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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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tuttavia nel tipo <strong>di</strong> pensiero scolastico momenti <strong>di</strong> considerazione fenomenologica, forse anzi<br />

proprio in esso rilevanti nella maggior misura” 182 .<br />

È dunque “la innegabile modernità” della scolastica – che infatti <strong>Heidegger</strong> aveva cercato fin<br />

qui <strong>di</strong> me<strong>di</strong>are, come si è visto, con la filosofia contemporanea – , ed in particolare <strong>di</strong> Duns Scoto,<br />

“«il più acuto <strong>di</strong> tutti gli scolastici», come l’ha definito Dilthey” 183 , a determinare la scelta del tema<br />

della <strong>di</strong>ssertazione, che, con Windelband e von Hartmann, ha come scopo ultimo quello <strong>di</strong> “un<br />

abbozzo del sistema delle categorie” 184 , da realizzarsi però sul piano laskiano della determinazione<br />

del ‘modo d’essere’ dei vari ambiti oggettuali e della loro datità 185 . Andando perciò oltre il luogo<br />

comune secondo il quale la logica scolastica sarebbe niente <strong>di</strong> più <strong>di</strong> “una sillogistica sottilizzante e<br />

(…) una copia della logica aristotelica” 186 , <strong>Heidegger</strong> vede inoltre nell’insistenza <strong>di</strong> Scoto sulla<br />

haecceitas una “più grande e più fine vicinanza alla vita reale, alla multiformità e possibilità <strong>di</strong><br />

tensione della vita”, ma al contempo la capacità <strong>di</strong> “staccarsi dal piano della complessità vitale,<br />

volgendosi con la stessa agevolezza verso il mondo astratto della matematica” 187 . Infine, secondo<br />

<strong>Heidegger</strong>, proprio nella Grammatica speculativa è possibile trovare, “per usare l’espressione <strong>di</strong><br />

Husserl, una «teoria o dottrina delle forme dei significati» (Formenlehre der Bedeutungen), che sta<br />

in collegamento essenziale con la teoria delle categorie, in quanto essa evidenzia le varie formazioni<br />

categoriali del «significato in genere» e pone il fondamento per ogni ulteriore elaborazione dei<br />

problemi logici dei significati e delle vali<strong>di</strong>tà” 188 ; ciò che ora dobbiamo analizzare in dettaglio.<br />

182<br />

M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, cit., pp. 13-14.<br />

183<br />

Ivi, p. 15.<br />

184<br />

Ivi, p. 14; così recita, più <strong>di</strong>ffusamente, il rimando <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> a Windelband e von Hartmann: “Windelband, a cui<br />

dobbiamo certi preziosi stimoli alla trattazione <strong>di</strong> questo problema, scrive: «E’ fuori questione che questo compito (<strong>di</strong><br />

un abbozzo del sistema delle categorie) rappresenta il perno del movimento della scienza da Kant in poi, per chi almeno<br />

ne conosce la storia. E tutti sono pure abbastanza d’accordo che Kant stesso nel tentativo <strong>di</strong> risolverlo si è ingannato».<br />

Ed Eduard von Hartmann, il compositore della prima dottrina delle categorie strutturate modernamente, parla del «ruolo<br />

decisivo che ha sempre svolto la concezione della dottrina delle categorie per la Weltanschauung filosofica» e fa<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>pendere la storia della filosofia alla storia della dottrina delle categorie”; ibid.; i passi riportati sono tratti<br />

rispettivamente da W. WINDELBAND, Vom System der Kategorien. Philos. Abhandl. Chr. Sigwart gewidm., Tübingen<br />

1900, p. 45, e E. von HARTMANN, Kategorienlehre, Leipzig 1896, Vorwort, p. VII.<br />

185<br />

“Non si potrà pensare, per accennare a uno dei compiti, a scrivere una storia filosoficamente qualificata della logica<br />

scolastica del me<strong>di</strong>oevo prima che i problemi estremi e più importanti della logica e della metafisica aristotelica siano<br />

risolti, come ha avvertito Emil Lask nel suo libro sul giu<strong>di</strong>zio, ricco <strong>di</strong> problemi”; M. HEIDEGGER., La dottrina delle<br />

categorie e del significato in Duns Scoto, cit., p. 17.<br />

186<br />

Ivi, p. 14.<br />

187<br />

Ivi, p. 15.<br />

188<br />

Ibid. Ci sembra opportuno qui sottolineare quanto <strong>di</strong>stante da quella <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> fosse invece la valutazione della<br />

logica aristotelico-scolastica – ma della tra<strong>di</strong>zione in genere – da parte <strong>di</strong> Husserl: “Se si ammette l’identità dei concetti<br />

<strong>di</strong> «<strong>di</strong>sciplina normativa» e «tecnologia» è allora naturale che il legame che unifica le verità logiche in una <strong>di</strong>sciplina<br />

sarà lo scopo-guida, e non la loro omogeneità intrinseca. Ma allora è visibilmente assurdo tracciare alla logica confini<br />

tanto ristretti come fa la logica aristotelica tra<strong>di</strong>zionale – dal momento che proprio ad essa finisce on il ridursi la logica<br />

«pura». E’ assurdo porre alla logica uno scopo e allo stesso tempo escludere da essa classi <strong>di</strong> norme e indagini<br />

normative attinenti ad esso. I sostenitori della logica pura subiscono perciò ancora il fascino della tra<strong>di</strong>zione; in loro è<br />

ancora onnipotente lo strano incanto che il vuoto formulismo della logica scolastica ha esercitato per millenni”; E.<br />

HUSSERL, Ricerche Logiche, cit., I, pp. 53-54.<br />

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