Quaderni di Cultura e Progetto del Colore - Istituto Del Colore

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CULTURA / CULTURE [ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 (13 + 14) 15 16 ] dell’800. La lista dei nomi di colori comuni che compaiono nel “Dizionario dei colori di Torino” è molto estesa (“Bianco”, ”Bianco latte” o “Bianco di latte” (forse assimilabile al bianco del “Latte di calce” già citato nel gruppo di nomi di colori derivanti dalle calci piemontesi), “Bianco azzurro”, “Biggio”, “Bigiccio”, “Bigio”, “Bigio chiaro”, “Bigio oscuro”, “Bigio pallido ”, “Bigio perla”, “Bigio perla chiaro”, “Blanrose”, “Blanc azuré”, “Blu ciel chiaro” , ”, “Canarino”, “Canarino caricato”, “Canarino pallido”, “Celeste”, “Cenerino chiaro”, “Cinericcio “Dialdo composto con poco di rosso”, “Foglia morta”, “Gialdolino”, “Gialdolino chiaro”, “Gialetto”, “Gialletto tendente al verdiccio”, “Gialliccio” , “Gialliccio chiaro”, “Gialliccio pallido”, “Gialliccio rossigno”, “Giallino chiaro”, “Giallo”, “Giallo chiaro”, “Giallo oscuro”, “Giallognolo”, “Giallognolo chiaro”, Giallognolo non tanto chiaro”, “Griggio”, “Griggio chiaro”, “Griggio oscuro”, “Grigio”, “Grigio perla”, “Grigio di perla”, “Grisâtre”, “Jaune”, “Jaune clair”, “Jaune canarin clair”, “Giallo pagliarino”, “Lavanda”, “Limoncino”, “Nanchino” o “Nankin” o “Nankino”, “Nanchino chiaro”o “Nankin clair“,“Nanchino pallido”, “Nanchino oscuro”, “Nero”, “Pagliericcio”, “Pagliarino”, “Paillerine” “Paglierino chiaro” , “Paglierino molto chiaro”, “Petit Jaune”, “Rosa chiaro”,“Rossastro”,“Rosso leggiero”,“Terra d’ombra”, “Terreo”, “Terreo giallino”, “Turchino celeste”, “Vapore”, “Verdaccio chiaro”, “Verde”, “Verde chiaro”, “Verde con terra minerale”, “Verde non troppo forte con terra minerale”, “Verde (tinta leggermente tendente in), “Verdesino”, “Verdezzino”, “Verzino”, “Verdiccio”, “Verdolino chiaro” ecc.). A ben vedere, tuttavia, questi colori, dal nome generico, se contestualizzati, si caricano a volte di significati e di funzioni precise e possono essere decodificati, come si tenterà di fare con gli esempi seguenti. Uno dei colori generici più comuni di questa lista, ad esempio, il “Bianco” con tutte le sue declinazioni (ottenuto con il latte di calce puro) viene imposto nei cortili ristretti o nei vicoli per ragioni igieniche, per dare luce e per disinfettare. Nel Regolamento d’Ornato di Savigliano del 1842 si legge che “solo una tinta assai prossima al bianco potrà adoperarsi per tingere quei fabbricati che per causa dell’angustia delle strade difettino di luce”, e che il bianco può essere impiegato in “quei portici che si trovassero in tale stato di sudiciezza da non potersi più oltre tollerare”. Per ragioni opposte, viene proibito il “Bianco schietto” nelle vie larghe, perché potrebbe abbagliare e offendere la vista degli abitanti del lato opposto della via. Per opposte ragioni, si vieta la possibilità di impiegare colori cupi che potrebbero ingenerare oscurità. Molte volte, i colori imposti dal Consiglio degli Edili a Torino hanno chiare motivazioni ambientali, di integrazione nel contesto urbano, quando già esistano facciate tinteggiate con colorazioni ritenute “conformi” a quell’ambiente, affinché “si conservi a tale riguardo un’euritmia nelle medesime [facciate]”. Altre volte, i colori hanno una funzione chiaramente psicologica e persino “terapeutica”, come nel caso del colore “Gialletto tendente al verdiccio”, da applicare ad una facciata fronteggiante l’Ospedale Maggiore, ritenuta “una tinta il cui riflesso fosse di vantaggio alla manica di detto ospedale ove esistono le Infermerie degli Incurabili”. Certi colori hanno una funzione segnaletica, come nel caso del “Bigio” e del “Giallo”, utilizzati nel 1815 rispettivamente nelle targhe delle vie “che attraversano la città da mezzo giorno, a settentrione, che sono scritti con i cartelli di colore bigio, e quindi le altre da ponente, a levante, an eurhythmy among the same [facades]”. Sometimes, colours have clearly a psychological function, even “therapeutic”, as in the case of the “Light yellow aiming at green” colour, that has to be applied to a facade facing the Major Hospital, considered “a hue, the reflex of which could be of relief to the ward of that hospital where the Incurables Infirmaries are”. Some colours have a signal function, as the case of “Grey” and “Yellow”, used in 1815 respectively for nameplates of the streets “that cross the city from south, to north, that are written on grey coloured signposts, and then the others coming from east, to west, the signposts of which are yellow coloured” (in an analogous way to the system adopted in Paris during the same period for the streets that were parallel or perpendicular