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Industria Vicentina 3-2010.pdf - Associazione Industriali della ...

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MAGAZINE DI INFORMAZIONE ECONOMICA PER LE IMPRESE<br />

FEDERICO FAGGIN<br />

PREMIATO DA BARACK OBAMA<br />

Congratulation,<br />

Mr. Faggin<br />

LA GREEN ECONOMY<br />

TARGATA VICENZA<br />

Realizzato un sondaggio per misurare<br />

quanto importante sia la cosiddetta<br />

“green economy” nel Vicentino<br />

SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia VICENTINA<br />

NORDEST<br />

UNIVERSITY<br />

Un obiettivo per dare<br />

una nuova occasione<br />

di sviluppo e innovazione<br />

al nostro territorio<br />

3/2010


corsivo<br />

E' tempo di pensare<br />

a una “Green Society”<br />

La green economy non è solo una moda del<br />

momento e credo non sia solo un brand<br />

molto forte. Portare il nostro territorio a<br />

imboccare un percorso di metamorfosi, così<br />

come è avvenuto in altri poli industriali europei a<br />

elevata intensità di utilizzo ambientale, è una via da<br />

seguire con determinazione. Dobbiamo trovare anche<br />

noi una green way da percorrere. Recentemente<br />

fonti dell’Unione Europea hanno confermato una<br />

riduzione delle emissioni di gas serra, molto vicina<br />

all’obiettivo del 20% proposto dalla Commissione<br />

per il 2020. Questo risultato non si è concretizzato<br />

come miglioramento delle innovazioni tecnologiche,<br />

ma è stata conseguenza <strong>della</strong> crisi. Segno che<br />

il virtuosismo ambientale ha potenzialità enormi,<br />

ma sul lungo periodo. Così come avviene per ogni<br />

innovazione, la svolta verde non produce una crescita<br />

esplosiva, ma necessità di tempo per dimostrarsi<br />

una “miccia” per lo sviluppo. E le nostre imprese<br />

si stanno dimostrando recettive. L’ultima indagine<br />

di Demos dice che un’azienda su due ha rilevato<br />

da parte dei propri clienti un’attenzione particolare<br />

alle produzioni volte a salvaguardare l’ambiente.<br />

Se osserviamo i dati suddivisi per settore notiamo<br />

che la richiesta di prodotti certificati è cresciuta in<br />

modo intenso nei settori manifatturieri “tradizionali”,<br />

addirittura più che nella meccanica. Anche dal punto<br />

di vista <strong>della</strong> dimensione di impresa non si notano<br />

significative divergenze. La “green economy” non<br />

è prerogativa delle grandi imprese che operano<br />

sui mercati finali e anche le piccole imprese sono<br />

coinvolte dal fenomeno. Vediamo già segnali positivi<br />

provenire dal distretto <strong>della</strong> Valle del Chiampo.<br />

Provincia di Vicenza insieme all’Agenzia Giada e<br />

Confindustria Vicenza hanno creato un percorso<br />

ecosostenibile per la produzione delle pelli.<br />

Alcune aziende hanno già preso il cammino per la<br />

certificazione ambientale <strong>della</strong> produzione <strong>della</strong> pelle.<br />

La realizzazione di questo standard internazionale,<br />

creato in tempi non sospetti, è un passo di<br />

grandissima avanguardia per questo territorio. Tutte<br />

queste riflessioni ci confermano che costruire una<br />

green economy non vuol dire solo foderare i nostri<br />

stabilimenti di pannelli fotovoltaici, o ricercare modalità<br />

di produzione di energia da fonti alternative. Significa<br />

creare un contesto manifatturiero nuovo. Fabbriche<br />

diverse, processi produttivi differenti e quindi prodotti<br />

innovativi. Secondo Richard Florida (analista dei<br />

fenomeni di innovazione negli Stati Uniti) la “green<br />

economy” è un fenomeno di ampia portata, che non<br />

si limita alla produzione di energia da fonti rinnovabili<br />

e agli interventi di efficienza energetica sulle auto<br />

o sulle abitazioni. Per Florida la green economy<br />

è un fenomeno pervasivo<br />

che riguarda praticamente<br />

tutti i settori. Ecco perché<br />

dobbiamo iniziare a pensare<br />

a una Green Society, una<br />

comunità verde.<br />

Cioè a un soggetto fatto di<br />

corpo e pensiero, aperto e<br />

innovativo, con la voglia di<br />

crescere, di svilupparsi e<br />

lavorare. Cioè di fare quello<br />

che noi vicentini sappiamo<br />

fare meglio: avere successo<br />

con le nostre aziende nel<br />

Mondo.<br />

di Roberto Zuccato<br />

Presidente<br />

di Confindustria Vicenza<br />

D obbiamo iniziare a pensare<br />

a una Green Society, una<br />

comunità verde. Cioè a un<br />

soggetto fatto di corpo e<br />

pensiero, aperto e innovativo,<br />

con la voglia di crescere, di<br />

svilupparsi e lavorare. Cioè di<br />

fare quello che noi vicentini<br />

sappiamo fare meglio: avere<br />

successo con le nostre aziende<br />

nel Mondo.<br />

1


Direttore responsabile<br />

Stefano Tomasoni<br />

Hanno collaborato<br />

Maria Elena Bonacini<br />

Fiorenza Conti<br />

Marialuisa Duso<br />

Paolo Gurisatti<br />

Eros Maccioni<br />

Progetto grafico<br />

Patrizia Peruffo<br />

Stampa<br />

Tipografia Rumor S.r.l.,<br />

Vicenza<br />

Pubblicità<br />

Oepi, Verona<br />

Editore<br />

Istituto Promozionale<br />

per l’<strong>Industria</strong> srl - soc. unip.<br />

Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />

Anno ventinovesimo<br />

Numero 3<br />

Settembre/Ottobre 2010<br />

Una copia € 4,00<br />

Registrazione Tribunale di<br />

Vicenza<br />

n. 431 del 23.2.1982<br />

Questo numero è stato<br />

stampato<br />

in 4.000 copie.<br />

È vietata la riproduzione<br />

anche parziale di articoli<br />

e illustrazioni senza<br />

autorizzazione e senza<br />

citare la fonte.<br />

FOTOGRAFIE<br />

Archivio Confindustria Vicenza<br />

9, 37, 54, 55; Archivio Ciro<br />

Gazzola 43 in alto; Archivio<br />

Colorcom 30, 31; Archivio Diesel<br />

26, 27; Archivio Expo 2010<br />

Shanghai China 22, 24 in alto;<br />

Archivio Federico Faggin 20,<br />

21; Archivio Fernando Bandini<br />

50, 51; Archivio Fiera di Vicenza<br />

23, 24 in basso, 25; Archivio<br />

Fondazione Il Campiello 42, 43<br />

in basso Archivio Forgital Italy 35<br />

in alto; Archivio Gloria Cariolato<br />

44, 45; Archivio Il Giornale di<br />

Vicenza 18, 19; Archivio Ilsa 34<br />

in alto; Archivio Italgum 32, 33;<br />

Archivio Lp 35 in basso; Archivio<br />

Pozza 34 in basso; Archivio Sella<br />

Farmaceutici 28, 29; Istockphoto<br />

4, 6, 7, 10, 14, 15, 17 in alto, 36,<br />

39, 40, 52, 53;<br />

Volume “Le macchine agricole<br />

Laverda” 46, 47, 48, 49.<br />

Copertina<br />

Archivio Il Giornale di Vicenza<br />

4<br />

corsivo<br />

1. E' tempo di pensare<br />

a una "Green Society"<br />

di Roberto Zuccato<br />

focus<br />

4. La "Green Economy“<br />

vista dai vicentini<br />

di Paolo Gurisatti<br />

scenari<br />

14. Nordest University<br />

di Stefano Tomasoni<br />

22<br />

36<br />

documento<br />

36. Occupazione e competitività<br />

di Alberto Bombassei<br />

42<br />

avanti i giovani<br />

42. "Adoro leggere<br />

scrivere e correre"<br />

di Eros Maccioni<br />

44. A caccia di tornado<br />

di Stefano Tomasoni<br />

46<br />

industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />

per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />

personaggi<br />

18. "Congratulation,<br />

Mr. Faggin".<br />

Firmato Barack Obama<br />

di Maria Elena Bonacini<br />

expo<br />

22. Ritorno da Shanghai<br />

di Fiorenza Conti<br />

imprese<br />

26. Benvenuti al Diesel Village<br />

di Stefano Tomasoni<br />

28. Sempre più in Sella<br />

di Stefano Tomasoni<br />

30. Maestri di scena<br />

32. C'è gomma e gomma<br />

di Marialuisa Duso<br />

34. Flash<br />

cultura e società<br />

46. Storia di uomini<br />

e di macchine<br />

50. Quando vince la poesia<br />

di Maurizia Veladiano<br />

52. Un'altra impresa<br />

associazione<br />

54. Fatti e persone<br />

numeri<br />

56. Dati e statistiche<br />

sull’economia vicentina<br />

translation<br />

58. Una selezione<br />

di articoli tradotti in inglese<br />

3/2010


di Paolo Gurisatti<br />

“ La Green Economy<br />

calza a pennello<br />

con la capacità<br />

riconosciuta alle<br />

nostre aziende di<br />

operare attraverso la<br />

qualità, l'innovazione<br />

e la ricerca”<br />

4<br />

focus<br />

La "Green<br />

Economy“<br />

vista dai<br />

vicentini<br />

I<br />

n occasione dell’ultima assemblea<br />

dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li di Vicenza<br />

DEMOS&PI ha realizzato un sondaggio<br />

(su un campione statisticamente<br />

rappresentativo delle imprese iscritte<br />

ad Assindustria Vicenza e <strong>della</strong> popolazione<br />

di età superiore a 15 anni <strong>della</strong> Provincia di<br />

Vicenza) per misurare quanto importante sia la<br />

cosiddetta “green economy”.<br />

Esistono diverse definizioni di “green economy”<br />

ed è forse opportuno riflettere sul significato<br />

che attribuiamo a questo termine, entrato ormai<br />

a far parte del nostro linguaggio quotidiano.<br />

Alcuni osservatori tendono a circoscrivere il<br />

concetto di “green economy” alla produzione<br />

di tecnologie per lo sfruttamento di fonti<br />

energetiche rinnovabili (fotovoltaico in primo<br />

luogo) e per la riduzione dei consumi energetici<br />

(cappotti termici, solare termico, lampadine…).<br />

Altri sostengono invece che la “green economy”<br />

sia un fenomeno più esteso, che coinvolge in<br />

diversa misura tutti i settori industriali e che


iguarda tanto i prodotti quanto i processi<br />

ad elevate prestazioni e compatibili con<br />

l’ambiente.<br />

Il grande pubblico dei consumatori ha già<br />

iniziato a riconoscere alcuni di questi prodotti e<br />

processi che concorrono a ridurre il fabbisogno<br />

di energia e sono compatibili con l’ambiente.<br />

Due esempi tra i tanti:<br />

• i frigoriferi o le lavatrici in “Classe A”,<br />

che offrono le medesime prestazioni degli<br />

elettrodomestici tradizionali, con un consumo<br />

energetico inferiore;<br />

• i motori delle auto “Euro 2, 3…5”, che<br />

offrono le stesse prestazioni dei veicoli di<br />

vecchia concezione, ma aiutano a consumare<br />

meno carburante e a ridurre i costi<br />

dell’inquinamento.<br />

Successivamente alla crisi del 2008, la<br />

domanda dei consumatori per questi prodotti<br />

e degli imprenditori per processi “green” si è<br />

notevolmente ampliata. Anche per acquistare<br />

una casa o “un capannone” l’acquirente medio<br />

oggi si chiede: - Sto comprando un edificio<br />

“sostenibile”? la mia nuova casa, o nuova sede,<br />

è costruita secondo criteri che consentono<br />

di risparmiare sui costi dell’energia, di avere<br />

minori emissioni di CO 2 e altri gas serra, minori<br />

costi di manutenzione…?<br />

La “certificazione” delle prestazioni degli<br />

immobili comincia a essere richiesta per<br />

avere certezze sul valore dell’investimento<br />

ed è sempre meno considerata un balzello<br />

burocratico. Il consumatore che compra una<br />

casa e l’imprenditore che acquista una nuova<br />

sede (ad esempio Renzo Rosso <strong>della</strong> Diesel), o un<br />

nuovo impianto di produzione, vogliono essere<br />

certi dei consumi (per metro quadro o per<br />

unità di prodotto) del manufatto su cui vanno<br />

ad investire. Il loro obiettivo è salvaguardare<br />

il “valore futuro” dell’investimento, per poter<br />

rivendere in futuro il bene acquistato oggi ad<br />

un prezzo equo, per non trovarsi svantaggiati da<br />

costi di gestione eccessivi e crescenti, per non<br />

dover pagare tasse future sull’inquinamento,<br />

ecc…<br />

Secondo Richard Florida (analista dei fenomeni<br />

di innovazione negli Stati Uniti, ospite un anno<br />

fa a Schio del Festival delle Città Impresa e<br />

primo utilizzatore del termine “reset” come<br />

sintesi estrema <strong>della</strong> crisi in corso) la “green<br />

economy” è un fenomeno di ampia portata,<br />

che non si limita alla produzione di energia da<br />

fonti rinnovabili e agli interventi di efficienza<br />

energetica sulle auto o sulle abitazioni. Per<br />

Florida la green economy è un fenomeno<br />

pervasivo che riguarda praticamente tutti i<br />

settori. Anche la produzione di acqua minerale<br />

o di magliette deve fare i conti con un mercato<br />

sempre più esigente e attento ai “costi nascosti”<br />

<strong>della</strong> produzione. Dietro una bottiglia di acqua<br />

minerale il consumatore medio comincia a<br />

riconoscere i “costi nascosti” dell’inquinamento<br />

e <strong>della</strong> congestione del traffico (che non<br />

sono esplicitati nell’etichetta, ma pesano<br />

sensibilmente sul portafoglio alla pompa di<br />

benzina).<br />

Dopo la crisi del 2008 è più difficile produrre<br />

e vendere manufatti “poco sostenibili” e questo<br />

sta modificando le preferenze dei consumatori<br />

e le decisioni degli operatori economici.<br />

Indipendentemente dall’orientamento dei<br />

governi e dalle valutazioni <strong>della</strong> comunità<br />

scientifica sul cambiamento climatico, è<br />

il mercato stesso che sta spingendo verso<br />

manufatti “green” (soprattutto nei paesi ricchi,<br />

ma anche nei paesi emergenti).<br />

Anzi, un modello di sviluppo “vecchio” nei paesi<br />

emergenti concorre a rallentare la crescita<br />

globale. Lo abbiamo visto nel 2008, quando i<br />

prezzi di molte materie prime (e non solo del<br />

petrolio) sono andati alle stelle. Se non interviene<br />

S u indiCazione dell'assoCiazione, la<br />

soCietà di riCerCa “demos & Pi” ha<br />

realizzato un sondaggio (su un CamPione<br />

statistiCamente raPPresentatiVo delle<br />

imPrese assoCiate e <strong>della</strong> PoPolazione di<br />

età suPeriore a 15 anni <strong>della</strong> ProVinCia<br />

di ViCenza) Per misurare quanto<br />

imPortante sia la Cosiddetta “green<br />

eConomy”. eCCo i risultati.<br />

5


6<br />

focus<br />

un cambiamento tecnologico profondo nei<br />

prodotti e nei processi, in direzione “green”,<br />

sarà difficile uscire dall’attuale congiuntura.<br />

Questa è la tesi sostenuta da Florida un anno fa<br />

a Schio e condivisa da molti altri osservatori.<br />

La “green economy”, in conclusione, non è solo<br />

un problema per specialisti <strong>della</strong> produzione<br />

di energia fotovoltaica, eolica o da bio-masse. E’<br />

un problema più ampio che tocca tutti i settori<br />

dell’economia. A questa definizione aderiscono<br />

i ricercatori di DEMOS anche se, in questa prima<br />

indagine, hanno concentrato e limitato la loro<br />

attenzione sui cambiamenti relativi agli edifici<br />

e alla gestione energetica degli impianti.<br />

Per il Vicentino la “green economy” è una<br />

grande opportunità. La produzione di prodotti<br />

e servizi innovativi non è infatti un problema<br />

esclusivo delle imprese che si occupano di<br />

elettronica, di produzione di energia solare,<br />

di energia elettrica, di impiantistica civile…<br />

E’ un’occasione concreta per molti piccoli<br />

operatori del manifatturiero, per rivedere<br />

“ La Green Economy<br />

non riguarda solo<br />

l'energia fotovoltaica,<br />

eolica o da biomasse:<br />

è un tema molto<br />

più ampio che<br />

tocca tutti i settori<br />

dell'economia”<br />

la struttura dei propri prodotti e processi<br />

produttivi, anche con bassi costi di investimento<br />

e di ricerca.<br />

Dal punto di vista del mercato del lavoro i<br />

cambiamenti sono altrettanto evidenti, se si<br />

riesce a guardare con attenzione dietro i dati<br />

statistici disponibili. Cresce la domanda di “green<br />

jobs” (lavori verdi) e nuove professionalità.<br />

E non si tratta solo di “energy manager” nelle<br />

aziende più strutturate. Stanno cambiando<br />

molti lavori “tradizionali”, laddove è possibile<br />

un significativo risparmio di energia, di acqua,<br />

di materie prime non rinnovabili e, in ultima<br />

istanza, di ambiente.<br />

Il convegno organizzato il 23 settembre<br />

dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li, su iniziativa di<br />

Carlo Brunetti, ha bene evidenziato lo spazio<br />

disponibile per la chimica organica, per prodotti<br />

nuovi nel settore delle materie plastiche e per<br />

soluzioni “green” nella gestione dei processi<br />

agro-alimentari.<br />

Finora non sono state realizzate indagini


approfondite su tutti questi temi. In occasione<br />

del sondaggio realizzato su “La Società<br />

<strong>Vicentina</strong>” (nel maggio scorso), i ricercatori di<br />

DEMOS sono tuttavia riusciti a “tastare il polso”<br />

ad un campione di imprenditori e cittadini di<br />

Vicenza, sui temi sin qui citati e in particolare<br />

su alcuni aspetti urgenti <strong>della</strong> “green economy”<br />

in edilizia. Si tratta di uno studio che offre alcuni<br />

spunti inediti sui quali vale la pena di riflettere,<br />

anche se, per il momento, non si occupa<br />

approfonditamente delle imprese e famiglie<br />

che sono già entrare nella nuova economia.<br />

Al campione di imprenditori sono state<br />

poste le seguenti domande: avete notato una<br />

maggiore attenzione, da parte dei clienti, ai<br />

temi <strong>della</strong> sostenibilità? avete notato una<br />

domanda di mercato crescente per prodotti<br />

e servizi certificati (più efficienti dal punto di<br />

vista energetico e ambientale? avete introdotto<br />

modifiche negli impianti o nelle procedure<br />

produttive per ottenere risparmi di energia e/o<br />

riduzione degli scarti e delle emissioni nocive?<br />

Al medesimo campione di imprenditori e ad<br />

un campione aggiuntivo di cittadini (di tutte<br />

le categorie sociali) è stata posta un’altra<br />

semplice domanda: avete realizzato, o intendete<br />

realizzare a breve, interventi finalizzati a<br />

migliorare l’efficienza energetica dell’edificio<br />

in cui lavorate o vivete?<br />

Ecco i risultati ottenuti.<br />

Preferenza dei clienti dell’economia vicentina<br />

per prodotti e servizi certificati (dal punto di<br />

vista energetico e ambientale).<br />

Il 54.8% degli intervistati del campione di<br />

imprese ha risposto affermativamente alla prima<br />

domanda. C’è da sottolineare che il sondaggio<br />

non si è limitato a raccogliere generiche<br />

“percezioni” degli intervistati. La rilevazione ha<br />

chiesto all’intervistato di misurare la domanda<br />

di “certificati” (sui prodotti o sui servizi offerti)<br />

da parte dei clienti e quindi di documenti<br />

molti precisi e non solo vaghe intenzioni. Se la<br />

maggioranza degli intervistati, in settori molto<br />

diversi tra loro, ha colto una crescita delle<br />

preferenze dei clienti per prodotti e servizi<br />

certificati, ciò significa che le osservazioni di<br />

Florida sono effettivamente pertinenti anche<br />

per l’economia vicentina.<br />

Se osserviamo i dati suddivisi per settore<br />

notiamo che la richiesta di prodotti certificati<br />

è cresciuta in modo intenso nei settori<br />

manifatturieri “tradizionali” (80.7%), addirittura<br />

più che nella meccanica (52.6%). Ed è stata<br />

molto forte nel settore dei servizi più ancora<br />

P er il ViCentino la “green eConomy” è<br />

una grande oPPortunità. la Produzione<br />

di Prodotti e serVizi innoVatiVi non è<br />

infatti un Problema esClusiVo delle<br />

imPrese Che si oCCuPano di elettroniCa,<br />

di Produzione di energia solare, di<br />

energia elettriCa, di imPiantistiCa CiVile…<br />

e’ un’oCCasione ConCreta Per molti<br />

PiCColi oPeratori del manifatturiero.<br />

7


8<br />

focus<br />

D al Punto di Vista <strong>della</strong> dimensione<br />

di imPresa non si notano signifiCatiVe<br />

diVergenze. la “green eConomy” non è<br />

PrerogatiVa delle grandi imPrese Che<br />

oPerano sui merCati finali e anChe le<br />

PiCCole imPrese sono CoinVolte dal<br />

fenomeno (nel 54.4% dei Casi).<br />

che nell’industria. Paradossalmente è più lenta<br />

proprio nel settore delle costruzioni (46.4%),<br />

che più di altri ha risentito <strong>della</strong> crisi ed è<br />

oggetto di specifiche attenzioni normative<br />

(da quest’anno è obbligatoria la certificazione<br />

energetica degli edifici oggetto di transazioni<br />

immobiliari).<br />

Anche dal punto di vista <strong>della</strong> dimensione di<br />

impresa non si notano significative divergenze.<br />

La “green economy” non è prerogativa delle<br />

grandi imprese che operano sui mercati finali<br />

e anche le piccole imprese sono coinvolte dal<br />

fenomeno (nel 54.4% dei casi).<br />

Ciò nonostante è vero che le aziende con più<br />

di 100 dipendenti sono in ampia maggioranza<br />

tenute a certificare le caratteristiche dei propri<br />

prodotti (nel 70.7% dei casi). Così come è vero<br />

che la richiesta di prodotti e servizi “sostenibili” è<br />

più forte tra le imprese che operano sul mercato<br />

interno (61.6%) o si trovano a combattere con<br />

concorrenti di altri paesi “avanzati” (60.6%).<br />

Le imprese che operano sui mercati internazionali,<br />

ma si confrontano con concorrenti dei<br />

paesi emergenti, sentono il problema in modo<br />

meno intenso (34.7%).<br />

La sensibilità energetica e ambientale è quindi<br />

un fenomeno diffuso. In Italia e nei principali<br />

paesi occidentali più che altrove. Le nostre<br />

imprese lo sanno bene. E anche quelle che<br />

operano su mercati meno evoluti sanno che il<br />

problema si porrà a breve anche per loro. Per<br />

due ragioni:<br />

• anche nei paesi emergenti che, per molte<br />

ragioni stanno seguendo oggi un percorso<br />

di sviluppo industriale energivoro, cresce<br />

la domanda per un sistema di vita e di<br />

urbanizzazione più “sostenibili”; non a caso il<br />

tema scelto per l’Expò di Shangai è proprio<br />

quello <strong>della</strong> sostenibilità ambientale;<br />

• le imprese esportatrici che si confrontano<br />

soprattutto con concorrenti dei paesi<br />

emergenti incontrano crescenti difficoltà se<br />

non riescono a differenziare la propria offerta<br />

su fattori non di prezzo. Dal punto di vista<br />

soggettivo la sensibilità degli imprenditori<br />

vicentini per la domanda di “certificazione”<br />

sembra essere equamente distribuita per<br />

classi di età e per ruolo assunto in azienda.


