcato.<br />

«È... impegnato altrove» mormorò Lauren, quindi presentò i due<br />

uomini prima di guardare nella stanza. Stacey sedeva su una sedia<br />

accanto al letto e c'era anche Heidi, rigida come un fuso e<br />

imbronciata.<br />

«Che cos'ha Heidi?» chiese immediatamente.<br />

«Immagino che tu non abbia parlato con Mark» sospirò Bobby.<br />

«No, non proprio.» C'erano troppe persone nel corridoio che<br />

avrebbero potuto udire la loro conversazione perché potesse<br />

spiegargli quello che era successo.<br />

Jonas, ignorando tutti gli altri, si avvicinò al letto di Deanna. Le<br />

prese una mano e rimase a guardarla. O era davvero preoccupato<br />

come sembrava o era un bravissimo attore, pensò Lauren.<br />

«Che cos'ha Heidi?» ripeté, riportando l'attenzione su Bobby.


Lui abbassò la voce a un sussurro. «È stata contaminata.»<br />

«Contaminata?» ripeté lei con un tuffo al cuore. Era abbastanza<br />

sicura di sapere che cosa significasse anche senza una spiegazione<br />

dettagliata. «Come è successo?»<br />

Bobby si strinse nelle spalle con aria infelice. «Ehm... be',<br />

immagino che l'abbia fatto entrare.»<br />

«Oh, Dio. Allora...?»<br />

«Non sembra così... grave. Credo che possiamo curarla»<br />

intervenne Stacey, alzandosi e avvicinandosi a loro. «Ma è meglio<br />

che la riporti a Monstresse House. Bisogna tenerla d'occhio. Impedire<br />

che... che faccia ancora <strong>del</strong> male a se stessa.»<br />

Stacey tacque mentre un'infermiera entrava nella stanza. Aveva<br />

un'aria scontrosa ed era evidente che non era contenta di vedere<br />

tutta quella gente nella camera di una paziente. «Questa è una stanza<br />

d'ospedale, non un locale di Bourbon» disse in tono irritato. «Non<br />

più di due visitatori per volta, per favore.»<br />

«Possiamo occuparci noi di Heidi se tu vuoi stare un po' con<br />

Deanna» propose Bobby.<br />

Lauren esitò di fronte alla prospettiva di restare sola con Deanna e<br />

Jonas. A vederlo sembrava sincero, ma non sapeva ancora se poteva<br />

fidarsi di lui.<br />

Ma aveva altra scelta?<br />

Del resto, anche Bobby e Stacey erano praticamente degli estranei.<br />

Mentre rifletteva, il telefono <strong>del</strong> poliziotto squillò. L'infermiera gli<br />

lanciò uno sguardo di disapprovazione e stava per fargli una<br />

ramanzina sull'uso dei cellulari in ospedale, quando lui le mostrò il<br />

distintivo e rispose. Dopo aver terminato la conversazione, guardò<br />

la donna con espressione autoritaria. «Ce ne andremo tra poco. Il<br />

Tenente Canady sta per arrivare e ci ha ordinato di rimanere fino al<br />

suo arrivo.»<br />

L'infermiera gli rivolse un altro sguardo di disapprovazione prima<br />

di andarsene.<br />

Bobby guardò Lauren. «Mark è a casa di Sean.»


Mentre aspettavano, Heidi rimase seduta in silenzio, fissando la<br />

finestra come se potesse vedere fuori benché le tende fossero tirate.<br />

Era stato troppo precipitoso, pensò Mark. Ma che cos'altro poteva<br />

fare, date le circostanze? Se non altro, Lauren era salva. Doveva<br />

convincersi che era così. Doveva credere di potersi fidare di Jonas. In<br />

effetti aveva preso un bel colpo quando si era lanciato nella lotta,<br />

ma poteva anche essere tutta una messinscena.<br />

In ogni caso era un problema minore di fronte al fatto che ancora<br />

una volta Stephen era riuscito a fuggire. La violenza <strong>del</strong><br />

combattimento li aveva portati a parecchi isolati di distanza dal<br />

vicolo, e quando Stephen si era smaterializzato, Mark si era ritrovato<br />

a barcollare lungo Bourbon Street, dove l'avevano fermato dei<br />

poliziotti, convinti che si trattasse di un ubriaco coinvolto in una<br />

rissa.<br />

Mentre stavano discutendo se arrestarlo o portarlo all'ospedale,<br />

era riuscito a convincerli a chiamare prima il tenente Canady.<br />

Sean era andato a prenderlo e l'aveva portato a casa sua, dove<br />

Maggie gli aveva medicato le ferite anche se Mark continuava a dire<br />

che non ce n'era bisogno. Era preoccupato per Lauren e voleva<br />

uscire a cercarla, ma Canady si era messo subito in contatto con<br />

Bobby Munro e aveva saputo che lei e Jonas erano al sicuro<br />

all'ospedale.<br />

Quando Mark fece per alzarsi, il tenente lo fermò. «Hai bisogno di<br />

riprenderti. Concediti un po' di tempo. »<br />

«Non posso.»<br />

«Devi farlo. Altrimenti sarai inutile.»<br />

Non aveva tutti i torti, fu costretto ad ammettere Mark.<br />

«Ascolta, andrò io stesso all'ospedale» gli disse Sean. «Tu resta qui e<br />

rimettiti in forze.»<br />

«Abbiamo una stanza degli ospiti al piano di sopra» intervenne<br />

Maggie. «Puoi sdraiarti e riposare un po', adesso che ti ho medicato e<br />

che hai mangiato qualcosa.»<br />

Mark sapeva che avevano ragione e a un tratto si sentì felice di


averli incontrati. Così accettò di buon grado, anche se si sentì inutile<br />

e frustrato quando vide uscire Sean.<br />

Dopo averlo accompagnato al piano di sopra, Maggie sedette<br />

accanto a lui. «L'altro giorno, dopo che ci siamo incontrati, mi sono<br />

resa conto di averti già visto» gli rivelò dopo qualche minuto.<br />

Mark la osservò, cercando di ricordare dove potesse essere<br />

successo. «Be', ora che me lo fai notare, anche tu hai una faccia<br />

familiare.»<br />

Maggie sorrise. «Sei di New Orleans, vero?»<br />

«Della zona» confermò lui. Poi scosse il capo. «C'è una cosa che<br />

non capisco, Maggie» disse, esitando un po'. «Tu eri una vampira. Sei<br />

davvero sicura di non esserlo più?»<br />

«Oh, cielo, sì. Di solito ne sono felice, anche se a volte vorrei<br />

poter fare alcune <strong>del</strong>le cose che facevo prima. Ma adesso ho Sean, e<br />

la nostra famiglia. Non ho mai sentito che questo tipo di<br />

trasformazione al contrario sia successa ad altri, ma... il mio è un<br />

caso particolare.» Si alzò e incominciò a camminare per la stanza con<br />

passi nervosi. «Molto tempo fa, mio padre e alcuni dei suoi amici<br />

uccisero il vampiro che mi aveva aggredita mentre non aveva ancora<br />

finito di trasformarmi. Mi salvarono prima che fossi in punto di<br />

morte, e credo che questo abbia fatto la differenza. Sai, tra i nostri<br />

amici ci sono diverse coppie miste. Come ti ha già detto Sean, Jessica<br />

Fraser, la proprietaria di Monstresse House, è una vampira e il suo<br />

compagno è un guardiano antico quanto lei, una specie di angelo<br />

sterminatore che lotta contro i vampiri malvagi. Com'è strano il<br />

mondo, vero?»<br />

«Che cosa pensi di Jonas?» le domandò a bruciapelo Mark.<br />

«Hai detto che ha combattuto contro Stephen.»<br />

«Sì, ma... Mi preoccupa l'idea di lasciare Deanna e le altre ragazze<br />

con lui.»<br />

«Non preoccuparti. Sean arriverà presto in ospedale. E adesso tu<br />

devi riposare. Ti lascerò solo, così potrai dormire un po'.»<br />

Aveva ragione. Aveva bisogno di riprendere le forze, ammise<br />

Mark chiudendo gli occhi.


Quando arrivò Sean Canady, la voce <strong>del</strong>l'autorità, Lauren ne fu<br />

felice.<br />

Si sentiva molto più tranquilla e il fatto che lui si fidasse<br />

ciecamente di Bobby e Stacey le diede ulteriore sicurezza. Rimase a<br />

guardare mentre i due accompagnavano Heidi fuori dalla stanza,<br />

promettendo di vegliare su di lei con occhi di falco.<br />

Jonas non si era mosso dal capezzale di Deanna e le stava così<br />

attaccato che Lauren non poteva nemmeno avvicinarsi. Ma non<br />

riusciva nemmeno a lasciarla, pur sapendo che Sean Canady<br />

montava la guardia in corridoio.<br />

Il resto <strong>del</strong>la notte passò senza incidenti.<br />

Scoprì di essersi addormentata quando alle prime luci <strong>del</strong>l'alba<br />

entrò un'infermiera per cambiare la flebo e controllare i segni vitali<br />

di Deanna.<br />

Lauren sentì una mano sulla spalla. Era Sean Canady. «Vieni. Ti<br />

accompagno a casa.»<br />

«Non posso lasciarla» protestò, indicando Jonas con un cenno.<br />

«Sì che puoi. Bobby è in servizio. Si piazzerà qui nella stanza e farà<br />

buona guardia. Deanna non rimarrà sola nemmeno un istante.»<br />

Guardando oltre la spalla <strong>del</strong> tenente, Lauren vide una donna<br />

molto bella, con i capelli ramati, che si presentò come Maggie<br />

Canady, la moglie di Sean.<br />

«Ti prometto che la tua amica sarà al sicuro» le assicurò la nuova<br />

arrivata.<br />

Lauren era esausta e sapeva di aver bisogno di dormire. Forse era<br />

una follia fidarsi di quella gente, si disse, ma se non avesse accettato<br />

il loro aiuto, tanto valeva che si desse subito per vinta.<br />

Il sole era già sorto quando Sean la riaccompagnò a Monstresse<br />

House. Graziosi uccellini dai colori vivaci cinguettavano tutt'intorno<br />

alla casa.<br />

La lasciò davanti al vialetto d'ingresso.<br />

«Lei non entra?» gli domandò Lauren.


Lui scosse il capo. «Stacey sa che sei qui. Guarda, ti ha già aperto la<br />

porta.»<br />

«Deve lavorare?»<br />

Sean distolse lo sguardo. «Devo assistere a un'autopsia» rispose con<br />

voce stanca.<br />

«La seconda donna trovata nel Mississippi?»<br />

Dopo qualche secondo di silenzio, lui le tese il giornale che aveva<br />

posato sul sedile posteriore. «La terza vittima» disse mentre Lauren<br />

leggeva i titoli.<br />

«Una ogni notte...» mormorò lei.<br />

Sean si strinse nelle spalle. «Potrebbe andare peggio. Pare che<br />

Stephen Delansky stia tenendo a freno i suoi seguaci e uccida solo<br />

quel tanto da assicurarsi che la polizia sia impegnata su e giù lungo il<br />

fiume a dar loro la caccia.»<br />

«Qualcuno deve fermarlo.»<br />

«Sì, certo. Ma non tu, e non ora. Cerca di riposarti un po'.»<br />

Mentre usciva dall'auto, Lauren si fermò. «E Mark?»<br />

«Mark starà bene. Vai, adesso.»<br />

Lauren obbedì. Stacey l'aspettava sulla soglia e dopo averla fatta<br />

entrare uscì a salutare Sean e a controllare i dintorni.<br />

Apparentemente soddisfatta che non ci fosse nessuno, seguì Lauren<br />

all'interno e chiuse la porta a chiave. «Ho messo su il caffè» le disse,<br />

«ma forse non ti va. Potrebbe impedirti di dormire. Ho fatto anche<br />

<strong>del</strong>le frittelle buonissime. Mangia, fatti una doccia, mettiti a letto e<br />

cerca di dormire un po'.»<br />

«Come sta Heidi?» volle sapere Lauren.<br />

«Bene, direi. Le ho dato un sedativo per farla dormire. È meglio<br />

che non parli con nessuno finché non avrà avuto il tempo di...<br />

disintossicarsi dall'infezione.»<br />

Lauren si guardò intorno con aria diffidente. «Come puoi essere<br />

sicura che il male non possa entrare qui dentro?»<br />

Stacey rise. «Guardati in giro. Vedi le fioriere? Le bagniamo tutti i<br />

giorni con acqua santa. E se guardi bene come sono costruite le


finestre, vedrai che le assi sono tutte a forma di croce. E per<br />

precauzione nella vernice <strong>del</strong> telaio è stato mescolato <strong>del</strong>l'aglio in<br />

polvere. Fidati, abbiamo ogni tipo di misure difensive qui. Anche se<br />

è sempre meglio non abbassare la guardia.»<br />

Stacey la condusse in cucina, aprì il microonde e tirò fuori un<br />

piatto di frittelle. «Siedi e mangia.»<br />

Lauren scoprì di essere affamata e le frittelle erano in effetti<br />

<strong>del</strong>iziose come le aveva promesso Stacey. «Siamo al sicuro di<br />

giorno?» domandò.<br />

«Più che di notte. I vampiri - sia buoni che cattivi - sono più forti<br />

di notte. E sinceramente dubito che Stephen attaccherà di giorno.<br />

Non è un giovane sprovveduto che va in giro per la città a<br />

folleggiare. Bisognerebbe essere proprio stupidi per farlo: questa è la<br />

sede <strong>del</strong>l'Alleanza.»<br />

«Cosa?»<br />

«L'Alleanza.»<br />

Lauren aggrottò la fronte, scuotendo il capo. «Allora Jonas diceva<br />

la verità.»<br />

«Esiste un'alleanza tra le creature... diciamo ultraterrene, che<br />

hanno stabilito qui la loro sede. Purtroppo Stephen ha scelto il<br />

momento migliore per colpire. Sono quasi tutti all'estero. Spero solo<br />

che ritornino in tempo.»<br />

«Lo speri?»<br />

«Non avere paura. Mark conosce bene il suo nemico. E anche<br />

Sean e Maggie. Nessuno sa più cose di loro. È un peccato che Brian<br />

MacAllistair, il compagno di Jessica, non sia qui. I guardiani sono<br />

antichissimi e proprio per questo molto potenti. Pochissimi individui<br />

sono sopravvissuti al medioevo. Credimi, è tutto sotto controllo. Gli<br />

agenti di Sean sono in grado di affrontare i vampiri. Non che tenga<br />

lezioni di vampirismo a tutta la squadra, questo è ovvio, ma ci sono<br />

alcuni poliziotti nel suo distretto che sono a conoscenza dei fatti.<br />

Non è così strano, in fondo. Se credi nell'esistenza di un'entità<br />

superiore, automaticamente credi nel bene. E se credi nel bene devi<br />

credere anche al male.» Stacey si interruppe. «Scusami, ti sto<br />

confondendo le idee e probabilmente tu vuoi soltanto dormire.


Ancora qualche frittella?»<br />

«Come?» Lauren si rese conto di essersi appisolata e di aver appena<br />

sentito quello che la donna le stava dicendo.<br />

«Frittelle. Ne vuoi ancora? Hai ripulito il piatto.»<br />

«Oh, no, grazie. Erano buonissime. Io... penso che andrò a dare<br />

un'occhiata a Heidi e poi andrò a dormire anch'io, se per te va<br />

bene.»<br />

«Ma certo.»<br />

Salirono insieme e Stacey aprì la porta di una <strong>del</strong>le stanze. Heidi<br />

dormiva profondamente, stringendo tra le braccia un orsacchiotto di<br />

pezza.<br />

«Bobby l'ha vinto a una fiera» le spiegò Stacey.<br />

«È carino, grazie.»<br />

«Di niente. Chiamami se hai bisogno» le disse, dirigendosi verso le<br />

scale.<br />

Una volta nella sua stanza, per prima cosa Lauren fece una lunga<br />

doccia bollente per togliersi il sudiciume di dosso. Il pensiero che i<br />

granelli di polvere che le coprivano la pelle e i capelli erano i residui<br />

di esseri malvagi non era affatto piacevole. Dopo essersi insaponata,<br />

si strofinò vigorosamente, quindi ripeté l'operazione.<br />

Infine, sazia, pulita e al calduccio, crollò sul letto mentre le<br />

immagini vorticavano nella sua mente. Vampiri. Ombre. Tenebre.<br />

Pipistrelli. Sagome informi che si materializzavano nella notte. Cose<br />

orribili, creature malvagie...<br />

E Mark.<br />

Mark la sera prima.<br />

Si rannicchiò sul materasso. Mark era a posto, glielo aveva<br />

assicurato Sean Canady. Poteva fidarsi di lui. Era al sicuro.<br />

Finalmente si addormentò.<br />

Più tardi... lo sentì arrivare.<br />

Dapprima pensò che fosse un sogno. Sentiva la sua voce perché


era quello che desiderava, pensò; aveva la sensazione che la toccasse<br />

e le passasse le dita tra i capelli perché aveva nostalgia <strong>del</strong>le sue<br />

carezze.<br />

«Lauren.»<br />

Poi si rese conto che era davvero lì, al suo fianco. Occhi blu<br />

profondi come il mare e luminosi come il giorno. Le linee <strong>del</strong> viso<br />

forti e decise e un'espressione tenera nello sguardo.<br />

Un attimo dopo lui la stava baciando.<br />

Le sue labbra si muovevano su di lei, sensuali, invitanti. Le sue<br />

mani la accarezzavano, le stringevano i seni e scivolavano lungo i<br />

fianchi.<br />

No, decisamente non stava sognando. Mark era lì con lei. Stavano<br />

facendo l'amore.<br />

Oh, Dio, era così bello.<br />

Si rannicchiò tra le sue braccia, ricambiò i suoi baci con passione,<br />

esplorò il suo corpo con le mani e con le labbra, stuzzicandolo e<br />

inebriandosi <strong>del</strong> suo profumo. Chissà come, la camicia da notte che<br />

aveva indossato dopo la doccia era sparita, e i loro corpi nudi erano<br />

stretti in un abbraccio erotico e sensuale. Poteva sentire la pressione<br />

<strong>del</strong> suo pene tra le cosce, la sua vitalità, la potenza dei suoi muscoli.<br />

Le tende erano tirate e solo un raggio di sole penetrava nella stanza,<br />

avvolgendolo in una luce dorata. Quando la toccava, aveva la<br />

sensazione di trasformarsi in fuoco vivo, come se gli elementi stessi<br />

congiurassero per eccitarla e sedurla. Non aveva mai provato niente<br />

<strong>del</strong> genere.<br />

Evidentemente Mark aveva deciso di prendere le cose con calma.<br />

Sembrava che volesse accarezzare ogni centimetro e ogni curva <strong>del</strong><br />

suo corpo, facendo seguire al tocco <strong>del</strong>le dita quello <strong>del</strong>le labbra e<br />

<strong>del</strong>la lingua. Le tracciò una lenta scia di fuoco sulla pelle,<br />

strappandole un roco gemito di piacere mentre scendeva lungo la<br />

gola, la clavicola, il seno, l'addome, il ventre, le cosce, destando in<br />

lei un desiderio lancinante, fino a portarla sull'orlo <strong>del</strong>la follia, a un<br />

orgasmo incredibile... e poi ancora a un altro.<br />

La sua forza virile sembrava penetrarle ovunque, perfino nella<br />

mente. Lauren pensò che sarebbe morta mentre si inarcava contro di


lui, spinta da un desiderio insaziabile, o che sarebbe quantomeno<br />

impazzita. Poi il dolce <strong>del</strong>irio <strong>del</strong>l'orgasmo la travolse ancora una<br />

volta e lei si abbandonò totalmente, carne contro carne, i cuori che<br />

battevano all'unisono, il respiro ansante...<br />

Crollarono insieme.<br />

Lauren tuttavia non rimase sdraiata tranquilla al suo fianco,<br />

aspettando che l'incanto svanisse. Si rizzò a sedere e lo guardò in<br />

viso con espressione ansiosa. «Sei tutto intero?»<br />

«Tu che ne dici?» scherzò lui. «Pensavo di avertelo dimostrato.»<br />

Lauren gli tirò un pugno, sorridendo. «Sul serio! Sei riuscito a<br />

sfuggirgli, ma eri ferito. Come diavolo hai fatto?»<br />

«Sto bene» le assicurò Mark. «Davvero.»<br />

Lei saltò giù dal letto senza preoccuparsi <strong>del</strong>la propria nudità,<br />

ansiosa di controllare di persona e assicurarsi che stesse veramente<br />

bene.<br />

Scostò le tende, lasciando entrare la luce <strong>del</strong> sole, e tornò al suo<br />

fianco, per poi perlustrarlo dalla testa ai piedi con le mani e con lo<br />

sguardo.<br />

«Tu... non hai nemmeno un graffio.»<br />

«Sono tosto. Vecchio e logoro, ma tosto» rispose lui con una risata<br />

sommessa.<br />

«Ero così preoccupata quando non ti ho visto tornare.»<br />

Mark allungò una mano e le sfiorò la guancia, guardandola negli<br />

occhi. «Tu eri preoccupata? Ebbene, anch'io lo ero. Non è stato<br />

facile, per me, fidarmi di Jonas.»<br />

«Mi ha riportata nella piazza.»<br />

Mark annuì. «Sean mi ha detto di essere ragionevolmente sicuro<br />

che sia un bravo ragazzo.»<br />

«A Deanna piace molto» mormorò Lauren.<br />

«Già. Bene, direi che ieri sera è intervenuto al momento<br />

opportuno. Eppure... questa storia non mi piace. Devo<br />

assolutamente trovare il covo in cui si nasconde Stephen.»


Lauren aggrottò la fronte. «Sei sicuro che abbia un... covo?» gli<br />

chiese lentamente.<br />

«Naturale.»<br />

«Scusa, forse sto facendo <strong>del</strong>le domande stupide, ma... è ancora<br />

una novità per me accettare l'esistenza dei vampiri. Credi che abbia<br />

una bara da qualche parte? Con la terra <strong>del</strong> suo paese natale e tutto<br />

il resto?»<br />

Mark stava fissando il soffitto con espressione seria e non<br />

sembrava che trovasse strana la sua domanda. «Non è complicato<br />

come potresti pensare. Certo, ha un rifugio da qualche parte, un<br />

luogo dove può riposare e guarire dalle ferite. Ma deve esserci anche<br />

un posto abbastanza grande da raccogliere i suoi seguaci.» Si voltò a<br />

guardarla, questa volta con espressione severa. «Si può sapere dove<br />

sei andata ieri notte? Perché sei uscita dall'ospedale? Sai bene che è<br />

pericoloso andare in giro da sola col buio.»<br />

Lauren fu colta di sorpresa da quella domanda. E anche se non<br />

sapeva bene perché, non volle dirgli tutta la verità. «Io... pensavo<br />

che fosse importante trovare l'indovina.»<br />

Mark aggrottò la fronte. «La donna <strong>del</strong> tuo schizzo?»<br />

Lei annuì.<br />

«L'hai trovata?»<br />

«No.» Non sapeva perché gli avesse mentito, ma poi capì. Susan le<br />

aveva dato quel ritaglio di giornale, una copia di quello che aveva<br />

trovato in biblioteca, e prima di parlarne con qualcun altro Lauren<br />

voleva leggerlo da sola, per vedere se vi avrebbe trovato qualcosa<br />

che avesse un qualche senso. L'incontro con quella donna l'aveva<br />

messa in agitazione.<br />

Tuttavia si sentiva in colpa per la bugia, così cercò di dargli<br />

almeno una vaga spiegazione. «Non credo di avertene parlato, ma...<br />

ho visto Stephen nella sua sfera di cristallo. La sera che siamo arrivate<br />

qui, Heidi e Deanna hanno voluto farsi leggere la sorte. Susan aveva<br />

una piccola tenda con una sfera di cristallo. E quando ci ho guardato<br />

dentro, mi è apparso Stephen.»<br />

Mark la guardò con espressione grave. «Perché non me l'hai detto


prima?» Era arrabbiato, si rese conto Lauren, anche se cercava di non<br />

darlo a vedere.<br />

«Mi dispiace... ma all'inizio non sembravi esattamente sano di<br />

mente.»<br />

«Da allora, però...» Chiuse gli occhi, scuotendo il capo e<br />

stringendo i denti. Si mise a sedere, poi si alzò e prese i pantaloni.<br />

«Ecco come ha fatto a trovarti» disse con calma. «Cercherò di<br />

rintracciare quella donna per vedere se può dirci <strong>del</strong>l'altro. E tu devi<br />

essere estremamente prudente. Non uscire da sola per nessuna<br />

ragione. Ti prego, Lauren, dammi ascolto.»<br />

Lei annuì, guardandolo in viso. «Ha ucciso ancora, sai? Hanno<br />

trovato un terzo cadavere nel fiume.»<br />

Mark imprecò mentre si infilava i jeans. «Dobbiamo trovarlo. E<br />

fermarlo» disse a denti stretti.<br />

«Che cosa faccio... che cosa posso fare per Deanna e per Heidi?»<br />

gli chiese.<br />

«Stacey sa come trattare Heidi. Immagino che a quest'ora sarà già<br />

tornata in sé.»<br />

«Quindi essere sedotti e morsi non fa diventare<br />

automaticamente... vampiri?»<br />

Lui scosse il capo. «Si diventa vampiri solo dopo la morte. A meno<br />

che non si venga infilzati con un paletto nel cuore. O decapitati.»<br />

«Com'è possibile che ci siano così tanti vampiri e solo tre omicidi?<br />

Voglio dire... non hanno bisogno di nutrirsi?»<br />

Mark si infilò la camicia. «Possono cibarsi di ratti, piccoli animali...<br />

e sono sicuro che se controllassimo nella zona, scopriremmo che più<br />

di una banca <strong>del</strong> sangue è stata svaligiata.» Esitò. «Stephen è un<br />

mostro. Cru<strong>del</strong>e, assetato di potere, e gode nell'infliggere dolore e<br />

nel tormentare gli altri. Ma prima di tutto vuole vivere. Non vede<br />

l'ora di uccidermi, perché gli do la caccia da molto, molto tempo.<br />

Tuttavia prima vuole te e spera che io sia vivo per vederlo. Forse è<br />

convinto di poterti sedurre, per vivere insieme una vita lunga,<br />

felice... e sanguinaria. Forse ti vuole soltanto perché sa che in questo<br />

modo può ferirmi. Sta usando Heidi e Deanna per tormentarti, per


arrivare a te. E io devo fermarlo.»<br />

Rimase immobile quando ebbe finito di parlare.<br />

Lauren aggrottò la fronte. «Che cosa c'è?»<br />

Mark emise un gemito. Improvvisamente, invece di abbottonare<br />

la camicia, la sfilò nuovamente. I jeans si afflosciarono sul<br />

pavimento. Un istante dopo era ancora al suo fianco, la guardava<br />

teneramente negli occhi e le accarezzava i capelli. «Devo andare»<br />

mormorò.<br />

Lei annuì.<br />

«Ma non subito. Non ancora.»<br />

Né lei poteva lasciarlo andare. Entrambi in preda a una specie di<br />

febbre, fecero l'amore con una passione disperata e frenetica.<br />

Si stava innamorando, pensò Lauren. Del suo viso. Delle sue mani,<br />

<strong>del</strong>le sue carezze.<br />

Dei suoi baci.<br />

Non solo <strong>del</strong>l'amore in sé o <strong>del</strong> sesso. Si stava innamorando di lui.<br />

Anche se lo conosceva appena.<br />

Si augurò che fosse abbastanza.<br />

Poi smise di pensare per lasciarsi andare alle sensazioni e librarsi<br />

tra le ali <strong>del</strong> piacere.<br />

Insieme erano una potenza esplosiva. Non riusciva a saziarsi di lui.<br />

Il cuore le batteva forte, il respiro si faceva ansimante; la pelle era<br />

umida di sudore; il culmine <strong>del</strong>l'orgasmo fu dolcissimo e devastante.<br />

Alla fine Mark la tenne stretta per un momento e sospirò. Un<br />

attimo dopo si alzò per andarsene.<br />

Lei rimase sola con i suoi pensieri, a chiedersi se quello che<br />

provava era reale o se era solo un sogno.<br />

Un sogno... quando tutto il resto era un incubo.


Capitolo 13<br />

Mark si diresse verso Jackson Square. Aveva notato Susan,<br />

l'indovina, la prima volta che era andato in città e aveva fatto il giro<br />

<strong>del</strong>la piazza per vedere cosa era cambiato e cosa era rimasto uguale<br />

rispetto a quando era partito da New Orleans.<br />

Quel posto non mancava mai di sorprenderlo. Fatta eccezione per<br />

alcuni particolari insignificanti, la piazza era la stessa di sempre. In<br />

quel momento c'erano pochi musicisti, qualche artista e solo una<br />

cartomante. Nessuna traccia di Susan.<br />

Andò al distretto di polizia dove, dopo qualche difficoltà, ottenne<br />

di vedere Sean Canady, che era chino sulla sua scrivania a leggere<br />

<strong>del</strong>le carte.<br />

Il tenente studiò Mark per qualche istante quando lo vide entrare<br />

nell'ufficio. «Hai un'aria riposata» osservò infine.<br />

«Hai un minuto?»<br />

Canady gli indicò una sedia.<br />

«C'era qualcosa di insolito nell'autopsia?» gli domandò Mark,<br />

arrivando subito al punto.<br />

«Perché, non ti sembra abbastanza insolito trovare tre cadaveri<br />

senza testa nel Mississippi in tre giorni?» rispose Sean. «È chiaramente<br />

lo stesso killer. Sull'ultima vittima si intravede un solo segno di<br />

puntura. Negli altri casi, qualunque traccia è sparita insieme alla<br />

testa. Non so se Stephen l'abbia lasciato di proposito per lanciare un<br />

segnale a chi può capirlo, o se sia semplicemente una trascuratezza.<br />

L'anatomopatologo afferma che le vittime sono state decapitate a<br />

morte già avvenuta, grazie al cielo. La polizia di stato ha mandato<br />

una squadra a perlustrare tutto il corso <strong>del</strong> fiume.»<br />

«Hanno trovato qualcosa?»<br />

«Niente su cui si possa lavorare. Niente impronte, niente indizi, e<br />

l'acqua ha cancellato qualsiasi prova fosse rimasta sui corpi. Il profiler<br />

incaricato di tracciare il profilo psicologico <strong>del</strong> killer è convinto che<br />

stiamo cercando un uomo tra i ventisette e i trent'anni, che svolge un


lavoro umile e prova un profondo senso di inadeguatezza. Potrebbe<br />

anche essere sposato. Tutti sono stupiti dall'abilità che dimostra nel<br />

decapitare le vittime e nasconderne le teste, benché sia probabile che<br />

anche queste si trovino nel fiume. Tutti concordano nell'affermare<br />

che sarebbe un passo importante scoprire dove vengono uccise le<br />

vittime. Stanno cercando qualcosa come un macello abbandonato,<br />

dato che i corpi sono praticamente dissanguati.»<br />

«Hai dato loro qualche ipotesi su cui lavorare?» chiese Mark.<br />

«Sì, certo. Ho suggerito di cercare un vampiro.»<br />

Mark inarcò un sopracciglio. «E non hai ancora perso il posto?»<br />

Sean sorrise. «Ho capito ormai da molti anni che quello contro cui<br />

lottiamo non sempre coincide con ciò che ci si aspetterebbe. Che<br />

non sempre si riescono a distinguere gli umani pazzi dai pazzi non<br />

umani. E visto che ci è già capitato di avere a che fare con <strong>del</strong>itti<br />

commessi da sette, qui a New Orleans, talvolta i ragazzi mi<br />

ascoltano. Ho detto loro che personalmente sono convinto che<br />

abbiamo a che fare con una congrega di quel genere e che devono<br />

comportarsi come se avessero di fronte dei veri vampiri, perché è<br />

quello che pensano di essere gli adepti di questa particolare setta.»<br />

«Buona idea» si complimentò Mark. «E che cosa mi dici dei tuoi<br />

uomini?»<br />

Sean si strinse nelle spalle. «Gli scettici pensano da tempo che sia<br />

un po' toccato o, peggio, che riesca a calarmi nei panni dei criminali.<br />

Ma hanno visto che, lasciandomi fare, siamo arrivati spesso a una<br />

conclusione soddisfacente e così... Quanto agli uomini che ho messo<br />

di guardia in ospedale... hanno già svolto compiti simili in passato.<br />

Loro credono.»<br />

«Che ne pensi di Jonas?»<br />

«Sembra che stia dalla parte giusta, ma non lo conosco di<br />

persona.»<br />

«Nemmeno io.»<br />

«A dire il vero, non conosco nemmeno te» aggiunse Sean.<br />

Mark stava per dire tua moglie mi conosce, ma si trattenne. In<br />

realtà aveva solo sentito parlare di lui, ed era passato molto tempo.


