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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Pertanto, ciò che in ultimo vorremmo piuttosto chiederci è: in cosa consiste la specifica<br />

concezione heideggeriana della verità e che tipo <strong>di</strong> rapporto c’è tra essa e la non originaria verità<br />

dell’asserzione? È solo un caso che la cosiddetta svolta abbia come perno, come riteniamo, proprio<br />

la questione della verità e che essa sia sempre più sbilanciata in <strong>di</strong>rezione dell’apertura originaria<br />

piuttosto che in quella critica della scienza (in senso ampio dell’enunciato teoretico) fino a<br />

configurarsi come “verità dell’essere”, sostituendo così la <strong>di</strong>citura “senso dell’essere”? O non è<br />

piuttosto questo l’approdo necessario dell’impostazione heideggeriana?<br />

Conclusione: essere e verità.<br />

Fin dall’inizio del nostro stu<strong>di</strong>o abbiamo seguito lo sviluppo del pensiero heideggeriano avendo<br />

come filo conduttore il plesso problematico ‘logica e verità’, ed abbiamo rilevato come tale polarità<br />

si innestasse su esigenze speculative metafisiche – dal problema neoscolastico della realtà a quello<br />

della molteplicità del senso dell’essere a quello, ancora, dell’essere (storico) della soggettività –<br />

debordanti rispetto all’angusto piano gnoseologico neokantiano-fenomenologico sul quale dette<br />

istanze erano state poste in principio.<br />

L’iniziale concezione heideggeriana della logica – <strong>di</strong> ispirazione sostanzialmente trascendentale<br />

e in fondo tra<strong>di</strong>zionale, almeno quanto al suo desideratum se non nel metodo – come scienza pura e<br />

normativa del logos in quanto enunciato valido (giu<strong>di</strong>zio) e, in questo sì innovativa rispetto alla<br />

tra<strong>di</strong>zione, valido nella misura in cui si adegui ad un senso (la laskiana oggettualità in genere)<br />

piuttosto che all’oggetto cosalmente inteso, tale concezione, <strong>di</strong>cevamo, si rovesciava, attraverso<br />

tutti i passaggi che si è cercato <strong>di</strong> illustrare, in una “logica filosofante” in cui il logos enunciativo è<br />

ormai ridotto a semplice me<strong>di</strong>o nel rapporto tra essere e verità, una logica coincidente pertanto con<br />

la metafisica 727 .<br />

Una prima conclusione che ci pare pertanto <strong>di</strong> poter trarre, è che nel complesso si possa dar<br />

cre<strong>di</strong>to ad <strong>Heidegger</strong> quando egli afferma, a proposito del testo su Scoto e a sostegno della<br />

sostanziale unitarietà del proprio itinerario – quantomeno nelle tensioni problematiche <strong>di</strong> esso<br />

produttive – che nel problema delle categorie è da leggere la questione del molteplice senso<br />

dell’essere, in quella del significato il suo rapporto col linguaggio.<br />

727<br />

“La verità sta nell’essenza della trascendenza, essa è originariamente una verità trascendentale. Ma se il tema<br />

fondamentale della logica è la verità, allora la logica stessa è metafisica, ammesso che il problema della trascendenza,<br />

come ho cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, rappresenti il tema fondamentale della metafisica”, id., Principi metafisici della logica,<br />

cit., p. 257.<br />

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