focus/la finestra di Stefano Tomasoni<br />

Carlo Brunetti<br />

"L'industria protagonista<br />

di questa rivoluzione"<br />

Green economy. Due parole “magiche”<br />

che stanno prendendo piede in tutto il<br />

mondo e nelle quali molti vedono la strada<br />

maestra per uscire dalla crisi economica.<br />

Un tema, che si sta diffondendo<br />

a tutti i livelli fino ad arrivare al singolo<br />

individuo che orienta sempre più i propri<br />

comportamenti verso il rispetto dell’ambiente<br />

e <strong>della</strong> sostenibilità.<br />

“Si tratta di un fenomeno in forte espansione<br />

in tutti i campi, dalla politica<br />

all’economia alla finanza – osserva Carlo<br />

Brunetti - ed è destinato a portare grandi<br />

cambiamenti al modo di fare investimenti,<br />

ricerca industriale, marketing, fino<br />

anche al modo di comunicare. L’industria<br />

è forse la vera protagonista di questa<br />

rivoluzione, soprattutto perché dovrà far<br />

fronte a una domanda crescente di prodotti<br />

e processi industriali sempre più<br />

eco-friendly. Cambia pertanto anche il<br />

modo con cui le imprese affrontano il tema<br />

<strong>della</strong> sostenibilità: se fino a qualche<br />

tempo fa certe problematiche, pensiamo<br />

all’obbligo di adeguamento alle normative<br />

ambientali, costituivano principalmente<br />

una voce di costo, oggi rappresentano<br />

il punto di partenza da cui costruire un<br />

percorso perseguibile e vantaggioso sia<br />

dal punto di vista ambientale che economico.<br />

Questo è il fattore chiave dell’economia<br />

verde: fornisce una risposta alle<br />

questioni ambientali ma offre anche un<br />

nuovo sbocco allo sviluppo economico,<br />

oggi stagnante, ridefinendo il modello<br />

stesso di fare business”. Ma in che mo-<br />

do le imprese vicentine sono coinvolte<br />

da questo fenomeno e che opportunità<br />

possono cogliere?<br />

“La green economy non si identifica solo<br />

con i pannelli solari o l’auto elettrica<br />

– risponde Brunetti -. Gran parte dei<br />

prodotti e dei processi industriali può<br />

essere riprogettata verso questa nuova<br />

sensibilità dei mercati. Per le PMI vicentine<br />

le opportunità sono ampie e ancora<br />

in buona parte inesplorate: la green economy<br />

sembra infatti calzare a pennello<br />

con la capacità da sempre riconosciuta<br />

alle nostre aziende di operare attraverso<br />

la qualità, l’innovazione e la ricerca”.<br />

Sono numerosi i settori in cui l’economia<br />

verde si sta già affermando: dall’agroalimentare<br />

alle ceramiche, dalla nautica<br />

al turismo, alla meccatronica, dai settori<br />

tradizionali a quelli più innovativi. Una<br />

recente indagine condotta da Symbola e<br />

Unioncamere ha rivelato che il 30% delle<br />

PMI italiane punta, malgrado la crisi, su<br />

scelte connesse alla green economy, con<br />

una percentuale che sale nelle imprese<br />

che esportano o che sono cresciute<br />

economicamente anche nel 2009. Ecco<br />

allora che sul mercato si stanno affermando<br />

nuovi articoli realizzati a partire<br />

da risorse rinnovabili, eco-compatibili o<br />

addirittura pienamente biodegradabili.<br />

“La green economy rivoluziona anche il<br />

modo in cui i prodotti vanno progettati<br />

– osserva Brunetti -. Non basta fornire<br />

ai clienti un prodotto che sia performante,<br />

accattivante e a basso costo, ma è<br />

necessario, proprio per andare incontro<br />

alle nuove esigenze del mercato, che<br />

sia anche facilmente disassemblabile,<br />

smaltibile o addirittura biodegradabile,<br />

che richieda basse energie per la sua<br />

realizzazione e per il suo utilizzo: questo<br />

nuovo approccio apre ai progettisti industriali<br />

un nuovo mondo e libera la loro<br />

fantasia portando in molti casi a prodotti<br />

del tutto diversi da quelli realizzati sinora.<br />

E attraverso la creatività e l’esperienza<br />

maturata da anni le nostre imprese, anche<br />

le più piccole, possono sicuramente<br />

essere protagoniste”.<br />

«L a green economy è un<br />

fenomeno destinato a portare<br />

grandi cambiamenti al modo<br />

di fare investimenti, ricerca<br />

industriale, marketing, fino<br />

anche al modo di comunicare».<br />

9


“ La Meccanica<br />

(81.1%) sembra<br />

coinvolta dal ciclo<br />

degli investimenti<br />

“green” in misura<br />

superiore alla<br />

media”<br />

10<br />

focus<br />

O ltre il 50% degli imPrenditori ha<br />

effettuato interVenti di effiCienza<br />

energetiCa sul “CaPannone” in Cui<br />

laVora e PoCo Più del 47% dei Cittadini<br />

interVistati è interVenuto sull’inVoluCro<br />

o sugli imPianti <strong>della</strong> ProPria abitazione.<br />

negli ultimi tre anni è stata dunque<br />

intensa l’attiVità di inVestimento sia in<br />

CamPo industriale Che residenziale.<br />

E’ un altro indicatore del fatto che la green<br />

economy è fenomeno pervasivo e non<br />

riservato ai produttori di impianti energetici<br />

e ambientali.<br />

Investimenti sugli impianti e/o nelle procedure<br />

per ottenere risparmi di energia e/o per ridurre<br />

le emissioni nocive.<br />

Il 76.7% delle imprese intervistate dichiara di<br />

aver realizzato, negli ultimi tre anni, modifiche<br />

negli impianti e nelle procedure organizzative,<br />

allo scopo di ottenere risparmi di energia e/o<br />

una riduzione delle emissioni<br />

nocive.<br />

Si tratta di un dato inequivocabile,<br />

che dimostra non solo l’interesse<br />

culturale per la questione<br />

<strong>della</strong> sostenibilità, tra i nostri<br />

imprenditori, ma la stessa necessità<br />

tecnica e soprattutto economica<br />

di passare a sistemi di produzione<br />

caratterizzati da un maggiore<br />

contenuto “green”.<br />

La percentuale è alta ed<br />

equamente distribuita in tutte<br />

le classi di età degli intervistati,<br />

per posizione in azienda, ed è<br />

correlata positivamente al risultato<br />

economico dell’impresa: le<br />

imprese in utile hanno effettuato<br />

interventi di ristrutturazione<br />

“green” in misura lievemente<br />

superiore alla media (77.5%).<br />

Dal punto di vista <strong>della</strong><br />

specializzazione settoriale la Meccanica (81.1%)<br />

sembra coinvolta dal ciclo degli investimenti<br />

“green” in misura superiore alla media. Molto<br />

più elevata <strong>della</strong> media è invece la percentuale<br />

di investimenti in nuovi impianti e procedure<br />

realizzati dalle imprese esportatrici, che si<br />

confrontano con concorrenti dei paesi avanzati<br />

(87.1%).<br />

Anche questi dati confermano che investire<br />

nelle tecnologie “green” conviene ed è quasi<br />

obbligatorio per le imprese che lavorano su<br />

mercati competitivi non sul prezzo, ma su fattori<br />

tecnologici e di qualità.<br />

Investimenti sugli edifici (aziende e abitazioni)<br />

per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio<br />

immobiliare locale<br />

Anche a proposito degli edifici (che sono<br />

responsabili, come noto, per un terzo circa<br />

dei consumi energetici complessivi e per una<br />

parte dell’emissione di “gas serra”) la nostra<br />

indagine rileva un elevato interesse da parte<br />

dei vicentini. Oltre il 50% degli imprenditori ha<br />

effettuato interventi di efficienza energetica<br />

sul “capannone” in cui lavora e poco più del<br />

47% dei cittadini intervistati è intervenuto


sull’involucro o sugli impianti <strong>della</strong> propria<br />

abitazione. Negli ultimi tre anni è stata dunque<br />

intensa l’attività di investimento sia in campo<br />

industriale che residenziale, per migliorare la<br />

qualità del patrimonio immobiliare locale.<br />

Il 37.4% degli imprenditori e il 46.2% dei<br />

cittadini non ha tuttavia ritenuto opportuno<br />

investire sulla qualità dei fabbricati.<br />

E’ possibile che disponga già adesso di impianti<br />

e strutture soddisfacenti, ma è anche possibile<br />

che sia ostacolato dalla mancanza di risorse<br />

finanziarie, dai limitati incentivi (nonostante<br />

il Piano Casa e le altre agevolazione nazionali<br />

e locali) e dalla carenza di offerta veramente<br />

innovativa.C’è anche da rimarcare che il 17.1%<br />

delle imprese e il 21.7% dei cittadini hanno<br />

deciso di investire sull’autoproduzione di<br />

energia, installando pannelli fotovoltaici, sistemi<br />

eolici, geotermici e da biomasse locali. Un<br />

numero crescente di imprese sembra interessato<br />

a queste genere di “green technology”. Oltre<br />

a quelle che hanno già investito, un ulteriore<br />

21.0% ritiene di intervenire entro l’anno, o su<br />

sistemi di autoproduzione da rinnovabili o su<br />

impianti di co-generazione. Inoltre, oltre a quelli<br />

che hanno già investito, il 11.5% dei cittadini<br />

pensa di realizzare interventi sugli impianti di<br />

autoproduzione e co-generazione in campo<br />

residenziale entro l’anno.<br />

Non sono visibili grandi differenze in ragione<br />

dell’età degli intervistati, del titolo di studio o<br />

<strong>della</strong> collocazione tra lavoratori autonomi o<br />

dipendenti.<br />

Alcune differenze sono invece apprezzabili tra<br />

settori dell’economia e tipologia di impresa.<br />

I settori Manifatturieri (59.3%) e la Meccanica<br />

(55.2%) sono impegnati negli interventi<br />

di risparmio energetico più delle stesse<br />

Costruzioni e dei Servizi.<br />

Allo stesso modo le imprese che esportano<br />

molto, in concorrenza con i paesi avanzati, sono<br />

molto più avanti delle media (61.5%).<br />

Piano Casa e possibili effetti sull’economia<br />

vicentina<br />

Quali effetti potrebbero produrre le politiche<br />

finalizzate al risparmio energetico e alla crescita<br />

di una cultura dello sviluppo sostenibile nei<br />

prossimi mesi?<br />

Per quanto riguarda il Piano Casa è ormai<br />

opinione condivisa che il provvedimento, così<br />

com’è, non sia in grado di dare grande impulso<br />

alla ripresa e ancora meno di incentivare il<br />

passaggio alla “green economy” (per quanto<br />

riguarda l’edilizia). Le recenti dichiarazioni di<br />

esponenti di rilievo nella categoria dei costruttori<br />

11


12<br />

focus<br />

vanno in questo senso. La legge nazionale è stata<br />

recepita a livello locale, ma incontra ancora oggi<br />

significativi problemi di attuazione. Gli interventi<br />

di ristrutturazione sono segnalati in crescita,<br />

ed è possibile che il superamento di alcuni<br />

problemi iniziali di applicazione <strong>della</strong> norma<br />

possa accelerare gli investimenti nell’autunno/<br />

inverno. Ma non sembra prevalere la ricerca<br />

di soluzioni innovative (quelle che si ripagano<br />

proprio grazie al risparmio energetico futuro e<br />

che aprono veramente alla “green economy”).<br />

Gli investimenti in efficienza energetica, sia nelle<br />

aziende che nelle abitazioni, possono essere<br />

realizzati in “project financing” se garantiscono<br />

costi di gestione in calo nel prossimo futuro. I<br />

S e il nostro sistema riusCisse a<br />

suPerare questi sCogli e a imboCCare<br />

in modo Più sPedito la rotta <strong>della</strong><br />

“green eConomy” Potrebbe ottenere non<br />

soltanto un signifiCatiVo miglioramento<br />

<strong>della</strong> qualità del territorio, ma anChe<br />

un raPida riConVersione di buona Parte<br />

dell’industria “insostenibile”.<br />

proprietari degli immobili, anche se non hanno<br />

a disposizione “oggi” tutte le risorse finanziarie<br />

necessarie per l’investimento, possono ricorrere<br />

a prestiti di aziende private (ESCo) o del sistema<br />

bancario, nella misura in cui sono “certi” di<br />

poter restituire “domani” il debito contratto,<br />

grazie al denaro risparmiato per riscaldamento,<br />

raffrescamento e illuminazione.<br />

I “buoni interventi” sono infatti destinati a<br />

produrre “risparmio finanziario” e riducono i<br />

rischi di rimborso del debito. Possono essere<br />

resi più efficaci, dal punto di vista finanziario da<br />

incentivi che riducono i tempi di pay back. Ma<br />

non possono essere totalmente sostituiti da un<br />

semplice vantaggio finanziario.<br />

Probabilmente mancano ancora le competenze<br />

tecniche necessarie a confezionare “buoni<br />

interventi”, presso le imprese specializzate negli<br />

interventi di ristrutturazione (ESCo – Energy<br />

Service Company), le università e i centri di<br />

ricerca. Mancano inoltre format contrattuali<br />

accettati dalle banche e un sistema di mercato<br />

che renda più agevole il ricorso delle imprese e<br />

dei cittadini al credito per interventi di efficienza<br />

energetica. Manca infine un serio impegno<br />

di ricerca e innovazione da parte delle utility<br />

locali. Chi più delle società di servizi può sapere<br />

quando e dove è opportuno intervenire?<br />

Chi meglio delle imprese di servizi locali (che<br />

hanno un rapporto di lungo termine con cittadini<br />

e imprese) può investire<br />

sul monitoraggio delle<br />

innovazioni e costruire<br />

un contesto favorevole<br />

al mercato dei servizi di<br />

efficienza (smart grid)?<br />

Su questo piano entrano<br />

in campo problemi<br />

organizzativi, di ruolo e<br />

di competenza che non<br />

possono essere risolti in<br />

breve tempo. Anche se la<br />

pressione delle normative<br />

spinge le imprese del<br />

settore ad una rapida<br />

ristrutturazione e alla<br />

ricerca di nuovi assetti<br />

entro il 2011.<br />

Insomma, non c’è da farsi soverchie illusioni che<br />

il Piano Casa possa produrre il duplice effetto di<br />

sostenere la ripresa economica a breve termine<br />

e, nello stesso tempo, incentivare lo sviluppo<br />

<strong>della</strong> “green economy”.<br />

Sulla questione dovranno intervenire in modo<br />

più pesante le associazioni delle imprese, gli<br />

enti locali e le utility al servizio dei cittadini.<br />

Una politica industriale vera e propria dovrebbe<br />

essere pensata.<br />

Conclusioni<br />

La sensibilità del sistema vicentino per la “green<br />

economy” è già oggi molto elevata. Esistono<br />

margini evidenti per migliorare l’efficienza del


patrimonio immobiliare vicentino, rendere più<br />

“intelligente” il funzionamento delle reti, ma<br />

anche trasformare i prodotti e i processi in<br />

senso “green”.<br />

Ci sono concrete possibilità di portare il sistema<br />

delle imprese a cogliere le opportunità offerte<br />

dai nuovi segmenti di domanda. Sperimentare<br />

in casa soluzioni “green” è il modo migliore per<br />

espandere il raggio d’azione sui mercati esterni.<br />

D’altra parte il contatto con i mercati esterni<br />

più avanzati stimola la ricerca di soluzioni<br />

innovative e l’introduzione di nuovi parametri<br />

di prodotto e di processo. Molte imprese del<br />

sistema vicentino hanno già imboccato la strada<br />

giusta.<br />

Tuttavia alcuni “scogli affioranti” rischiano di<br />

impedire che le buone occasioni vengano<br />

pienamente sfruttate.<br />

Differenze significative sono ancora presenti<br />

tra i diversi territori <strong>della</strong> provincia e a livello<br />

comunale restano in vigore regolamenti e<br />

consuetudini che non agevolano la tendenza<br />

generale. L’adozione di un unico sistema di<br />

certificazione (da parte <strong>della</strong> Regione e di molti<br />

comuni) ha inoltre introdotto un fattore di<br />

complicazione, che non garantisce un adeguato<br />

supporto ai cittadini e agli imprenditori<br />

interessati a “certificati” validi, in tempo utile.<br />

Se il nostro sistema riuscisse a superare questi<br />

scogli e ad imboccare in modo più spedito la<br />

rotta <strong>della</strong> “green economy” potrebbe ottenere<br />

non soltanto un significativo miglioramento<br />

<strong>della</strong> qualità del territorio, ma anche un rapida<br />

riconversione di buona parte dell’industria<br />

“insostenibile”.<br />

Nei prossimi mesi questo tema sarà di crescente<br />

attualità, indipendentemente dalle decisioni<br />

dei governi nazionali o dalle vicissitudini delle<br />

amministrazioni locali.<br />

La rivista “Energheia” offre una prima testimonianza<br />

di questa prospettiva. Essa pubblica<br />

oggi gli atti <strong>della</strong> settimana europea dell’energia<br />

sostenibile (European Union Sustainable Energy<br />

Week), che si è tenuta all’inizio di marzo di<br />

quest’anno. La rivista contiene numerosi casi di<br />

studio e cita investimenti realizzati da privati o<br />

da iniziative comuni pubblico-private, anche a<br />

prescindere da incentivi e investimenti pubblici<br />

in ricerca. Testimonia la speranza che la green<br />

economy possa decollare dal basso come<br />

sempre è accaduto nei sistemi di mercato del<br />

Nordest. Ed è una rivista vicentina. n<br />

13


di Stefano Tomasoni<br />

14<br />

scenari<br />

Nordest<br />

UNivErsity<br />

N<br />

ordest University. Il nome è efficace.<br />

Quasi uno slogan, ma è molto<br />

di più: è un obiettivo e una<br />

filosofia nuova per dare un nuovo<br />

colpo d’ala e una nuova occasione di sviluppo<br />

e di innovazione a questo territorio che una<br />

volta si chiamava Triveneto.<br />

A spiegare cosa ci sia sotto è Filiberto Zovico,<br />

editore di Nordesteuropa.it e, come tale, organizzatore<br />

del “Meeting delle classi dirigenti<br />

del Nordest”, che anche quest’anno si è svolto,<br />

a inizio ottobre, nella sede <strong>della</strong> Fondazione<br />

Cuoa, ad Altavilla <strong>Vicentina</strong>.<br />

“Una metropoli come il Nordest deve basarsi<br />

su due tipi di infrastrutture: quelle materiali<br />

(metropolitane, strade e alta velocità) e quelle<br />

“ Se tutte le università<br />

presenti oggi nel<br />

Nordest si fondessero,<br />

si otterrebbe un centro<br />

di alta formazione di<br />

eccellenza, in grado di<br />

entrare di diritto tra i<br />

primi dieci al mondo”<br />

<strong>della</strong> conoscenza e <strong>della</strong> cultura - dice -. L’asse<br />

centrale delle infrastrutture <strong>della</strong> conoscenza<br />

per il Nordest che vuole diventare capitale<br />

europea <strong>della</strong> cultura 2019 può essere la Nordest<br />

University. Un territorio come il nostro<br />

non può pensare di competere su scala globale<br />

se non c’è una fortissima ricerca legata al<br />

sapere e alla cultura e se non si hanno centri<br />

d’eccellenza per farlo. Il problema del Nordest<br />

non è riuscire a sviluppare centri d’eccellenza<br />

ma fondere l’intero tessuto esistente. La grossa<br />

novità è che più istituzioni hanno deciso di<br />

mettersi insieme. Auspichiamo che ora decidano<br />

di fare la loro parte. Non c’è tanto tempo<br />

e noi stiamo andando troppo lenti, bisogna<br />

lasciar da parte i particolarismi”.