«Stephen si nasconde da qualche parte qui a New Orleans, anche<br />

se non credo che il suo covo si trovi sotto la tua giurisdizione.<br />

Dev'essere da qualche parte fuori dal Quartiere Francese, forse anche<br />

fuori città. Stavo pensando di dare un'occhiata in Plantation Row,<br />

passata casa tua. Ho già fatto un rapido giro da quelle parti e non ho<br />

notato edifici abbandonati, o posti in cui i membri di una setta<br />

potrebbero riunirsi senza dare nell'occhio.»<br />

«Forse non sembra abbandonato» suggerì Sean. «Stephen potrebbe<br />

aver preso contatti con qualcuno prima di trasferirsi qui. Forse di<br />

giorno il suo nascondiglio sembra una casa come tutte le altre.»<br />

«I tuoi uomini tengono occhi e orecchie ben aperti?»<br />

Sean si limitò a fissarlo.<br />

«Lo stanno già facendo, vero?»<br />

«Sì.»<br />

«Mi terrò in contatto» gli assicurò Mark, alzandosi.<br />

«A proposito, abbiamo identificato le tre vittime. Tutte sono<br />

prostitute. Una viene da Baton Rouge, una da Lafayette e l'altra da<br />

Poughkeepsie.»<br />

«Poughkeepsie?»<br />

«Nello stato di New York. Forse si era trasferita qui, anche se non<br />

risulta un indirizzo conosciuto da queste parti.»<br />

Mark si strinse nelle spalle. «Le ragazze che fanno quella vita sono<br />

abituate a seguire gli sconosciuti. Avrebbe senso.»<br />

«Sì» disse semplicemente Sean, poi respirò profondamente. «Ho<br />

mandato degli uomini a tenere d'occhio pub e locali di striptease, ma<br />

non credo che troveremo Stephen in questo modo. È troppo furbo.<br />

Se è lui a commettere gli omicidi, credo che porti le donne nel suo<br />

covo.»<br />

Mark annuì. «Mi sono imbattuto in uno dei suoi tirapiedi in un<br />

pub la prima sera che sono arrivato. L'ho seguito quando ha portato<br />

una donna al cimitero e l'ho ucciso.»<br />

«Quella poveretta avrà pensato che sarebbe stato eccitante farlo in<br />

un cimitero.»


«Anche i vampiri giovani sanno essere seducenti.»<br />

Sean annuì. «Stiamo in guardia e non lasciamoci sfuggire niente di<br />

insolito. Ti chiamerò se dovessi avere altre notizie.»<br />

Mark lo ringraziò e lasciò il distretto di polizia.<br />

Stephen e i suoi seguaci avevano scelto prede facili, pensò. Donne<br />

pronte a farsi rimorchiare in cambio di denaro senza sapere che<br />

sarebbero state loro a pagare.<br />

Bene, lui aveva battuto i locali e aveva trovato uno dei tirapiedi<br />

di Stephen, anche se la giovane donna che aveva scelto era solo una<br />

turista.<br />

Tuttavia, Delansky aveva molti seguaci. Potevano essere<br />

dappertutto, anche se fino a quel momento sembrava che nessuno di<br />

loro avesse acquisito la forza e il potere che Stephen aveva<br />

accumulato negli anni. Probabilmente la maggior parte di loro<br />

durante il giorno dormiva... ma forse non tutti.<br />

Di giorno la città era più tranquilla che di notte. La maggior parte<br />

dei turisti passava il tempo visitando i quartieri storici, i musei, i<br />

ristoranti e andando per negozi. I genitori portavano i bambini in<br />

carrozza. L'acquario e lo zoo attiravano folle di persone.<br />

Ma i bar erano aperti.<br />

E così pure i locali di striptease.<br />

Entrò e uscì da qualche pub, ascoltando frammenti di musica dal<br />

vivo. In uno di questi i musicisti erano così bravi che avrebbe<br />

volentieri abbandonato la caccia per stare ad ascoltarli, ma resistette<br />

alla tentazione. Ovunque andasse, non sentiva nulla, non vedeva<br />

nulla. Tutto era tranquillo.<br />

Decise di provare in qualche striptease. Al Bottomless Pit trovò<br />

tappeti logori, una clientela dimessa e spogliarelliste stanche e<br />

svogliate. Nessuno aveva un'aria minacciosa. In realtà, tutti<br />

sembravano annoiati.<br />

Proseguì e trovò un'insegna che prometteva Nudo! Nudo! Nudo!<br />

Un imbonitore dai denti marci stava sulla soglia, cercando di<br />

attirare clienti. Mark decise di pagare l'ingresso e dare un'occhiata.


Tutto era tranquillo.<br />

C'erano pochi clienti sparsi qua e là, incluso un uomo corpulento<br />

seduto in prima fila, con una vista privilegiata proprio accanto al<br />

palo <strong>del</strong>la lap-dance. Quando Mark entrò nella sala, un presentatore<br />

dalla voce stanca stava cercando di eccitare il pubblico decantando<br />

le grazie di Nefertiti, dea tra le donne.<br />

La ballerina che si presentò sulla passerella era davvero bella, in<br />

contrasto con l'atmosfera stantia <strong>del</strong> locale, la voce annoiata <strong>del</strong><br />

presentatore e l'aspetto dimesso di molti clienti. Alta, dalla pelle<br />

dorata, con lunghi capelli lisci e neri, avanzò fino al palo e dopo<br />

aver lanciato un'occhiata al cliente in prima fila incominciò a<br />

dimenarsi intorno al palo. All'inizio <strong>del</strong> numero indossava pantaloni<br />

orientali ricoperti di lustrini e un reggiseno tempestato di gioielli, con<br />

le coppe striminzite tenute insieme da fili di tessuto sottile. I<br />

pantaloni se ne andarono per primi, poi fu la volta <strong>del</strong> reggiseno e<br />

poco dopo, come promesso, se ne andò anche il resto e Nefertiti<br />

rimase nuda, nuda, nuda.<br />

Raccolse una discreta quantità di applausi per l' esibizione,<br />

considerato che la sala era mezza vuota, poi lasciò il palco e il<br />

presentatore annunciò un'altra ragazza, Annie Oakley, con un poco<br />

convinto: In sella, cowboy!<br />

Annie Oakley era chiaramente una veterana: il seno era<br />

palesemente rifatto e la legge di gravità si stava prendendo la<br />

rivincita.<br />

Pochi clienti la stavano guardando.<br />

Nel frattempo Nefertiti si era rivestita, anche se non si poteva dire<br />

che fosse pronta per andare in chiesa, e stava proponendo una lapdance<br />

privata al grassone in prima fila. Mark teneva un occhio alla<br />

scena sul palco e uno a lei. Era la solita roba, ma l'uomo era<br />

evidentemente incantato dalle grazie di Nefertiti.<br />

A un tratto squillò il telefono. Senza perdere di vista Nefertiti,<br />

Mark rispose a bassa voce: «Sì?».<br />

«Ho qualcosa» disse Sean.<br />

Mark tuttavia lo udì appena; imprecando, chiuse di scatto il<br />

cellulare, fissando Nefertiti. I capelli le facevano da schermo, ma non


astavano a nascondere che stava per mordere il collo <strong>del</strong> suo<br />

cliente e addentargli la giugulare.<br />

Heidi sembrava di nuovo se stessa, pensò Lauren quando scese a<br />

fare colazione il mattino seguente. Tuttavia sembrava sconcertata dal<br />

suo stesso comportamento, come se non ricordasse nulla di ciò che<br />

era successo il giorno prima.<br />

«Ciao» la salutò, abbracciandola affettuosamente.<br />

«Ciao» rispose Heidi, prima di chiederle con ansia: «Credi che<br />

Deanna si riprenderà presto? Non riesco... non riesco a dare un<br />

senso a quello che è successo ieri. È come se... mi fossi beccata<br />

qualche strana malattia. E mi è successa una cosa terribile. Non ci<br />

crederai mai».<br />

«Che cosa?» domandò Lauren con il fiato sospeso.<br />

«Non riesco a trovare il mio anello di fidanzamento. Come<br />

diavolo ho fatto a perderlo?»<br />

«Vedrai che salterà fuori» cercò di tranquillizzarla Lauren.<br />

«Barry mi ucciderà.»<br />

«No, non lo farà. Ma tu... sei sempre convinta di sposarlo?»<br />

Heidi aggrottò la fronte. «Certo che lo sposerò.»<br />

«Ne sono felice.»<br />

«Quando mai ho detto che non l'avrei sposato?» incalzò Heidi.<br />

Stacey, che veniva dalla cucina con il caffè fumante, rispose<br />

serafica: «Ieri».<br />

«Impossibile!» ribatté Heidi.<br />

Lauren scambiò un'occhiata con Stacey prima di riportare lo<br />

sguardo sull'amica. «Be', a dire il vero l'hai fatto» mormorò.<br />

«Forza, diglielo. Deve sapere la verità» la sollecitò Stacey.<br />

Lauren la guardò in silenzio, chiedendosi se Heidi avrebbe creduto<br />

a ciò che stava per raccontarle.<br />

«Sei stata morsa da un vampiro» dichiarò Stacey. «Devi saperlo, e<br />

devi andare avanti con i tuoi progetti.»


Heidi rimase a bocca aperta. Guardò Lauren con aria accusatoria,<br />

come se la ritenesse responsabile di averla portata in quella casa di<br />

pazzi.<br />

«Un vampiro?» domandò, incredula. Poi, vedendo che Stacey<br />

rimaneva in silenzio, prese una tazza di caffè con dita tremanti. «Un<br />

vampiro» ripeté in tono incolore.<br />

«Sì, è così» confermò Lauren.<br />

«Chi sarebbe?»<br />

«Crediamo che tu sia stata morsa da un vampiro di nome Stephen»<br />

la informò Lauren.<br />

Stacey si sedette insieme a loro al tavolo e si avvicinò a Heidi.<br />

«Pensaci, cerca di ricordare. Quando eri in ospedale, sei stata tu a<br />

farlo entrare. Grazie al cielo è venuto da te e non ha prosciugato<br />

quel che restava <strong>del</strong>la vita di Deanna.»<br />

Di nuovo Heidi la guardò a bocca aperta. «Voi siete impazzite»<br />

disse, facendo per alzarsi.<br />

Stacey le posò una mano sul braccio. «Sforzati. Cerca di richiamare<br />

alla mente quello che è successo ieri. Pensa a quando siamo arrivati<br />

Bobby e io. Ricorda Lauren. Ricorda di essere uscita a cena con Mark<br />

e poi di essere tornata in ospedale. Niente di tutto ciò è stato un<br />

sogno. Era tutto reale.»<br />

Heidi era pallidissima e sembrava a disagio. «D'accordo, ieri è stata<br />

una giornata strana. Di certo avevo la febbre. Forse ho preso anch'io<br />

la stessa malattia di Deanna, solo in forma più leggera.»<br />

Lauren stava per replicare, ma non ne ebbe il tempo. Stacey aveva<br />

deciso che Heidi doveva essere messa brutalmente davanti ai fatti<br />

perché potesse avere un quadro chiaro <strong>del</strong>la situazione e andare<br />

avanti.<br />

«Puoi scommetterci che era la stessa malattia. Deanna sarebbe<br />

morta se non l'aveste portata subito in o spedale. E ha rischiato di<br />

nuovo di morire quando tu hai lasciato entrare quel mostro nella<br />

stanza. Fortunatamente, lui ha deciso che avrebbe cercato di<br />

avvelenare anche te. Mark, per fortuna, ha riconosciuto<br />

immediatamente i sintomi e siamo riusciti a portarti qui prima che


succedesse qualcosa di peggio. Ma lui è ancora da qualche parte, là<br />

fuori, e tu sei debole...»<br />

«Io non sono affatto debole!» si inalberò Heidi.<br />

«Aspetta!» intervenne Lauren. «Stacey, quell'uomo è estremamente<br />

potente e Heidi non aveva idea di che cosa la aspettasse. Stephen ha<br />

poteri ipnotici. Io stessa sono rimasta quasi pietrificata quando me lo<br />

sono trovata di fronte, eppure ero armata e sapevo con chi avevo a<br />

che fare.»<br />

«Tu eri armata?» domandò Heidi.<br />

«Con una pistola ad acqua. Acqua santa.»<br />

«Lascia stare per il momento» la interruppe Stacey. «È importante<br />

che tu rifletta e cerchi di ricordare ogni cosa» disse a Heidi. «I vampiri<br />

esistono davvero e sia tu sia Deanna siete state contaminate. Adesso<br />

Stephen ha modo di arrivare a te quando vuole, a meno che tu non<br />

capisca realmente il pericolo che corri e non lotti contro di lui»<br />

concluse con fermezza.<br />

Di nuovo, Heidi si limitò a guardarla a occhi sgranati. «Ricordo di<br />

essere uscita a cena con Mark. Non mi ha lasciato mangiare il mio<br />

hamburger» mormorò con espressione pensosa.<br />

«Appena è rimasto solo con te ha capito subito che eri stata<br />

contaminata» le spiegò gentilmente Lauren.<br />

Heidi scosse il capo. «Qualcosa deve avervi dato alla testa. So che<br />

c'è qualcosa che non va, ma addirittura i vampiri... !»<br />

Prima che una <strong>del</strong>le due potesse rispondere, il cellulare di Heidi<br />

cominciò a squillare. Riconoscendo la suoneria, la ragazza si affrettò<br />

a rispondere.<br />

«Ciao, tesoro.»<br />

Sia Lauren che Stacey colsero la collera che vibrava nella voce di<br />

Barry, anche se non riuscivano a capire che cosa stesse dicendo.<br />

«No!» protestò Heidi. «Non è vero! Dev'essere stato uno stupido<br />

scherzo. Io non avrei mai...»<br />

Il telefono rimase muto nella sua mano e i suoi occhi si riempirono<br />

di lacrime mentre guardava le altre due donne. «Dice... dice che ieri


l'ho chiamato per dirgli che era tutto finito, che mi dispiaceva ma<br />

che volevo andare a letto con altri uomini. Poi ho riagganciato!»<br />

«Lo chiamerò io» si offrì Lauren. «Troverò qualcosa da dirgli.<br />

Sappiamo tutti quanto lo ami e quanto lui ama te.»<br />

«Adesso mi odia» mormorò Heidi, sconvolta. «Non sono stata io a<br />

chiamarlo. Non avrei mai detto <strong>del</strong>le cose così orribili.»<br />

«Invece l'hai fatto, questo è il problema. È il tuo fidanzato,<br />

riconosce la tua voce» le fece notare Stacey.<br />

Heidi scoppiò in lacrime.<br />

«Andrà tutto a posto» cercò di tranquillizzarla Lauren. Le parole<br />

suonavano vuote alle sue stesse orecchie, ma erano le uniche che le<br />

sembrassero appropriate in quel momento.<br />

Stacey invece fu molto più diretta e brutale. «Prima di tutto<br />

dovresti essere contenta di essere ancora viva. E poi dovresti<br />

cominciare a credere a quello che ti stiamo dicendo. Fa' tutto quello<br />

che ti dirò di fare e poi, quando saremo fuori da questa storia,<br />

cercheremo di porre rimedio alla situazione con il tuo fidanzato.»<br />

«Chiamerò Barry oggi stesso» promise Lauren, tendendole un<br />

tovagliolo perché si asciugasse gli occhi. «Non piangere, Heidi. Non<br />

serve a niente.»<br />

«Non piangere?» sbottò lei. «Mi stai dicendo che sono stata morsa<br />

da un vampiro - perché sono debole - e che ho telefonato al mio<br />

fidanzato distruggendo la possibilità di sposarci. E secondo te non<br />

dovrei piangere?»<br />

«Esatto, non devi piangere ma infuriarti» rispose Stacey. «Apri gli<br />

occhi e renditi conto di quello che ti ha costretta a fare quella<br />

creatura. Svegliati, Heidi!»<br />

«Sono sveglia. Credimi, sono sveglia» replicò la ragazza, irritata. Si<br />

asciugò le lacrime e fissò le altre due. «Se è uno scherzo idiota... »<br />

«Vorrei che lo fosse» mormorò Lauren, allungando il braccio<br />

attraverso il tavolo per stringere la mano <strong>del</strong>l'amica. «Chiamerò<br />

Barry. Lo convinceremo che il tuo telefono è stato rubato da<br />

qualcuno che ti aveva sentito parlare con lui e che ha deciso di<br />

giocarvi uno scherzo cru<strong>del</strong>e.»


«Ci crederà?»<br />

«Ci crederebbe se gli dicessi che eri sotto l'influenza di un<br />

vampiro?» ribatté Stacey.<br />

«Lo chiamerai davvero, Lauren? Cercherai di convincerlo?»<br />

«Te lo prometto. Tu lo ami e lui ama te. Adesso è arrabbiato, ma<br />

sono sicura che non vuole perderti.»<br />

Heidi rimase tranquilla per un minuto. «Allora... che cosa si fa<br />

adesso?» disse infine.<br />

«Io devo tornare in ospedale» rispose Lauren.<br />

«Sì, certo, dobbiamo stare vicine a Deanna.»<br />

«Tu non ti muovi» intervenne Stacey con fermezza.<br />

«Cosa?» protestò Heidi.<br />

«Tu resti qui con me. Hai bisogno di un altro giorno per<br />

recuperare il sangue che hai perso, e devi imparare le procedure» le<br />

spiegò.<br />

«Quali procedure?»<br />

«Quelle per uccidere i vampiri» le rispose Stacey in un tono che<br />

non ammetteva repliche.<br />

Mark scattò, rovesciando un tavolo nella fretta di raggiungere<br />

Nefertiti prima che affondasse le zanne nella gola <strong>del</strong>l'uomo.<br />

«Ferma!» gridò, lanciandosi su di lei.<br />

La donna cadde a terra. I suoi occhi, di un caldo colore castano<br />

con un bagliore che tradiva la collera, incontrarono quelli di Mark.<br />

Poi il grassone lo afferrò per un braccio e lo trascinò via.<br />

«È uno psicopatico!» strillò Nefertiti.<br />

«Bastardo! Paga se vuoi divertirti anche tu» sbraitò il cliente.<br />

«Chiama la polizia» gli ordinò Nefertiti.<br />

«Mi occuperò io di questo stronzo» dichiarò l'uomo, preparandosi<br />

a far scattare un pugno micidiale.<br />

Mark schivò facilmente il colpo. «È contagiosa!» gridò, chinandosi


per schivare il colpo.<br />

Il grassone l'aveva attaccato con tale impeto che cadde a terra con<br />

un tonfo sordo. «Contagiosa? Oh, mio Dio!»<br />

Nefertiti colse al volo l'opportunità di fuggire dietro le quinte.<br />

Mark scavalcò il cliente a terra e la seguì.<br />

Una mezza dozzina di ragazze in abbigliamento succinto<br />

strillarono quando lo videro lanciarsi all'inseguimento <strong>del</strong>la loro<br />

collega attraverso i camerini.<br />

Nefertiti afferrò una vestaglia di seta e continuò a correre verso<br />

una porta sul retro, con Mark alle calcagna.<br />

La porta dava su un lungo corridoio.<br />

La donna raggiunse l'uscita una frazione di secondo prima di<br />

Mark, uscì in strada e lui l'afferrò per un braccio.<br />

Nefertiti si rivoltò, scoprendo i denti aguzzi, pronta a mutare<br />

forma, ma lui aveva già estratto dalla tasca una piccola pistola a<br />

spruzzo; premette il grilletto e la colpì in pieno petto.<br />

La donna gridò, attirando l'attenzione <strong>del</strong>la gente.<br />

«Polizia! Chiamate la polizia!» gridò qualcuno.<br />

«Ha una pistola!» strillò un altro.<br />

«È solo una pistola giocattolo» fece osservare un terzo.<br />

Comunque fosse, Mark non poteva stare lì a perdere tempo. Era<br />

una scena piuttosto ridicola, pensò: la spogliarellista con il trucco<br />

pesante e la vestaglia di seta e lui che le puntava addosso una pistola<br />

ad acqua mentre una nuvola di fumo si alzava dal suo petto<br />

prosperoso.<br />

Doveva andarsene, e in fretta. Ma non voleva abbandonare<br />

l'ostaggio e nemmeno distruggerla. Aveva intenzione di ottenere<br />

<strong>del</strong>le risposte da lei. «Vieni con me, subito. E zitta. Sai che cos'ho qui.<br />

Puoi morire oppure aiutarmi. A t e la scelta» le disse.<br />

«Sono ferita» si lamentò lei.<br />

«Tra due secondi sarai ferita ben più gravemente se non chiudi la<br />

bocca e non fai come ti dico» la minacciò lui.


Nefertiti gli passò un braccio intorno alle spalle, fingendo di essere<br />

con lui. I passanti avrebbero pensato a un litigio tra due amanti,<br />

pensò Mark.<br />

«Sto per svenire...»<br />

«Fatti forza, sono certo che ti riprenderai.»<br />

«Dovresti mostrare almeno un po' di pietà...» piagnucolò lei.<br />

«Come stavi facendo tu con quell'uomo?»<br />

«Non avevo intenzione di ucciderlo.»<br />

«Comunque sia, non lo sapremo mai, giusto? Adesso taci e vieni<br />

con me. Altrimenti verranno i poliziotti e io sarò costretto a<br />

ucciderti. Perché non posso lasciarti andare, lo capisci, no?» le disse<br />

rapidamente. «Forza, muoviamoci.»<br />

Lei obbedì senza protestare.<br />

L'anziana donna di colore seduta di fronte a Sean Canady era<br />

sconvolta. Il sergente di turno aveva cercato di spiegarle che non si<br />

poteva denunciare la scomparsa di una persona prima che fossero<br />

trascorse ventiquattr'ore.<br />

Ma la donna aveva insistito.<br />

Si chiamava Judy Lockwood, e aveva allevato la nipote Leticia sin<br />

da quando lei era una bambina e suo padre, il fratello di Judy, era<br />

morto. Crescendo, Leticia era diventata una brava ragazza, che<br />

andava in chiesa e lavorava come infermiera all'ospedale. Non<br />

aveva fatto un solo giorno di malattia da quando era stata assunta.<br />

Ma la sera precedente non era rientrata e quella mattina non si era<br />

presentata al lavoro.<br />

Dal momento che Sean aveva insistito per essere informato di<br />

qualsiasi cosa si scostasse anche solo leggermente dalla routine, Judy<br />

era stata mandata nel suo ufficio.<br />

Il tenente aveva fatto una telefonata a Mark Davidson appena<br />

aveva sentito le parole scomparsa e ospedale.<br />

La donna seduta davanti a lui indossava un abito a fiori, pulito e<br />

perfettamente stirato, che odorava di fresco. Era fiera e dignitosa;<br />

cantava nel coro <strong>del</strong>la chiesa e viveva secondo un codice morale


semplicissimo, in cui le cose erano buone o cattive.<br />

Sean si sentì stringere il cuore mentre la ascoltava. Pregò che non<br />

fosse successo niente alla nipote, anche se dentro di sé ne dubitava.<br />

Stando a quanto aveva sentito, la giovane donna aveva ben poco in<br />

comune con le altre vittime i cui resti pietosi erano stati gettati nel<br />

fiume.<br />

«Quando è stata vista per l'ultima volta sua nipote, Miss<br />

Lockwood?» chiese.<br />

«Ieri sera. Tenente, lo so che non è passato abbastanza tempo, ma<br />

posso garantirle che c'è qualcosa che non va. Ha salutato Bess<br />

Newman, la collega che le dava il cambio per la notte. Bess dice che<br />

è uscita tardi, perché Leticia si trattiene sempre oltre l'orario per<br />

assicurarsi che le cartelle siano compilate a dovere e che i suoi<br />

pazienti siano in buone condizioni. È davvero una brava infermiera,<br />

sa» gli assicurò.<br />

«Nessun altro l'ha vista dopo che ha lasciato l'ospedale?»<br />

«No.»<br />

«Era in auto?»<br />

«Sì. Ci stavo giusto arrivando: la macchina non è nel parcheggio.»<br />

«E lei non crede che possa essere andata da qualche parte e... che<br />

abbia incontrato qualcuno?»<br />

La donna lo fissò come se soltanto un perfetto idiota potesse fare<br />

un commento simile. «Tenente, lei non mi sta ascoltando. Leticia è<br />

una brava ragazza. Frequenta la chiesa. Non ha mai perso un giorno<br />

di lavoro. Secondo lei, che cosa avrebbe potuto indurre una donna<br />

così a decidere di non presentarsi al lavoro?»<br />

«Miss Lockwood, sono davvero preoccupato per sua nipote, ed è<br />

per questo che seguo di persona il suo caso.»<br />

A un tratto gli occhi di Judy si riempirono di lacrime. «Leticia è<br />

una brava ragazza. Non auguro <strong>del</strong> male a nessuno, naturalmente,<br />

ma a giudicare da quello che hanno riportato i giornali le altre<br />

donne conducevano una vita più rischiosa. Mia nipote no. Andava<br />

in chiesa, lavorava sodo. Usciva di tanto in tanto con un bravo<br />

ragazzo, uno che aveva conosciuto al coro. Non ha mai avuto a che


fare con le bande di strada. Non può essere stata presa da qualche<br />

orribile mostro... uccisa come le altre... vero, tenente?» chiese con<br />

voce piena di speranza.<br />

Sean posò una mano sulla sua. «Seguirò personalmente il caso,<br />

Miss Lockwood. Glielo prometto, faremo tutto il possibile per<br />

trovare sua nipote.»<br />

Mentre Judy Lockwood stava per alzarsi, qualcuno bussò alla<br />

porta. Il sergente fece capolino nell'ufficio. «C'è qui un'amica di Miss<br />

Lockwood, tenente» disse.<br />

Un'altra donna, più o meno <strong>del</strong>la stessa età di Judy, entrò<br />

nell'ufficio. Era alta quasi quanto Sean, portava un cappello di paglia<br />

e, come Judy, vestiva in modo impeccabile. «Mi scusi, Tenente<br />

Canady, e grazie per avermi dedicato il suo tempo. Signora<br />

Lockwood, ho appena ricevuto una chiamata da Leticia. Ha fatto<br />

tardi al lavoro, tutto qui. Le dispiace di averla fatta stare in pena e<br />

dice che le spiegherà tutto stasera. Ma sta bene, ed è questo che<br />

conta, giusto?» Si rivolse a Sean. «I miei nipoti mi hanno regalato un<br />

cellulare per Natale. A Miss Lockwood non piacciono, per questo<br />

non ne ha mai avuto uno.»<br />

«Sia ringraziato il Signore!» esclamò Judy, alzandosi e battendo le<br />

mani. Si rivolse a Sean con aria imbarazzata. «La ringrazio per avermi<br />

ricevuta, tenente Canady. E mi dispiace di averle fatto sprecare<br />

tempo prezioso.»<br />

«Non lo considero affatto uno spreco, signora Lockwood.<br />

Abbiamo bisogno di trovare <strong>del</strong>le risposte, e spero che tutti quelli<br />

che hanno dei sospetti si rivolgano tempestivamente a noi, proprio<br />

come ha fatto lei.»<br />

«Lei è proprio un giovanotto come si deve, tenente.»<br />

Sean sorrise. Si stava avvicinando ai cinquanta e non si sentiva più<br />

esattamente un giovanotto.<br />

Una volta uscite le due donne, Sean stava per prendere il telefono<br />

quando bussarono nuovamente alla porta. Era ancora il sergente di<br />

turno. «Mi dispiace, signore.»<br />

«No, hai fatto la cosa giusta» gli assicurò Sean, e non appena il<br />

sergente uscì prese il cellulare e chiamò Bobby Munro. «Resta lì. Non


uscire dalla stanza finché non arrivo io.»<br />

«Ricevuto, tenente» rispose Bobby.<br />

«Jonas è ancora lì?»<br />

«Sissignore» rispose a bassa voce il poliziotto. «Non si è mosso<br />

nemmeno per andare in bagno.»<br />

Speriamo che sia a posto come sembra, pensò Sean prima di<br />

chiedere: «Come vanno le cose? Tutto bene?».<br />

«Sì. Il dottore è passato stamattina presto. Si augura che la<br />

paziente riprenda presto conoscenza. Pare che stia procedendo tutto<br />

per il meglio.»<br />

«Hai modo di controllare i turni <strong>del</strong>le infermiere assegnate alla<br />

stanza?» chiese Sean.<br />

«Sì, da qui vedo la lavagna.»<br />

«Ce n'è una che si chiama Leticia?»<br />

«Sì, come fa a saperlo?»<br />

«Non lasciarla entrare.»<br />

«Ehm... questo potrebbe essere un problema, tenente.»<br />

«Perché?»<br />

«È appena entrata. In questo momento è con la ragazza.»<br />

La vena <strong>del</strong>la gola, le aveva detto. «Trova la vena <strong>del</strong>la gola. Sei<br />

un'infermiera, quindi non avrai alcun problema. Sei affamata e<br />

soffrirai la fame finché non ti nutrirai di quello di cui hai bisogno, ma<br />

devi essere prudente. C'è solo una persona che può porre fine alla<br />

tua sofferenza. Devi andare nella sua stanza. Ci sarà qualcuno con<br />

lei, e dunque devi fare molta attenzione, ma tu sei un'infermiera e<br />

puoi farlo.»<br />

Le parole rimbombavano ancora nella mente di Leticia. Ricordava<br />

poco di quello che era successo; sapeva solo che doveva comportarsi<br />

normalmente: andare al lavoro, firmare il registro. Una volta fatto<br />

quello che le aveva ordinato, tutto sarebbe andato bene. Lui<br />

l'avrebbe cercata ancora. L'avrebbe ricompensata come non era mai


stata ricompensata prima.<br />

Trovò la paziente, Deanna Marin, che sembrava addormentata.<br />

C'erano due uomini nella stanza: uno era seduto accanto al letto e<br />

osservava intensamente la ragazza. L'altro era un poliziotto, e in quel<br />

momento stava parlando al telefono. L'aveva visto prima in quella<br />

stanza. Bobby, ricordò. Si chiamava Bobby. Per qualche motivo,<br />

anche se si sentiva confusa, ricordava il suo nome.<br />

Si avvicinò al letto e sostituì la flebo come avrebbe fatto in<br />

condizioni normali. Poi si chinò sulla paziente. Poteva sentire il<br />

battito <strong>del</strong> suo cuore, vedeva la vena sul collo pulsare, invitante.<br />

Avvertì un dolore lancinante come non aveva mai provato in vita<br />

sua. Una sete straziante la dilaniava dall'interno come la lama di un<br />

rasoio e chiedeva con insistenza di essere soddisfatta.<br />

Aprì la bocca e sentì un'altra fitta di dolore mentre i suoi denti... si<br />

allungavano. Da qualche parte, nei meandri <strong>del</strong>la sua mente, la<br />

coscienza le sussurrava che mordere un'altra donna e prosciugarla<br />

fino all'ultima goccia di sangue era sbagliato.<br />

Ma la sete... la sete era insopportabile.<br />

Si bloccò, improvvisamente terrorizzata.<br />

Il dolore continuava a straziarle lo stomaco, ma qualcosa di<br />

peggio, simile a una bomba atomica, esplose nella sua mente,<br />

abbagliandola.<br />

Eppure vedeva...<br />

C'era una croce al collo <strong>del</strong>la donna.<br />

Una catena con una croce.<br />

Leticia ricordò zia Judy e Pete, ricordò come avesse voluto<br />

diventare infermiera per salvare <strong>del</strong>le vite, come le piacesse cantare<br />

nel coro <strong>del</strong>la chiesa e...<br />

No! Il dolore la trafisse, facendola sanguinare dentro. Stava<br />

impazzendo di sete. Doveva nutrirsi.<br />

Si chinò sulla donna, accostando le zanne alla sua gola.<br />

Poi sentì una mano calarle sulla spalla e gridò, dilaniata<br />

dall'agonia.


