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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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‘vale’, “e questo valere sussiste in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto se e da chi e quando venga<br />

riconosciuto. E riconoscere si può propriamente solo ciò che vale” 144 .<br />

Veniamo infine a Lipps, cui <strong>Heidegger</strong> de<strong>di</strong>ca maggior spazio per la sua maggiore vicinanza ad<br />

una teoria logica del giu<strong>di</strong>zio, e poiché in<strong>di</strong>vidua nel suo pensiero un’evoluzione attraverso tre fasi<br />

che, sebbene lo allontani dall’iniziale “concezione naturalistica-realistica delle leggi del pensiero, la<br />

quale offrì a Husserl per esempio il motivo legittimo per la critica” 145 , non lo libera tuttavia da esiti<br />

psicologistici. Nella prima fase Lipps <strong>di</strong>stingue innanzitutto tra scienze della natura o<br />

dell’esperienza esteriore, scienze filosofiche o dell’esperienza interiore, tra le quali ultime colloca<br />

anche la psicologia in posizione fondamentale. La logica è dunque anch’essa scienza psicologica, la<br />

cui normatività è non “statutaria” ma “fisicale”, per cui “la logica è «fisica del pensiero o non è in<br />

assoluto niente»” 146 , secondo la linea più tipicamente psicologista. In questa fase il giu<strong>di</strong>zio,<br />

coincidendo col processo appercettivo, si configura come consapevolezza da parte della coscienza<br />

“«del dover rappresentare così e non altrimenti» 147 . L’appercezione, e il giu<strong>di</strong>zio che da essa deriva,<br />

non è dunque altro che la coscienza del valere, del “dover-essere-così” che si aggiunge alla<br />

semplice percezione o rappresentazione, inteso però in maniera tutt’affatto psicologica, cioè come<br />

“sentimento <strong>di</strong> costrizione” o, come pure Lipps <strong>di</strong>ce, come “coscienza <strong>di</strong> realtà”.<br />

Ora, “nel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> percezione la coscienza <strong>di</strong> realtà sorge imme<strong>di</strong>atamente sulla base delle<br />

sensazioni, la sua «posizione» è assoluta. Invece il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> riflessione è un processo riproduttivo<br />

– [ottenuto con l’inserimento <strong>di</strong> una rappresentazione in reazione spazio-temporale con le altre] –<br />

«il quale sfocia nella produzione del concetto <strong>di</strong> realtà». La sua posizione – che è tale nei pensieri –<br />

è relativa” 148 , per cui, afferma Lipps, “«il mio ‘qui e adesso’ costituisce l’ultimo perno per ogni<br />

realtà, dunque per ogni conoscenza»” 149 .<br />

La seconda fase non rappresenta per <strong>Heidegger</strong> un sostanziale progresso, ma solo un recedere,<br />

da parte <strong>di</strong> Lipps, da una formulazione delle idee “estremamente psicologistica”. In questa fase,<br />

infatti, Lipps introduce l’oggettività quale criterio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione del logico dallo psichico, oltre alla<br />

<strong>di</strong>stinzione tra giu<strong>di</strong>zi formali e giu<strong>di</strong>zi materiali. Nei primi il pre<strong>di</strong>cato non può essere separato dal<br />

soggetto senza che questo risulti impensabile (l’aver tre lati del triangolo), mentre nei secon<strong>di</strong> la<br />

<strong>di</strong>sgiunzione <strong>di</strong> soggetto e pre<strong>di</strong>cato è sì pensabile, ma non permette più <strong>di</strong> cogliere i soggetti<br />

concretamente esistenti (l’esser immortale dell’uomo). In base a questa <strong>di</strong>stinzione, Lipps vede nel<br />

soggetto e nel pre<strong>di</strong>cato le sole parti contenutistiche del giu<strong>di</strong>zio, mentre alla copula spetta<br />

unicamente la funzione del porli in relazione.<br />

144 Ivi, p. 81.<br />

145 Ivi, p. 83.<br />

146 Ivi, p. 86.<br />

147 Ivi, p. 87.<br />

148 Ivi, p. 90.<br />

149 Ivi, p. 91.<br />

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