to the Seine). The same happens for the colours, used in 1822 respectively for the signposts of Sezione Po (“Light blue turquoise”); of Monviso (“Light red”); of Moncenisio (“Olive green”) and of Dora (“Light yellow”) and these very same colours are mentioned in the map of the City of the same period, aimed to visitors, to distinguish the different quarters. Many times, colours, despite being expressed by common names, are in practice interpreted in an unmistakable way by the decorators of the time, as happens for “Grey”, “Pearl grey”, “Yellow” or “Light green” by which traditionally are painted the wooden parts of doors, windows and shutters or “Light green”, “Grey”, “Black”, “Bronze” or “Gold” with which are painted, according to the case, the iron parts of banisters, gratings, gates, downpipes and gutters. Genoa and Liguria Also for Genoa and Liguria, there are generic colours or at least that do not apparently refer to stone, brick, wooden or metallic materials, that are worth mentioning. As for Piedmont or even more so, this is an extremely long list containing virtually all colours (“Grey”, “Blue”, “Canary”, varied in “Bright canary”, “Light canary”, “Strong canary”, “Light ash colour”, “Ash colour”, “Fava colour”, “Lively colour”, “Not so bright colour”, “Dark colour”, “Darker colour”, “Fava”, “Yellow”, “Light yellow”, “Crocus yellow, synonym of saffron yellow”, “Straw yellow”, “Dark yellow”, “Granata red”, “Grey”, “Light grey”, “Iron grey”, “Dark grey”, “Stronger grey”, “Purple”, “Lightly coloured”, “Half-tone”, “Half-tone ash grey”, “Half-tone light ash grey”, “Light half-tone”, “Morello purple”, “Rose”, “Light rose”, “Stronger rose”, “Opaque reddish”, “Red, “Fire red”, “Scarlet”, “Dark red”, “Penumbra”, “Very strong colour”, “Grey colour”, “Light ash greyish colour”, “Ash greyish colour”, “Light ash grey colour”, “Blinding colour”, “Offending colour”, “Darkening colour”, “Disfiguring colour”, “Scandalous colour”, “Pill colour”, “Light yellow colour”, “Building disfiguring colour”, “Slightly more vibrant colour”, “Light colour”, “Lighter colour”, “Chirpy colour”, “Darker colour”, “Clashing colour”, “Too dark colour”, “Turquoise”, “Greenish colour”, “Light turquoise”, “Green”, “Light green”, “Light fava green”, “Burgundy”, “Violet”). Usually, at least for some of them, it is possible to find a relatively precise chromatic identification thanks to the to actual objects they refer to or to the dictionaries of existing colours, as for “Fava colour”, “Fava”, “Light fava green”, “Iron green”, “Burgundy”, “Black” etc. In some cases, generic colours are mentioned in the coloured sketches i cui cartelli sono in colore giallo” (in analogia al sistema adottato a Parigi nello stesso periodo per le vie parallele o perpendicolari alla Senna). La stessa cosa avviene per i colori, utilizzati nel 1822 rispettivamente per le targhe viarie della Sezione Po (“Turchino celeste”); del Monviso (“Rosso leggiero”); del Moncenisio (“Verde d’olivo”) e della Dora (“Giallo chiaro”) e questi stessi colori vengono riportati nella mappa della Città nello stesso periodo, ad uso dei visitatori, per distinguere i vari quartieri. Molte volte, i colori pur essendo espressi con nomi generici, vengono nella pratica interpretati in modo inequivocabile dai decoratori dell’epoca, come avviene nel caso del “Bigio”, “Bigio perla”, “Giallo” o “Verde chiaro” con cui sono verniciati tradizionalmente i legni delle porte, delle finestre e delle persiane o il “Verde chiaro”, “Bigio”, il “Nero”, il “Bronzo” o l’”Oro” con cui sono verniciati, a seconda dei casi, i ferri delle ringhiere, delle inferriate, delle cancellate, dei pluviali e delle gronde. Genova e Liguria Anche per quanto riguarda Genova e la Liguria, non mancano i colori generici o comunque non riferibili apparentemente a materiali lapidei, laterizi, lignei o metallici, che vale la pena di citare. Come e anche più che in Piemonte, si tratta di una lista estremamente lunga che comprende virtualmente tutti i colori (“Bigio”, “Blu”, “Canarino”, declinato in “Canarino chiaro”, “Canarino leggiero”, “Canarino forte”, “Cenerino chiaro”, “Cinericcio”, “Cinerino chiaro”, “Color fava”, “Colore vivace”, “Colore non molto caricato”, “Colore cupo”, “Colore più cupo”, “Fava”, “Giallo”, “Giallo chiaro”, “Giallo croceo, sinonimo di giallo zafferano”, “Giallo paglierino”, “Giallo scuro”, “Granata”, “Grigio”, “Grigio chiaro”, “Grigio ferro”, “Grigio scuro”, “Grigio più intenso”, “Imporporato”, “Leggermente colorito”, “Mezza tinta”, “Mezza tinta cenerina”, “Mezza tinta cenerina chiara”, “Mezza tinta chiara”, “Morello”, “Rosa”, “Rosa chiaro”, “Rosa più intenso”, “Rossiccio opaco”, “Rosso”, “Rosso infuocato”, “Rosso scarlatto”, “Rosso