"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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senso d’essere nella forma <strong>di</strong> una semplice constatazione, cioè come presa d’atto<br />
dell’indubitabilità” 348 .<br />
La filosofia in quanto scienza originaria <strong>di</strong> principio si configura dunque come ontologia, e<br />
questa nel senso <strong>di</strong> una “ermeneutica (fenomenologica) dell’effettività” – come <strong>Heidegger</strong> intitola<br />
già il suo ultimo corso friburghese del ’23 – previa alla tematizzazione del senso dell’essere in<br />
quanto tale. Coerentemente con il tema della presente <strong>di</strong>ssertazione e con la nostra premessa, non<br />
seguiremo ora l’elaborazione heideggeriana <strong>di</strong> tali problemi e le sue soluzioni, che pure si sono<br />
dovute qui toccare per metterne in luce la scaturigine, quantomeno parziale, dall’ambito stesso del<br />
<strong>di</strong>battito tra neokantismo e fenomenologia nel quale <strong>Heidegger</strong> si forma; ci interessa invece restare<br />
sul piano metodologico-formale dell’analisi fenomenologica così come <strong>Heidegger</strong> va delineandola,<br />
in particolar modo riguardo al problema del rapporto logica-verità, e ciò analizzando alcuni decisivi<br />
corsi marburghesi in cui tale nesso viene trattato in maniera particolarmente <strong>di</strong>ffusa. A partire da<br />
qui, riteniamo si possa comprendere retrospettivamente e in maniera più approfon<strong>di</strong>ta lo stesso<br />
cambiamento ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong> prospettiva operato da <strong>Heidegger</strong> nei primi corsi friburghesi, appena<br />
analizzati, grazie al più volte richiamato ritorno alle Ricerche Logiche.<br />
2. L’appropriazione heideggeriana delle Ricerche Logiche.<br />
Che cosa aveva prodotto, dunque, in <strong>Heidegger</strong> un tale mutamento ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong> prospettiva?<br />
Certo, attraverso l’assunzione <strong>di</strong> motivi laskiani egli era sempre stato critico, su punti specifici, nei<br />
confronti dei neokantiani, in particolare circa il primato della rappresentazione, ma rimanendo pur<br />
sempre nell’ambito dell’esigenza <strong>di</strong> una fondazione logica della verità come vali<strong>di</strong>tà che<br />
accomunava i neokantiani tutti, Lask compreso, e in fondo anche Husserl. Mentre quest’ultimo,<br />
tuttavia, con la pubblicazione <strong>di</strong> Ideen e sempre più col progre<strong>di</strong>re del suo lavoro, aveva però preso<br />
<strong>di</strong> fatto le <strong>di</strong>stanze dalle Ricerche Logiche, considerandole superate, <strong>Heidegger</strong> continuava a<br />
restarne affascinato, come ricorderà egli stesso: “anche dopo l’apparizione delle Idee per una<br />
fenomenologia pura ero prigioniero del fascino inalterato che emanava per me dalle Ricerche<br />
Logiche. Esso suscitava in me un’inquietu<strong>di</strong>ne rinnovata, che ignorava la sua propria causa, anche<br />
348<br />
ID., Interpretazioni fenomenologiche <strong>di</strong> Aristotele, cit.; p. 201-202.<br />
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