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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Sulla base <strong>di</strong> questa sostanziale teoria della vali<strong>di</strong>tà, <strong>Heidegger</strong> rilegge ora anche la tra<strong>di</strong>zionale<br />

dottrina della verità come adaequatio rei et intellectus, interpretando la res sulla scia <strong>di</strong> Lask – e<br />

sempre più <strong>di</strong>versamente dallo schema neokantiano materia-forma come dalla centralità della<br />

rappresentazione 161 che esso poneva – come oggetto in generale, e l’intellectus come contenuto<br />

significativo atto a determinarlo. Ed è ormai chiaro che anche la copula quale terzo elemento del<br />

giu<strong>di</strong>zio non possa in<strong>di</strong>care l’esistenza o una qualunque altra forma <strong>di</strong> relazione, ma in<strong>di</strong>chi il puro<br />

e semplice valere del contenuto significativo per l’oggetto, per cui, lungi dall’essere un elemento<br />

‘accessorio’ del giu<strong>di</strong>zio, come in fondo riteneva Wundt, si potrebbe <strong>di</strong>re “che essa è l’elemento più<br />

essenziale e più specifico del giu<strong>di</strong>zio, per il motivo evidente che in una relazione il fattore<br />

essenziale è rappresentato appunto dalla relazione prima dei membri, per quanto <strong>di</strong> certo<br />

condeterminata da questi” 162 ; il senso del giu<strong>di</strong>zio ‘la copertina è gialla’, ad esempio, potrà allora<br />

essere reso grammaticalmente nella meno ambigua forma ‘della copertina vale l’esser giallo’ così<br />

come, analogamente, la formulazione della negazione dello stesso giu<strong>di</strong>zio non dovrà essere ‘della<br />

copertina non vale l’esser giallo’, ma piuttosto ‘della copertina vale il non esser giallo’, applicando<br />

così la negazione al solo pre<strong>di</strong>cato e mantenendo intatta la struttura relazionale del giu<strong>di</strong>zio e con<br />

essa il giu<strong>di</strong>zio stesso. In conclusione, più che seguire in dettaglio l’analisi heideggeriana dei vari<br />

tipi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, vorremmo ancora sottolineare come il tentativo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione delle istanze<br />

realistiche neoscolatico-külpiane con il trascendentalismo gnoseologico neokantiano – più nella sua<br />

rilettura ad opera <strong>di</strong> Lask, che in quello ‘tra<strong>di</strong>zionale’ rickertiano, come si è visto – e con la<br />

fenomenologia <strong>di</strong> Husserl, metta già qui capo ad una tensione tendente a risolversi sempre più sul<br />

versante ontologico, fino a manifestarsi poi chiaramente nel ‘progetto metafisico’ dello<br />

Habilitationsschrift: “E soltanto quando la logica pura è costruita su tali fondamenti, si potranno<br />

accostare con sicurezza maggiore i problemi gnoseologici e articolare tutta la sfera dell’«essere»<br />

nelle sue <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> realtà e si potrà evidenziare lucidamente la loro specificità e con<br />

sicurezza determinare il tipo della conoscenza d’essi e la sua portata. Quanto s’è detto possa far<br />

intuire che il lavoro che ci sta davanti vuole essere filosofico, in quanto è stato intrapreso, per<br />

servire l’intero ultimo” 163 .<br />

161<br />

Anche Husserl, criticando il relativismo psicologista <strong>di</strong> Erdmann, per il quale l’oggetto coincide con la<br />

rappresentazione, si era così espresso in proposito: “In questo modo restiamo indubbiamente nel campo della<br />

psicologia. L’oggetto è infatti per Erdmann il rappresentato, e quest’ultimo viene ancora espressamente identificato con<br />

la rappresentazione. Analogamente, la «certezza oggettiva o universale» è qualcosa <strong>di</strong> oggettivo soltanto in apparenza,<br />

in quanto «si fonda sull’accordo <strong>di</strong> tutti coloro che giu<strong>di</strong>cano»”; E. HUSSERL, Ricerche Logiche, cit., I, pp. 162-163.<br />

162<br />

Ivi, p. 143.<br />

163<br />

Ivi, p. 151; corsivo nostro.<br />

40

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