A Lauren ci volle così tanto tempo per appianare le cose tra Barry<br />

e Heidi, che stava per mettersi a urlare quando finalmente Barry<br />

acconsentì a parlare con Heidi.<br />

Erano ancora al telefono, a tubare come due piccioncini, allorché<br />

uscì accompagnata da Big Jim Dixon.<br />

Il sassofonista la portò in auto fino all'ingresso <strong>del</strong>l'ospedale. «Tu<br />

non vieni?» gli chiese lei.<br />

«Preferisco tornare a casa. Non mi va di lasciare sola Stacey» le<br />

spiegò lui. «Heidi sembra essersi ripresa perfettamente» aggiunse,<br />

notando la sua espressione allarmata. «Davvero.»<br />

«Sì, certo. Grazie per il passaggio.»<br />

«Qui ci diamo tutti una mano. Adesso vai dalla tua amica. Non<br />

sarà sola: troverai Bobby con lei.»<br />

Lauren attraversò l'ingresso e prese l'ascensore. Diverse persone la<br />

salutarono e lei rispose educatamente. New Orleans era davvero una<br />

grande città, vampiri a parte.<br />

Quando arrivò al piano di Deanna notò la consueta attività nel<br />

locale <strong>del</strong>le infermiere. Medici, inservienti e infermieri si<br />

affaccendavano nei corridoi.<br />

Lauren si diresse verso la stanza <strong>del</strong>l'amica.<br />

Provò una certa apprensione vedendo che non c'era il solito<br />

poliziotto davanti alla porta, poi ricordò che era di turno Bobby. Di<br />

sicuro l'avrebbe trovato all'interno.<br />

Ma quando entrò nella stanza, non c'era nessuno.<br />

Deanna dormiva come al solito, bella e tranquilla come la<br />

principessa <strong>del</strong>le fiabe in attesa <strong>del</strong> principe.<br />

Le finestre erano aperte e la brezza gonfiava le tende. Non c'era<br />

traccia di Bobby né di Jonas. Mentre stava sulla soglia, perplessa, un<br />

grido echeggiò nel corridoio.


Capitolo 14<br />

Mark non osò portare Nefertiti a Monstresse House: per nulla al<br />

mondo avrebbe fatto entrare una creatura simile nella casa in cui<br />

avevano trovato rifugio Lauren e le sue amiche. Per la stessa ragione<br />

non volle rivolgersi nemmeno a Sean Canady, con il rischio di<br />

mettere in pericolo il tenente e la sua famiglia.<br />

Per fortuna sembrava che la donna lo considerasse una potenziale<br />

minaccia e preferisse comportarsi in modo da non irritarlo,<br />

lasciandosi guidare in silenzio lungo la strada mentre Mark cercava<br />

un caffè con un cortile sul retro, spazioso e pieno di luce.<br />

Protestò solo quando lui scelse un tavolo e si accomodò su una<br />

sedia all'ombra lasciando a lei quella esposta al sole.<br />

«Siediti» le ordinò, brusco.<br />

«Ehi, che modi. Un attimo...»<br />

«Parla.»<br />

«Che cosa vuoi sapere?»<br />

«Dove dormi?»<br />

«Dove capita.»<br />

«Chi ti ha fatto questo?»<br />

Lei fece un vago gesto con la mano. «Chi lo sa? Un tizio pieno di<br />

soldi.»<br />

Mark si appoggiò allo schienale, scuotendo il capo. «Sei una<br />

bugiarda. Non hai mai lavorato in quel club prima di diventare una<br />

vampira. E hai un posto preciso dove andare di notte.»<br />

Lei lo fissò imbronciata mentre una cameriera si avvicinava al loro<br />

tavolo.<br />

«Ordina» disse Mark.<br />

Nefertiti sorrise alla donna. «È sempre così rude, ma è talmente<br />

bravo a letto che non mi importa.»<br />

La cameriera, una donna di mezza età dai capelli grigi, li guardò<br />

come se fossero due rifiuti <strong>del</strong>la società.


«Un tè freddo» ordinò Mark.<br />

«Ho fame» si lamentò Nefertiti.<br />

«Allora mangia.»<br />

«È davvero autoritario» disse lei alla cameriera. «Prenderò un<br />

hamburger.»<br />

«Media cottura?»<br />

«Crudo, per favore.»<br />

«Vuol dire... al sangue?» replicò la cameriera, sconcertata. «Le<br />

norme igieniche sconsigliano...»<br />

«Non al sangue. Crudo. Niente pane, grazie.» precisò la<br />

spogliarellista con un sorriso.<br />

«Non posso portarle un hamburger crudo. La normativa sull'igiene<br />

alimentare...»<br />

Mark posò una banconota di grosso taglio sul tavolo. «Per favore,<br />

le porti quello che ha chiesto.»<br />

La cameriera se ne andò con uno sguardo di disapprovazione.<br />

«Da dove vieni?» chiese Mark, sporgendosi verso Nefertiti.<br />

«Bourbon Street.»<br />

«Di dove sei?» riformulò la domanda Mark.<br />

Lei sorrise. «Originariamente di Houma, ma adesso di Bourbon<br />

Street.»<br />

«È lì che sei stata trasformata?»<br />

«Ohoo, vedo che sei sveglio.»<br />

«Allora, dove dormi?»<br />

«Dove mi gira.»<br />

Mark, che teneva la pistola ad acqua puntata contro di lei sotto il<br />

tavolo, sparò un piccolo spruzzo che la fece sussultare. «Bastardo!»<br />

sibilò.<br />

La cameriera ritornò con l'hamburger crudo. L'aveva appena<br />

posato sul tavolo che Nefertiti vi si avventò prendendolo con le<br />

mani. La donna non riuscì a soffocare una smorfia di disgusto.


«Forse puoi essere ancora aiutata» disse Mark quando rimasero<br />

nuovamente soli.<br />

Nefertiti smise di mangiare per un istante, lo guardò in viso e<br />

scosse il capo. «No, sono morta e poi rinata. Non c'è più niente da<br />

fare.»<br />

A un tratto Mark si rese conto che aveva lo sguardo fisso su un<br />

punto oltre le sue spalle. Si voltò, ma non vide nulla. In quella<br />

frazione di secondo, lei si era alzata ed era fuggita.<br />

«Ferma!» gridò.<br />

La donna continuò a correre. La seguì, balzando letteralmente su<br />

un tavolo per raggiungerla. La vide svoltare l'angolo e imboccare un<br />

vicolo. «Fermati!» grido ancora.<br />

In quel momento un bambino uscì di corsa da un portone e si<br />

fermò sul marciapiede di fronte a lei. Nefertiti lo afferrò e si voltò<br />

guardando Mark negli occhi.<br />

Il bambino incominciò a piangere. Dall'interno <strong>del</strong>la casa si udì<br />

una voce di donna che chiamava: «Ryan? Ryan! Dove sei?».<br />

Nefertiti scosse il capo e guardò Mark con uno strano sorriso,<br />

quasi dispiaciuto.<br />

«Non farlo!» le gridò lui.<br />

Lei aprì la bocca e chinò il capo, preparandosi a conficcare i canini<br />

nella gola <strong>del</strong> bambino in lacrime.<br />

Mark sfoderò la pistola e sparò un lungo getto d'acqua. Quando<br />

la colpì, lei lanciò un grido di agonia e mollò la presa sul bambino.<br />

Fumo e vapore si alzarono dalla sua pelle mentre cadeva per terra e<br />

perdeva ogni sembianza umana, trasformandosi in una sagoma<br />

informe che si contorceva decomponendosi miseramente.<br />

Mark udì le sirene <strong>del</strong>la polizia avvicinarsi.<br />

Disgustato, si voltò e fuggì rapidamente dal vicolo. Udì la madre<br />

che chiamava a gran voce il bambino e poi lanciava un grido di puro<br />

terrore mentre si imbatteva nei resti semicarbonizzati <strong>del</strong> vampiro.<br />

Svoltando in Rue Delphine, Mark vide un'auto <strong>del</strong>la polizia<br />

oltrepassarlo con le luci lampeggianti.


Poi udì un frullare di ali sopra la testa.<br />

Mentre si allontanava velocemente, ripensò a quello che era<br />

successo e si rese conto che la donna chiamata Nefertiti aveva<br />

preferito farsi uccidere da lui piuttosto che affrontare il proprio<br />

padrone ed essere marchiata come traditrice.<br />

A un tratto si ricordò di aver chiuso bruscamente la<br />

comunicazione con Sean, mentre si trovava al club. Imprecando, tirò<br />

fuori il cellulare e compose il numero <strong>del</strong> tenente.<br />

Lauren era dilaniata dai dubbi. Da una parte il grido che aveva<br />

udito, o meglio l'istinto di sopravvivenza la spingeva a fuggire. Al<br />

tempo stesso voleva sapere perché qualcuno aveva gridato. E<br />

soprattutto sapeva di non poter lasciare di nuovo sola Deanna, se<br />

voleva che avesse almeno una possibilità di salvarsi.<br />

L'ultima riflessione fu il fattore decisivo. Si precipitò verso il letto<br />

<strong>del</strong>l'amica, chiedendosi se il grido fosse solo un trucco per indurre<br />

tutti a lasciare sola e vulnerabile la giovane in coma. La flebo era<br />

ancora collegata al braccio e Deanna era immobile e pallida contro il<br />

bianco <strong>del</strong> cuscino e <strong>del</strong>le lenzuola, esattamente come lo era da<br />

quella che sembrava un'eternità. La bella addormentata.<br />

Deglutendo per scacciare il terrore che minacciava di paralizzarla,<br />

Lauren le prese una mano e tastò la vena <strong>del</strong> polso. Con un sospiro<br />

di sollievo sentì il battito forte e regolare. Ma che cosa diavolo stava<br />

succedendo?<br />

Era così concentrata su Deanna che impiegò qualche secondo<br />

prima di rendersi conto che qualcuno era entrato nella stanza dopo<br />

di lei.<br />

Mentre si voltava, rosa dall'ansia, udì la porta chiudersi con un<br />

tonfo.<br />

Lui era lì.<br />

Stephen. Stephen Delansky. Stava ai piedi <strong>del</strong> letto e i capelli neri<br />

come inchiostro gli cadevano sulla fronte, in netto contrasto con il<br />

camice bianco da medico che indossava.<br />

«Come va la mia paziente?» domandò con voce gentile.


Lauren guardò verso la finestra aperta. Pianti e grida echeggiavano<br />

ancora nel corridoio; l'intero ospedale sembrava essersi trasformato<br />

in un manicomio. Stephen Delansky sembrava incurante di tutto ciò.<br />

Lauren non sapeva da dove fosse sbucato, se fosse entrato dal<br />

corridoio o dalla finestra.<br />

Ma non aveva importanza. Quello che contava era che si trovava<br />

lì.<br />

Lo fissò tirando fuori dalla camicetta la croce d'argento.<br />

Lui sorrise. «Non puoi fermarmi con quella, lo sai.»<br />

«Può darsi, ma tu sei lì e io sono qui.»<br />

«Perché sei tu che devi venire da me.»<br />

«Mai.»<br />

«Lo farai, alla fine.» Fece una risata sommessa. «Ho i miei metodi<br />

per ottenere ciò che desidero. Potrà sembrarti una follia, ma, vedi,<br />

questa è una guerra. Per quante battaglie perda contro il mio<br />

nemico, alla fine sarò io a vincere. E tu verrai da me, perché io ti<br />

conosco.»<br />

«Semini morte e sofferenza ovunque» replicò lei. «Hai quasi ucciso<br />

la mia amica. Sei malvagio e non vincerai.»<br />

Stephen sorrise e scosse il capo, come se stesse parlando a una<br />

bambina. «Che cosa ti porta a credere che quello che chiami "male"<br />

non possa vincere? Togli quella stupida croce dal collo. L'ho già vista<br />

molte volte in passato e non è mai riuscita a fermarmi. Non mi<br />

fermerà nemmeno ora. Lui non è il salvatore che credi. E io non<br />

sono la morte, bensì la vita eterna.»<br />

«Dillo alle donne che hai decapitato» mormorò Lauren.<br />

«Non meritavano di vivere» replicò lui, liquidando la sua<br />

obiezione con un gesto incurante.<br />

«Ti sbagli. Non meritavano di essere uccise.»<br />

In quel momento udirono dei passi; qualcuno stava correndo<br />

verso la stanza di Deanna.<br />

«Tu verrai con me» disse Stephen, guardandola con un sorriso<br />

freddo e sicuro.


Si udì qualcosa sbattere con violenza contro la porta.<br />

Istintivamente Lauren guardò in quella direzione proprio mentre il<br />

pannello di legno cedeva.<br />

Mark era sulla soglia e il suo sguardo perlustrò rapidamente la<br />

stanza. Poi si precipitò verso di lei, stringendola tra le braccia.<br />

«È stato qui» affermò con voce roca.<br />

«Sì.» Lauren non riusciva a smettere di tremare, anche se Stephen<br />

era sparito velocemente come era apparso.<br />

«Deanna?»<br />

«Credo che stia bene.»<br />

«E... tu?»<br />

«Sto bene anch'io.»<br />

Mark tirò un sospiro di sollievo. Per un momento le parve così<br />

stanco che Lauren avrebbe voluto stringerlo tra le braccia per fargli<br />

forza. Ma in quel momento più che mai aveva paura di lasciare sola<br />

Deanna. «Che cosa sta succedendo là fuori?» chiese.<br />

Per tutta risposta, un altro grido lacerante echeggiò nel corridoio.<br />

Nemmeno in due riuscivano a trattenere la donna, si rese conto<br />

Sean.<br />

Leticia Lockwood era fragile e minuta, eppure in quel momento<br />

era animata da una forza incredibile.<br />

«Non riesco a tenerla!» gridò Bobby.<br />

Sean Canady era uscito dall'ascensore giusto in tempo per vedere<br />

Bobby strappare Leticia da una sacca di sangue con l'etichetta 0<br />

positivo, attaccata a una barella su cui giaceva un uomo piuttosto<br />

anziano, probabilmente uscito da poco dalla sala operatoria. Il<br />

poliziotto aveva una guancia gonfia e il personale <strong>del</strong>l'ospedale stava<br />

correndo in tutte le direzioni.<br />

«Ehi!» Sean afferrò Leticia per le spalle mentre la donna si<br />

divincolava come un animale selvatico sotto il peso di Bobby e<br />

lanciava un grido da far accapponare la pelle, orribile a sentirsi,<br />

prima di far volare il poliziotto all'altro lato <strong>del</strong> corridoio, con una


facilità impressionante.<br />

«Dannazione, smettila! Non voglio spararti!» ruggì il tenente.<br />

Senza badare minimamente a lui, Leticia si era già rialzata e si<br />

stava avventando su un malcapitato tirocinante che si era fermato a<br />

osservare la scena.<br />

«Merda!» imprecò Sean, lanciandosi sulla donna.<br />

La afferrò per le spalle ed entrambi rotolarono sul pavimento <strong>del</strong><br />

corridoio.<br />

La donna si liberò di lui con la stessa facilità con cui si era<br />

sbarazzata di Bobby e saltò addosso alla caposala, che era rimasta<br />

seduta alla sua scrivania, paralizzata dal panico.<br />

Rialzandosi con una smorfia di dolore, Sean estrasse la pistola e<br />

sparò un colpo di avvertimento.<br />

Tutti gridarono, tranne Leticia che non si fermò nemmeno.<br />

Prima che Sean avesse la possibilità di esplodere un altro colpo,<br />

Mark Davidson uscì correndo dalla stanza di Deanna. Vedendo<br />

Leticia che lottava con la caposala, balzò sulla scrivania, afferrò la<br />

vampira per le spalle e la scaraventò a terra, mandandola a sbattere<br />

contro un carrello pieno di medicamenti. Fiale e flaconi volarono da<br />

tutte le parti.<br />

Sean attese, aspettandosi di vedere Mark fare la stessa fine che<br />

avevano fatto lui e Bobby, ma non successe niente. Solo silenzio.<br />

Si avvicinò alla scrivania e guardò oltre. Mark, a cavalcioni sulla<br />

giovane donna, la inchiodava con lo sguardo e le parlava con voce<br />

sommessa. «Qualcuno le dia subito un sedativo» ordinò il poliziotto.<br />

La caposala, che fino a quel momento era parsa catatonica per il<br />

terrore, tornò improvvisamente alla vita. Frugò a terra, tra le<br />

siringhe e le fiale sparse, e un secondo dopo raggiunse Mark. Leticia<br />

cominciò scalciare, costringendola ad allontanarsi, ma lui le prese di<br />

mano la siringa e conficcò velocemente l'ago nella coscia <strong>del</strong>la<br />

vampira. Un attimo Leticia dopo smise di agitarsi convulsamente,<br />

chiuse gli occhi e rimase immobile.<br />

Mark la fissò per diversi secondi prima di lasciarla andare.


«Tutto bene?» gli domandò Sean, andando verso di lui. «Sì.»<br />

«Non posso crederci» disse la caposala, ancora sotto shock. «Leticia<br />

è una <strong>del</strong>le mie migliori infermiere.»<br />

«È impazzita» mormorò uno dei tirocinanti,<br />

«Sembrava un cane idrofobo» commentò un altro.<br />

«Facciamola stendere su un letto» suggerì un terzo,<br />

«Scoprirete che ha urgente bisogno di una trasfusione» li avvisò<br />

Mark.<br />

«Lei è un medico, giovanotto?» gli chiese la caposala.<br />

Mark la guardò. «So di che cosa ha bisogno» rispose con calma. La<br />

donna aggrottò la fronte e rimase a guardare mentre si alzava da<br />

terra sollevando Leticia tra le braccia. «Una stanza?» domandò.<br />

L'infermiera si limitò ad annuire. Il giovane tirocinante che aveva<br />

suggerito di mettere a letto la ragazza condusse Mark in una stanza<br />

vuota e chiese subito che gli venisse portata la sua cartella personale.<br />

«Per controllare il suo gruppo sanguigno» spiegò.<br />

L'infermiera lo fissò.<br />

«Vada. Subito.»<br />

Sussultando, la donna lanciò uno sguardo di disapprovazione a<br />

Mark e si affrettò a eseguire l'ordine.<br />

Sean rimase a osservare dalla soglia, poi sentì qualcuno battergli<br />

sulla spalla. Si voltò e vide Bobby.<br />

«Lauren è nella stanza di Deanna. Io resto con lei.»<br />

«Grazie, Bobby.»<br />

Guardò Mark, che era in piedi accanto al letto dove Leticia<br />

giaceva addormentata. «La trasfusione riuscirà a salvarla?» chiese.<br />

Mark scosse il capo per esprimere la propria incertezza.<br />

Il tirocinante, che stava controllando il polso <strong>del</strong>la ragazza, disse:<br />

«Credo che si riprenderà. Dev'essere stata sotto l'influsso di qualche<br />

droga pesante. Le faremo un'analisi tossicologica e scopriremo di che<br />

cosa si tratta. È una <strong>del</strong>le nostre infermiere migliori. Non riesco a<br />

immaginare Leticia... Non ha mai fumato nemmeno uno spinello,


canta nel coro <strong>del</strong>la chiesa...»<br />

L'agitazione nel corridoio incominciò a trasformarsi in chiasso.<br />

Sean uscì per vedere che cosa stesse succedendo e notò che diversi<br />

pazienti erano usciti dalle rispettive camere, attirati dalla confusione.<br />

Volevano sapere che cosa fosse successo, e il personale cercava di<br />

calmarli e convincerli a tornare nelle loro stanze.<br />

«Signori, è tutto finito. È tutto sotto controllo» annunciò con voce<br />

autorevole.<br />

A un tratto una donna di mezza età, con un camice da ospedale<br />

che la copriva sommariamente, puntò il dito e incominciò a gridare.<br />

Sean si voltò verso la barella con il paziente appena operato.<br />

L'uomo era ancora privo di sensi, ma Leticia doveva essere riuscita<br />

ad addentare la sacca perché il sangue si era riversato sull'uomo<br />

schizzando le pareti.<br />

Un'infermiera si affrettò a tranquillizzare la donna che aveva<br />

gridato. «È tutto a posto, Mrs. Ruben. Ora ci penseremo noi.»<br />

Un inserviente si precipitò verso la barella. «Ho bisogno di aiuto<br />

qui!» gridò.<br />

«Per piacere, signori, tornate nelle vostre stanze» disse Sean.<br />

«Lasciate che il personale <strong>del</strong>l'ospedale faccia il suo lavoro.»<br />

«Qualcuno l'ha pugnalato!» gridò Mrs. Ruben.<br />

«Non è stato pugnalato» replicò in tono paziente Sean. «È stato un<br />

incidente, la sacca <strong>del</strong>la trasfusione è soltanto danneggiata, e la<br />

stanno sostituendo.»<br />

«Altro che incidente. È stato un tentativo di omicidio!» esclamò la<br />

donna.<br />

«Un omicidio!» ripeté qualcun altro.<br />

Sean strinse i denti. «Basta!» sbottò, ricorrendo a tutta la sua<br />

autorità. «Non c'è stato nessun omicidio» dichiarò, pur sapendo che<br />

le sue parole potevano sembrare una bugia. «Tornate nelle vostre<br />

stanze.»<br />

Con suo sollievo, i pazienti incominciarono a obbedire.<br />

Sapendo che Mark era con Leticia Lockwood e vedendo che il


personale sembrava aver ripreso coraggio e buon senso, Sean si<br />

diresse verso la stanza di Deanna.<br />

Lauren era seduta al capezzale <strong>del</strong>l'amica.<br />

Bobby era in piedi poco lontano, con le mani sui fianchi, e<br />

sembrava una tigre in agguato, pronta a balzare in qualsiasi<br />

direzione.<br />

Sean si avvicinò al letto. «Tutto bene?» si informò.<br />

«Nessun cambiamento» rispose Lauren.<br />

In quel momento Mark rientrò nella stanza. «Dobbiamo portarla<br />

via di qui» dichiarò. «Sean, Judy Lockwood vorrebbe parlarti.»<br />

Il tenente si diresse verso la porta, fermandosi un istante per<br />

chiedere a Mark: «E che cosa diavolo posso dirle?».<br />

Lui trasse un profondo respiro. «Non ne ho la minima idea»<br />

ammise. «Dopotutto sei tu il poliziotto» aggiunse con un sorriso<br />

prima di tornare serio. «Ma dobbiamo assolutamente portare via da<br />

questo posto Deanna.» Aggrottò la fronte. «Dove diavolo è finito<br />

Jonas? Fino a poco fa non si staccava dal letto e ora non c'è traccia<br />

di lui.»<br />

«Non saprei» rispose Sean.<br />

«Okay, diamoci da fare.»<br />

Sean contrasse le labbra in una smorfia e uscì in corridoio.<br />

Che cosa diavolo poteva dire alla donna? Sua nipote, la sua brava,<br />

dolce nipotina timorata di Dio è stata morsa da un vampiro?<br />

Sperava solo di non essere costretto a piantarle un paletto nel<br />

cuore.<br />

Lauren non sapeva come Mark fosse riuscito a convincere i dottori<br />

che Deanna avrebbe ricevuto cure migliori a casa. In un primo<br />

momento il medico responsabile, richiamato d'urgenza dalle ferie,<br />

era stato inflessibile nell'affermare che non si poteva dimettere la<br />

paziente mentre era ancora in stato di coma.<br />

Lauren aveva giurato di accudirla giorno e notte, ma lui aveva<br />

continuato a scuotere il capo.


Poi aveva incominciato a parlare Mark. Non aveva detto niente<br />

che non avesse detto anche lei, ma in qualche modo risultò più<br />

convincente. Forse era una questione di ruoli. In condizioni normali<br />

Lauren ne sarebbe stata infastidita, ma al momento preferì non<br />

lamentarsi, perché riuscirono a ottenere ciò che volevano.<br />

Firmarono le carte per la dimissione e presero accordi perché<br />

un'infermiera venisse a visitare Deanna tre volte al giorno. Infine fu<br />

chiamata un'ambulanza per il trasporto dall'ospedale alla casa di<br />

Bourbon Street.<br />

Il personale paramedico sistemò la paziente sulla lettiga.<br />

Lauren salì sull'ambulanza per restare accanto a Deanna durante il<br />

viaggio mentre Sean, Bobby e Mark le seguivano in auto.<br />

Heidi era ancora sconvolta e nervosa, ma aveva ripreso a<br />

comportarsi in modo normale ed era pronta a prendersi cura di<br />

Deanna come una chioccia. Assicurò a Stacey e a Bobby che avrebbe<br />

fatto in modo di non dare disturbo a nessuno e che avrebbe protetto<br />

l'amica da ogni male.<br />

Lauren notò che Mark sembrava dubbioso al riguardo. Aveva<br />

avuto una breve conversazione in corridoio con Stacey e immaginò<br />

che la donna gli avesse assicurato di aver fatto capire a Heidi la<br />

gravità <strong>del</strong> pericolo che si trovavano di fronte.<br />

«Sono sicura che Heidi si comporterà bene» gli sussurrò quando lo<br />

vide entrare di nuovo nella stanza. Parlava a bassa voce perché<br />

Heidi era a portata d'orecchio, intenta a sistemare i cuscini dietro la<br />

testa di Deanna.<br />

Lui la guardò con espressione tesa e distante.<br />

«Davvero» insistette Stacey, prendendolo per un braccio e<br />

conducendolo accanto alla porta. «È tornata a essere quella di<br />

sempre.»<br />

Mark sospirò scuotendo il capo. «Da quello che ha detto Sean,<br />

Judy Lockwood sostiene che sua nipote non avrebbe mai passato<br />

una notte fuori o mancato di presentarsi al lavoro. Non capisci? Lui<br />

riesce a impadronirsi <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong>le persone di cui si serve. Entra<br />

letteralmente nel loro sangue.»


Sean Canady salì le scale, fissando Mark. «Hanno trovato un altro<br />

cadavere» annunciò.<br />

«Senza testa?» domandò Lauren, deglutendo.<br />

«No. E questa volta l'hanno trovato in un cortile, non nel fiume.»<br />

Sean si rivolse a Mark. «I ragazzi <strong>del</strong>la scientifica avranno un bel da<br />

fare a stabilire le cause <strong>del</strong> decesso. È in avanzato stato di<br />

decomposizione. Pare che sia morta da mesi.»<br />

«Un omicidio rituale?» ipotizzò Lauren, ma le bastò vedere<br />

l'occhiata che si scambiavano i due uomini per rinunciare a ogni<br />

speranza.<br />

«I vampiri esplodono e si tramutano in polvere solo se sono morti<br />

da abbastanza tempo perché il corpo si sia già decomposto. A<br />

quanto pare abbiamo per le mani <strong>del</strong>le uccisioni recenti.»<br />

«Credo che l'idea di Lauren di un omicidio rituale abbia senso»<br />

replicò Mark. «Quanto meno è la versione che darei alla stampa.»<br />

«Già» grugnì Sean.<br />

«Dovremmo andare, non credi?»<br />

«All'obitorio?»<br />

«All'ospedale. A vedere se è possibile parlare con Leticia<br />

Lockwood.» Mark si rivolse a Lauren. «Tu resta qui. E per piacere,<br />

non uscire di casa.»<br />

«Non lo farò. Deanna e Heidi sono entrambe qui.»<br />

«E anche Stacey e Bobby» aggiunse Sean. «Dirò a Big Jim che la<br />

band dovrà fare a meno di lui per un paio di serate. Chiamatemi se<br />

dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa» le raccomandò.<br />

«Certamente.»<br />

Lauren annuì, si voltò e sedette sul bordo <strong>del</strong> letto di Deanna,<br />

come se volesse dimostrare ai due uomini che non aveva intenzione<br />

di muoversi di lì.<br />

Il sole filtrava dalla balconata e nella stanza si udiva il ronzio <strong>del</strong><br />

condizionatore.<br />

L'unica cosa insolita era che Stacey aveva appeso trecce d'aglio<br />

tutt'attorno alle finestre e alle portefinestre che davano sul balcone.


La stanza odorava come una pizzeria, ma c'erano odori ben<br />

peggiori, come aveva scoperto Lauren.<br />

Per esempio quello <strong>del</strong> sangue.<br />

Sean gli era davvero utile, pensò Mark. Era il suo lasciapassare per<br />

i posti in cui aveva bisogno di entrare.<br />

Come la stanza di Leticia, dove il tenente aveva messo un uomo<br />

di guardia mentre discutevano per la dimissione di Deanna.<br />

Quando varcarono la soglia, Mark notò che la ragazza era stata<br />

legata al letto e che Judy Lockwood era ancora lì, seduta accanto<br />

alla nipote su una poltrona che si poteva trasformare in letto.<br />

Mormorava qualcosa a fior di labbra mentre lavorava a maglia.<br />

Aveva portato con sé le sue difese personali: il davanzale <strong>del</strong>la<br />

finestra era cosparso di una polvere che riconobbe come una specie<br />

di mojo; probabilmente Judy pensava che il contenuto di quei<br />

sacchettini voodoo potesse proteggere la nipote. C'era anche un<br />

grande crocefisso sul comodino accanto al letto.<br />

«Come va?» si informò Sean.<br />

«Dorme come una bambina» rispose Judy, continuando a<br />

sferruzzare. Poi lo guardò con un sorriso. «Grazie per avermi dato<br />

ascolto, tenente.»<br />

Sean annuì. «Questo è un mio amico, Miss Lockwood, Mark<br />

Davidson. Credo che vi siate già incontrati.»<br />

Judy lo studiò. «Sì» disse dopo un istante. «È qui per aiutarci, Mr.<br />

Davidson?»<br />

«Farò <strong>del</strong> mio meglio. Ho bisogno di parlare con Leticia quando si<br />

sveglierà. Spero che possa dirmi qualcosa su dove è stata.»<br />

Judy annuì. «Si sieda, giovanotto.»<br />

«Ti lascio, Mark. Io vado all'o... al distretto» si accomiatò Sean.<br />

«Judy, mi chiami pure in qualsiasi momento.»<br />

«Lo farò, tenente» rispose l'anziana signora, tenendo lo sguardo<br />

fisso su Mark. «E grazie ancora.»<br />

Canady uscì con un cenno di saluto a Mark, che subito dopo si


ivolse a Judy. «Miss Lockwood, i vestiti di sua nipote sono<br />

nell'armadio?»<br />

Lei annuì.<br />

«Posso dare un'occhiata?»<br />

La donna lo fissò a lungo. «Dicono che è stato lei a calmarla. I<br />

poliziotti non riuscivano a trattenerla. Nessuno ci è riuscito, eppure<br />

lei è riuscito a calmarla.»<br />

«Ehm... sì.»<br />

Rimase sorpreso quando Judy gli afferrò un braccio. «Tornerà<br />

come prima?» chiese con ansia.<br />

Quella donna sapeva qualcosa, pensò Mark. Forse non aveva ben<br />

chiaro nemmeno lei di che cosa si trattasse; forse era solo una specie<br />

di intuito, ma in qualche modo aveva capito che c'era sotto ben più<br />

di quanto sembrasse a prima vista. «Lo spero sinceramente» rispose.<br />

«Voglio un bene <strong>del</strong>l'anima a questa ragazza» dichiarò Judy con<br />

calma determinazione. «Cerchi di capire, la amo più <strong>del</strong>la mia stessa<br />

vita. Sarei capace di uccidere per lei se necessario. Capisce cosa<br />

voglio dire, giovanotto?»<br />

«Ha bisogno di molto sangue» mormorò lui. «Molto.»<br />

Judy si appoggiò allo schienale, guardandolo con diffidenza.<br />

«Glielo stanno dando.»<br />

«Deve essere... sorvegliata.»<br />

«Non me ne andrò di qui.»<br />

Mark esitò. «Deve essere molto prudente. Deve... tenere d'occhio<br />

chiunque entri in questa stanza.»<br />

«Posso farlo» gli assicurò Judy.<br />

Mark annuì.<br />

«Le sue cose sono nell'armadio.»<br />

Dopo averla ringraziata, Mark esaminò gli indumenti. L'uniforme<br />

non gli disse niente; era macchiata di sangue ma questo se lo<br />

aspettava. Poi controllò le scarpe. Le suole erano incrostate di terra<br />

scura ed erba umida.