scuro”, “Tinta a chiaro scuro”, “Tinta assai carica”, “Tinta bigia”, “Tinta cenericcia chiara”, “Tinta cenerina”, “Tinta cenerina chiara”, “Tinta cenerognola chiara”, “Tinta che possa offendere la vista”, “Tinta che possa offendere il buon gusto”, “Tinta che possa ingenerare oscurità”, “Tinta che possa deturpare l’aspetto pubblico”, “Tinta che possa costituire uno sconcio”, “Tinta color pastiglia”, “Tinta gialla chiara”, “Tinta in condizioni di deturpare l’aspetto dell’abitato”, “Tinta leggermente colorita”, “Tinta leggiera”, “Tinta molto più chiara”, “Tinta pimpante”, “Tinta più scura”, “Tinta stonata”, “Tinta troppo scura”, “Tinta turchina”, “Tinta verdognola”, “Turchino chiaro”, “Verde”, “Verde chiaro”, “Verde chiaro color di fava”, “Vinaccia”,“Violetto”). Al solito, almeno di alcuni di essi è possibile trovare una identificazione cromatica relativamente precisa sulla base degli oggetti a cui essi alludono, attingendo ai dizionari dei colori esistenti, come il “Color fava”, “Fava”, “Verde chiaro color di fava”, “Grigio ferro”, “Vinaccia”, “Nero” ecc. In qualche caso, i colori generici sono citati nei bozzetti colorati allegati ai documenti d’archivio, circostanza che permette di individuarne approssimativamente la tonalità, come il colore “Canarino chiaro” (facilmente adattabile nel caso del “Canarino leggiero” o del “Canarino forte”), “Giallo chiaro”, “Verde chiaro”, “Mezza tinta”, “Rosso” ecc. In altri casi, si può fare riferimento a colori definibili con buona approssimazione (“Cenerino chiaro”, “Cinericcio”, “Cinerino chiaro”, “Tinta ce- Colori delle città italiane / Colour of italian cities enclosed to archive documents, a case that allows to approximately identify the hue, as for the “Light canary” colour (easily modifiable in “Bright canary” or “Strong canary”), “Light yellow”, “Light green”, “Halftone”, “Red” etc. As for other cases, it is possible to refer to quite precisely definable colours (“Light ash grey”, “Ash grey”, “Light ash grey colour”, “Ash grey colour”, “Light ash greyish colour”). Even in the regulations for decorations in Liguria, as in those from Piedmont, from which they derive from, there are references to forbidden colours either for environmental or psychological reasons (“Clashing colour”, “Too dark colour”, “Blinding colour”, “Offending colour”, “Darkening colour”, “Disfiguring colour”, “Scandalous colour” etc. ). Siena Also for Siena, besides stone, brick, wooden and local limes colour, there are generic colour names (“Canary yellow”, “Light yellow”, “Pale yellow”, “Dark yellow”, “Slightly bluish light grey”, “Dark colour”, “Green”, “Light green”). In this case also, at least some of these colours are easily decoded, such as “Green” and “Mountain green”, that were given to shutters and windows, and that it is still in use in Siena, or “Slightly bluish light grey” colour, attributed in the same document to “Natural grey sandstone”. Rome Besides stone, brick, wooden and local limes colours, even in Rome there are generic colour names (“Old white”, “Grey”, “Coffee” , “Light blue”, “Air colour“, “Ash grey”, “Light grey”, “Dust colour”, “Old umber colour”, “Dark colour”, “Old colour”, “Dark old colour” , “Lily grey colour” , “Dark lily grey colour”, “Half-tone green”, ”Nanking”, “Nanchen”, “Nanchin”, Nankin [also called “Anchenne or “Anchinne” and defined as “Suede colour”], “Green” etc.). Some of these generic colours, such as “Dust colour”, “Old umber colour”, “Dark colour”, “Old colour”, “Dark old colour” generally “go with” existing colours, of which a completion or some simple touch ups have to be made and therefore can refer to both travertine and tuff colour or to the brickwork they are mated to. Many of the featured colours, some of which are very important, such as “Air colour” or “Lily grey colour”, have been decoded thanks to historians and restorers that have made specific stratigraphies of facades, together with the analysis of existing dictionaries of colours or manuals, as the case of colours such as ”Nanking”, “Coffee”, “Ash grey” (in some documents similar to “Light grey” or “Pearl grey”, and used for wall paintings as well as for wood and iron), “Green” (in the case of shutters, similar to “Shutter green”) etc. Conclusion As it was possible to see in the examined case-histories, it is actually possible to talk about a “Dictionary of colours of Italian cities”, based on accurate archive researches. The data emerged from the historic research, sometimes, as seen, quite complex, self-contradicting and ambiguous, have to be confronted to those that emerged from stratigraphies made during restorations, from historical representations and also literature sources, represented by 44 COLORE COLORE 45

