09.06.2013 Views

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

piano della totalità del problema fenomenologico circa la <strong>di</strong>fferenza tra il senso d’essere (esser-<br />

percepito in quanto …) dell’ente <strong>di</strong> volta in volta inteso in una determinata modalità e questo ente<br />

stesso percepito – trovasse finalmente un terreno su cui poggiare. Spiega infatti <strong>Heidegger</strong>: “Dire<br />

che la percezione si relaziona ad un percepito non delimita ancora sufficientemente questo<br />

fenomeno rispetto alla mera rappresentazione, al render presente. (…) Il percepire è un lasciar-<br />

incontrare-affrancante ciò che sussiste. Trascendere è scoprire. L’esserci esiste come scoprente.<br />

L’esser-scoperto <strong>di</strong> ciò che sussiste rende possibile l’affrancamento <strong>di</strong> esso come ente che<br />

s’incontra. L’esser-percepito, vale a <strong>di</strong>re lo specifico affrancamento <strong>di</strong> un ente nel percepire, è una<br />

modalità dell’esser-scoperto in generale. L’esser-scoperto determina anche l’affrancamento <strong>di</strong><br />

qualcosa nella produzione o nel giu<strong>di</strong>zio su … (…) Noi ci doman<strong>di</strong>amo: che cosa caratterizza la<br />

scoperta <strong>di</strong> un ente, nel nostro caso, la scoperta percettiva <strong>di</strong> ciò che sussiste? La modalità dello<br />

scoprire e quella dell’esser-scoperto <strong>di</strong> ciò che sussiste debbono chiaramente <strong>di</strong>pendere dall’ente<br />

che bisogna scoprire e dal suo modo d’essere. Io non posso percepire i rapporti geometrici se la<br />

percezione è una percezione naturale, sensibile. La modalità della possibile scoperta <strong>di</strong> ciò che<br />

sussiste nell’ambito della percezione dev’essere dunque già delineata nel percepire stesso, vale a<br />

<strong>di</strong>re lo scoprimento percettivo del sussistente deve già comprendere in via preliminare qualcosa<br />

come la sussistenza. Nell’intentio della percezione dev’esserci già preliminarmente la comprensione<br />

della sussistenza” 591 .<br />

E tuttavia, si affretta a precisare <strong>Heidegger</strong>, si tratta qui <strong>di</strong> “una comprensione solamente<br />

preconcettuale” 592 in cui il senso della sussistenza come modo d’essere dell’ente “<strong>di</strong>fforme<br />

dall’esserci”, nel linguaggio <strong>di</strong> Essere e Tempo (l’esistenza, in quello della tesi kantiana), è già<br />

sempre aperto, <strong>di</strong>svelato, ma non tematicamente inteso, per <strong>di</strong>rla invece con Husserl. Anche il<br />

‘meccanismo’ della necessità dell’oblio dell’essere, per cui esso, proprio nel suo darsi a vedere<br />

nell’ente si ritrae quanto a se stesso, possiede in fondo questa stessa struttura fenomenologica –<br />

anzi, si fonda in essa – del rapporto tra la comprensione preconcettuale del senso d’essere in quanto<br />

ontologicamente sempre primo – ciò in cui consiste, ancora ‘ripetuto’, il senso originario<br />

dell’apriori – e l’interpretazione tematica <strong>di</strong> questo stesso senso, fattualmente sempre ultima 593 .<br />

591<br />

Ivi, p. 65.<br />

592<br />

Ivi, p. 66.<br />

593<br />

Su tale questione si veda quanto <strong>Heidegger</strong> <strong>di</strong>ce con estrema chiarezza <strong>di</strong>scutendo il concetto kantiano <strong>di</strong> apriori:<br />

“Ogni posizione ontologica <strong>di</strong> problema oggettivizza l’essere come tale. Ogni indagine ontica oggettivizza l’ente. Ma<br />

l’oggettivazione ontica è possibile solo in base e grazie al progetto ontologico o preontologico della costituzione<br />

d’essere. (…) Questo elemento che determina preliminarmente e fin dall’inizio l’ente come ente, questa costituzione<br />

d’essere che rende possibile l’ente in quanto ciò che esso è, è ciò che in un certo senso viene «prima» dell’ente, che è a<br />

priori. Questo qualcosa che viene compreso prima e anteriormente all’ente, è ovviamente proprio quello che viene<br />

concepito dopo, anzi per ultimo. L’ente può ben essere indagato in sta<strong>di</strong> provvisori della scienza – come conoscenza<br />

naturale prima della nascita della moderna scienza naturale – senza che venga elaborata un’esplicita comprensione del<br />

rispettivo ente. (…) Qui si manifesta, per quanto oscuramente, un sapere del fatto che ogni me<strong>di</strong>tazione sull’ente, ogni<br />

scienza, già comprende l’essere e <strong>di</strong>pende, per quanto riguarda la sua possibilità, dal grado <strong>di</strong> elaborazione <strong>di</strong> questa<br />

comprensione dell’essere”, id., Interpretazione fenomenologica della Critica della ragion pura <strong>di</strong> Kant, cit., p. 27.<br />

151

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!