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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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il fenomeno originario, ma che la resistenza è a sua volta soltanto comprensibile a partire dalla<br />

significatività, e che la vera e propria correlazione tra mondo e esser-ci (se qui si può in assoluto<br />

parlare <strong>di</strong> correlazione, cosa che io non credo) non è quella tra impulso e resistenza o, come in<br />

Scheler, tra volontà e resistenza, ma tra cura e significatività 656 . (…) Inoltre questo fenomeno della<br />

resistenza è insufficiente per il fatto che, in sostanza (proprio come in Dilthey) esso è orientato<br />

soltanto sulla correlazione <strong>di</strong> atti. Così Scheler è costretto a recuperare come base <strong>di</strong> questo antico<br />

principio 657 <strong>di</strong> un soggetto che ha gli atti, <strong>di</strong> nuovo la separazione tra in mente ed extra mentem” 658 .<br />

Si sarà intuito che l’origine <strong>di</strong> tutti questi approcci al problema della realtà del mondo è da<br />

rinvenirsi per <strong>Heidegger</strong> nella separazione cartesiana tra res cogitans e res extensa, cioè<br />

nell’opposizione tra io e mondo pensati entrambi a partire dalla realitas, cioè sulla base delle<br />

categorie della semplice presenza, risalenti a loro volta al primato dell’ousia nell’ontologia greca.<br />

Ora, più che prendere in considerazione la <strong>di</strong>struzione heideggeriana dell’ontologia cartesiana,<br />

ci interessa soffermarci sulla struttura ontologica del mondo intravista come significatività. Qual è,<br />

dunque, il filo conduttore per il rinvenimento fenomenologico <strong>di</strong> tale struttura? Ebbene, il fenomeno<br />

del mondo, si è detto, non si afferra attraverso una mera descrizione cosale <strong>di</strong> tutto ciò che in esso<br />

sussiste. Una tale descrizione “è ontica, mentre ciò che si cerca è l’essere. «Fenomeno», in senso<br />

fenomenologico, è ciò che si manifesta come essere e struttura dell’essere” 659 .<br />

Un tale carattere d’essere non può essere dunque rinvenuto a partire dalle cose naturali nel loro<br />

carattere <strong>di</strong> sostanzialità, né dagli enti forniti <strong>di</strong> valore, i quali, in quanto enti “intramondani”<br />

(innerweltlich) presuppongono entrambi il mondo, ma va compreso allora come un carattere<br />

(esistenziale) dell’esserci stesso in quanto essere-nel-mondo (in-der-Welt-sein): “La «mon<strong>di</strong>tà» è un<br />

concetto ontologico e denota la struttura <strong>di</strong> un momento costitutivo dell’essere-nel-mondo. Ma<br />

questo ci è apparso come una determinazione esistenziale dell’Esserci. La mon<strong>di</strong>tà è quin<strong>di</strong> essa<br />

stessa un esistenziale. Quando indaghiamo ontologicamente il «mondo», non abbandoniamo per<br />

nulla il campo tematico dell’analitica dell’Esserci. Ontologicamente il «mondo» non è affatto una<br />

determinazione dell’ente <strong>di</strong>fforme dall’Esserci, ma è, al contrario, un carattere dell’Esserci<br />

stesso” 660 .<br />

656<br />

Sulla cura in quanto vera e propria ripetizione heideggeriana dell’intenzionalità husserliana si veda A. Masullo, La<br />

“cura” in <strong>Heidegger</strong> e la riforma dell’intenzionalità husserliana, in La recezione italiana <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong>, a cura <strong>di</strong> M.<br />

Olivetti, in «Archivio <strong>di</strong> filosofia», 1989, pp. 377-394; R. Bernet, Trascendenza e intenzionalità. <strong>Heidegger</strong> e Husserl<br />

sui prolegomeni a un’ontologia fenomenologica, cit.; id., Husserl and <strong>Heidegger</strong> on Intentionality and Being, cit.<br />

657<br />

In effetti, poco prima <strong>Heidegger</strong> aveva ricordato che “questo fenomeno era già evidentemente noto ai Greci quando<br />

parlavano <strong>di</strong> sÍmata, le cose corporee, rispetto alla pressione e all’urto come delle vere e proprie o÷síai”, M.<br />

<strong>Heidegger</strong>, Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 271.<br />

658<br />

Ivi, p. 273.<br />

659<br />

Id., Essere e Tempo, cit., p. 88.<br />

660<br />

Ivi, p. 89.<br />

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