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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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se lasciava presentire <strong>di</strong> nascere dall’incapacità <strong>di</strong> giungere ad attuare, con la semplice lettura della<br />

letteratura filosofica, quella maniera <strong>di</strong> pensare che si chiamava «fenomenologia»” 349 .<br />

Tale incertezza sul modo del procedere fenomenologico, così come circa la sua reale natura,<br />

sospesa, come si è ricordato nel precedente capitolo (v. nota 131), tra logica e psicologia, sarebbe<br />

svanita solo con il concreto lavoro <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> al fianco <strong>di</strong> Husserl. Si è anche ricordato (v. qui<br />

nota 41) come <strong>Heidegger</strong> trovasse particolarmente fruttuosa – andando con ciò contro il principio<br />

husserliano stesso della riduzione – l’applicazione del metodo fenomenologico all’interpretazione <strong>di</strong><br />

Aristotele, e come rinvenisse i principali strumenti concettuali in particolar modo nella sesta ricerca.<br />

Se ciò è ormai assodato, è giunto ora il momento <strong>di</strong> chiederci quali fossero tali strumenti<br />

concettuali; lasciamoci mettere sulla strada ancora una volta da <strong>Heidegger</strong> stesso: “La <strong>di</strong>fferenza<br />

qui [nella sesta ricerca] tra intuizione sensibile e intuizione categoriale mi si rivelò in tutta la sua<br />

portata per la determinazione del «significato molteplice dell’essente»” 350 . Cioè a <strong>di</strong>re, muta la<br />

prospettiva, ma il problema resta invariato: l’essere dell’ente nella molteplicità dei suoi mo<strong>di</strong><br />

(Aristotele), e la soluzione moderna al problema (ora solo più l’asse Brentano-Husserl).<br />

Tuttavia, la modernità <strong>di</strong> tale soluzione prendeva sempre più la forma <strong>di</strong> un ritorno alla grecità,<br />

non nel senso <strong>di</strong> una ‘involuzione’ precritica – cosa che non è mai stata evidentemente in questione<br />

per <strong>Heidegger</strong>, sin dalla sua adesione al realismo critico, appunto – bensì nella convinzione <strong>di</strong> una<br />

intima affinità del metodo fenomenologico col modo <strong>di</strong> procedere tipicamente greco (qui ancora<br />

platonico-aristotelico) e del pensiero genuino tout-court, metodo che proprio il criticismo<br />

neokantiano avrebbe finito con l’occultare: “Così dunque Husserl con indulgenza, ma in fondo<br />

<strong>di</strong>sapprovando, osservava come io, collateralmente alle mie lezioni ed esercitazioni, ogni settimana<br />

lavorassi con particolari gruppi <strong>di</strong> studenti più avanti negli stu<strong>di</strong> sulle Ricerche Logiche. La<br />

preparazione <strong>di</strong> questo lavoro era fruttuosa soprattutto per me stesso. Fu in questo lavoro che<br />

appresi – dapprima guidato più da un presentimento che da un fondato punto <strong>di</strong> vista – che quello<br />

che per la fenomenologia <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> coscienza si compie come l’auto-manifestarsi dei fenomeni,<br />

è pensato in modo ancora più originario da Aristotele e dal pensiero e dall’esserci greco nel suo<br />

complesso, come ’Αλήθεια, come la non-ascosità (Unverborgenheit) dell’essente-presente (des<br />

Anwesenden), come il suo <strong>di</strong> svelarsi (Entbergung), il suo mostrarsi (sich-zeigen). Ciò che le<br />

<strong>ricerche</strong> fenomenologiche hanno riscoperto come l’atteggiamento fondamentale del pensiero, si<br />

mostra come il tratto fondamentale del pensiero greco, se non ad<strong>di</strong>rittura della filosofia come<br />

tale” 351 .<br />

349 M. HEIDEGGER, Il mio cammino <strong>di</strong> pensiero e la fenomenologia, cit., p. 193.<br />

350 Ibid.<br />

351 Ivi, p. 194.<br />

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