CULTURA / CULTURE [ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 (15 + 16) ] nericcia chiara”, “Tinta cenerina”, “Tinta cenerina chiara”, “Tinta cenerognola chiara”. Anche nei regolamenti d’ornato liguri, come in quelli piemontesi, da cui derivano, si fa riferimento a tinte vietate per ragioni ambientali o psicologiche (“Tinta stonata”, “Tinta troppo scura”, “Tinta che possa offendere la vista”, “Tinta che possa offendere il buon gusto”, “Tinta che possa ingenerare oscurità”, “Tinta che possa deturpare l’aspetto pubblico”, “Tinta che possa costituire uno sconcio” ecc. ). Siena Anche nel caso di Siena, oltre ai colori lapidei, laterizi, lignei e di calci locali, compaiono nomi di colori generici (“Giallo canario” , “Giallo chiaro”, “Giallo pallido”, “Giallo scuro”, “Grigio chiaro tendente al bluastro”, “Tinta scura”, “Verde”, “Verde chiaro”. Anche in questo caso, almeno alcuni di questi colori sono facilmente codificabili, come il “Verde”, e “Verde Monta[g]na”, attribuito alle persiane o alle finestre, tuttora in uso a Siena, oppure il colore “Grigio chiaro tendente al bluastro”, attribuito nello stesso documento alla “Pietra naturale serena”. Roma Accanto ai colori lapidei, laterizi e lignei, anche a Roma compaiono nomi generici (“Bianco vecchio”, “Bigio”, “Caffè” , “Celestino”, “Color di Aria“,“Cenerino”, “Grigio chiaro”, “Color di patina”, “Color di vecchio, con terra d’ombra”, “Colore ad intonazione scura”, “Colore di vecchio”, “Vecchio scuro” , “Gridellino” , “Gridellino cupo”, “Mezzatinta verdina”, ”Nanchino”, Nanchen, Nanchin, Nankin [volgarmente chiamato “Anchenne o “Anchinne” e definito anche come “Camoscio”], “Verde” ecc.). Alcuni di questi colori generici come “Color di patina”, “Color di vecchio, con terra d’ombra”, “Colore ad intonazione scura”, “Colore di vecchio”, “Vecchio scuro” sono “in accompagno” a colori esistenti, di cui si deve effettuare il completamento o di cui si devono effettuare semplici ritocchi e dunque possono essere riferiti tanto al colore travertino che al colore tufo o alla cortina di mattoni con cui si accompagnano. Molti dei colori emersi, alcuni importantissimi come il “Colore d’aria” o il “Gridellino”, sono stati decodificati grazie agli storici e ai restauratori che hanno effettuato apposite stratigrafie di facciate, unitamente alla consultazione dei dizionari dei colori esistenti o alla manualistica, come nel caso dei colori ”Nanchino”, “Caffè”, “Cenerino” (in alcuni documenti assimilato al “Grigio chiaro” o al “Grigio perla”, sia per le tinte murali che per i legni e per i ferri), “Verde” (nel caso di persiane, assimilabile al “Verde persiana”) ecc. Conclusione Come si è potuto vedere nei casi-studio esaminati, è possibile parlare di un “Dizionario dei colori delle città italiane”, basato su ricerche d’archivio accurate. I dati emersi dalla ricerca storica, come si è visto molte volte complessi, contraddittori e ambigui, vanno naturalmente confrontati con quelli emersi dalle stratigrafie effettuate in occasione di restauri, con l’iconografia storica e anche con le fonti letterarie, rappresentate dalle memorie dei viaggiatori e dalle guide dell’epoca. Pur avendo effettuato numerose altre ricerche d’archivio sui colori di altre città e regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), attraverso tesi di laurea, travellers memories and guides from the period. Despite having carried on several other archive researches on colours of other cities and Italian regions (Lombardy, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzi, Apulia, Calabria, Sicily and Sardinia), using graduation thesis, colour plans or technical training experiences, that allowed to investigate on Italian cities colours, providing “colour palettes” based on stratigraphies, we preferred to limit our analysis to the examined case-histories that, thanks to their relative thoroughness, allowed us to develop an approach method and to give a first batch of data that can be integrated and confronted with the data coming from the cited researches as well as those carried on by other researchers. References 1. G.BRINO, Il Piano del colore di Torino (1978-2007) e il problema della ricostruzione delle tinte delle facciate attraverso i documenti d’archivio e l’iconografia storica, Atti della Terza Conferenza Nazionale del Gruppo del colore, Torino 24-26 ottobre 2007, “Quaderni di ottica e fotonica n.16, 2007. 2. Basti citare Giacomo Arnaudon, assistente dello Chevreul a Parigi per 10 anni, dal 1850 al 1870, who translated in Italian and published the first scientific system of colour coding (cfr. E.CHEVREUL, Des couleurs et de leurs applications aux arts industriels à l’aide des cercles chromatiques, J.B.Baillière et Fils, Paris 1864 ;G.ARNAUDON, Sulla classificazione, contrasto ed armonia dei colori ed applicazione alle arti, estratto dall’ Enciclopedia della Chimica, UTET, Torino 1936). 3. G.BRINO, F.ROSSO, Il Piano del colore di Torino 1800-1850, Idea Editions, Milano 1980; Idem, I colori di Torino 1801-1863, Idea Books Edizioni, Milano 1987. 4. G.BRINO, Colore e arredo urbano a Savigliano, Banca Piemontese, Savigliano 1989; Idem, Il Piano del colore di Alessandria, Idea Books, Milano 2001; G.BRINO, P.PASCOLATI, Restauro delle facciate storiche, Città di Asti, 2007. 5. G.BRINO, I colori del Piemonte, Idea Books Edizioni, Milano 1985. 6. BRINO, “Colori di Liguria”, Sagep Editrice, Genova 1991. 7. G.BRINO (a cura di), Le facciate delle case di Siena. Workshop e cantiere scuola, Protagon Editori, Siena 2007. 8. Giovanni e Dominique.BRINO, The Restoration of the Villa Medici in Rome (1802-1968). An Operational Data Bank, “Urban Management Data Symposium”, Odensee (Denmark), 1991. 9. E.PALLOTTINO, Colori di Roma, “Ricerche di Storia dell’arte”, n.41- 42, 1990 . 10. Cfr., ad es., F.SACCO, Geologia applicata della Città di Torino, Estratto dalla Rivista Tecnica “Il Valentino”, 1915; F.RODOLICO, Le pietre delle città d’Italia, Le Monnier, Firenze 1953. 11. G.BRINO, Sassello “Borgo-Laboratorio”, due to be published. piani del colore o esperienze di formazione professionale, che hanno consentito di indagare sui colori storici delle città italiane, stabilendo “tavolozze dei colori” fondate su apposite stratigrafie, abbiamo preferito limitarci ai casi studio esaminati che, grazie alla loro relativa completezza, hanno consentito di mettere punto una metodologia di approccio e di fornire una prima serie di dati che potranno essere integrati e confrontati con altri dati derivanti dalle ricerche citate e da quelle portate avanti da altri studiosi. Note 1. G.BRINO, Il Piano del colore di Torino (1978-2007) e il problema della ricostruzione delle tinte delle facciate attraverso i documenti d’archivio e l’iconografia storica, Atti della Terza Conferenza Nazionale del Gruppo del colore, Torino 24-26 ottobre 2007, “Quaderni di ottica e fotonica n.16, 2007. 2. Basti citare Giacomo Arnaudon, assistente dello Chevreul a Parigi per 10 anni, dal 1850 al 1870, che traduce in italiano e pubblica il primo sistema scientifico di codificazione dei colori (cfr. E.CHEVREUL, Des couleurs et de leurs applications aux arts industriels à l’aide des cercleschromatiques, J.B.Baillière et Fils, Paris 1864 ;G.ARNAUDON, Sulla classificazione, contrasto ed armonia dei colori ed applicazione alle arti, estratto dall’ Enciclopedia della Chimica, UTET, Torino 1936). 3. G.BRINO, F.ROSSO, Il Piano del colore di Torino 1800-1850, Idea Editions, Milano 1980; Idem, I colori di Torino 1801-1863, Idea Books Edizioni, Milano 1987. 4. G.BRINO, Colore e arredo urbano a Savigliano, Banca Piemontese, Savigliano 1989; Idem, Il Piano del colore di Alessandria, Idea Books, Milano 2001; G.BRINO, P.PASCOLATI, Restauro delle facciate storiche, Città di Asti, 2007. 5. G.BRINO, I colori del Piemonte, Idea Books Edizioni, Milano 1985. 6. BRINO, “Colori di Liguria”, Sagep Editrice, Genova 1991. 7. G.BRINO (a cura di), Le facciate delle case di Siena. Workshop e cantiere scuola, Protagon Editori, Siena 2007. 8. Giovanni e Dominique.BRINO, The Restoration of the Villa Medici in Rome (1802-1968). An Operational Data Bank, “Urban Management Data Symposium”, Odensee (Denmark), 1991. 9. E.PALLOTTINO, Colori di Roma, “Ricerche di Storia dell’arte”, n.41-42, 1990 . 10. Cfr., ad es., F.SACCO, Geologia applicata della Città di Torino, Estratto dalla Rivista Tecnica “Il Valentino”, 1915; F.RODOLICO, Le pietre delle città d’Italia, Le Monnier, Firenze 1953. 11. G.BRINO, Sassello “Borgo-Laboratorio”, in corso di pubblicazione. Colori delle città italiane / Colour of italian cities 46 COLORE COLORE 47