Insomma, lavorare per mettere<br />

in rete la conoscenza.<br />

Che è tanta, e di qualità.<br />

Una considerazione basta a<br />

rendersene conto: se tutte<br />

le università presenti oggi<br />

nel Nordest si fondessero,<br />

si otterrebbe un centro di<br />

alta formazione di eccellenza,<br />

in grado di entrare di<br />

diritto tra i primi dieci al<br />

mondo. Al mondo, non in<br />

Europa.<br />

Non c’è tempo, però, di fermarsi<br />

ai plausi corali e agli<br />

apprezzamenti generici: se<br />

se ne è convinti, è stato il<br />

messaggio uscito dal Meeting<br />

delle classi dirigenti,<br />

bisogna passare subito<br />

all’azione. Quello che manca<br />

è proprio il tempo: serve<br />

un’azione corale: delle istituzioni, del mondo<br />

economico, culturale. Di tutti.<br />

Attenzione, però, osserva il prof. Francesco<br />

Giavazzi, docente di economia sia in Italia<br />

(alla Bocconi) sia negli Stati Uniti (al MIT di<br />

Boston), che è stato uno dei protagonisti del<br />

Meeting: aggregare vuol dire concentrare le<br />

risorse. Come dire che “se c’è un dottorato<br />

di eccellenza a Padova non può essercene un<br />

altro nella stessa materia a Venezia e un altro a<br />

Verona; ce ne deve essere uno e basta. Bisogna<br />

avere il coraggio di scegliere”.<br />

Quello che finora è mancato, nel nostro paese.<br />

E che invece c’è sempre stato negli USA, dove<br />

il sistema universitario condivide una gerarchizzazione<br />

che significa efficienza, efficacia,<br />

qualità didattica.<br />

Non si valuti solo la strada dell’aggregazione<br />

“Non sono convinto che l’aggregazione sia<br />

la soluzione – dichiara apertamente Giavazzi<br />

–. Potrebbe essere una strada, ma il rischio è<br />

quello di creare una sovrastruttura.<br />

Il problema è avere un sistema in cui si concentrano<br />

le risorse per individuare e definire<br />

le eccellenze".<br />

N ordest uniVersity. il nome è effiCaCe.<br />

quasi uno slogan, ma è molto di Più: è<br />

un obiettiVo e una filosofia nuoVa Per<br />

dare un nuoVo ColPo d’ala e una nuoVa<br />

oCCasione di sViluPPo e di innoVazione<br />

a questo territorio Che una Volta si<br />

ChiamaVa triVeneto.<br />

Cita l’esempio di Boston, Giavazzi, proprio<br />

quello dove insegna lui: una città di circa<br />

500mila abitanti dove insistono 27 università,<br />

due di eccellenza ma “a nessuno è mai venuto<br />

in mente di accorparle. Anzi, lì – dice – è proprio<br />

la concorrenza a renderle forti”.<br />

E poi in Italia bisogna anche rompere un tabù<br />

degli ultimi quarant’anni, quello dell’Università<br />

gratuita: “Non si può più pensare che lo<br />

Stato regali l’istruzione”.<br />

A parte il problema storico di imporre nel<br />

nostro paese la logica del merito, anche quella<br />

svanita da almeno un paio di generazioni,<br />

15


scenari /la finestra<br />

I PARERI DI CHI GUIDA L'UNIVERSITA' NEL NORDEST<br />

I rettori: “Mettere in<br />

comune le eccellenze”<br />

È stritolata dai tagli ministeriali ma con<br />

uno scatto di reni si sta rialzando. Puntando<br />

sulla qualità. È l’università nordestina<br />

che si appresta a cambiare pelle e<br />

si interroga sulla possibilità di arriverà a<br />

un sistema universitario integrato fra le<br />

tre regioni, Veneto, Friuli Venezia Giulia<br />

e Trentino Alto Adige. Il primo passo, per<br />

ora, è un’integrazione su scala regionale<br />

che, ormai, è già realtà ad esempio<br />

per Friuli Venezia Giulia e Veneto. Certo,<br />

c’è il problema pratico, concretissimo e<br />

molto poco accademico di un 10% di<br />

tagli ai finanziamenti statali nel 2010<br />

e altrettanti nel 2011 ma l’occasione<br />

è giusta pure per ammettere che, sì,<br />

troppi “doppioni” sono germogliati negli<br />

ultimi decenni in nome di quell’”università<br />

sotto casa” che pare, ormai, aver<br />

segnato definitivamente il passo. Un<br />

mutamento di rotta appare inevitabile e<br />

la strada è senz’altro la messa in comune<br />

delle proprie competenze per arrivare<br />

a distillare eccellenze per competere, in<br />

Europa, non un ateneo contro l’altro.<br />

Sono tutti d’accordo i 4 rettori delle<br />

università di Padova, Ca’ Foscari a Venezia,<br />

Verona e Trieste. Forse l’idea di<br />

un sistema universitario che raggruppi<br />

"D obbiamo uscire dalla logica<br />

del campanilismo. Se c’è un<br />

problema di proliferazione<br />

delle sedi vanno chiuse quelle<br />

in eccesso."<br />

16<br />

tre regioni appare ancora un orizzonte<br />

lontano ma il primo passo, le federazioni<br />

regionali sono ormai fatti.<br />

“Premetto che l’espressione ambigua<br />

di ‘federalismo universitario’ – spiega il<br />

rettore di Padova Giuseppe Zaccaria -<br />

non significa regionalizzare l’università,<br />

le nostre fortunatamente sono internazionali.<br />

Di mettere insieme le università<br />

del Veneto si parla da anni. È un progetto<br />

che ha avuto una lunga incubazione,<br />

resta la difficoltà di passare dalle parole<br />

ai fatti. Quello <strong>della</strong> Fondazione Univeneto<br />

prende le mosse dal carattere<br />

omogeneo dell’ambito territoriale. Penso<br />

ad un processo graduale che parta dal<br />

basso, senza forzature ma che avrà ricadute<br />

molto positive sul territorio”.<br />

Una federazione il cui statuto è già stato<br />

approvato dai senati accademici dei 4<br />

atenei veneti, Padova, Verona, Ca’ Foscari<br />

e Università Iuav di Venezia. “Fin<br />

da subito abbiamo accolto favorevolmente<br />

l’idea. – commenta l’assessore<br />

regionale del Veneto all’Istruzione Elena<br />

Donazzan – Questa proposta è stata<br />

fatta appena un po’ prima dell’inizio<br />

<strong>della</strong> crisi, la nuova situazione ci impone<br />

innanzitutto un cambiamento culturale<br />

a cui far seguire una doverosa e necessaria<br />

scelta strategica”. Se l’assessore<br />

Donazzan specifica come si debba<br />

concretizzare il progetto per evitare di<br />

parlarsi addosso, il rettore di Ca’ Foscari,<br />

Carlo Carraro fa presente che la<br />

Fondazione Univeneto, ormai ai nastri<br />

di partenza – si parla del prossimo anno<br />

– potrebbe dar vita, ad esempio a una<br />

scuola dottorale unica per accorpare le<br />

eccellenze. E aggiunge: “Vedo una duplice<br />

emergenza: la sfida mondiale dei<br />

mercati internazionali e i tagli in bilancio<br />

pesanti cui vogliamo rispondere non con<br />

lamentele ma in modo positivo.<br />

Ecco, la Fondazione Univeneto è una<br />

possibile risposta”.<br />

Per il rettore di Verona, Alessandro Mazzucco,<br />

“Dobbiamo uscire dalla logica<br />

del campanilismo. Se c’è un problema<br />

di proliferazione delle sedi vanno chiuse<br />

quelle in eccesso. È però pur vero che<br />

il sistema universitario del nord est è<br />

in fase embrionale perché non è detto<br />

che il corpo accademico delle università<br />

sia sensibile quanto i rettori a questo<br />

tema”.<br />

Conferma le difficoltà di traduzione pratica<br />

di una federazione fra atenei anche<br />

il rettore di Trieste, Francesco Peroni:<br />

“Anche solo per attivare alcuni corsi in<br />

comune fra Trieste ed Udine ci siamo<br />

scontrati con un atavico senso di competizione<br />

fra Friuli e Venezia Giulia che<br />

rende assurdamente difficile portare<br />

avanti i progetti, un problema che si può<br />

risolvere soltanto con una penetrazione<br />

culturale diffusa e graduale”.<br />

Lotte all’ombra dei rispettivi campanili<br />

che appaiono tanto più incongrue<br />

a fronte delle vicine università slovene,<br />

una su tutte Lubiana, come rileva<br />

l’assessore regionale all’Istruzione del<br />

Friuli Venezia Giulia Roberto Molinaro:<br />

“La sfida è internazionale, guardiamo<br />

all’esterno per rafforzarci e competere<br />

su scala più ampia”. n


come si può pensare di definire le<br />

eccellenze?<br />

“Potrebbe essere che, sedendosi attorno<br />

a un tavolo, tutti i rettori prendano<br />

di comune accordo delle decisioni –<br />

dice Giavazzi -. Il fatto è che ciascuna<br />

delle nostre università si ritiene la<br />

migliore, questo vuol dire che non lo<br />

è nessuna. Serve dunque una logica<br />

dell’eccellenza, e un soggetto esterno<br />

che la definisca. Per fortuna questo<br />

soggetto terzo oggi esiste, ed è l’agenzia<br />

per la valutazione universitaria<br />

creata dall’ex ministro Mussi ma che<br />

è partita ora: un organismo super partes,<br />

un po’ come la Consob, che ha lo<br />

scopo di misurare determinati parametri<br />

come la ricerca, la didattica, il<br />

placement degli atenei”.<br />

Strettamente legata alla valutazione<br />

c’è anche la questione delle risorse.<br />

“Da circa due anni<br />

una piccola quota dei<br />

finanziamenti statali<br />

alle università, il 7%,<br />

viene data in base alla<br />

qualità <strong>della</strong> ricerca –<br />

osserva Giavazzi – Ci<br />

sono università come<br />

il Politecnico di Torino<br />

che grazie a questa<br />

valutazione hanno raddoppiato<br />

i fondi e altre<br />

che li hanno dimezzati. Considerando il taglio<br />

del 3%, oggi in Italia esistono anche atenei che<br />

fanno fatica a pagare il riscaldamento”.<br />

Ma la “tara” di partenza delle Università italiane,<br />

per Giavazzi, arriva dall’elezione dei rettori.<br />

“Negli atenei che funzionano bene – dice – il<br />

rettore è nominato dal consiglio di facoltà, e<br />

questo porta a non decidere in base all’elettorato,<br />

ma in modo indipendente. Il modello, in<br />

casa, è quello bipolare trentino dove oltre al<br />

rettore esiste a figura del presidente del Cda”.<br />

Quanto al rapporto università e imprese, l’economista<br />

sottolinea due aspetti: “Da un lato<br />

c’è la produzione d’innovazione universitaria,<br />

dall’altro c’è la trasposizione di queste idee<br />

“ Ciascuna delle<br />

nostre università si<br />

ritiene la migliore,<br />

questo vuol dire<br />

che non lo è<br />

nessuna. Serve<br />

dunque una logica<br />

frutto di ricerca in un dell’eccellenza”<br />

prodotto, ovvero in<br />

qualcosa che si vende.<br />

Credo che a livello di offerta, da parte dell’università<br />

non ci siano problemi ma ho il timore<br />

che molte aziende non sappiano come utilizzare<br />

questi brevetti e spesso le innovazioni industriali<br />

nascono in loco, nell’impresa”.<br />

Dal Meeting, dunque, un segnale di consapevolezza<br />

comune è arrivato: c’è da muoversi<br />

insieme e a passi veloci verso con stimolo e di<br />

sostegno ai processi di integrazione e di messa<br />

in rete da parte delle regioni, secondo una<br />

filosofia che deve assomigliare all’integrazione<br />

delle piccole e medie imprese. n<br />

17


personaggi<br />

di Maria Elena Bonacini<br />

"Congratulation,<br />

Mr. Faggin".<br />

Firmato Barack Obama<br />

18<br />

“ Sapevo che<br />

il microprocessore<br />

era nella lista<br />

delle invenzioni alle<br />

quali poteva essere<br />

attribuito il premio<br />

- dice Federico<br />

Faggin -, ma per me<br />

è stata comunque<br />

una sorpresa”<br />

U<br />

na passione per il Meccano e i<br />

modellini che l’ha portato prima<br />

al Rossi, poi a laurearsi con<br />

il massimo dei voti in fisica a Padova<br />

e a diventare uno dei “papà” del primo<br />

microprocessore. Ora, a quasi 69 anni, Fede-<br />

rico Faggin è anche il primo italoamericano<br />

a essere insignito <strong>della</strong> Medaglia nazionale<br />

per la tecnologia e l’innovazione, la più alta<br />

onorificenza statunitense agli scienziati, consegnata<br />

dal presidente Barack Obama con<br />

una apposita cerimonia alla Casa Bianca. Lo


scienziato e inventore vicentino,<br />

classe 1941, dal 1968 si è<br />

infatti trasferito nella Silicon<br />

Valley e ha acquisito con la<br />

doppia cittadinanza, il diritto<br />

a ricevere l’importante riconoscimento,<br />

con il quale saranno<br />

premiati anche Marcian Hoff<br />

Jr ed a Stanley Mazor, altri due<br />

membri del team Intel che nel<br />

1971 hanno creato il primo<br />

microprocessore, Intel 4004.<br />

Una carriera in costante ascesa<br />

la sua, dal primo impiego<br />

in Olivetti subito dopo il diploma,<br />

dove si occupava di<br />

calcolatori, alla SGS Fairchild<br />

in Italia, dove si dedicò allo<br />

sviluppo dell’originale MOS<br />

Silicon Gate Technology, la prima<br />

tecnologia di processo del<br />

mondo per la fabbricazione<br />

di circuiti integrati con gate<br />

auto-allineante, ma progettò<br />

e produsse anche il primo<br />

circuito integrato commerciale<br />

che usasse la Silicon Gate<br />

Technology, il Fairchild 3708.<br />

Poi l’Intel, dalla quale uscì per<br />

fondare prima la Zilog, la prima<br />

azienda esclusivamente<br />

dedicata ai microprocessori,<br />

il cui primo e più famoso prodotto<br />

fu il microprocessore<br />

Z80, poi la Cygnet Technologies,<br />

con la quale progettò e<br />

produsse il Communication<br />

CoSystem, che permetteva di<br />

collegare computer e telefono<br />

per la trasmettere voce e<br />

dati, poi ancora la Synaptics,<br />

che contribuì alla diffusione<br />

di massa del touchpad. Attualmente è invece<br />

amministratore delegato <strong>della</strong> Foveon.<br />

E se la soddisfazione è tanta, la medaglia, comunque,<br />

non è arrivato del tutto inaspettata.<br />

«Sapevo - spiega infatti - che il microprocessore,<br />

un’invenzione che ha avuto grande rile-<br />

L o sCienziato ViCentino federiCo faggin,<br />

inVentore del miCroChiP, è stato<br />

insignito <strong>della</strong> medaglia nazionale Per<br />

la teCnologia e l’innoVazione, la Più alta<br />

onorifiCenza Che negli stati uniti Viene<br />

assegnata agli sCienziati, Consegnata<br />

dal Presidente baraCk obama durante<br />

una Cerimonia alla Casa bianCa.<br />

vanza sul progresso tecnologico ma anche un<br />

forte impatto sociale, era nella lista di quelle<br />

alle quali sarebbe potuto essere tributato il<br />

premio, ma in gran parte è stata una sorpresa».<br />

- Che valore ha per lei questo premio?<br />

“Un grande valore, perché è il riconoscimento<br />

più alto che il Governo statunitense conferisce<br />

per questo tipo di attività e sono stato il<br />

primo italoamericano a riceverlo”.<br />

- Alla notizia di questa medaglia molti hanno com-<br />

In apertura,<br />

Federico Faggin in un<br />

momento di relax.<br />

Qui sopra,<br />

alla cerimonia di<br />

consegna <strong>della</strong><br />

laurea honoris<br />

causa attribuitagli<br />

dall'Università di Verona.<br />

19


20<br />

personaggi<br />

“ I mezzi per fare il<br />

microprocessore erano<br />

modesti, ma occorreva<br />

la volontà di assumersi<br />

dei rischi, andare<br />

in direzioni che non<br />

erano ovvie e questa<br />

è la grande differenza<br />

rispetto alla Silicon<br />

Valley”<br />

mentato che gli italiani per fare ricerca devono<br />

andare all’estero. Si riesce o no a fare innovazione<br />

in Italia?<br />

“Si riesce se si vuole. Le persone ci sono, le<br />

intelligenze anche, i mezzi pure, ma a volte<br />

non c’è la volontà. Ad esempio, i<br />

mezzi per fare il microprocessore<br />

erano modesti, ma occorreva<br />

la volontà di assumersi dei rischi,<br />

andare in direzioni che non erano<br />

ovvie e questa è la grande<br />

differenza rispetto alla Silicon<br />

Valley. Che, del resto, è un’eccezione<br />

anche negli Stati Uniti,<br />

dove non tutte le zone hanno la<br />

stessa predisposizione alla ricer-<br />

"Q UELLO CHE HO FATTO LO DEVO IN PARTE<br />

ALL'ISTITUTO "ROSSI" DI VICENzA". SENzA<br />

qUELL’ESPERIENzA mI SAREbbERO mANCATE<br />

LE bASI E SE AVESSI INTRAPRESO UN’ALTRA<br />

STRADA SAREI ARRIVATO TROPPO TARDI<br />

E IL mICROPROCESSORE SAREbbE STATO<br />

INVENTATO LO STESSO, mA DA UN ALTRO".<br />

ca. In Italia c’è difficoltà ad accettare il rischio<br />

economico o di non riuscire. Se fallisci ti sei tagliato<br />

le gambe per il futuro. È anche una questione<br />

di cultura, di solito è così nei paesi più<br />

conservatori, come anche il Giappone. Però, se<br />

si va al di là del campo tecnologico, ce ne sono<br />

altri in cui l’Italia è all’avanguardia, come nel<br />

design, nella gastronomia, nella fisica teorica e<br />

in alcuni campi <strong>della</strong> chimica. I centri di eccellenza<br />

ci sono ed andrebbero valorizzati”.<br />

- La sua storia parte dal “Rossi”, frequentato nonostante<br />

una famiglia in cui gli interessi erano decisamente<br />

umanistici, visto che suo padre Giuseppe era<br />

un notissimo professore di storia e filosofia.<br />

“Al momento di scegliere la scuola, in famiglia<br />

avevo già la fama “negativa” di meccanico, perché<br />

costruivo modellini aeronautici<br />

ed ero appassionato di<br />

meccano. Mi “impuntai” a voler<br />

frequentare il “Rossi”, perché<br />

volevo progettare aerei e<br />

che la strada per farlo fosse il<br />

più breve possibile. Poi, quando<br />

mi iscrissi, avevano abolito<br />

l’indirizzo aeronautico e optai<br />

per radiotecnica, visto che<br />

avevo già costruito una radio<br />

a golena, con l’obiettivo nascosto<br />

di imparare a costruire<br />

un trasmettitore-ricevitore per<br />

un aereo radiocomandato. In<br />

seguito, però, mi appassionai<br />

di più all’elettrotecnica, una<br />

materia molto più ampia”.<br />

- E a tanti anni di distanza fu la scelta<br />

giusta...<br />

“Non posso lamentarmi... se<br />

tornassi indietro farei la stessa<br />

strada, perché per me il “Rossi” è stato importantissimo.<br />

È una scuola difficile, per farla<br />

bene bisogna lavorare molto e a 19 anni mi ha<br />

permesso di costruire il computer Olivetti e in<br />

America di inventare il microprocessore. Senza<br />

quell’esperienza mi sarebbero mancate le<br />

basi e se avessi intrapreso un’altra strada sarei<br />

arrivato troppo tardi e il microprocessore sarebbe<br />

stato inventato lo stesso, ma da un altro.<br />

In parte, quindi, quello che ho fatto lo devo al


“Rossi”, anche se poi mi sono<br />

laureato in fisica a Padova e i<br />

computer li ho studiati anche<br />

per conto mio”.<br />

- L’elettronica, però, fu solo il primo<br />

passo<br />

“Sì, poi iniziai a imparare a capire<br />

i computer, che cominciavano<br />

ad essere abbastanza sviluppati<br />

e passai ai semiconduttori,<br />

che furono la chiave di svolta.<br />

In seguito vidi che la tecnologia<br />

giusta era quella Mos, mentre<br />

quella dominante era bipolare.<br />

Ho sempre scelto strade considerate<br />

‘strane’. Anche con il<br />

microprocessore all’inizio fui<br />

considerato uno sciocco. In<br />

questi casi bisogna resistere alle<br />

intrusioni del mondo”.<br />

- Lei era “al posto giusto al momento<br />

giusto”, la fortuna conta o ci se<br />

la costruisce?<br />

“La fortuna conta, ma bisogna<br />

essere preparati. Se fossi stato<br />

al posto giusto, ma non avessi<br />

avuto le conoscenze necessarie<br />

non sarebbe servito. Per quanto<br />

riguarda ma mia storia parlerei<br />

anche di “serendipity” (quando<br />

una scoperta avviene mentre se<br />

ne cerca un’altra)”.<br />

- Avrebbe mai immaginato una simile<br />

evoluzione quando inventò il<br />

microprocessore?<br />

“Tecnologica sì, ed è stata enorme se si pensa<br />

che il primo processore 4004 Intel era un milione<br />

di volte meno potente di quelli attuali,<br />

anzi avevo predetto a che livelli saremmo arrivati<br />

nel 2000. Dal punto di vista dell’impatto<br />

sociale, invece, non avrei mai pensato, ad esempio,<br />

che potesse arrivare ad esserci almeno un<br />

computer in ogni famiglia o quanto avrebbe<br />

influito sulla gente comune con cellulari, telefonini,<br />

internet. Certo avevo immaginato i<br />

computer da desk, ma se qualcuno mi avesse<br />

parlato di tali sviluppi futuri l’avrei ritenuto impossibile.<br />

Del resto, anche solo dieci anni fa chi<br />

si sarebbe mai immaginato i social network?”.<br />

- Di recente ha portato un gruppo di imprenditori<br />

<strong>della</strong> Silicon Valley a Vicenza. Solo turismo o anche<br />

affari?<br />

“Unicamente turismo. Si tratta dei membri di<br />

un club al quale appartengo e ogni anno uno<br />

di noi porta gli altri in un Paese con quale ha<br />

un legame. Io e mia moglie abbiamo fatto conoscere<br />

Vicenza, la sua cultura e il suo modo<br />

di vivere, diverso da quello <strong>della</strong> Silicon Valley,<br />

che hanno molto apprezzato”.<br />

- A consegnarle la medaglia sarà il presidente Barack<br />

Obama alla Casa Bianca, l’ha mai conosciuto?<br />

“No, e sono curioso, visto che l’ho votato”. n<br />

A fianco,<br />

Faggin a 14 anni<br />

a Vicenza, con un<br />

aeromodello di sua<br />

progettazione e<br />

costruzione.<br />

In questa pagina,<br />

in alto<br />

nel 1969 al laboratorio di<br />

Ricerca e Sviluppo <strong>della</strong><br />

Fairchild Semiconductor<br />

di Palo Alto (California);<br />

In basso,<br />

Faggin (secondo da<br />

destra) nel 1961 con il<br />

suo team al laboratorio<br />

elettronico <strong>della</strong> Olivetti<br />

a Borgolombardo.<br />

21


di Fiorenza Conti<br />

22<br />

expo<br />

ritOrNO<br />

da shanghai<br />

Cosa è stata l’Expo di Shanghai per<br />

le imprese italiane: un master di<br />

marketing. Non si è esportata solo<br />

l’immagine di un Paese, ma la sua<br />

vitale creatività. Si è messa in vetrina la proverbiale<br />

artigianalità (vedi Ferragamo Firenze,<br />

piuttosto che Bottega Veneta, Vicenza), si è dato<br />

forma alla musica che non viene suonata; si è<br />

sventrata l’architettura più ammirata (vedi Teatro<br />

Olimpico e Cupola del Brunelleschi).<br />

Tra gli obiettivi del nostro Padiglione c’è stato<br />

quello di esporre prodotti e materiali in grado<br />

di testimoniare la capacità di innovazione, la di-<br />

namicità delle aziende, le esperienze acquisite in<br />

tema di miglioramento <strong>della</strong> qualità delle città e<br />

non ultimo l’eccellenza del paese, in una parola:<br />

il “Made in Italy”. Non per niente il Padiglione Italia<br />

– che poggia su una pianta quadrata di oltre<br />

3.600 mq, per un’altezza di 18 metri suddivisa in<br />

3 piani – sarà quasi sicuramente, viste le richieste<br />

numerose, uno dei due padiglioni che non verrà<br />

“distrutto”, ma verrà smontato e rimontato. Del<br />

resto, il progetto vincitore del concorso, soddisfa<br />

sul piano strutturale l’esigenza di essere eventualmente<br />

smontato e ricostruito in dimensione<br />

ridotta in un’altra area <strong>della</strong> città. E diventare


“sede permanente e punto di riferimento per<br />

le imprese”, come ha preannunciato il ministro<br />

degli Esteri Franco Frattini.<br />

Non per nulla l’opera - progettata dall’architetto<br />

Giampaolo Imbrighi e dai suoi associati -, ha vinto<br />

il premio “Expo Cup” come miglior padiglione<br />

<strong>della</strong> manifestazione. Ai cinesi è proprio piaciuta<br />

l’eccellenza italiana!<br />

Pensare che, prima dell’apertura, il Padiglione<br />

italiano non era che all’ottavo-decimo posto tra<br />

quelli da visitare, poi via via, grazie alla stampa<br />

e alla televisione cinese e al passaparola tra i<br />

visitatori, l’interesse è andato crescendo. Ed è<br />

divenuto il secondo padiglione più visitato: 6 milioni<br />

di visitatori nei primi 150 giorni <strong>della</strong> manifestazione,<br />

40 mila al giorno di media e tempi di<br />

attesa all’ingresso di 3-4 ore. Oltre 150 gli eventi<br />

organizzati con 5 mila delegazioni internazionali<br />

in visita tra cui oltre 100 tra ministri e capi<br />

di governo (in ultima battuta anche dal nostro<br />

Giorgio Napolitano). Per Beniamino Quintieri,<br />

commissario generale del governo per l’Expo,<br />

un “risultato sorprendente”.<br />

Tra gli eventi culturali di chiusura <strong>della</strong> kermesse,<br />

la mostra “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari:<br />

l’eccellenza dell’oreficeria italiana”, ospitata<br />

proprio al Padiglione Italia.<br />

Ma anche Vicenza per farsi bella agli occhi del<br />

mondo che si affacciava dai padiglioni dell’Expo<br />

ha portato suoi “ori”. Al Padiglione Italia, a<br />

fare da ingresso-portale imperioso c’era il Teatro<br />

Olimpico. Inoltre c’era il video firmato da Roberto<br />

Del Bosco (per Comune e Consorzio Vicenza<br />

è) riprodotto on line e diffuso nella zona dell’Expo<br />

dedicata alle città particolarmente importanti<br />

a livello internazionale.<br />

Lo stesso consorzio vicentino ha lanciato nel<br />

web www.teatrolimpicovicenza.it, il sito che<br />

mancava. Ovviamente anche in cinese. E poi c’è<br />

stata, e non poteva non esserci, la presenza di<br />

VicenzaOro – Italian Club, ambasciatore <strong>della</strong><br />

gioielleria italiana nel mondo.<br />

“Abbiamo voluto presentare l’eccellenza italiana<br />

al pubblico cinese in modo indimenticabile<br />

- spiega orgoglioso il presidente <strong>della</strong> Fiera di<br />

Vicenza, Roberto Ditri, che in giugno ha guidato<br />

all’Expo una delegazione vicentina composta<br />

dall’assessore regionale Marino Finozzi, dal sin-<br />

daco del capoluogo Achille Variati, dagli assessori<br />

provinciali Dino Secco e Antonio Mondardo e<br />

dal consigliere di amministrazione <strong>della</strong> Fiera<br />

Renato Corrà -. Il gioiello è cultura e tradizione e<br />

“ Abbiamo<br />

voluto presentare<br />

l’eccellenza italiana<br />

al pubblico cinese -<br />

spiega il presidente<br />

<strong>della</strong> Fiera di Vicenza,<br />

Roberto Ditri, che<br />

ha guidato all’Expo<br />

una delegazione<br />

vicentina”<br />

L a Presenza ViCentina, sotto il Profilo<br />

delle imPrese, ma anChe delle bellezze,<br />

e <strong>della</strong> Cultura beriCa, ha lasCiato il<br />

segno all’exPo di shanghai.<br />

23


24<br />

expo<br />

i nostri orafi sono da sempre tra i più conosciuti<br />

all’estero: hanno saputo e sanno far valere la loro<br />

arte e la loro creatività nell’arena internazionale”.<br />

Ad una conferenza stampa congiunta con World<br />

Gold Council, i nostri “ambasciatori” hanno assistito<br />

ad una sfilata di gioielli “Gold Expressions”<br />

con le 53 collezioni di 33 aziende orafe italiane,<br />

rappresentative del migliore “Made in Italy”.<br />

“Alla sfilata, promossa da Fiera di Vicenza insieme<br />

a World Gold Council China e Anglo Gold<br />

Ashanti – racconta Roberto Ditri -, in un’ottica di<br />

contaminazione sempre più spinta con la moda<br />

e il lusso, hanno partecipato 450 top buyers e 87<br />

testate giornalistiche provenienti da ogni parte<br />

<strong>della</strong> Cina. Abbiamo voluto raccontare quanto<br />

la creatività e l’abilità artigiana siano strategiche<br />

per affermare la nostra leadership nel mondo e<br />

questa iniziativa è certamente un tassello importante<br />

per rafforzare questo legame e tutto questo<br />

all’interno del meraviglioso padiglione italiano,<br />

riconosciuto da tutti il migliore, al quale si accede<br />

attraverso un modello in scala ridotta del Teatro<br />

Olimpico”.<br />

Risultato? “Tutto quello che rappresenta nel mondo<br />

il Made in Italy - le mille sfaccettature artistiche,<br />

paesaggistiche, culturali economiche e di<br />

stile di vita - ha confermato di essere una vera e<br />

propria ‘calamita’ per i visitatori provenienti da


tutto il mondo, ma soprattutto dal grande continente<br />

asiatico”, prosegue il presidente <strong>della</strong> Fiera.<br />

In merito agli obiettivi e agli esiti commerciali<br />

che daranno tali iniziative, in particolare per il<br />

mondo orafo e fieristico vicentino, ecco cosa ci<br />

ha risposto Ditri.<br />

“La nostra partecipazione all’Expo è sta un evento<br />

internazionale di estrema importanza nel processo<br />

di internazionalizzazione del nostro business.<br />

Abbiamo promosso Vicenza e l’Italia davanti<br />

a centinaia di buyers, grossisti e dettaglianti e<br />

la maggior parte dei gioielli era vicentina. Si è<br />

trattato di un’iniziativa messa in campo per dare<br />

visibilità globale allo stile e al design e alla cultura<br />

orafa italiana, che rappresentano per gli stranieri,<br />

sogno, emozione, desiderio. Ovviamente gli esiti<br />

commerciali richiedono tempi diversi, certamente<br />

possiamo valutare l’impatto dal punto di vista<br />

promozionale, e posso confermare che l’obiettivo<br />

è stato centrato con pieno successo”.<br />

Ma non è tutto: “Siamo<br />

stati l’unica società fieristica<br />

al mondo invitata<br />

al Simposio internazionale<br />

sul tema <strong>della</strong><br />

Responsabilità Sociale d’Impresa, che si è svolto il<br />

21 e 22 settembre all’interno del Padiglione delle<br />

Nazioni Unite, di cui siamo tra gli altri partner in<br />

una campagna di informazione e sensibilizzazione<br />

rivolta agli addetti del settore”.<br />

“Il mercato in Cina offre del resto un’ampia scelta<br />

di opportunità – sottolinea ancora Ditri - e noi<br />

dobbiamo avere il coraggio di coglierle e sfruttarle.<br />

I dati attestano che la Cina rappresenta il 25%<br />

del mercato mondiale del lusso, una realtà potenzialmente<br />

imponente e importantissima. Cercheremo<br />

quindi di arricchire la nostra proposta con<br />

nuovi eventi che possano favorire i legami con il<br />