Le rimise dove le aveva trovate. Era stupito che Stephen non<br />

avesse ucciso la giovane infermiera. Un piccolo miracolo, si disse, poi<br />

aggrottò la fronte mentre ripensava agli avvenimenti <strong>del</strong>la giornata.<br />

Al cadavere in decomposizione che ora si trovava all'obitorio.<br />

A Nefertiti.<br />

«Pregherò per la mia povera bambina» disse Judy, riprendendo il<br />

lavoro a maglia. «Pregherà anche lei, vero, Mark?»<br />

«Sì» rispose semplicemente lui.<br />

«Vada pure, adesso. Io resterò qui giorno e notte. Qualsiasi cosa<br />

succeda. Può contare su di me.»<br />

Le sorrise, poi si avvicinò a un tavolino su cui erano posate carta e<br />

penna e scrisse il suo numero di telefono. «Se dovesse svegliarsi... »<br />

«La chiamerò.»<br />

«Grazie.»<br />

Mark lasciò l'ospedale. Mentre usciva, si rese conto che stava<br />

calando la sera. Il cellulare squillò. Era Sean.<br />

«Vediamoci all'obitorio.»<br />

«Adesso?»<br />

«È un momento buono quanto un altro.»<br />

«Lauren.»<br />

Lei sobbalzò sulla sedia dove si era appisolata.<br />

Alzò lo sguardo, pensando che a parlare fosse stata Heidi, seduta<br />

su una poltrona accanto al letto.<br />

Heidi la fissò.<br />

Poi entrambe si voltarono verso Deanna.<br />

Lauren batté le palpebre.<br />

Questa volta sembrava che Deanna avesse ripreso conoscenza<br />

completamente. Le due ragazze si alzarono di scatto, quasi<br />

scontrandosi l'una con l'altra nella fretta di correre dall'amica.<br />

«Bentornata!» esclamò Heidi.


«Deanna» ansimò Lauren.<br />

«Ho sete» mormorò la ragazza.<br />

«Ti prendo <strong>del</strong>l'acqua» si offrì immediatamente Heidi.<br />

Lauren sorrise e aiutò Deanna ad alzare la testa in modo che Heidi<br />

potesse porgerle il bicchiere. Deanna bevve un sorso d'acqua.<br />

«Piano» la ammonì Lauren.<br />

La ragazza annuì, bevve e si lasciò ricadere contro i cuscini. Chiuse<br />

gli occhi per qualche istante, poi li riaprì. «Jonas» disse.<br />

«Jonas?» ripeté Lauren con voce incolore. Poi aggrottò la fronte.<br />

Giusto, dov'era finito Jonas? Era stato così a lungo al capezzale di<br />

Deanna, e poi...<br />

Deanna era rimasta sola, completamente sola, mentre Bobby<br />

lottava contro Leticia e in ospedale si scatenava il pandemonio,<br />

rifletté Lauren.<br />

Dov'era andato Jonas?<br />

«Era con me, vero?» mormorò Deanna.<br />

«Sì, tesoro, ti è stato accanto a lungo» le assicurò Heidi,<br />

accarezzandole i capelli.<br />

Deanna fissò Lauren. «Jonas è buono» dichiarò con voce ferma.<br />

Ma allora perché era sparito proprio quando Deanna aveva più<br />

bisogno di lui?, non poté fare a meno di chiedersi Lauren.<br />

Bernie Gibbs faceva il turno di notte all'obitorio. Il suo compito<br />

era sedere al tavolo, aiutare i medici per qualsiasi cosa di cui<br />

avessero bisogno e firmare i certificati di morte per tutte le povere<br />

anime che lasciavano questo mondo dopo il calar <strong>del</strong> sole. Dato che<br />

i medici non avevano mai bisogno di aiuto di notte, passava la<br />

maggior parte <strong>del</strong> tempo a leggere e a firmare quando veniva<br />

consegnato un cadavere.<br />

Faceva spesso il turno di notte. In realtà gli piaceva, amava il<br />

silenzio. Lavorando lì era riuscito a mantenersi per tre anni<br />

all'università di Tulane. Di tanto in tanto aveva sentito raccontare<br />

qualche storia raccapricciante, ma lui non ci faceva caso. Era sempre


stato il tipo di ragazzo che poteva vedere il più truculento film<br />

<strong>del</strong>l'orrore senza batter ciglio. E studiando medicina aveva già visto<br />

ben di peggio di qualsiasi trovata cinematografica.<br />

Quella sera si sentiva in ottima forma. Aveva preso in prestito<br />

dalla biblioteca un nuovo romanzo di spionaggio che si stava<br />

rivelando avvincente quanto promettevano le recensioni. Era quasi<br />

contento di essere al lavoro, perché gli ospiti <strong>del</strong>l'obitorio non lo<br />

interrompevano mai sul più bello.<br />

Poco prima aveva ricevuto una telefonata dal tenente Canady,<br />

che gli aveva preannunciato una visita. Non gli aveva spiegato il<br />

motivo, limitandosi a suggerirgli di tenere gli occhi ben aperti.<br />

Canady era un brav'uomo. Sapeva fare il duro con i criminali, ma se<br />

eri solo un poveraccio che tirava a campare, non gli importava che<br />

cosa facevi nel tempo libero. Solo che il tenente non si era ancora<br />

visto.<br />

Un rumore improvviso lo indusse a distogliere l'attenzione dal<br />

libro, proprio mentre la spia stava affrontando il nemico asiatico.<br />

Bernie alzò il capo e tese le orecchie, in ascolto.<br />

Niente.<br />

Si chiese che cosa diavolo fosse stato e concluse che dovesse essere<br />

caduto qualcosa. Tornò a leggere il romanzo, ma scoprì di non<br />

riuscire a concentrarsi: continuava a domandarsi che cosa potesse<br />

essere caduto.<br />

Alla fine posò il libro, imprecando tra sé. Forse qualcuno aveva<br />

lasciato una porta aperta, oppure c'erano dei topi o qualcosa <strong>del</strong><br />

genere.<br />

Merda.<br />

Decise che era meglio andare a controllare.<br />

Si alzò e si guardò intorno. Non era armato. Gli inservienti<br />

<strong>del</strong>l'obitorio di solito non hanno problemi con i loro ospiti. Ma se<br />

fosse entrato qualche balordo? Lo sguardo gli cadde sul libro.<br />

«Fantastico» borbottò ad alta voce. Immaginava già i titoli dei<br />

giornali. Coraggioso custode notturno mette un fuga un ladro<br />

all'obitorio con un romanzo di spionaggio.


No, il libro non sarebbe bastato.<br />

Nella sala <strong>del</strong>le autopsie c'erano seghe e scalpelli di ogni genere,<br />

ma non voleva correre il rischio di imbattersi in un intruso prima di<br />

essersi procurato un'arma. Aprì il cassetto <strong>del</strong>la scrivania. Aha! Un<br />

tagliacarte.<br />

Si alzò stringendolo in mano, guardò verso la porta che dava sulla<br />

strada e si assicurò che fosse chiusa a chiave. Dopodiché si avviò<br />

lungo il corridoio.<br />

Diede un'occhiata alla prima stanza, constatando che tutto era<br />

pulito e in ordine. E che odorava di disinfettante, come si addiceva a<br />

un obitorio.<br />

Un luogo di morte.<br />

Bella scoperta, celiò scrollando le spalle, prima di proseguire il suo<br />

giro.<br />

Non trovò nulla. Alla fine arrivò davanti alle grandi porte in<br />

acciaio che immettevano nel locale <strong>del</strong>le celle frigorifere.<br />

Le aprì e si guardò intorno. Niente.<br />

No, un momento! C'era qualcosa.<br />

Merda!<br />

Qualcosa si muoveva su uno dei lettini. Dannazione, c'erano<br />

davvero dei topi! Ed erano enormi, a giudicare da quello che si<br />

muoveva sotto il lenzuolo.<br />

«Preso!» gridò, sollevando il tessuto.<br />

Ma non c'era nessuno pronto a balzare fuori e fargli Buu!<br />

Aveva già visto quel cadavere. Era stato trovato da una donna che<br />

stava cercando il figlio ed era già in avanzato stato di<br />

decomposizione. Gli occhi... non c'erano più. Mangiati dagli insetti o<br />

da chissà cos'altro. La pelle era quasi tutta marcita e quello che<br />

restava pendeva dalle ossa come se fosse stata bruciata. In effetti,<br />

notò, il cadavere emanava un lieve odore di carne bruciata. La<br />

donna - perché si trattava di una donna - era appena riconoscibile<br />

come essere umano.<br />

Un rumore che faceva pensare a un brulicare di insetti veniva dal


cadavere... ma non erano insetti.<br />

Erano carne e ossa. Carne e ossa che sembravano ricomporsi.<br />

Mentre fissava il cadavere, inorridito, vide apparire vasi sanguigni,<br />

fasce muscolari che prendevano forma...<br />

Gli occhi <strong>del</strong>la donna - occhi che poco prima erano solo due<br />

orbite vuote - si aprirono all'improvviso e lo fissarono.<br />

Poi la donna sorrise.<br />

Solo che non era un sorriso bensì una specie di ghigno, e i denti<br />

che spuntavano sotto le labbra non erano denti bensì zanne.<br />

Sembrava un grosso serpente, con le orride fauci spalancate, e Bernie<br />

capì che aveva tutta l'intenzione di affondare quelle zanne nella sua<br />

giugulare.<br />

Gridò.<br />

E lottò, tempestandola di pugni sul viso e cercando di colpirla con<br />

il tagliacarte, ma i denti erano sempre più vicini...<br />

Poi, a un tratto, sentì qualcosa di pesante calargli sul cranio. Una<br />

miriade di stelle si accese davanti ai suoi occhi mentre crollava sul<br />

pavimento.<br />

Gli parve vagamente di sentire qualcuno che diceva: «Figlio di<br />

puttana», ma non ne era sicuro. Poi il mondo svanì, come se un<br />

sipario nero fosse stato calato dal cielo. E ci fu solo l'oscurità.


Capitolo 15<br />

Quando arrivò all'obitorio, Mark pensò che non ci fosse nessuno,<br />

ma mentre stava in piedi davanti all'edificio apparentemente<br />

deserto, la porta si aprì e Sean Canady uscì dalle tenebre.<br />

«Ce ne hai messo di tempo» disse, prima di incamminarsi lungo il<br />

corridoio. «Vieni, presto» lo sollecitò senza voltarsi.<br />

Mark lo seguì, adeguando rapidamente la vista all'oscurità.<br />

C'erano <strong>del</strong>le luci di sicurezza, che però offrivano ben poca<br />

illuminazione. «Niente custode notturno?» domandò.<br />

«È... qui.»<br />

«Oh?»<br />

«L'ho messo fuori combattimento» gli spiegò Sean con impazienza.<br />

«Ho dovuto farlo.»<br />

«Sul serio?»<br />

«Vieni a vedere.»<br />

«Credevo che mi avessi fatto venire per via di quel cadavere che i<br />

tuoi uomini hanno trovato oggi» osservò, aggrottando la fronte.<br />

«Sì.»<br />

«Sono stato io a distruggerla, oggi.»<br />

«Avrebbe dovuto essere cenere, in effetti.»<br />

«Come sarebbe? Be', se è tornata dobbiamo interrogarla.<br />

Dobbiamo scoprire dove va a dormire, chi...»<br />

«Spiacente, ma ormai è troppo tardi.»<br />

«Di che cosa diavolo stai parlando?»<br />

«Seguimi e vedrai.»<br />

Poco dopo, Mark vide con i propri occhi. Il custode giaceva a<br />

terra privo di sensi e il cadavere...<br />

Con le ossa ricoperte parzialmente dai tessuti, sembrava una<br />

trovata pubblicitaria di Hollywood. Gli occhi erano aperti ma vitrei,<br />

la bocca distorta in un ghigno.


I canini acuminati scintillavano alla luce dei neon.<br />

E le dita erano strette su un paletto che le spuntava dal petto.<br />

«Vedo che l'hai sistemata per bene» commentò Mark, guardando il<br />

tenente.<br />

«Ho dovuto farlo. So che speravi di riportarla indietro perché ci<br />

aiutasse, ma non accadrà. E dopo quello che ho visto qui stanotte,<br />

dobbiamo essere molto prudenti.» Gli indicò il custode <strong>del</strong>l'obitorio.<br />

«Per poco non è riuscita a prenderlo. Pare che ci siano <strong>del</strong>le nuove<br />

reclute nell'esercito di Stephen. Non possiamo sperare che si<br />

riducano in cenere. Se dovrai ucciderne altri, è meglio che gli tagli la<br />

testa. Mi occuperò io di qualsiasi spiegazione.»<br />

«Come Stephen, quando getta i suoi scarti nel Mississippi»<br />

commentò Mark in tono amaro.<br />

«Dobbiamo avere la certezza che non possano tornare» replicò<br />

con fermezza Sean. «Ho una comunità di vivi da proteggere. So che<br />

hai bisogno di informazioni, ma non puoi ottenerle mettendo in<br />

pericolo gli altri.»<br />

Mark guardò il custode steso a terra. Il poveraccio sembrava<br />

conciato davvero male. «Hai colpito duro?» chiese a Canady.<br />

«Si riprenderà abbastanza in fretta.»<br />

«Che cos'ha visto?»<br />

Canady si strinse nelle spalle. «Troppo, ma suppongo che dopo<br />

quel colpo in testa non dirà nulla. Chi diavolo gli crederebbe?»<br />

«Dovrebbe cominciare a decomporsi in fretta» disse Mark.<br />

«Voglio vederla più che decomposta.»<br />

«Se dovesse tornare...»<br />

«Mark, non possiamo correre rischi <strong>del</strong> genere. Ha quasi fatto<br />

fuori Bernie. Sono intervenuto appena in tempo.»<br />

«D'accordo» convenne con una smorfia lui. «Che cosa facciamo<br />

ora?»<br />

Sean gli tese una sega da ossa. Mark la prese con un cenno <strong>del</strong><br />

capo e si mise al lavoro.


Quando ebbero finito, chiese a Canady: «Come diavolo lo<br />

spiegheremo?».<br />

«Non sarò io a farlo. Mi auguro che entro domani mattina sia già<br />

marcita.»<br />

«E il custode?»<br />

«Lo riporterò al suo tavolo. Con un po' di fortuna, penserà di aver<br />

fatto troppi turni di notte in compagnia dei morti.»<br />

«Immagino che tu sappia quello che stai facendo.»<br />

Sean si strinse nelle spalle. «In ogni caso non mi viene in mente<br />

niente di meglio. Appena uscito di qui, tornerò all'ospedale per<br />

controllare la situazione. E tu dove andrai? A Monstresse House?»<br />

Mark scosse il capo. «No, non posso starmene con le mani in<br />

mano ad aspettare. Devo trovare il covo di Stephen. Sta usando una<br />

tattica da guerriglia, inseguendo prede diverse e tenendoci occupati e<br />

divisi per riuscire ad avvicinarsi a Lauren. Devo trovarlo.»<br />

«Quale credi sarà la sua prossima mossa?»<br />

«Non ne ho idea, ma prego Dio di riuscire a trovarlo prima che la<br />

faccia.»<br />

Deanna era ancora molto debole e molto in ansia per Jonas.<br />

Anche Lauren era preoccupata per lui, benché i suoi motivi fossero<br />

diversi.<br />

Stacey cucinò una zuppa <strong>del</strong>iziosa che Deanna riuscì a mangiare,<br />

recuperando un po' di forze, tanto che riuscì persino a farsi una<br />

doccia da sola, mentre una di loro aspettava, pronta a passarle<br />

l'asciugamano e a riaccompagnarla a letto.<br />

Il pericolo era sempre in agguato, ma quella sera, con Stacey,<br />

Bobby e Big Jim in casa, a Lauren sembrò che la situazione fosse<br />

nettamente migliorata.<br />

Dopo cena, Big Jim suggerì che si riunissero nella sua stanza per<br />

una partita a Trivial Pursuit, e anche se in un primo tempo Lauren<br />

accolse con indifferenza la proposta, fu lieta di vedere che le amiche<br />

accettavano volentieri. Per quanto si sforzasse, tuttavia, non riuscì a<br />

concentrarsi sul gioco; si sentiva stranamente inquieta e nervosa e<br />

alla fine si scusò e scese in cucina a prepararsi una tazza di tè.


Mentre aspettava che l'infuso fosse pronto, si ricordò<br />

improvvisamente <strong>del</strong> ritaglio di giornale che le aveva dato Susan. Salì<br />

di corsa in camera sua e, dopo averlo recuperato dalla tasca dei<br />

jeans che indossava il giorno prima, si sedette sul letto, ansiosa di<br />

leggerlo.<br />

Perplessa, si rese conto che si trattava di un articolo scritto dieci<br />

anni prima su alcuni eventi singolari che si erano verificati in<br />

Louisiana nel 1870.<br />

Il proprietario di una piantagione, sopravvissuto alle devastazioni<br />

<strong>del</strong>la Guerra civile, si era recato a Kiev per assistere alle nozze <strong>del</strong><br />

figlio. Lì era apparentemente uscito di senno e aveva ucciso la sposa<br />

e numerosi invitati servendosi di frecce e balestra. La sua salma era<br />

stata rimpatriata per la sepoltura, e il giorno dei funerali la casa, una<br />

splendida tenuta sul fiume, era andata a fuoco. Lo scheletro <strong>del</strong>la<br />

struttura era rimasto in piedi per anni. All'epoca <strong>del</strong>l'articolo, le<br />

rovine erano ancora abbandonate e la proprietà era ritornata allo<br />

stato.<br />

Lauren rilesse l'articolo più volte, incapace di capire perché Susan<br />

glielo avesse dato.<br />

Perplessa, ripiegò il foglio e lo gettò sul comodino.<br />

Mark girò in auto per più di due ore.<br />

All'inizio era convinto che Stephen avesse scelto come rifugio un<br />

posto intorno a Plantation Row, ma a quanto pareva si era sbagliato<br />

perché non aveva visto niente di sospetto.<br />

Tornò all'ospedale per controllare come stesse Leticia, e quando<br />

raggiunse la sua stanza scoprì che tutto sembrava tranquillo. Sean<br />

aveva messo un agente di guardia alla porta e il lavoro a maglia di<br />

Judith Lockwood iniziava a prendere la forma di un maglione.<br />

Mark notò che c'erano altre croci nella stanza, tutte di legno, e<br />

che molte erano allineate sul davanzale <strong>del</strong>la finestra.<br />

«Salve, Miss Lockwood» disse con voce pacata.<br />

Judy sollevò lo sguardo con calma e gli rivolse un cenno <strong>del</strong> capo.<br />

«Lui è già venuto qui. È venuto e se n'è andato.»


«Lui?» mormorò.<br />

La donna riportò lo sguardo al lavoro a maglia. «I giovani posso<br />

ridere <strong>del</strong>le antiche credenze, ma lei sa che molto tempo fa, quando<br />

la gente viveva nella giungla e nel deserto, sapeva riconoscere il<br />

bene e il male. La mia bambina ha avuto la sventura di incontrare il<br />

male, ma è una brava ragazza e io non voglio perderla per mano di<br />

uno dei servi di Satana. Ero pronta.» Si interruppe con un sorriso.<br />

«Be', ammetto che adesso ho ancor più paura di lasciare il mio posto,<br />

comunque mi sono fatta trovare pronta. È apparso alla finestra e io<br />

gli ho dato il fatto suo. Vede quella croce d'argento? Ho puntato la<br />

torcia su di lei appena ho visto le orbite dorate dei suoi occhi oltre il<br />

vetro.» Rise sommessamente. «Si è dileguato come neve al sole.<br />

Sissignore, credo che ora andrà tutto bene.»<br />

Mark si avvicinò alla donna e le prese le mani nelle proprie. «Ben<br />

fatto, Judy. Ha salvato la vita a sua nipote, lo sa? Ma ha ragione,<br />

non deve muoversi di qui. Per nessuna ragione. Almeno finché non<br />

sarà... sicuro.»<br />

«Finché non avrà ucciso quel bastardo, vuol dire?» gli domandò<br />

l'anziana signora.<br />

Lui annuì. «Aveva bisogno di Leticia perché è un'infermiera, ma è<br />

anche una bella donna. Lei l'ha salvata. Non era a sua nipote che lui<br />

dava la caccia, e tuttavia cercherà di fare <strong>del</strong> male a lei perché non<br />

gli piace che qualcuno gli neghi qualcosa. Capisce quello che voglio<br />

dire, vero?»<br />

Judy lo fissò. «Oh, sì, giovanotto. Capisco molto di più di quanto<br />

immagina. E non me ne andrò di qui. Vede <strong>del</strong>la stupidità in questo<br />

vecchio corpo? Io credo di no.»<br />

Mark non riuscì a trattenere una risata. «Ha ragione, nemmeno<br />

io.»<br />

«Vada pure, allora. Vada e fermi il mostro che ha fatto questo alla<br />

mia bambina.»<br />

«Sì, ma'am» disse Mark prima di uscire.<br />

Appena fuori, imprecò ad alta voce. Se solo avesse saputo dove<br />

Stephen aveva intenzione di colpire la prossima volta.


Deanna si sentiva ancora debole, anche se si stava riprendendo più<br />

rapidamente di quanto Lauren si aspettasse, e a mezzanotte dormiva<br />

di già, apparentemente tranquilla.<br />

Heidi, seduta in poltrona, sbadigliò.<br />

«Andate tutti a dormire adesso» disse Big Jim, guardandosi<br />

intorno. «Io farò il primo turno di guardia. Bobby mi darà il cambio<br />

tra qualche ora. E Stacey è sempre in piedi prima <strong>del</strong>le sei.»<br />

«Posso stare io con Deanna» si offrì Lauren. «Tu hai fatto già<br />

abbastanza, rinunciando al tuo lavoro per restare con noi.»<br />

«Dammi retta, Lauren. Io so esattamente con che cosa abbiamo a<br />

che fare. Vai a dormire. Non sarai di nessun aiuto se sei stremata.»<br />

Heidi si alzò. «Mi dispiace, ma sono davvero esausta.» E aggiunse<br />

sorridendo: «È sfibrante convincere un fidanzato che non hai<br />

intenzione di andare a letto con tutta la squadra dei Los Angeles<br />

Saints. Che Dio ti benedica, Big Jim. Vado a letto».<br />

«D'accordo, cercherò di riposare anch'io» capitolò Lauren.<br />

«Faremo come dice Big Jim.» Bobby si alzò e tese la mano a<br />

Stacey. «Andiamo, bimba.»<br />

Uscirono tutti dalla stanza.<br />

«Se vuoi posso dormire con te, Heidi» si offrì Lauren.<br />

«No, grazie.»<br />

«Ma... »<br />

«Lauren, la stanza è protetta e io ho l'impressione che qualcuno<br />

potrebbe venire a trovarti stanotte. Penso che sia un bene che tu<br />

faccia finalmente un po' di sesso, e preferirei non essere di troppo»<br />

concluse ridendo.<br />

«D'accordo. Sono nella stanza accanto. Se ti sentissi nervosa, se<br />

qualcosa dovesse spaventarti nel mezzo <strong>del</strong>la notte...»<br />

«Griderò fino a sgolarmi così potrai venire a salvarmi» promise<br />

Heidi prima di stringerla in un abbraccio rassicurante. «Credimi, ho<br />

rischiato di perdere Barry e farò di tutto perché non succeda mai più,<br />

specie ora che so chi è il nostro nemico. Sono pronta ad affrontare


qualsiasi cosa, te lo giuro.»<br />

Lauren la guardò sparire nella sua stanza prima di ritirarsi.<br />

Fece una doccia, lasciando scorrere a lungo l'acqua bollente, prima<br />

di indossare una camicia da notte e infilarsi sotto le lenzuola.<br />

Il silenzio che regnava nella casa sembrava incombere su di lei. Si<br />

rese conto di essere tesa, in ascolto.<br />

In attesa di sentire un battito d'ali che svolazzavano nella notte. In<br />

attesa <strong>del</strong> terrore.<br />

Era proprio quello che lui voleva, si disse. Era venuto all'ospedale<br />

perché aveva voluto dimostrare di poter andare ovunque, di poterle<br />

colpire quando meno se l'aspettavano. E che voleva lei.<br />

Ma per quale motivo?<br />

Perché assomigliava a Katie?<br />

Era tutto così assurdo.<br />

Si alzò e decise di rileggere un'altra volta l'articolo che le aveva<br />

dato Susan. Ancora non riusciva a capire che cosa avesse cercato di<br />

dirle la veggente. Era una storia triste ed era accaduta nel 1870, poco<br />

dopo che la Guerra civile aveva diviso in due la nazione.<br />

Notando che in fondo all'articolo erano citate diverse fonti, si<br />

chiese se potesse consultarne qualcuna su Internet o se dovesse<br />

andare in biblioteca.<br />

Erano quasi le due <strong>del</strong> mattino, e anche se non riusciva a prendere<br />

sonno si sentiva esausta. Decise che il mattino seguente avrebbe fatto<br />

qualche ricerca.<br />

Tornò a sdraiarsi per cercare di dormire.<br />

Anche se sembrava inutile, Mark decise di fare un altro giro per i<br />

locali.<br />

Scoprì ben presto che Big Jim non suonava con la band quella<br />

sera, ma si fermò ugualmente a bere una birra e ad ascoltare un po'<br />

di musica.<br />

Era ancora sconvolto per quello che era successo con Nefertiti. La


donna voleva che lui la distruggesse, ne era sicuro. Aveva preso il<br />

bambino non perché avesse intenzione di succhiargli il sangue, bensì<br />

per forzargli la mano e costringerlo a ucciderla. Ed era oltremodo<br />

frustrante pensare che forse sapeva qualcosa che avrebbe potuto<br />

essergli d'aiuto.<br />

A un tratto si raddrizzò e si guardò intorno. Non c'era niente di<br />

insolito nel pub, eppure qualcosa era cambiato.<br />

Sorseggiando la birra, osservò attentamente la gente che gli stava<br />

intorno. Tre studenti erano seduti al banco sugli alti sgabelli. Sulla<br />

pista da ballo c'erano otto persone che si muovevano al ritmo <strong>del</strong>la<br />

musica.<br />

Al tavolo accanto al suo, una giovane donna chiacchierava con un<br />

uomo più anziano. Cogliendo qualche frammento <strong>del</strong>la loro<br />

conversazione, Mark capì che erano padre e figlia. Lei studiava alla<br />

Tulane University e lui era venuto a trovarla.<br />

Il locale era scarsamente affollato. Molti clienti sembravano soli.<br />

Due belle donne sulla cinquantina si godevano la musica<br />

chiacchierando e sorseggiando Margarita.<br />

In fondo al locale c'era una coppia. L'uomo, dai capelli castano<br />

chiaro e con le spalle larghe, indossava una camicia nera e un paio di<br />

jeans. Avrebbe potuto essere il quarterback <strong>del</strong>la sua squadra di<br />

football al college.<br />

La ragazza era carina; aveva un'aria dolce, radiosa e innocente.<br />

Sembrava anche molto giovane. Aveva occhi scuri e lunghi capelli<br />

castani, e indossava una minigonna scozzese e un top attillato.<br />

Tenevano le teste vicine, chini l'uno verso l'altro.<br />

A un tratto la ragazza scoppiò in una risata un po' troppo forte,<br />

probabilmente perché aveva bevuto troppo.<br />

Mark vide l'uomo posare il denaro sul banco e sussurrarle<br />

qualcosa all'orecchio.<br />

Lei sorrise e arrossì.<br />

Uscirono insieme, mano nella mano.<br />

Mark li seguì.


Ci fu un forte boato, simile a un tuono.<br />

Lauren si svegliò di soprassalto, spaventata, e si mise a sedere sul<br />

letto.<br />

Le portefinestre si erano spalancate verso l'interno. Le tende,<br />

bianche e leggere, fluttuavano gonfiandosi come nuvole eteree.<br />

Un lampo squarciò improvvisamente il buio.<br />

Ed eccolo lì. Stephen. Alto e minaccioso, con un mantello nero<br />

che svolazzava dietro di lui, si stagliava contro il candore <strong>del</strong>le<br />

tende.<br />

«Invitami a entrare» le ordinò.<br />

«No, non lo farò mai.»<br />

«So che hai letto l'articolo» disse con voce dolce.<br />

«Che cosa importa?» replicò, brusca, lei.<br />

«Conosco l'indovina.»<br />

«Susan...» mormorò Lauren, con il cuore stretto in una morsa di<br />

gelido terrore. Susan era terrorizzata. Sapeva tutto di Stephen.<br />

«Non le ho fatto <strong>del</strong> male... non ancora. Ma so che ti ha dato<br />

l'articolo.»<br />

«Non parla di te.»<br />

«Non l'hai letto accuratamente» replicò il vampiro con un sorriso<br />

mentre il bagliore dorato dei suoi occhi si faceva quasi tenero. «Tu<br />

vuoi venire con me. Sai che lo vuoi. Tu sai quello che posso darti.<br />

Con me avrai tutto ciò che desideri. Devi allontanarti da lui. Lui è<br />

malvagio.»<br />

«No.»<br />

«È un bugiardo, lo sai.»<br />

«No.»<br />

Allora incominciò a ridere, ed era la stessa, orribile risata che<br />

Lauren aveva sentito uscire per la prima volta dalla sfera di cristallo.<br />

«Sto venendo a prenderti... Sono venuto per te.»


La coppia sembrava diretta verso uno dei grandi alberghi <strong>del</strong><br />

Quartiere Francese.<br />

All'inizio fu abbastanza facile pedinarli tenendosi a una certa<br />

distanza senza perderli di vista, ma più si avvicinavano a Canal<br />

Street, più diventava difficile per Mark seguirli in mezzo alla folla<br />

senza farsi notare. Alla fine li vide entrare in un albergo e non ebbe<br />

altra scelta che entrare. Si avvicinò al banco <strong>del</strong>la reception e chiese<br />

all'impiegato di turno le indicazioni per raggiungere Jackson Square.<br />

Mentre fingeva di ascoltare quello che l'uomo gli diceva, continuò a<br />

tenere d'occhio la coppia e la vide salire in ascensore. Per fortuna<br />

non c'era nessun altro con loro e tenendo d'occhio l'indicatore poté<br />

avere la certezza che si erano fermati al quarto piano.<br />

Ringraziò l'impiegato <strong>del</strong>la reception per le indicazioni, e come se<br />

niente fosse si avviò verso le scale. Arrivato al pianerottolo <strong>del</strong><br />

quarto piano, tuttavia, imprecò tra sé: l'hotel era molto grande e<br />

non c'era alcun indizio su quale fosse la stanza occupata dalla<br />

coppia.<br />

Non gli restava altro che perlustrare lentamente il corridoio e stare<br />

in ascolto, sperando di cogliere qualche rumore che lo mettesse sulla<br />

pista giusta.<br />

Da una stanza proveniva il suono di un programma televisivo, da<br />

un'altra <strong>del</strong>la musica rock. Continuò ad avanzare, poi udì<br />

nuovamente quella risata troppo acuta. Se non altro la ragazza era<br />

ancora viva, pensò, e a quanto pareva si stava anche divertendo.<br />

Identificò la stanza da cui proveniva il suono e si fermò davanti<br />

alla porta. Udì un mormorio di voci scherzose e un'altra risata.<br />

Poi un rantolo, seguito da un grido.<br />

Mark fece irruzione nella stanza... e si fermò, cupo in volto.<br />

L'uomo era steso a terra e la ragazza, sopra di lui, gli teneva le<br />

braccia bloccate sopra la testa. Per un istante fu tentato di andarsene,<br />

imbarazzato. Come aveva potuto prendere un simile granchio?<br />

Poi capì di non essersi sbagliato affatto. La ragazza rise ancora e<br />

alla luce soffusa <strong>del</strong>la stanza, i suoi canini scintillarono grondando<br />

saliva.