CULTURA / CULTURE [ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 (13 + 14) 15 16 ]<br />

<strong>del</strong>l’800.<br />

La lista dei nomi <strong>di</strong> colori comuni che compaiono nel “Dizionario dei colori<br />

<strong>di</strong> Torino” è molto estesa (“Bianco”, ”Bianco latte” o “Bianco <strong>di</strong> latte”<br />

(forse assimilabile al bianco <strong>del</strong> “Latte <strong>di</strong> calce” già citato nel gruppo <strong>di</strong><br />

nomi <strong>di</strong> colori derivanti dalle calci piemontesi), “Bianco azzurro”, “Biggio”,<br />

“Bigiccio”, “Bigio”, “Bigio chiaro”, “Bigio oscuro”, “Bigio pallido ”, “Bigio<br />

perla”, “Bigio perla chiaro”, “Blanrose”, “Blanc azuré”, “Blu ciel chiaro”<br />

, ”, “Canarino”, “Canarino caricato”, “Canarino pallido”, “Celeste”, “Cenerino<br />

chiaro”, “Cinericcio “Dialdo composto con poco <strong>di</strong> rosso”, “Foglia<br />

morta”, “Gialdolino”, “Gialdolino chiaro”, “Gialetto”, “Gialletto tendente al<br />

ver<strong>di</strong>ccio”, “Gialliccio” , “Gialliccio chiaro”, “Gialliccio pallido”, “Gialliccio<br />

rossigno”, “Giallino chiaro”, “Giallo”, “Giallo chiaro”, “Giallo oscuro”, “Giallognolo”,<br />

“Giallognolo chiaro”, Giallognolo non tanto chiaro”, “Griggio”,<br />

“Griggio chiaro”, “Griggio oscuro”, “Grigio”, “Grigio perla”, “Grigio <strong>di</strong> perla”,<br />

“Grisâtre”, “Jaune”, “Jaune clair”, “Jaune canarin clair”, “Giallo pagliarino”,<br />

“Lavanda”, “Limoncino”, “Nanchino” o “Nankin” o “Nankino”, “Nanchino<br />

chiaro”o “Nankin clair“,“Nanchino pallido”, “Nanchino oscuro”,<br />

“Nero”, “Pagliericcio”, “Pagliarino”, “Paillerine” “Paglierino chiaro” , “Paglierino<br />

molto chiaro”, “Petit Jaune”, “Rosa chiaro”,“Rossastro”,“Rosso<br />

leggiero”,“Terra d’ombra”, “Terreo”, “Terreo giallino”, “Turchino celeste”,<br />

