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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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senso proprio del genere) del concetto (Be-griff), ma quello <strong>di</strong> un “ricorso” o “ripresa” (Rück-<br />

griff) 340 – “ripetizione” (Wiederholung) <strong>di</strong>rà poi <strong>Heidegger</strong>, intendendo con essa qualcosa <strong>di</strong> più del<br />

semplice processo <strong>di</strong> ‘ripresa’ dei presupposti nel circolo della comprensione 341 – della vita dalla<br />

sua tendenza a perdere se stessa perdendo l’esperienza del mondo per via teoretica – ciò che<br />

prenderà forma nell’analisi dei fenomeni del “rovinío” prima (Ruinanz), della “deiezione”<br />

(Verfallenheit) poi.<br />

Su questo nuovo piano dell’Umwelterlebnis, anche l’alternativa tra realismo critico e idealismo<br />

critico-trascendentale, qui analizzato nella sua versione “oggettiva” natorpiana, si rivela ad<br />

<strong>Heidegger</strong> del tutto inadeguata. Entrambi gli orientamenti partono infatti dalle sensazioni<br />

considerate come la datità prime – in realtà ultime – e sono pertanto solo <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> della teoria,<br />

<strong>di</strong>videndosi poi sul modo <strong>di</strong> impostare la “domanda gnoseologica”: “Il realismo critico domanda:<br />

come esco da questa «sfera soggettiva» dei dati sensoriali in <strong>di</strong>rezione della conoscenza del mondo<br />

esterno? L’idealismo critico-trascendentale pone il seguente problema: come pervengo, restando<br />

nella «sfera soggettiva», a una conoscenza obiettiva?” 342 . Il realismo risolve il problema della “sfera<br />

soggettiva” sulla base del parallelismo psicofisico o dell’ipotesi causale, lasciando sussistere la<br />

realtà del mondo esterno, per cui circa “l’ampiezza della problematica, il realismo critico è<br />

superiore” 343 , anche se lascia aperto il fondamento della certificazione della realtà per via delle<br />

scienze empiriche. Per l’idealismo critico-trascendentale, invece, il dato sensoriale deve essere<br />

risolto e superato nella legalità logico-categoriale, manifestando in ciò, specie nella sua versione<br />

marburghese, una “limitazione unilaterale, assolutizzante della conoscenza e dell’oggetto, dunque<br />

anche del concetto <strong>di</strong> realtà, alla scienza matematica della natura” 344 .<br />

Tuttavia, mentre il realismo finisce in un controsenso, quello cioè <strong>di</strong> voler giustificare la realtà<br />

del mondo esterno essendosi prima artificialmente rinchiuso in un ‘dentro’ che è già il<br />

<strong>di</strong>sconoscimento dell’ambientalità che esso non può perciò vedere, l’idealismo, pur prigioniero <strong>di</strong><br />

“una ingiustificata assolutizzazione della <strong>di</strong>mensione teoretica” 345 , pone un problema autentico,<br />

è rendere accessibile qualcosa come apertamente là, come essente semplicemente presente. Come tale il λóγος ha la<br />

specifica possibilità della funzione dello Þληϑεúειν (rendere non nascosto, apertamente là, <strong>di</strong>sponibile ciò che prima<br />

era nascosto, coperto). Poiché lo scritto tratta <strong>di</strong> questo si chiama a ragione περì çρμηνεíας”; ID., Ontologie<br />

(Hermeneutik der Faktizität), Frankfurt a.M., 1988; ed. it. a cura <strong>di</strong> E. Mazzarella, Ontologia. Ermeneutica<br />

dell’effettività, Napoli 1992, pp. 20-21.<br />

340<br />

Ivi, pp. 118-119.<br />

341<br />

“«Ripetizione»: tutto <strong>di</strong>pende dal senso <strong>di</strong> questa parola. La filosofia è un modo fondamentale della vita stessa,<br />

sicché essa propriamente ri-pete sempre la vita, nel senso che la riprende dalla decadenza – la quale ripresa, come<br />

ricerca ra<strong>di</strong>cale, è essa stessa vita”; M. HEIDEGGER, Interpretazioni fenomenologiche <strong>di</strong> Aristotele, cit.; p. 114.<br />

342<br />

M. HEIDEGGER, Per la determinazione della filosofia, cit., p. 86.<br />

343<br />

Ivi, p. 89.<br />

344<br />

Ivi, p. 88.<br />

345<br />

Ivi, p. 91.<br />

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