"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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Lo scoprimento in senso stretto torna così ad essere un carattere dell’asserzione vera – e non si<br />
identifica più con l’apertura, nella quale piuttosto si fonda – opposta al falso non in quanto non<br />
scoprire affatto, ma come copertura nel senso del mostrare l’ente così come esso non è, in quanto<br />
parvenza: “La «verità» più rigorosa e originaria è il «luogo» dell’asserzione e la con<strong>di</strong>zione<br />
ontologica della possibilità che le asserzioni possano essere vere o false (scoprenti o coprenti)” 739 .<br />
Riassumendo, <strong>Heidegger</strong> intende alternativamente lo scoprire in tre significati <strong>di</strong>fferenti, a volte<br />
<strong>di</strong>stinguendoli a volte sovrapponendoli: 1) lo scoprire dell’asserzione in senso ampio, apofantico in<br />
quanto delotico e appartenente quin<strong>di</strong> tanto all’asserzione vera quanto a quella falsa; 2) lo scoprire<br />
in senso stretto, cioè come carattere esclusivo dell’asserzione vera in quanto membro (l’altro è<br />
l’ente stesso) dell’identificazione mostrante in cui consiste la verità e il cui opposto (la copertura) è<br />
il falso in quanto contraffazione nel senso della parvenza; 3) lo scoprire nel senso ontologico<br />
primario dell’apertura dell’esserci stesso trascendente, ovvero il ricercato fenomeno della verità<br />
originaria, il cui contrario, abbiamo detto, dovrebbe essere a rigore la chiusura nel senso <strong>di</strong> uno<br />
stato <strong>di</strong> assoluto non scoprimento.<br />
Ma <strong>di</strong> una tale chiusura <strong>Heidegger</strong> non fa menzione, almeno nel contesto del paragrafo 44 <strong>di</strong><br />
Essere e tempo 740 , che come si vede “appare come un compen<strong>di</strong>o redazionale poco riuscito” 741<br />
delle medesime analisi svolte <strong>di</strong>ffusamente sia nei Prolegomeni che nel corso sulla logica del ’26.<br />
Cercheremo tra breve <strong>di</strong> mostrare che la svolta consiste precisamente nella risoluzione <strong>di</strong> tale<br />
ambiguità tramite una coerente assunzione della non-verità come opposto, sia pure al modo del<br />
coessenziale, della verità originaria in quanto apertura, laddove il loro reciproco rimando in<strong>di</strong>cherà,<br />
evidentemente risemantizzato, l’accadere dell’essere stesso. Ora, in conclusione, è possibile<br />
affermare l’esistenza <strong>di</strong> una specifica e coerente concezione heideggeriana della verità<br />
dell’asserzione, tale cioè che permetta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerla dall’asserzione falsa? Noi riteniamo <strong>di</strong> si, e<br />
riteniamo che essa consista, né più né meno, nella concezione fenomenologica husserliana<br />
dell’evidenza, fatte salve le critiche ad essa che abbiamo analizzato nel capitolo precedente 742 . La<br />
verità dell’enunciato consiste per <strong>Heidegger</strong> nell’identificazione mostrante tra l’inteso e l’intuito,<br />
mentre il falso, quale suo opposto, deve essere visto, se ci è consentita la formulazione, nella<br />
‘<strong>di</strong>sidentificazione mostrante’, cioè nella <strong>di</strong>scordanza tra l’ente nel come del suo essere inteso e<br />
questo stesso ente percepito. Una tale formulazione, riteniamo, ha il pregio <strong>di</strong> mantenere nel<br />
739 Ivi, p. 277.<br />
740 Anche una tale modalità del coprimento ci sembra infatti contemplata da <strong>Heidegger</strong> nell’analisi, ripresa nel<br />
paragrafo 7 <strong>di</strong> Essere e tempo, delle <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> coprimento del fenomeno fornita nel già ricordato passaggio dei<br />
Prolegomeni (cfr. qui la nota 2 del presente capitolo), dove si <strong>di</strong>ce che “un fenomeno può essere velato nel senso che in<br />
generale è non ancora svelato, che non fornisce alcuna conoscenza e alcun orientamento riguardo alla propria<br />
consistenza” (Id., Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 109) in opposizione alla parvenza (nella<br />
traduzione dei Prolegomeni “apparenza”) come modo <strong>di</strong> coprimento del fenomeno che lo lascia tuttavia manifestarsi.<br />
741 C.F. Gethmann, La concezione della verità nello <strong>Heidegger</strong> <strong>di</strong> marburgo, cit., p. 333.<br />
742 Sostanzialmente allu<strong>di</strong>amo alla presunta confusione husserliana tra Sachverhalt e Wahrverhalt (Cfr. qui il paragrafo<br />
2 b del secondo capitolo)<br />
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