mondo del fashion design e che possano far apprezzare<br />

l’eccellenza del nostro paese”. n<br />

“La nostra<br />

partecipazione all’Expo<br />

è diventata un evento<br />

internazionale di<br />

estrema importanza<br />

nel processo di<br />

internazionalizzazione<br />

del nostro business”<br />

In apertura,<br />

l'interno del Padiglione<br />

Italiano all'Expo.<br />

A pagina 23 in alto<br />

la delegazione<br />

istituzionale vicentina in<br />

visita al settore dedicato<br />

a Vicenza nel Padiglione<br />

Italiano.<br />

Sotto,<br />

un particolare <strong>della</strong><br />

ricostruzione del Teatro<br />

Olimpico.<br />

Qui a lato,<br />

l'esterno del Padiglione<br />

Italiano e un'immagine<br />

<strong>della</strong> delegazione<br />

vicentina in visita.<br />

25


di Stefano Tomasoni<br />

26<br />

imprese<br />

Diesel<br />

Benvenuti al<br />

Diesel Village<br />

I naugurata<br />

a Breganze la<br />

nuova grande<br />

sede di Diesel.<br />

Un "villaggio"<br />

che, oltre agli<br />

uffici, offre<br />

servizi sociali<br />

e sportivi<br />

secondo lo<br />

stile di vita e<br />

di lavoro di<br />

Renzo Rosso.<br />

Cinquantamila metri quadrati di<br />

area costruita su un totale di<br />

quasi centomila, là dove un tempo<br />

c’era la storica Moto Laverda,<br />

a Breganze. Settecento dipendenti, ma con la<br />

prospettiva di arrivare a ospitarne fino a mille.<br />

E oltre agli uffici la palestra, due campi da<br />

calcio esterni e uno interno, campo da tennis<br />

e da squash, la scuola materna e l’asilo, il ristorante,<br />

il bar, un grande auditorium che può<br />

ospitare mille persone (tutti i dipendenti previsti,<br />

appunto). E nell’enorme atrio, per dare<br />

fin da subito a chi entra l’idea di un ambiente<br />

del tutto particolare, un “giardino verticale” di<br />

assoluto fascino, forse il più grande d’Europa:<br />

trentadue metri di altezza e una decina di larghezza.<br />

Nella nuova sede <strong>della</strong> Diesel, trasferita<br />

da Molvena a Breganze, Renzo Rosso ha<br />

voluto racchiudere la sua filosofia di vita e di<br />

lavoro. Non soltanto un’azienda, ma, come lo<br />

hanno chiamato gli stessi protagonisti, il “Diesel<br />

Village”. Un mondo, insomma, più che una<br />

“ Non volevo fare<br />

un monumento, ma<br />

qualcosa per noi,<br />

su spazi aperti, su<br />

ambienti nei quali<br />

stare bene e poter<br />

anche socializzare”<br />

fabbrica. Costato 120 milioni di euro. Un posto<br />

dove si va a lavorare volentieri, la mattina,<br />

e si passa la giornata carichi di voglia di fare,<br />

di discutere, di parlare, di vivere – oltre che<br />

di lavorare - con gli altri. La realizzazione del<br />

progetto ha messo al centro l’eco-compatibilità<br />

e lo sfruttamento delle fonti alternative di<br />

approvvigionamento di energia, quali l’energia<br />

solare e geotermica. Grazie al sistema di<br />

pannelli fotovoltaici installati sui tetti, l’azienda<br />

è totalmente autosufficiente dal punto di<br />

vista energetico. I risultati <strong>della</strong> certificazione<br />

energetica condotta dal Politecnico di Milano<br />

collocano ora l’edificio in posizione di assoluta<br />

eccellenza rispetto a ogni altro edificio<br />

analogo costruito in Europa.<br />

Trenta mesi ci sono voluti, per costruire questo<br />

gigante. Due anni e mezzo dall’apertura<br />

dei cantieri alla fine di tutto. Un tempo quasi<br />

record, vista la “citta<strong>della</strong>” che ne è venuta<br />

fuori; un’efficienza che stride con i tempi che<br />

la burocrazia ha impiegato per consentire di


ealizzare l’operazione. “Il progetto si chiama<br />

Breganze 2000 e l’inaugurazione l’abbiamo<br />

fatta ora, nel 2010 – ha detto Rosso -. Visti i<br />

tempi del cantiere, è evidente che i dieci anni<br />

impiegati per arrivare in fondo non sono<br />

dipesi da noi né dal costruttore”. Tant’è. Superato<br />

anche il Moloch burocratico, l’azienda<br />

ora ha riunito tutti i “punti” produttivi prima<br />

sparsi nel territorio tra Molvena e Marostica<br />

e si gode questa ritrovata unità di spazi e di<br />

risorse. Il più contento di tutti è lui, l’artefice<br />

di tutto, Renzo Rosso. “In questi anni abbiamo<br />

lavorato in condizioni tutt’altro che ideali, in<br />

capannoni sparsi dappertutto – ha detto ai<br />

suoi collaboratori, all’inaugurazione <strong>della</strong> sua<br />

creatura -. Adesso è bello lavorare qui, perché<br />

posso vedervi tutti, tutti i giorni. Non volevo<br />

fare un monumento, ma qualcosa per noi, su<br />

spazi aperti, su ambienti nei quali stare bene<br />

e poter anche socializzare”.<br />

Una scommessa, l’ennesima <strong>della</strong> sua vita,<br />

per Rosso, che nel territorio d’origine, lui padovano<br />

d’origine e vicentino di adozione, ha<br />

sempre creduto e continua a credere. Sempre<br />

stato un sostenitore del Made in Italy,<br />

del resto, Rosso; la stessa Staff International,<br />

altra azienda del gruppo, è tra le venti realtà<br />

produttive più importanti nella produzione<br />

di abbigliamento di lusso in Italia. “Era forse<br />

più facile portare questa azienda in una<br />

grande metropoli – ha detto -, ma la gente del<br />

Veneto è straordinaria, fantastica, e ho voluto<br />

che la nostra casa continuasse a essere qui”.<br />

Una casa che in trent’anni è diventata un “palazzo”.<br />

Diesel è oggi presente in oltre 80 paesi<br />

al mondo e conta oltre 5.000 dipendenti,<br />

di cui oltre 500 nella sede centrale. L’azienda<br />

controlla inoltre 18 filiali internazionali con<br />

oltre 7.000 punti vendita e oltre 500 negozi<br />

monomarca. Diesel gestisce direttamente 18<br />

filiali in Europa, Asia e America, è presente<br />

in più di 80 nazioni, con 5000 punti vendita<br />

che includono oltre 400 negozi di proprietà.<br />

L'azienda fa parte del Gruppo Only the Brave,<br />

che comprende anche 55DSL (brand legato<br />

all’active sport e allo streetwear), Staff International<br />

(azienda che produce e distribuisce<br />

marchi come Diesel Denim Gallery, Maison<br />

Martin Margiela, DSquared, Vivienne Westwood,<br />

Viktor & Rolf e Marc Jacobs Menswear),<br />

Neuf (l’azienda proprietaria del marchio Maison<br />

Martin Margiela e dal 2008 anche Viktor<br />

& Rolf). Nel 2009, il fatturato del gruppo è<br />

ammontato a 1,3 miliardi di euro. E gli obiettivi<br />

per i prossimi anni sono ancora una volta<br />

ambiziosi. “Cresceremo a due cifre già dall’anno<br />

prossimo - dice Rosso -.<br />

Abbiamo tutte le carte in regola per poter<br />

spingere sui mercati e ottenere nuovi risultati<br />

di crescita”. Il giorno dell’inaugurazione,<br />

guarda caso giorno del 55° compleanno di<br />

Rosso, erano presenti anche la presidente di<br />

Confindustria Emma Marcegaglia e il governatore<br />

del Veneto Luca Zaia. “Renzo è il più<br />

geniale e il più visionario imprenditore italiano<br />

– ha detto Marcegaglia -. Quest’azienda è<br />

un eccellenza straordinaria, in trentadue anni<br />

abete affermatyo il brand italiano più importante<br />

al mondo, che sa parlare ai giovani,<br />

capire i loro bisogni. In aziende come queste<br />

c’è davvero la condivisione di obiettivi tra<br />

imprenditore e collaboratori, si sente la voglia<br />

di andare avanti insieme”.<br />

E’ proprio quello che i “Rosso boys” hanno<br />

fatto fino ad oggi e intendono continuare a<br />

fare. Fino ad arrivare a quota mille. Dopo la<br />

quale di sicuro Renzo Rosso si porrà nuovi<br />

traguardi. ■<br />

In apertura,<br />

uno scorcio di un interno<br />

<strong>della</strong> sede e,<br />

nella foto piccola<br />

Renzo Rosso.<br />

Qui sopra<br />

l'esterno dell'azienda<br />

e la grande hall con il<br />

"giardino verticale" alto<br />

oltre 30 metri.<br />

27


di Stefano Tomasoni<br />

28<br />

imprese<br />

Sella<br />

Sempre più in Sella<br />

G iunta al<br />

traguardo dei<br />

novant’anni,<br />

la Sella<br />

Farmaceutici<br />

di Schio ha<br />

ampliato di<br />

un altro terzo<br />

l’azienda per<br />

puntare a nuovi<br />

prodotti e nuovi<br />

target.<br />

Per chi entra in città dal ponte di Liviera<br />

e curva alla rotonda, il primo<br />

impatto con la città da qualche tempo<br />

è una grande insegna blu in cima<br />

a un nuovo capannone industriale bianco, azzurro<br />

e grigio. “Sella Farmaceutici”, dice l’insegna. E’ il risultato<br />

del nuovo ampliamento dell’azienda <strong>della</strong><br />

Magnesia e del Bioton. Una nuova costruzione<br />

che ospita la sala di confezionamento secondario<br />

dei medicinali, costruita a fianco <strong>della</strong> produzione<br />

primaria.<br />

L’ampliamento, inaugurato a inizio mese, è di circa<br />

3200 mq e porta la superficie totale dell’azienda a<br />

10 mila mq, nei quali lavorano settanta dipendenti.<br />

Qui vengono ora realizzati prodotti a marchio<br />

“Sella”, ma anche medicinali per terzi.<br />

Un nuovo “pezzo” di azienda, dunque, per una del-<br />

le attività produttive che – dopo la scomparsa dei<br />

lanifici e <strong>della</strong> Carrozzeria Dalla Via – è a tutti gli<br />

effetti tra le più “anziane” e ricche di storia <strong>della</strong><br />

nostra città. Il “Laboratorio farmaceutico A. Sella”<br />

compie infatti quest’anno novant’anni di vita.<br />

A datare l’inizio dell’attività di famiglia è stata la<br />

scoperta, recente, di un’inserzione pubblicitaria<br />

su un giornale degli anni Trenta, una “réclame”<br />

<strong>della</strong> cosiddetta “Magnesina Effervescente Sella”,<br />

accompagnata dalla dicitura “creazione 1920”. Un<br />

documento che ha dato finalmente la certezza<br />

che nel 1920 era già in commercio l’antenata di<br />

quella che poi verrà chiamata più semplicemente<br />

“Magnesia” e che porta uno dei numeri di registrazione<br />

di specialità medicinale più vecchi nel<br />

campo dei prodotti farmaceutici italiani.<br />

Tutto iniziò con il farmacista Antonio Sella, che


acquistò una farmacia nel centro di Schio, la “Farmacia<br />

Sella alla Madonna”.<br />

Per la prima quarantina d’anni fu proprio nel<br />

retro <strong>della</strong> farmacia, nello scantinato e nel piano<br />

superiore e in qualche locale preso in affitto in<br />

centro città, che videro la luce i primi prodotti<br />

galenici, le prime specialità medicinali e anche i<br />

famosi “gonfietti d’orzo”, quadratini “giallo ambra”<br />

che fanno parte dei ricordi d’infanzia di almeno<br />

tre generazioni.<br />

Dopo la morte del fondatore, vittima tra le vittime<br />

dell’eccidio di Schio, fu il figlio Gaetano a portare<br />

avanti l’attività, allargandola fino a coprire buona<br />

parte <strong>della</strong> penisola.<br />

All’inizio degli anni Cinquanta arrivò un’intuizione<br />

nel campo di quel che oggi si chiama marketing,<br />

con l’invenzione dello slogan pubblicitario<br />

“Prendi una Sella e sarai a cavallo”, legato proprio<br />

alla magnesia, il cui disegno grafico risale al 1952.<br />

Più radicale e importante fu però la scelta “di vita”<br />

di lasciare il centro cittadino e di concentrare<br />

tutte le attività in una sede nuova in via Vicenza.<br />

E negli anni Settanta accanto alla produzione dei<br />

farmaci galenici, nacquero i primi farmaci da banco<br />

a marchio Sella.<br />

Venuto a mancare nell’88 Gaetano Sella, la conduzione<br />

dell’azienda passò alla terza generazione,<br />

rappresentata da Roberto Salviato, genero del<br />

dottor Gaetano. Agli inizi del 2000 al nucleo originario<br />

dell’azienda si sono affiancati i nuovi reparti<br />

produttivi destinati alla produzione di medicinali.<br />

Oggi anche la quarta generazione è già entrata<br />

in azienda, segno che la voglia imprenditoriale<br />

Attenzione all’ambiente e alla solidarietà<br />

Sul tetto del nuovo stabilimento, l’azienda ha installato un impianto fotovoltaico<br />

di ultima generazione che produce circa 70.000 kWh all’anno di energia<br />

elettrica, tutta utilizzata in fabbrica, e che corrisponde al consumo annuale di<br />

circa 25 famiglie. Infine, in occasione del novantennale, l’azienda ha deciso di<br />

proseguire la collaborazione iniziata qualche anno fa con l’associazione Medici<br />

con l’Africa CUAMM di Padova: nel 2011 finanzierà la costruzione di un pozzo<br />

per l’approvvigionamento dell’acqua per l’ospedale di Lui, nel Sud Sudan.<br />

continua.<br />

“Dagli anni Sessanta a oggi - spiega l’amministratore<br />

delegato, Roberto Salviato - l’azienda ha<br />

sviluppato nuovi prodotti medicinali ma ha intrapreso<br />

anche nuove strade sempre nel mondo<br />

del benessere avvicinandosi alla medicina<br />

naturale e dietetica, sempre nel segno di una<br />

progettazione rigorosa, di una produzione al più<br />

alto livello scientifico e di procedure di controllo<br />

secondo i più stretti requisiti richiesti dalle farmacopee<br />

italiane ed estere. L’acquisizione di ordini<br />

di produzione per conto delle più importanti<br />

case farmaceutiche italiane e multinazionali è la<br />

conferma che stiamo lavorando nel modo giusto.<br />

Negli ultimi cinquant’anni il numero delle officine<br />

farmaceutiche in Italia si è ridotto da 600 a<br />

circa 200 a causa di concentrazioni di aziende e<br />

dell’impossibilità per molti di adeguarsi ai nuovi<br />

requisiti imposti dalle autorità sanitarie e da un<br />

mondo sempre più concorrenziale: il Laboratorio<br />

Sella continua a rimanere sulla scena e conta di<br />

continuare a produrre soluzioni di benessere e<br />

salute ancora per tanti anni”. ■<br />

Accanto,<br />

il nuovo "fronte"<br />

dell'azienda.<br />

Qui accanto,<br />

alcuni impianti produttivi<br />

dell'azienda con il<br />

capannone inaugurato di<br />

recente.<br />

Sopra,<br />

lo "storico" manifesto<br />

<strong>della</strong> Magnesia<br />

effervescente e l'insieme<br />

<strong>della</strong> gamma dei prodotti<br />

"Sella".<br />

29


120 fiere nel<br />

mondo, 37 mila<br />

metri quadri<br />

allestiti, una<br />

nuova sede a<br />

Roma. Questi<br />

i numeri di<br />

Colorcom,<br />

azienda di<br />

Santorso che<br />

di recente<br />

ha curato<br />

l’allestimento<br />

per la mostra<br />

sui cento anni di<br />

Confindustria.<br />

30<br />

imprese<br />

Colorcom<br />

Maestri di scena<br />

Sono Made in Vicenza gli allestimenti<br />

<strong>della</strong> mostra fotografica “Cento anni<br />

di imprese. Per l’Italia” che celebra<br />

il secolo di Confindustria. Una mostra<br />

itinerante che dopo la tappa milanese <strong>della</strong><br />

Triennale, ha inaugurato in ottobre a Roma,<br />

all’Ara Pacis. La Colorcom di Santorso ha provveduto<br />

all’allestimento di entrambi gli spazi,<br />

fornendo anche il presupposto per far ricordare<br />

in un contesto dedicato all’imprenditoria<br />

nazionale, quanto autorevole e vivace sia quella<br />

vicentina. La mostra presenta ritratti, luoghi<br />

industriali, prodotti e simboli che testimoniano<br />

come l’industria sia stata protagonista del cambiamento,<br />

per la sua incidenza sul quotidiano,<br />

sul costume, sul sociale. Un appuntamento<br />

importante dove l’azienda vicentina, coinvolta<br />

nel progetto dal Gruppo Meet, società di comunicazione<br />

integrata, ha dato il meglio di sé<br />

curando il progetto esecutivo.<br />

Partner di molte istituzioni pubbliche, la Colorcom<br />

ha al suo attivo oltre 25 anni di supporto<br />

nei delicati momenti in cui aziende e pubbliche<br />

amministrazioni si mettono in vetrina.<br />

“Il padiglione <strong>della</strong> Toscana nello spazio Italia<br />

dell’Expo di Shanghai è un’altra nostra creazione”,<br />

spiega Luca Galante, amministratore delegato<br />

di Colorcom.<br />

Pensato per esaltare la filosofia del “Better City.<br />

Better life”, lo stand toscano presenta la tradizione<br />

storico-artistica <strong>della</strong> regione, la forte<br />

spinta all’innovazione e la qualità <strong>della</strong> vita.<br />

“Progettare per rendere contemporaneamente<br />

funzionali e ad alto impatto comunicativo gli<br />

spazi espositivi è come costruire la scenografia<br />

di un film, che in questo caso si chiama business”.<br />

Una scenografia che deve essere in grado di<br />

emozionare e di coinvolgere, da predisporre<br />

con rapidità e precisione, in accordo con i<br />

responsabili marketing dei clienti oppure coinvolgendo<br />

importanti professionisti del mondo<br />

<strong>della</strong> comunicazione. Un piccolo grande show<br />

che deve funzionare alla perfezione. Colorcom


si occupa di tutto: dalla progettazione all’espletamento<br />

delle formalità documentali, trasporti,<br />

logistica, sicurezza, fino ai servizi di hostess e<br />

traduzioni.<br />

“Fare questo lavoro da tanti anni - racconta<br />

Luca Galante che come il padre Gerardo, fondatore<br />

dell’azienda, dimostra estremo rigore<br />

in ogni scelta lavorativa - ci consente di avere<br />

personale preparato e staff tecnici in ogni appuntamento<br />

fieristico di rilievo”.<br />

Più di 37 mila metri quadri di spazi espositivi<br />

allestiti lo scorso anno in oltre 120 fiere nel<br />

mondo, fanno di Colorcom una azienda di riferimento<br />

nel settore dell’allestimento fieristico.<br />

L’azienda occupa 26 persone e conta su un<br />

indotto di oltre un centinaio di professionalità<br />

esterne, tra squadre di montaggio, studi di progettazione,<br />

vivaisti, grafici e stampatori.<br />

Colorcom ha inaugurato da poco la nuova sede<br />

di Roma, dopo quella di Milano già operativa<br />

dal 2009, funzionale alla partnership con Fiera<br />

Milano spa. L’azienda di Santorso è anche alle-<br />

“ Fare questo<br />

lavoro da tanti anni<br />

ci consente di avere<br />

stitore ufficiale di Fiera Riva<br />

personale preparato<br />

del Garda, a testimonianza di<br />

una capacità riconosciuta nel- e staff tecnici in<br />

la gestione dei grandi appunta-<br />

ogni appuntamento<br />

menti fieristici.<br />

Gli obiettivi per il futuro? “Lo fieristico di rilievo”<br />

spostamento del business nei<br />

paesi extraeuropei ci impone<br />

di essere presenti nei nuovi mercati – afferma<br />

Galante –. Anche per questo vogliamo continuare<br />

ad investire su persone capaci, preparate,<br />

in grado di affrontare con noi ogni nuovo progetto,<br />

in ogni parte del mondo”. ■<br />

In apertura<br />

lo stand <strong>della</strong> Regione<br />

Toscana all'Expo di<br />

Shanghai (archivio<br />

Toscana Promozione)<br />

In questa pagina<br />

la mostra fotografica<br />

per il centenario di<br />

Confidustria “Cento anni<br />

di imprese per l’Italia” è<br />

in programma a Roma<br />

nello spazio museale<br />

dell’Ara Pacis, dal 6<br />

ottobre al 14 novembre<br />

2010.<br />

31


di Marialuisa Duso<br />

R icerca e alta<br />

tecnologia<br />

costituiscono<br />

i punti forti<br />

di Italgum,<br />

azienda di<br />

Zanè con oltre<br />

trent’anni<br />

di storia,<br />

specializzata<br />

nella<br />

lavorazione<br />

di elastomeri,<br />

che ha<br />

recentemente<br />

aperto nuove<br />

frontiere per<br />

l’edilizia.<br />

32<br />

imprese<br />

Italgum<br />

C'è gomma<br />

e gomma<br />

C<br />

’è gomma e gomma: quella che<br />

accompagna ormai ogni attimo<br />

<strong>della</strong> nostra vita quotidiana,<br />

sotto forma di accessori e<br />

strumenti che sono parte integrante delle nostre<br />

abitudini, e ci sono prodotti più sofisticati,<br />

frutto di ricerche e alta tecnologia, che magari<br />

si notano meno, ma sono ancor più preziosi<br />

e trovano sempre nuove e affascinanti applicazioni.<br />

In questo mondo, fatto appunto di ricerca<br />

e alta tecnologia, opera Italgum, azienda<br />

con oltre trent’anni di storia, con sede a Zanè,<br />

specializzata nella lavorazione di elastomeri,<br />

che ha recentemente aperto nuove frontiere<br />

per l’edilizia. “Gli elastomeri – spiega Vittorio<br />

Munaretto, amministratore delegato di Italgum<br />

- sono elementi a elevato contenuto tecnologico,<br />

attorno ai quali la nostra azienda ha sviluppato<br />

due linee di produzione: il rivestimento di<br />

cilindri, che vengono impiegati negli impianti<br />

di diversi settori industriali, e la realizzazione<br />

di articoli tecnici stampati”.<br />

All’interno dell’azienda è presente un laboratorio<br />

di ricerca altamente attrezzato che esegue,<br />

anche per conto terzi, la quasi totalità delle<br />

indagini richieste sui compund elastomerici,<br />

crudi e vulcanizzati. Il laboratorio offre supporto<br />

alla produzione per quel che concerne<br />

l’attività di progettazione delle formulazioni<br />

elastomeriche, nonché del controllo in accettazione<br />

dei chemicals che concorrono alla realizzazione<br />

delle mescole e quindi del controllo di<br />

tutti i lotti prodotti dalla linea di mescolatura.<br />

Parallelamente a questa attività esegue studi di<br />

ricerca in collaborazione con i più titolati laboratori<br />

e le maggiori società attive nel campo<br />

dello studio dei polimeri, sia su scala europea<br />

che mondiale. Esegue inoltre prove per conto<br />

terzi, non necessariamente limitate al campo<br />

degli elastomeri. Nella filosofia dell’azienda<br />

la ricerca è sempre andata di pari passo con<br />

la qualità. Non a caso Italgum è stata la prima


azienda italiana del<br />

settore gomma e una<br />

delle primissime a livello<br />

europeo a conseguire,<br />

nel febbraio<br />

1992, la certificazione<br />

ISO 9002. Successivamente<br />

ha esteso<br />

tale certificazione secondo<br />

la normativa<br />

ISO 9001 ottenendo<br />

la certificazione del<br />

sistema di qualità ISO<br />

“ Italgum inoltre è<br />

tra i pochi produttori<br />

italiani a realizzare<br />

isolatori sismici.<br />

Questa tipologia di<br />

elemento strutturale<br />

costituisce la più<br />

confidente tecnica di<br />

protezione dai sismi<br />

finora studiata”<br />

9001/BVQI. Un riconoscimento che certifica la<br />

corrispondenza di tutti i requisiti aziendali, dalla<br />

progettazione sino al prodotto finito, ai più<br />

elevati standard di qualità internazionali.<br />

Gli innumerevoli ambiti di applicazione del<br />

prodotto e l’elevata tecnologia permettono<br />

a Italgum di operare nei settori più svariati:<br />

dall’alimentare al cartotecnico, dal tessile al<br />

meccanico. Una delle applicazioni più recenti<br />

è dedicata però all’edilizia: negli ultimi anni<br />

l’azienda si è specializzata nella produzione di<br />

manufatti in elastomero armato utilizzati nel<br />

settore edile, civile e infrastrutturale.<br />

“Tutti questi manufatti – precisa l’amministratore<br />

delegato Vittorio Munaretto - hanno<br />

denominazioni diverse a seconda <strong>della</strong> loro<br />

destinazione d’uso”.<br />

Si spazia dai giunti per ponte che, grazie alla<br />

presenza dell’elastomero, consentono dilatazioni<br />

più o meno spinte in risposta ai carichi<br />

dinamici e termici applicati, agli appoggi che<br />

supportano il carico dell’intera struttura su di<br />

essi insistente. “Gli appoggi destinati al mercato<br />

europeo – aggiunge Munaretto - vengono realizzati<br />

in accordo con lo standard EN 1337-3,<br />

ma possiamo affermare che, su scala mondiale,<br />

la Italgum è in grado di realizzare appoggi che<br />

soddisfano pienamente i requisiti che le varie<br />

normative nazionali prescrivono”.<br />

Italgum inoltre è tra i pochi produttori italiani<br />

a realizzare isolatori sismici. Questa tipologia<br />

di elemento strutturale costituisce la più confidente<br />

tecnica di protezione dai sismi finora<br />

studiata. In particolare la Italgum ha formulato<br />

tre compounds dissipativi che conferiscono<br />

agli isolatori la capacità di svincolare dal terreno<br />

le strutture sovrastanti e di reagire alle azioni<br />

sismiche in modo differente a seconda <strong>della</strong><br />

rigidezza che si vuole loro attribuire. Queste<br />

formulazioni sono state utilizzate da anni in<br />

varie strutture di importanza sociale e strategica<br />

rilevanti, sia in Italia (un esempio per tutti<br />

gli interventi a seguito del sisma che nel 2009<br />

ha devastato L’Aquila e l’area circostante) che<br />

all’estero, e sono in corso di certificazione secondo<br />

lo standard armonizzato EN 15129. n<br />

33


34<br />

flash<br />

Ilsa Brasil premiata per l’esportazione<br />

E' stato conferito a Ilsa Brasil, filiazione brasiliana di<br />

Ilsa, azienda di Arzignano, il 38esimo “Prêmio Exportação<br />

RS” assegnato dalla ADVB, l’<strong>Associazione</strong> brasiliana dei<br />

dirigenti marketing alle aziende che si distinguono per<br />

innovazione tecnologica e capacità di export. Nel corso di<br />

una serata di gala vivace e partecipata, alla presenza di<br />

Henrique Meirelles, presidente del Banco Central do Brasil,<br />

il management di Ilsa Brasil ha ricevuto il premio come<br />

azienda con il miglior risultato in termini di export. Giunto<br />

alla sua 38esima edizione, il “Prêmio Exportação RS” mira<br />

a valorizzare le imprese che ottengono importanti quote di<br />

mercato estero, creano ricchezza per il paese e nel contempo<br />

sono esempi di etiche ed innovative scelte manageriali.<br />

Ilsa Brasil, nata nel 2008 su iniziativa di Ilsa spa di Arzignano,<br />

è stata particolarmente valutata per le sue attività<br />

di ricerca nelle biotecnologie, in collaborazione anche con<br />

l’Università del Rio Grande do Sul, per il suo impegno per uno sviluppo sostenibile e per l’alta percentuale di export dei suoi prodotti.<br />

Ilsa Brasil registra ottime perfomance di crescita nei primi 6 mesi del 2010 e occupa una quindicina di persone, tecnici brasiliani,<br />

formati sia in Italia che in loco. L’alta tecnologia e la ricerca sono alla base degli eccellenti risultati dell’azienda. Un mercato agricolo<br />

in fortissima espansione, in uno dei paesi BRIC con più alto tasso di crescita del PIL, ha fatto il resto.<br />

Pozza lancia il parco giochi che si illumina in modo ecocostenibile<br />

Pozza, azienda di Recoaro che produce<br />

arredo urbano, giochi per parchi<br />

e scenografie, ha lanciato sul mercato<br />

– in occasione del recente Salone<br />

SAIE di Bologna – un prodotto di propria<br />

ideazione del tutto innovativo per il settore:<br />

il parco giochi che si illumina in<br />

modo autonomo ed eco-sostenibile.<br />

“Abbiamo riscontrato che la notte i parchi<br />

pubblici diventano spesso ricettacolo di<br />

individui che tutto sono fuorché corretti fruitori<br />

di altalene, scivoli e altre attrezzature<br />

e sono anzi responsabili di atti vandalici –<br />

spiega Dario Pozza, presidente dell’azienda<br />

-. La soluzione più semplice è illuminare<br />

il parco di notte, la luce è il principale<br />

deterrente per i malintenzionati. Però adottare<br />

l’illuminazione con i metodi tradizionali<br />

è costoso e complicato,<br />

dovendo prevedere tra<br />

l’altro l’installazione di<br />

nuovi lampioni e l’utilizzo<br />

di timer. Altro aspetto<br />

importante è che aumentare<br />

il consumo di energia<br />

elettrica in maniera<br />

tradizionale contribuisce<br />

ad accrescere l’inquinamento<br />

atmosferica,<br />

mentre la nostra filosofia<br />

è concentrata su uno<br />

sviluppo ecosostenibile.<br />

Ecco allora questo brevetto: attraverso dei<br />

pannelli fotovoltaici integrati nella struttura<br />

si crea energia elettrica, che viene accumulata<br />

in una batteria durante il giorno;<br />

appena fa buio un sensore automatico attiva<br />

dei led di ultima generazione che illuminano<br />

autonomamente, ecologicamente<br />

e gratuitamente il parco, per tutta la notte”.


Nuova sede per Forgital Italy<br />

E' stata inaugurata la<br />

nuova sede direzionale di<br />

Forgital Italy, quartier generale<br />

del Gruppo Forgital. Ad<br />

affiancare la sede storica di<br />

Seghe di Velo d’Astico, una<br />

nuova palazzina in vetro e<br />

alluminio, perfettamente<br />

integrata nello scenario<br />

paesaggistico circostante.<br />

Un’enorme fontana, realizzata<br />

con un anello in acciaio<br />

del diametro di oltre<br />

cinque metri prodotto dallo<br />

stabilimento di Seghe, convoglia in una cascata l’acqua al di sopra dell’ingresso principale.<br />

L’edificio, ispirato ai più recenti canoni del risparmio energetico, è dotato di illuminazione<br />

completamente a luci led ed è riscaldato dall’acqua calda di recupero dei forni<br />

per il trattamento dei metalli. In occasione dell’inaugurazione, la visita dello stabilimento<br />

ha consentito di visionare le principali fasi delle lavorazioni, dalla progettazione dei pezzi<br />

alla simulazione al computer, all’attività di pressa, al trattamento termico e tornitura dei<br />

grandi anelli in acciaio. E’ stata inoltre l’occasione per informare su tutte le iniziative di<br />

prevenzione e formazione per la salute e sicurezza dei lavoratori che sono uno dei punti<br />

focali <strong>della</strong> politica aziendale in materia di risorse umane, come l’attività <strong>della</strong> squadra<br />

gestione emergenze, un nucleo operativo costantemente aggiornato sulle procedure di<br />

primo intervento e soccorso in caso di incidenti. Il tour si è concluso con l’illustrazione<br />

dei prodotti finiti e delle loro principali destinazioni: dalle grosse macchine di movimentazione<br />

