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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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la sostanza è la primaria 220 (si ricor<strong>di</strong> la lettura brentaniana <strong>di</strong> Aristotele, univocista e<br />

platonizzante), esse non possono valere per l’Assoluto, poiché esso non può essere ulteriormente<br />

specificato per generi e specie, e che, d’altra parte, se il respectus quantitativo della misurazione<br />

non si applica al mondo reale, il metodo delle scienze matematico-naturali, sovrane nel loro ambito,<br />

non può essere considerato il metodo della conoscenza tout-court: “Dagli sviluppi precedenti , che<br />

naturalmente non possono essere misurati in senso critico sulla logica moderna, dovrebbe essere<br />

scaturito questo: che tra unum e unum sussistono <strong>di</strong>stinzioni notevoli, che soprattutto il numero puro<br />

non è in grado <strong>di</strong> cogliere la realtà empirica e inoltre l’elemento storico nella sua in<strong>di</strong>vidualità, che<br />

a ciò non bastano nemmeno sistemi seriali il cui punto <strong>di</strong> intersezione comune dovrebbe essere<br />

l’in<strong>di</strong>vidualità. Poiché la serie, e a fortori sistemi seriali, hanno la sussistenza solo nell’ambito<br />

omogeneo, tentativi del genere per rappresentare l’in<strong>di</strong>viduale sono a priori destituiti <strong>di</strong> prospettive.<br />

La conoscenza matematica e quella delle scienze naturali non è la conoscenza” 221 . Pertanto, il<br />

pensiero della scolastica, che nell’attenzione alla haecceitas “si attiene al carattere <strong>di</strong> saldezza<br />

concreta della realtà naturale” 222 , non può essere considerato secondo <strong>Heidegger</strong> naturalismo; esso<br />

è piuttosto spiritualismo, in quanto fondato su una Weltanschauung propriamente metafisica<br />

all’interno della quale viene poi posto il problema (“ingenuo o critico”) della realtà contro “ogni<br />

dualismo, [ma anche] senza riaffondare in un impossibile monismo” 223 , ciò da cui <strong>Heidegger</strong> stesso<br />

era partito.<br />

c) Il Verum, la realtà logica e quella psichica.<br />

<strong>Heidegger</strong> passa quin<strong>di</strong> a trattare il secondo dei trascendentia, il verum, definendo innanzitutto<br />

che se criterio per la determinazione dei trascendentali è la convertibilità con l’ens e questo va<br />

sostanzialmente il concetto <strong>di</strong> tempo omogeneo-quantitativo delle scienze naturali, da quello qualitativo delle scienze<br />

storiche.<br />

220<br />

“Entro il mondo reale sensibile, in cui hanno vali<strong>di</strong>tà le <strong>di</strong>eci note categorie aristoteliche, alla sostanza spetta la vera<br />

e propria esistenza reale. Gli accidenti hanno realtà solo in quanto ineriscono alla sostanza, partecipano [!] della sua<br />

realtà. Gli accidenti sono entia per attributionem ad subjectum. La sostanza, analogamente all’Assoluto, è un genus<br />

metaphysicum. Lo stesso rapporto <strong>di</strong> analogia si continua ora nell’ambito <strong>degli</strong> accidenti, tra i quali ne esiste uno che<br />

può <strong>di</strong>venire ‘<strong>di</strong> per sé’ accidente, la quantità, mentre gli altri possono appartenere alla sostanza solo me<strong>di</strong>ante essa.<br />

L’or<strong>di</strong>ne, nell’ambito reale, non è quin<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne della pura generalizzazione in conformità al genere, verificandosi la<br />

quale ai ‘sottocasi’ spetta il significato del genus nello stesso senso, come, per esempio, accade nella sistematica della<br />

zoologia e della botanica”; M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, cit., p. 70.<br />

221<br />

Ivi, p. 71.<br />

222<br />

Ivi, p. 72.<br />

223<br />

Ibid.<br />

52

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