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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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qualcosa d’altro in quanto origine dell’identità e insieme <strong>di</strong> “quel movimento circolare del pensare<br />

(…) come atto con cui ci si impadronisce dell’oggetto” 193 (Gegenstandsbemächtigung).<br />

Per <strong>di</strong>rla con Hegel “«Alcunché è ciò che è solo nel suo limite»”, e con Scoto “idem et <strong>di</strong>versum<br />

sunt contraria imme<strong>di</strong>ata circa ens et convertibilia”, che <strong>Heidegger</strong> legge in questo modo: “L’uno e<br />

l’altro qualcosa si danno subito imme<strong>di</strong>atamente con l’oggetto in genere” 194 , secondo il principio<br />

della heteròthesis con cui <strong>Heidegger</strong> riprende il concetto rickertiano del reale come “continuo<br />

eterogeneo” 195 . Il vero principio della modernità della Grammatica speculativa consiste tuttavia<br />

nell’applicabilità delle categorie <strong>di</strong> idem et <strong>di</strong>versum non solo all’ambito della realtà naturale, ma a<br />

qualunque ‘res’, termine col quale Scoto intenderebbe “tutto ciò che in genere non sia nulla”, e<br />

nulla è “tutto ciò che non implica contrad<strong>di</strong>zione” 196 , sia esso un ens reale o un ens rationis. Ma<br />

Scoto non si ferma a questo, <strong>di</strong>stinguendo ancora – come si è visto nella precedente nota 195 – tra<br />

l’unum trascendens, convertibile con l’ens e quin<strong>di</strong> attribuibile a qualsiasi oggetto <strong>di</strong> qualsiasi<br />

natura, e l’unum come principio del numero e quin<strong>di</strong> del ‘quantitativo’, che è cosa ben <strong>di</strong>versa dalla<br />

pura molteplicità (Mererleiheit) del continuo eterogeneo, determinato dalle categorie <strong>di</strong> identità e<br />

<strong>di</strong>fferenza. Ciò implica che l’unum trascendens, così come gli altri trascendentali convertibili con<br />

l’ens, non costituisce un oggetto autonomo da aggiungersi a quest’ultimo né possiede il suo stesso<br />

grado <strong>di</strong> originarietà, ma si dà insieme ad esso solo per mezzo <strong>di</strong> un determinato modo del<br />

considerare (respectus), mentre “l’unum come numero (…) è esso stesso oggetto, un caso del tutto<br />

specifico <strong>di</strong> oggettualità” 197 : “Ogni oggetto è un oggetto in sé e per sé. l’unum si dà invece<br />

imme<strong>di</strong>atamente con il quid come sua forma (determinazione, determinatezza). La convertibilità<br />

non vuol <strong>di</strong>re una <strong>di</strong>stinzione assoluta <strong>di</strong> due oggetti, ma solo una <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> possibile<br />

considerazione, una <strong>di</strong>versa determinatezza del contenuto uno. (…) L’unum trascendens è qualcosa<br />

d’inerente all’oggetto, qualcosa me<strong>di</strong>ante cui un oggetto <strong>di</strong>viene un oggetto” 198 .<br />

L’unum trascendens non è pertanto niente <strong>di</strong> “positivamente contenutistico”, com’è invece<br />

l’ens, ma ha in sé il carattere della privazione, ed essendo, d’altra parte, la multitudo privazione<br />

193<br />

Ivi, pp. 35-36.<br />

194<br />

Ivi, p. 36.<br />

195<br />

Qui, come più avanti a proposito della <strong>di</strong>stinzione tra l’uno trascendentale e l’uno numerico, <strong>Heidegger</strong> si richiama<br />

esplicitamente al testo <strong>di</strong> Rickert, Das Eine, <strong>di</strong>e Einheit, und <strong>di</strong>e Eins. Bemerkungen zur Logik des Zahlbegriffes,<br />

«Logos», II (1911-12). Si veda a proposito il passo seguente che dà bene il senso dell’operazione ermeneutica<br />

heideggeriana: “Queste situazioni <strong>di</strong> fatto (Sachlagen) primitive e in apparenza così vuote sono state messe <strong>di</strong> nuovo in<br />

risalto con tutto il rigore solo recentemente da un pensatore moderno, in uno stu<strong>di</strong>o che guadagna ancora in profon<strong>di</strong>tà e<br />

sottigliezza perché è sorto sul terreno della filosofia trascendentale. Esso mostra la <strong>di</strong>stinzione fondamentale tra l’un<br />

qualcosa e l’‘uno [numerico]’, in altre parole, <strong>di</strong>mostra che il numero non è una struttura a configurazione (Gebilde)<br />

logica, non si dà ancora affatto con l’oggetto in genere. In quel che segue si mostrerà quanto Duns Scoto che,<br />

osserviamo <strong>di</strong> passaggio, ha coltivato ‘con passione’ stu<strong>di</strong> matematici, si sia preoccupato delle <strong>di</strong>stinzioni sul concetto<br />

dell’unum, concetto che non è estraneo in assoluto alla scolastica, altrimenti Rickert non avrebbe potuto premettere alla<br />

sua importante ricerca una frase tratta da Meister Eckart”; M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato<br />

in Duns Scoto, cit., pp. 36-37.<br />

196<br />

Ivi, p. 38.<br />

197<br />

Ivi, p. 40.<br />

198<br />

Ibid.<br />

47

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