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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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inesorabilmente crudo e la sua plastica forza descrittiva: «istinto che filosofeggia». Data la costanza<br />

della natura umana, si capisce ora come i problemi filosofici si ripetano nella storia” 176 .<br />

Ora, se “riflesso della cultura moderna in genere” è la evoluta coscienza metodologica, “questo<br />

istinto e coraggio fortemente sviluppato del porre in questione” è precisamente ciò che invece<br />

manca al “tipo speculativo dell’uomo me<strong>di</strong>evale”, sovrastato dal predomino dell’idea <strong>di</strong> autorità e<br />

dalla tra<strong>di</strong>zione e sprofondante, a scapito della coscienza della sua propria in<strong>di</strong>vidualità, nella<br />

“ricchezza del materiale che egli dovrebbe dominare” nonostante la sua propensione<br />

all’universalità 177 . In sintesi, l’uomo me<strong>di</strong>evale manca <strong>di</strong> metodo se questo viene inteso in senso<br />

critico o forse, come <strong>Heidegger</strong> sembra suggerire, metacritico, in quanto non gli “riesce <strong>di</strong> porsi, in<br />

certo modo riscotendosi, spiritualmente, al <strong>di</strong> sopra del suo proprio lavoro, <strong>di</strong> riflettere<br />

consapevolmente sui problemi come problemi, sulla possibilità e il modo del dominio da acquisire a<br />

loro riguardo, sul loro rapporto con altri problemi e sulla loro portata” 178 , e ciò non per “assenza <strong>di</strong><br />

libertà, posizione ancillare, ma [per] <strong>di</strong>rezione unilaterale dello sguardo nella vita dello spirito” 179 .<br />

Tuttavia, <strong>Heidegger</strong> si domanda quin<strong>di</strong> se la mancanza della coscienza del metodo – e non, si ba<strong>di</strong>,<br />

del metodo tout-court – sia una reale mancanza, rispondendo, con Lotze che “«il continuo<br />

affilamento del coltello è noioso, tuttavia, se non si ha davanti nulla da tagliare»” 180 .<br />

Il metodo deve essere allora inteso in maniera ben più fondamentale (prinzipieller), come sapere<br />

dei principi e del modo della loro connessione in relazione ad un determinato ambito oggettuale, e<br />

se esso è tale, si deve allora ritenere che non sia stato affatto estraneo alla scolastica, impregnata<br />

com’è “dal genuino spirito <strong>di</strong> Aristotele”, anzi, proprio grazie a questo spirito, <strong>Heidegger</strong> vede nella<br />

scolastica, nonostante essa lavori con “realtà metafisiche”, precisamente un principio <strong>di</strong> approccio<br />

fenomenologico, grazie al quale essa “non incorre in esplicazioni empirico-genetiche, ma cerca <strong>di</strong><br />

stabilire il contenuto oggettuale dei significati, e non elimina per via interpretativa ciò che si trova<br />

innanzi nell’«intendere» (meinen)” 181 : “Ma a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> queste «inclusioni» metafisiche, che<br />

<strong>di</strong>vengono comprensibili per l’impostazione generale del pensiero scolastico, e che come tali<br />

eliminano la «riduzione fenomenologica»[!], più esattamente la rendono impossibile, si nascondono<br />

176<br />

M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, cit., pp. 7-8.<br />

177<br />

Cfr. ivi, pp. 9-10.<br />

178<br />

Ivi, p. 11.<br />

179<br />

Ibid.<br />

180<br />

Ivi, p. 12. <strong>Heidegger</strong> cita qui da H. LOTZE, Metaphysik, Einleitung, p. 15.<br />

181<br />

Ivi, p. 13. <strong>Heidegger</strong> sembra far propria in questo caso la lezione <strong>di</strong>ltheyana, come appare ancora più evidente da<br />

quanto <strong>di</strong>ce poco prima, enunciando in sostanza il principio classico dell’ermeneutica romantica che da Schleiermacher<br />

doveva arrivare ad <strong>Heidegger</strong> – e rimanere per lui fondamentale ben oltre questa fase giovanile – proprio attraverso la<br />

me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Dilthey, e cioè il principio del ‘non detto’: “Per una intelligenza feconda e una valutazione ra<strong>di</strong>cale del<br />

patrimonio <strong>di</strong> pensiero scolastico è necessario notare ciò che esso non <strong>di</strong>ce”; ibid.; su questo si veda H.G. GADAMER,<br />

Verità e Metodo, cit., in particolare i capitoli I e II della Parte seconda.<br />

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