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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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comprensione vivente d’un’«epoca» e delle prestazioni dello spirito operanti in essa, si rende<br />

necessaria una interpretazione del suo significato guidata da idee finalistiche ultime” 273 . Ma che il<br />

problema delle categorie sia da affrontare entro quello della soggettività implica, con Rickert 274 , che<br />

esso non possa essere posto che in relazione al giu<strong>di</strong>zio in quanto luogo del “vincolo fondamentale<br />

tra la conoscenza dell’oggetto e l’oggetto della conoscenza” 275 , rapporto invece ancora ignorato dal<br />

realismo del Külpe, “data la sua preferenza per la «logica oggettiva»” 276 , e problematicamente<br />

posto da Lask sotto il segno della frattura tra aletheiologia e gnoseologia.<br />

D’altra parte, se il principio laskiano della determinazione materiale della forma ha l’indubbio<br />

pregio <strong>di</strong> riproporre su basi nuove il problema del rapporto tra forma e materia, esso non è tuttavia<br />

risolvibile sul solo piano della teoria del significato. Infatti, come è emerso più volte nel corso della<br />

nostra analisi del debito <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> nei confronti <strong>di</strong> Lask e dei suoi limiti, “si arriva in ogni caso a<br />

un potenziamento (…) che ha indubbiamente l’importante risultato <strong>di</strong> illustrare intrinsecamente la<br />

varietà <strong>di</strong> struttura dell’elemento logico stesso, ma che proprio per questo complica ancora più il<br />

problema della funzione <strong>di</strong>fferenziatrice del significato propria del materiale e la trasferisce in una<br />

nuova sfera senza tenere sufficientemente conto della fondamentale <strong>di</strong>fferenza del materiale<br />

sensibile da quello non sensibile” 277 .<br />

Inoltre, nonostante Lask ritenesse le categorie riflessive “create dalla soggettività”, già<br />

nell’analisi del significato si era palesata ad <strong>Heidegger</strong> l’idea, che sarà poi centrale nello sviluppo<br />

della sua concezione ‘ermeneutica’ della verità, per cui “solo nei contesti <strong>di</strong> significato e attraverso<br />

essi noi possiamo sapere alcunché <strong>di</strong> oggetti e <strong>di</strong> situazioni o rapporti <strong>di</strong> cose (Sachverhalten)” 278 .<br />

E ancora: “questo carattere d’essere create, proprio delle categorie riflessive, corrisponde, da parte<br />

delle dette modalità <strong>di</strong> funzione, alla loro derivazione dall’uso delle espressioni nel pensare e nel<br />

conoscere vivi; esse sono parimenti, in certo senso, prodotti della soggettività, d’altra parte però<br />

non si osserva – a causa della ignoranza ra<strong>di</strong>cale dell’essenza della conoscenza storica e della formazione storica dei<br />

concetti – che proprio il puro accatastamento <strong>di</strong> «materiale <strong>di</strong> fatti» accavallati e contrastanti, il più abbondante<br />

possibile, porta lontano dalla vita vivente del passato storico e avvicina a una costruzione livellante che esclude il<br />

significato unitario e finalistico”; ivi, pp. 245-246.<br />

273<br />

Ivi, p. 245.<br />

274<br />

“La necessità dell’inclusione del soggetto logicamente giu<strong>di</strong>cante viene oggi messa in luce particolarmente da H.<br />

Rickert nel suo libro Gegenstand der Erkenntnis. Dobbiamo prescindere da una presa <strong>di</strong> posizione definitiva circa il<br />

problema della «coscienza giu<strong>di</strong>cante n genere», come pure dell’«io in<strong>di</strong>scusso» (op. cit., pp. 318 sgg. e 334 sgg.), fino<br />

a che non <strong>di</strong>sporremo delle fondazioni generali necessarie per questo fornite dalla filosofia dei valori in elaborazione.<br />

La stessa cosa <strong>di</strong>casi per le valide precisazioni ora <strong>di</strong> E. Husserl sulla «coscienza pura» (Ideen, cit., pp. 141 sgg.), le<br />

quali offrono una panoramica decisiva sulla ricchezza della «coscienza» e <strong>di</strong>struggono l’opinione spesso espressa sul<br />

vuoto della coscienza in genere”; ivi, p. 256 (nota 4).<br />

275<br />

Ivi, p. 246.<br />

276<br />

Ivi, p. 256 (nota 6).<br />

277<br />

Ivi, p. 249.<br />

278<br />

Ivi, p. 140.<br />

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