Guardò Mark mentre all'uomo sotto di lei sfuggiva un gemito di<br />

puro terrore.<br />

Imprecando, Mark si lanciò sulla vampira, disarcionandola<br />

dall'uomo. La ragazza era forte e robusta e lottò strenuamente,<br />

cercando di inchiodarlo al pavimento mentre lui cercava di<br />

raggiungere la pistola che aveva in tasca.<br />

Una violenta spinta lo mandò a sbattere contro il muro, ma si<br />

riprese rapidamente. La donna si lanciò su di lui con un grido<br />

infuriato.<br />

Con la coda <strong>del</strong>l'occhio, Mark notò che l'uomo si era rimesso in<br />

piedi e usciva barcollando dalla stanza. Un secondo dopo si ritrovò<br />

a fissare gli occhi furiosi e scintillanti <strong>del</strong>la sua avversaria in<br />

minigonna, che faceva scattare le mandibole, cercando di affondare<br />

le zanne in una qualunque parte <strong>del</strong> suo corpo.<br />

Riuscì a respingerla e ad afferrare la pistola carica d'acqua santa,<br />

ma la vampira tornò alla carica e benché Mark cercasse di schivare<br />

l'attacco chinando il capo, lei fu più veloce e rotolarono entrambi sul<br />

pavimento, avvinghiati, mentre la pistola volava in aria.<br />

Quando smisero di rotolare, lei si trovava sopra di lui, ma<br />

stringendo i denti e flettendo i muscoli con tutta la propria forza<br />

Mark riuscì a scagliarla lontano, facendola atterrare sulla pistola ad<br />

acqua. Si udì un sibilo, seguito da un ululato di dolore. La vampira<br />

balzò in piedi, fissando prima il giocattolo e poi Mark, dopodiché<br />

scoppiò a ridere. «Non puoi competere con Stephen» disse. «Tu e le<br />

tue stupide armi... Lui ti tormenterà, ti porterà via tutto quello che<br />

ami. Pensi di poterlo fermare? Di poterlo ferire? Non accadrà mai.<br />

Lui sa come muoversi nel mondo degli umani, sa come nutrirsi. Sa<br />

come prendere quello che vuole. Tu non sei niente! Proprio niente.<br />

E alla fine non sarai altro che sangue. Sangue, sangue e ancora<br />

sangue. Sarà versato <strong>del</strong> sangue, cadrà una pioggia di sangue,<br />

saranno nozze di sangue!» concluse scoppiando in una risata<br />

raccapricciante. «La tua donna morirà e poi tornerà in vita. Non<br />

come Katie: lei è morta, è soltanto un ricordo di sangue. No, la tua<br />

donna sarà sua e noi che l'abbiamo servito regneremo in eterno.»<br />

Era troppo.


Mark si alzò in piedi e volò letteralmente attraverso la stanza.<br />

Colpì la vampira con una violenza tale da sfondare la finestra,<br />

mandandola in frantumi, precipitando insieme a lei nell'abisso <strong>del</strong>la<br />

notte...<br />

No, no, no! Non era possibile che stesse accadendo davvero.<br />

Doveva combattere.<br />

Finalmente Lauren riuscì a reagire e si girò di scatto sobbalzando,<br />

guardandosi intorno in preda al panico.<br />

Le finestre erano chiuse.<br />

Le tende erano al loro posto.<br />

Nella stanza non c'era nessuno.<br />

Respirò a fondo, lentamente, e si rese conto che durante l'incubo<br />

le lenzuola si erano aggrovigliate. Il velo di sudore che le imperlava<br />

la pelle si stava ghiacciando e il cuore le batteva all'impazzata.<br />

«Era solo un brutto sogno» disse ad alta voce.<br />

Soltanto un sogno.<br />

Ma aveva ancora paura. Si alzò e accese la luce, poi andò in<br />

bagno e accese la luce anche lì prima di sciacquarsi il viso con l'acqua<br />

fredda.<br />

Si guardò allo specchio: gli occhi sgranati e i capelli in disordine le<br />

davano un'aria da pazza. Si lisciò i capelli, si lavò un'altra volta il<br />

viso e si guardò ancora. Il terrore stava lentamente svanendo dal suo<br />

sguardo.<br />

Dentro di lei, tuttavia, indugiava ancora la sensazione di essere<br />

stata in qualche modo violata.<br />

Uscì in corridoio e trovò la porta di Heidi socchiusa. Fece<br />

capolino nella stanza e vide l'amica rannicchiata sotto le coperte.<br />

Stringeva tra le braccia un cuscino e sembrava che dormisse<br />

tranquilla.<br />

Proseguì lungo il corridoio. La stanza di Deanna era aperta. Big<br />

Jim aveva lasciato il posto a Bobby, che stava leggendo un manuale<br />

di armi.


Il poliziotto sollevò lo sguardo dal libro nel vederla. «Ciao» la<br />

salutò, parlando a bassa voce.<br />

«Ciao. È tutto a posto?»<br />

«Sì. Deanna si è svegliata e aveva ancora fame. Sembra che si stia<br />

riprendendo in fretta.»<br />

«Grazie al cielo.»<br />

«Tu, piuttosto, tu sei sicura di stare bene?» le chiese.<br />

«Sì. Solo che non riesco a dormire.» Si avvicinò a Deanna. Aveva<br />

ripreso colore e respirava regolarmente. Sembrava che dormisse un<br />

sonno sereno e senza sogni tormentati.<br />

«Te l'ho detto, sta bene» disse Bobby.<br />

«Ti credo.» Lauren si voltò a guardarlo con un sorriso, poi si<br />

stiracchiò. Era stanca, ma sapeva che non sarebbe riuscita a dormire.<br />

«Perché non vai a riposare un po'? Domani mattina dovrai andare al<br />

lavoro, suppongo.»<br />

Bobby sorrise. «A dire il vero in questo momento sono assegnato<br />

a questa casa.»<br />

«Non riesco a dormire, Bobby. Potresti approfittarne per riposare<br />

un po'.»<br />

«Sicura?»<br />

«Ti assicuro che non riuscirei ad addormentarmi.»<br />

«Va bene, allora. La casa è protetta e se dovesse succedere<br />

qualcosa - qualsiasi cosa - non devi fare altro che gridare forte.<br />

Okay? E non preoccuparti di lanciare un falso allarme. Meglio farci<br />

alzare per niente che sottovalutare il pericolo e finire morta... o<br />

peggio.»<br />

Lauren fu tentata di raccontargli <strong>del</strong> sogno, ma poi decise che era<br />

meglio di no. Non voleva che qualcuno si preoccupasse per lei<br />

quando c'era tanto da fare. Inoltre, parlarne l'avrebbe reso ancor più<br />

reale nella sua stessa mente e lei non voleva che Stephen diventasse<br />

più concreto di quanto già non fosse.<br />

Decise che ne avrebbe parlato a Mark quando si fossero visti. O<br />

forse no. Forse, il mattino seguente, sarebbe andata in biblioteca. Si


sarebbe inventata una scusa qualunque e avrebbe chiesto a qualcuno<br />

di accompagnarla.<br />

Si chiese se qualcosa che Stephen le aveva detto nel sogno stesse<br />

minando la fiducia che riponeva in Mark.<br />

No, decise. Semplicemente non lo conosceva abbastanza per<br />

nutrire una fiducia incrollabile.<br />

«Sicura che sia tutto a posto?» le domandò di nuovo Bobby.<br />

«Assolutamente. Davvero, vai pure a dormire.»<br />

Lui annuì e uscì dalla stanza.<br />

Per qualche minuto Lauren camminò irrequieta nella stanza, poi<br />

decise di provare a leggere qualcosa. Il manuale di Bobby non<br />

sembrava molto interessante, così cercò qualcosa di più accattivante<br />

nella libreria. Scelse un libro sui pirati di New Orleans e dopo aver<br />

lanciato un'occhiata a Deanna per assicurarsi che continuasse a<br />

dormire tranquillamente, si accoccolò in poltrona.<br />

Con un sospiro, cercò di concentrarsi sul libro, ma dopo poche<br />

righe si rese conto che non aveva capito una sola parola di quanto<br />

aveva letto. All'improvviso aveva un gran sonno.<br />

Ma doveva assolutamente rimanere sveglia.<br />

Accese il televisore posto sopra il cassettone, grata che ogni stanza<br />

fosse dotata di tivù via cavo. Stavano trasmettendo Robin Hood: un<br />

uomo in calzamaglia, diretto da Mel Brooks. Un film divertente,<br />

pensò. Bene.<br />

Guardò ancora Deanna per assicurarsi che la tivù non la<br />

disturbasse. Pareva di no.<br />

Tornò a sedersi e, se Dio volle, riuscì a restare sveglia.<br />

Quando il film finì e iniziò Dracula di Francis Ford Coppola, però,<br />

si alzò rapidamente e cambiò canale, cercando un telegiornale.<br />

Il servizio parlava <strong>del</strong>le tre donne decapitate ripescate dal<br />

Mississippi e diceva che la polizia stava ancora perlustrando il corso<br />

<strong>del</strong> fiume alla ricerca <strong>del</strong> killer. Cambiò canale e trovò un vecchio<br />

episodio di Lassie. Che sorpresa, pensò sorridendo.<br />

Timmy si era messo di nuovo nei guai.


Provò a leggere, ma le palpebre le si chiudevano.<br />

Devo restare sveglia, si ripeté. Devo.<br />

Dopo un volo di dieci metri, si schiantarono sul selciato. Benché<br />

Mark fosse atterrato sopra la vampira, lei non sembrava aver<br />

risentito <strong>del</strong> volo e continuò a ridere.<br />

Lui scrutò lungo la strada. Poco lontano, vicino all'Harrah's Hotel,<br />

sembrava esserci una certa animazione. Nell'altra direzione c'era un<br />

negozio di T-shirt che faceva orario continuo e le luci filtravano dalle<br />

vetrine.<br />

Per fortuna, nelle immediate vicinanze non c'era anima viva.<br />

Quando la donna cercò nuovamente di addentarlo alla gola,<br />

Mark le mise le mani intorno al collo e strinse con tutte le sue forze,<br />

mettendo in pratica tutte le tattiche che conosceva.<br />

Lei lottò, si divincolò; aveva una forza incredibile, e ci volle<br />

qualche minuto prima che Mark udisse finalmente il colpo secco<br />

<strong>del</strong>l'osso che si spezzava. Lei continuava a fissarlo, ma ora il suo capo<br />

era inclinato in un angolo innaturale.<br />

«Sangue, sangue, sangue!» continuava a ripetere.<br />

Vicino al marciapiede, Mark scorse un cumulo di macerie e<br />

materiali da costruzione abbandonati. Senza mollare la presa sulla<br />

vampira, rotolò per raggiungerli.<br />

Intuendo le sue intenzioni, lei cercò di resistere. Invano. Mark<br />

afferrò un piolo di legno e glielo conficcò nel petto con tutte le forze<br />

che aveva.<br />

Da qualche parte, nelle vicinanze, una donna lanciò un grido di<br />

terrore. «Assassino!»<br />

La vampira fissò Mark con occhi sgranati. Il suo ultimo respiro fu<br />

come il fischio di un palloncino che si sgonfia, poi il sangue le sgorgò<br />

dalle labbra, la pelle diventò nera... e infine esplose sotto di lui in<br />

una nuvola di cenere.<br />

Ricoperto da quella polvere nerastra, Mark si rialzò. Udì le sirene<br />

<strong>del</strong>la polizia ululare in lontananza e si mise a correre cercando un


vicolo buio.<br />

Non appena lo trovò, sparì nell'oscurità, consapevole dei passi che<br />

risuonavano alle sue spalle.<br />

Non potevano accusarlo di nulla. Non potevano incolparlo di<br />

omicidio perché non c'era alcun cadavere...<br />

Continuò a correre. In lontananza sentiva ancora la donna gridare<br />

all'assassino.<br />

Un rumore sordo, insistente, si insinuò nel sonno profondo e<br />

senza sogni in cui Lauren era sprofondata, rannicchiata sulla<br />

poltrona.<br />

Aprì gli occhi.<br />

Sì, c'era un rumore. Proveniva dalla porta d'ingresso.<br />

Spalancò gli occhi e guardò rapidamente verso il letto.<br />

Vuoto!<br />

Lauren scattò in piedi e si precipitò in corridoio e poi giù per le<br />

scale. Deanna era in piedi davanti all'ingresso.<br />

La porta era aperta.<br />

Con i capelli scompigliati e il viso ancora appannato dal sonno,<br />

Stacey si precipitò verso l'ingresso seguita da Bobby, e per poco non<br />

finì addosso a Lauren.<br />

«Deanna!» gridò.<br />

In quel momento un uomo entrò in casa. Indossava un paio di<br />

jeans e una T-shirt dei Killers.<br />

Era coperto di sangue e crollò per terra non appena ebbe messo<br />

piede nell'atrio.<br />

Era Jonas.


Capitolo 16<br />

Mark ringraziò Dio che la città non fosse cambiata molto in quegli<br />

anni. Riuscì a tornare nel Quartiere Francese abbastanza<br />

rapidamente e, una volta lì, si rese conto che era quasi l'alba.<br />

Doveva tornare a Monstresse House, rubare qualche ora di sonno<br />

e rimettersi in moto, pensò. Gli era venuto in mente di fare il giro<br />

<strong>del</strong> lago per cercare il nascondiglio di Stephen.<br />

Il lago era grande, e quindi doveva partire presto. Se fosse riuscito<br />

a dormire un po' e a rimettersi in viaggio di buon'ora, avrebbe<br />

potuto coprire un bel po' di strada.<br />

Non era ancora sorto il sole quando parcheggiò in Bourbon<br />

Street. Appena sceso dalla macchina, si accorse che tutte le luci<br />

<strong>del</strong>l'antica dimora erano accese.<br />

Preoccupato, percorse il vialetto a tutta velocità, aprì il cancello e<br />

con pochi balzi raggiunse l'ingresso. Un brivido di terrore gli fece<br />

accapponare la pelle quando scoprì che la porta non era chiusa a<br />

chiave.<br />

La spalancò di colpo e si bloccò sulla soglia, aggrottando la fronte<br />

mentre si guardava intorno.<br />

Erano tutti riuniti nell'atrio: Big Jim, Bobby, Stacey, Lauren, Heidi<br />

e Deanna. Insieme a qualcun altro.<br />

Jonas.<br />

Il vampiro era seduto su una sedia, a petto nudo, e stava<br />

raccontando come mai era ridotto in quello stato, mentre Stacey gli<br />

medicava le ferite. Deanna era inginocchiata ai suoi piedi e gli teneva<br />

una mano, guardandolo con occhi traboccanti di adorazione.<br />

I primi ad accorgersi <strong>del</strong>la sua presenza furono Big Jim e Bobby,<br />

seguiti dagli altri. Lauren lanciò un sommesso grido, fissandolo<br />

sgomenta.<br />

«Sto bene. È solo... sporco» la rassicurò lui. Poi si rivolse a Jonas<br />

con voce piena di diffidenza. «Che cosa diavolo ti è successo?»<br />

«L'ho ucciso!» dichiarò l'altro in tono trionfante.


«Stephen?» chiese Mark,<br />

Il sorriso di Jonas si spense. «No» ammise. «Solo il suo braccio<br />

destro... uno dei tanti. Adesso è morto. Morto stecchito. Si è dissolto<br />

in una nuvola di...» Si interruppe, osservando attentamente Mark, e<br />

concluse con un filo di voce: «Sporco».<br />

«È ferito, lascialo in pace!» esclamò Deanna con aria di<br />

rimprovero.<br />

Mark la fissò con durezza. Sembrava molto più in forma di quanto<br />

ci si sarebbe potuti aspettare da una persona appena emersa da un<br />

coma profondo. «Chi l'ha fatto entrare?» domandò bruscamente a<br />

Big Jim.<br />

«Io» rispose Deanna, alzandosi lentamente in piedi.<br />

Mark si guardò in giro con aria interrogativa.<br />

Lauren gli si avvicinò. Indossava una semplice camicia da notte,<br />

ma sembrava elegante come una regina. I suoi occhi brillavano e i<br />

capelli erano come una cascata di raggi di sole che le ricadeva sulle<br />

spalle. Se fosse vestita in un altro modo, se fossimo in un 'altra<br />

epoca, potrebbe davvero essere Katie.<br />

Ma non era Katie. Era Lauren. Bellissima, sincera e piena di<br />

talento, con una personalità spiccata e inconfondibile, Mark lo<br />

sapeva. E sapeva anche che significava moltissimo per lui.<br />

Era la vita, l'amore... la salvezza.<br />

«Mi sono addormentata» spiegò lei. «Poi Jonas ha bussato alla<br />

porta e Deanna è stata la prima a sentirlo.»<br />

Mark si voltò verso la ragazza. «Mi fa piacere vedere che stai<br />

bene» disse.<br />

«È tutto sotto controllo» gli assicurò Big Jim. «Nel caso tu volessi<br />

fare una doccia» aggiunse, guardando i suoi abiti sporchi.<br />

Il sole sarebbe sorto presto e tutto sembrava a posto, pensò Mark.<br />

A quanto pareva, Jonas si trovava lì già da un pezzo e non era<br />

successo niente di orribile. E per ogni eventualità c'era Big Jim,<br />

pronto a farlo a pezzi se avesse causato qualche problema.<br />

«D'accordo. Vado a fare la doccia.» Si rivolse a Jonas. «Poi tu e io<br />

faremo due chiacchiere.»


«È ferito!» protestò Deanna.<br />

«Starà benissimo ora che avrò finito la doccia.» Bobby si rivolse a<br />

Jonas. «Ti ho procurato degli abiti puliti. Immagino che anche tu<br />

vorrai ripulirti dal sangue e... dal resto.»<br />

Mark salutò con un cenno <strong>del</strong> capo tutti quanti e salì le scale,<br />

diretto verso la sua stanza, dove si liberò dei vestiti facendoli a pezzi.<br />

Sapeva che non li avrebbe lavati né mandati in tintoria, e che<br />

sarebbero finiti nell'inceneritore. Poi si infilò sotto la doccia.<br />

Mentre faceva scorrere l'acqua, udì la porta <strong>del</strong> bagno aprirsi. Capì<br />

subito chi era. Attese, in piedi sotto il getto bollente, accogliendo<br />

con gratitudine l'acqua che gli scorreva sulla pelle e il calore che<br />

sembrava lenire ogni dolore.<br />

«Mark?»<br />

Non rispose, limitandosi a guardarla mentre lei si avvicinava.<br />

«Sei arrabbiato per qualche motivo, ma non dovresti esserlo. È<br />

colpa mia se Jonas è entrato in casa.»<br />

«Ormai è qui» rispose infine lui. «Non importa di chi è la colpa.»<br />

«Non sei convinto che sia... buono?»<br />

Lui ignorò la domanda e ribatté: «Se sei venuta per tormentarmi,<br />

tanto vale che venga sotto anche tu».<br />

Lauren esitò un istante, ma poco dopo entrò nella cabina doccia.<br />

L'acqua parve diventare più calda. Bollente. Ma non era l'acqua: era<br />

lei.<br />

A un tratto non ci fu altro che quell'istante e tutto quello che gli<br />

importava era averla lì e saperla al sicuro.<br />

«Mi dispiace» mormorò lei, circondandolo da dietro con le<br />

braccia. «Davvero, non sai quanto mi dispiace.» Stava per aggiungere<br />

qualcosa, quando lui si girò cercando le sue labbra.<br />

La sporcizia che lo ricopriva se n'era andata. L'acqua l'aveva<br />

portata con sé nello scarico come se fosse stata un brutto sogno. Il<br />

calore era piacevole e la pelle di Lauren era liscia contro la sua. Il<br />

sapone sapeva di pulito, aveva un aroma di legno e di pino. Era un<br />

aroma gradevole, <strong>del</strong>icato, legato alla terra. Era eccitante come la


vitalità morbida e vibrante <strong>del</strong> corpo flessuoso di Lauren. Come il<br />

contatto erotico con la sua pelle calda e scivolosa. La pressione <strong>del</strong><br />

suo corpo era quasi insopportabile. Il suo sapore era afrodisiaco.<br />

Mark si abbandonò alle sensazioni, stringendola, coprendola di baci<br />

e carezze, tutte le sue percezioni acuite dal luogo e dall'ora,<br />

dall'acqua, dal calore e dal vapore. Sentì le labbra di lei su di sé, le<br />

sue dita che lo esploravano... Oh, Dio, come sapeva muoversi<br />

contro di lui, accarezzandolo ora con tocco leggero, ora più audace.<br />

Sapeva esattamente quando e dove accarezzarlo, baciarlo,<br />

tormentarlo...<br />

La sollevò facendole appoggiare la schiena alla parete <strong>del</strong>la<br />

doccia. Lauren gli allacciò le gambe intorno alla vita e,<br />

aggrappandosi alle sue spalle mentre entrava dentro di lei come<br />

liquido acciaio, inarcò il busto e assecondò le sue spinte con pari<br />

passione. Mark sentiva i suoi baci e i suoi sospiri sulla gola e dietro<br />

l'orecchio. E dopo che entrambi ebbero raggiunto l'orgasmo, avvolti<br />

dal vapore e dal ritmo battente dei loro cuori, Lauren cercò le sue<br />

labbra e lo baciò avidamente mentre le faceva posare i piedi per<br />

terra.<br />

Il getto d'acqua li avvolse di nuovo.<br />

Mark strinse il suo corpo bagnato e luccicante, accarezzandole i<br />

capelli e guardandola negli occhi.<br />

Stava quasi per dire le parole che aveva pronunciato già una<br />

volta, tanto tempo prima.<br />

Ti amo.<br />

Ma si trattenne. Le prese il mento fra le dita e rimase a<br />

contemplare la bellezza <strong>del</strong> suo viso, le linee eleganti <strong>del</strong> suo profilo<br />

scolpite dall'acqua.<br />

«Dobbiamo essere più prudenti che mai» mormorò.<br />

Lei deglutì. «È colpa mia. E stavo pensando che... dobbiamo<br />

andare via da qui.»<br />

Mark avvertì una stretta al cuore. Non sopportava l'idea di<br />

lasciarla andare, così le disse la verità. «Non servirà a niente<br />

andarsene» mormorò con voce stanca. «Lui ti seguirà.»


La paura si accese nel suo sguardo, ma lei la allontanò<br />

rapidamente. «Okay. Ma forse almeno Heidi e Deanna potrebbero<br />

partire.»<br />

Forse dovrebbero farlo, pensò Mark. Solo che una volta partite,<br />

non ci sarebbero più stati Sean Canady, Bobby Munro, Stacey,<br />

Maggie e Big Jim a difenderle.<br />

E nemmeno Jonas, che era entrato a far parte <strong>del</strong> gruppo. «Ho<br />

idea che questa faccenda vada risolta qui, una volta per tutte,<br />

altrimenti sarete in pericolo per il resto <strong>del</strong>la vostra vita» disse.<br />

Ed era la verità.<br />

Lei abbassò lo sguardo e annuì, sfiorandogli il petto con i capelli.<br />

«Non sto mentendo solo per tenerti qui» mormorò Mark.<br />

«Lo so» rispose Lauren. «Che cosa faremo, allora?»<br />

«Lo troveremo. Così non sarete più in pericolo.»<br />

Mentre ascoltava la donna che gridava istericamente sulla strada,<br />

Sean Canady annuiva educatamente, ricordando a se stesso che era<br />

stato lui a chiedere che gli venisse riferito qualsiasi fatto insolito.<br />

«Le dico che quei due sono caduti da una finestra <strong>del</strong> quarto<br />

piano» ripeté la donna, indignata. «Anche un cieco può vedere che il<br />

vetro è rotto.»<br />

Il vetro era effettivamente rotto, questo era certo. Il direttore<br />

<strong>del</strong>l'albergo gli aveva detto che la stanza era registrata a nome di<br />

una certa Rene Smith, residente a New York. Sean non era di New<br />

York e non era stato molto spesso nella Grande Mela, ma perfino lui<br />

sapeva che non esisteva una Diciottesima Strada a Manhattan.<br />

«Sono caduti dalla finestra... e si sono rialzati?» domandò con aria<br />

scettica uno dei detective che era con lui.<br />

La testimone, una donna sulla sessantina che trasudava rettitudine<br />

e virtù, lo guardò e trasse un respiro profondo. «Vi sto dicendo<br />

quello che ho visto» dichiarò. «Con i miei stessi occhi.»<br />

Il tenente chinò il capo, nascondendo un sorriso. Il detective che<br />

aveva parlato era Jerry Merchant. Quella notte era di turno ed era


lui a seguire il caso. Sean lo conosceva bene e sapeva esattamente<br />

che cosa stava per dire.<br />

«Mi scusi, signora, di solito porta gli occhiali?»<br />

Com'era prevedibile, la donna esplose. «Porto gli occhiali per<br />

leggere il giornale, giovanotto, non per vedere lontano. Ero proprio<br />

dall'altro lato <strong>del</strong>la strada, laggiù. E le assicuro che ho visto due<br />

persone volare giù da quella finestra e schiantarsi sul marciapiede.<br />

Poi l'uomo ha preso un pezzo di legno e l'ha conficcato nel petto<br />

<strong>del</strong>la donna.»<br />

«Vuole dire un piolo come quelli che ci sono in quel mucchio di<br />

macerie accanto al marciapiede?» domandò l'agente Merchant.<br />

La donna serrò le labbra. «Harry era accanto a me. Ha visto tutto<br />

anche lui. Non è così, Harry?» chiese, dando un colpetto al braccio<br />

<strong>del</strong> marito con la borsetta.<br />

«Ehm...» balbettò l'uomo, guardando la moglie. «Io ero<br />

concentrato sull'Harrah's... è lì che eravamo diretti. È il nostro<br />

quarantesimo anniversario, capisce?» Abbozzò un tenue sorriso. Se<br />

voleva festeggiare, non era stato accontentato.<br />

«Harry! Come hai potuto perderti quella scena?» esclamò la<br />

donna, indignata.<br />

«Tesoro, se tu dici che sono volati dalla finestra, sono sicuro che è<br />

così» replicò con galanteria Harry.<br />

«Tireranno fuori quella povera ragazza dal Mississippi, te lo dico<br />

io.»<br />

«Se le hanno conficcato un paletto nel petto sarà morta, e quindi<br />

dev'essere qui intorno, non crede?» osservò il detective Merchant.<br />

«Sono sicuro che non la troveranno nel fiume.»<br />

Sean sapeva che Jerry aveva ragione, ma provava anche una certa<br />

simpatia per la donna, che indubbiamente aveva visto proprio<br />

quello che stava raccontando.<br />

Il che era preoccupante. Sembrava che Mark avesse ragione:<br />

Stephen era davvero venuto a New Orleans con un esercito.<br />

«Dovete trovare quell'uomo e arrestarlo» disse Sonia.


«Può descrivercelo, signora?» le domandò il detective.<br />

Finalmente le stava dando una piccola soddisfazione, pensò Sean.<br />

«Certo. Procuratemi uno di quei disegnatori <strong>del</strong>la polizia e glielo<br />

descriverò per filo e per segno.»<br />

«Ci basta una descrizione generale, per il momento. Cominceremo<br />

da qui» decise Jerry Merchant.<br />

A quel punto Sonia esitò, poi sospirò. «Mi sembra che fosse alto e<br />

bruno. È tutto quello che posso dire.»<br />

A quel punto l'impiegato <strong>del</strong>la reception si avvicinò e disse loro<br />

che la donna che aveva preso la stanza era rientrata in compagnia di<br />

un uomo, che però non era moro. Era giovane, sembrava uno<br />

studente universitario, e aveva l'aspetto di un asso <strong>del</strong> football<br />

americano.<br />

Sean lasciò Jerry e la sua squadra al lavoro. Poi cominciò a<br />

perlustrare il quartiere, pur temendo che fosse già troppo tardi,<br />

perché sapeva per esperienza che non pagava rinunciare senza<br />

nemmeno aver provato.<br />

Trenta minuti più tardi trovò un giovane alto, con spalle larghe e<br />

capelli castano chiaro, seduto in un bar semideserto. Un cartello<br />

sosteneva con orgoglio che il locale non chiudeva mai e che era<br />

rimasto aperto persino durante il passaggio <strong>del</strong>l'uragano Katrina.<br />

Sean prese posto accanto all'uomo, che fissava la sua birra ancora<br />

intatta con le mani tra i capelli.<br />

«Brutta nottata?» gli chiese.<br />

L'altro si voltò a fissarlo con uno sguardo impaurito. «Già.<br />

Pessima.» Prese il bicchiere e lo vuotò in un'unica sorsata.<br />

«Sono un poliziotto» si presentò Sean. «Che cosa è successo?»<br />

«Non ho fatto niente, lo giuro. Sono un laureando con ottimi<br />

voti.»<br />

«Quarterback?»<br />

«Terzino.»<br />

«Sei bravo?»