“Vapore”, “Verdaccio chiaro”, “Verde”, “Verde chiaro”, “Verde con terra<br />

minerale”, “Verde non troppo forte con terra minerale”, “Verde (tinta<br />

leggermente tendente in), “Verdesino”, “Verdezzino”, “Verzino”, “Ver<strong>di</strong>ccio”,<br />

“Verdolino chiaro” ecc.).<br />

A ben vedere, tuttavia, questi colori, dal nome generico, se contestualizzati,<br />

si caricano a volte <strong>di</strong> significati e <strong>di</strong> funzioni precise e possono<br />

essere deco<strong>di</strong>ficati, come si tenterà <strong>di</strong> fare con gli esempi seguenti.<br />

Uno dei colori generici più comuni <strong>di</strong> questa lista, ad esempio, il “Bianco”<br />

con tutte le sue declinazioni (ottenuto con il latte <strong>di</strong> calce puro) viene<br />

imposto nei cortili ristretti o nei vicoli per ragioni igieniche, per dare<br />

luce e per <strong>di</strong>sinfettare. Nel Regolamento d’Ornato <strong>di</strong> Savigliano <strong>del</strong> 1842<br />

si legge che “solo una tinta assai prossima al bianco potrà adoperarsi<br />

per tingere quei fabbricati che per causa <strong>del</strong>l’angustia <strong>del</strong>le strade <strong>di</strong>fettino<br />

<strong>di</strong> luce”, e che il bianco può essere impiegato in “quei portici che si<br />

trovassero in tale stato <strong>di</strong> su<strong>di</strong>ciezza da non potersi più oltre tollerare”.<br />

Per ragioni opposte, viene proibito il “Bianco schietto” nelle vie larghe,<br />

perché potrebbe abbagliare e offendere la vista degli abitanti <strong>del</strong> lato<br />

opposto <strong>del</strong>la via. Per opposte ragioni, si vieta la possibilità <strong>di</strong> impiegare<br />

colori cupi che potrebbero ingenerare oscurità.<br />

Molte volte, i colori imposti dal Consiglio degli E<strong>di</strong>li a Torino hanno chiare<br />

motivazioni ambientali, <strong>di</strong> integrazione nel contesto urbano, quando<br />

già esistano facciate tinteggiate con colorazioni ritenute “conformi” a<br />

quell’ambiente, affinché “si conservi a tale riguardo un’euritmia nelle<br />

medesime [facciate]”.<br />

Altre volte, i colori hanno una funzione chiaramente psicologica e persino<br />

“terapeutica”, come nel caso <strong>del</strong> colore “Gialletto tendente al ver<strong>di</strong>ccio”,<br />

da applicare ad una facciata fronteggiante l’Ospedale Maggiore,<br />

ritenuta “una tinta il cui riflesso fosse <strong>di</strong> vantaggio alla manica <strong>di</strong> detto<br />

ospedale ove esistono le Infermerie degli Incurabili”.<br />

Certi colori hanno una funzione segnaletica, come nel caso <strong>del</strong> “Bigio”<br />

e <strong>del</strong> “Giallo”, utilizzati nel 1815 rispettivamente nelle targhe <strong>del</strong>le vie<br />

“che attraversano la città da mezzo giorno, a settentrione, che sono<br />

scritti con i cartelli <strong>di</strong> colore bigio, e quin<strong>di</strong> le altre da ponente, a levante,<br />

an eurhythmy among the same [facades]”.<br />

Sometimes, colours have clearly a psychological function, even “therapeutic”,<br />

as in the case of the “Light yellow aiming at green” colour, that<br />

has to be applied to a facade facing the Major Hospital, considered “a<br />

hue, the reflex of which could be of relief to the ward of that hospital<br />

where the Incurables Infirmaries are”.<br />

Some colours have a signal function, as the case of “Grey” and “Yellow”,<br />

used in 1815 respectively for nameplates of the streets “that cross the<br />

city from south, to north, that are written on grey coloured signposts,<br />

and then the others coming from east, to west, the signposts of which<br />

are yellow coloured” (in an analogous way to the system adopted<br />

in Paris during the same period for the streets that were parallel or<br />

perpen<strong>di</strong>cular to the Seine). The same happens for the colours, used<br />

in 1822 respectively for the signposts of Sezione Po (“Light blue turquoise”);<br />

of Monviso (“Light red”); of Moncenisio (“Olive green”) and<br />

of Dora (“Light yellow”) and these very same colours are mentioned in<br />

the map of the City of the same period, aimed to visitors, to <strong>di</strong>stinguish<br />

the <strong>di</strong>fferent quarters.<br />

Many times, colours, despite being expressed by common names, are<br />

in practice interpreted in an unmistakable way by the decorators of the<br />

time, as happens for “Grey”, “Pearl grey”, “Yellow” or “Light green” by<br />

which tra<strong>di</strong>tionally are painted the wooden parts of doors, windows<br />

and shutters or “Light green”, “Grey”, “Black”, “Bronze” or “Gold” with<br />

which are painted, accor<strong>di</strong>ng to the case, the iron parts of banisters,<br />

gratings, gates, downpipes and gutters.<br />

Genoa and Liguria<br />

Also for Genoa and Liguria, there are generic colours or at least that do<br />

not apparently refer to stone, brick, wooden or metallic materials, that<br />

are worth mentioning.<br />

As for Piedmont or even more so, this is an extremely long list containing<br />

virtually all colours (“Grey”, “Blue”, “Canary”, varied in “Bright canary”,<br />

