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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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apporto con il pensiero, essa non fa assolutamente parte del contenuto concettuale <strong>di</strong> una cosa, per<br />

cui la premessa minore del sillogismo presuppone già ciò che intende <strong>di</strong>mostrare, e l’intera<br />

<strong>di</strong>mostrazione è nient’altro che una “vuota tautologia”. Ma ciò che interessa ora ad <strong>Heidegger</strong> è<br />

chiarire su quale fondamento Kant possa identificare l’essere con la posizione e fino a che punto<br />

tale identificazione sia sostenibile.<br />

E dunque, se la posizione assoluta concerne la relazione tra l’oggetto (reale) inteso nel concetto<br />

e questo concetto stesso in quanto “solamente pensato”, le tre categorie della modalità in<strong>di</strong>cano i<br />

mo<strong>di</strong> possibili, appunto, <strong>di</strong> tale relazione. Segnatamente, “la possibilità esprime il rapporto<br />

dell’oggetto in tutte le sue determinazioni, cioè della sua intera realtà, con l’intelletto, col semplice<br />

pensiero. L’effettività, l’esistenza, esprime a sua volta il rapporto con l’uso empirico dell’intelletto<br />

o, come Kant anche <strong>di</strong>ce, con la facoltà del giu<strong>di</strong>zio empirico. La necessità, infine, esprime il<br />

rapporto dell’oggetto con la ragione nel suo applicarsi all’esperienza. (…) La percezione ha in sé la<br />

portata per giungere all’effettività, all’esistenza delle cose, nella nostra terminologia, al loro<br />

sussistere. Il carattere specifico della posizione assoluta, come Kant lo definisce, è quin<strong>di</strong> la<br />

percezione. (…) Il pre<strong>di</strong>cato della effettività aggiunge al concetto <strong>di</strong> una cosa la percezione” 567 .<br />

Con ciò Kant non intende certo <strong>di</strong>re che l’esistenza si aggiunge alle determinazioni essenziali<br />

della cosa – nel qual caso contrad<strong>di</strong>rebbe quanto chiarito finora – né che col percepire venga<br />

fattualmente ad aggiungersi qualcosa all’oggetto percepito, il ché sarebbe semplicemente assurdo,<br />

ma soltanto “che il soggetto nella percezione si situa, rispetto alla cosa, in un rapporto che coglie e<br />

accoglie questa cosa «in e per se stessa». La cosa viene posta nella relazione conoscitiva. Nella<br />

percezione ciò che esiste, ciò che sussiste, si dà in se stesso. Il reale si legittima come effettivo” 568 .<br />

Tuttavia, come ormai sappiamo, <strong>Heidegger</strong> <strong>di</strong>stingue fenomenologicamente tre sensi possibili<br />

con i quali si identifica alternativamente la percezione, e cioè l’atto del percepire, l’ente percepito<br />

stesso e l’esser-percepito (Wahrgennomensein, Wahrgenommenheit) del percepito; come bisogna<br />

intendere, pertanto, la tesi kantiana secondo la quale “il concetto <strong>di</strong> posizione (Position) o del porre<br />

(Setzung) è … in generale identico con quello <strong>di</strong> essere”? 569 Quale senso della percezione intenderà<br />

in questo caso Kant? <strong>Heidegger</strong> – certo consapevole <strong>di</strong> arrischiarsi qui sul non detto del testo<br />

kantiano, visto che, come pure ammette, “Kant stesso, a questo proposito, non <strong>di</strong>ce nulla” 570 –<br />

scarta ovviamente l’ipotesi per cui l’esistenza possa essere identificata col processo reale<br />

esistente. <strong>Heidegger</strong> interpreta invece fenomenologicamente il “me stesso”, e tuttavia non nel senso dell’intentio, come<br />

ci sembrerebbe più aderente al testo kantiano, – ferma restando l’essenziale correlazione tra i due momenti – ma nel<br />

senso dell’intentum (“ciò che viene intenzionato nel concetto”), e ciò, come vedremo, gli farà gioco nel suo tentativo <strong>di</strong><br />

leggere il concetto kantiano <strong>di</strong> posizione nei termini dell’intuizione in senso fenomenologico.<br />

567<br />

Ivi, p. 41.<br />

568<br />

Ivi, p. 42.<br />

569<br />

I. Kant, Beweisgrund, cit., p. 77 [trad. it. cit., p. 114]; nel testo heideggeriano in questione la citazione si trova a p.<br />

44.<br />

570<br />

M. <strong>Heidegger</strong>, I problemi fondamentali della fenomenologia, cit., p. 43.<br />

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