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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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PREMESSA.<br />

Nel celebre testo Mein Weg in <strong>di</strong>e Phänomenologie 1 , e<strong>di</strong>to in Germania nel 1969, <strong>Heidegger</strong><br />

ripercorre, come farà spesso nei suoi ultimi scritti e seminari, i momenti salienti della sua carriera e<br />

formazione filosofica. Iscrittosi nel semestre invernale del 1909/10 alla Facoltà <strong>di</strong> Teologia<br />

dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Friburgo, <strong>Heidegger</strong> ricorda qui come sin “dal primo semestre, si trovavano sul<br />

mio tavolo <strong>di</strong> lavoro nel convitto teologico i due volumi delle Ricerche Logiche Husserl” 2 .<br />

<strong>Heidegger</strong> si era in<strong>di</strong>rizzato alla lettura dell’opera <strong>di</strong> Husserl avendo appreso in alcune riviste<br />

filosofiche che “il modo <strong>di</strong> pensiero” <strong>di</strong> quest’ultimo era determinato da quello del suo maestro<br />

Franz Brentano, la cui <strong>di</strong>ssertazione Il molteplice significato dell’essente in Aristotele 3 – <strong>di</strong>chiara<br />

<strong>Heidegger</strong> – “era, però, dal 1907 l’unico appoggio <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponessi nei primi miei maldestri<br />

tentativi <strong>di</strong> introdurmi alla filosofia.(...) Dalle Ricerche Logiche <strong>di</strong> Husserl io mi attendevo un aiuto<br />

decisivo nelle questioni suscitate dalla <strong>di</strong>ssertazione <strong>di</strong> Brentano.” 4<br />

Gli interessi del giovane studente <strong>di</strong> teologia si rivolgono dunque ben presto alla filosofia, ed in<br />

particolar modo all’ambito logico, sia pure nel tentativo <strong>di</strong> dotarsi <strong>degli</strong> strumenti per affrontare il<br />

problema fondamentalmente ontologico dei significati dell’essere in Aristotele 5 che <strong>Heidegger</strong>, <strong>di</strong><br />

formazione teologica neoscolastica 6 , considerava filosoficamente centrale. D’altra parte,<br />

l’orientamento aristotelico-scolastico non possiede inizialmente alcuna valenza storico-antiquaria 7 ,<br />

ma si salda da subito al <strong>di</strong>battito filosofico moderno, come è possibile rilevare da quanto <strong>Heidegger</strong><br />

<strong>di</strong>ce a proposito <strong>di</strong> quell’Oswald Külpe, assertore <strong>di</strong> un “realismo critico” che il giovane studente <strong>di</strong><br />

filosofia tenne in grande conto nelle sue prime prove, e che <strong>di</strong> tali inizi rende bene tono e<br />

prospettiva: “La filosofia aristotelico-scolastica, che da sempre ha pensato in termini <strong>di</strong> realismo,<br />

non perderà <strong>di</strong> vista questo nuovo movimento gnoseologico” 8 .<br />

1<br />

M. HEIDEGGER, Mein Weg in <strong>di</strong>e Phänomenologie, in Zur Sache des Denkens, Tübingen, 1969, trad. it. <strong>di</strong> E.<br />

Mazzarella, Il mio cammino <strong>di</strong> pensiero e la fenomenologia, in Tempo ed Essere, Napoli 1980.<br />

2<br />

Ivi, p. 189.<br />

3<br />

F. BRENTANO, Von der mannigfachen Bedeutung des Seienden nach Aristoteles, Freiburg i. B. 1862, rist. anastatica,<br />

Darmstadt 1960.<br />

4<br />

M. HEIDEGGER, Il mio cammino <strong>di</strong> pensiero e la fenomenologia, cit., pp.189-190.<br />

5<br />

“Nella riproposizione del problema delle categorie possiamo riconoscere anzitutto l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> quella «rinascita<br />

aristotelica» operante in Germania dalla seconda metà del secolo precedente, le cui premesse risalgono a Friedrich<br />

Adolf Trendelenburg e a Franz Brentano”, cit. in R. LAZZARI, Ontologia della fatticità. Prospettive sul giovane<br />

<strong>Heidegger</strong> (Husserl, Dilthey, Natorp, Lask), Milano 2002, p. 51.<br />

6<br />

“Ma non meno rilevante, nell’orientamento <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> verso l’aristotelismo, fu l’influenza <strong>di</strong> pensatori della<br />

tendenza neoscolastica, soprattutto <strong>di</strong> quelli più aperti ai problemi moderni, come Joseph Geyser”, cit. in R. LAZZARI,<br />

Ontologia della fatticità, cit., p. 52.<br />

7<br />

Si veda nel Vorwort alla tesi <strong>di</strong> dottorato il ringraziamento <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong>, dopo <strong>di</strong> Rickert, allo storico Heinrich Finke:<br />

“nemmeno lascerò inari<strong>di</strong>re in me l’influenza del consigliere segreto, il prof. Finke, il quale, venendomi incontro nel<br />

modo più generoso, ha saputo suscitare in me, alieno dalla storia [!], amore e comprensione per essa”, in M.<br />

HEIDEGGER, Die Lehre vom Urteil im Psychologismus, Leipzig 1914, trad. it. <strong>di</strong> A. Babolin, La dottrina del giu<strong>di</strong>zio<br />

nello psicologismo, Padova 1972, p. 9.<br />

8<br />

ID., Das Realitätsproblem in der modernen Philosophie, in Frühe Schriften, Frankfurt a.M., 1978, trad. it. <strong>di</strong> A.<br />

Babolin, Il problema della realtà nella filosofia moderna, in Scritti filosofici, Padova 1972, p. 148.<br />

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