“Light canary”, “Strong canary”, “Light ash colour”, “Ash colour”,<br />

“Fava colour”, “Lively colour”, “Not so bright colour”, “Dark colour”,<br />

“Darker colour”, “Fava”, “Yellow”, “Light yellow”, “Crocus yellow, synonym<br />

of saffron yellow”, “Straw yellow”, “Dark yellow”, “Granata red”,<br />

“Grey”, “Light grey”, “Iron grey”, “Dark grey”, “Stronger grey”, “Purple”,<br />

“Lightly coloured”, “Half-tone”, “Half-tone ash grey”, “Half-tone light<br />

ash grey”, “Light half-tone”, “Morello purple”, “Rose”, “Light rose”,<br />

“Stronger rose”, “Opaque red<strong>di</strong>sh”, “Red, “Fire red”, “Scarlet”, “Dark red”,<br />

“Penumbra”, “Very strong colour”, “Grey colour”, “Light ash greyish<br />

colour”, “Ash greyish colour”, “Light ash grey colour”, “Blin<strong>di</strong>ng colour”,<br />

“Offen<strong>di</strong>ng colour”, “Darkening colour”, “Disfiguring colour”, “Scandalous<br />

colour”, “Pill colour”, “Light yellow colour”, “Buil<strong>di</strong>ng <strong>di</strong>sfiguring<br />

colour”, “Slightly more vibrant colour”, “Light colour”, “Lighter colour”,<br />

“Chirpy colour”, “Darker colour”, “Clashing colour”, “Too dark colour”,<br />

“Turquoise”, “Greenish colour”, “Light turquoise”, “Green”, “Light green”,<br />

“Light fava green”, “Burgundy”, “Violet”).<br />

Usually, at least for some of them, it is possible to find a relatively precise<br />

chromatic identification thanks to the to actual objects they refer<br />

to or to the <strong>di</strong>ctionaries of existing colours, as for “Fava colour”, “Fava”,<br />

“Light fava green”, “Iron green”, “Burgundy”, “Black” etc.<br />

In some cases, generic colours are mentioned in the coloured sketches<br />

i cui cartelli sono in colore giallo” (in analogia al sistema adottato a Parigi<br />

nello stesso periodo per le vie parallele o perpen<strong>di</strong>colari alla Senna).<br />

La stessa cosa avviene per i colori, utilizzati nel 1822 rispettivamente<br />

per le targhe viarie <strong>del</strong>la Sezione Po (“Turchino celeste”); <strong>del</strong> Monviso<br />

(“Rosso leggiero”); <strong>del</strong> Moncenisio (“Verde d’olivo”) e <strong>del</strong>la Dora (“Giallo<br />

chiaro”) e questi stessi colori vengono riportati nella mappa <strong>del</strong>la Città<br />

nello stesso periodo, ad uso dei visitatori, per <strong>di</strong>stinguere i vari quartieri.<br />

Molte volte, i colori pur essendo espressi con nomi generici, vengono<br />

nella pratica interpretati in modo inequivocabile dai decoratori <strong>del</strong>l’epoca,<br />

come avviene nel caso <strong>del</strong> “Bigio”, “Bigio perla”, “Giallo” o “Verde<br />

chiaro” con cui sono verniciati tra<strong>di</strong>zionalmente i legni <strong>del</strong>le porte, <strong>del</strong>le<br />

finestre e <strong>del</strong>le persiane o il “Verde chiaro”, “Bigio”, il “Nero”, il “Bronzo”<br />

o l’”Oro” con cui sono verniciati, a seconda dei casi, i ferri <strong>del</strong>le ringhiere,<br />

<strong>del</strong>le inferriate, <strong>del</strong>le cancellate, dei pluviali e <strong>del</strong>le gronde.<br />

Genova e Liguria<br />

Anche per quanto riguarda Genova e la Liguria, non mancano i colori<br />

generici o comunque non riferibili apparentemente a materiali lapidei,<br />

laterizi, lignei o metallici, che vale la pena <strong>di</strong> citare.<br />

Come e anche più che in Piemonte, si tratta <strong>di</strong> una lista estremamente<br />

lunga che comprende virtualmente tutti i colori (“Bigio”, “Blu”, “Canarino”,<br />

declinato in “Canarino chiaro”, “Canarino leggiero”, “Canarino<br />

forte”, “Cenerino chiaro”, “Cinericcio”, “Cinerino chiaro”, “Color fava”,<br />

“<strong>Colore</strong> vivace”, “<strong>Colore</strong> non molto caricato”, “<strong>Colore</strong> cupo”, “<strong>Colore</strong> più<br />

cupo”, “Fava”, “Giallo”, “Giallo chiaro”, “Giallo croceo, sinonimo <strong>di</strong> giallo<br />

zafferano”, “Giallo paglierino”, “Giallo scuro”, “Granata”, “Grigio”, “Grigio<br />

chiaro”, “Grigio ferro”, “Grigio scuro”, “Grigio più intenso”, “Imporporato”,<br />

“Leggermente colorito”, “Mezza tinta”, “Mezza tinta cenerina”, “Mezza<br />

tinta cenerina chiara”, “Mezza tinta chiara”, “Morello”, “Rosa”, “Rosa<br />

chiaro”, “Rosa più intenso”, “Rossiccio opaco”, “Rosso”, “Rosso infuocato”,<br />