«Ci può scommettere» rispose con orgoglio il ragazzo, leggermente<br />

più a suo agio.<br />

«Vuoi raccontarmi che cos'è successo stanotte?»<br />

«Non mi crederebbe.»<br />

«Provaci.»<br />

«Può offrirmi una birra?»<br />

Sean fece un cenno al barman, che mise un'altra birra di fronte al<br />

giovane.<br />

«Le dirò» esordì il ragazzo con una smorfia, «potrei non bere mai<br />

più. O peggio, avrò paura di fare sesso per tutto il resto <strong>del</strong>la mia<br />

vita.»<br />

«Racconta.»<br />

«Ci siamo incontrati in un locale. Lei era bellissima. Abbiamo<br />

chiacchierato un po', bevuto qualcosa... ballato. Abbiamo bevuto<br />

ancora, poi lei mi ha detto che aveva una stanza in un albergo.<br />

Tutto quello che ricordo è che poco dopo stava cercando di<br />

azzannarmi alla gola.»<br />

«E poi?»<br />

«Un tipo ha fatto irruzione nella stanza, i due si sono messi a<br />

lottare e io ho tagliato la corda. Quella donna era pazza. Si era fatta<br />

limare i denti o qualcosa <strong>del</strong> genere, perché aveva dei canini<br />

affilatissimi. E deve aver preso degli steroidi perché era più forte di<br />

qualsiasi ragazzo abbia mai visto. Più forte <strong>del</strong>l'intera squadra di<br />

football.»<br />

«Che cosa mi dici <strong>del</strong> tipo che è entrato nella stanza? Che ne è<br />

stato di lui?»<br />

«Non lo so. Come ho detto, me la sono data a gambe. Non ho<br />

mai corso così veloce in tutta la mia carriera. La prego, non mi<br />

arresti. Non stavo facendo niente di illegale!»<br />

«Tranquillo, non ho intenzione di metterti dentro» gli assicurò<br />

Sean.<br />

Il ragazzo chinò il capo. «Dopo questa birra, non berrò mai più e<br />

non abborderò mai più una sconosciuta. Non importa quanto sia


ella.»<br />

Sean gli posò una mano sulla spalla. «Se fossi in te, non racconterei<br />

questa storia ai ragazzi <strong>del</strong>la squadra.»<br />

Il giovane lo guardò con espressione di puro terrore. «Oh, Dio,<br />

no!»<br />

«Bene. Questo è il mio indirizzo. Se avessi altri problemi,<br />

chiamami.»<br />

«Grazie» disse il ragazzo, tendendogli la mano. «Mi chiamo Nate<br />

Herman. Davvero, grazie. Non so chi fosse quell'uomo, ma... mi ha<br />

salvato la vita. Glielo giuro, tenente, quella donna aveva <strong>del</strong>le vere<br />

zanne. E voleva squarciarmi la gola.»<br />

«Se finisci quella birra, ti do un passaggio fino al pensionato.»<br />

Quando uscirono dal locale, stava sorgendo il sole.<br />

Sean si sentì sollevato, ma non era ancora tranquillo.<br />

Il sole non garantiva che il mondo fosse al sicuro, lo sapeva fin<br />

troppo bene.<br />

Lauren non l'avrebbe creduto possibile, ma si addormentò non<br />

appena toccò il cuscino. Mark ne era felice; sembrava reggere bene<br />

alla tensione, ma era convinto che sotto sotto fosse estremamente<br />

stanca.<br />

Quanto a Deanna...<br />

Ora che Jonas era con lei, sembrava essersi ripresa in modo<br />

miracoloso. L'infermiera che era venuta a visitarla poco prima aveva<br />

detto che non riteneva più necessaria un'assistenza continua. Il che<br />

era un sollievo, pensò Mark. Non gli piaceva avere estranei per casa.<br />

Era già tarda mattinata quando poté finalmente parlare con Jonas.<br />

Nel frattempo aveva avuto una lunga conversazione telefonica con<br />

Sean Canady, che l'aveva pregato di non sfondare altre finestre. Gli<br />

aveva detto di evitare anche di cadere dal quarto piano di un<br />

edificio e conficcare paletti nel cuore di quella che agli occhi di tutti<br />

appariva come una giovane donna.<br />

«A proposito» aveva aggiunto verso la fine <strong>del</strong>la conversazione,


«ho chiesto a Maggie di fare un salto a Monstresse House. Potrà dare<br />

il cambio agli altri e aiutare ad alleggerire la tensione.»<br />

Mark sospirò, pensando quanto fosse grato al poliziotto. Si sentiva<br />

più tranquillo all'idea di andarsene, sapendo che Maggie era con<br />

Lauren. Aveva una grande fiducia in quella donna che un tempo era<br />

stata una vampira, anche se non capiva come fosse riuscita a<br />

invertire il processo di trasformazione.<br />

Non ero ancora morta, gli aveva detto.<br />

Quello doveva essere stato il fattore determinante. Mark aveva<br />

visto di tutto nel corso degli anni, ma nessuno come Maggie Canady.<br />

Tuttavia, dopo aver parlato con lei, non dubitava che ciò che gli<br />

aveva raccontato fosse vero.<br />

«Allora, dove sei stato?» chiese a Jonas quando finalmente si trovò<br />

solo con lui al tavolo <strong>del</strong>la cucina.<br />

«Ero in ospedale, quando ho capito che c'era qualcosa che non<br />

quadrava.»<br />

«E cioè?»<br />

Jonas lo studiò inclinando il capo sulla spalla. «Avevo la<br />

sensazione che ci fosse qualcosa di strano, così sono uscito in<br />

corridoio. Ho visto un medico, ma qualcosa mi diceva che non era<br />

un vero medico, e l'ho seguito fino al parcheggio. Troppo tardi mi<br />

sono reso conto che era una trappola. Un'intera banda di vampiri mi<br />

si è gettata addosso. Sono riuscito a scappare, anche se ero messo<br />

piuttosto male e non credevo che ce l'avrei fatta. Devo aver perso i<br />

sensi. Mi sono risvegliato al Pronto Soccorso. Appena ho potuto<br />

sono fuggito, ma a quel punto... l'intero ospedale era sottosopra.<br />

Così sono venuto qui perché mentre inseguivo quel tizio - immagino<br />

che fosse il braccio destro di Stephen o qualcosa <strong>del</strong> genere - avevo<br />

sentito dire che Deanna era stata dimessa. Comunque, l'ho fatto<br />

fuori.»<br />

Jonas sembrava orgoglioso <strong>del</strong>la sua impresa e, se quello che gli<br />

aveva raccontato non era inventato di sana pianta, aveva diritto di<br />

esserlo. Ma era vero?, si chiese Mark.<br />

O era tutta un'abile messinscena?


Si appoggiò allo schienale <strong>del</strong>la sedia, studiandolo. Sembrava un<br />

tipo a posto, con una <strong>del</strong>le camicie di Bobby appena stirata e un<br />

paio di pantaloni di tela. «Come ti senti adesso?» si informò.<br />

«Bene. Sono in ottima forma.»<br />

Mark tamburellò con le dita sul tavolo, riflettendo. Non si fidava<br />

a lasciare in casa Jonas mentre lui era fuori, nemmeno sapendo che<br />

Maggie Canady presto sarebbe arrivata a Monstresse House.<br />

«Dunque sei convinto che Stephen sia entrato in ospedale<br />

travestito da medico?»<br />

«Sono disposto a scommetterci. Chi non aprirebbe la porta a un<br />

dottore?»<br />

Mark tirò fuori il cellulare e chiamò l'ospedale, chiedendo <strong>del</strong>la<br />

camera di Leticia Lockwood.<br />

Rispose Judy, che sembrava contenta di sentire la sua voce.<br />

«Sembra che mia nipote stia migliorando. Non è ancora <strong>del</strong> tutto in<br />

sé, ma ha aperto gli occhi più di una volta. Sembra disorientata,<br />

povera cara. Ma stiamo bene, ed è questo che importa. È stato<br />

davvero gentile da parte sua telefonare.»<br />

Mark esitò prima di dire: «Miss Lockwood, deve stare molto<br />

attenta a non far entrare nessuno nella stanza, compresi i medici.<br />

Non faccia entrare proprio nessuno, d'accordo?».<br />

Udì la sua risata sommessa. «Lo so bene» gli assicurò. «E se avessi<br />

dei problemi, ho il biglietto da visita di quel poliziotto gentile e il<br />

suo numero di telefono. Non si preoccupi per me. So che cosa ho di<br />

fronte.»<br />

«Sono felice di sentirglielo dire, Miss Lockwood. Grazie.»<br />

Chiuse la comunicazione, tornando a studiare Jonas.<br />

«Andremo a fare un giro.»<br />

«Non posso restare qui?»<br />

«No.»<br />

«Non ti fidi ancora di me.»<br />

«Non ti conosco.»


Jonas si strinse nelle spalle. «Okay, dove andiamo?»<br />

«Te l'ho detto, a fare un giro. Niente domande. Mi sembri ancora<br />

un po' sotto pressione; puoi dormire mentre guido.»<br />

«Ti spiace se avviso Deanna che esco?»<br />

«Fai pure. Ti accompagno.»<br />

Rimase a guardare dal corridoio mentre Jonas entrava nella stanza<br />

di Deanna. Heidi era seduta di fianco all'amica. La sua presenza non<br />

sarebbe bastata a rassicurare Mark, ma con lei c'era anche Big Jim e<br />

almeno per il momento le ragazze erano ragionevolmente al sicuro.<br />

Lasciò che i due si salutassero e tornò nella sua stanza.<br />

Lauren era ancora profondamente addormentata. Era così bella<br />

con i capelli sparsi sul cuscino come raggi di sole. Quando si chinò a<br />

baciarla sulla fronte, sorrise come se avvertisse la sua presenza anche<br />

nel sonno.<br />

Incontrò Jonas in corridoio. «Andiamo» disse.<br />

«Ti seguo.»<br />

«Preferisco che tu mi stia davanti» ribatté Mark.<br />

Una volta fuori città, Jonas si voltò a guardarlo. «Che cosa stai<br />

cercando?» domandò.<br />

Mark esitò. «Qualsiasi cosa che sembri abbandonata e tornata<br />

improvvisamente in uso. Potrebbe essere un'auto davanti a un<br />

edificio inagibile o qualcosa di simile.»<br />

«Tipo bottiglie di birra vuote in un prato incolto?» chiese Jonas.<br />

«Sì, esatto.»<br />

«Torna indietro, allora. Ne abbiamo appena superato uno.»<br />

Entrando nella stanza di Deanna, Lauren fu sorpresa di trovare<br />

l'amica addormentata e una donna sconosciuta al suo capezzale.<br />

Aveva capelli ramati più scuri dei suoi e incredibili occhi verdi con<br />

pagliuzze dorate. Stava leggendo, ma posò il libro e si alzò<br />

vedendola entrare.<br />

«Ciao. Tu devi essere Lauren. Io sono Maggie Canady» si presentò.


«La moglie <strong>del</strong> tenente?»<br />

«Sì.» Le tese la mano e Lauren la strinse. «In realtà mi sembra di<br />

averti già vista prima.»<br />

«Oh, davvero?» mormorò la ragazza, a disagio, chiedendosi se<br />

anche quella donna avesse conosciuto Katie.<br />

«Ci sono!» esclamò Maggie. «Sei venuta nel mio negozio di<br />

abbigliamento.»<br />

«Oh, cielo, è vero!» le fece eco Lauren. Avrebbe dovuto<br />

riconoscerla, si disse. Nella boutique c'era un suo ritratto; se ben<br />

ricordava, indossava un costume <strong>del</strong>l'epoca <strong>del</strong>la Guerra civile. Era<br />

un bellissimo dipinto e lei l'aveva ammirato spesso. «Ha un bel<br />

negozio. Ci vado ogni volta che vengo a New Orleans. Credo di<br />

conoscerlo fin da quando ero bambina.»<br />

«In effetti, appartiene alla mia famiglia da anni.»<br />

Deanna si mosse sul letto, ma non si svegliò.<br />

«Sta bene» la rassicurò Maggie, notando l'improvvisa apprensione<br />

nello sguardo di Lauren. «Soprattutto considerando che è stata quasi<br />

dissanguata da un vampiro.»<br />

Lauren batté le palpebre. «Lei... sa?»<br />

«Sì, e sono qui per aiutarvi. Credimi, so quello che faccio. Puoi<br />

considerarmi un'amica e darmi <strong>del</strong> tu.»<br />

C'era qualcosa che ispirava fiducia nel modo in cui aveva parlato.<br />

«Sono contenta che tu sia qui. Mark... è ancora in casa?»<br />

«È uscito con Jonas.»<br />

«Oh. E Heidi?»<br />

«Dorme nella sua stanza.» Maggie sorrise. «Stamattina sembrano<br />

tutti stanchi. Bobby sta ciondolando in cucina, ma se non altro è<br />

sveglio. È stato assegnato a guardia <strong>del</strong>la casa. Non so bene come<br />

Sean riesca a gestire la cosa con i suoi superiori, ma... è un bravo<br />

poliziotto e gli lasciano spesso mano libera.»<br />

Lauren annuì; si sentiva più sicura sapendo che c'erano poliziotti<br />

che avevano ben chiaro contro che cosa dovevano stare in guardia.<br />

Mark aveva ragione. Lei e le sue amiche non potevano rischiare di


partire finché non avessero fermato Stephen. Dopo la notte appena<br />

trascorsa, l'idea che quell'individuo prima o poi l'avrebbe trovata la<br />

spaventava a morte.<br />

«Bene, io sono sveglia, ma devo ammettere che è stato<br />

meraviglioso poter dormire a lungo stamattina. Adesso però ho<br />

bisogno di fare un salto in biblioteca.»<br />

Maggie aggrottò la fronte. «Non puoi andare da nessuna parte da<br />

sola.»<br />

«Visto che qui ci sono Bobby e Big Jim, non verresti con me?»<br />

Lauren sorrise. «Sono pronta a scommettere che ci sono intere<br />

cisterne d'acqua santa in questa casa. Ho una pistola a spruzzo e so<br />

come usarla» aggiunse in tono leggero. «Sono sicura che anche tu lo<br />

sai.»<br />

Maggie parve riflettere mentre la osservava. «Ho l'impressione che<br />

in un modo o nell'altro andresti comunque in biblioteca. Perché?»<br />

«Voglio controllare una cosa. È importante. Tutta questa storia è<br />

incominciata con una veggente. Ha fatto qualche accenno a dei fatti<br />

che ho bisogno di conoscere.»<br />

Maggie inarcò un sopracciglio. «È così importante da spingerti a<br />

uscire subito?»<br />

«Sì» rispose con fermezza Lauren.<br />

«D'accordo. Farò venire qui Big Jim e poi andremo insieme in<br />

biblioteca. Vai a prendere quello che ti occorre. Ti aspetto nell'atrio<br />

tra un minuto.»<br />

«Grazie.»<br />

A quanto pareva c'era davvero una scorta di acqua santa in casa,<br />

perché, quando scese le scale, Lauren trovò Maggie con ben quattro<br />

pistole a spruzzo. Gliene tese due insieme a un piccolo contenitore.<br />

«Che cos'è?» chiese.<br />

«Stuzzicadenti.»<br />

«Stuzzicadenti?» ripeté, sconcertata.<br />

«Non li uccidono, ma possono fare molto male a un vampiro,<br />

specie se glielo cacci in un occhio. Ne tengo sempre qualcuno in


tasca. Porti al collo la croce?»<br />

«Sì.»<br />

«State uscendo?» chiese Bobby Munro, uscendo dalla cucina. «Non<br />

sono sicuro che sia una buona idea. Non state via più di un paio<br />

d'ore, mi raccomando» disse con fermezza.<br />

Maggie rise. «Non preoccuparti, Bobby. Devo rientrare prima che<br />

i bambini tornino dal campeggio. Ho tre figli» spiegò a Lauren, «e<br />

non li lascerei uscire in questo momento se non fosse la parrocchia a<br />

organizzare queste escursioni.»<br />

«Chiamatemi se avete bisogno» disse Bobby.<br />

«Ci puoi contare» gli assicurò Maggie, e con un cenno di saluto,<br />

uscì. Lauren salutò il poliziotto e la seguì.<br />

Mark fece un'inversione a U e poco dopo individuò il posto di cui<br />

gli aveva parlato Jonas. Si trattava di una palazzina di due piani<br />

dall'aria tetra, che sembrava risalire all'epoca vittoriana. Un tempo<br />

doveva esserci un porticato che correva tutt'intorno all'edificio, ma<br />

ora era semidistrutto. Si notava ancora qualche traccia <strong>del</strong>le<br />

decorazioni a smerlo e uno degli scalini <strong>del</strong>l'ingresso mancava.<br />

Ma il prato mostrava segni di vita.<br />

Una bottiglia di rum, due lattine e una mezza dozzina di bottiglie<br />

di birra.<br />

Mentre camminavano nell'erba incolta, Mark notò che qualcuno<br />

aveva improvvisato di recente un barbecue, usando una vecchia<br />

griglia da forno sostenuta da due rami sopra un letto di braci.<br />

«Cuociono la carne?» mormorò Jonas.<br />

«Non ho idea di che cosa ci cuociano» mormorò in risposta Mark,<br />

guardandolo negli occhi. «Sei pronto?»<br />

Jonas tirò fuori dal bagagliaio <strong>del</strong>l'auto una torcia, un pesante<br />

martello e una borsa a tracolla piena di paletti di legno. Mark era<br />

armato nello stesso modo.<br />

«Viaggi sempre con tutto questo armamentario?» gli domandò<br />

Jonas.


«Sempre.»<br />

«Che cosa succede se ti fermano a un posto di blocco?»<br />

«Finora non è mai successo. Andiamo.»<br />

Mark alzò lo sguardo al cielo, grato che fosse una di quelle<br />

giornate in cui il sole splendeva luminoso. La casa era vicina al fiume<br />

e il terreno era soffice sotto i loro piedi. Quando raggiunsero ciò che<br />

restava <strong>del</strong> porticato, Mark controllò la suola <strong>del</strong>le scarpe. Era<br />

incrostata dì fango e fili d'erba.<br />

Proprio come le scarpe da infermiera di Leticia.<br />

«Vai avanti tu» disse a Jonas.<br />

L'altro lo guardò e scosse mestamente il capo. «Ma certo, prima io.<br />

Però, se fossi davvero un traditore, in questo modo mi sarebbe più<br />

facile avvisare gli altri.»<br />

«Può darsi, ma se non altro non ti avrei alle spalle, pronto a<br />

prendermi in trappola» replicò Mark. «Vai.»<br />

Jonas lo precedette lungo gli scalini, saltando abilmente e senza<br />

fare rumore quello mancante. Provò ad aprire la porta, ma era<br />

chiusa.<br />

Si voltò a lanciare un'occhiata a Mark, che l'aveva raggiunto e che<br />

fece un cenno <strong>del</strong> capo.<br />

«Al tre?» sussurrò Jonas.<br />

«Okay.»<br />

Jonas articolò i numeri con le labbra e al tre si lanciarono insieme<br />

contro il battente. La porta cedette e si ritrovarono all'interno <strong>del</strong>la<br />

casa.<br />

Un'oscurità inquietante li avvolse, satura <strong>del</strong> lezzo fetido <strong>del</strong>la<br />

morte.


Capitolo 17<br />

Heidi stava dormendo, eppure... Aveva l'impressione di essere<br />

sveglia... e di essere sedotta da qualcuno che le faceva qualcosa di<br />

<strong>del</strong>iziosamente perverso. Qualcosa di sconosciuto, che non poteva...<br />

non sarebbe dovuto esistere. Qualcosa che aveva il sapore<br />

irresistibile <strong>del</strong> peccato. Era come se qualcuno avesse scostato le<br />

lenzuola e si fosse infilato al suo fianco. Uno sconosciuto... che pure<br />

aveva un che di familiare. Sentì l'aria, tiepida e sensuale, accarezzarla<br />

mentre le lenzuola scivolavano via. Le parve di andare a fuoco<br />

mentre le sue mani le accarezzavano le cosce, le sue dita danzavano<br />

<strong>del</strong>icatamente su di lei. Schiuse le gambe e non poté credere alle cose<br />

che lui le fece, all'intimità che gli stava concedendo. Ma il desiderio<br />

montava in lei come una vampata selvaggia, il calore si concentrava<br />

nel centro <strong>del</strong> suo essere, umido e rovente.<br />

«Fammi entrare» mormorò una voce.<br />

E lei capì che non poteva impedirglielo.<br />

Dopotutto era solo un sogno, si disse.<br />

Un sogno erotico che si faceva sempre più intimo mentre la voce<br />

roca e seducente ripeteva: «Fammi entrare... fammi entrare dentro di<br />

te».<br />

Fiamme le lambivano la pelle. Si contorse in preda a un desiderio<br />

spasmodico.<br />

«Fammi entrare» mormorò lui contro la sua pelle.<br />

«Sì» gemette Heidi. «Sì.»<br />

Anche se aveva accettato di accompagnarla, Lauren aveva<br />

l'impressione che Maggie non fosse molto contenta di andare in<br />

biblioteca. Sembrava quasi che la sua ricerca la infastidisse, tuttavia<br />

rimase seduta davanti a una postazione vicina, controllando sul<br />

computer diverse date e altre informazioni su richiesta di Lauren.<br />

L'operazione fu lunga e frustrante. Pareva che ogni riferimento<br />

conducesse a un altro riferimento, e così via fino ad arrivare a un


punto morto.<br />

«Ehi, credo di aver trovato uno degli antenati di Mark!» esclamò a<br />

un certo punto, scorrendo un articolo scritto prima <strong>del</strong>la Guerra di<br />

secessione. «Randolph Davidson e figlio riforniscono la cavalleria<br />

regolare.» Guardò Maggie con aria eccitata e proseguì. «Davidson era<br />

il proprietario di un allevamento e finanziò un gruppo di ribelli. Pare<br />

che fosse molto ricco e... guarda! Suo figlio si chiamava Mark!»<br />

«Che cosa c'è di strano? È un'usanza piuttosto diffusa dare ai propri<br />

figli i nomi degli avi» osservò Maggie.<br />

Lauren passò in rassegna anche le numerose pagine di necrologi<br />

dei giornali locali, che riportavano elenchi di defunti e segnalazioni<br />

di persone scomparse. Poi, nel 1862, il Generale Butler, detto La<br />

Bestia, era entrato in New Orleans e da quel momento in poi la città<br />

era rimasta sotto il controllo <strong>del</strong>l'Unione.<br />

Aveva quasi abbandonato la speranza di trovare altre<br />

informazioni sugli antenati di Mark quando fu colpita da un articolo<br />

di cronaca mondana datato 1870. La città era ancora in difficoltà: la<br />

guerra era finita ma non i lutti e l'amarezza. E tuttavia la vita<br />

continuava e venivano annunciati nuovi fidanzamenti e matrimoni.<br />

«Mark Davidson arriva in città con la futura sposa» lesse ad alta<br />

voce. Il nome <strong>del</strong>la donna era Katja Bresniskaya, e veniva dalla<br />

Russia. Le nozze si sarebbero svolte nella patria <strong>del</strong>la sposa.<br />

Lauren si voltò a guardare Maggie. «È assurdo! Questo è più o<br />

meno quello che mi ha raccontato Mark <strong>del</strong> suo passato» proruppe,<br />

indignata.<br />

Maggie la guardò negli occhi, poi trasse un profondo sospiro.<br />

«E c'è <strong>del</strong>l'altro.»<br />

Lauren si protese verso di lei e fece avanzare la pagina che stava<br />

leggendo sullo schermo. «La tragedia ha colpito ancora. Una nobile<br />

casata travolta dalla follia» lesse ad alta voce. Si voltò verso Maggie,<br />

che non stava nemmeno guardando il computer mentre<br />

incominciava a raccontarle la storia.<br />

«Padre e figlio, insieme ai pochi parenti sopravvissuti alla guerra,<br />

partirono per Kiev. Il giorno <strong>del</strong>le nozze, Randolph Davidson colpì


alla schiena la futura nuora con una freccia di legno dalla punta<br />

d'argento. La vendetta <strong>del</strong>la famiglia di Katja fu istantanea: le nozze<br />

si trasformarono in un bagno di sangue. Davidson fu il primo a<br />

essere ucciso. In un primo momento si pensò che fosse morto anche<br />

il figlio, anche se la sua salma non fu rimpatriata come quella <strong>del</strong><br />

padre. Fu un giorno terribile quello in cui venne sepolto il vecchio<br />

Davidson. Lo portarono nella cappella di famiglia e mentre avevano<br />

luogo le esequie, la casa fu rasa al suolo da un incendio. La proprietà<br />

è tutt'ora abbandonata.»<br />

Lauren scosse il capo, fissandola con gli occhi sgranati. «Non<br />

capisco. È possibile che Mark soffra di allucinazioni e creda di essere<br />

il suo antenato? Ma se è stato il padre di Mark Davidson a uccidere<br />

Katja, perché lui sostiene che è stato Stephen?»<br />

«Credo che dovresti parlarne con lui» rispose Maggie. «Comunque<br />

non crede di essere il suo antenato. Lui è quel Mark Davidson.»<br />

«Non so più con chi parlare, mi sembra di essere circondata da<br />

pazzi» borbottò Lauren distogliendo rapidamente lo sguardo. Poi<br />

tornò a voltarsi verso di lei. «Scusami» mormorò.<br />

«C'è un'altra cosa che posso dirti, perché ho già incontrato creature<br />

come Stephen in passato» riprese Maggie. «Se non poni fine a tutto<br />

questo il prima possibile, vivrai nel terrore per il resto <strong>del</strong>la tua vita.<br />

In alternativa puoi solo accettare la vita che lui ti offre.» Scosse il<br />

capo. «Ah, come vorrei che fossero qui anche gli altri. Soprattutto<br />

Lucian...»<br />

«Lucian» mormorò Lauren, aggrottando la fronte. «Jonas mi ha<br />

parlato di lui. Diceva che era venuto qui per parlargli perché lo<br />

aiutasse a trovare lavoro, a stabilirsi qui.»<br />

Maggie proseguì come se non l'avesse nemmeno sentita e i suoi<br />

pensieri fossero altrove. «Sarebbe bello che ci fosse anche Brent.» Si<br />

voltò verso Lauren e spiegò con la massima serietà: «Brent è un lupo<br />

mannaro».<br />

Lauren ammiccò. Erano tutti pazzi, compresa quella donna.<br />

«È stato "potenziato" meccanicamente» aggiunse Maggie. «Durante<br />

la guerra, sai.»<br />

«La Guerra civile?»


«No, la Seconda guerra mondiale.»<br />

Lauren la fissò, stravolta. «Se ho ben capito quello che stai<br />

dicendo... No, andiamo, è una follia. Significherebbe che Mark era<br />

un soldato <strong>del</strong>la Confederazione durante la Guerra civile, che è<br />

sopravvissuto alle battaglie e alla ricostruzione, e nel 1870 ha<br />

sposato una donna russa di nome Katja che aveva incontrato a New<br />

Orleans... Poi però suo padre, e non Stephen, è impazzito e l'ha<br />

uccisa, e Mark adesso ha più di cent'anni.»<br />

Maggie sembrava a disagio. «Devi assolutamente parlare con lui.»<br />

«Anche tu eri viva ai tempi <strong>del</strong>la Guerra civile?»<br />

Maggie chinò il capo con una smorfia.<br />

«Mi stai dicendo di sì... »<br />

«Ti prego, Lauren, parla con Mark.»<br />

Tutto a un tratto Lauren ebbe la sensazione di essere in trappola.<br />

Pur essendo in una biblioteca, in mezzo a studenti e pensionati che<br />

facevano ricerche al computer, clienti che cercavano libri e mamme<br />

con i bambini, aveva la sensazione di essere entrata in un mondo di<br />

pura follia. Era già abbastanza difficile accettare i vampiri, ma<br />

questo...<br />

Il sogno che l'aveva tormentata sembrava fin troppo reale ora.<br />

Che Stephen fosse riuscito in qualche modo a entrare nella sua<br />

mente? Non le sarebbe mai venuto in mente di andare in biblioteca<br />

se non fosse stato per quel sogno.<br />

Possibile che Mark stesse dando la caccia a Stephen da più di un<br />

secolo? Fin dai tempi <strong>del</strong>la Guerra civile?<br />

No, era assurdo.<br />

E se fosse stato reale? In tal caso l'odio che covava e il desiderio<br />

disperato di giustizia sarebbero stati comprensibili. Tuttavia non si<br />

spiegava ancora perché Mark incolpasse Stephen e non suo padre<br />

<strong>del</strong>la morte di Katja.<br />

Scosse il capo per schiarirsi la mente. Non ne poteva davvero più<br />

di tutta quella storia.<br />

Maggie, ignara <strong>del</strong> suo stato d'animo, continuava a parlare <strong>del</strong> suo


amico lupo mannaro, che a quanto pareva era stato potenziato in<br />

qualche modo durante la Seconda guerra mondiale, ma lei non<br />

riusciva a seguirla, ossessionata dalla possibilità che Mark fosse in<br />

circolazione da oltre cent'anni..<br />

Si alzò in piedi con un senso di malessere. Mark le aveva mentito<br />

per tutto quel tempo?, si chiese. O quanto meno aveva trascurato di<br />

dirle la verità? Diffidava di Jonas quando lui stesso non si era<br />

mostrato migliore?<br />

Se non altro Jonas aveva ammesso di essere ciò che era...<br />

Si alzò in piedi, furiosa, confusa, e convinta che ci fosse una sola<br />

persona di cui poteva fidarsi: se stessa. «Andiamo» disse, sperando<br />

che la sua agitazione non fosse così evidente.<br />

«Lauren, ti prego, vorrei poterti persuadere che Stephen dev'essere<br />

fermato.»<br />

«Ne sono più che convinta.» Ma non so più a cos'altro credere,<br />

pensò.<br />

Maggie riaccese il cellulare subito fuori dalla biblioteca e pochi<br />

secondi dopo l'apparecchio squillò. Mentre rispondeva, Lauren la<br />

vide impallidire.<br />

«Che cosa c'è?»<br />

«Dobbiamo tornare subito a casa.»<br />

«Che cos'è successo?»<br />

«Heidi è sparita.»<br />

Fin dal primo istante in cui misero piede nella casa, Mark capì che<br />

c'era qualcosa che non andava.<br />

C'erano dei vampiri, questo era certo. Mentre la porta si chiudeva<br />

alle loro spalle, Mark udì un frullare d'ali. Puntò la torcia verso il<br />

suono e quando una creatura alata virò leggermente lanciando strida<br />

rabbiose, lui le scagliò addosso il pesante martello, facendola cadere<br />

a terra, tramortita. I paletti che aveva portato con sé erano affilati<br />

come rasoi e la sua mira eccellente. Gli bastò un colpo per trafiggere<br />

la creatura. Si alzò un fetore nauseante, e con un lampo di fuoco


l'essere sparì dissolvendosi in un pugno di cenere. Non si disintegrò<br />

<strong>del</strong> tutto; il cranio rotolò e andò a finire contro l'osso di un braccio.<br />

Subito dopo una nuvola di immondi esseri alati si diressero su Jonas.<br />

Lui gridò incassando istintivamente il capo tra le spalle, ma reagì<br />

seguendo lo stesso metodo di Mark. Dovevano colpire le creature<br />

mentre erano in volo, abbatterle e impalarle all'istante.<br />

Mark illuminò la stanza con la torcia. Il pavimento era rotto in<br />

diversi punti e si vedeva la cantina sottostante.<br />

«La maggior parte di loro sarà laggiù» gridò a Jonas. «Se abbiamo<br />

un po' di fortuna stanno ancora dormendo.»<br />

Jonas deglutì. «Andiamo.»<br />

Quando trovarono le scale, Jonas rischiò di precipitare di sotto a<br />

causa di uno scalino sfondato, ma Mark lo afferrò in tempo. La<br />

cantina si rivelò piena di bare, alcune relativamente recenti, altre<br />

antiche e mezze marce. «Incomincia da quelle più vecchie» disse<br />

Mark.<br />

«Non dovremmo farlo insieme?» chiese Jonas.<br />

«Non vedi quante ce ne sono?»<br />

«Uhm... già.»<br />

«Non c'è tempo da perdere.» Mark si avvicinò a quella che<br />

sembrava la bara più vecchia e la aprì di scatto. La donna che<br />

dormiva all'interno era giovane e bella, vestita con un abito elegante<br />

che evocava un'epoca e un luogo lontani. Era stata trasformata in<br />

vampira intorno al 1700, suppose.<br />

«Mio Dio» mormorò Jonas alle sue spalle. «Questo angelo non<br />

può essere una creatura <strong>del</strong> demonio.»<br />

Mark lo fissò.<br />

La donna aprì improvvisamente gli occhi e li fissò, sgomenta e<br />

infuriata. Le labbra si ritrassero mentre un sibilo di puro odio le<br />

usciva di gola.<br />

«Merda!» esclamò Jonas.<br />

«Avresti dovuto immaginarlo» replicò Mark.<br />

Sollevò il paletto sopra il cuore <strong>del</strong>la donna proprio mentre lei


incominciava a muoversi e colpì. La bocca <strong>del</strong>la vampira si riaprì ma<br />

questa volta non ne uscì alcun suono bensì un fiotto di sangue.<br />

Aveva mangiato di recente, pensò disgustato Mark. Il suo bel viso<br />

cambiò rapidamente davanti ai loro occhi, si trasformò in un teschio<br />

e poi fu solo cenere.<br />

Qualcosa si mosse nella bara accanto. «Muoviti, dannazione!»<br />

gridò Mark voltandosi verso Jonas.<br />

Il ragazzo si riscosse.<br />

«I più vecchi. Occupati prima dei più vecchi» gli ricordò Mark,<br />

avvicinandosi al feretro da cui proveniva il rumore. Quando sollevò<br />

il coperchio, il nobile e anziano vampiro di epoca edoardiana che<br />

riposava al suo interno era già pronto.<br />

Ma lo era anche lui.<br />

La creatura non riuscì nemmeno a emettere un grido; esplose<br />

silenziosamente, lasciando solo una nuvola di polvere nera.<br />

Mark cominciò a muoversi più in fretta. Dopo qualche istante udì<br />

Jonas emettere un gemito. Si voltò all'istante, preoccupato, ma il suo<br />

compagno stava bene. Era in piedi davanti a una bara aperta, il<br />

volto contorto in una smorfia di disgusto.<br />

«Che schifo» mormorò. «Ne ho colpito uno bello succoso.»<br />

Mark serrò i denti per l'impazienza. «Dannazione, muoviti! Si<br />

stanno svegliando» sibilò senza smettere di sollevare i coperchi <strong>del</strong>le<br />

bare, uno dopo l'altro, incurante <strong>del</strong> rumore che stava facendo.<br />

Quando raggiunsero le ultime due casse, i vampiri erano già usciti e<br />

pronti a dare battaglia. Jonas lanciò un grido di sorpresa quando<br />

uno di essi lo afferrò per le spalle, preparandosi a divorarlo.<br />

Mark estrasse la pistola carica d'acqua santa e sparò.<br />

La creatura emise un grido orripilante. Lui prese la mira di nuovo,<br />

ma a quel punto Jonas era tornato padrone <strong>del</strong>la situazione; si voltò<br />

con il paletto grondante di sangue e lo conficcò nel petto <strong>del</strong>la<br />

creatura che si contorceva davanti a lui.<br />

Mark liquidò l'ultimo vampiro nello stesso modo, prima<br />

inondandolo con un getto d'acqua santa e poi trafiggendolo con un<br />

paletto. «Okay» disse a Jonas. «Adesso ripassiamoli uno per uno. Se


vedi una testa ancora attaccata al collo, sai cosa devi fare.»<br />

«Come diavolo spiegheranno questa carneficina?» domandò Jonas<br />

mentre finivano il lavoro.<br />

«Siamo nel distretto di Sean Canady. A quanto pare ha già<br />

sistemato situazioni simili in passato.»<br />

«Oh, Dio» gemette Jonas. «Questo era davvero gonfio.»<br />

Mark fece un passo indietro e illuminò la stanza. Avevano aperto<br />

tutte le bare e distrutto almeno quaranta vampiri, ma c'era ancora<br />

qualcosa che non quadrava. «Non riesco a capire come faccia» disse<br />

ad alta voce.<br />

«In che senso?» chiese distrattamente Jonas, impegnato a sistemare<br />

l'ultimo vampiro, uno di quelli "succosi" come definiva quelli più<br />

giovani.<br />

«Questo posto... è finto. Stephen ha sacrificato di proposito questi<br />

suoi seguaci. Voleva che trovassimo questo posto... che io lo<br />

trovassi.»<br />

«Perché?» domandò Jonas.<br />

Possibile che fosse davvero così ingenuo?, si chiese Mark. «Perché<br />

così può agire indisturbato da un'altra parte» rispose con rabbia,<br />

dirigendosi verso le scale. Doveva tornare a Monstresse House il più<br />

presto possibile.<br />

Maggie aveva appena chiuso la comunicazione quando squillò il<br />

telefono di Lauren. In un primo tempo lei non riconobbe la voce.<br />

«Non parlare con nessuno. Non so dove sei né con chi sei, ma<br />

devi venire subito da me. Hai capito?»<br />

Era Susan, si rese conto un istante dopo. La veggente.<br />

«No» rispose in tono brusco.<br />

Le parve di udire un singhiozzo all'altro capo <strong>del</strong>la linea, ma non<br />

era sicura che fosse reale.<br />

«Io sono solo una portavoce» proseguì la donna. «Ha preso Heidi.<br />

Dice che la ucciderà e che la sua morte ricadrà su di te.»


