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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Ma se a Lotze andava riconosciuto il merito <strong>di</strong> aver aperto, col concetto <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà (Geltung), la<br />

via alla logica come <strong>di</strong>sciplina insieme autonoma e fondante rispetto ai saperi positivi, è però al<br />

giovane e geniale allievo <strong>di</strong> Rickert, Emil Lask, molto più che a Lotze, che <strong>Heidegger</strong> mostra<br />

chiaramente <strong>di</strong> guardare per un efficace svolgimento <strong>di</strong> tale impegnativo compito. 77<br />

Anche Lask, tuttavia, aveva <strong>di</strong>chiarato che “l’elaborazione della sfera della vali<strong>di</strong>tà fornita da<br />

Lotze ha in<strong>di</strong>cato la strada alla ricerca filosofica del presente” 78 ed aveva <strong>di</strong> qui preso le mosse,<br />

ritenendo però insufficiente, da parte <strong>di</strong> Lotze, la determinazione <strong>di</strong> questo ambito con la sola<br />

determinazione, che rimaneva in effetti puramente negativa, <strong>di</strong> ciò che vale come ciò a cui non<br />

spetta alcun essere in senso reale; restava cioè aperta la questione dello specifico modo d’essere e <strong>di</strong><br />

una possibile determinazione <strong>di</strong> ciò che non esiste e tuttavia non può essere liquidato come un mero<br />

nulla. L’intento della Logik der Philosophie <strong>di</strong> Lask era pertanto quello <strong>di</strong> “fondare una logica nella<br />

quale finalmente sia riconosciuto anche il qualcosa che vale in quanto qualcosa e non come un<br />

niente, che sia riconosciuto come un qualcosa <strong>di</strong> conoscibile. Una logica nella quale la totalità del<br />

pensabile venga legittimato in quanto oggetto della conoscenza” 79 .<br />

Tale programma necessitava però che si andasse oltre la tra<strong>di</strong>zionale teoria delle categorie <strong>di</strong><br />

stampo aristotelico, la quale aveva sistematizzato il complesso categoriale del solo ambito<br />

ontologico, finendo con l’avallare la sostanziale bipartizione platonica tra i due mon<strong>di</strong> del sensibile<br />

(psico-fisico, modernamente) e del soprasensibile o metafisico, mancando così <strong>di</strong> riconoscere la<br />

specificità del logico. Un passo avanti decisivo sarebbe stato compiuto da Kant con la sua<br />

Kopernikanische Wende, il cui senso fondamentale consisterebbe infatti, secondo Lask, nell’aprire<br />

una possibilità – mancata, come vedremo – <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione del piano sensibile da quello logico-<br />

77<br />

In un ottimo stu<strong>di</strong>o su <strong>Heidegger</strong> e Lask, S. G. Crowell, ad esempio, ha lucidamente chiarito come “It might be<br />

argued that in developing his own Geltunglogik, in his earliest works, <strong>Heidegger</strong> is indebted far more to Lotze than to<br />

Lask. But this would be a mistake. Anyone who reads <strong>Heidegger</strong>’s Dissertation and Habilitationsschrift with a<br />

knowledge of Lask’s two major works will recognise imme<strong>di</strong>ately how much <strong>Heidegger</strong> follows Lask – not only in his<br />

way of posing problems, but down to the very vocabulary he uses. Thus, though Lotze <strong>di</strong>d indeed introduce the term<br />

‘Geltung’ to characterise the object of logic, he <strong>di</strong>d not develop this insight to a theory of meaning. As I sketch below, it<br />

was Lask’s theory of meaning – and his way of developing it – which (among many other things about his work)<br />

impressed <strong>Heidegger</strong> and was taken up by him”; S.G. CROWELL, Lask, <strong>Heidegger</strong> and the Homelessness of Logic,<br />

«Journal of the British Society for Phenomenology», 23 (1992), p. 237 (nota 10); anche Stefano Poggi, nel suo<br />

recentissimo e ben documentato stu<strong>di</strong>o sul giovane <strong>Heidegger</strong>, nota come questi “rimandava esplicitamente al Bolzano<br />

della Wissenschaftslehere per sottolineare la irriducibilità del «valore intrinseco (Gehalt) puramente logico» al piano<br />

della «realtà psichica»; ma nelo stesso tempo suo effettivo termine <strong>di</strong> riferimento sembrava essere soprattutto Lask. È<br />

infatti alle tesi <strong>di</strong> quest’ultimo – sia della Logik der Philosophie sia della Lehre vom Urteil – che pare <strong>di</strong>fficile non<br />

pensare allorché il giu<strong>di</strong>zio viene da <strong>Heidegger</strong> presentato come una operazione in sé assolutamente non<br />

in<strong>di</strong>spensabile, sostanzialmente artificiosa, in ogni caso tale da non incidere sulla ostanza ontologica del reale”; S.<br />

POGGI, La logica, la mistica, il nulla. Una interpretazione del giovane <strong>Heidegger</strong>, cit., p. 77. Sul rapporto tra Lask e<br />

<strong>Heidegger</strong> si vedano anche, oltre ai già richiamati lavori a carattere complessivo sul giovane <strong>Heidegger</strong>, anche C.<br />

DEMMERLING, Logica trascendentale e ontologia fondamentale: Emil Lask e <strong>Martin</strong> <strong>Heidegger</strong>, «Rivista <strong>di</strong> filosofia»,<br />

83 (1992), 2; K. HOBE, Zwischen Rickert und <strong>Heidegger</strong>. Versuch über eine Perspsktive das Denkens von Emil Lask,<br />

cit.; T. KISIEL, Why Students of <strong>Heidegger</strong> Will Have to Read Emil Lask, cit.; si veda inoltre il saggio <strong>di</strong> K. LEHMANN,<br />

Metafisica, filosofia trascendentale e fenomenologia nel primo <strong>Heidegger</strong> (1912-1916), cit.<br />

78<br />

E. LASK, Die Logik der Philosophie und <strong>di</strong>e Kategorienlehre (1910), rist. in E. LASK, Gesammelte Schriften,<br />

herausgegeben von E. Herrigel, vol. II, Tübingen 1923, p. 15.<br />

79<br />

E. LASK, Die Logik der Philosophie und <strong>di</strong>e Kategorienlehre, cit., p. 23.<br />

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