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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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comportamenti o, in breve, semplicemente non sarebbe quell’ente che è. Comprensione ed apertura<br />

del mondo nel suo triplice articolarsi dunque coincidono, o, meglio, sono fenomeni cooriginari 684 .<br />

Unitamente alla situazione emotiva e al “<strong>di</strong>scorso” (Rede), la comprensione costituisce infatti<br />

uno dei caratteri fondamentali della struttura unitaria dell’esserci in quanto “cura” (Sorge). Nel<br />

successivo paragrafo 31 <strong>di</strong> Essere e tempo <strong>Heidegger</strong> approfon<strong>di</strong>sce appunto il fenomeno della<br />

comprensione previamente all’analisi del conoscere tematico o “interpretazione”, chiarendo<br />

innanzitutto che “la «comprensione» nel senso <strong>di</strong> un possibile modo <strong>di</strong> conoscere fra altri <strong>di</strong>stinto<br />

(…) dev’essere interpretata (…) come un derivato esistenziale della comprensione primaria<br />

costituente l’essere del Ci in generale” 685 . Ciò che è innanzitutto compreso è infatti lo stesso senso<br />

dell’esserci in quanto possibilità, o, come pure <strong>Heidegger</strong> <strong>di</strong>ce efficacemente, “il «potuto» come<br />

esistenziale [cioè <strong>di</strong> quella forma <strong>di</strong> ‘potere’ in cui consiste la comprensione] non è una cosa, ma<br />

l’essere in quanto esistere” 686 .<br />

Per questo la comprensione può essere inautentica, cioè progettarsi – “poiché la comprensione<br />

ha in se stessa la struttura esistenziale che noi chiamiamo progetto” 687 – in base alle possibilità<br />

aperte con l’apertura <strong>di</strong> un mondo, oppure autentica, avendo cioè <strong>di</strong> mira l’«in-vista-<strong>di</strong>-cui» stesso<br />

<strong>di</strong> ogni aprire, utilizzare e progettare che abbiamo visto essere l’esserci stesso. Quest’ultimo può<br />

pertanto sempre perdere se stesso “deiettivamente” (Ruinanz-Verfallenheit) nel mondo o risolversi<br />

per se stesso nella decisione (Entschlossenheit) anticipatrice della morte. La comprensione<br />

costituisce così la “visione” (Sicht) propria dell’esserci, tramite cui quest’ultimo può giungere a<br />

“trasparenza” (Durchsichtigkeit) circa se stesso.<br />

Da tale visione va tenuta <strong>di</strong>stinta la visione teoretica (noein, Anschauung) e destituito il suo<br />

carattere <strong>di</strong> privilegio quanto al rapporto all’ente, fondandosi essa stessa nella comprensione propria<br />

dell’essere nel mondo. Con parole definitive: “La determinazione del significato esistenziale della<br />

visione fa appello esclusivamente a quella caratteristica del vedere per cui esso lascia venire<br />

incontro come <strong>di</strong>svelato in se stesso l’ente in questione. Questa è certamente la funzione svolta da<br />

ogni «senso» nell’ambito del proprio campo percettivo. Ma la tra<strong>di</strong>zione filosofica, fin dall’inizio,<br />

ha considerato il «vedere» come modo <strong>di</strong> accesso privilegiato all’ente e all’essere. Per non rompere<br />

con questa tra<strong>di</strong>zione si può formalizzare a tal punto la visione e il vedere da ricavarne un termine<br />

universale valido per ogni accesso all’ente e all’essere, cioè fornito <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà universale. Quanto<br />

684<br />

“Nell’«in-vista-<strong>di</strong>-cui», l’essere-nel-mondo esistente è aperto come tale, e questa apertura venne da noi definita<br />

come comprensione. Nella comprensione dell’«in-vista-<strong>di</strong>-cui» è con-aperta la significatività che in esso si fonda.<br />

L’apertura della comprensione, in quanto apertura dell’«in-vista-<strong>di</strong>-cui» e della significatività, concerne<br />

cooriginariamente l’intero essere-nel-mondo. La significatività è ciò rispetto-a-cui il mondo è aperto come tale. Che<br />

l’«in-vista-<strong>di</strong>-cui» e la significatività siano aperti nell’Esserci, significa che l’Esserci è un ente per cui, in quanto esserenel-mondo,<br />

ne va <strong>di</strong> se stesso”, ivi, p. 182; sul tema del rapporto tra comprensione e interpretazione si veda C.F.<br />

Gethmann, Verstehen und Auslegung. Das Methodenproblem in der Philosophie <strong>Martin</strong> <strong>Heidegger</strong>s, Bonn, 1974.<br />

685<br />

M. <strong>Heidegger</strong>, Essere e tempo, cit., p. 182.<br />

686<br />

Ivi, p. 183.<br />

687<br />

Ivi, pp. 184-185.<br />

174

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