<strong>della</strong> terra alle sfere per le valvole dei grandi oleodotti, flange per la giunzione di<br />

torri eoliche e componenti per motori di aerei e lanciatori spaziali.<br />

LP Srl, azienda di Caldogno<br />

che opera nel settore<br />

dell’arredamento su<br />

misura, ha inaugurato<br />

il suo percorso di internazionalizzazione<br />

con<br />

l’apertura di un punto<br />

vendita in Croazia, nella<br />

città di Spalato. “La nostra azienda sta guardando con grande<br />

attenzione ai mercati esteri - dice Domenico Lorenzato, titolare<br />

di LP -. Abbiamo iniziato a frequentarli grazie soprattutto al<br />

‘contract’ commerciale e alla nostra capacità di realizzare ne-<br />

Reel/Itaco si integra<br />

nel gruppo KSB<br />

KSB AKTIENGESELLSCHAFT, leader mondiale<br />

nel mercato delle pompe e delle valvole,<br />

e ITACO Srl con la sua controllata REEL<br />

Srl, società con sede a Ponte di Nanto con<br />

elevata tecnologia nel settore dei motori<br />

e azionamenti elettrici, annunciano l’integrazione<br />

del gruppo REEL/ITACO all’interno<br />

del gruppo KSB. Dopo molti anni di<br />

collaborazione, nell’ottica di sviluppare<br />

maggiormente l’integrazione di motori ad<br />

altissima efficienza regolati in velocità nei<br />

propri sistemi di pompe e valvole, KSB ha<br />

proposto alla famiglia Bertotto, precedente<br />

unica proprietaria di Itaco Srl, di partecipare<br />

con quote di maggioranza nella società.<br />

Ulteriori obiettivi saranno lo sviluppo<br />

di azionamenti elettrici ad alta efficienza e<br />

la creazione di un forte polo di sviluppo di<br />

sistemi elettronici ed elettrici per le energie<br />

alternative di media/grossa potenza da<br />

fonti idrauliche, eoliche, fotovoltaiche per le<br />

quali Itaco con il proprio brand “AEOLICA”<br />

ha già iniziato a operare. Reel e Itaco verranno<br />

fuse in un’unica entità che manterrà<br />

il nome Reel, tutte le principali lavorazioni,<br />

ma soprattutto ricerca e sviluppo, verranno<br />

potenziate in modo rilevante nell’area<br />

attuale presso Nanto, nel Basso Vicentino.<br />

Lp apre un punto vendita a Spalato<br />

gozi e punti vendita, per clienti italiani interessati ad espandere<br />

la loro rete estera in franchising. Da qui però anche la constatazione<br />

di come i paesi esteri apprezzino il “Made in Italy”,<br />

non solo nel settore dei mobili di serie ma anche per la grande<br />

capacità che la nostra manifattura ha di proporre arredamenti<br />

su misura, altamente flessibili, capaci di abbinare la qualità del<br />

design alla funzionalità degli arredi e degli ambienti. La Croazia<br />

è tra i paesi che ci hanno dato i segnali più interessanti. E’ un<br />

piccolo mercato ma soprattutto nella sua area costiera presenta<br />

interessanti prospettive di sviluppo edilizio legato al turismo,<br />

non solo alberghiero ma anche nel settore residenziale, delle<br />

prime ed anche seconde abitazioni”.<br />

35


documento<br />

di Alberto Bombassei<br />

Vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali<br />

Le proposte di Confindustria<br />

per il lavoro, adesso<br />

36<br />

L a<br />

Presidente Marcegaglia ha rivolto<br />

un invito a tutte le organizzazioni di<br />

rappresentanza delle imprese e a tutti<br />

i sindacati per ragionare insieme sulle<br />

priorità <strong>della</strong> politica economica per il rilancio<br />

<strong>della</strong> crescita nel nostro Paese.<br />

All’interno di quel progetto, oggi Confindustria<br />

si rivolge alla politica e ai sindacati, per invitare<br />

tutti ad assumere insieme l’obiettivo di realizzare<br />

sui temi del lavoro concrete convergenze per la<br />

crescita, la competitività e l’occupazione. (...)<br />

Per vincere la sfida competitiva, uno dei fattori<br />

fondamentali è la competenza del capitale<br />

umano. La facilità di reperire persone qualificate<br />

è determinante nelle scelte di investimento ed<br />

allocazione di risorse e siti produttivi. Purtroppo<br />

dobbiamo ancora registrare la carenza di<br />

preparazione delle persone che entrano nel<br />

mercato del lavoro.<br />

Spesso le imprese sono costrette ad avviare<br />

“ Oggi Confindustria si<br />

rivolge alla politica e ai<br />

sindacati, per invitare<br />

tutti ad assumere<br />

insieme l’obiettivo di<br />

realizzare sui temi del<br />

lavoro concrete”<br />

Occupazione e<br />

competitività<br />

percorsi formativi per i neo-assunti che partono<br />

da zero, anche nelle materie da loro studiate.<br />

Nonostante l’impegno messo sull’orientamento<br />

scolastico, i giovani scelgono ancora indirizzi<br />

di studio non richiesti dal mercato del lavoro<br />

pubblico e privato. Il risultato è che si sono<br />

generati potenziali disoccupati di lunga durata<br />

sempre più sfiduciati e imprese che non riescono<br />

a trovare le professionalità di cui hanno bisogno.<br />

Pertanto, rispetto alla formazione di ingresso ed<br />

alla formazione continua, Confindustria invita ad<br />

un forte, deciso e convinto impegno comune, in<br />

aggiunta a quanto già fatto e programmato, per<br />

far sì che:<br />

• come parti sociali, si rafforzi la nostra azione sulla<br />

formazione continua attraverso i fondi paritetici,<br />

ma anche con la contrattazione collettiva e la<br />

gestione degli ammortizzatori sociali<br />

• le istituzioni e gli enti di ricerca realizzino<br />

un’analisi dei dati più completa, tempestiva e


competente<br />

• lo Stato e le Regioni impongano una gestione<br />

dei finanziamenti mirata alle necessità formative<br />

di chi esce dal ciclo produttivo.<br />

Come parti sociali possiamo vantare una<br />

tradizione di lunga data sulla formazione<br />

realizzata attraverso la bilateralità. Per quanto<br />

ci riguarda siamo soddisfatti delle ottime<br />

performance di Fondimpresa e Fondirigenti. Ma<br />

non basta. È un’azione che va potenziata con<br />

urgenza. (...)<br />

Oggi dobbiamo purtroppo registrare:<br />

• la diffusa carenza di competenze nei servizi<br />

dei Centri per l’impiego<br />

• l’assenza di un obbligo ad attivare, come nel<br />

modello danese, procedure correttive a fronte<br />

di risultati inadeguati nel favorire l’incontro<br />

domanda-offerta<br />

• un’incredibile incomunicabilità fra banche<br />

dati<br />

• la frammentazione delle liste di disoccupazione<br />

• l’inefficacia delle verifiche sulla permanenza<br />

<strong>della</strong> disponibilità al lavoro specie per chi è “in<br />

mobilità”.<br />

(…) Certo è che per competere le imprese<br />

industriali hanno la necessità di fare affidamento<br />

su un adeguato margine di flessibilità<br />

organizzativa. La flessibilità organizzativa resta<br />

un’esigenza ineludibile al pari delle tutele e delle<br />

garanzie per i lavoratori. Per questo dobbiamo<br />

superare la falsa equazione “flessibilità uguale<br />

precarietà”.<br />

Nel sistema delle imprese rappresentato da<br />

Confindustria (142 mila aziende con quasi<br />

un terzo dell’occupazione dipendente del<br />

Paese), oltre il 94% degli occupati è a tempo<br />

indeterminato. Resta quindi un 6% di rapporti<br />

non standard, cioè la metà del dato nazionale<br />

che risulta comunque inferiore alla media dei<br />

paesi dell’Unione europea (15,2%).<br />

Diciamolo con chiarezza: il lavoro non standard<br />

non è né precario né privo di tutele. Lo diventa<br />

quando se ne fa un abuso o un uso improprio.<br />

Le tutele già oggi previste per i diversi contratti<br />

confermano l’attenzione con la quale il legislatore<br />

e la contrattazione collettiva hanno provveduto<br />

a stabilire garanzie per tutti, il più delle volte<br />

identiche. Non vi è dubbio che ci siano ancora<br />

spazi da colmare, ma già oggi tutte le forme<br />

di rapporto di lavoro poggiano su una base di<br />

certezze e di garanzie. L’urgenza è garantire un<br />

adeguato sostegno per i periodi di inattività che<br />

però devono diventare il più possibile brevi<br />

grazie a un miglior funzionamento dell’incontro<br />

domanda-offerta ed all’aumento dell’occupabilità<br />

favorita da formazione mirata. È al “lavoro” e non<br />

al “posto di lavoro” che dobbiamo guardare. È<br />

questa la politica comune a tutti i paesi europei.<br />

Il nostro impegno deve essere di individuare<br />

le forme migliori di garanzie e tutele senza<br />

ideologiche chiusure né fideistiche accettazioni.<br />

Confindustria non sposa quella visione <strong>della</strong><br />

filosofia del “new normal” secondo la quale la<br />

recessione avrebbe alterato in modo strutturale<br />

il mercato del lavoro. Non possiamo adattarci ad<br />

una “nuova normalità” fatta di livelli di vita più<br />

bassi e di disoccupazione più alta. Accettare<br />

quell’idea di “nuova normalità” è soltanto una<br />

scusa per non fare niente. La ripresa è in atto<br />

“ La flessibilità<br />

organizzativa<br />

resta un’esigenza<br />

ineludibile al pari<br />

delle tutele e delle<br />

garanzie per i<br />

lavoratori”<br />

Qui sotto<br />

Il vicepresidente di<br />

Confindustria<br />

Alberto Bombassei<br />

I gioVani sCelgono anCora indirizzi di<br />

studio non riChiesti dal merCato del<br />

laVoro PubbliCo e PriVato. il risultato<br />

è Che si sono generati Potenziali<br />

disoCCuPati di lunga durata semPre Più<br />

sfiduCiati e imPrese Che non riesCono a<br />

troVare le Professionalità di Cui hanno<br />

bisogno.<br />

37


38<br />

documento<br />

anche se in questa seconda parte dell’anno<br />

assisteremo ad un rallentamento, ma lo scenario<br />

più probabile è che la ripresa continui.<br />

È normale che la crescita dell’occupazione arrivi<br />

in ritardo rispetto a produzione e domanda.<br />

L’unica strada da intraprendere è quella delle<br />

riforme. E noi a quelle dobbiamo guardare qui,<br />

oggi, parlando del lavoro. Con questo nostro<br />

progetto intendiamo avviare quel confronto<br />

“serio e pacato” - sollecitato dal Presidente <strong>della</strong><br />

Repubblica – che possa consentire alle parti<br />

sociali di rivedere, per semplificarle, anche le<br />

nostre regole di diritto del lavoro.<br />

Semplificare non vuol dire ridurre le tutele, bensì<br />

renderle effettive.<br />

Un’attività di semplificazione concordata<br />

fra le parti che potrebbe essere messa<br />

rapidamente a disposizione del legislatore per<br />

i conseguenti interventi normativi. In primo<br />

luogo per il contratto di apprendistato che deve<br />

rappresentare la strada maestra per l’inserimento<br />

dei giovani nel mondo del lavoro.<br />

Sappiamo però che solo un apprendista su<br />

cinque viene formato attraverso il “canale”<br />

pubblico. Prendiamone atto e conveniamo<br />

che la formazione più rispondente alle finalità<br />

dell’apprendistato è quella che fa perno<br />

sull’impresa.<br />

Il Governo ha già valorizzato al massimo il ruolo<br />

<strong>della</strong> formazione aziendale. È la contrattazione<br />

collettiva che ha la responsabilità di delineare<br />

i più opportuni percorsi formativi. Ma la strada<br />

“alternativa” interamente aziendale, è stata<br />

ultimamente resa più incerta e le imprese sono<br />

scoraggiate a farvi ricorso.<br />

Di qui la nostra proposta:<br />

• razionalizziamo il quadro normativo<br />

• attribuiamo la responsabilità <strong>della</strong> formazione<br />

in capo all’impresa valorizzando così il conseguimento<br />

<strong>della</strong> qualificazione contrattuale<br />

• qualora l’impresa non avesse “capacità formativa”<br />

interna, potrà avvalersi di soggetti<br />

qualificati accreditati (Agenzie per il lavoro,<br />

Università, enti bilaterali, ecc.)<br />

• estendiamo agli apprendisti la cassa integrazione.<br />

Semplificare. Questo il nostro obiettivo che<br />

dovrebbe essere comune a tutti se è vero che<br />

tutti abbiamo a cuore l’occupazione giovanile<br />

favorita da una formazione di qualità.<br />

Anche il contratto di lavoro a tempo determinato<br />

può essere semplificato. Poche modifiche, una<br />

disciplina semplice, chiara che assicuri certezza<br />

al datore di lavoro e tutela al lavoratore contro<br />

possibili forme di abuso. Proponiamo di superare<br />

la necessità delle causali, generiche o specifiche<br />

che siano. Come già avviene nella maggior parte<br />

delle legislazioni europee, limitiamoci a indicare<br />

una durata massima dei contratti a termine<br />

stipulati tra le stesse parti.<br />

Nel 2007 abbiamo già concordemente introdotto<br />

il principio <strong>della</strong> durata massima, fissandola a 36<br />

mesi. Siamo disponibili a ragionare per rafforzare<br />

il requisito <strong>della</strong> durata massima quale effettiva<br />

garanzia contro gli abusi. Analogo intervento<br />

per il contratto di somministrazione a termine<br />

che, insieme alla somministrazione a tempo<br />

indeterminato, è la forma di lavoro non standard<br />

con il più ampio e articolato sistema di garanzie<br />

per il lavoratore.<br />

Per questa ragione va rafforzato e ulteriormente<br />

qualificato, anche liberandolo da certi eccessi<br />

normativi come quello che impone l’indicazione<br />

causale delle motivazioni.<br />

Per il contratto di somministrazione a tempo<br />

determinato, Confindustria propone di eliminare<br />

ogni riferimento a causali, avvicinando così<br />

il nostro ai modelli già in atto in Germania,<br />

Gran Bretagna, Olanda. Durata massima del<br />

rapporto e fissazione di un limite quantitativo<br />

massimo di lavoratori somministrati utilizzabili,<br />

costituiscono tutele sicure contro ogni forma<br />

di abuso, specie perché entrambe fissate dalla<br />

contrattazione collettiva. Semplifichiamo. E<br />

ridurremo gli abusi e gli usi impropri. Quanto alla<br />

somministrazione a tempo indeterminato (staff<br />

leasing), Confindustria propone di considerare<br />

l’indennità di disponibilità mensile dovuta<br />

durante i periodi di non lavoro, fiscalmente<br />

non imponibile o soggetta ad un regime<br />

fiscale agevolato. C’è poi un aspetto di natura<br />

previdenziale per il quale ci dobbiamo rivolgere<br />

direttamente allo Stato perché sappiamo che<br />

solo lo Stato può intervenire. Uno dei timori<br />

principali di chi si trova all’interno di un<br />

percorso di carriera discontinua, è l’effetto che


questo avrà sulla sua pensione. Confindustria<br />

ritiene che, a prescindere dal tipo di rapporto<br />

di lavoro, “ogni giorno di lavoro debba essere<br />

utile per la pensione”.<br />

Proponiamo allora di rimuovere tutti gli<br />

ostacoli che ancora si frappongono, a partire dal<br />

requisito minimo di anzianità contributiva, per<br />

poter accedere alla totalizzazione dei periodi<br />

assicurativi. Un impegno compensato da una<br />

serie di importanti risultati: una migliore garanzia<br />

pensionistica per il lavoratore, un effettivo atto<br />

di contrasto del lavoro irregolare e sommerso,<br />

minori costi complessivi per lo Stato.<br />

Infine, se vogliamo ridurre l’”utilizzo improprio”<br />

dei rapporti di lavoro temporaneo, proponiamo<br />

anche di concordare che il periodo di prova<br />

nel rapporto a tempo indeterminato abbia una<br />

durata fra i 6 e i 12 mesi.<br />

Confindustria è convinta che se si realizza<br />

tempestivamente questa serie di interventi<br />

mirati, attraverso un avviso comune recepito dal<br />

legislatore, il ricorso – già limitato – alle forme di<br />

rapporto temporaneo, si ridurrà ulteriormente.<br />

Ma non solo. La flessibilità organizzativa<br />

soddisfatta attraverso il miglior funzionamento<br />

di questi istituti di lavoro subordinato, potrebbe<br />

consentire alle imprese di non far ricorso ai<br />

contratti di collaborazione a progetto per<br />

l’ingresso al lavoro dei giovani. Ed è ancora ai<br />

giovani che si rivolge l’attenzione delle imprese<br />

di Confindustria ed in particolare ai “talenti”, a<br />

quei giovani che si sono distinti nello studio. Se<br />

vogliamo evitare la “fuga dei cervelli” creiamo le<br />

condizioni perché le imprese siano interessate<br />

a trattenerli. Anzi, invertiamo per una volta le<br />

regole, ed immaginiamo che siano i talenti che<br />

possono “licenziare” l’azienda.<br />

Pensiamo ai giovani under 26 che conseguono<br />

la laurea magistrale con almeno 105 su 110.<br />

Le imprese interessate potrebbero assumere questi<br />

giovani con contratto a tempo indeterminato ed<br />

iscriverli, con costi a carico dell’azienda, ad un<br />

corso di Dottorato di Ricerca od a un Master<br />

universitario di secondo livello, con un progetto<br />

di ricerca concordato fra azienda e Università.<br />

Una volta conseguito con successo il Dottorato<br />

o il Master, toccherà al giovane scegliere. Il<br />

rapporto infatti prosegue normalmente ma<br />

“ Se vogliamo<br />

evitare la “fuga dei<br />

cervelli” dobbiamo<br />

creare le condizioni<br />

starà al giovane valutare se accettare o<br />

perché le imprese<br />

no le condizioni che in quel momento<br />

l’impresa sarà tenuta ad offrire. Una siano interessate<br />

formula diversa che intende percorrere<br />

a trattenerli. Anzi,<br />

un binario parallelo all’apprendistato di<br />

alta formazione.<br />

invertiamo per una<br />

Una scommessa dove:<br />

volta le regole, ed<br />

• vince il giovane “talento” che impegnandosi<br />

severamente si specializza con immaginiamo che<br />

una ricerca applicata all’industria;<br />

siano i talenti che<br />

• vince l’impresa che investe risorse per<br />

formare propri ricercatori;<br />

possono “licenziare”<br />

• vince lo Stato che sostenendo impresa e<br />

l’azienda”<br />

ricerca attraverso forme di fiscalizzazione<br />

mirata, favorisce la crescita competitiva<br />

del Paese trattenendo i giovani migliori.<br />

(…) Non vi è dubbio che abbiamo un sistema<br />

di relazioni industriali che ancora non lascia<br />

sufficienti spazi per spingere sull’efficienza<br />

aziendale. E anche quando vi è la capacità e la<br />

volontà di contrattare soluzioni adeguate, c’è chi<br />

cerca di bloccare ogni innovazione denunciando<br />

che sono stati violati dei diritti.<br />

Confindustria lo dice forte e chiaro: nessuna<br />

impresa, grande o piccola che sia, ha violato<br />

diritti o intende violare diritti. Nessuna delle<br />

nostre Associazioni, ha violato diritti o intende<br />

cancellare diritti. Informazioni distorte non<br />

servono a nessuno. Né alle imprese né ai<br />

lavoratori. E allora, pur nel rispetto delle<br />

posizioni diverse, è però necessario che ognuno<br />

risponda a delle semplici domande. Ad esempio:<br />

si violano diritti fondamentali quando si cerca<br />

di evitare – attraverso accordo sindacale – gli<br />

39


40<br />

documento<br />

C onfindustria lo diCe forte<br />

e Chiaro: nessuna imPresa,<br />

grande o PiCCola Che sia,<br />

ha Violato diritti o intende<br />

Violare diritti. nessuna<br />

delle nostre assoCiazioni,<br />

ha Violato diritti o intende<br />

CanCellare diritti.<br />

abusi che pochi furbi, nascondendosi dietro la<br />

parola “diritto”, mettono in atto a danno non<br />

solo dell’impresa ma anche di tutti gli altri<br />

lavoratori?<br />

E ancora: chi comunica di essere malato perché<br />

non vuol perdersi la partita di calcio o perché<br />

non vuol perdere la retribuzione quando è in<br />

corso uno sciopero, sta esercitando un diritto<br />

fondamentale?<br />

E infine: chi “si mette in sciopero” perché non<br />

vuol fare lo straordinario che l’azienda chiede<br />

in base ad accordi nazionali ed aziendali, sta<br />

esercitando un proprio diritto fondamentale<br />

costituzionalmente garantito o sta violando i<br />

diritti degli altri, impresa e lavoratori insieme?<br />

Confindustria, le sue Associazioni, le imprese<br />

aderenti, sono e continueranno ad essere<br />

disponibili a trovare soluzioni per governare con<br />

i sindacati le crisi o migliorare la competitività.<br />

Ma una volta fatti gli accordi, l’impresa ha il diritto<br />

di sapere se quegli accordi saranno effettivi ed<br />

efficaci? Detto diversamente, saranno rispettati<br />

da tutti così come sono stati conclusi?<br />

E dato che può capitare di non riuscire ad avere<br />

l’unanimità dei consensi, la domanda alla quale<br />

si deve una risposta è: l’impresa può garantirsi<br />

l’effettività dell’accordo individuando delle<br />

“sanzioni” che, ovviamente, scatteranno solo se<br />

qualcuno metterà in atto comportamenti non<br />

corretti? In caso contrario non ci sarà nessuna<br />

sanzione e quindi, nessun lavoratore - realmente<br />

ammalato - vedrà mai ridotta la propria<br />

retribuzione garantita dal contratto collettivo.<br />

Nel 2009 abbiamo concluso un accordo che<br />

riforma gli assetti <strong>della</strong> contrattazione collettiva.<br />

Ed è un accordo che conferma il valore tanto<br />

del contratto nazionale che <strong>della</strong> contrattazione<br />

aziendale. Quindi, la si smetta di dire che<br />

Confindustria vuole cancellare i contratti<br />

nazionali. L’accordo del 2009 rappresenta un<br />

modello di “tipo partecipativo” che può essere<br />

ulteriormente sviluppato nella sua attuazione<br />

pratica con il sostegno di iniziative legislative<br />

specifiche. Oggi è operativo, sta funzionando,<br />

dando buona prova di sé. Le retribuzioni<br />

contrattuali non solo sono state protette ma<br />

stanno crescendo in termini reali. Non vi è stata<br />

alcuna riduzione <strong>della</strong> capacità negoziale dei<br />

sindacati né in sede nazionale né aziendale.<br />

Ci sono parti dell’accordo che non sono<br />

state ancora recepite nei contratti nazionali e<br />

richiedono di essere concretamente realizzate.<br />

Mi riferisco tanto alle procedure per concordare<br />

modifiche al contratto nazionale - quelle che<br />

con espressione che ha assunto un valore<br />

impropriamente negativo, si chiamano le<br />

deroghe - quanto a quelle per la composizione<br />

delle controversie sul rispetto delle regole.<br />

Se si fa un accordo, questo pone delle regole per<br />

entrambe le parti. E se le parti le hanno accettate<br />

devono anche rispettarle. Se qualcuna delle<br />

due parti non le rispetta, sarà anche necessario<br />

comporre il conflitto che ne deriva e, se del<br />

caso, sanzionare i comportamenti scorretti. È<br />

un principio di civiltà giuridica e di logica nei<br />

rapporti bilaterali.<br />

Così come la possibilità di concordare modifiche<br />

al contratto nazionale dà risposte adeguate - solo


ed esclusivamente - per casi di crisi aziendale<br />

o per favorire lo sviluppo economico ed<br />

occupazionale di un territorio a fronte di nuovi<br />

investimenti. Detto diversamente: per evitare<br />

licenziamenti o per aumentare le assunzioni.<br />

Quindi, si tratta di modifiche che per definizione<br />

sono a vantaggio dell’occupazione, del lavoro,<br />

per la crescita. Tutt’altro che un “attacco ai<br />

diritti”. Anche perché tutto è oggetto, sempre e<br />

comunque, di contrattazione.<br />

Credo quindi che ci siano tutte le condizioni per<br />

decidere di fare insieme un “primo tagliando”<br />

all’accordo del 2009 e, con i sindacati tutti,<br />

firmatari e no, verificare oggettivamente lo<br />

stato dell’arte. Sulla base di tutto ciò che è<br />

avvenuto in questi ultimi dodici mesi nei tanti<br />

rinnovi dei contratti nazionali e nelle realtà di<br />

fabbrica, si constaterà che la riforma risponde<br />

proprio all’esigenza - di recente espressa dalla<br />

Cgil - di costruire un contratto nazionale “più<br />

largo e generale”. Questo era l’obiettivo <strong>della</strong><br />

piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Questo<br />

è il risultato dell’intesa raggiunta con Cisl e Uil<br />

nel 2009. Su questo Confindustria è disposta ad<br />

avviare ogni ulteriore approfondimento nella<br />

convinzione che è quello il percorso per rendere<br />

le relazioni industriali fattore di competitività.<br />

Molti dei tanti contratti nazionali rinnovati con<br />

la sottoscrizione di tutte le organizzazioni di<br />

categoria di Cgil, Cisl e Uil, hanno già iniziato a<br />

realizzare l’obiettivo di un contratto nazionale “più<br />

leggero” sui temi degli orari, dell’inquadramento<br />

e non solo. La contrattazione aziendale serve se<br />

assicura alle imprese un miglior utilizzo degli<br />

impianti. Le imprese, per competere, devono<br />

poter distribuire i nastri orari nell’arco <strong>della</strong><br />

settimana, del mese, dell’anno, in risposta alle<br />

esigenze dei mercati. Le imprese hanno necessità<br />

di adeguare la durata media e la durata massima<br />

settimanale degli orari di lavoro alle differenti<br />

esigenze produttive. Così come le ore di lavoro<br />

straordinario, notturno, le pause, ecc.<br />

Dispiace dover rilevare che in alcune aree<br />

geografiche e fra alcune componenti sindacali<br />

permangano residui di una cultura “antagonista”<br />

che non consentono di utilizzare appieno le<br />

flessibilità previste dai contratti nazionali. Adesso<br />

sta a noi Confederazioni capire cosa serve perché<br />

si realizzi finalmente un sistema compiuto fra<br />

contrato nazionale e contrattazione aziendale. E<br />

la questione si pone anche per la flessibilità delle<br />

retribuzioni. L’obiettivo vero non è la maggiore<br />

diffusione <strong>della</strong> contrattazione di secondo<br />

livello. Oltre l’80% dei lavoratori dipendenti dalle<br />

nostre associate ha la contrattazione aziendale. Il<br />

tema quindi è la crescita <strong>della</strong> misura dei premi<br />

variabili contrattati in azienda. Al momento la<br />

parte variabile continua a rappresentare, in<br />

media, non più del 4-5% <strong>della</strong> retribuzione annua<br />

del lavoratore. E invece, è proprio su questo<br />

che dobbiamo fare leva perché il rapporto fra<br />

parte fissa e parte variabile è ancora troppo<br />

squilibrato a favore del fisso che deriva dai<br />

contratti nazionali.<br />

Per questo, insieme, dobbiamo insistere perché<br />

le misure di incentivazione dei premi di<br />

produttività aziendale crescano in quantità e<br />

diventino strutturali. Ma insistiamo anche con i<br />

sindacati affinché in azienda non si oppongano<br />

alla effettiva variabilità dei premi ed ad una loro<br />

incidenza che sia quantomeno tendenzialmente<br />

orientata a quel 40-45% che è oggi, nella media<br />

europea, il peso <strong>della</strong> parte variabile del salario.<br />

Anche sulla possibilità di realizzare contratti<br />

nazionali “più larghi”, Confindustria è pronta.<br />

L’abbiamo già fatto “accorpando” i contratti<br />

nazionali laddove i settori ne hanno espresso,<br />

congiuntamente, l’esigenza e l’interesse.<br />

L’abbiamo fatto costruendo i nuovi contratti<br />

nazionali di settore per tutte le principali<br />

attività dei grandi servizi a rete. E comunque,<br />

razionalizzazione e riduzione del numero dei<br />

contratti collettivi nazionali è un impegno<br />

sottoscritto con l’accordo del 2009. Pronti a<br />

realizzarlo anche se dobbiamo, tutti insieme,<br />

riflettere sul fatto che la competizione<br />

internazionale potrebbe anche porre la necessità<br />

di avere discipline specifiche per singole realtà<br />

aziendali o di comparto.<br />

Ci dobbiamo infatti domandare se, mentre<br />

intorno a noi è cambiato il mondo, non ci sia<br />

anche la necessità di ripensare agli accorpamenti<br />

settoriali che sono stati costruiti cinquanta<br />

o sessanta anni fa in un contesto produttivo,<br />

tecnologico e di mercati, totalmente diverso da<br />

oggi. n<br />

41


avanti i giovani<br />

di Eros Maccioni “ La scrittura per<br />

me è sempre stata<br />

una passione. Da<br />

piccolo scrivevo<br />

favole: in seconda<br />

elementare inventai<br />

una storia che<br />

parlava di formiche in<br />

guerra fra loro”<br />

"ADOrO leggere,<br />

scrivere e correre"<br />

42<br />

N<br />

on aspettatevi il secchione dei film<br />

con gli occhiali spessi e la riga da<br />

parte. Un Campiello Giovani si può<br />

vincere anche se si gira in jeans,<br />

scarpe da ginnastica, braccialetto di gomma<br />

“Livestrong” e maglioncino. Ciro Gazzola è uno<br />

sportivo, e si vede. Vincendo il premio più ambito<br />

fra gli aspiranti scrittori di domani ha scardinato<br />

anche il cliché del cervellone impacciatissimo<br />

a ginnastica: nei 400 metri a ostacoli, la<br />

specialità per cui si allena due-tre ore al giorno,<br />

se la gioca con i migliori a livello nazionale.<br />

Questo concentrato di talenti compie 20 anni<br />

in dicembre, studia Lettere Moderne a Padova e<br />

abita a Solagna, un paesino incastrato fra i dirupi<br />

del Grappa e le anse del Brenta. In questa realtà<br />

ha ambientato “Con lo stupore negli occhi”, la<br />

storia di 25 pagine con cui ha sbaragliato la concorrenza<br />

di altri 500 ragazzi fra i 15 e i 22 anni.<br />

“In cuor mio contavo di rientrare nella selezione<br />

dei 25 migliori, ma una volta arrivato lì non<br />

pensavo che sarei andato avanti – confessa Ciro<br />

Gazzola -. Quando ho visto il mio nome fra i<br />

cinque finalisti ero semplicemente incredulo. A<br />

quel punto, però, mi sono reso conto che avrei<br />

potuto farcela, e il sogno si è avverato”.<br />

- Ci parli del suo racconto…<br />

“La progettazione è stata la fase più lunga. Ho<br />

elaborato una storia di famiglia che mi aveva<br />

raccontato mio padre e ne è nato un romanzo<br />

breve che parla <strong>della</strong> vita di paese, dell’indifferenza<br />

e delle sensibilità verso i fatti degli altri. Il<br />

rapporto padre e figlio è una costante <strong>della</strong> narrazione,<br />

che in ciascun capitolo è affidata ad un<br />

personaggio diverso. In definitiva è una storia di<br />

speranza”.<br />

- Quando ha capito di avere le stigmate dello<br />

scrittore?