Maggie la stava fissando con aria interrogativa.<br />

«Non è niente» mentì Lauren.<br />

«Vieni in piazza» continuò Susan, poi fece uno strano verso. Un<br />

gemito di dolore, pensò Lauren. Non fare sciocchezze, non agire in<br />

modo avventato, si disse. Era come se Stephen potesse leggere nei<br />

suoi pensieri e si servisse di Susan per assicurarsi che lei lo sapesse.<br />

«Puoi cercare aiuto, forse puoi addirittura sconfiggerlo, ma<br />

Stephen vuole che tu sappia che tutto questo non conterà nulla,<br />

perché se non andrai subito da lui, Heidi morirà.»<br />

Come diavolo aveva fatto a prenderla?<br />

Lauren ricordò il sogno. Stephen possedeva il potere di penetrare<br />

nella mente.<br />

«Con chi stai parlando?» insistette Maggie.<br />

«Niente, è solo una telefonata da casa.»<br />

Udì ancora la voce di Susan, questa volta ridotta a un sussurro.<br />

«Non andare. Lui vuole te, ma tu non puoi dargli quello che vuole.<br />

Tu...»<br />

La voce <strong>del</strong>la donna si tramutò all'improvviso in un rantolo<br />

agghiacciante. Lauren si rese conto che Maggie la stava ancora<br />

guardando e capì di non poter tradire la propria paura.<br />

«Sei sicura che vada tutto bene?» indagò la signora Canady.<br />

Lauren coprì il microfono con la mano. «Un cliente non è<br />

soddisfatto <strong>del</strong> lavoro, tutto qui» rispose, prima di riportare<br />

all'orecchio il telefono. Ma la comunicazione era stata interrotta.<br />

Erano vicine all'auto di Maggie e Lauren sapeva di dover agire in<br />

fretta, così disse: «Accidenti, non riesco a trovare il portafoglio. Deve<br />

essermi caduto dalla borsa. Torno subito».<br />

Rientrò di corsa in biblioteca e uscì dalla porta sul retro.<br />

La telefonata arrivò nel momento in cui Mark e Jonas misero<br />

piede nel porticato distrutto.<br />

«Non capisco» gridò, convulsa, la voce di Stacey. «La casa era


protetta. Non c'era modo di entrarvi.»<br />

«Ciò nonostante Heidi è sparita?» volle sapere Mark.<br />

«Sì» confermò, desolata, lei.<br />

«Lauren?» domandò, con il cuore che gli martellava nel petto.<br />

«Dovrebbe essere di ritorno a minuti.»<br />

«Di ritorno? Da dove?»<br />

«È andata in biblioteca insieme a Maggie, ma stanno tornando<br />

qui.»<br />

«Veniamo subito anche noi.»<br />

«Aspetta!» gridò Jonas. «E Deanna?»<br />

«Deanna?» ripeté Mark al telefono.<br />

«Sta bene.»<br />

Fece un cenno affermativo a Jonas, che stava letteralmente<br />

tremando. Eppure Mark non poté evitare di chiedersi se potesse<br />

fidarsi di lui. Dopotutto era stato lui a indicargli la casa in cui<br />

riposavano i vampiri. Una casa che si era rivelata una trappola.<br />

Chiuse la comunicazione. «Andiamo» disse, correndo verso la<br />

macchina.<br />

Lauren prese al volo un taxi per Jackson Square.<br />

Benché ci fosse ancora parecchia luce, presto sarebbe sceso il<br />

crepuscolo. Era stata una splendida giornata di sole ma ora maestose<br />

pennellate di rosa e cremisi coloravano il cielo illuminato dai raggi<br />

<strong>del</strong> sole calante.<br />

In fin dei conti, si disse Lauren, che cosa significava la luce, se<br />

Stephen poteva muoversi liberamente anche in pieno giorno?<br />

L'oscurità gli dava soltanto un potere ancor più grande.<br />

C'erano persone ovunque e non si vedevano ancora ombre,<br />

tuttavia Lauren sentì crescere la paura mentre si guardava intorno<br />

nella piazza, prima di dirigersi verso il punto in cui aveva incontrato<br />

per la prima volta Susan.<br />

Dove aveva visto per la prima volta Stephen nella sfera di


cristallo.<br />

Rimase in piedi di fronte alla cattedrale e sentì una brezza sfiorarle<br />

la pelle come una gelida carezza.<br />

Si voltò e si guardò intorno, chiedendosi come avesse fatto a non<br />

notarla prima.<br />

Una piccola tenda era stata montata accanto a quello che pensava<br />

fosse il posto di Susan.<br />

La stessa tenda rossa in cui era entrata quella prima notte, che ora<br />

le sembrava lontana anni luce.<br />

Con mano tremante scostò il lembo di tela <strong>del</strong>l'ingresso.<br />

E vide Susan.<br />

Deanna non riusciva a capire che cosa le stesse accadendo. Non si<br />

sentiva male. Piuttosto, aveva la sensazione di essere stata...<br />

vendicata. E si sentiva come se si fosse innamorata veramente per la<br />

prima volta.<br />

Di Jonas...<br />

Quando si dice un matrimonio misto!<br />

Tuttavia, mentre era nel soggiorno di Monstresse House ad<br />

aspettare che lui tornasse, provava l'irresistibile impulso di andare<br />

via. Qualcosa le diceva che doveva uscire e che non doveva dire a<br />

nessuno dov'era diretta.<br />

Bobby e Big Jim discutevano dall'altra parte <strong>del</strong>la stanza. «Non<br />

dovevamo fidarci di Jonas» stava dicendo il primo. «Sono certo che<br />

Mark sarebbe già qui se non fosse per lui.»<br />

«Lo ucciderò» dichiarò Big Jim.<br />

Esci, esci immediatamente da quella casa, ordinò una voce nella<br />

mente di Deanna. Vieni da me.<br />

Poteva vederlo con gli occhi <strong>del</strong>la mente. Era un uomo alto e<br />

scuro che la invitava ad andare da lui.<br />

«Sarà meglio che ci prepariamo a dare battaglia» disse Bobby.<br />

«Chiamerò Sean. A quanto pare siamo arrivati alla resa dei conti.»


«Come lo sai?» gli chiese Big Jim.<br />

«In effetti non lo so» ammise l'altro. «Però me lo sento. E ho<br />

imparato a fidarmi <strong>del</strong> mio intuito.»<br />

Big Jim lo fissò, poi annuì lentamente. «Già» si limitò a dire prima<br />

di dirigersi verso il retro <strong>del</strong>la casa, seguito dal giovane poliziotto.<br />

Deanna guardò verso la porta d'ingresso.<br />

Vieni da me. Aiutami. Ho bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto. Ti prego...<br />

Si guardò rapidamente intorno. Nessuno in vista.<br />

Aprì la porta e uscì.<br />

Susan era riversa per terra e sanguinava da una ferita alla testa. Il<br />

sangue sgorgava copioso anche dalla gola.<br />

Lauren soffocò un grido e si inginocchiò accanto a lei, cercandole<br />

disperatamente il polso. Mentre lo prendeva tra le dita, compose<br />

automaticamente il numero <strong>del</strong>l'emergenza medica sulla tastiera <strong>del</strong><br />

cellulare. «Susan, oh, Susan... mi dispiace tanto...» mormorò.<br />

Quando l'operatore rispose, gli diede rapidamente l'indirizzo.<br />

C'erano dei poliziotti lì intorno, si disse. Qualcuno l'avrebbe aiutata.<br />

«Oh, Susan...» ripeté mestamente.<br />

Le labbra <strong>del</strong>la donna si mossero.<br />

Lauren si chinò su di lei con il cuore in gola, animata da sentimenti<br />

contrastanti. Quella donna era gravemente ferita, forse stava per<br />

morire, eppure lei doveva cercare di farla parlare. Doveva trovare<br />

Stephen e salvare Heidi.<br />

«Lui era qui, vero? Stephen è stato qui e le ha fatto <strong>del</strong> male.<br />

Susan, deve aiutarmi a trovarlo. Devo salvare Heidi. Dov'è la mia<br />

amica, Susan? La prego, mi aiuti.»<br />

Si udì una sirena. Grazie al cielo stavano arrivando i soccorsi.<br />

«Per favore, Susan!»<br />

Di nuovo le labbra <strong>del</strong>la donna si mossero.<br />

Lauren si chinò ancora di più e finalmente capì quello che stava<br />

cercando di dirle: le parole che ripeteva senza interruzione erano un


indirizzo.<br />

Judy Lockwood continuò a sferruzzare un'ora dopo l'altra,<br />

sapendo che era meglio tenere occupate sia le mani che la mente. A<br />

un tratto avvertì una strana sensazione e sollevò lo sguardo dal<br />

lavoro a maglia.<br />

Leticia si era svegliata.<br />

Non solo era sveglia, ma stava lottando contro le cinghie che la<br />

costringevano a letto. «L'ora è venuta» disse, guardando Judy.<br />

La donna accorse al suo fianco. «Leticia, grazie al cielo ti sei<br />

svegliata.»<br />

Ma la nipote sembrava non vederla. «L'ora è venuta» si limitò a<br />

ripetere.<br />

«Quale ora, Leticia? Quale ora?» domandò Judy, aggrottando la<br />

fronte.<br />

Allora la ragazza la guardò negli occhi, come se la vedesse per la<br />

prima volta. «L'ho visto. Stava uccidendo una donna nella piazza.»<br />

Judy pensò che fosse il caso di chiamare un medico.<br />

Ma non lo fece.<br />

Telefonò invece a un'altra persona.<br />

Mark entrò di volata nella casa, seguito a pochi passi da Jonas.<br />

«Dov'è Lauren?» chiese a Maggie, che si limitò a fissarlo prostrata.<br />

C'erano anche gli altri - Big Jim, Bobby e Stacey - ma non c'era<br />

traccia di Lauren, di Heidi o di Deanna.<br />

«Mi ha piantata in asso appena fuori dalla biblioteca» rispose<br />

infine Maggie.<br />

«Deanna?» gridò Jonas.<br />

Gli altri non si mossero, distogliendo lo sguardo con aria<br />

colpevole. Solo allora Mark si guardò intorno e si rese conto che il<br />

grande atrio sembrava un arsenale, con armi di ogni genere disposte<br />

in file ordinate. C'erano una quantità di pistole ad acqua, frecce e<br />

balestre, paletti e martelli. Tutti i presenti portavano una grande<br />

croce al collo. Erano pronti.


Ma erano soli.<br />

Mark si voltò, pronto ad accusare Jonas, ma quando lo vide tanto<br />

sconvolto poté solo concludere che o la sua era un'interpretazione<br />

da Oscar, oppure era in assoluta buona fede. «Che cos'è successo<br />

esattamente?» domandò, guardando i presenti.<br />

«Heidi stava dormendo, e io salivo a controllarla ogni dieci<br />

minuti» disse Stacey.<br />

«Deanna era in soggiorno insieme a noi» aggiunse Bobby.<br />

Mark sapeva che le due ragazze erano uscite volontariamente da<br />

Monstresse House. Stephen non aveva avuto bisogno di entrare in<br />

casa, ma solo nelle loro menti.<br />

Si voltò ad affrontare Maggie con sguardo accusatorio.<br />

Dove poteva essere andata Lauren dopo aver lasciato la<br />

biblioteca? L'incubo che lo perseguitava da sempre riviveva negli<br />

occhi <strong>del</strong>la sua mente.<br />

Una sposa in bianco che percorreva la navata con lo sguardo<br />

pieno d'amore.<br />

E poi sangue, fiumi di sangue...<br />

«Qualcuno ha avvisato Sean?» chiese.<br />

«Sì» rispose Maggie.<br />

In quel momento il telefono di Mark squillò. Era Sean Canady. «In<br />

piazza» disse il tenente. «Un'indovina è stata aggredita nel suo<br />

padiglione.»<br />

Mark si voltò, diretto verso l'uscita. «In piazza!» gridò.<br />

«Aspetta!» esclamò Bobby.<br />

Ma Mark non era disposto ad aspettare.<br />

«Seguitemi!» ordinò.<br />

Lauren non sapeva che cosa fare. L'ambulanza sarebbe arrivata da<br />

un momento all'altro, ma non poteva lasciare Susan.<br />

Eppure doveva farlo, se voleva salvare Heidi.<br />

Non se lo sarebbe mai perdonato se Susan fosse morta, come


sembrava probabile, per aver cercato di metterla in guardia quando<br />

Stephen era con lei.<br />

Quell'essere era un maniaco depravato che provava piacere a<br />

uccidere. A volte lasciava che le sue vittime tornassero in vita solo<br />

per poter godere <strong>del</strong> loro tormento. O per formare un esercito ai<br />

suoi ordini.<br />

E Heidi non sarebbe mai diventata una <strong>del</strong>le vittime di Stephen se<br />

non fosse stato per lei.<br />

Non aveva scelta. Doveva trovarla.<br />

Mentre usciva dalla tenda, sentì i paramedici che si avvicinavano e<br />

pregò che non fosse troppo tardi.<br />

Quando Mark arrivò nella piazza, la scena che si presentò ai suoi<br />

occhi era a dir poco caotica. Un'ambulanza e due auto <strong>del</strong>la polizia<br />

erano parcheggiate in mezzo all'area pedonale. Artisti, musicisti,<br />

cartomanti e turisti si erano radunati tutto intorno formando piccoli<br />

capannelli; alcuni venivano interrogati dalla polizia, altri erano solo<br />

curiosi di vedere a che cosa fosse dovuto tanto trambusto.<br />

Mark si fece strada tra la folla fino a un agente che allontanava i<br />

curiosi e rispondeva alle domande.<br />

«È stata aggredita» disse uno dei passanti. «Quando l'hanno portata<br />

fuori ho visto che era coperta di sangue.»<br />

«È stato lo stesso killer che ha gettato quelle donne nel fiume?»<br />

domandò un altro.<br />

Mark decise che in un modo o nell'altro doveva salire<br />

sull'ambulanza.<br />

Proprio in quel momento arrivò l'auto di Sean Canady.<br />

Vedendolo, il tenente gli fece cenno di avvicinarsi.<br />

«Devo parlare con Susan» disse Mark. «Devo vederla.»<br />

Si avvicinarono insieme all'ambulanza. Il portello posteriore era<br />

ancora aperto e Susan giaceva su una lettiga all'interno.<br />

«Le sue domande dovranno aspettare, tenente» lo avvertì il<br />

medico. «È conciata male, ha perso molto sangue. E quella ferita alla


testa... è un miracolo che non le abbia sfondato il cranio. Siamo<br />

pronti a partire.»<br />

«Quest'uomo ha bisogno di rimanere un minuto con lei» disse<br />

Canady.<br />

«E va bene. Venga con noi, ma si renda conto che probabilmente<br />

non ce la farà. La sua vita è appesa a un filo.»<br />

Mark salì sull'ambulanza e prese le mani di Susan nelle proprie.<br />

Voleva infonderle forza e pregò che la donna riaprisse gli occhi.<br />

Non lo fece, ma le sue labbra si mossero appena.<br />

Mark si chinò su di lei.<br />

Susan riusciva a stento ad articolare le parole, eppure lui riuscì a<br />

capire.


Capitolo 18<br />

A Lauren sembrava di essere seduta in taxi da un'eternità.<br />

La bella luce rosata <strong>del</strong> crepuscolo aveva ceduto il campo a un<br />

rosso cupo, che a poco a poco si stava trasformando in viola. No,<br />

non era esatto, pensò. C'era ancora luce. Una luce rosso sangue che<br />

avvolgeva la luna come un velo di nebbia.<br />

A un tratto l'autista si fermò e si voltò sul sedile per guardare<br />

Lauren. «Eccoci arrivati, signorina. Sono ventidue e cinquanta.»<br />

Arrivati? Dove?<br />

Poi si rese conto che si trovavano davanti a quella che un tempo<br />

doveva essere stata una residenza signorile poi distrutta dall'uragano.<br />

L'intero quartiere era stato allagato in seguito al passaggio di Katrina.<br />

Ecco perché non c'erano luci all'infuori di un unico lampione,<br />

considerò Lauren. Il collegamento alla rete elettrica però doveva<br />

essere difettoso, oppure la lampadina si stava guastando, perché la<br />

luce andava e veniva.<br />

«Sono ventidue e cinquanta» ripeté il taxista. «Senta, signorina, qui<br />

mi ha chiesto di essere lasciata e qui l'ho portata. Mi dia il denaro e<br />

scenda dall'auto. Se è così folle da fermarsi, si accomodi. Altrimenti<br />

sono altri ventidue e cinquanta per tornare alla civiltà.»<br />

Lauren frugò nella borsetta alla ricerca dei soldi e infilò due pistole<br />

a spruzzo nella cintura dei jeans, coprendole con le falde <strong>del</strong>la<br />

giacca. Quindi pagò il tassista, ma a quanto pareva aveva esitato un<br />

po' troppo per i suoi gusti.<br />

«Signorina, io me ne vado da qui» le disse infatti.<br />

«Sì, certo. E grazie. Mille grazie per la gentilezza» replicò lei.<br />

Era a malapena scesa dal taxi che l'uomo diede gas e schizzò via.<br />

Lauren rimase ferma sul marciapiede, a osservare l'edificio.<br />

Doveva essere stata una casa bellissima un tempo. Mentre si<br />

avvicinava, notò un cartello sbiadito che illustrava il complesso di cui<br />

avrebbe fatto parte. L'avevano chiamato Arcadia. Eleganza antica<br />

con tutti i comfort moderni, diceva il cartello. Ogni palazzina era


una variante <strong>del</strong>la costruzione originale, quella che aveva di fronte.<br />

Doveva avere circa duecento anni ed era stata meticolosamente<br />

restaurata.<br />

E poi abbandonata.<br />

Mentre se ne stava lì al buio a fissare la casa, notò che c'era una<br />

luce all'interno. Una luce tenue, che si intravedeva appena dietro le<br />

tende che schermavano le finestre.<br />

Lauren strinse tra le dita la croce che le aveva dato Mark. Aveva<br />

un terribile bisogno di farsi forza. Le tremavano le gambe e avvertì<br />

un fremito di paura, ma sapeva che non poteva tirarsi indietro.<br />

In quel momento la notte cambiò all'improvviso.<br />

Il cielo si oscurò, e quando sollevò lo sguardo le parve che la luna<br />

fluttuasse in un mare di rosso.<br />

L'oscurità che la circondava sembrava precipitarsi verso di lei e<br />

ritrarsi, animata da ombre gigantesche, che cambiavano<br />

continuamente forma, si addensavano, si avvicinavano.<br />

Il sussurro <strong>del</strong>la brezza, dapprima lieve e sommesso, si fece più<br />

forte, assordante, fino a trasformarsi in una risata roca e sensuale che<br />

sembrava risuonare tutt'intorno a lei.<br />

Lauren rabbrividì, sentendo i capelli sollevarsi come se una <strong>del</strong>le<br />

ombre le avesse sfiorato il viso.<br />

Strinse i denti e lottò contro l'impulso di fuggire. Il suono si fece<br />

più intenso, la risata più rumorosa.<br />

Si sentì tirare per i capelli, spingere.<br />

Le ombre iniziarono a prendere forma e poi, tutto a un tratto, di<br />

fronte a lei si materializzarono <strong>del</strong>le persone: erano almeno una<br />

dozzina, tutti uomini vestiti di nero dalla testa ai piedi: jeans,<br />

pantaloni di tela o completi da uomo, T-shirt, polo e camicie, tutti<br />

<strong>del</strong>lo stesso colore. Alcuni erano giovani, altri meno. E avevano l'aria<br />

divertita.<br />

Uno di loro si fece avanti. Era Stephen. Più alto e scuro degli altri,<br />

indossava un'ampia camicia con maniche a sbuffo, pantaloni attillati<br />

che gli mo<strong>del</strong>lavano le gambe muscolose e stivali neri. «Benvenuta»<br />

disse.


«Risparmiati il benvenuto. Sai bene che non volevo venire qui. Ma<br />

tu hai preso la mia amica.»<br />

«Le ho prese tutte e due, in effetti, e se sarai fortunata e ti<br />

comporterai bene, vivranno entrambe. Vieni da me. Avvicinati.»<br />

«No.»<br />

Lui si strinse nelle spalle. «Prendetela» ordinò in tono pacato.<br />

Il cerchio si strinse attorno a Lauren, tanto che poté sentire il fiato<br />

fetido <strong>del</strong> vampiro che le stava alle spalle solleticarle la nuca.<br />

In preda al panico, si rese conto che doveva agire... o morire.<br />

Preferì entrare in azione. Tirò fuori le pistola ad acqua e<br />

incominciò a sparare. Piroettò su se stessa per sbarazzarsi <strong>del</strong>la<br />

creatura che le alitava sul collo, mirando dritto in mezzo agli occhi.<br />

Si levò un puzzo nauseante di carne bruciata. Il vampiro gridò, e<br />

mentre sfrigolava e bruciava cercò di tramutarsi nuovamente in<br />

ombra. Ci riuscì parzialmente: Lauren vide un pezzo di cranio e <strong>del</strong>le<br />

ali.<br />

Sparò ancora finché la creatura non crollò ai suoi piedi. Mentre la<br />

scavalcava, i resti esplosero in una nuvola di cenere nera. Doveva<br />

essere un vecchio vampiro, pensò. Molto vecchio.<br />

Cenere alla cenere. Polvere alla polvere.<br />

Gli altri ripresero ad avanzare e lei girò su se stessa, sparando<br />

all'impazzata e cercando di prendere la mira con cura nonostante il<br />

panico minacciasse di sopraffarla, perché sapeva di non poter<br />

sprecare le munizioni. Non aveva la minima idea di quanto sarebbe<br />

durata la riserva d'acqua santa. La notte sembrava costellata di<br />

esplosioni, gemiti di dolore e grida furiose. La cacofonia salì in un<br />

crescendo agghiacciante; tutt'intorno a lei c'erano fuoco, fumo, e una<br />

pioggia di cenere sporca.<br />

A un tratto risuonò un ruggito infuriato. «Adesso basta!»<br />

Era Stephen.<br />

«Non possiamo prenderla mentre spara» disse uno dei suoi servi.<br />

Lauren non riuscì a capire da dove provenisse la voce e si girò<br />

cercando di identificare la creatura che aveva parlato, smaniosa di<br />

vederla morire.


Ma Stephen tuonò ancora una volta. «Basta!»<br />

All'improvviso tutto fu silenzio intorno a lei.<br />

Le ombre tornarono a prendere forma. Erano rimasti in piedi<br />

soltanto cinque vampiri, che fecero quadrato attorno al loro capo.<br />

«Deporrà le armi» affermò Stephen.<br />

«Perché dovrei?» ribatté Lauren.<br />

Lui sorrise. «Perché altrimenti le tue amiche moriranno. Le<br />

ucciderò lentamente, una alla volta. Prima la biondina, poi la<br />

bellezza bruna. Le vedrai soffrire, e ti prometto che le sentirai gridare<br />

e maledirti prima di morire.»<br />

Lauren lo fissò, pietrificata dal terrore.<br />

«Posa le armi, mia cara» continuò Stephen con voce suadente,<br />

prima di tuonare con improvvisa violenza: «Subito!».<br />

Tempo.<br />

Il tempo era il fattore chiave, Mark lo sapeva.<br />

Fino a quel momento Stephen aveva giocato con lui come il gatto<br />

col topo, senza badare a quanti suoi simili avrebbe sacrificato per<br />

quell'ultimo spettacolo finale. Aveva programmato tutto perché<br />

scoprisse il suo covo, alla fine, e aveva fatto sì che accadesse quando<br />

era ormai a un passo dalla disperazione.<br />

Aveva orchestrato tutto per costringerlo a presentarsi da solo al<br />

rendez-vous, e lui non aveva modo di evitarlo.<br />

Scese dall'ambulanza e si dileguò tra la folla.<br />

Poteva vedere Canady nell'occhio <strong>del</strong> ciclone, che faceva<br />

domande e diramava ordini ai suoi uomini. Lo chiamò al cellulare.<br />

«Canady.»<br />

«Mark.»<br />

«Dove diavolo sei?»<br />

Mark non perse tempo a rispondere. Diede al tenente un indirizzo<br />

e gli disse che si stava recando lì.<br />

«No! È quello che vuole da te.»


«Lo so, ma non ho alternative» ribatté lui, e chiuse la<br />

comunicazione prima che Sean potesse protestare. Poi chiamò<br />

Monstresse House e riferì l'informazione che aveva ricevuto da<br />

Susan. «Ditelo a Jonas. Lui può arrivare sul posto più in fretta»<br />

concluse.<br />

Si infilò in tasca il cellulare, e partì di corsa.<br />

Lauren stava ancora fissando Stephen quando vide la porta <strong>del</strong>la<br />

casa aprirsi. Sconvolta, vide Heidi e Deanna scendere lentamente gli<br />

scalini e fermarsi di fianco al vampiro.<br />

«Vogliamo entrare?» suggerì Stephen.<br />

Lauren ignorò l'invito e si rivolse alle amiche. «Che cosa ci fate<br />

qui?»<br />

Nessuna <strong>del</strong>le due diede segno di averla sentita.<br />

Stephen le rivolse un sorriso altezzoso. «In realtà sono felici di<br />

essere con me. Sono due ragazze adorabili...» Sfiorò con le dita la<br />

guancia di Deanna. «Una vera bellezza, e sono sicuro che ha molto<br />

talento. E la biondina... adoro le bionde dalla carnagione chiara.»<br />

«Una volta posate le armi, saremo tutte e tre in tuo potere»<br />

disse Lauren.<br />

«Un taxi ha portato te fin qui e un taxi potrà portare indietro<br />

loro» replicò Stephen con lo stesso tono gentile con cui avrebbe<br />

accompagnato degli ospiti in procinto di andarsene anzitempo da<br />

una festa.<br />

Lauren serrò la presa sulle pistole e notò un lampo di collera<br />

attraversare il volto <strong>del</strong> vampiro. «Voglio <strong>del</strong>le garanzie.»<br />

«Tu non hai il diritto di chiedere niente» le rispose con freddezza<br />

Stephen.<br />

«Prima devi lasciarle andare. Entrambe.»<br />

Erano in una situazione di stallo, pensò Lauren mentre si<br />

fronteggiavano in silenzio. Valutò le proprie possibilità nel caso in<br />

cui avesse deciso di sparare l'acqua santa contro Stephen fino<br />

all'ultima goccia, ma non sapeva se ne aveva abbastanza.


Cinque dei suoi seguaci erano ancora "vivi". E lui era fortissimo, in<br />

grado di guarire da ferite che avrebbero ucciso una creatura più<br />

vulnerabile.<br />

La mente di Lauren non aveva ancora terminato di formulare il<br />

pensiero, che Deanna fece un passo avanti e senza dire una parola si<br />

piazzò davanti a Stephen, come se volesse fargli scudo a costo <strong>del</strong>la<br />

propria vita.<br />

«Vogliamo entrare?» ripeté Stephen.<br />

«No, finché le mie amiche non saranno al sicuro, lontano da te.»<br />

Lui si strinse nelle spalle. «Hai il cellulare: chiama un taxi.»<br />

Lauren esitò, poi infilò una <strong>del</strong>le pistole nella cintura e, tenendolo<br />

sotto tiro con l'altra, infilò la mano in tasca per prendere il telefono.<br />

Stephen si limitò a fissarla sorridendo educatamente mentre<br />

chiamava il taxi e chiudeva la comunicazione.<br />

«È stato così difficile trovarti, Lauren» le disse mentre il suo sorriso<br />

diventava più smagliante. «Eppure in qualche modo sapevo che eri<br />

da qualche parte. Devo aver avvertito la tua presenza appena<br />

arrivato a New Orleans. Poi ti ho vista attraverso la sfera di cristallo<br />

e da allora ti ho aspettata con pazienza, desiderandoti<br />

ardentemente.»<br />

«Aspettata con pazienza?» replicò lei. «Interessante. Io direi invece<br />

che scorrazzavi per la città in cerca di donne da sedurre.»<br />

«Solo per avere la tua attenzione.»<br />

«Be', la mia attenzione ce l'hai. Quello che non hai è la mia<br />

fiducia.»<br />

«Hai chiamato tu stessa il taxi» le ricordò lui. «Chissà? Magari<br />

quello che ti ha appena lasciata qui farà inversione a U e tornerà a<br />

prenderti.»<br />

«O forse riferirà di questo posto alle forze <strong>del</strong>l'ordine.»<br />

«Spero proprio di no. Non vorrei uccidere un intero corpo di<br />

polizia» replicò il vampiro in tono mondano.<br />

«Immagino tu abbia scoperto, ormai, che i poliziotti locali sanno<br />

esattamente chi e che cosa sei.»


