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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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concreto fatto del pensiero al suo oggetto normativo, ed una “logico-trascendentale”, che al<br />

contrario oggettiva <strong>di</strong>rettamente il contenuto logico della rappresentazione nel giu<strong>di</strong>zio, aveva<br />

tuttavia cercato <strong>di</strong> mantenere l’unitarietà della sua impostazione gnoseologica nel “sentimento<br />

dell’evidenza” 86 , Lask metteva dunque capo ad una teoria della conoscenza sostanzialmente<br />

bipartita: dal un lato il problema della verità, considerata imme<strong>di</strong>atamente coincidente con l’oggetto<br />

e quest’ultimo inteso a sua volta come materia formata (senso), dall’altro il problema, ritenuto da<br />

Lask secondario, del conoscere in senso stretto e cioè del giu<strong>di</strong>zio, che tale senso può solo riconoscere,<br />

ma non concorrere produttivamente a formare; sintetizza ancora <strong>Heidegger</strong>: “l’aggancio<br />

fra forma (categoria) e materia viene definito «senso» (Sinn). Per la filosofia trascendentale<br />

conoscere significa ad<strong>di</strong>rittura racchiudere l’elemento materiale (sensibile) con la categoria. La<br />

logica, il cui oggetto <strong>di</strong> conoscenza sono appunto le categorie, può dunque conoscere queste forme<br />

solo per mezzo <strong>di</strong> inclusione (Umschliessung) con altre forme. La categoria filosofica è dunque<br />

forma della forma. (…) Ciò che finora è stato assunto come semplice forma, si rivela come intreccio<br />

tra il valere e ciò che vale. Questa forma logica «valere» sta <strong>di</strong> conseguenza <strong>di</strong> nuovo nella<br />

categoria valere – noi arriviamo così alla forma della forma. A Lask non sfugge che qui si ha un<br />

regressus in infinitum; appunto esso significa nient’altro se non «che la categoria può <strong>di</strong>venire<br />

all’infinito materiale della categoria» (p. 112)” 87 . Restava tuttavia aperta per Lask la <strong>di</strong>fficoltà, che<br />

nella prefazione alla seconda e<strong>di</strong>zione del 1913, attribuendo il frainten<strong>di</strong>mento alla sua “fuorviante designazione della<br />

fenomenologia come psicologia descrittiva”(E. HUSSERL, Ricerche Logiche, cit., I, p. 11) – in termini psicologici,<br />

seppure non nel senso della psicologia sperimentale: “Queste ricadute nella psicologia, <strong>di</strong>fficili da evitare, ci fanno<br />

pensare che la <strong>di</strong>visione rigorosa tra logica e psicologia non è forse eseguibile. Altra cosa però è che la psicologia debba<br />

fondare la logica e garantire il suo valore <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà, altra cosa che ad essa spetti il ruolo <strong>di</strong> esserne il primo campo <strong>di</strong><br />

esercizio. (…)Ma la posizione or ora fissata della psicologia ha ancora bisogno d’una precisazione. Irrilevante per la<br />

logica è la psicologia sperimentale. Ma anche la cosiddetta psicologia <strong>di</strong> autoosservazione può riuscire utile solo da un<br />

determinato punto <strong>di</strong> vista. L’indagine mira hai significati, al senso <strong>degli</strong> atti e si fa così teoria del significato,<br />

fenomenologia della coscienza. Husserl, insieme con il rifiuto critico dello psicologismo, ha insieme fondato<br />

teoreticamente e in senso positivo la fenomenologia e si è esibito lui stesso con successo in questo <strong>di</strong>fficile settore. Nel<br />

testo testé fissato la psicologia resterà sempre in connessione con la filosofia, per quanto possa costituire del resto un<br />

dominio <strong>di</strong> ricerca allineato alla scienza della natura, e ciò <strong>di</strong> tutta ragione”; M. HEIDEGGER, Scritti filosofici, cit., p.<br />

164. Del resto, ancora <strong>Heidegger</strong> confermerà questa sua iniziale perplessità rispetto alle Ricerche Logiche: “Il suo<br />

primo volume, apparso nel 1900, offre la confutazione dello psicologismo nella logica, <strong>di</strong>mostrando che la dottrina del<br />

pensiero e del conoscere non si lascia fondare sulla psicologia. D’altronde, però, il secondo volume, apparso l’anno<br />

dopo, tre volte più ampio del primo, contiene la descrizione <strong>degli</strong> atti essenziali della coscienza per la costruzione della<br />

conoscenza. Dunque ancora una psicologia. (…)Nel caso però che non si possa attribuire all’opera <strong>di</strong> Husserl un così<br />

grossolano sviamento, che cos’è allora la descrizione fenomenologia <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> coscienza? In che consiste la<br />

peculiarità della fenomenologia, se essa non è né logica, né psicologia? Appare qui una <strong>di</strong>sciplina filosofica <strong>di</strong> un<br />

genere del tutto nuovo e quin<strong>di</strong> avente come tale un proprio rango ed uno specifico primato? Non riuscivo ad orientarmi<br />

in queste questioni; restavo perplesso senza trovare alcuna via; a stento potevo anche formularle con la chiarezza con<br />

cui qui sono enunciate”; M. HEIDEGGER, Tempo ed Essere, cit., p. 191.<br />

86<br />

Cfr. H. RICKERT, Zwei Wege in <strong>di</strong>e Erkenntnistheorie: Transcendentalpsychologie und Transcendentallogik, in «Kant<br />

Stu<strong>di</strong>en», 14, 1909, pp. 169-228. Sullo Zwei Wege <strong>di</strong> Rickert e, segnatamente, sulla problematicità del mantenimento<br />

dell’istanza unitaria tra le due vie, infondabile a sua volta teoreticamente e attingibile solo nel fatto del suo darsi e<br />

contemporaneamente <strong>di</strong>sfarsi ad opera dell’analiticità del pensiero, infondabilià che apre al fatto del vivere (Erleben) in<br />

cui solo tale unità si fa attingibile, si veda l’ottimo saggio <strong>di</strong> A. GIUGLIANO, Dover-essere e Valore: Heinrich Rickert<br />

tra psicologia trascendentale e logica trascendentale, in A. GIUGLIANO, Nietzsche, Rickert, <strong>Heidegger</strong> (ed altre<br />

allegorie filosofiche), cit.<br />

87<br />

M. HEIDEGGER, Scritti filosofici, cit., p. 158. <strong>Heidegger</strong> cita qui dalla Logik der Philosophie <strong>di</strong> Lask. In questo<br />

progetto il Volpi ha visto la tendenza, “<strong>di</strong> evidente matrice platonizzante”, “a ‘trascendere’ la sfera dell’ente (Seiendes),<br />

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