“La scrittura per me è sempre stata una passione.<br />

Da piccolo scrivevo favole: in seconda elementare<br />

inventai una storia che parlava di formiche<br />

in guerra fra loro. Negli ultimi anni ho iniziato<br />

a lavorare sullo stile e sulla tecnica. In famiglia<br />

sono stato molto stimolato alla lettura, e questo<br />

indubbiamente mi ha aiutato”.<br />

- Quanti libri divora mediamente?<br />

“Uno o due alla settimana. La scorsa estate ne ho<br />

letti una ventina. Leggo di tutto, autori italiani e<br />

stranieri”.<br />

- Il Campiello Giovani è stato il suo primo concorso?<br />

“Il più importante, ma non l’unico. In terza al<br />

liceo classico mi classificai terzo a un concorso<br />

nazionale per studenti sullo sport, mentre in un<br />

altro, a Firenze, vinsi il primo premio”.<br />

- Voto in italiano?<br />

“In quinta avevo dieci”.<br />

- Oggi si sente uno scrittore?<br />

“Per il momento lo prendo ancora come un<br />

sogno, so che devo continuare a studiare e stare<br />

con i piedi per terra. Certo, ora devo guardare<br />

alla scrittura con occhi diversi. Ho avuto dei contatti<br />

da parte di Mondadori, Marsilio e Rizzoli”.<br />

- Avrà già in cantiere il prossimo libro…<br />

“Sto lavorando a un romanzo vero e proprio<br />

sulla stessa storia portata al Campiello. Poi ho anche<br />

qualche altra idea. Quando creo un soggetto<br />

preferisco prendere spunto da ciò che conosco,<br />

ma non escludo di attingere anche alla fantasia”.<br />

- Ama viaggiare?<br />

“Certo, un po’ di mondo l’ho già visto, e credo<br />

che questo sia stato il mio punto di forza nel raccontare<br />

delle dinamiche di un piccolo paese”.<br />

- Che rapporto ha con il territorio in cui vive?<br />

“Il Nordest ha ricchezze incredibili, anche umane,<br />

come la cultura del faticare per raggiungere<br />

qualcosa. D’altro canto questo a volte ci fa perdere<br />

di vista altri valori, come il rapporto con<br />

il diverso o con il nuovo. Credo che dovremmo<br />

impegnarci un po’ di più per un benessere diffuso”.<br />

- Quanto è cambiata la sua vita dopo il Campiello<br />

Giovani?<br />

“Molto. Nonostante sia di carattere schivo mi<br />

ritrovo continuamente a parlare in pubblico e a<br />

rilasciare interviste. Fino ad ora ero conosciuto<br />

più che altro come atleta”.<br />

- Ci parli di Ciro Gazzola sportivo…<br />

“Da sette anni pratico l’atetica. Prima<br />

giocavo a calcio, poi mi sono iscritto<br />

al Gruppo Atletico Bassano e mi sono<br />

concentrato sui 400 metri a ostacoli.<br />

C iro gazzola, 20 anni, di solagna,<br />

studente di lettere moderne a PadoVa,<br />

ha Vinto il “CamPiello gioVani”. legge<br />

uno-due libri alla settimana, ma è<br />

anChe una Promessa in atletiCa: nei<br />

400 metri a ostaColi, se la gioCa Con i<br />

migliori a liVello nazionale.<br />

Mi alleno fra le due e le tre ore al giorno per<br />

quattro o cinque giorni alla settimana e ho ottenuto<br />

ottimi risultati, partecipando anche ai campionati<br />

italiani e a gare di livello nazionale”.<br />

- Dunque agonismo e letteratura possono convivere…<br />

“Direi che uno è funzionale all’altro: lo sport<br />

serve a tenere la mente sgombra, e poi quando<br />

corro mi vengono le idee migliori. In entrambi i<br />

casi, senza passione e applicazione non si arriva<br />

da nessuna parte”. n<br />

In apertura, Ciro Gazzola<br />

con la targa da vincitore<br />

del Campiello Giovani.<br />

Qui il sopra, durante una<br />

gara di 400 metri ostacoli<br />

e con Bruno Vespa alla<br />

serata di premiazione<br />

del Campiello.<br />

43


avanti i giovani<br />

di Stefano Tomasoni<br />

44<br />

A CACCiA<br />

di tornado<br />

L<br />

i si vede in qualche film d'avventura o<br />

in qualche documentario <strong>della</strong> National<br />

Geographic: sono piccole équipe<br />

di uomini e donne senza paura che<br />

nelle sterminate pianure americane, a bordo di<br />

fuoristrada attrezzati, cercano le turbolenze atmosferiche<br />

più minacciose, aspettano che i temporali<br />

si trasformino in spettacolari e aggressivi<br />

tornado e si mettono a cacciarli per arrivarci<br />

il più vicino possibile. Gente un po' matta, si<br />

potrebbe pensare. Forse, più semplicemente,<br />

gente appassionata e, certo, non paurosa. Gente<br />

che comunque di solito non perde il senso del<br />

limite e sa dove fermarsi. “Stormchasers” si chiamano.<br />

Cacciatori di tornado, appunto. Ne abbiamo<br />

qualcuno anche nel vicentino. Ad esempio<br />

Gloria Cariolato, una ragazza di 23 anni, di Schio,<br />

che ha già all'attivo tre spedizioni nella Tornado<br />

Valley, la Mecca americana dei tornado, a caccia<br />

di twister. L'ultima soltanto qualche mese fa,<br />

conclusa con la raccolta di una gran quantità di<br />

“ Fin da piccola<br />

ho avuto una vera<br />

passione per la neve<br />

e i temporali”<br />

foto, andate ad arricchire il sito www.serenissimameteo.eu.<br />

Diploma di liceo scientifico al “Tron”, laurea<br />

triennale in scienze statistiche a Padova, Gloria<br />

sta studiando ora per la laurea magistrale. Nel<br />

frattempo coltiva questa passione decisamente<br />

anomala, nella speranza che diventi un lavoro,<br />

ma nella consapevolezza che, restando in Italia,<br />

le chance sono assai ridotte ed è bene, intanto,<br />

prepararsi un'altra opzione professionale.<br />

- Senta un po’, Gloria, la prima curiosità<br />

è quasi scontata: come le è venuta questa<br />

“fissa” dei tornado e dello studio dei temporali?<br />

“Fin da piccola ho avuto una vera passione per<br />

la neve e i temporali. Poi alle superiori ho avuto<br />

modo di partecipare a un corso pomeridiano<br />

sulle nuvole e i temporali e lì ho scoperto davvero<br />

questa passione. Ho cominciato a interessarmi<br />

al tema, l’anno successivo ho saputo che<br />

all’Arpav di Teolo organizzavano un corso per


‘cacciatori di temporali’ e osservatori di fenomeni<br />

intensi. Si trattava di due giorni intensivi di<br />

lezioni. Non ci ho pensato due volte e mi ci sono<br />

iscritta. Lì ho avuto l’occasione di conoscere<br />

persone che erano state in America a caccia di<br />

tornado e l’anno dopo, era il 2007, sono andata<br />

anch’io per la prima volta negli Stati Uniti per<br />

un tour a caccia di tornado, organizzato dall’<strong>Associazione</strong><br />

italiana di meteorologia”.<br />

E che si fa in un tour di questo tipo?<br />

“La mattina si studiavano le carte e si valutavano<br />

le condizioni atmosferiche per capire dove si sarebbero<br />

presumibilmente formati tornado, poi si<br />

seguiva il più promettente. In dieci giorni abbiamo<br />

fatto ottomila chilometri. In quell’occasione<br />

però non ho visto nessun tornado. Sono tornata<br />

negli Stati Uniti l’anno dopo, con lo stesso tour<br />

ma per venti giorni. Stavolta l’ultimo giorno abbiamo<br />

visto ben otto tornado”.<br />

- E poi l’ultimo viaggio, quello di quest’anno...<br />

“Sì, stavolta siamo partiti in quattro: io e tre amici,<br />

un ragazzo di Cavazzale, uno di Cattolica e<br />

una ragazza di Novara. Abbiamo organizzato il<br />

viaggio per conto nostro, con una piccola strumentazione<br />

fatta in casa. Siamo andati anche stavolta<br />

nella Tornado Valley, per un mese, tra aprile<br />

e maggio”.<br />

- Ma qual è il motivo per cui ci si mette a caccia di un<br />

tornado. Qual è lo scopo?<br />

“Quello di fotografare i fenomeni, filmarli e studiarli.<br />

Negli Stati Uniti ci sono moltissimi cacciatori,<br />

e generalmente possono contare su sponsor,<br />

anche università e centri di ricerca. Questo è un<br />

campo dove c’è tanto da scoprire, non si sa ancora<br />

perché un temporale genera un tornado e<br />

un altro no”.<br />

- Non è pericoloso mettersi sulle tracce di un tornado?<br />

“Dipende da quanto rischio si è disposti a correre.<br />

Noi nelle nostre uscite siamo sempre in sicurezza.<br />

Riesci a capire quanto ti puoi avvicinare a<br />

un temporale, se ci puoi passare dentro, se c’è<br />

pericolo di grandine, che in quei posti può arrivare<br />

ad avere la circonferenza di un cd”.<br />

- Pensa di fare <strong>della</strong> caccia ai tornado la sua professione?<br />

“Vorrei che questo diventasse un lavoro. A Bologna<br />

esiste la facoltà di meteorologia e fisica<br />

dell’atmosfera, ma è difficilissimo poi entrare<br />

G loria Cariolato, sCledense di 23<br />

anni, ha gia' all'attiVo tre sPedizioni<br />

negli states, a inseguire e fotografare<br />

i tornado. e mentre sogna di fare la<br />

"stormChaser", tiene i Piedi Per terra e<br />

Pensa a mettere a frutto la laurea in<br />

sCienze statistiChe.<br />

nel mondo del lavoro. In<br />

Italia non ci sono fondi per la ricerca sulla meteorologia.<br />

Così io ho deciso di studiare statistica<br />

economica, un campo che comunque mi piace<br />

moltissimo. La statistica del resto è una disciplina<br />

che si applica alla meteorologia. Intanto<br />

coltivo la passione, poi se si riesce a entrare nel<br />

campo ben venga. Essere specializzati in caccia<br />

di tornado in Italia non serve: qui se ne verificano<br />

alcuni, ma pochi ed è difficilissimo seguirli,<br />

una disperazione. Per dirne una: quest’estate<br />

stavamo seguendo un temporale, quello del 23<br />

luglio che ha fatto una tromba d’aria anche a<br />

Schio: è arrivato su Padova molto intenso, noi gli<br />

stavamo dietro, poi siamo entrati in tangenziale<br />

e il traffico ci ha bloccati”.<br />

- Quali sono le condizioni atmosferiche che preferisce?<br />

“Non mi piace l’autunno, adoro le altre stagioni.<br />

Mi piacciono le giornate soleggiate, perché mi<br />

mettono di buon umore, poi però se sono interrotte<br />

da un temporale meglio”... n<br />

In queste immagini,<br />

Gloria Cariolato in alcuni<br />

momenti delle sue<br />

spedizioni negli Stati Uniti<br />

a caccia di tornado.<br />

45


46<br />

cultura e società<br />

“ Le macchine<br />

agricole Laverda” è il<br />

titolo di un libro che<br />

racconta la storia, i<br />

protagonisti e tutti i<br />

modelli prodotti dal<br />

1873 alla Laverda<br />

di Breganze.<br />

Una storia giunta al<br />

traguardo dei 140<br />

anni di vita”<br />

storia<br />

di uomini<br />

e di macchine<br />

L<br />

a vicenda industriale <strong>della</strong> Laverda di<br />

Breganze, giunta ormai al traguardo<br />

dei 140 anni di vita, è strettamente<br />

legata, nel corso del ventesimo secolo,<br />

all'evoluzione dell'agricoltura italiana e <strong>della</strong><br />

sua meccanizzazione.<br />

Il modesto laboratorio artigianale che Pietro<br />

Laverda Sr. installò nella sua casa natale di San<br />

Giorgio di Perlena nel 1873 è diventato oggi<br />

una moderna realtà industriale che si pone ai<br />

vertici europei del settore.<br />

Nato nel 1845 da una modesta famiglia di agricoltori<br />

Pietro Laverda, dopo aver mostrato fin<br />

da bambino una spiccata attitudine tecnica,


aveva compiuto gli studi classici a<br />

Padova, frequentandone gli ambienti<br />

universitari. Rientrato ormai trentenne<br />

al paese natale, avviava la sua attività<br />

artigianale come "meccanico"<br />

iniziando a produrre i primi attrezzi<br />

agricoli come torchi, pigiatrici per<br />

l’uva e sgranatoi per il mais. Nel 1884,<br />

su suggerimento dei fratelli Scotton,<br />

influenti sacerdoti breganzesi, trasferiva<br />

l'azienda appunto a Breganze,<br />

ampliando la produzione e dotandosi,<br />

nel 1893 di forza motrice a vapore.<br />

A cavallo del secolo la fortunata iniziativa<br />

di produrre i cosiddetti “cannoni<br />

grandinifughi” gli procurò larga<br />

fama e una consistente leva<br />

finanziaria. Così, nel 1905,<br />

con l'aiuto dei figli Antonio,<br />

Francesco e Giovanni, potè<br />

realizzare un ulteriore passo<br />

in avanti verso una dimensione<br />

industriale, trasferendo<br />

il laboratorio in una nuova<br />

e ampia sede e acquisendo<br />

moderne attrezzature tra cui,<br />

nel 1912, un impianto per la<br />

fusione <strong>della</strong> ghisa.<br />

Dopo la difficile parentesi del<br />

primo conflitto mondiale, che vide la Laverda<br />

impegnata anche in cospicue forniture belliche,<br />

l'azienda affrontò con nuovo slancio la produzione<br />

di macchine agricole ampliando va via la<br />

gamma dei suoi prodotti e coprendo, tramite la<br />

rete di vendita dei Consorzi Agrari, l’intero mercato<br />

italiano.<br />

Quando, nel 1930, scomparve il fondatore Pietro<br />

Sr, nel pieno di una grave crisi economica legata<br />

alla dramatica congiuntura mondiale, la sua eredità<br />

venne raccolta dai due giovani nipoti, Pietro<br />

Jr e Giovanni Battista, cui si aggiungeranno,<br />

negli anni successivi, gli altri fratelli Francesco<br />

e Giorgio. Con lungimiranza e grande spirito<br />

imprenditoriale essi realizzarono in pochi anni<br />

un completo rinnovamento <strong>della</strong> gamma di prodotti<br />

impegnandosi nel settore delle macchine<br />

agricole da fienagione e da raccolto. Nacquero<br />

cosi nel 1934 la falciatrice meccanica 48A, pri-<br />

ma macchina italiana, e, nel<br />

1938, la prima mietilegatrice<br />

di produzione nazionale. Entrambe<br />

rappresenteranno un<br />

notevole successo commerciale<br />

durato oltre trent'anni.<br />

Uscito indenne dalla seconda<br />

guerra mondiale lo stabilimento<br />

di Breganze subì la<br />

profonda crisi del dopoguerra<br />

italiano, con un drastico<br />

ridimensionamento delle maestranze, per poi riprendersi<br />

rapidamente a partire dal 1950. Negli<br />

stessi anni Francesco Laverda, valente tecnico<br />

progettista cui si devono interessanti realizzazioni<br />

nel settore <strong>della</strong> meccanica agricola, fondò<br />

la Moto Laverda, un’esperienza produttiva che<br />

conobbe grandi successi alternati a momenti di<br />

Nella pagina a sinistra,<br />

la M92 in azione in<br />

collina mostra la sua<br />

grande maneggevolezza.<br />

Qui sopra,<br />

Pietro Laverda senior<br />

attorniato dai numerosi<br />

nipoti in occasione<br />

del suo ottantesimo<br />

compleanno, agosto<br />

1925.<br />

Qui a sinistra,<br />

un bel ritratto di Pietro<br />

Laverda senior, ormai<br />

ottuagenario, con<br />

l'inseparabile sigaro<br />

toscano.<br />

L a ViCenda industriale <strong>della</strong> laVerda<br />

di breganze, giunta ormai al traguardo<br />

dei 140 anni di Vita, è strettamente<br />

legata, nel Corso del Ventesimo<br />

seColo, all'eVoluzione dell'agriColtura<br />

italiana e <strong>della</strong> sua meCCanizzazione.<br />

47


In questa pagina,<br />

mietitrebbie M60 in<br />

partenza dalla stazione<br />

ferroviaria di Thiene.<br />

Pagina a destra, in alto<br />

mietitrebbie M306<br />

capostipite di una nuova<br />

serie di macchine ad alta<br />

produttività.<br />

Pagina a destra, in basso<br />

una cartolina postale<br />

del 1906<br />

48<br />

difficoltà ma che, indubbiamente, ha lasciato un<br />

segno profondo nella tecnica motoristica italiana.<br />

Ancor oggi le motoleggere 75 e 100, gli scooter<br />

e la bicilindrica 200, infine le mitiche maxi<br />

moto 750 bicilindrica e 1000 a tre cilindri rappresentano<br />

un mito per migliaia di appassionati.<br />

Ulteriore e storico momento di svolta per l’industria<br />

breganzese fu rappresentato dalla progettazione<br />

e produzione in grande serie <strong>della</strong><br />

prima mietitrebbiatrice semovente, la M 60, nata<br />

nel 1956 e capostipite di una fortunata serie di<br />

macchine per la raccolta dei cereali. L'entrata<br />

<strong>della</strong> Laverda nel settore, a fianco dei grandi produttori<br />

europei, dovuta ad una felice intuizione<br />

dei titolari, rappresenta tutt'oggi un esempio<br />

significativo di quello che fu il boom economico<br />

italiano degli anni '60. In breve tempo gli occupati<br />

a Breganze passarono da poche centinaia a<br />

oltre un milgiaio e lo stabilimento si espanse in<br />

tutte le aree disponibili coinvolgendo, assieme<br />

alle attività sociali create dai Laverda, come case<br />

per lavoratori, impianti sportivi e ricreativi, scuole,<br />

l'intero paese di Breganze, quasi in una Company<br />

Town su piccola scala.<br />

L’esigenza di una ulteriore espansione produttiva<br />

portò i Laverda ad acquisire lo stabilimento meccanico<br />

ed aereonautico Caproni di Trento dove,<br />

a partire dal 1965, si installò una grande fonderia<br />

e si avviarono produzioni alternative come la<br />

fortunata serie di caravan ed altri veicoli per il<br />

tempo libero. Nel 1964 venne realizzata la nuova<br />

innovativa mietitrebbia M 120, un modello di<br />

In un libro la storia <strong>della</strong> Laverda e di tutte<br />

le macchine agricole dell’azienda<br />

“Le macchine agricole Laverda” è il titolo di un libro realizzato da Piergiorgio Laverda,<br />

pronipote del fondatore Pietro Laverda e curatore dell’Archivio storico “Pietro<br />

Laverda” di Breganze, in collaborazione con il grafico Andrea Rosset. Il volume, edito<br />

da Agorà di Dueville, racconta attraverso testi e un ricco apparato fotografico, la storia,<br />

i protagonisti e tutti i modelli prodotti a Breganze dal 1873. Documenti, pubblicazioni<br />

tecniche, materiali audiovisivi sono a disposizione dei molti appassionati tramite il sito<br />

