"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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il suo rapporto problematico, <strong>di</strong> natura ‘teoretica’, con le <strong>di</strong>scipline storiche in generale, e ben<br />
sintetizzate dal motto hegeliano posto qui in esergo: “(…) a riguardo dell’intima essenza della<br />
filosofia non ci sono né predecessori, né successori”. Difatti <strong>Heidegger</strong>, che pure si <strong>di</strong>ce qui<br />
convinto della “fondamentale importanza” <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> storico-filologici sul me<strong>di</strong>oevo ad opera <strong>di</strong><br />
autori quali Bäumker, Grabmann e Mandonnet, i cui “ricchi risultati (…) obbligano già a una<br />
revisione <strong>di</strong> inveterati giu<strong>di</strong>zi sulla propensione alle formule della scolastica, circa il suo «servile»<br />
rapporto verso Aristotele , circa la sua posizione «ancillare» verso la teologia” 172 , sostiene<br />
parimenti la necessità <strong>di</strong> una valutazione teoretico-sistematica e <strong>di</strong> una “<strong>di</strong>visione del lavoro”<br />
emergente dalla presa d’atto del rapporto del tutto peculiare che la filosofia intrattiene con la sua<br />
stessa storia: “La storia della filosofia ha verso la filosofia un rapporto <strong>di</strong>verso da quello, per<br />
esempio, della storia della matematica verso la matematica. E ciò non <strong>di</strong>pende dalla storia della<br />
filosofia, ma dalla storia della filosofia” 173 .<br />
In linea con la concezione della storia del neokantismo del Baden, <strong>Heidegger</strong> ritiene cioè che la<br />
storia della filosofia sia innanzitutto storia <strong>di</strong> problemi – e <strong>di</strong> problemi che nella loro struttura si<br />
ripetono – e che essa abbia un rapporto proficuo con la filosofia solo, con le parole <strong>di</strong><br />
Trendelenburg, “là dove la storia cessa <strong>di</strong> essere puro passato” 174 , ma mostra anche <strong>di</strong> avvicinarsi a<br />
quelle filosofie della vita che, proprio in contrasto col teoreticismo neokantiano, prendevano sempre<br />
più piede grazie alle figure centrali <strong>di</strong> Dilthey, Nietzsche, Bergson e Simmel 175 : “La filosofia, come<br />
ogni altra scienza, viene considerata un valore culturale. Ma ciò che essa ha <strong>di</strong> più proprio è la<br />
pretesa <strong>di</strong> avere valenza e funzione come valore <strong>di</strong> vita. (…) La filosofia vive in tensione con la<br />
personalità vivente, crea dalla profon<strong>di</strong>tà e dalla ricchezza <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questa il proprio contenuto e la<br />
propria riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> valore. Per lo più, al fondo <strong>di</strong> ogni concezione filosofica sta una presa <strong>di</strong><br />
posizione personale del filosofo. Questa circostanza, per cui ogni filosofia si caratterizza a partire<br />
dal soggetto, è stata portata da Nietzsche ad una formula che denota il suo modo <strong>di</strong> pensare<br />
172<br />
Ivi, p. 6.<br />
173<br />
Ivi, p. 7. Si ricor<strong>di</strong> che nel 1911 era apparso sulla rivista «Logos» lo scritto <strong>di</strong> Husserl Die Philosophie als strenge<br />
Wissenschaft che, unitamente alle Ideen, dovette avere non poca influenza sulla concezione heideggeriana della<br />
filosofia quale scienza fondamentale e nella relativa polemica sia contro lo storicismo che contro il naturalismo<br />
positivista. Di entrambi gli scritti <strong>di</strong>rà più tar<strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong>: “Ma anche il saggio La filosofia come scienza rigorosa<br />
(1910/11) dato da Husserl come contributo al primo volume della rivista Logos appena fondata, conseguì una<br />
sufficiente fondazione delle sue tesi programmatiche solo grazie alle Idee per una fenomenologia pura”; M.<br />
HEIDEGGER, Il mio cammino <strong>di</strong> pensiero e la fenomenologia, cit., p. 192.<br />
174<br />
M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, cit., p. 9.<br />
175<br />
Dell’influenza <strong>di</strong> quest’ultimo su <strong>Heidegger</strong>, Gadamer ricorda: “Fin dal 1923 ho sentito parlare con ammirazione<br />
<strong>degli</strong> ultimi scritti <strong>di</strong> Georg Simmel. Questo non era solo un generico riconoscimento della personalità filosofica <strong>di</strong><br />
Simmel, ma in<strong>di</strong>cava che <strong>Heidegger</strong> aveva trovato in tali scritti obiettivi stimoli <strong>di</strong> pensiero; come risulta chiaro a chi<br />
oggi legga il primo dei quattro «capitoli metafisici» che, sotto il titolo <strong>di</strong> Lebnsanschauung, raccoglievano le idee che<br />
Simmel, ormai vicino alla morte, aveva sul compito della filosofia”; H.G. GADAMER, Wahrheit und Methode, Tübingen,<br />
1960, trad. it. <strong>di</strong> G. Vattimo, Verità e Metodo, Milano 1994, p. 505 (nota 138).<br />
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