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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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è possibile comprendere l’ambito tematico specifico in questione nella Grammatica speculativa,<br />

cioè la dottrina del significato e delle (sue) categorie: “Il lavoro da compiersi sulla dottrina delle<br />

categorie <strong>di</strong> Duns Scoto si attua dunque sotto un punto <strong>di</strong> vista del tutto determinato, ed esso potrà<br />

essere condotto almeno fino al punto in cui avremo <strong>di</strong>viso tra loro i <strong>di</strong>versi ambiti e avremo<br />

delineato con chiarezza davanti a noi la totalità del pensabile, per potere assegnare il suo posto<br />

all’ambito dei significati, che si dovrà trattare in seguito” 167 .<br />

Ma la sistematica delle scienze non può avere il carattere <strong>di</strong> una mera raccolta dei risultati delle<br />

singole scienze positive così come si configurano storicamente, né consistere nella pretesa, definita<br />

“utopistica”, <strong>di</strong> crearne <strong>di</strong> nuove; essa deve invece avere un criterio teoretico <strong>di</strong>stintivo come, ad<br />

esempio, la “psicologia della conoscenza, come quella secondo le facoltà dello spirito in Bacone da<br />

Verulamio” 168 , oppure <strong>di</strong>stinguere, in base al metodo della ricerca, tra scienze esplicative e<br />

descrittive, o secondo il metodo espositivo, tra scienze generalizzanti e in<strong>di</strong>vidualizzanti, oppure,<br />

ancora, sulla base del “settore d’oggetti specifico”, tra scienze ideali e reali. Ora, rispetto a tali<br />

modalità <strong>di</strong> articolazione sistematica, <strong>Heidegger</strong> rende manifesto l’intento della sua ricerca che<br />

abbiamo fin qui delineato, e che riterrà sempre più coincidente con il compito fondamentale e<br />

fondante della filosofia in quanto tale: “Il principio della scelta tra le <strong>di</strong>fferenti classificazioni risulta<br />

da ciò che questa sud<strong>di</strong>visione deve produrre per il nostro compito <strong>di</strong> fondarne la comprensione.<br />

Vogliamo sapere che cosa sia ciò su cui lavora la grammatica (come dottrina del significato) del<br />

senso <strong>di</strong> Scoto; il settore dei suoi oggetti dovrebbe essere riconosciuto nella sua specificità. Ci<br />

ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> ricondotti a qualcosa <strong>di</strong> ancora più ra<strong>di</strong>cale, gli ambiti <strong>di</strong> oggetti; e con ciò si<br />

delinea l’itinerario unicamente sul quale il nostro compito può trovare adempimento” 169 .<br />

Si vede chiaramente, dunque, come anche l’interpretazione del testo <strong>di</strong> Scoto – o presunto tale –<br />

miri molto più audacemente allo scopo <strong>di</strong> definire e <strong>di</strong>stinguere reciprocamente, con l’ausilio della<br />

filosofia trascendentale della vali<strong>di</strong>tà, specie nella sua versione laskiana, i vari ambiti oggettuali e il<br />

loro impianto categoriale, nella convinzione, ancora tutta laskiana, “che le categorie aristoteliche<br />

appaiono solo come una classe determinata <strong>di</strong> una sfera determinata e non come le categorie per<br />

eccellenza” 170 , e che, fenomenologicamente, “non si può <strong>di</strong>mostrare con proce<strong>di</strong>mento a priori, per<br />

via deduttiva, che esista un ambito <strong>di</strong> realtà, e ancor più non si può provare in tal modo che se ne<br />

presentino <strong>di</strong>versi. Le entità <strong>di</strong> fatto (Tatsächlichkeiten) si possono solo mostrare, esibire” 171 .<br />

Ma degne <strong>di</strong> nota sono anche le considerazioni <strong>di</strong> carattere storico-metodologico con le quali<br />

<strong>Heidegger</strong> introduce il testo, considerazioni che non smetteranno <strong>di</strong> caratterizzare, anche in futuro,<br />

167<br />

M. HEIDEGGER., La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, cit., p. 28.<br />

168<br />

Ivi, p. 26.<br />

169<br />

Ivi, pp. 26-27.<br />

170<br />

Ivi, p. 27.<br />

171<br />

Ivi, p. 29.<br />

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