«Stai cercando di prendere tempo» mormorò Stephen. «Ti aspetti<br />

che Mark arrivi a salvarti in sella a un bianco destriero, come un eroe<br />

dei vecchi tempi. Ma ormai avrai intuito la verità. Io sono stato<br />

calunniato. È lui il bugiardo, il malvagio.»<br />

«Non ti credo.»<br />

Stephen si strinse nelle spalle. «Mi crederai.»<br />

Un improvviso bagliore la fece sobbalzare. Si girò, sorpresa,<br />

schermandosi gli occhi con la mano e vide i fari di una macchina che<br />

si avvicinavano.<br />

Il taxi era arrivato.<br />

Stephen alzò le braccia. Muovendosi come zombi, Deanna e Heidi<br />

si incamminarono verso l'auto. Lauren fissò Stephen con diffidenza.<br />

«Parla tu stessa all'autista, mia cara. Dopo però mi consegnerai<br />

quel giocattolo ed entreremo insieme in casa.<br />

Altrimenti non permetterò al taxi di partire con le tue amiche.»<br />

Lauren sentiva le dita prudere sul grilletto, ma non osò sparare.<br />

Cinque vampiri erano ancora al fianco di Stephen, e sapeva che<br />

nessuno di loro avrebbe esitato a uccidere il tassista e le ragazze.<br />

Si avvicinò all'auto insieme a Stephen. «Le signore devono tornare<br />

in Bourbon Street» disse lui in tono cortese, porgendo all'uomo una<br />

banconota di grosso taglio. «Faccia in modo che ci arrivino sane e<br />

salve, per favore.»<br />

Dopo che Heidi e Deanna furono salite, si assicurò che la portiera<br />

posteriore fosse ben chiusa e bussò sul tettuccio <strong>del</strong>la vettura. Il taxi<br />

partì.<br />

Un secondo dopo, Lauren si sentì strappare la pistola dalla mano.<br />

«Andiamo.»<br />

Aveva ancora la croce al collo, ricordò a se stessa.<br />

E anche gli stuzzicadenti.<br />

Si trovava nella tana <strong>del</strong> mostro e tutto quello che aveva erano<br />

degli stuzzicadenti!


Mark arrivò appena in tempo per vedere le due ragazze salire sul<br />

taxi, e Stephen che passava un braccio attorno alle spalle di Lauren<br />

conducendola verso la casa.<br />

Rimase immobile, cercando disperatamente di mantenere il<br />

controllo; se voleva salvarla, non poteva agire precipitosamente. Era<br />

quello su cui contava Stephen. Se avesse giocato troppo in fretta le<br />

sue carte, avrebbe perso di sicuro. Inoltre, doveva stare molto<br />

attento a non tradire la propria presenza, perché se i servi di Stephen<br />

lo avessero scoperto tutto sarebbe stato perduto.<br />

Mentre aspettava il momento propizio, lanciò un'occhiata al<br />

conducente <strong>del</strong> taxi e imprecò silenziosamente.<br />

Non era un uomo. Non nel senso consueto <strong>del</strong> termine, almeno.<br />

Lauren si era sacrificata solo perché Heidi e Deanna diventassero un<br />

pasto prelibato...<br />

Maledicendo la sorte, cercò di farsi coraggio pensando che se<br />

Stephen conosceva lui, lui conosceva altrettanto bene Stephen.<br />

Aspettò ancora qualche istante.<br />

Poi seguì il taxi.<br />

Aveva ancora la croce, pensò Lauren, ma non osava toccarla; non<br />

voleva che Stephen ricordasse che la portava al collo. Pregò che<br />

all'arrivo <strong>del</strong>l'ambulanza Susan fosse riuscita a parlare e a dire a<br />

qualcuno dov'era andata.<br />

«Vieni, accomodati» la incoraggiò Stephen con galanteria, come se<br />

lei avesse finalmente accettato un appuntamento e lui volesse fare<br />

<strong>del</strong> suo meglio per sedurla.<br />

Entrò in casa. La luce che aveva visto dall'esterno proveniva da<br />

un'infinità di can<strong>del</strong>e disposte sul pavimento. Non c'era nient'altro,<br />

nemmeno un mobile. Solo ombre, sussurri e battere d'ali.<br />

A un tratto il soffitto parve prendere vita. Con un tuffo al cuore,<br />

Lauren si rese conto che almeno una trentina di vampiri si<br />

nascondevano nel buio <strong>del</strong>la casa.<br />

«Il mio vero regno è la cantina» spiegò Stephen. «Credo che la<br />

troverai molto invitante.»<br />

«Tu dici? Perché io invece trovo molto più attraente una spiaggia


inondata dal sole.»<br />

Stephen sorrise. «Vedrai.»<br />

Fece un cenno con la mano e la sala vuota parve prendere vita<br />

mentre le ombre calavano a terra e le ali diventavano piedi che si<br />

posavano sul pavimento di legno.<br />

«Andate» ordinò Stephen. E tutti cominciarono a muoversi,<br />

prendendo posizione all'esterno.<br />

«Scendiamo» la invitò Stephen, aprendo una porta.<br />

Dalla cantina proveniva altra luce. Ancora can<strong>del</strong>e, pensò Lauren,<br />

scendendo le scale.<br />

Laggiù sarebbe stata sola con lui e forse avrebbe avuto l'occasione<br />

di ucciderlo... O forse Stephen avrebbe smesso di giocare e le<br />

avrebbe affondato i canini nel collo.<br />

Allontanò quel pensiero dalla mente e cercò di concentrarsi sulla<br />

fuga. L'istinto di sopravvivenza era una forza incredibile, si disse, e lei<br />

era determinata a sfruttarlo appieno.<br />

La cantina era stata trasformata in un elegante salone, C'erano<br />

comodi divani e un tavolo da biliardo, separato dalla zona salotto<br />

da colonne di sostegno. Una musica soft proveniva da chissà dove e<br />

in un angolo <strong>del</strong>la stanza campeggiava un televisore con lo schermo<br />

gigante. Lauren si chiese se ci fosse un generatore di corrente.<br />

Stephen la condusse verso uno dei sofà. Lauren non aveva alcuna<br />

voglia di sedersi, ma sapeva che lui non le avrebbe lasciato scelta.<br />

«Guarda lo schermo.»<br />

«No.»<br />

«Hai paura.»<br />

Rifiutandosi di rispondere, voltò <strong>del</strong>iberatamente il capo, ma lui le<br />

prese il mento tra le dita e la costrinse a guardare mentre un viso di<br />

donna compariva in primo piano.<br />

Era come se si stesse guardando allo specchio. «Devi capire» disse<br />

Stephen, «che lei era mia, lo è sempre stata. Avevo messo gli occhi su<br />

Katja sin da quando era bambina, l'avevo vista crescere. Ero<br />

innamorato di lei. Poi... lei venne qui.»


Sullo schermo apparve il Quartiere Francese in una serie di vecchie<br />

fotografie. Non c'erano auto né taxi, niente luci al neon. Le strade<br />

non erano asfaltate né lastricate e vi passavano le carrozze. Uomini e<br />

donne in abiti <strong>del</strong> diciannovesimo secolo passeggiavano davanti alle<br />

vetrine; gli uomini portavano la mano alla tesa <strong>del</strong> cappello quando<br />

incontravano una signora...<br />

E c'era anche lei!<br />

Solo che non era lei. Era un'altra donna. Katja. Passeggiava<br />

insieme a Mark, che aveva i capelli più lunghi e le basette,<br />

posandogli sul braccio la mano <strong>del</strong>icatamente avvolta in un guanto<br />

bianco. Lui rideva mostrandole qualcosa in una vetrina.<br />

La scena cambiò. Erano in un castello e un fuoco vivace ardeva nel<br />

camino. C'era un divano ricoperto da una pelliccia... E la donna,<br />

Katja, era sdraiata sul divano con un uomo che sembrava Stephen.<br />

Erano insieme, nudi, e facevano l'amore...<br />

Lauren fissò inorridita la scena.<br />

A un tratto lo schermo diventò nero e una voce aspra e piena di<br />

collera tuonò: «Non è affatto così che sono andate le cose».<br />

Lauren si voltò verso le scale con il cuore in tumulto. Mark era lì,<br />

e non era solo: alle sue spalle c'erano Heidi e Deanna.<br />

«Guarda!» esclamò Stephen, alzandosi con un sorriso trionfante. «È<br />

lui il malvagio! Io avevo lasciato andare le tue amiche, e lui invece le<br />

ha rese sue schiave.»<br />

Mark continuò a scendere gli scalini, seguito dalle due donne. Si<br />

muovevano ancora come zombi, pensò Lauren.<br />

«Dille la verità, Mark, o non ne hai il coraggio?» disse Stephen in<br />

tono di scherno.<br />

«La verità? Perché non la dici tu, una volta tanto? Non hai mai<br />

avuto intenzione di liberare Heidi e Deanna. Le hai consegnate a<br />

uno dei tuoi lacchè come ricompensa per averti servito.»<br />

Lauren non si era resa conto che Mark teneva qualcosa dietro la<br />

schiena finché non la gettò ai piedi di Stephen. E malgrado tutto<br />

quello che aveva già visto, lanciò un grido.<br />

Era la testa mozzata <strong>del</strong> tassista.


Stephen ignorò il macabro trofeo e fissò il rivale. «Lei mi<br />

appartiene, adesso. Così come mi apparteneva Katja.»<br />

«Hai avuto Katja solo perché hai usato il potere malvagio che ti<br />

tiene in vita per sedurla. Non si è data a te di sua spontanea volontà.<br />

Tu non l'hai mai veramente avuta. E non hai mai potuto sopportare<br />

che sia tornata da me.»<br />

Stephen si voltò verso Lauren. «Non sono stato io a uccidere<br />

Katja.»<br />

Lauren non sapeva più a cosa credere. Che Mark non le avesse<br />

detto la verità - non tutta, per lo meno - le era chiaro da tempo.<br />

Passò lo sguardo dall'uno all'altro un paio di volte, confusa. Poi il<br />

momento di indecisione passò e lei comprese che cosa doveva essere<br />

successo in passato. Al tempo stesso, non capiva come mai Mark non<br />

si rendesse conto che erano in grave pericolo. Heidi e Deanna non<br />

sarebbero state di alcun aiuto in uno scontro. Anzi, con tutta<br />

probabilità si sarebbero rivoltate contro di lui e avrebbero cercato di<br />

ucciderlo.<br />

Parlò lentamente, rivolgendosi a Stephen. «So che è stato il padre<br />

di Mark a uccidere Katja. L'ha fatto perché aveva scoperto che sua<br />

figlia era una vampira. Forse sapeva anche che lei a sua volta aveva<br />

trasformato Mark in vampiro. Ma sei stato tu a causare la sua morte.<br />

Sei stato tu a ucciderla, facendola diventare una vampira. Era l'unico<br />

modo in cui potevi averla. Forse all'inizio hai cercato semplicemente<br />

di sedurla... ma hai fallito. Così l'hai contaminata e poi l'hai uccisa<br />

per renderla uguale a te. Ma il tuo piano non funzionò, perché una<br />

volta tornata in vita lei ti disprezzava ancora. Tornò da Mark, che<br />

l'amava ancora ed era disposto ad amarla nonostante tutto.»<br />

Stephen emise una specie di gemito e Lauren cercò di nascondere<br />

il brivido che la scosse mentre lui la fissava. Era così vicino.<br />

Avrebbe potuto ucciderla nel giro di pochi secondi.<br />

«La verità è che io ho il potere, il potere più grande.»<br />

«Tu non sai che cosa sia il vero potere» lo sfidò Mark.<br />

«L'unica questione, adesso, è chi uccidere per primo» mormorò<br />

Stephen.


Poi scattò, più veloce <strong>del</strong>la luce. Lauren gridò, certa che i suoi<br />

canini le avrebbero lacerato la gola. Ma proprio quando era<br />

convinta di non avere più speranze, e che nessuno avrebbe potuto<br />

salvarla, la stanza parve esplodere. L'oscurità piombò fra loro come<br />

un'ala gigantesca.<br />

Ma non era l'oscurità, era Mark. Si lanciò contro Stephen e la<br />

forza <strong>del</strong>l'impatto fece volare l'altro attraverso la stanza. Per un<br />

istante Lauren provò una sensazione di trionfo, che tuttavia si spense<br />

subito perché Stephen si rialzò in un lampo.<br />

Peggio ancora, Heidi e Deanna si alzarono in volo ululando come<br />

banshee, e mentre Mark e Stephen erano avvinghiati in una lotta<br />

furiosa, Lauren si trovò costretta a fronteggiare le sue migliori<br />

amiche, che sembravano entrambe intenzionate a ucciderla. Heidi<br />

era così minuta che le fu sufficiente una spinta per sbarazzarsi di lei,<br />

mentre Deanna, che era alta e forte, riuscì ad afferrarla per la gola.<br />

Frugando disperatamente nella tasca, Lauren trovò gli<br />

stuzzicadenti. Riuscì a prenderne uno tra le dita e lo conficcò nella<br />

gabbia toracica di Deanna.<br />

Con sua grande sorpresa, le dita che le stringevano la gola<br />

allentarono la presa.<br />

Quando Heidi tornò alla carica, colpì anche lei. Poi, armata di<br />

uno stuzzicadenti per mano, le fronteggiò entrambe, perlustrando la<br />

stanza con lo sguardo per vedere dove Stephen avesse lasciato<br />

cadere la pistola ad acqua.<br />

Quando la individuò sul pavimento, poco lontano, si tuffò in<br />

quella direzione. Riuscì ad afferrarla, rotolò lontano e sparò alle sue<br />

amiche. Gridando, le due ragazze si rifugiarono in un angolo <strong>del</strong>la<br />

stanza, abbracciandosi e fissandola come se fosse una creatura degli<br />

inferi.<br />

Lauren si girò. Mark e Stephen stavano ancora lottando, e la<br />

battaglia era così furiosa che volavano letteralmente da una parte<br />

all'altra <strong>del</strong>la stanza. Stephen si aggrappò alle travi <strong>del</strong> soffitto,<br />

scalciando per tenere a distanza Mark che cercava di agguantarlo.<br />

Quando Mark, schivando i colpi <strong>del</strong>l'avversario, riuscì a piombargli<br />

addosso, l'intera casa parve tremare per la violenza <strong>del</strong>l'impatto.


Si sollevò una nube di polvere e l'oscurità avvolse la stanza<br />

insieme a un vortice d'aria calda, mentre Stephen respingeva l'attacco<br />

con tutte le sue forze.<br />

Lauren pensò di essere impazzita, perché le parve di vedere <strong>del</strong>le<br />

ali, poi dei lupi, occhi gialli che scintillavano come oro, canini che<br />

grondavano saliva, pellicce in volo...<br />

A un tratto si voltò, avvertendo una presenza alle proprie spalle.<br />

Deanna aveva ripreso coraggio e si stava lanciando su di lei nel<br />

tentativo di azzannarla alla gola.<br />

Lauren non ebbe bisogno di difendersi perché, prima che Deanna<br />

la toccasse, qualcun altro fece irruzione nella stanza.<br />

Jonas.<br />

«Deanna!» Al suo grido la ragazza si immobilizzò.<br />

In quel momento Lauren sentì qualcuno ghermirla alle spalle.<br />

Voltandosi di scatto, si trovò di fronte Stephen.<br />

Vide i suoi canini aguzzi scintillare, pronti ad azzannarla alla gola.<br />

Un istante dopo il vampiro fu strappato da lei e qualcosa di enorme<br />

e di scuro esplose nella stanza.<br />

Un lampo accecante rischiarò la stanza per un istante,<br />

permettendole di vedere Mark che afferrava Stephen e lo<br />

costringeva in ginocchio stringendogli il capo in una morsa e<br />

torcendogli il collo. Poi una detonazione assordante fece tremare le<br />

pareti.<br />

Stephen era esploso.<br />

Lauren tossì e lottò per riprendere fiato, barcollando all'indietro.<br />

Mentre la polvere si diradava, vide che Mark era rimasto in piedi,<br />

benché fosse ferito e sanguinante.<br />

Un secondo dopo lui crollò al suolo.<br />

Lauren si precipitò verso di lui e si lasciò cadere sulle ginocchia.<br />

Con le falde <strong>del</strong>la camicia gli tamponò il sangue che usciva dalle<br />

ferite alle braccia e alla fronte, solo vagamente consapevole <strong>del</strong>la<br />

voce di Deanna, poco distante, che chiedeva confusa: «Dove diavolo<br />

siamo? Jonas!».


Ma lui stava già accorrendo al fianco di Lauren. Si inginocchiò<br />

accanto a lei.<br />

«Sta morendo! » gridò Lauren.<br />

Jonas le strinse la mano in un gesto rassicurante. «No, non morirà.<br />

Vedi? Sta già guarendo.»<br />

Lauren si alzò, allontanandosi da lui. «Come hai fatto a entrare?<br />

Come ha fatto Mark a entrare qui? C'erano dozzine di... loro fuori.<br />

Ma voi... anche voi due siete come loro, vero?»<br />

Jonas si alzò in piedi e la guardò negli occhi. «Sì, sono un<br />

vampiro» ammise. «Ma non sono come loro. Che cosa devo fare per<br />

provartelo?»<br />

Un gemito giunse dal basso. Era Mark.<br />

Lauren tornò a inginocchiarsi accanto a lui e lo aiutò a mettersi<br />

seduto, poi lo fissò sbalordita. La ferita sulla fronte sembrava già più<br />

piccola e non sanguinava più.<br />

Mark fece una smorfia e chinò il capo sotto il suo sguardo. «Avrei<br />

dovuto dirti la verità fin dall'inizio. Solo che c'erano così tante cose<br />

che dovevi accettare e comprendere prima... »<br />

Lauren indietreggiò. «Siamo ancora in pericolo. Ci sono almeno<br />

una dozzina di vampiri là fuori.»<br />

«È tutto a posto. Siamo al sicuro» cercò di tranquillizzarla Jonas.<br />

«Non ti credo» ribatté Lauren. Era terrorizzata e tremava come<br />

una foglia, cosa che la irritava oltre misura.<br />

Era felice che Mark fosse vivo.<br />

Eppure l'aveva appena visto staccare la testa di un uomo come se<br />

fosse il tappo di una bottiglia, pensò. No, non era la testa di un<br />

uomo si corresse subito. Era la testa di un vampiro malvagio.<br />

Con un gemito di impazienza, Jonas prese la pistola ad acqua e<br />

gliela tese. «Avanti. Sparami.»<br />

Vedendo che rimaneva a fissarlo inorridita, voltò la canna<br />

<strong>del</strong>l'arma verso il proprio petto e premette il grilletto.<br />

Deanna gridò.


Non successe nulla, a parte il fatto che Jonas era bagnato.<br />

Poi lui puntò la pistola contro Mark e gli sparò in pieno viso.<br />

Mark sussultò e gli rivolse uno sguardo feroce. «Vieni fuori» disse a<br />

Lauren con voce ferma. Vedendo che lei non si muoveva, stupita dal<br />

fatto che l'acqua santa non avesse alcun effetto su di lui, spiegò<br />

succintamente: «Noi siamo buoni. L'acqua santa non può farci male.<br />

Andiamo, adesso».<br />

Si rialzò senza chiederle aiuto e si diresse verso le scale.<br />

A Lauren non restò che seguirlo.<br />

Deanna le lanciò un'occhiata diffidente e anche Heidi rabbrividì<br />

mentre le passava davanti.<br />

La sala al piano di sopra era deserta e immersa nel buio. Le<br />

can<strong>del</strong>e si erano spente, ma non aveva importanza. Lauren sentiva<br />

che non c'era nessuno.<br />

Seguì Mark all'esterno.<br />

La luna non era più velata di rosso; era soltanto un grande disco<br />

che splendeva nel cielo.<br />

Si guardò intorno e rimase colpita dallo spettacolo che si presentò<br />

ai suoi occhi.<br />

C'era Big Jim, con una lunga lancia di legno grondante sangue in<br />

una mano e nell'altra un machete.<br />

Accanto a lui, Stacey imbracciava una gigantesca pistola ad acqua,<br />

simile a un Uzi giocattolo. Poco lontano scorse Sean e Maggie,<br />

Bobby e l'altro poliziotto che aveva fatto la guardia a Deanna<br />

quando era all'ospedale.<br />

Stupita, notò anche un'anziana donna di colore che impugnava<br />

una grande croce e un machete, e accanto a lei un ragazzo di colore<br />

e una bellissima donna, anche lei nera. Lauren ricordò di averla già<br />

vista all'ospedale. Era l'infermiera di Deanna, quella che era<br />

impazzita... anche se in quel momento sembrava stesse bene.<br />

La donna anziana avanzò verso di loro. «È tutto finito, allora?»<br />

chiese a Mark.<br />

Lui la prese per mano, attirandola vicina. «Sì, è tutto finito, Miss


Lockwood. Grazie.»<br />

«Le avevo detto che sapevo che cosa avevamo di fronte» replicò la<br />

donna, allontanandosi e scuotendo l'indice con aria di rimprovero.<br />

«Dovrebbe avere un po' più di fiducia nella gente, sa?»<br />

«Ha ragione, ma'am.» Mark guardò Sean. «Come spiegherai tutto<br />

questo?»<br />

Lauren si guardò intorno e ansimò, scossa da un brivido. Nel<br />

cortile c'erano mucchi di polvere e tracce di sporco ovunque,<br />

parecchie ossa e persino un cadavere decapitato.<br />

«Credo che sarebbe una sorta di giustizia poetica se facessimo<br />

ricadere la colpa sul tassista» propose Sean. «Anche se dovrò spiegare<br />

come ha fatto a finire decapitato.»<br />

«Andiamo, Sean» protestò Maggie. «A volte sei così...»<br />

Il tenente sospirò. «Maggie, quel tizio aveva una falsa identità. Il<br />

suo vero nome era Wayne Girard. Qualche tempo fa è stato<br />

dichiarato colpevole di ventisette omicidi, ma è riuscito a fuggire,<br />

probabilmente con l'aiuto <strong>del</strong> nostro amico Stephen. Dovrò essere<br />

molto convincente, tuttavia sono sicuro di poter addossare a lui la<br />

colpa.»<br />

Lauren si avvicinò ai Canady e alla gente di Monstresse House.<br />

Tutti la abbracciarono con affetto.<br />

«Poliziotto di giorno, acchiappavampiri di notte» scherzò Bobby,<br />

ammiccando.<br />

«Tutti voi dovete sparire immediatamente» ordinò Sean. «Tranne<br />

tu, Bobby Acchiappavampiri. Mi aiuterai a ripulire questo macello.<br />

Altre pattuglie sono in arrivo.»<br />

Maggie gli diede un rapido bacio sulla guancia prima di dirigersi<br />

verso la propria auto. A quel punto anche gli altri erano usciti dalla<br />

casa e Mark fece cenno a Deanna e a Heidi di avvicinarsi.<br />

«Voi tre» disse, includendo Lauren, «andate con Maggie. Jonas e io<br />

torneremo per conto nostro.»<br />

«Jonas...» mormorò Deanna.<br />

«Non preoccuparti per lui» la rassicurò Maggie. «Salite in macchina.


Sarà più facile per Sean e Bobby se ci togliamo di torno.»<br />

Deanna scambiò un lungo bacio con Jonas prima che Maggie la<br />

prendesse per un braccio e la trascinasse verso l'auto.<br />

Mentre si allontanavano, Lauren si voltò a guardare indietro.<br />

Mark e Jonas erano ancora con Sean e Bobby. Forse avevano<br />

intenzione di aiutare a ripulire, ma come avrebbero spiegato la loro<br />

presenza agli altri poliziotti in arrivo?<br />

Deanna doveva aver pensato la stessa cosa, perché chiese in tono<br />

preoccupato: «Che cosa diranno gli altri agenti vedendo Mark e<br />

Jonas?».<br />

«Non li vedranno» rispose Maggie.<br />

«Voleranno via» intervenne Heidi in tono vivace.<br />

Lauren si aspettava che Maggie la contraddicesse.<br />

Ma non fu così.<br />

Era tutto finito, pensava Mark.<br />

Era tornato a Monstresse House molto tardi e tutto era tranquillo.<br />

Era stato a lungo sotto la doccia cercando di liberarsi non solo<br />

<strong>del</strong>lo sporco, ma anche di tutto l'odio e l'amarezza che avevano<br />

guidato così a lungo la sua vita. Continuava a ripetersi che era tutto<br />

finito ora che Stephen era morto.<br />

Eppure si sentiva svuotato. Prosciugato.<br />

Quando uscì dal bagno, vide che le ferite erano già guarite. Ma<br />

non era l'esterno che importava.<br />

Si sentiva come se qualcosa lo dilaniasse dentro.<br />

Avrebbe dovuto dirglielo.<br />

Non era stato onesto, e lei l'aveva scoperto da sola. Così l'aveva<br />

persa.<br />

In realtà non l'aveva mai avuta veramente.<br />

Si distese sul letto, grato di poter tenere aperta la portafinestra che<br />

si affacciava sulla balconata e di sentirsi accarezzare dalla brezza<br />

leggera. Forse, una volta chiusi gli occhi, non avrebbe avuto più


incubi.<br />

Non l'avrebbe più vista venire verso di lui, tutta vestita di bianco.<br />

Non avrebbe più visto il suo sorriso.<br />

Katja l'aveva amato, si era fidata di lui al punto di rivelargli la<br />

verità su quanto era successo. E anche se in un primo tempo lui non<br />

le aveva creduto, aveva avuto fiducia in lei. Così aveva combattuto<br />

contro Stephen, che l'aveva trasformato in vampiro. Dapprima il suo<br />

mortale nemico aveva goduto di quell'impresa, finché non si era reso<br />

conto che a loro due non importava. Si sarebbero sposati<br />

ugualmente e l'avrebbero fatto in chiesa.<br />

Finché Katja era stata all'oscuro di tutto e vulnerabile, Stephen era<br />

riuscito a ipnotizzarla, ma non aveva potuto fare più nulla dopo che<br />

lei si era resa conto di cosa era diventata e di quello che lui stava<br />

facendo. Katja aveva una volontà d'acciaio.<br />

Ma suo padre...<br />

Dio, suo padre! Così forte, così amorevole e orgoglioso <strong>del</strong> figlio.<br />

Gli aveva raccontato cosa era successo, ma lui non avrebbe mai<br />

immaginato che sarebbe stato disposto a dare la vita per distruggere<br />

la sua promessa sposa. Il pover'uomo non sapeva che anche suo<br />

figlio era stato trasformato in vampiro, e che esisteva un modo di<br />

combattere la natura malvagia degli esseri che erano diventati.<br />

E adesso?, si chiese.<br />

Adesso che era tutto finito, Lauren sarebbe partita. Sarebbe<br />

tornata a casa con Heidi, mentre Deanna sarebbe rimasta con Jonas,<br />

che si era rivelato onesto e sincero.<br />

Mark chiuse gli occhi; aveva bisogno di dormire. Doveva smettere<br />

di tormentarsi.<br />

A un tratto si immobilizzò, sentendo la porta che si apriva. Sollevò<br />

cautamente una palpebra.<br />

Lauren si stava avvicinando silenziosamente al letto. Profumava di<br />

sapone, shampoo e infinita dolcezza. Indossava una camicia da notte<br />

di seta bianca e i suoi capelli erano come un cielo incendiato dal<br />

tramonto.<br />

Si fermò, poi si sdraiò al suo fianco e si appoggiò a un gomito,


guardandolo. «Non azzardarti mai più a nascondermi la verità -<br />

l'assoluta, completa, totale verità» disse.<br />

Mark aprì gli occhi. Lei aveva parlato in tono deciso, ma le sue<br />

labbra erano incurvate in un tenue sorriso. «Lauren...»<br />

«Taci e ascolta. Credo di non aver mai avuto tanta paura in vita<br />

mia come quando sono arrivata in quella casa stanotte. Ma poi... Poi<br />

ho creduto di averti perso e il dolore è stato dieci volte più forte<br />

<strong>del</strong>la paura. Il punto è questo, Mark: non cercare di proteggere i<br />

miei sentimenti. Nemmeno se dovessi arrabbiarmi.»<br />

«Temevo che ti saresti ben più che arrabbiata se ti avessi detto<br />

tutta la verità sul mio conto» mormorò lui.<br />

«Lo ammetto, a un certo punto ho avuto paura di te. Tuttavia<br />

credo che siamo arrivati a conoscerci abbastanza bene, anche se è<br />

successo in un arco di tempo ridotto. Breve, ma molto intenso.»<br />

Mark sorrise e si voltò verso di lei. «Non ti avevo detto di non<br />

uscire da questa casa per nessuna ragione?» le domandò<br />

bruscamente.<br />

«Dovevo farlo» protestò lei.<br />

«Non senza dirmelo.»<br />

«Tu me l'avresti impedito.»<br />

«Ci puoi giurare.»<br />

Lauren sorrise e abbassò lo sguardo per un istante prima di tornare<br />

a guardarlo negli occhi. «Sul serio... non potevo rischiare la vita di<br />

Deanna e Heidi. E non sappiamo ancora se Susan se la caverà.»<br />

«Io credo di sì» ribatté con fermezza Mark.<br />

«Il punto è...»<br />

«Il punto è che non mi dai ascolto.»<br />

«Il punto è che d'ora in poi voglio che tu mi dica sempre la verità.»<br />

«Già, perché le persone intelligenti sono disposte a credere che i<br />

vampiri esistono, vero?» ribatté lui con un sorriso ironico.<br />

«Quando non possono fare a meno di vedere quello che hanno<br />

davanti agli occhi, sì» mormorò Lauren.


«D'ora in avanti, giuri che mi avviserai prima di correre a salvare<br />

qualcuno? E che avrai fiducia in me?» le chiese.<br />

«Sì.» Lauren gli accarezzò il viso, si strinse a lui e gli sussurrò sulle<br />

labbra: «Adesso abbracciami, ti prego. Perché non mi interessa chi sei<br />

- o dovrei dire che cosa sei? - e non ho mai provato un sentimento<br />

simile prima d'ora. Dimostrami che anche tu mi ami».<br />

Mark la baciò, e il vuoto che sentiva dentro sparì.<br />

Si sentiva completo come mai aveva sperato di poter essere<br />

ancora.


Epilogo<br />

Fu un matrimonio bellissimo. La chiesa traboccava di fiori di tutti i<br />

colori, una passatoia blu correva lungo la navata centrale,<br />

dall'ingresso fino all'altare.<br />

Erano presenti vecchi e nuovi amici.<br />

Lo sposo era affascinante, alto, bruno ed elegantissimo.<br />

La sposa era di una bellezza indescrivibile e splendeva<br />

letteralmente di felicità.<br />

Camminò verso di lui sulle note di una romanticissima ballata.<br />

«La musica è stupenda» sussurrò Deanna all'orecchio di Heidi, che<br />

aspettava insieme a lei accanto all'alt are.<br />

«L'ha scritta lui» rispose Heidi.<br />

Lauren percorse la navata al braccio di Big Jim, che sfoggiava un<br />

sorriso smagliante mentre la conduceva all'altare e la affidava allo<br />

sposo.<br />

voti che pronunciarono erano dolci come la ballata che aveva<br />

accompagnato l'ingresso <strong>del</strong>la sposa. Li avevano scritti Mark e<br />

Lauren. Non tutti i presenti li compresero appieno, ovviamente. La<br />

promessa di amarsi per tutta l'eternità, qualsiasi cosa fosse successa,<br />

l'amore immortale che sfidava il tempo, tutte parole consuete che<br />

tuttavia per qualcuno assumevano un senso drasticamente diverso.<br />

Gli sposi lasciarono la chiesa sotto una pioggia di riso Il<br />

ricevimento di nozze si tenne nel giardino di Monstresse House,<br />

dove il profumo <strong>del</strong> barbecue lottava per imporsi su quello <strong>del</strong><br />

gumbo e di altri piatti tipici <strong>del</strong>la Louisiana. Mentre il pomeriggio<br />

cedeva il passo alla sera, la banda di Big Jim si esibì in una jam<br />

session e lo sposo si unì a loro per qualche brano, finché non vide la<br />

sposa guardarlo con un'espressione di intimo calore negli occhi.<br />

Allora scese dal palco e le si avvicinò.<br />

«La verità» le disse prendendola tra le braccia, «tutta la verità, è<br />

che ti amo.»


Lei rise. «Non ne dubiterò mai.»<br />

La luna avvolgeva il prato in caldo bagliore argentato. Sembrava<br />

che i due sposi danzassero su un luminoso tappeto di nuvole bianche<br />

e che avrebbero potuto continuare così per sempre.<br />

Forse alcune cose erano davvero eterne.

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