09.06.2013 Views

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

concetto <strong>di</strong> «cento talleri possibili» coincide con quello del concetto <strong>di</strong> «cento talleri effettivi»” 562 , e<br />

che, d’altra parte, affermarne l’esistenza non aggiunge nulla al contenuto essenziale della cosa. Ciò<br />

significa che l’esistenza “non riguarda il che cosa, la realtà, ma il come dell’essere, il suo carattere<br />

<strong>di</strong> possibilità o <strong>di</strong> effettività” 563 . D’altra parte, l’esistenza può ben essere pre<strong>di</strong>cata, e viene <strong>di</strong> fatto<br />

correntemente pre<strong>di</strong>cata con il semplice uso dell’“è” – per esempio “quando <strong>di</strong>co «Dio è», cioè<br />

«Dio esiste»” 564 – per quanto quest’uso sia <strong>di</strong>verso da quello collegante un soggetto ad un pre<strong>di</strong>cato<br />

e debba essere <strong>di</strong>stinto dal primo.<br />

Su tale <strong>di</strong>fficoltà si arrovellavano, come si ricorderà, tutte le dottrine del giu<strong>di</strong>zio orientate su<br />

base grammaticale allorché tentavano <strong>di</strong> chiarire il senso <strong>degli</strong> enunciati esistenziali. Ma, si<br />

domanda a questo punto <strong>Heidegger</strong>, “in che modo Kant spiega questa <strong>di</strong>stinzione? Se l’essere, ossia<br />

l’esistenza, non è un pre<strong>di</strong>cato reale, com’è possibile determinare positivamente l’essere, com’è<br />

possibile <strong>di</strong>stinguere dal concetto <strong>di</strong> essere in generale il concetto <strong>di</strong> esistenza, <strong>di</strong> sussistenza? Kant<br />

<strong>di</strong>ce: «il contenuto della posizione (Position) o del porre (Setzung) è del tutto semplice e in generale<br />

identico con quello <strong>di</strong> essere»” 565 . Kant <strong>di</strong>stingue quin<strong>di</strong> l’essere come “semplice posizione”,<br />

propria della forma enunciativa ‘A è B’, dall’essere in quanto “posizione assoluta”, espressa nella<br />

forma ‘A è’ ovvero ‘A esiste’.<br />

Per Kant essere significa quin<strong>di</strong> tanto quanto posizione assoluta. Anche nella posizione assoluta<br />

si realizza una sintesi, che è però <strong>di</strong>versa dalla sintesi pre<strong>di</strong>cativa, in quanto non mette in relazione<br />

un soggetto logico con un pre<strong>di</strong>cato, ma pone piuttosto quella tra la realitas dell’oggetto posto e<br />

l’oggetto effettivamente esistente: “La sintesi implicita nell’asserzione <strong>di</strong> esistenza non riguarda le<br />

determinazioni reali delle cose e i loro rapporti, ma concerne quel che viene posto in tale asserzione<br />

e quel che viene aggiunto alla semplice rappresentazione, al concetto: è insomma «un rapporto della<br />

cosa effettivamente esistente con me stesso». La relazione che vien posta è quella fra l’intero<br />

contenuto concettuale, la realtà piena del concetto, ed il suo oggetto. Ciò che viene intenzionato nel<br />

concetto è posto puramente e semplicemente in e per se stesso. La sintesi pre<strong>di</strong>cativa si muove entro<br />

relazioni essenziali. La sintesi <strong>di</strong> esistenza concerne la totalità <strong>di</strong> queste relazioni essenziali messe<br />

in rapporto col loro oggetto. L’oggetto viene assolutamente posto. Quando poniamo l’esistenza<br />

dobbiamo uscire dal concetto. Il rapporto del concetto all’oggetto, a ciò che esiste effettivamente, è<br />

quanto si aggiunge sinteticamente al concetto” 566 . Se l’esistenza può dunque solo essere posta nel<br />

562<br />

Ivi, p. 34.<br />

563<br />

Ivi, p. 39.<br />

564<br />

Ivi, p. 35.<br />

565<br />

Ibid.; <strong>Heidegger</strong> cita qui da I. Kant, Beweisgrund, in Werke, ed. Cassirer, vol. II, p. 76, trad. it. <strong>di</strong> P. Calabrese riv. da<br />

R. Assunto e ampl. da A. Pupi, L’unico argomento possibile per una <strong>di</strong>mostrazione dell’esistenza <strong>di</strong> Dio, in Scritti<br />

precritici, Roma-Bari, 1982, p.114.<br />

566<br />

Ivi, pp. 36-37; è possibile rilevare in questo passaggio l’operazione ermeneutica che <strong>Heidegger</strong> compie rispetto a tale<br />

delicato punto del testo kantiano. Kant parla infatti <strong>di</strong> “un rapporto della cosa effettivamente esistente con me stesso”,<br />

lasciando intendere, ci pare, che si tratti del rapporto tra il soggetto conoscente-ponente e l’oggetto effettivamente<br />

144

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!