"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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Le conoscenze, pertanto, “sono considerate ora come vere nella misura in cui sono valide” 295 ,<br />
cioè nella misura in cui sono ottenute in conformità ad assiomi vali<strong>di</strong>, e d’altra parte le conoscenze<br />
vere possiedono, in quanto tali, un particolare valore. Con ciò non si è tuttavia detto ancora nulla<br />
circa il modo in cui gli assiomi e la loro stessa normatività devono essere rinvenuti. Anche per la<br />
filosofia dei valori la conoscenza è un fatto che si dà a vedere nella sfera dello psichico e tuttavia,<br />
come ormai sappiamo, essa non intende fondare la legalità della conoscenza in maniera<br />
naturalistico-causale, cioè in<strong>di</strong>viduando le leggi naturali secondo le quali il pensiero deve<br />
necessariamente (müssen) operare e <strong>di</strong> fatto anche sempre opera, bensì sulle norme in conformità<br />
alle quali il pensiero deve (sollen) regolativamente attenersi per giungere al suo fine, cioè a<br />
conoscenze universalmente valide e dunque vere: “Queste leggi normative ci <strong>di</strong>cono come i fatti,<br />
dunque il pensiero, devono [sollen] essere costituiti in modo che esso – il pensiero – possa venir<br />
valutato in modo universalmente valido come vero” 296 .<br />
In ciò consiste essenzialmente il metodo critico-teleologico, il quale poggia pertanto<br />
sull’ulteriore <strong>di</strong>stinzione tra valutazione (problema logico!) e spiegazione (problema psicologico-<br />
genetico). Solo, osserva <strong>Heidegger</strong>, “questo metodo teleologico, pur con tutta la sua <strong>di</strong>fferenza da<br />
quello genetico (cioè quello della psicologia), va al <strong>di</strong> là del metodo della scienza dei fatti, ossia può<br />
stabilire esso qualcosa che vada al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ciò che è fattuale e vale fattualmente? È capace esso <strong>di</strong><br />
fare ciò che gli si attribuisce? Il tentativo <strong>di</strong> riflettere sulla coscienza normativa non troverà niente<br />
altro che le forme e le norme della singola coscienza che agiscono <strong>di</strong> fatto nei processi mentali, le<br />
quali regolano e <strong>di</strong>rigono la costituzione del concetto, del giu<strong>di</strong>zio, del sillogismo. Queste forme e<br />
norme <strong>di</strong> fatto possono essere imme<strong>di</strong>atamente evidenti per la mia coscienza in<strong>di</strong>viduale – ma<br />
questa evidenza imme<strong>di</strong>ata è spesso un criterio ben ingannevole e quin<strong>di</strong> insufficiente per la<br />
fondazione filosofica <strong>degli</strong> assiomi, la quale, in quanto fondazione della scienza originaria 297 , deve<br />
condurre oltre l’opinione in<strong>di</strong>viduale e storicamente con<strong>di</strong>zionata. La <strong>di</strong>mostrazione della vali<strong>di</strong>tà<br />
apriorica <strong>degli</strong> assiomi non può venir condotta empiricamente” 298 .<br />
Tuttavia, pur nella sua insufficienza, al pari <strong>di</strong> quella del metodo psicologico-genetico, il<br />
metodo teleologico – anche se “più per l’influenza dell’ideale scientifico del XIX secolo che per<br />
una comprensione spinta fino all’estrema chiarezza sull’intrinseca impossibilità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica<br />
costruttiva” 299 – ha il merito <strong>di</strong> porre – a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Fichte, il cui metodo teleologico, sviluppato a<br />
295<br />
M. HEIDEGGER, Per la determinazione della filosofia, cit., p. 42.<br />
296<br />
Ivi, p. 43.<br />
297<br />
Sul concetto <strong>di</strong> scienza originaria, con particolare riferimento ai due corsi in questione si veda G. KOVACS,<br />
Philosophy as primor<strong>di</strong>al Science (Urwissenschaft) in the early <strong>Heidegger</strong>, «Journal of the British Society for<br />
Phenomenology», 2 (1990), pp. 121-135.<br />
298<br />
M. HEIDEGGER, Per la determinazione della filosofia, cit., p. 45.<br />
299<br />
Ivi, p. 49.<br />
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