www.laverdastoria.com


grande successo commerciale che diede il via ad<br />

una nuova gamma di macchine in grado di porsi<br />

alla pari con le grandi marche europee. Alla fine<br />

degli anni '70 la produzione di mietitrebbie Laverda<br />

arrivò così a coprire il 60% del mercato<br />

nazionale e fu esportata in decine di paesi esteri.<br />

Nel 1978 venne inaugurato il nuovo imponente<br />

stabilimento a sud del paese, con oltre 1300 addetti,<br />

abbandonando progressivamente la storica<br />

sede di via Castelletto.<br />

La produzione comprendeva, oltre alle mietitrebbie,<br />

le grandi macchine foraggere e la trinciacaricatrice<br />

per il mais.<br />

Nel 1981 la famiglia Laverda, dopo un periodo di<br />

collaborazione commerciale e in un momento<br />

di forte espansione produttiva e commerciale,<br />

cedette l'intero pacchetto azionario alla holding<br />

Fiatagri, diventata successivamente Fiageotech e<br />

infine New Holland. Nel 2000 la cessione dello<br />

stabilimento di Breganze alla finanziaria Argo,<br />

proprietaria <strong>della</strong> fabbrica di trattori Landini, ha<br />

consentito il ritorno sul mercato del marchio<br />

Laverda e il progressivo rilancio dell'attività produttiva<br />

che si era fortemente ridotta. Vengono<br />

rapidamente realizzate tre nuove gamme di modelli<br />

che incontrano il favore degli agricoltori<br />

italiani ed europei, memori delle grandi doti di<br />

qualità ed affidabilità delle macchine breganzesi.<br />

Oggi Laverda Spa, la cui proprietà è suddivisa<br />

paritariamente tra il gruppo industriale italiano<br />

Argo e la multinazionale Agco, è una realtà industriale<br />

di prim'ordine, con tecnologie produttive<br />

S t o r i C o m o m e n t o d i s V o lta<br />

Per l’industria breganzese fu<br />

raPPresentato dalla Progettazione<br />

e Produzione in grande serie <strong>della</strong><br />

Prima mietitrebbiatriCe semoVente, la<br />

m 60, nata nel 1956 e CaPostiPite di<br />

una fortunata serie di maCChine Per la<br />

raCColta dei Cereali.<br />

tra le più avanzate e con prodotti distribuiti in<br />

tutto il mondo con i marchi Laverda, Massey Ferguson,<br />

Fendt e Challenger. n<br />

49


cultura e società<br />

di Maurizia Veladiano<br />

“ Prestigioso<br />

riconoscimento letterario<br />

per il poeta Fernando<br />

Bandini, presidente<br />

dell'Accademia<br />

Olimpica”<br />

50<br />

Quando vince<br />

LA POEsiA<br />

poesia luminosa e antica.<br />

E´una<br />

Una poesia che si arrampica su<br />

cancelli di ferro e muri d’edera,<br />

grate d’azzurro e portoni scrostati.<br />

Un andare e tornare fatto di piccoli passi<br />

e accelerazioni improvvise, con folgoranti incursioni<br />

in quella dimensione parallela dove<br />

la malinconia per ciò che è stato si fonde con<br />

l’attesa di ciò che verrà. Le “Quattordici poesie”<br />

di Fernando Bandini, pubblicate dalle Edizioni<br />

l’Obliquo di Brescia, hanno vinto il Premio Viareggio<br />

2010, tributo alla carriera. Un riconoscimento<br />

prestigioso, che insieme all’eccellenza<br />

di un’opera “singolare e potente”, sottolinea il<br />

significato complessivo di una storia poetica<br />

più che quarantennale inscritta con originale<br />

rilievo nella più generale vicenda <strong>della</strong> lirica<br />

postmontaliana. Quattordici poesie in cui il<br />

calcolo dei dadi incrocia le traiettorie di uno<br />

sguardo che scivola dal passato al futuro con la<br />

grazia di una preveggenza misteriosa e profetica.<br />

Immagini e volti attraverso i quali l’autore<br />

vicentino (classe 1931, già docente di Filologia<br />

Romanza, Stilistica e Metrica alle Università<br />

di Padova e Ginevra, attualmente Presidente<br />

dell’Accademia Olimpica) ripercorre i sentieri<br />

di un’avventura che dalle torri di Aznèciv<br />

plana sugli acquitrini di una globalizzazione<br />

che ingoia, appiattisce, omologa e confonde.<br />

Aznéciv è Vicenza, amata e odiata citta<strong>della</strong> dalla<br />

quale il giovane Bandini sognava di fuggire.<br />

Fughe e ritorni fortemente ancorati a una localizzazione<br />

che emoziona e sorprende. Il tutto<br />

risolto con stile nitido, esatto, in grado di restituire<br />

i bagliori di un’inquietante decadenza<br />

nel cerchio magico di una parola controllata e<br />

sospesa, che mette insieme stili e temi differenti,<br />

stratificazioni di un intreccio linguistico che<br />

si muove fra un italiano misurato e sobrio, le<br />

crepitanti suggestioni <strong>della</strong> lingua materna e le


forme di un latino<br />

levigato e colto.<br />

In quest’ultima<br />

raccolta (distillato<br />

di un lavoro più<br />

ampio che uscirà<br />

alla fine del prossimo<br />

anno) Bandini<br />

ripercorre con delicata<br />

trasparenza<br />

alcuni temi che da<br />

sempre attraversano<br />

la sua articolata<br />

vicenda artistica e<br />

umana. Una trasparenza<br />

attraverso cui lo specchio <strong>della</strong> memoria<br />

costeggia i territori di un’infanzia dove<br />

tutto era possibile, anche rincorrere tra erbe<br />

e canneti, con gli amici Abramo e Goffredo, il<br />

mostro biblico di Behemoth. Oppure vibrare<br />

nell’ombra quando prima dei bombardamenti<br />

il buio calava sull’intera città e, anziché l’occhio<br />

di Dio invocato dalla madre, il piccolo poeta<br />

osservava ironico e perplesso gli occhietti<br />

sporgenti di un geco aggrappato a una vecchia<br />

trave del soffitto (“Oscuramento”).<br />

L’infanzia, terra bruciante e felice. L’infanzia<br />

come sommità <strong>della</strong> vita, sopra i nostri affanni,<br />

in alto, come in alto vivono le soffitte, luoghi<br />

dove tutto si deposita e niente va perduto. Uno<br />

spazio che ricorda quello degli angeli, ai quali<br />

Bandini ha dedicato un suggestivo poemetto<br />

compreso nella sua penultima raccolta, “Dietro<br />

i cancelli e altrove”. Angeli che un tempo<br />

abitavano le nostre città e che ora sembrano<br />

misteriosamente scomparsi. Come scomparsi<br />

sono i cervi volanti, le lucciole e tutte quelle<br />

minuscole creature che quando eravamo<br />

bambini popolavano i nostri giochi e il nostro<br />

tempo. Spiega Bandini: “A mano a mano che<br />

passano gli anni molte cose scompaiono dal<br />

nostro sguardo. Forse perché ci convinciamo<br />

che appartengono al mondo favoloso e irreale<br />

dell’infanzia, quando tutto aveva un’anima e<br />

l’universo sembrava abitato da creature meravigliose<br />

e fantastiche. Decidiamo così, con la<br />

nostra consapevole razionalità, che tutto ciò<br />

è assurdo, per cui lo releghiamo nella soffitta<br />

L e “quattordiCi Poesie” di fernando<br />

bandini, PubbliCate dalle edizioni<br />

l’obliquo di bresCia, hanno Vinto il<br />

Premio Viareggio 2010, tributo alla<br />

Carriera. un riConosCimento Prestigioso,<br />

Che insieme all’eCCellenza di un’oPera<br />

“singolare e Potente”, sottolinea il<br />

signifiCato ComPlessiVo di una storia<br />

PoetiCa Più Che quarantennale.<br />

delle nostre emozioni. Eppure queste cose avevano<br />

una loro realtà, al punto che per intere<br />

stagioni sono state al centro dei nostri pensieri<br />

e <strong>della</strong> nostra vita, e lì sono rimaste, anche se<br />

per tanto tempo le abbiamo rimosse”. Ma per<br />

i bambini di oggi le favole hanno il colore di<br />

incubi sghembi e terribili, lacerati da demoni<br />

e demagoghi dai grandi denti e dalla voce roca.<br />

Una realtà rabbiosa e stridente, su cui si apre<br />

il sogno del poeta, che a ritroso ripercorre infanzie<br />

candide, nevose, rapite dentro vortici di<br />

luminosi venti boreali, che cancellavano altane<br />

e accecavano finestre e abbaini, fino a quando<br />

stelle e primavere non risvegliavano violette<br />

e salamandre in un universo che sembra riemergere<br />

da botole meravigliose e lontanissime<br />

(“Discorso ai bambini <strong>della</strong> pianura”).<br />

Quattordici poesie fra le cui pieghe lo scorrere<br />

di un divenire rapido e incessante si conficca<br />

nel cuore del tempo come un sottilissimo<br />

pugnale di cristallo (“Ballata <strong>della</strong> metamorfosi”).<br />

Si diventa vecchi ma il bambino che è in<br />

noi recalcitra e non ne vuol sapere. Un corpo<br />

fragile e antico che racchiude l’impeto e la<br />

freschezza <strong>della</strong> giovinezza può trasformarsi<br />

in una gabbia dalle sbarre invalicabili, su cui le<br />

lampeggianti preveggenze dell’amato Rimbaud<br />

lasciano tuttavia filtrare il confine accecante<br />

e immaginifico di una possibile fuga in avanti,<br />

nei territori di un sogno dove la poesia non rinuncia<br />

a cambiare la sostanza del mondo. n<br />

In apertura,<br />

un momento <strong>della</strong><br />

consegna del Premio<br />

Viareggio 2010 per<br />

la poesia a Fernando<br />

Bandini.<br />

Qui sopra,<br />

un'immagine del poeta<br />

vicentino.<br />

51


52<br />

cultura e società<br />

Un’esperienza<br />

nel mondo del sociale<br />

Un'altra impresa<br />

D<br />

a alcuni anni nel nostro paese c’è<br />

un crescente interesse verso le associazioni<br />

del volontariato che operano<br />

negli ambiti più diversi <strong>della</strong><br />

società. Perché questo impegno sia foriero di<br />

risultati tangibili non sono sufficienti da sole<br />

né la buona volontà, né le buone intenzioni:<br />

anche in questo settore vanno introdotte quelle<br />

capacità imprenditoriali <strong>della</strong> conoscenza,<br />

dell’organizzazione e <strong>della</strong> gestione. Con questa<br />

missione nasce Altraimpresa: portare nel<br />

mondo No Profit le migliori pratiche aziendali<br />

e nel Profit orientare l’attenzione delle imprese<br />

al sociale, ispirandosi ai principi <strong>della</strong> responsabilità<br />

sociale d’impresa.<br />

Nel 1997 un gruppo di amici, manager, dirigenti<br />

pubblici, liberi professionisti, esperti nel<br />

check-up delle strutture organizzative, nella<br />

valutazione dei progetti di investimento, nella<br />

promozione di partenariati con imprese pri-<br />

vate ed enti pubblici e nella raccolta fondi,<br />

decise di costituire a Vicenza Altraimpresa per<br />

sostenere, attraverso interventi di collaborazione<br />

volontaria, le organizzazioni con finalità sociali<br />

(associazioni di volontariato, cooperative<br />

sociali, enti religiosi, fondazioni, enti morali...)<br />

nei loro processi di gestione, trasformazione e<br />

sviluppo.<br />

Accanto ai soci volontari Altraimpresa ha come<br />

socio sostenitore anche Confindustria Vicenza.<br />

Dal 2003, inoltre, è <strong>Associazione</strong> di promozione<br />

sociale riconosciuta dalla Regione e iscritta<br />

nell’apposito albo.<br />

Al traguardo del tredicesimo anno di attività, i<br />

soci di Altra Impresa hanno messo in cantiere<br />

una serie di iniziative: un convegno sull’impresa<br />

sociale in collaborazione con la Camera<br />

di Commercio; con il Cuoa corsi per dirigenti,<br />

manager e imprenditori; con l’Ordine dei<br />

Dottori Commercialisti, Confindustria e Cuoa


un’azione per la diffusione e lo sviluppo del<br />

Terzo Settore; con Veneto Formss un’iniziativa<br />

di formazione per dirigenti socio/sanitari del<br />

Veneto. Due iniziative particolari riservate ai<br />

giovani e sostenute negli ultimi tempi sono<br />

state “Colour Your Life” con il concorso <strong>della</strong><br />

omonima Fondazione di Loano (Sv) e “Giovani<br />

& Impresa” in collaborazione con Sodalitas di<br />

Milano.<br />

L’iniziativa <strong>della</strong> Fondazione Colour Your Life<br />

si rivolge a giovani che manifestano talento<br />

nello studio, nei mestieri e nelle attività artigianali,<br />

nel campo creativo e artistico e nel<br />

campo economico e scientifico. Per fornire a<br />

questi ragazzi le condizioni per una formazione<br />

di assoluta eccellenza, la Fondazione opera<br />

in sinergia con le strutture scolastiche, con<br />

il mondo culturale e artistico e collabora con<br />

figure di primo piano dei settori artigianali,<br />

industriali, commerciali e finanziari. Color Yuor<br />

Life in sostanza investe sui giovani e sul loro<br />

talento, perché dare loro sostegno si traduce in<br />

un arricchimento per la società in cui viviamo,<br />

spesso inconsapevole o indifferente davanti<br />

alle potenzialità umane che sono pronte ad<br />

emergere.<br />

Altra Impresa è riuscita a sensibilizzare alcune<br />

scuole dell’area scledense a partecipare ai<br />

bandi di concorso di Color Your Life per l’anno<br />

scolastico 2009/2010. L’impegno ha dato frutti<br />

abbondanti: nell’edizione 2010, ben 11 vincitori,<br />

su un totale di 75 provenienti da tutta l’Italia,<br />

sono vicentini e hanno partecipato al soggiorno<br />

premio di 15 giorni presso la Dreamer-<br />

School di Loano di proprietà <strong>della</strong> Fondazione<br />

Your Colour. In particolare si sono distinti 8<br />

alunni dell’Istituto Comprensivo “Fusinato” di<br />

Schio e tre alunni del Liceo Scientifico “Tron”<br />

sempre di Schio.<br />

Anche per l’anno scolastico 2010-2011 Altraimpresa<br />

si impegnerà nella diffusione dell’iniziativa<br />

negli istituti scolastici <strong>della</strong> provincia.<br />

La seconda iniziativa, in collaborazione con<br />

Sodalitas, è destinata agli studenti dell’ultimo<br />

anno delle scuole superiori per costruire un<br />

ponte fra scuola e impresa, con lo scopo di sviluppare<br />

nei giovani i valori del lavoro, dell’imprenditorialità<br />

e di educazione all’economia<br />

“ La cifra di<br />

Altraimpresa è la<br />

qualità al servizio del<br />

mondo del No-Profit e<br />

delle imprese”<br />

N el 1997 un gruPPo di amiCi, manager,<br />

dirigenti PubbliCi, liberi Professionisti,<br />

deCise di Costituire a ViCenza<br />

altraimPresa Per sostenere, attraVerso<br />

interVenti di Collaborazione Volontaria,<br />

le organizzazioni Con finalità<br />

soCiali (assoCiazioni di Volontariato,<br />

CooPeratiVe soCiali, enti religiosi,<br />

fondazioni, enti morali...) nei loro<br />

ProCessi di gestione, trasformazione e<br />

sViluPPo.<br />

come valore sociale. L’iniziativa è stata accolta<br />

con molto favore dalla Dirigenza dell’Ufficio<br />

Scolastico Provinciale. L’attività, promossa<br />

nell’anno scolastico in corso, punta a sviluppare<br />

le attitudini dei giovani all’interazione<br />

interpersonale, alla comunicazione, al lavoro di<br />

gruppo, all’analisi e soluzione dei problemi e<br />

ad ampliare la visione del mondo del lavoro e<br />

delle sue culture.<br />

Queste e altre iniziative sono allo studio di<br />

Altraimpresa con lo scopo di mettere a disposizione<br />

saperi, esperienza e solidarietà. In sintesi<br />

la cifra di Altraimpresa è la qualità al servizio<br />

del mondo del No-Profit e delle Imprese. n<br />

53


54<br />

fatti e persone<br />

Confermata la “squadra”<br />

del presidente Zuccato<br />

Roberto Zuccato, al<br />

giro di boa del suo<br />

mandato, conferma<br />

la squadra che lo<br />

ha accompagnato in<br />

questo primo biennio,<br />

praticamente<br />

senza ritocchi, se<br />

non dovuti a scadenze<br />

di mandato.<br />

Così i vicepresidenti<br />

al fianco di Zuccato<br />

per il prossimo biennio sono Carlo Brunetti (A.P.I. Spa Applicazioni<br />

plastiche industriali di Mussolente), Roberto Ditri (Marelli Motori<br />

Spa di Arzignano), Rodolfo Mariotto (Mariotto Srl di Torri di<br />

Quartesolo), Luciano Vescovi (Impresa Vescovi Antonio Srl di ing.<br />

Gildo Vescovi e C. di Vicenza), Giuseppe Zigliotto (Trafimet Spa di<br />

Castegnero), e il tesoriere Alessandro Bocchese (Maglificio Miles<br />

Spa di Vicenza). Nuova entrata nel ruolo di vicepresidente è Paolo<br />

Mantovani (I-BLUE Group srl di Romano d’Ezzelino), attuale<br />

presidente del Gruppo Giovani (nella foto), che subentra al pastpresident<br />

Giuseppe Filippi.<br />

Moreno Michelazzo presidente<br />

ad Arzignano-Montecchio Maggiore<br />

Moreno Michelazzo, 48 anni, è il nuovo presidente<br />

del Raggruppamento di Arzignano-Montecchio<br />

Maggiore dell'<strong>Associazione</strong>. Subentra a Susanna<br />

Magnabosco, giunta a fine mandato.<br />

Michelazzo, contitolare <strong>della</strong> Torneria P.M.S. di<br />

Montecchio Maggiore, guida un consiglio direttivo<br />

composto da Mirko Balsemin (NICE, Zermeghedo),<br />

Paolo Bastianello (Marly's, Arzignano),<br />

Sergio Bedin (Bedin Sergio Off. Torn. Costr. Mecc.,<br />

Brendola), Gianfranco Bicego (C.M.I., Arzignano),<br />

Silvia Bravo (Nuova Tradizione, Montecchio Maggiore),<br />

Federica Dallanoce (F.lli Ferrari, Arzignano),<br />

Corrado De Franceschi (De Franceschi, Chiampo), Renzo Finetti (Finet, Montecchio<br />

Maggiore), Ernesto Graizzaro (Luigi Graizzaro. S.Pietro Mussolino), Susanna Magnabosco<br />

(Magnabosco Guido, Arzignano), Bruno Mastrotto (Gruppo Mastrotto, Arzignano),<br />

Mariano Peripolli (Mon Plast, Gambellara), Sandra Purgato (Ge.Ma.ta., Trissino),<br />

Lucilla Sartori (Sea, Arzignano) e Attilio Scolaro (Giasco, Chiampo).<br />

Le municipalita’ del Rio Grande Do Sul<br />

in Confindustria a Vicenza<br />

Più di dieci milioni di abitanti e il secondo PIL pro-capite di tutto<br />

il Brasile, un tasso di crescita economica che supera il 10%<br />

l’anno, più del doppio di quella dell’intero paese. Questi i numeri<br />

più significativi dello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul. Uno<br />

Stato che deve le sue fortune economiche anche e soprattutto<br />

all’immigrazione italiana e veneta in particolare, iniziata 135<br />

anni fa. In occasione di questo anniversario, l’Amesne, associazione<br />

che raggruppa i 34 comuni più importanti del Rio Grande<br />

(a parte la capitale Porto Alegre) ha realizzato una missione<br />

studio nel Vicentino per conoscere meglio la provincia da cui<br />

sono originate le più rilevanti attività economiche del Rio Grande.<br />

Guidati dal presidente dell’associazione “Veneti nel Mondo”,<br />

Pietro Fanton, 34 sindaci o vice sindaci brasiliani hanno incontrato<br />

anche Confindustria Vicenza, per approfondire le potenzialità<br />

economiche di una collaborazione (già forte) tra le imprese<br />

di Vicenza e quelle del Rio Grande do Sul, in un momento dove<br />

il Brasile pare essere una delle poche economie mondiali che<br />

riesce a crescere con continuità e a tassi molti elevati, preparandosi<br />

a ospitare due eventi come i Mondiali di calcio del 2014<br />

e le Olimpiadi del 2016. A ricevere la delegazione brasiliana in<br />

Confindustria Vicenza sono stati il direttore Lorenzo Maggio e il<br />

responsabile dell’Ufficio Estero, Stefano Acerbi.<br />

Progetto Rosa:<br />

“L'istruzione tecnica non e'<br />

roba da maschi”<br />

Valorizzare e promuovere l’istruzione tecnica,<br />

anche attraverso l’aumento delle iscrizioni<br />

tra le ragazze.<br />

È questo l’obiettivo che si è prefissato il<br />

“Club dei 15”, il raggruppamento delle associazioni<br />

industriali territoriali del Sistema<br />

Confindustria dove più alta è la vocazione<br />

manifatturiera dell’economia locale, di cui<br />

fa parte anche Confindustria Vicenza.<br />

L’iniziativa prende il nome di “Progetto Rosa”<br />

e consiste in una campagna di comunicazione<br />

svolta a tappeto nelle 17 province<br />

italiane che rientrano nel Club.


57 studenti allo stage di matematica<br />

I ragazzi che si sono distinti nelle Olimpiadi <strong>della</strong> Matematica<br />

e nei Giochi matematici, edizione 2010, organizzati dalla sezione<br />

vicentina dell’associazione Mathesis, sono stati preniati<br />

a villa Cordellina di Montecchio Maggiore, alla presenza tra gli<br />

altri il presidente dell’<strong>Associazione</strong> Roberto Zuccato e il dirigente<br />

dell’Ufficio Scolastico Provinciale Franco Venturella. Da alcuni<br />

anni l’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li sostiene l’attività di Mathesis attraverso<br />

uno stage di formazione matematica intitolato alla memoria<br />

di Stefano Pernigotti e destinato agli studenti più meritevoli in<br />

campo matematico. Quest’anno lo stage si è svolto a fine agosto<br />

presso gli Istituti Filippin di Paderno del Grappa e ha visto l’adesione<br />

di ben 57 studenti che hanno avuto l’opportunità di seguire<br />

delle lezioni molto interessanti per la loro formazione tenute da<br />

professori noti a livello nazionale fra cui Michele Barsanti dell’Università<br />

di Pisa e “trainer” <strong>della</strong> squadra nazionale delle Olimpiadi<br />

di Matematica.<br />

La tappa vicentina di<br />

Orientagiovani, giornata<br />

nazionale di Confindustria<br />

dedicata all'orientamento<br />

scolastico, è stata<br />

centrata quest'anno sulla<br />

premiazione dei vincitori<br />

del concorso “Le Storie<br />

d'impresa”, organizzato da anni dagli <strong>Industria</strong>li vicentini per<br />

realizzare un'iniziativa capace di far entrare gli studenti a diretto<br />

contatto con il mondo aziendale attraverso la realizzazione<br />

di vere e proprie storie aziendali. Il primo premio del concorso<br />

è stato vinto dal liceo classico “Corradini” di Thiene, (nella foto)<br />

UN INCONTRO CON MIChELA MURGIA,<br />

VINCITRICE DEL PREMIO CAMPIELLO<br />

I Raggruppamenti di Schio, Thiene e Valdagno dell'<strong>Associazione</strong><br />

hanno ospitato nella sede di Schio/Thiene la vincitrice del Premio<br />

Campiello 2010 Michela Murgia. Con l'acutezza e l'ironia<br />

che la contraddistingue, la scrittrice sarda ha parlato non soltanto<br />

di "Accabadora", il libro con cui ha vinto il prestigioso premio<br />

letterario organizzato dagli <strong>Industria</strong>li del Veneto, ma anche<br />

<strong>della</strong> sua vita, di come si è scoperta scrittrice, delle tradizioni<br />

popolari sarde. "Con questo libro - ha spiegato l'autrice - ho<br />

voluto raccontare il cambiamento di una società, descrivendo<br />

alcune tradizioni <strong>della</strong> mia terra. Ho voluto trattare soprattutto<br />

il tema <strong>della</strong> maternità, riprendendo l'istituto dei 'figli d'anima',<br />

una sorta di adozione verbale riconosciuta dalla comunità, con il<br />

consenso dei genitori naturali". Nella foto, insieme con l'autrice,<br />

da sinistra il presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato<br />

e i presidenti dei Raggruppamenti di Valdagno (Giuseppe<br />

Fortuna), Schio (Luigi Schiavo) e Thiene (Renato Munaretto).<br />

“Storie d'impresa”, vince il liceo “Corradini” di Thiene<br />

con il gruppo di lavoro formato dagli studenti Stefano Berto,<br />

Maria Leonardi, Luigi Corrà, Stefano Cattelan, Francesco Radin,<br />

Elena Vezzaro, Leonardo Ziche, Lisa Capovin, Elettra Deganello<br />

e Silvia Rizzolo. I ragazzi del “Corradini” hanno vinto con il loro<br />

elaborato sull'azienda Casearia Brazzale di Zanè. Secondi classificati<br />

a pari merito sono risultati il liceo “Brocchi” di Bassano<br />

con la storia dell'Autodemolizione Bresolin, e il liceo “Pigafetta”<br />

di Vicenza con la storia dell’Impresa Vescovi Antonio di Vicenza.<br />

A seguire, l'Itis “Galilei” di Arzignano (storia dedicata alla<br />

Margraf), l'ITCG “Pasini” di Schio (Calzaturificio Zamberlan) e<br />

l'IIS “da Vinci” di Noventa <strong>Vicentina</strong> (Thermoplast). La sezione<br />

“miglior filmato”, riservata ai video realizzati nelle aziende, è<br />

stata vinta dall'Itis “Galilei” di Arzignano.<br />

55


56<br />

numeri<br />

Prima metà dell'anno, la produzione è in ripresa<br />

La prima metà dell’anno si è chiusa con risultati incoraggianti<br />

per l’industria vicentina. A dirlo sono i dati dell’indagine<br />

congiunturale trimestrale condotta da Confindustria Vicenza,<br />

che ha fotografato un secondo trimestre dell’anno (aprilegiugno)<br />

con tutti i principali indicatori economici in positivo.<br />

In particolare la produzione industriale è risultata in aumento<br />

dell’8,2%, un dato interessante se confrontato con il +3,2%<br />

del trimestre precedente, ma soprattutto con il -19,6% con il<br />

quale si era chiuso lo stesso periodo (secondo trimestre) del<br />

del 2009. L’incremento è stato dovuto ancora una volta tutto<br />

all’esportazione: le vendite dei prodotti industriali vicentini sono<br />

infatti aumentate dell’11% verso i paesi extra-Ue (+4,2% nel<br />

precedente trimestre e -13,8% nello stesso periodo dello scorso<br />

anno), del 4,3% verso l’Europa (+1,2% e -15,9%) e del 4%<br />

verso l’Italia (+0,8% e -17,6%). A fronte del 55% delle aziende<br />

che ha dichiarato aumenti di produzione, il 24% ha evidenziato<br />

cali produttivi; c’è dunque un “saldo” positivo di 31 punti. Anche<br />

questo un risultato lusinghiero, considerati i “precedenti”: 14<br />

punti in positivo nel trimestre precedente ma addirittura 75<br />

punti in negativo nel secondo trimestre 2009. Migliorano anche<br />

le indicazioni sulla consistenza del portafoglio ordini, anche se<br />

quattro aziende su dieci (39%) dichiara ancora di avere un lavoro<br />

LA UE non deve pensare sempre<br />

e soltanto all’austerità di bilancio<br />

di Mario Deaglio<br />

Nell’autunno scorso per comprare un euro ci volevano 150 centesimi<br />

di dollaro. La nostra moneta e i nostri prodotti erano quindi<br />

molto cari per i non europei e fuori d’Europa vendevamo poco. Con<br />

le monete asiatiche legate al dollaro, i prodotti <strong>della</strong> Cina e di altri<br />

paesi ci rendevano la vita difficile. Poi la quotazione scese, in primavera<br />

ci volevano solo più 125 centesimi di dollaro per comprare<br />

un euro, le imprese tirarono un sospiro di sollievo: era come se le<br />

imprese facessero ai loro clienti fuori d’Europa uno sconto di quasi<br />

il 20 per cento, gli ordini tornarono ad arrivare e la produzione andò<br />

po’ meglio. Adesso il dollaro sta tornando rapidamente a salire.<br />

A fine settembre la quotazione è tornata sopra i 135 centesimi<br />

di dollari. I nostri prodotti stanno tornando a essere più cari per i<br />

compratori al di fuori <strong>della</strong> zona euro. Non c’è dubbio che la nostra<br />

economia ne risentirà. La concorrenza internazionale va benissimo<br />

se il sistema dei cambi riflette le differenze dei costi di produzione,<br />

va assai meno bene se, come in questo caso, il saliscendi delle<br />

monete riflette giochi finanziari o un braccio di ferro Cina-Stati Uniti<br />

nel quale a soffrire siamo noi. Su questo l’Unione Europea si deve<br />

muovere, non pensare sempre e soltanto all’austerità di bilancio.<br />

assicurato per meno di un mese, mentre il 46% ha lavoro per<br />

un periodo da uno a tre mesi e il rimanente 15% ha ordinativi<br />

assicurati per oltre un trimestre. Gli incassi risultano in ritardo<br />

nel 40% dei casi, ma anche in questo caso c’è una situazione<br />

di miglioramento, visto che la percentuale era del 50% nel<br />

precedente trimestre. Infine i prezzi: alcune tensioni si registrano<br />

sul fronte delle materie prime, dove il 69% delle aziende<br />

segnala un aumento complessivo del 6,5%. Le aspettative degli<br />

imprenditori vicentini per il 3° trimestre dell’anno mostrano<br />

una prosecuzione dell’attuale tendenza, anche se su livelli più<br />

contenuti. Si prevede una crescita <strong>della</strong> produzione industriale<br />

trainata dalla domanda estera, ma anche le vendite sul mercato<br />

interno sono previste in leggero aumento. Per quanto riguarda le<br />

previsioni di investimento per il 2010, un dato tendenzialmente<br />

positivo è rappresentato dal leggero aumento <strong>della</strong> percentuale<br />

di imprese che prevede una crescita del livello degli investimenti<br />

(34%) rispetto alle precedenti rilevazioni (13% nel corrispondente<br />

periodo del 2009). Tuttavia rimane ancora una quota consistente<br />

di aziende, il 44%, che dichiara di non avere in programma alcun<br />

investimento nei prossimi mesi. L’anno scorso di questi tempi,<br />

comunque, la quota era del 54%. Anche questo può essere un<br />

segnale da prendere con fiducia.<br />

Sistema moda<br />

Orafo<br />

Mobile<br />

Meccanica<br />

Mat. plastiche<br />

Grafica e carta<br />

Concia<br />

Alimentare<br />

-30<br />

Produzione (Var. % - 2° trimestre 2010)<br />

-25<br />

-20<br />

-15<br />

-6,9<br />

-7,2<br />

-10 -5 0<br />

6,2<br />

15,5<br />

8,9<br />

3,3<br />

6,2<br />

3,1<br />

5 10 15


Scheda <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Superficie territoriale 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq<br />

Popolazione 831.356 838.737 844.111 852.242 861.768 866.398<br />

Famiglie 322.325 327.124 331.218 337.268 342.108 345.792<br />

Imprese attive non agricole 64.193 64.960 65.708 66.079 66.641 66.465<br />

Occupati 374.000 374.000 372.000 374.000 376.000 376.000<br />

- in agricoltura 14.000 10.000 12.000 12.000 8.000 6.000<br />

- nel settore produttivo 176.000 175.000 174.000 171.000 177.000 183.000<br />

- nel terziario 184.000 189.000 187.000 191.000 191.000 187.000<br />

Tasso disoccupazione 3,3% 3,5% 3,7% 3,4% 3,7% 5,0%<br />

Fatturato industria 42,5 miliardi di € 42,2 miliardi di € 43,5 miliardi di € 44,7 miliardi di € 44,0 miliardi di € 37,9 miliardi di €<br />

Esportazioni 12,0 miliardi di € 11,7 miliardi di € 13,8 miliardi di € 15,0 miliardi di € 14,8 miliardi di € 10,9 miliardi di €*<br />

Importazioni 6,6 miliardi di € 6,5 miliardi di € 7,8 miliardi di € 8,5 miliardi di € 7,7 miliardi di € 5,4 miliardi di €*<br />

Reddito lordo 20,1miliardi di € 20,6 miliardi di € 21,8 miliardi di €<br />

Sportelli bancari 605 617 639 655 678 665<br />

Impieghi bancari 21,5 miliardi di € 23,2 miliardi di € 25,2 miliardi di € 28,3 miliardi di € 29,1miliardi di € 28,1miliardi di €<br />

Depositi bancari 9,4 miliardi di € 9,7 miliardi di € 10,0 miliardi di € 10,4 miliardi di € 11,1miliardi di € 12,5miliardi di €<br />

Veicoli circolanti 632.765 643.616 658.902 667.973<br />

(esclusi i rimorchi)<br />

(Fonte: Istat) (*) dato provvisorio<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

