"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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categoriale attraverso la ‘de-realizzazione’ del concetto <strong>di</strong> essere – piani in Aristotele ancora<br />
coincidenti nell’ousía. Dice infatti <strong>Heidegger</strong> parafrasando Lask: “Kant ha creato la logica delle<br />
categorie dell’essere. Per la loro comprensione c’è da osservare che l’essere ha perduto qualcosa<br />
della sua autonomia translogica, che l’essere è stato elaborato e trasformato in un concetto della<br />
logica trascendentale. Ciò non significa che gli oggetti siano «stampigliati in un contenuto<br />
prettamente logico»; solo l’oggettualità, la ‘cosalità’ (Dinghaftigkeit) <strong>di</strong> contro all’oggettuale o<br />
‘cosale’ (Dinghaften), solo l’essere <strong>di</strong> contro all’essente (Seienden) è valore logico, contenuto<br />
formale” 80 .<br />
Kant avrebbe così posto le premesse per un riconoscimento dell’elemento formale-categoriale<br />
come puramente logico e non come una ipostatizzazione metafisica, e tuttavia, ritenendo le<br />
categorie come concetti apriori dell’intelletto applicabili esclusivamente al materiale sensibile,<br />
sarebbe poi <strong>di</strong> fatto ricaduto in una teoria dei due mon<strong>di</strong> – in questo caso dell’essente sensibile<br />
esterno e <strong>di</strong> quello psicologico ‘interno’ – che avrebbe determinato ancora una volta la mancanza <strong>di</strong><br />
una elaborazione positiva ed autonoma dello statuto del logico. Rispetto a questo schema materiaforma<br />
– che sarà sostanzialmente fatto proprio da tutte le interpretazioni neokantiane <strong>di</strong> Kant,<br />
Rickert compreso – laddove la materia consisterebbe della pura datità caotica della percezione<br />
sensibile e la forma nell’elemento categoriale apriori quale ‘funzione’ dell’intelletto che solo<br />
nell’attività collegante del giu<strong>di</strong>zio mette in forma, appunto, un contenuto, Lask cerca una terza via<br />
che, andando oltre l’impostazione erkenntnistheoretisch neokantiana, possa conciliare l’ontologia<br />
aristotelica col trascendentalismo kantiano; si vede bene ora quale interesse dovette suscitare questo<br />
tentativo nel giovane <strong>Heidegger</strong>, impegnato, come si è fin qui visto, sostanzialmente sullo stesso<br />
terreno laskiano.<br />
Nel testo in esame osserva infatti ancora <strong>Heidegger</strong>: “Lask tenta con la sua teoria della<br />
pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> avvicinare il più possibile Aristotele e Kant. Per Kant giu<strong>di</strong>care vuol <strong>di</strong>re sussumere<br />
il materiale sensibile-intuitivo sotto i concetti categoriali dell’intelletto. Anche in Aristotele le<br />
categorie sono pre<strong>di</strong>cati della categoria fondamentale <strong>di</strong> sostanza; ma questi pre<strong>di</strong>cati sono <strong>di</strong> natura<br />
80<br />
M. HEIDEGGER, Scritti filosofici, cit., p. 158. si tratta in sostanza della nota tesi kantiana nella logica trascendentale<br />
della prima critica, secondo la quale «l’essere non è un pre<strong>di</strong>cato reale», che <strong>Heidegger</strong> <strong>di</strong>scuterà approfon<strong>di</strong>tamente a<br />
partire ormai da una prospettiva profondamente mutata – come vedremo più innanzi – nei Grundprobleme der<br />
Phänomenologie, corso del semestre estivo del 1927. Si vede bene, inoltre, come sia qui chiaramente delineato, sul<br />
piano per ora logico-metodologico, il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza ontologica; a tal proposito osserva molto bene Crowell:<br />
“Opening the door to ontology, Lask asserts the ‘boundlessness of truth’ (LP 125f), the applicability of logical form to<br />
any entity , whether sensible or supersensible (if there are any of these latter – Lask is not committed to their existence).<br />
Lask’s rehabilitation of the unbounded reach of ‘truth’, the universality of (transcendental) logic, provides the logical<br />
space in <strong>Heidegger</strong>’s earliest writings for the incubation of the Ontological Difference. That is, transcendental reflection<br />
on the nature of that ‘logical form’ which is neither a sensible nor supersensible entity, though it is ‘applicable’ to all<br />
entities, is the <strong>di</strong>rect precursor of that inquiry in which <strong>Heidegger</strong> proposes the non-entitative ‘Being’ of entities as the<br />
genuine transcendental-philosophical theme”; S.G. CROWELL, Lask, <strong>Heidegger</strong> and the Homelessness of Logic, cit., p.<br />
225.<br />
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