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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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una <strong>di</strong>gnità gnoseologica. La teoria o dottrina del significato entra in tal modo nella relazione più<br />

vicina con la logica, anzi non è ad<strong>di</strong>rittura null’altro che un settore parziale d’essa, nella misura in<br />

cui si concepisce la logica come teoria del senso teoretico, che in sé include la dottrina <strong>degli</strong><br />

elementi costitutivi del senso (dottrina del significato), la dottrina della struttura del senso (dottrina<br />

del giu<strong>di</strong>zio), la dottrina delle forme sistematiche d’esse (dottrina della scienza)” 270 . È così<br />

compiuta, attraverso l’interpretazione <strong>di</strong> Scoto, la sistematica <strong>degli</strong> ambiti dell’essere e delle loro<br />

categorie regionali <strong>di</strong> cui <strong>Heidegger</strong> sin dalle sue prime prove aveva posto l’esigenza. In ultimo<br />

<strong>Heidegger</strong> si sofferma ad analizzare dettagliatamente le varie forme <strong>di</strong> significato (nome, pronome,<br />

verbo, congiunzione, preposizione e interiezione, analisi che non inten<strong>di</strong>amo qui seguire poiché non<br />

ci sembrano emergere in essa elementi significativi ulteriori rispetto a quanto si è fin qui mostrato.<br />

Piuttosto ci interessa andare ora alla decisiva conclusione circa “il problema delle categorie”, nella<br />

quale è possibile valutare l’inizio <strong>di</strong> un mutamento <strong>di</strong> prospettiva che apre al vero e proprio<br />

programma filosofico heideggeriano da noi più volte richiamato.<br />

e) Conclusione: il problema delle categorie.<br />

Aggiunta nel 1916 in occasione della pubblicazione a stampa, circa un anno dopo la<br />

presentazione, la conclusione reca significativamente in esergo il motto tratto dai Frammenti <strong>di</strong><br />

Novalis, “noi cerchiamo ovunque l’incon<strong>di</strong>zionato, e non troviamo mai se non cose”, che accentua i<br />

tratti metafisici e ontologici già emergenti dal confronto del realismo neoscolastico con il<br />

neokantismo del tutto peculiare <strong>di</strong> Lask. In essa viene posto il “compito fondamentale d’ogni teoria<br />

delle categorie: l’inserimento del problema delle categorie in quello del giu<strong>di</strong>zio e del soggetto” 271 ,<br />

del quale ultimo la scolastica avrebbe sicura coscienza senza giungere tuttavia a possederne un<br />

concetto adeguato. Ciò viene solitamente attribuito all’influenza della tra<strong>di</strong>zione operante attraverso<br />

le scolae me<strong>di</strong>evali, “ma, – aggiunge <strong>Heidegger</strong> in una polemica contro la scienze storiche che<br />

sembra essersi acuita rispetto alle considerazioni introduttive 272 – dove si tratta <strong>di</strong> raggiungere una<br />

270<br />

Ivi, pp. 166-167. Secondo Volpi a tale tripartizione corrisponde lo stu<strong>di</strong>o de “l’intenzionalità in sé, l’intenzionalità<br />

nelle sue espressioni e l’intenzionalità nelle <strong>di</strong>verse ontologie regionali”; F. VOLPI, <strong>Heidegger</strong> e Brentano, cit., p. 127.<br />

271<br />

Ivi, p. 245.<br />

272<br />

Poco oltre si legge infatti: “Un simile proposito si suole per lo più trascurare, con la comoda etichetta <strong>di</strong><br />

«costruzione» [artificiosa] come astorico e perciò scartare, con atteggiamento <strong>di</strong> superiorità, come privo <strong>di</strong> valore, ma<br />

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