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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Prima a cadere sotto i colpi <strong>di</strong> questo inasprimento critico-metodologico è proprio l’idea della<br />

filosofia come visione del mondo, sia che si ponga l’assoluta identità dei due concetti, per cui “le<br />

mire dei gran<strong>di</strong> filosofi vanno a qualcosa che è in ogni senso ultimo, generale e universalmente<br />

valido” 290 , sia che questa “metafisica”, dopo Kant, venga costruita, “in netta contrapposizione con<br />

ogni tipo <strong>di</strong> speculazione acritica e <strong>di</strong> monismo costruttivo” 291 , su un fondamento scientifico-<br />

critico, rifacendosi a valori ultimi e universalmente vali<strong>di</strong> in base ai quali inor<strong>di</strong>nare le ‘produzioni<br />

culturali’ dell’umanità: logica, etica, estetica, filosofia della religione, corrispondenti<br />

rispettivamente ai valori del vero, del bene, del bello e del sacro. Inoltre, poiché tale visione del<br />

mondo pretende essere scientifica, e dunque critica, essa non può che rimanere confinata<br />

nell’ambito della coscienza e quin<strong>di</strong>, come vedremo meglio più oltre, in un rapporto ambiguo –<br />

nella convinzione del contrario – con la psicologia, ra<strong>di</strong>cando cioè i valori culturali nelle attività<br />

fondamentali della coscienza stessa: pensare, volere e sentire.<br />

Nel caso, dunque, della filosofia dei valori, “la visione del mondo è come il limite della filosofia<br />

scientifica, (…) cioè la scienza critica dei valori è come il necessario fondamento <strong>di</strong> una visione del<br />

mondo critica e scientifica” 292 . Qual è, dunque, l’idea <strong>di</strong> filosofia del neocriticismo ed il suo metodo<br />

proprio? Secondo <strong>Heidegger</strong>, esso vede ancora giustamente quando riconosce l’impossibilità, per la<br />

filosofia, <strong>di</strong> definirsi a partire da una comparazione storico-universale – che pure si dà, ma mai<br />

previamente rispetto alla logica (gnoseologia, Erkenntnistheorie) – delle forme culturali prodotte<br />

nelle varie epoche storiche, né tantomeno per generalizzazione dei risultati delle singole scienze –<br />

cioè per via <strong>di</strong> una “metafisica induttiva” – le quali, appunto, devono presupporre e mai indagano il<br />

sapere in quanto tale. E dunque, si chiede <strong>Heidegger</strong>, “è qui ancora possibile un altro modo <strong>di</strong><br />

considerazione? Manifestamente. Invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigermi verso l’oggetto della conoscenza posso<br />

<strong>di</strong>rigermi verso la conoscenza dell’oggetto. Con la conoscenza si è raggiunto un fenomeno che in<br />

senso veritiero deve esser proprio <strong>di</strong> ogni scienza, che ad<strong>di</strong>rittura rende ognuna esattamente ciò che<br />

è” 293 . Che cosa è, però, ciò che rende qualsiasi conoscenza ciò che è, ovvero, quali sono i principî<br />

sui quali ogni scienza in quanto tale si fonda e che costituiscono lo specifico oggetto della filosofia?<br />

Secondo il metodo critico-teleologico <strong>di</strong> Windelband che <strong>Heidegger</strong> prende qui in considerazione,<br />

“«il problema della filosofia è la vali<strong>di</strong>tà <strong>degli</strong> assiomi»” 294 , intesi in ultima istanza quali fenomeni<br />

psichici. Sono gli assiomi infatti, ad essere responsabili <strong>di</strong> qualunque conoscenza <strong>di</strong> fatti e, d’altra<br />

parte, non possono essere dedotti dai fatti stessi poiché, al contrario, la conoscenza deve sempre<br />

presupporli per conoscere alcunché.<br />

290<br />

Ivi, p. 18.<br />

291<br />

Ivi, p. 19.<br />

292<br />

Ivi, p. 20.<br />

293<br />

Ivi, p. 38.<br />

294<br />

Ivi, p. 41; <strong>Heidegger</strong> cita qui da W. WINDELBAND, Kritische oder genetische Methode?, in Prälu<strong>di</strong>en. Aufsätze zur<br />

Philosophie und ihrer Geschichte, Tübingen 1915, II, p. 108.<br />

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