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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Diversamente, il senso <strong>di</strong> tutta la riflessione heideggeriana sulla sfera originaria del preteoretico,<br />

che ha fin dal ’19 il suo fulcro nel concetto <strong>di</strong> mondo, ci sembra appunto quello <strong>di</strong> mostrare il<br />

carattere derivato del comportamento teoretico in quanto modo d’analisi <strong>di</strong> semplici presenze –<br />

nella consapevolezza, tra l’altro, che siano sempre più le scienze positive ad aver ormai ‘occupato’,<br />

non senza <strong>di</strong>ritto e risultati, il reale in tutti i suoi ambiti particolari – e il suo ra<strong>di</strong>carsi nella più<br />

originaria sfera della vita che vivendo esperisce già sempre, dunque prima <strong>di</strong> saperlo, qualcosa<br />

come un rapporto all’essere e alla verità, secondo l’assunzione della lezione laskiano-<strong>di</strong>ltheyana.<br />

In ciò, come noto, era per <strong>Heidegger</strong> in gioco la sopravvivenza della filosofia stessa, la quale ha<br />

ed ha sempre avuto nella domanda circa l’essere – e la (sua) verità – l’‘oggettualità’ ad essa propria<br />

e dunque la sua unica possibilità. Il tentativo heideggeriano non ci sembra quello <strong>di</strong> sostituire al<br />

criterio dell’adeguazione, seppure fenomenologicamente inteso, un criterio pragmatistico nella<br />

verifica dell’enunciato, ma quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> possibilità – certamente non in<br />

senso genoseologico-soggettivistico – non solo delle modalità conoscitive, bensì <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong><br />

rapportamento umano all’ente, dunque dello stesso avere a che fare con l’utilizzabile, come si è<br />

spesso ripetuto. In questo senso, l’impostazione formale della domanda <strong>di</strong> Essere e tempo, e con<br />

essa <strong>di</strong> tutta la Seinsfrage, resta <strong>di</strong> tipo trascendentale, con tutti i limiti che una tale impostazione<br />

dovette mostrare agli occhi <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong> stesso e ai quali si è qui potuto soltanto accennare. Il<br />

progetto <strong>di</strong> una logica pura, scienza normativa dell’enunciato vero, viene abbandonato ben presto da<br />

<strong>Heidegger</strong>, precisamente a favore <strong>di</strong> un tale pensiero della sfera preteoretica dell’essere, secondo il<br />

percorso che abbiamo cercato <strong>di</strong> chiarificare.<br />

Tra questi due piani c’è rapporto <strong>di</strong> fondazione e in qualche misura <strong>di</strong> chiarificazione ‘genetica’,<br />

ma è vero, come si è spesso rimproverato ad <strong>Heidegger</strong> da più parti, che una tale indagine<br />

sull’essenza della verità nulla più può <strong>di</strong>re circa la correttezza <strong>degli</strong> enunciati scientifici, <strong>di</strong> cui<br />

semmai si occupa con certo <strong>di</strong>ritto la logistica, in cui si invera per <strong>Heidegger</strong> il concetto<br />

operativistico <strong>di</strong> verità proprio della scienza-tecnica (essenzialmente metafisica), e che non a caso<br />

egli criticherà via via sempre più aspramente 744 .<br />

ritenuto sostanzialmente pratico, <strong>di</strong> orizzonte, presente in entrambi i filosofi e inteso tuttavia in maniera <strong>di</strong>fferente, si<br />

veda H. Pietersma, Husserl and <strong>Heidegger</strong>, cit; il concetto <strong>di</strong> orizzonte, unitamente alla sua valenza puramente<br />

descrittiva, è ritenuto anche da D. Ihde (Phenomenology and the later <strong>Heidegger</strong>, in «Philosophy Today», XVIII (1974)<br />

1, pp. 19-31) ciò che accomuna – seppure in maniera solo “funzionale” – il metodo husserliano e quello heideggeriano,<br />

garantendo, inoltre, il carattere fenomenologico <strong>di</strong> quest’ultimo durante tutto il suo percorso. Sul tema della prassi in<br />

Husserl e <strong>Heidegger</strong> si vedano inoltre D. Føllesdal, Husserl and <strong>Heidegger</strong> and the Role of Actions in the Constitution<br />

of the World, in Essays in Honor of Jaakko Hintikka, a cura <strong>di</strong> E. Saarinen, R. Hilpinen, I. Niiniluoto, M.P. Hintikka,<br />

Dordrecht, 1979; R.H. Holmes, The World accor<strong>di</strong>ng to Husserl and <strong>Heidegger</strong>, in «Man and World», 18 (1985), pp.<br />

373-387; M. Okrent, <strong>Heidegger</strong>’s Pragmatism, Ithaca (New York), 1988.<br />

744<br />

Anche su <strong>Heidegger</strong> e la logistica i luoghi potenzialmente menzionabili sono tanti. Ci limitiamo qui a riportare il<br />

seguente passaggio tratto dal <strong>di</strong>battito al seminario <strong>di</strong> Zurigo: “La logistica non ha niente a che fare con la filosofia.<br />

Essa è puro calcolo, un piano più elevato della matematica, è matematizzazione <strong>di</strong> ogni rappresentazione applicabile per<br />

ogni possibile uso. Essa è universalmente valida e, per questo, crede <strong>di</strong> essere vera. Gioca un ruolo importante nel<br />

191

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