Produzione ed export - Saldi di Opinione<br />

produzione export<br />

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

I settori industriali<br />

IMPRESE ADDETTI FATTURATO ExPORT<br />

Alimentare 584 6.507 5.493 291,9<br />

Carta e grafica 404 6.228 1.413 258,1<br />

Chimica 157 4.170 795 533,2<br />

Concia e Pelli 801 10.207 3.133 1.303,9<br />

Estrattivo 94 606 81 8,2<br />

Ind. varie 462 1.028 318 61,2<br />

Lav. minerali non metalliferi 685 5.435 947 169,1<br />

Mobile e legno 1.587 10.242 1.957 294,5<br />

Mat. plastiche 403 7.222 1.465 382,5<br />

Metalmeccanico 6.305 65.557 14.028 5.016,9<br />

Siderurgia 134 4.074 1.245 275,6<br />

Orafo 812 9.028 2.635 982,9<br />

Tessile - Abbigliamento 1.464 22.996 4.187 1.267,1<br />

Osservatorio tassi<br />

e condizioni bancarie<br />

al 30 settembre 2010<br />

La rilevazione viene effettuata su un campione di aziende con<br />

significativi indicatori economico- finanziari.<br />

Nel mese in esame si registrato un aumento dei tassi e una sostanziale<br />

stabilità delle condizioni bancarie.<br />

CONTO CORRENTE<br />

Tasso di conto corrente 6,4%<br />

Spese per operazione 2,5<br />

Valuta per assegni fuori piazza<br />

ANTICIPI SU FATTURA/CONTRATTI<br />

3,1 giorni lavorativi<br />

Tasso aperto<br />

SMOBILIZZO ITALIA<br />

1,4%<br />

Tasso sbf 1,35%<br />

Commissione incasso effetti cartaceo 3<br />

Commissione incasso effetti elettronico 1,76<br />

Valuta portafoglio cartaceo 4 giorni lavorativi<br />

Valuta portafoglio elettronico<br />

OPERAZIONI CON L'ESTERO<br />

1 giorni lavorativi<br />

Tasso per anticipi export 1,48%<br />

Spread a favore <strong>della</strong> banca su eurodivisa<br />

CREDITI DI FIRMA<br />

0,54%<br />

Fideiussione Italia<br />

INDICATORI DI RIFERIMENTO<br />

0,6%<br />

BCE 1%<br />

Euribor 3 mesi lettera 365 0,892%<br />

Rendimento lordo titoli pubblici 3,275%<br />

57


58<br />

translation<br />

The Green Economy<br />

viewed from Vicenza<br />

During the latest general meeting of<br />

the <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li di Vicenza,<br />

DEMO&PI did a survey on a sample of<br />

companies that are members of Assindustria<br />

Vicenza and of people over 15 in the<br />

Province of Vicenza, to see how important<br />

“green economy” is.<br />

There are several definitions of “green<br />

economy” and it may be useful to see the<br />

different meanings of this term, which<br />

has become part of our everyday language.<br />

Some tend to limit the idea of “green<br />

economy” to the making of technologies<br />

to harness renewable energy sources<br />

such as photovoltaic plants, and to reduce<br />

energy consumption such as solar panels<br />

and lighting. Others believe that the<br />

“green economy” has a wider meaning<br />

and include to different extents all types<br />

of industries, from products to high-performance<br />

processes and is in compliance<br />

with environmental standards.<br />

Consumers have already started recognising<br />

some of these products and processes<br />

which contribute to reduce energy<br />

needs and comply with the environment.<br />

Two examples stand out:<br />

• refrigerators or washing machines<br />

class A offer the same performance as<br />

traditional household, appliances with<br />

lower energy consumption;<br />

• automobile motors “Euro 2, 3 ... 5”offer<br />

the same performance as traditional vehicles<br />

but also help reduce fuel consumption<br />

and pollution levels.<br />

After the 2008 crisis, consumers' demand<br />

for these products and entrepreneurs'<br />

supply for “green” processes have largely<br />

grown. Also when buying a house or a<br />

factory, the average buyer now considers<br />

the following: “Am I buying a “sustainable”<br />

building? Was my new house or new<br />

offices built according to criteria that may<br />

allow me to save on energy costs, reduce<br />

CO2 emissions and other greenhouse gases<br />

and limit maintenance costs?<br />

The “certification” of buildings performance<br />

is increasingly required to prove<br />

the value of the investment and is less<br />

regarded as a bureaucratic burden. Consumers<br />

buying a house and entrepreneurs<br />

such as Diesel's Renzo Rosso buying<br />

new headquarters or a new factory want<br />

to know the price of consumption per<br />

square metre or product. Their aim is<br />

to protect the “future value” of their investment,<br />

to be able to sell the goods<br />

again in the future at a fair price rather<br />

than being burdened by excessive and<br />

growing running costs or by pollution<br />

taxes.<br />

According to Richard Florida, an analyst<br />

of innovation processes in the USA, who<br />

also attended the Festival of Enterprises<br />

in Schio a year ago and the first user of<br />

the word “reset” meaning the current<br />

downturn, the “green economy” is a wide<br />

phenomenon, which is not limited to<br />

the generation of energy out of renewable<br />

sources or high energy performance<br />

on cars or homes. Florida believes that<br />

the green economy basically involves all<br />

economic sectors. Also the production of<br />

mineral water or T-shirts must tackle an<br />

ever more demanding market and deal<br />

with “hidden production costs”. Behind<br />

a bottle of mineral water the average<br />

consumer becomes aware of the “hidden<br />

costs” of pollution and traffic congestion,<br />

which are not shown on the label but are<br />

“felt” when you go to the petrol station.<br />

After the 2008 crisis it is more difficult<br />

to make and sell “non-sustainable” pro-


ducts and this is affecting consumers'<br />

preferences and business operators' policies.<br />

Notwithstanding the government's<br />

oritation and the evaluation of the scientific<br />

community on climate change, the<br />

market is orienting itself to green products,<br />

especially in rich countries but also<br />

in the emerging countries.<br />

An old development model in the emerging<br />

countries contributes to slow down<br />

the global growth. Indeed, in 2008, the<br />

prices of many raw materials, not only oil,<br />

surged. If a deep technological change<br />

does not occur towards a green economy,<br />

we will hardly overcome this crisis. This<br />

was Florida's belief one year ago, which<br />

was also shared by many other analysts.<br />

Therefore, the “green economy” is not<br />

only a big issue for the manufacturers<br />

of photovoltaic plants or wind turbines<br />

or biomass heaters. It concerns us all<br />

and all the economic sectors. This is the<br />

meaning analysed by the DEMOS survey,<br />

which took into account how the<br />

construction of buildings and the use of<br />

energy are changing.<br />

The “green economy” is a great opportunity<br />

for Vicenza's enterprises. The<br />

manufacture of innovative products and<br />

services is not only to do with companies<br />

dealing in electronics, solar power,<br />

electricity, civil works. It's a real chance<br />

for many small manufacturing enterprises<br />

to review the structure of their own<br />

products and processes, also with low<br />

investment and research costs. As for the<br />

labour market, changes are also there,<br />

as shown by the survey results. The demand<br />

for new, green jobs is increasingly<br />

growing. Professionals such as “energy<br />

managers” are becoming popular, and<br />

not only in big firms. Many traditional<br />

jobs are also changing in terms of saving<br />

energy, water, non-renewable raw materials<br />

and protecting the environment.<br />

Return to Shanghai<br />

What did the Shanghai Expo mean to<br />

Italian firms? A Master in Marketing, certainly.<br />

Not only did we export our country's<br />

image but also its true creativeness.<br />

Italy's craftsmanship such as Ferragamo<br />

Firenze and Bottega Veneta, musicians<br />

and much-admired architecture such as<br />

the Olympic Theatre and Brunelleschi's<br />

dome were exhibited.<br />

Our pavilion was set to showcase products<br />

and materials, entrepreneurship,<br />

expertise acquired in the improvement of<br />

the quality of life and our country's excellence<br />

in manufacturing.<br />

Italy's pavilion was fitted out on a more<br />

than 3,600 square metre area and<br />

on a 18-metre-tall three-storey structure.<br />

Considering the large number of<br />

requests, the pavilion<br />

will not almost certainly<br />

be removed<br />

but disassembled<br />

and reassembled on<br />

a smaller scale in a<br />

different part of the<br />

city. “This may become<br />

a benchmark for<br />

our businesses” said<br />

Foreign Secretary<br />

Franco Frattini.<br />

The pavilion, which<br />

was designed by architect<br />

Giampaolo<br />

Imbrighi and his partner, was awarded<br />

the “Expo Cup” as the best pavilion of the<br />

trade fair, thus meeting the approval of<br />

the Chinese host city.<br />

Before the opening of the event, the Italian<br />

pavilion ranked between the eighth<br />

and tenth stands worth visiting, but later<br />

on, thanks to the Chinese press and TV<br />

publicity and early visitors' impressions,<br />

the interest increasingly grew. It turned<br />

out that the Italian pavilion became the<br />

second most-visited pavilion, with 6 million<br />

visitors in the early 150 days of the<br />

event, with an average of 40,000 people<br />

a day and queues on a three to four hour<br />

wait.<br />

Over 150 events organised with 5,000<br />

international delegations with over 100<br />

ministers and heads of state, including<br />

Italy's president Giorgio Napolitano: “A<br />

striking success” said Beniamino Quintieri,<br />

Government Commissioner for the<br />

Expo. The Expo ended with a series of<br />

exhibitions such as a gold jewellery show<br />

dedicated to the excellence of Italian<br />

jewellery: “From Taranto's gold to Bul-<br />

59


60<br />

translation<br />

gari's gems”. Vicenza's goldsmiths also<br />

showcased their jewels at the Expo, also<br />

represented by VicenzaOro – Italian<br />

Club, the Italian ambassador of Italian<br />

jewellery in the world. The entrance of<br />

the Italian pavilion reproduced Vicenza's<br />

Olympic Theatre, which could also be<br />

viewed on a brand-new website at www.<br />

teatrolimpicovicenza.i, also available in<br />

Chinese. A video made by Roberto Del<br />

Bosco for Vicenza's municipality and<br />

Consorzio Vicenza introduced it among<br />

the most outstanding cities worldwide.<br />

“We wanted to introduce Italy's excellence<br />

to the Chinese public in a memborable<br />

way – says Roberto Ditri, President of Vicenza<br />

Trade Fair, who last June headed a<br />

delegation made up of regional councillor<br />

Marino Finozzi, Vicenza's Mayor Achille<br />

Variati, provincial councillors Dino Secco<br />

and Antonio Mondardo and the trade<br />

fair's director Renato Corrà -. Our jewels<br />

are culture and tradition and our jewellers<br />

have always been the most renowned<br />

abroad. They know how to value their<br />

art and creativeness on the international<br />

scenario”. At a press conference together<br />

with the World Gold Council, our “ambassadors”<br />

admired a fashion show of<br />

jewels named “Gold Expressions”, with<br />

its 53 collections made by 33 leading<br />

gold companies from Italy.<br />

“The show promoted by Fiera di Vicenza,<br />

together with World Gold Council China<br />

and Anglo Gold Ashanti – says Roberto<br />

Ditri, in view of a closer connection<br />

between fashion and luxury, was joined<br />

by 450 top buyers and 87 leading newspapers<br />

from all over China. We wanted<br />

to highlight that our craftsmen's creativeness<br />

and skills are of strategic importan-<br />

ce to play a leading role in the world and<br />

this event is just another important link to<br />

strengthen our standing, as shown by an<br />

amazing pavilion, whose entrance is just<br />

a small-scale Olympic Theatre, generally<br />

recognised as the best.<br />

What about the result? “Everything which<br />

may represent Italy through its innumerable<br />

artistic achievements, landscapes,<br />

cultural and economic aspects and way<br />

of life, proved to be a magnet for visitors<br />

coming from all over the world, especially<br />

from Asia”, says Roberto Ditri.<br />

As regards the goals and business opportunities<br />

which Shanghai Expo may lead<br />

to, especially for Vicenza's goldsmiths<br />

and trade fairs, here is Ditri's opinion:<br />

“Being at the Expo was an event of prime<br />

importance in making our business more<br />

internationally-oriented. We promoted<br />

Vicenza and Italy to hundreds of buyers,<br />

wholesalers and retailers and most of<br />

the jewels exhibited were made in Vicenza.<br />

This enabled Italy's gold tradition,<br />

style and design, which inspire emotions,<br />

dreams and aspirations in the international<br />

public to be more thoroughly known.<br />

Trading requires different priorities but<br />

we may certainly value the promotional<br />

impact, which was a real success”.<br />

But that is not all: “We were the only<br />

trade fair body in the world to be invited<br />

to the international forum<br />

on Corporate Social<br />

Responsability held at<br />

the United Nations' Pavilion<br />

on September 21<br />

and 22, where we were<br />

members of a promotional<br />

campaign on the<br />

subject”.<br />

“The Chinese market offers a wide range<br />

of opportunities – says Ditri – and we<br />

must be brave enough to seize and make<br />

use of them. Figures now show that China<br />

accounts for 25% of the world's luxury<br />

market, a huge and strategic reality. We<br />

will try and offer new events which may<br />

foster the world of fashion and design<br />

and appreciate our country's excellence”.<br />

Sella, 90 years of<br />

history<br />

Anyone coming into town from the Liviera<br />

bridge, round the Rotonda Villa, the first<br />

impression they get has been for some<br />

time a big blue sign on top of a white,<br />

light blue and grey coloured factory. “Sella<br />

Farmaceutici”, which is written on the<br />

sign, is the latest expansion of a firm famous<br />

for products such as Magnesia and<br />

Bioton. The new premises, which also<br />

include the medicine packaging department,<br />

are to be found next to the main<br />

production plant. Inaugurated early this<br />

month, the new building cover an area of<br />

approx. 3200 square metres, thus bringing<br />

the company's total area to 10000<br />

square metres, where 70 employees<br />

work. The factory makes products under<br />

the “Sella” trademark but also medicines


for third parties. This new part of Sella<br />

Farmaceutici actually belongs to the most<br />

“traditional” and rich-in-history company<br />

in our town, after wool mills and Dalla Via<br />

body repair shop disappeared. Indeed,<br />

Sella Farmaceutici will be 90 years old<br />

this year. The company's beginnings can<br />

still be seen in a newly-found advertisement<br />

in a 1930s newspaper, which advertised<br />

“Magnesina Effervescente Sella<br />

as a “medicine” dated 1920. This proves<br />

that in 1920 the ancestor of “Magnesia”<br />

was generally known and its registration<br />

number is one of the oldest of all Italian<br />

pharmaceuticals. It all started with apothecary<br />

Antonio Sella, who purchased a<br />

pharmacy named “Farmacia Sella alla<br />

Madonna” in the centre of Schio. For forty<br />

years the early medicines and specialties<br />

such as the “amber-yellow barley candies”,<br />

which at least three generations<br />

would dream of, were first made at the<br />

rear of the pharmacy, in the basement<br />

and in the upper storey and in some other<br />

workshops rented in the town centre. After<br />

the founder's death, who was killed in<br />

the massacre of Schio, his son Gaetano<br />

carried on the family's business and expand<br />

it throughout most of Italy' regions.<br />

In the early 1950s the pharmacy began<br />

its first marketing initiative by creating<br />

the slogan “Prendi una Sella and sarai<br />

a cavallo – take a Saddle and you will<br />

be on horseback”, which dates back to<br />

1952. A more important choice was made<br />

when the pharmacy moved its headquarters<br />

from the town centre to a new<br />

site in via Vicenza. Later, in the 1970s the<br />

first medicines under the Sella trademark<br />

were made. When Gaetano Sella died in<br />

1988, the third generation led by Roberto<br />

Salviato, Gaetano's<br />

son-in-law,<br />

began running<br />

the company. In<br />

the early 2000<br />

the company included<br />

new departments<br />

for the<br />

production of medicines. Now there is<br />

also the fourth generation who is heading<br />

the company, a sign of continuity in<br />

the family's business. “Since the 1970s<br />

- says managing director Roberto Salviato<br />

– the company has developed new<br />

medicines and has increasingly enlarged<br />

its range of products including natural<br />

and diet medicines, which are the result<br />

of painstaking work, of high scientific<br />

standards and of control procedures in<br />

compliance with the strict requirements<br />

from Italian and foreign pharmaceutical<br />

industries. The fact that we are getting<br />

orders on behalf of leading Italian and<br />

multinational industries confirms that we<br />

are working in the right direction. In the<br />

last fifty years the number of pharmaceutical<br />

industries in Italy fell from 600<br />

to around 200, due to the merging of<br />

companies and their inability to adapt to<br />

the latest requirements set by the health<br />

authorities and by an ever-competing<br />

world. Laboratorio Sella is determined to<br />

play the lead in making health products<br />

for many years”.<br />

Masters in the<br />

preparations<br />

120 trade fairs all over the world, 37,000<br />

square metres of exibition area laid out,<br />

new headquarters in Rome: these are the<br />

accomplishments made by Colorcom, a<br />

company based in Santorso, which has<br />

recently fitted out the exhibition celebrating<br />

the 100th anniversary of Confindustria<br />

and the Tuscany pavilion at<br />

Shanghai World Expo.<br />

The photographic exhibition named “A<br />

hundred years of Italy's enterprises” ,<br />

which celebrates a-century-old Confindustria,<br />

is on the move again. After Milan's<br />

Triennale, the next venue will be at Ara<br />

Pacis, Rome, in October.<br />

Colorcom arranged for the fitting of both<br />

venues dedicated to Confindustria, thus<br />

reminding us of how authoritative and ingenious<br />

Vicenza’s entrepreneurs are. The<br />

exhibition portrays industrial sites, products<br />

and symbols, which prove that industries<br />

have played the lead in changing<br />

people’s lives, customs and the whole<br />

of Italy’s society. This is a key event for<br />

a company which has also joined the<br />

Meet Group, an integrated communications<br />

company. Being a partner of several<br />

public bodies, Colorcom has been<br />

organizing key events for both private<br />

and public companies for over 25 years.<br />

“Tuscany's pavilion at Shanghai Expo<br />

was fitted out by our staff – says Luca<br />

Galante, managing director of Colorcom.<br />

Designed to embody the spirit of “Better<br />

City. Better Life”, the stand shows Tu-<br />

61


62<br />

translation<br />

scany’s historical and artistic traditions,<br />

its strong drive for innovation and improvement<br />

of the quality of life. “Our design<br />

aims to make exhibitions functional and<br />

highly communicative, as if putting up the<br />

setting of a movie, which in our case is a<br />

business”.<br />

Such a setting should stir emotions and<br />

excite visitors, and it should also be set<br />

up quickly and precisely, in collaboration<br />

with the customer’s marketing staff or<br />

with leading professionals in the communications<br />

field. Colorcom fully deals with<br />

anything needed, ranging from design to<br />

bureaucratic procedures, from transport,<br />

logistics and safety to fair attendants and<br />

translators. “We have been working in<br />

this field for many years – says Luca<br />

Galante, who like his father Gerardo, the<br />

company’s founder, proves to be determined<br />

when making his business choices<br />

– and this enables us to rely on skilled<br />

and technical staff in any outstanding fair<br />

event”.<br />

More than 37,000 square metres of exhibition<br />

spaces fitted out<br />

last year in over 120<br />

trade fairs worldwide:<br />

these facts make Colorcom<br />

a leading firm<br />

in the field of trade fair<br />

organisation. The company<br />

has 26 employees<br />

and relies on over<br />

a hundred freelance<br />

professionals, including<br />

fitters, designers, gardeners,<br />

graphic artists and<br />

printers.<br />

After establishing offices<br />

also in Milan in 2009,<br />

which were strategic to its partnership<br />

with Fiera Milano Spa, Colorcom has just<br />

opened its new headquarters in Rome.<br />

Colorcom has also fitted out Fiera Riva<br />

del Garda for some time, thus proving its<br />

skills in organising key fair events. This<br />

growth does not seem to be affected by<br />

the current downturn, as the company<br />

keeps adapting and improving itself continuously.<br />

What about Colorcom’s goals<br />

for the future? “The relocation of one’s<br />

business outside non-European countries<br />

urges us to work in new markets - says<br />

Galante -. Also because of this, we need<br />

to invest in skilled, professional staff, able<br />

to deal with new projects in any part of<br />

the world”.<br />

Ilsa Brasil awarded<br />

for exports<br />

Ilsa Brasil, the Brazilian branch of Ilsa of<br />

Arzignano, was awarded the 38th “Premio<br />

Exportação RS” by ADVB, Brazil's<br />

association of marketing managers, as<br />

they stood out for their technological innovation<br />

and exports.<br />

On the inauguration lively night, also attended<br />

by Henrique Meirelles, president<br />

of Banco Central do Brasil, Ilsa Brasil's<br />

Board was awarded a prize for achieving<br />

the best results in terms of exports. On its<br />

38th edition, the “Premio Exportação RS”<br />

aims to foster these firms that achieve<br />

leading foreign market shares, thus creating<br />

wealth for their own country and,<br />

meanwhile, they also become benchmarks<br />

for ethical and innovative management<br />

policies. Established in 2008 by Ilsa Spa<br />

of Arzignano, Ilsa Brasil was especially<br />

valued for its research on biotechnology,<br />

in collaboration with the University of Rio<br />

Grande do Sul, for its commitment to<br />

sustainable development and for its high<br />

export rates. Ilsa Brasil stood out for its<br />

excellent growth performance in the first<br />

half of 2010. Its staff includes Brazilian<br />

technicians trained both on site and in<br />

Italy. Underneath the company's excellence<br />

is advanced technology and research,<br />

but an increasingly expanding farming<br />

market in one of the BRIC countries with<br />

the highest GDP also contributed to the<br />

company's success.<br />

Welcome to Diesel<br />

Village<br />

Out of a total of nearly 100,000 square<br />

metres, 50,000 of them have been built<br />

on the former well-known Laverda motorcycle<br />

factory of Breganze. 700 employees<br />

will join it but up to a thousand<br />

workers are expected to be hired. As well


as the company's head offices, the facilities<br />

of the area include a gym, two<br />

outdoor football pitches and an indoor<br />

one, a tennis court and a squash court,<br />

a nursery school and a kindergarten, a<br />

restaurant, a bar and a great auditorium<br />

hosting a thousand people, i.e. designed<br />

for the company's expected employees.<br />

In the huge hall visitors can immediately<br />

see for themselves that the place is just<br />

unique, as it houses an amazing “vertical<br />

garden”, maybe the tallest in Europe – 32<br />

m high x 10 m wide.<br />

In Diesel's new headquarters, which have<br />

been moved from Molvena to Breganze,<br />

Renzo Rosso wanted to embody his<br />

own view of life and business. The new<br />

headquarters are not just those of any<br />

firm but its people rightly call them the<br />

“Diesel Village”, which means that there<br />

is a world out there rather than a factory.<br />

It cost € 120 million and it is a place you<br />

wish to go and work every morning and<br />

spend your day willing to do things, talk<br />

and live – and work, of course – with<br />

other people.<br />

The building project focused on safeguarding<br />

the environment and harnessing<br />

alternative energy sources such as<br />

solar and geo-thermal power. Thanks to<br />

photovoltaic panels fixed on the roof, the<br />

company generates its own electricity.<br />

The results of energy performance certified<br />

by Milan Polytechnic makes the building<br />

stand out among other similar green<br />

projects in Europe.<br />

It took 30 months to build such a giant.<br />

The time taken from the opening of the<br />

building site to the completion of works<br />

was a record, considering that a brandnew<br />

“citadel” was set up.<br />

“The project called Breganze<br />

2000 has just been inaugurated<br />

– said Mr Rosso -.<br />

Considering the size of the<br />

building, the time taken to<br />

complete the construction<br />

work did not depend on us<br />

or the contractors”.<br />

Now that everything is<br />

settled, Diesel has managed<br />

to gather all its factories<br />

scattered between<br />

Molvena and Marostica<br />

and can now enjoy one<br />

single site for its resources. The happiest<br />

of all is Renzo Rosso, Diesel company's<br />

founder.<br />

“In the past few years we have worked in<br />

uneasy conditions as our factories were<br />

scattered everywhere – he said on the<br />

inauguration day -. Now it is great to<br />

work here as I can see you all, day in day<br />

out. I did not want to set up a monument<br />

but a place for all of us, on open spaces,<br />

where we can all feel fine and socialize”.<br />

This is just the latest of a series of enterprises<br />

he has run successfully throughout<br />

his life. Born in Padua but living in<br />

Vicenza, he has always believed and still<br />

believes in made-in-Italy products. Staff<br />

International, one of the Group's companies,<br />

is to be found among the leading<br />

luxury clothing manufacturers in Italy.<br />

“Perhaps it would have been easier to set<br />

up Diesel in a big city – he said -, but the<br />

people of the Veneto are amazing, great<br />

people and I wanted Diesel to remain<br />

here”.<br />

Diesel has become an iconic brand over<br />

the last thirty years: its factories are to be<br />

found in more than 80 countries across<br />

the world and have over<br />

5,000 employees, more than 500 of<br />

whom in the company's headquarters.<br />

Diesel has also 18 international subsidiaries<br />

with over 5,000 outlets and over 500<br />

single-brand stores. It runs 18 branches<br />

in Europe, Asia and America, in more than<br />

80 countries, with 5,000 outlets, over<br />

400 of which are stores owned by Diesel<br />

itself.<br />

The company belongs to Only the Brave<br />

Group, which also includes 55DSL<br />

– a brand connected to active sport and<br />

streetwear -, Staff International – which<br />

makes and distributes trademarks such<br />

as Diesel Denim Gallery, Maison Martin<br />

Margiela, DSquared, Vivienne Westwood,<br />

Viktor & Rolf and Marc Jacobs Menswear<br />

-, Neuf - which owns Maison Martin<br />

Margiela and since 2008 Viktor & Rolf<br />

as well. In 2009 the Group's turnover<br />

amounted to € 1.3 billion. The goals for<br />

the next few years are even more ambitious.<br />

“We will score a two-digit growth<br />

next year – says Rosso -. We are perfectly<br />

able to be competitive on the markets<br />

and achieve outstanding results”.<br />

63


64<br />

translation<br />

New Headquarters<br />

for Forgital Italy<br />

The new headquarters of Forgital Italy,<br />

which belongs to the Forgital Group, have<br />

just been inaugurated. The former headquarters<br />

of Seghe di Velo d’Astico will be<br />

joined by a glass and aluminium building,<br />

perfectly blending with the surrounding<br />

landscape. A huge fountain, made with<br />

an over 5 m diametre steel ring made<br />

by the Seghe factory, creates a waterfall<br />

above the main entrance. The building,<br />

which relies on the latest energy saving<br />

standards, is equipped with LED lighting<br />

and is heated by waste hot water coming<br />

from metal treatment furnaces. On the<br />

inauguration day a tour of the factory<br />

enabled all visitors to view the main stages<br />

of manufacturing, from the design<br />

of parts to computer simulated drawing,<br />

from pressing to thermal treatment and<br />

turning of large steel rings. It was also the<br />

chance to provide information about workers’<br />

health and safety measures, which<br />

are a key strategy of the company’s policy<br />

in terms of human resources, as well<br />

as the availability of an emergency staff<br />

trained and updated about first aid procedures<br />

in case of accidents. The tour<br />

ended with a presentation of the finished<br />

products and their main destinations:<br />

from large earth-moving machines to<br />

balls for valves used in large oil pipelines,<br />

flanges for wind turbine joints and components<br />

for motors used in planes and<br />

space fliers.<br />

Reel/Itaco joins KSB<br />

Group<br />

KSB AKTIENGESELLSHAFT, a leading<br />

pump and valve manufacturer, and Itaco<br />

Srl with its subsidiary Reel Srl of Ponte di<br />

Nanto, specialised in electric motor and<br />

electronic power drives, joined the KSB<br />

Group. After many years of partnerships,<br />

aimed to further develop highly efficient<br />

motors whose speed is set by pump and<br />

valve systems, KSB gave the Bertotto<br />

family, the sole owners of Itaco Srl, the<br />

chance of acquiring the majority shares<br />

in the company. Further goals will include<br />

the development of highly efficient<br />

power drives and the establishment of<br />

electric and electronic systems for Medium<br />

to High<br />

Voltage alternative<br />

energy<br />

sources such<br />

as water, wind<br />

and solar power<br />

which have<br />

already been<br />

harnessed<br />

by Itaco under<br />

its own “Aeolica”<br />

brand.<br />

Reel and Itaco<br />

will merge into one enterprise named<br />

Reel and will carry out the main areas<br />

of business, especially research and development,<br />

which will be notably strengthened<br />

in the company's premises based<br />

in Nanto, in the south of Vicenza. Both<br />

established in 1984, Reel and Itaco are<br />

based in Ponte di Nanto, have currently<br />

44 employees and a turnover of nearly<br />

€ 10 million. They manufacture 100W to<br />

1.5MW power drives, SSP motors, electronic<br />

industrial automation for various<br />

business areas.<br />

LP opens an outlet in<br />

Spalato<br />

LP Srl of Caldogno, a custom-made furniture<br />

maker, has become more international<br />

by opening a new outlet in Spalato,<br />

Croatia. “Our company is looking<br />

to foreign markets with great interest<br />

– says Domenico Lorenzato, head of LP<br />

-. We began entering overseas markets<br />

through trading contracts and stores and<br />

outlets for Italian customers interested<br />

in expanding their franchising network<br />

abroad. Made-in-Italy products are highly<br />

appreciated by foreign countries, not only<br />

in the field of mass-produced furniture<br />

but also custom-made furniture, where<br />

Italian makers are able to match the<br />

quality of design with the functionality of<br />

furniture and spaces. Croatia is among<br />

those countries which have shown the<br />

greatest interest in that. It’s a small market<br />

but there are great building development<br />

prospects for tourism, both hotels<br />

and first and second homes, especially<br />

on the coast”.

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