“Rosso scarlatto”, “Rosso scuro”, “Tinta a chiaro scuro”, “Tinta assai<br />

carica”, “Tinta bigia”, “Tinta cenericcia chiara”, “Tinta cenerina”, “Tinta<br />

cenerina chiara”, “Tinta cenerognola chiara”, “Tinta che possa offendere<br />

la vista”, “Tinta che possa offendere il buon gusto”, “Tinta che possa ingenerare<br />

oscurità”, “Tinta che possa deturpare l’aspetto pubblico”, “Tinta<br />

che possa costituire uno sconcio”, “Tinta color pastiglia”, “Tinta gialla<br />

chiara”, “Tinta in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> deturpare l’aspetto <strong>del</strong>l’abitato”, “Tinta<br />

leggermente colorita”, “Tinta leggiera”, “Tinta molto più chiara”, “Tinta<br />

pimpante”, “Tinta più scura”, “Tinta stonata”, “Tinta troppo scura”, “Tinta<br />

turchina”, “Tinta verdognola”, “Turchino chiaro”, “Verde”, “Verde chiaro”,<br />

“Verde chiaro color <strong>di</strong> fava”, “Vinaccia”,“Violetto”).<br />

Al solito, almeno <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> essi è possibile trovare una identificazione<br />

cromatica relativamente precisa sulla base degli oggetti a cui essi alludono,<br />

attingendo ai <strong>di</strong>zionari dei colori esistenti, come il “Color fava”,<br />

“Fava”, “Verde chiaro color <strong>di</strong> fava”, “Grigio ferro”, “Vinaccia”, “Nero” ecc.<br />

In qualche caso, i colori generici sono citati nei bozzetti colorati allegati<br />

ai documenti d’archivio, circostanza che permette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarne<br />

approssimativamente la tonalità, come il colore “Canarino chiaro” (facilmente<br />

adattabile nel caso <strong>del</strong> “Canarino leggiero” o <strong>del</strong> “Canarino forte”),<br />

“Giallo chiaro”, “Verde chiaro”, “Mezza tinta”, “Rosso” ecc.<br />

In altri casi, si può fare riferimento a colori definibili con buona approssimazione<br />

(“Cenerino chiaro”, “Cinericcio”, “Cinerino chiaro”, “Tinta ce-<br />

Colori <strong>del</strong>le città italiane / Colour of italian cities<br />

enclosed to archive documents, a case that allows to approximately<br />

identify the hue, as for the “Light canary” colour (easily mo<strong>di</strong>fiable in<br />

“Bright canary” or “Strong canary”), “Light yellow”, “Light green”, “Halftone”,<br />

“Red” etc.<br />

As for other cases, it is possible to refer to quite precisely definable<br />

colours (“Light ash grey”, “Ash grey”, “Light ash grey colour”, “Ash grey<br />

colour”, “Light ash greyish colour”).<br />

Even in the regulations for decorations in Liguria, as in those from Piedmont,<br />

from which they derive from, there are references to forbidden<br />

colours either for environmental or psychological reasons (“Clashing<br />

colour”, “Too dark colour”, “Blin<strong>di</strong>ng colour”, “Offen<strong>di</strong>ng colour”, “Darkening<br />

colour”, “Disfiguring colour”, “Scandalous colour” etc. ).<br />

Siena<br />

Also for Siena, besides stone, brick, wooden and local limes colour,<br />

there are generic colour names (“Canary yellow”, “Light yellow”,<br />

“Pale yellow”, “Dark yellow”, “Slightly bluish light grey”, “Dark colour”,<br />

“Green”, “Light green”). In this case also, at least some of these colours<br />

are easily decoded, such as “Green” and “Mountain green”, that were<br />

given to shutters and windows, and that it is still in use in Siena, or<br />

“Slightly bluish light grey” colour, attributed in the same document to<br />

“Natural grey sandstone”.<br />

Rome<br />

Besides stone, brick, wooden and local limes colours, even in Rome<br />

there are generic colour names (“Old white”, “Grey”, “Coffee” , “Light<br />

blue”, “Air colour“, “Ash grey”, “Light grey”, “Dust colour”, “Old umber<br />

colour”, “Dark colour”, “Old colour”, “Dark old colour” , “Lily grey colour”<br />

, “Dark lily grey colour”, “Half-tone green”, ”Nanking”, “Nanchen”,<br />

“Nanchin”, Nankin [also called “Anchenne or “Anchinne” and defined as<br />

“Suede colour”], “Green” etc.).<br />

Some of these generic colours, such as “Dust colour”, “Old umber<br />

colour”, “Dark colour”, “Old colour”, “Dark old colour” generally “go with”<br />

existing colours, of which a completion or some simple touch ups have<br />

to be made and therefore can refer to both travertine and tuff colour or<br />

to the brickwork they are mated to.<br />

Many of the featured colours, some of which are very important, such<br />

as “Air colour” or “Lily grey colour”, have been decoded thanks to historians<br />

and restorers that have made specific stratigraphies of facades,<br />

together with the analysis of existing <strong>di</strong>ctionaries of colours or manuals,<br />

as the case of colours such as ”Nanking”, “Coffee”, “Ash grey” (in<br />

some documents similar to “Light grey” or “Pearl grey”, and used for<br />

wall paintings as well as for wood and iron), “Green” (in the case of<br />

shutters, similar to “Shutter green”) etc.<br />

Conclusion<br />

As it was possible to see in the examined case-histories, it is actually<br />

possible to talk about a “Dictionary of colours of Italian cities”, based on<br />

accurate archive researches.<br />

The data emerged from the historic research, sometimes, as seen, quite<br />

complex, self-contra<strong>di</strong>cting and ambiguous, have to be confronted to<br />

those that emerged from stratigraphies made during restorations, from<br />

historical representations and also literature sources, represented by<br />

44 COLORE<br />

COLORE 45

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