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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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D’altra parte, poiché l’esserci comprende sempre tali rapporti <strong>di</strong> rimando in cui il mondo<br />

consiste, poiché, cioè, essi significano imme<strong>di</strong>atamente qualcosa prima <strong>di</strong> ogni tematizzazione<br />

esplicita, ciò implica che anche i singoli significati si fondano nella comprensione del mondo, e che<br />

la ricercata mon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> quest’ultimo consiste precisamente nella sua “significatività”: “Questi<br />

rapporti sono fra <strong>di</strong> loro connessi in una totalità originaria; essi sono ciò che sono in quanto<br />

significano ciò in cui l’Esserci dà preliminarmente a conoscere se stesso: il suo essere-nel-mondo.<br />

La totalità dei rapporti <strong>di</strong> questo significare è ciò che noi in<strong>di</strong>chiamo col termine significatività.<br />

Essa esprime la struttura del mondo, ossia ciò «in-cui» l’Esserci, in quanto tale, già sempre è.<br />

L’Esserci, nella sua intimità con la significatività, è la con<strong>di</strong>zione ontica della possibilità della<br />

scopribilità dell’ente che si incontra nel mondo nel modo d’essere dell’appagatività (utilizzabilità);<br />

questo ente, in tal modo, si dà a conoscere nella sua inseità” 682 . Il problema dell’origine dei<br />

significati, apertosi esplicitamente per <strong>Heidegger</strong> con la tesi su Scoto e in cui sostanzialmente<br />

veniva risolto – fatta salva la precoce intuizione circa il primato della totalità linguistica in cui il<br />

soggetto ‘vive’ rispetto ai singoli significati – negli atti conferenti significato, si metabolizza<br />

dunque nel prefenomenologico (preteoretico e preverbale, come vedremo) essere nel mondo in<br />

quanto significatività da parte dell’esserci: “La significatività, in cui l’Esserci è già sempre<br />

immedesimato, porta con sé la con<strong>di</strong>zione ontologica della possibilità che l’Esserci che comprende<br />

possa, interpretando, aprire qualcosa come i «significati», i quali, a loro volta, fondano la possibilità<br />

della parola e del linguaggio” 683 . Non resta dunque che analizzare quest’ultimo passaggio<br />

dell’articolazione della comprensione nell’interpretazione.<br />

5. Comprensione e interpretazione; il carattere derivato dell’asserzione.<br />

Il fenomeno della comprensione è dunque già emerso come carattere d’essere (esistenziale)<br />

dell’esserci che, esistendo, deve sempre innanzitutto prendersi cura <strong>di</strong> se stesso, del proprio mondo<br />

e <strong>degli</strong> altri esserci, i quali gli sono pertanto sempre aperti (compresi) col fatto stesso dell’esistenza<br />

in quanto essere nel mondo. Senza tale apertura comprendente l’esserci non soltanto non potrebbe<br />

produrre nessun conoscere tematico, ma nemmeno potrebbe orientarsi nei suoi più elementari<br />

682 Ivi, p. 117.<br />

683 Ibid.<br />

173

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